Comunismo - Scintilla Rossa

Posts written by RedSioux

view post Posted: 29/8/2022, 17:05 Ucraina, scendono in campo gli Stati Uniti - Esteri
CITAZIONE (_Kent @ 8/7/2022, 17:48) 
Capisco che queste bestie immonde che servono per lo scambio di prigionieri (visto che ormai i ratti nazisti per i paesi borghesi occidentali sono diventasti eroi e quindi hanno tanto valore) ma io con loro passerei direttamente ad altri metodi....

Dopo 6 mesi a partire dal secondo conflitto, tenuto conto dell'esiguo numero di prigionieri rispetto al numero delle forze in campo attive e di quelle decedute o ferite da ambo le parti, mi pare di capire che in larga misura si sia optato per definire la vicenda sul posto.
view post Posted: 29/7/2022, 07:24 Partito Comunista - Partiti e movimenti comunisti
295296824_636662124485172_4060760272545459954_n[/IMG]

da ogni ricciu
Te caccia 'nu capricciu...
a Marco Rizzo
Nun lo vogliu no!
view post Posted: 13/4/2022, 18:44 Ucraina, scendono in campo gli Stati Uniti - Esteri
Nel frattempo che cerco di trovare un po' di pace per riuscire a formulare qualche pensiero utile al dibattito sull'attuale conflitto segnalo due aspetti interessanti.

Prima del ripiego russo dalle regioni di Kyev e Chernihiv il megafono della borghesia strillava affermando che le teste di ponte create dalla Russia in quelle regioni interessavano un territorio tutto sommato circoscritto alludendo da più parti come l'esercito russo si fosse impantanato e avanzasse con la lentezza di un pachiderma senza riuscire a sfondare da nessuna parte. All'indomani del ripiego gli stessi megafoni, al fine di sottolineare la terrificante sconfitta dell'esercito russo contro la resistenza ucraina e la vastità della ritirata affermano che il ripiego ha interessato zone di superficie analoga a quelle della Lombardia e del Piemonte messe insieme! Delle due l'una....

Aggiungo che la corsa al Gas inizia a provocare conseguenze a cascata come si evince dal seguente articolo tratto dal sito ANSA:

Il gas algerino a Roma diventa un caso in Spagna

"La visita fatta questo lunedì ad Algeri dal presidente del Consiglio dei ministri italiano, Mario Draghi, è uno schiaffo dato alla Spagna dopo la sua svolta sulla questione del Sahara occidentale": in linea con media spagnoli, lo scrive anche il sito di informazioni algerino "Dernieres Info d'Algerie" (Dia) riferendosi implicitamente all'appoggio di Madrid al Marocco contro l'indipendentismo della desertica ex-colonia spagnola, sostenuto invece da Algeri. "L'Algeria, chiamata dall'Europa a fornirle il gas, ha preferito consolidare la partnership con l'Italia a danno della Spagna, che non beneficerà più della stessa considerazione di prima da parte dell'Algeria, a causa della svolta", aggiunge il sito.

"In tal senso, si prevede che il prossimo maggio il Presidente della Repubblica, Abdelmadjid Tebboune, si recherà in visita di lavoro in Italia per consolidare ulteriormente i secolari rapporti bilaterali con l'Italia", nota ancora Dia. "A tal fine, Mario Draghi, ha affermato che il suo Paese sta lavorando per rafforzare e consolidare ulteriormente le sue relazioni di cooperazione con l'Algeria, principale partner commerciale dell'Italia nel continente africano", viene aggiunto.

La missione di lunedì di Draghi in Algeria non è passata inosservata in Spagna, fortemente dipendente dal gas nordafricano.

E in alcuni settori dell'opinione pubblica iberica si fanno strada, dopo la nuova intesa sulle forniture energetiche fra Roma e Algeri, timori per un possibile indebolimento della posizione spagnola in materia.

A Madrid stanno infatti arrivando dal Paese maghrebino segnali di forte malcontento, legati a questioni geopolitiche, come sottolinea anche il sito "Dernières Info d'Algérie" (Dia).

Da quelle parti non è per nulla piaciuta la recente presa di posizione del governo di centrosinistra spagnolo in favore del Marocco — principale rivale regionale dell'Algeria — sulla spinosa questione del Sahara Occidentale, territorio conteso da molti anni fra Rabat e indipendentisti sostenuti da Algeri. Una svolta improvvisa, dopo decenni di neutralità strategica, che ha permesso al premier Pedro Sánchez di annunciare la fine di una crisi diplomatica e l'inizio di una "nuova partnership" con il Marocco. Ma a cui gli algerini hanno reagito richiamando in patria l'ambasciatore a Madrid e minacciando di aumentare il prezzo del gas.

Così, mentre l'asse energetico Algeria-Italia si scalda, in Spagna i media conservatori si scagliano contro Sánchez, accusato di aver compromesso i rapporti con il Paese nordafricano. "Mentre si distanzia dal nostro Paese, l'Algeria, uno dei nostri principali fornitori di gas naturale, ha avviato un non celato avvicinamento all'Italia", afferma ad esempio un duro editoriale de El Mundo. "Non c'è dubbio che il prossimo fallimento del governo sarà quello di aver perso l'occasione per la Spagna di diventare il principale centro di distribuzione del gas algerino per tutta l'Europa, in favore dell'Italia", aggiunge il quotidiano. Critiche a cui fanno eco quelle dell'opposizione (Partito Popolare, Vox).

La risposta dell'esecutivo arriva con messaggi volti a tranquillizzare gli animi più irrequieti, in un contesto di tensioni sociali dovute al caro-bollette in crescendo da mesi. "Le forniture di gas dall'Algeria sono garantite", ha affermato la portavoce del governo Isabel Rodríguez, aggiungendo che "la situazione dell'Italia non è paragonabile a quella spagnola", in quanto "la dipendenza dell'Italia dal gas russo è del 40%" mentre quella della Spagna "è dell'8%".

L'Italia certamente non entra in una polemica tutta interna alla Spagna e, per ora solo, mediatica. Fonti italiane vicine al dossier energetico si limitano a sottolineare come l'Algeria abbia quantità di gas non utilizzato e che, pertanto, come rimarcato anche in conferenza stampa dalla stessa portavoce del governo spagnolo, Madrid non rischia sulle forniture. Peraltro - assicurano le stesse fonti - l'Italia è disponibile a creare infrastrutture di reciproca utilità". E intanto continua nella ricerca di partner che possano aiutarla a ridurre la dipendenza dal gas russo. In questa chiave vanno letti i prossimi viaggi di Mario Draghi in Congo, Angola e Monzambico.
view post Posted: 6/4/2022, 10:54 La borghesia imperialista italiana spera in altre guerre di rapina per rafforzarsi nella crisi - Interno
Stop iva armi, ecco il testo approvato in Senato
Via libera al testo, non senza scontro in maggioranza con l'astensione del M5S in Commissione Finanze del Senato, a favore dello stop all'iva e all'accise per la vendita di armi italiane in Ue. Dal testo entrato in Commissione, dove si leggeva che la Commissione esprime parere "positivo", esce un testo che vede sostituita l'aggettivo "positivo", con la circonlocuzione "non ostativo". Pallottoliere alla mano 12 sono risultati i voti favorevoli, 5 astenuti, 1 contrario. A dare il via libera sono stati i membri della Commissione di Pd, Lega, Fi e Fdi. Contro Lannutti (Alternativa). Astenuti i Cinque Stelle. A favore anche Leonardo Grimani di Azione e Dieter Steger delle autonomie.
Ecco il testo integrale approvato in Commissione: "La Commissione Finanze e tesoro, esaminato l'atto in titolo, premesso che lo schema di decreto legislativo intende adeguare l’ordinamento interno alla direttiva (UE) 2019/2235, recando modifiche al D.P.R. n. 633 del 1972 (Istituzione e disciplina dell'IVA), al decreto-legge n. 331 del 1993 e al decreto legislativo n. 504 del 1995 (Testo Unico Accise);

la citata direttiva (UE) 2019/2235 del Consiglio del 16 dicembre 2019, contiene le indicazioni per il recepimento di norme relativamente agli sforzi di difesa nell’ambito dell’Unione, prevedendo una serie di limitate esenzioni al regime dell'IVA e dell'accise, applicabili esclusivamente alle situazioni in cui le forze armate di uno Stato membro svolgono compiti direttamente connessi a uno sforzo di difesa nel quadro della Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) al di fuori dello Stato membro a cui appartengono; che lo sforzo di difesa comune è un condivisibile obiettivo della politica europea, al pari della sostenibilità economica e della riduzione delle disuguaglianze economiche e sociali; i beni e le prestazioni dei servizi oggetto dell'esenzione sono esclusivamente quelli destinati alle forze armate di altri Stati membri, per uso sia di personale civile che militare e attengono a profili logistici e organizzativi, senza peraltro un'esclusione di equipaggiamenti bellici o di armamenti; esprime parere non ostativo, nel presupposto che la disciplina in via di recepimento non ha alcuna sovrapposizione con la normativa derogatoria introdotta per la cessione di armi in favore della repubblica Ucraina.

ADNKRONOS
view post Posted: 2/4/2022, 10:42 Ucraina, scendono in campo gli Stati Uniti - Esteri
Pur condividendo il taglio dell'articolo sulla natura del conflitto in essere, mi sembra che la difesa russa abbia fatto ampio utilizzo dell'aviazione e continua a farlo, almeno ciò si evince dalle dichiarazioni del portavoce del ministero della difesa russa Generale Maggiore Konashenkov che quotidianamente rilascia aggiornamenti sull'andamento del conflitto. Piuttosto stando alle dichiarazioni del dipartimento della difesa USA in circa un mese di guerra i Russi avrebbero lanciato circa 1500 missili in territorio ucraino. Sono andato a vedere su Wikipedia l'utilizzo dei missili da parte della coalizione diretta dagli USA nella seconda guerra del golfo. Premetto che non so se si tratti degli stessi missili e se la categoria possa definirsi omogenea in entrambi i casi. Comunque, durante i primi due mesi di guerra in Iraq furono lanciati 25.000 missili da parte della coalizione. La sproporzione mi pare evidente. Analoghe valutazioni possono farsi circa l'uso dell'artiglieria pesante da parte dei russi, il quale, a dire di alcuni "analisti militari", sarebbe decisamente sotto tono rispetto a un conflitto convenzionale.
view post Posted: 1/4/2022, 18:01 LE BASI ECONOMICHE DELL’AGGRESSIVITÀ DEGLI STATI UNITI - Esteri
L’Fmi: le sanzioni alla Russia minano l’egemonia del dollaro
L’allarme del Fondo. Le misure contro Mosca possono accelerare lo sviluppo dei sistemi di pagamento internazionali alternativi a Swift e nel contempo favorire l’utilizzo di altre valute
Gianluca Di Donfrancesco
È uno dei possibili effetti collaterali delle sanzioni alla Russia, uno di quelli che ha immediatamente attirato l’attenzione di istituzioni ed economisti. L’esclusione di alcune banche russe dal sistema di pagamenti internazionale Swift e le restrizioni imposte alla sua Banca centrale sono le più incisive tra le misure finora adottate contro Mosca. C’è però un rovescio della medaglia: queste sanzioni rischiano di accelerare la frammentazione del sistema finanziario, come ribadisce la vice direttrice generale del Fondo monetario internazionale, Gita Gopinath.

Mosca ha già un sistema di pagamento autonomo da Swift, attraverso il quale spera di permettere alle proprie banche di operare, sottraendosi alle sanzioni degli Stati Uniti, dell’Europa e del G7, che stanno limitando la capacità di importare ed esportare merci.

Proprio in questi giorni, Mosca sta cercando di coinvolgere l’India, alla quale offre forniture di petrolio a prezzo scontato. Le transazioni dovrebbero avvenire in rubli e rupie, tramite il sistema di pagamenti russo Spfs, eventualmente da estendere ad altre aree dell’interscambio tra i due Paesi. Le banche centrali di Mosca e New Delhi stanno lavorando all’ipotesi (con grande irritazione degli Usa).

Quello che sta succedendo è osservato con molta attenzione da Pechino, nell’ipotesi, seppur remota, che un giorno possa a sua volta dover fronteggiare la minaccia.
dell’isolamento. Il Paese è già sotto accusa per il trattamento dell’etnia uigura dello Xinjiang e per l’aggressività nei confronti di Taiwan.

La Cina ha già un sistema di pagamenti internazionali (Cips), lanciato nel 2015, come parte del progetto di ridurre la propria dipendenza dal dollaro, internazionalizzare lo yuan e spingerne l’uso soprattutto tra i Paesi coinvolti nella Nuova via della seta, il faraonico piano di investimenti in infrastrutture voluto da Xi Jinping.

Le sanzioni alla Russia possono spingere Pechino ad accelerare sul Cips, più di quanto non abbia già fatto la guerra dei dazi scatenata da Donald Trump. Ai nastri di partenza, secondo dati Swift di gennaio, lo yuan cinese rappresenta poco più del 3% dei pagamenti globali, contro quasi il 40% del dollaro, oltre il 35% dell’euro e più del 6% della sterlina. Attualmente, quello tra Swift e Cips è più un rapporto di collaborazione che una competizione (anche per questo, il Cips potrebbe fare poco per aiutare la Russia a evitare le sanzioni).

In un’intervista comparsa ieri sul Financial Times, la numero due dell’Fmi, Gopinath, torna comunque a indicare una preoccupazione già espressa da più parti. Quella per la frammentazione del sistema monetario internazionale, che come effetto collaterale avrebbe una diluita egemonia del dollaro. Se la moneta di riferimento degli scambi internazionali diventa un’arma economica, la reazione più scontata è ridurre l’esposizione. È quello che Mosca ha cominciato a fare diversi anni fa, intensificando gli sforzi dopo l’annessione della Crimea e le conseguenti sanzioni Usa.

L’erosione dell’egemonia del dollaro è un fenomeno partito da un paio di decenni e legato soprattutto all’aumento degli scambi commerciali su scala regionale. Le riserve valutarie in dollari restano però ancora oggi il 60% del totale..
In un recente report sulle conseguenze della guerra sull’economia globale, l’Ocse afferma che «l’esclusione dal sistema di messaggistica Swift potrebbe accelerare gli sforzi per sviluppare alternative. Ciò ridurrebbe i vantaggi in termini di efficienza derivanti dall’avere un unico sistema globale, e potrebbe potenzialmente ridurre il ruolo dominante del dollaro nei mercati finanziari e nei pagamenti internazionali».

Un precedente. Quando gli Stati Uniti hanno escluso l’Iran dal sistema Swift, nel 2018, Germania e Francia hanno provato a lanciare un sistema di pagamenti alternativo (Instex), per facilitare le transazioni con Teheran, senza rischiare di incappare nelle sanzioni Usa. L’esperimento non ha avuto successo: secondo un recente report dell’Institute of International Finance, una sola transazione è avvenuta attraverso il sistema Instex, nel 2020, peraltro a fini umanitari.

Ilsole24ore
view post Posted: 28/3/2022, 15:47 La questione nazionale corsa - Esteri
La rivolta dei giovani in Corsica contro la Francia "assassina" del mito Yvan Colonna

AGI - A Cargése ci sono due chiesine una di fronte all’altra: una è latina, l’altra greco-ortodossa. Per trenta minuti le campane di entrambe suonano a morto nella valle ammutolita dove splendono gli elicrisi colore del sole.

Quello a Yvan Colonna potrebbe sembrare l’assurdo funerale di Stato a un uomo che per lo Stato è un criminale. Perché sono presenti quattro parlamentari, il presidente della Regione, Gilles Simeoni, i vigili del fuoco che attendono la bara all’ingresso della chiesa latina accanto a un’opera in legno che raffigura il defunto e perché le bandiere sventolano e un prete indica chi non c’è più come “esempio di passione e attaccamento alla sua terra”.
Invece è un funerale ‘contro’ “lo Statu francese assassinu”, così hanno scritto in rosso e nero sui muri e sugli striscioni appesi alle finestre. Il saluto a Colonna, aggredito il 2 marzo da un compagno di cella mentre stava scontando l’ergastolo per aver ucciso il prefetto Claude Erignac nel 1998, segna una pausa di raccoglimento dopo giorni di dolore e rabbia rovesciati nelle strade della Corsica col bilancio di una sessantina di feriti a Bastia.

In nome del suo ‘enfant du pays’, una parte dell’isola, tra cui tantissimi giovani uniti nel movimento separatista ‘Ghjuventù Corsa’, ripropone con una forza nuova i temi antichi dell’autonomia e, in misura minoritaria, dell’indipendenza.

Nessuna delle cinquemila persone che trattengono il fiato mentre il feretro avvolto dalla bandiera col Moro scende lentamente verso la chiesa da una strada scoscesa crede che l’ex pastore di pecore abbia ammazzato il prefetto e tutti sono convinti che la polizia francese abbia assistito per una decina di minuti, senza voler intervenire, al suo strangolamento nel carcere provenzale di Arles.

Nelle prime file ad aspettare la bara c’è Renato Corti, 78 anni, considerato uno dei più importanti intellettuali corsi e un raffinato poeta. Tutti lo salutano con rispetto e ammirazione. “Come da 150 anni a questa parte lo Stato francese tortura gli innocenti e li assassina - dice all’AGI -. Ricordiamoci che nel diciottesimo secolo, quello dei lumi, qui i francesi impiccavano i giovani ai lecci e ai castagni”. Corti sembra commosso: “La morte di Yvan è per me devastante. Non ci siamo mai visti ma abbiamo tenuto una corrispondenza lunga 19 anni in cui ho avuto modo di conoscere la sua lucida visione politica”. Ora sta pensando di pubblicare queste lettere come testamento dell’amico.
In un bar al centro del paese il deputato nazionalista Paul - André Colombani discute coi suoi elettori con grande familiarità. In Corsica ci sono 340mila abitanti, il rapporto tra chi vota e i rappresentanti è molto stretto. “E’ la sola isola del Mediterraneo che non ha uno statuto di autonomia, come per esempio la Sardegna e la Sicilia - spiega -. Tutto viene deciso a Parigi. I giovani che hanno manifestato a Bastia non se la sono presa coi negozi, non hanno distrutto le automobili, se la sono presa coi simboli dello Stato. Questo vuol dire che hanno una profonda cultura politica alle spalle”.

Tra le richieste alla Francia, sottolinea, c’è quella di far tornare a ‘casa’ a scontare la pena Alan Ferrandi e Pierre Alessandri, gli altri due corsi accusati dell’omicidio di Erignac che sono in carcere nell’Île-de-France.

Il giorno del funerale è stata proclamata una giornata, come la chiamano qui, di 'Isula morta’. Trasporti pubblici fermi, negozi chiusi. Ovunque da Bastia ad Ajaccio, sui vagoni dei treni, sui muri degli edifici pubblici e dello stadio, in tutti i colori, è apparsa la scritta: ‘Gloria à te, Yvan” accompagnata dall’immagine del suo volto giovane e fascinoso coi lunghi capelli e l’aria di sfida negli occhi.

La bandiera col Moro bendato di bianco, affiancata al funerale da quella sarda dei 4 Mori e dai vessilli basco e catalano, viene posata perfino tra gli arbusti delle ginestre appena esplose nei prati di questa montagna aspra ingentilita dai fiori in mezzo a un mare favoloso.

Omissis

Chi era Yvan Colonna per il popolo? “Era la nostra identità, un uomo d’onore attaccato alla sua terra” risponde sicuro Thomas, sorseggiando una birra al tavolo con Colombani. “La Francia ha sempre parlato di noi come del problema corso, ma sbaglia prospettiva. Il problema sono loro. Come prima cosa, dovrebbero riconoscere la nostra lingua e la nostra cultura” dice Lisandro, che lavora per una delle tre imprese isolane che imbottigliano le acque minerali locali.
La prospettiva dell’indipendentista Ghjuvan Guido Talamoni, anche lui a Cargese, è diversa ma deve trovare una sponda che al momento non ha per diventare praticabile: “Parigi si è svegliata dopo anni di sonno grazie alle manifestazioni dei giovani dietro ai quali, posso assicurarlo, non c’è nessun partito. Ha mandato subito il ministro dell’Interno per spegnere il fuoco perché tra poco si svolgeranno le elezioni presidenziali, promettendo un’autonomia il cui contenuto però non è stato svelato e noi con le parole non ci facciamo niente. Per i giuristi di tutto il mondo autonomia significa trasferimento del potere legislativo, qui sembra che si debba passare ancora dal centro. Abbiamo capito che lo Stato reagisce solo alle dimostrazioni di forza. Quello che sono riusciti a ottenere i giovani in pochi giorni è molto di più di quanto abbiamo avuto noi e gli autonomisti nonostante abbiamo vinto tutte le elezioni degli ultimi 20 anni anni con un largo margine. Ora vorremmo che i nostri alleati autonomisti in Assemblea regionale abbiano il coraggio politico di proseguire su questa strada. Basta prostrarci per chiedere a Parigi di riceverci e discutere, possiamo bloccare tutto e ribaltare i rapporti di forza se si fermano i nostri agricoltori, i nostri marittimi e se i nostri eletti smettono di riferire al Prefetto che è il vero potere della Corsica. Simeoni, al suo cospetto, non comanda niente”.

In queste ore gira sui social un video in cui si sentono i militari della caserma ‘Furiani’ di Bastia cantare l’inno francese. Sarebbe avvenuto, ma su questo non ci sono certezze, proprio durante il funerale. “Gli ignobili cani da guardia dello Stato hanno gioito per la morte di un patriota” è stato il commento di Ghjuventù Corsa che ha annunciato nuovi presidi davanti alle prefetture nel frattempo impegnate a erigere muri anti sommossa.
Difficile prevedere cosa accadrà ma l’immagine finale dell’addio a Colonna, ora consegnato al mito dei corsi, racconta l’intensità di questo momento storico. Dopo le esequie, tutti i partecipanti al funerale hanno camminato in corteo silenzioso alcuni chilometri per raggiungere il cimitero e dare un’ultima carezza a Yvan.

Nella prima oscurità della sera, tutti hanno intonato, quelli che sono riusciti a entrare nel camposanto e gli altri rimasti fuori, anche molto lontano, il canto popolare che si impara da bambini, ’Corsica nostra’. “Terra d’eroe rizzati libera, fallo per noi/I to figlioli pronti a à marchjà/Portanu u nome di libertà/ i to figlioli pronti à luttà”.
view post Posted: 24/3/2022, 18:27 La Corea del Nord (RPDC) di oggi - Documenti e Dossier
Gaiani a Tgcom24: "La Corea del Nord è entrata tra le potenze strategiche mondiali, hanno la capacità di colpire obiettivi in tutto il mondo"
L'esperto militare commenta il lancio del missile caduto a circa 170 chilometri dalle coste giapponesi della prefettura di Aomori
Nelle acque giapponesi sarebbe caduto un Hwasong-127, un missile che ha un raggio di azione di 13-14 mila chilometri e che quindi potrebbe colpire Usa e Europa. Questo tipo di missile intercontinentale sarebbe dotato di una testata multipla, capace di colpire contemporaneamente più obiettivi con armi nucleari. A lanciarlo la Corea del Nord "per effettuare dei test ed entrare a tutti gli effetti tra le potenze strategiche mondiali dotate della stessa tecnologia", spiega l'esperto militare Gianandrea Gaiani in un'intervista a Tgcom24.

Il missile lanciato dalla Corea del Nord avrebbe raggiunto un'altitudine di circa 6mila km prima di cadere a circa 170 chilometri dalle coste giapponesi. Come si spiega questa traiettoria?
Hwasong-127 che è un missile balistico intercontinentale che ha un raggio di azione di 13-14mila chilometri di raggio d'azione. Per rendere operativo un missile del genere la Corea del Nord, che non può certo contare sull'estensione territoriale di nazioni come la Russia, deve testarlo in verticale (fino a 6.200 km di altezza) e fargli percorrere in orizzontale poco più di mille km, prima di farlo cadere in acque giapponesi. Un missile balistico esce dall'atmosfera per poi rientrarvi e colpire il bersaglio. Il test in verticale si giustifica con l'impossibilità della Corea del Nord di testarlo diversamente".
Fonte: tgcom24

Grande conquista dei compagni nord coreani
view post Posted: 29/10/2020, 12:29 corona virus, un altro punto di vista - Varie
CITAZIONE (Landolfo @ 29/10/2020, 00:48) 
CITAZIONE
Concordo, parlo per esperienza personale nel campo della ristorazione (dove ho praticamente sempre lavorato da quando avevo 16 anni). I ristoratori spesso (non voglio offendere nessuno nè tantomeno intendere TUTTI perchè devo essere onesto conosco anche realtà positive) schiavisti nel vero senso della parola: orari impossibili (anche 14/16h al giorno), paghe da fame, contratti in nero ovviamente senza la minima tutela che siano contributi o tasse versate, nè tantomeno sognamoci di una tutela sanitaria dove se ti fai male affettando il pane, per esempio, il padroncino verrà ad abbaiare dicendoti di non dire al pronto soccorso nulla e appena la benda è pronta di tornare a lavoro che la sala è piena (sotto minaccia di licenziamento). Quindi: sfruttamento, caporalato, ripulitura delle agromafie etc. In Inghilterra (dove ho lavorato per 8 anni) dietro una facciata di onesta e di contratti belli puliti e profumati da firmare la situazione è anche peggiore e potrei raccontarvi storie subite anche in prima persona: ricordo per esempio a marzo quando l'italia era già in lockdown chiamai - quasi non respirando e con febbre - il datore di lavoro dicendo che sarei andato in ospedale e mi è stato proibito "perchè sei hai il coronavirus ci chiudono il locale, anzi prendi un paracetamolo e vieni che siamo pieni. Onestamente se domani leggessi che quel posto ha preso fuoco stapperei una bottiglia di spumante.
A me di lottare con questi "kulaki" non mi va, sono nemici tanto quanto il governo. Una vandea bottegaia che chiede il ritiro del dpcm e farsi mandare ristori spalleggiati da Confindustria così da essere liberi di tornare alla loro "normalità" di sfruttatori.
Io sto dalla parte del lavapiatti che giustamente a questo non ci sta e che già "normalmente" conduce una vita di merda e dovrebbe mandare a fanculo il governo e i suoi caporali stessi, mai dalla parte di un Bottura oppure un Vissani.
E' proprio questa normalità il nemico, oltre che al governo di incompetenti al servizio dei padroni

Presente oggi alla manifestazione nella mia città. Seppur i compagni fossero presenti ed anche nell'organizzazione, a malincuore confermo che l'egemonia fosse di pura marca salviniana/ negazionista, spalleggiata dagli stessi bottegai della città di cui parlavo sopra che chiedono il "riaprite tutto" perché ansiosi di tornare a dichiarare un terzo e pagare a nero i dipendenti (li conosco, non vivo in una metropoli, ed erano li). Solidale con la sacrosanta incazzatura di chi non c'entra nulla con questa marmaglia che anzi, ponendosi alla testa delle proteste, ha la propria voce offuscata.

Qualcuno dei compagni ha preso la parola nel comizio?
view post Posted: 27/10/2020, 09:18 corona virus, un altro punto di vista - Varie
NAPOLI: MANIFESTAZIONI A CONFRONTO

Siamo solo all’inizio, la tensione sociale è alle stelle e ogni classe sta sperimentando concretamente i sistemi per difendere i propri interessi.
Nella mattinata di venerdì 23 gli operai Whirlpool manifestano in corteo contro la chiusura dello stabilimento confermata per il 31 ottobre.
Un corteo ordinato, teso ma pacifico. Tutto indirizzato ancora a trovare una sponda politica per evitare la chiusura. Ancora con parole d’ordine tipo “Whirlpool deve rispettare gli accordi”. Whirlpool è già andata via. Deve raccogliere le sue ultime cose e sparire. Riuscirà perfino a smantellare gli impianti che le possono ancora servire prima di andarsene definitivamente se gli operai continueranno ad andare in giro per la città in cerca di “solidarietà”.
I padroni e i loro mezzi di propaganda ci hanno convinti nel profondo che siamo una classe di schiavi usa e getta. Fino a quando serviamo ad arricchirli lavoriamo. Quando i padroni hanno la possibilità di farlo da altre parti ci buttano in mezzo alla strada.
La nostra risposta sono passeggiate e fischietti, intruppati dietro ai sindacalisti, quegli stessi che ci hanno sempre venduto al padrone nel corso degli anni cedendo su salari e condizioni di lavoro.
In serata la manifestazione di quelli che non ci stanno al coprifuoco dichiarato da De Luca. E’ un miscuglio di classi diverse, ma la componente maggiore sono operai precari, sottoproletari e commercianti.
Il coprifuoco non li fa sopravvivere. Le attività in nero non sono coperte da cassa integrazione né da sussidi. Padroncini e operai precari sono sulla stessa barca. Nelle case dei vicoli è difficile stare dentro, quasi impossibile. La strada è la vera casa. Le attività collegate alla vita notturna sono innumerevoli e coinvolgono imprenditori e malavita dove la linea di separazione è molto labile.
La reazione di questo calderone sociale non si è fatta attendere ed è stata subito violenta.
Attacco diretto ai palazzi del potere regionale. Violenza contro i poliziotti che dovevano contenerli. Giornalisti con telecamere “invitati” ad andarsene perché i filmati possono essere utilizzati dalla questura per identificare i partecipanti alle manifestazioni violente.

Nel pomeriggio del giorno dopo, 24 ottobre, altri scontri fra manifestanti e polizia a causa di una protesta sotto i palazzi della Confindustria napoletana di centri sociali, lavoratori dello spettacolo, riders e altri militanti di sindacati di base. Manifestazione meno folta ma subito intercettata dalla polizia che la disperde con cariche e lacrimogeni. La tensione è palpabile, da una parte c’è la necessità di protestare contro i responsabili di una situazione di miseria in cui ci hanno cacciato e dall’altra, da parte del potere, di non riuscire più a sopportare nessuna contestazione col terrore che si generalizzi.
Ora sarà una rincorsa a tentare di recuperare la situazione. Alle dichiarazioni contro i violenti faranno da contraltare i distinguo sui “cittadini” che non possono vivere con il coprifuoco.
Quando si prendono d’assalto i palazzi del potere una soluzione la trovano.

Da Operaicontro
view post Posted: 20/10/2020, 11:56 L'imperialismo si organizza in Bolivia - Esteri
non tutte le ciambelle escono con il buco
1957 replies since 3/10/2009