Comunismo - Scintilla Rossa

Ucraina, scendono in campo gli Stati Uniti

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view post Posted on 17/12/2013, 20:24

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Kiev: la destra Usa in piazza coi filo Ue


Sembrava placarsi la tensione in Ucraina dopo gli scontri dei giorni scontri. Ma all’intervento dell’Unione Europea a fianco delle forze politiche di opposizione al governo Yanukovich ora sempre essersi sommato un esplicito intervento anche degli Stati Uniti.
Il protagonista della manifestazione di piazza ‘euromajdan’ sembra essere diventato uno dei più noti esponenti della destra statunitense. Arrivato a Kiev John McCain ha rivolto numerosi appelli ‘all’indipendenza dell’Ucraina’, ha incontrato la figlia di Yulia Tymoshenko – la “prigioniera politica” in realtà condannata per reati di corruzione – ed ha promesso che gli States agiranno per proteggere la libertà dei cittadini ucraini che protestano. La piazza, popolata dalle varie organizzazioni della destra liberista e nazionalista e da quella apertamente fascista ha acclamato McCain e gli altri rappresentanti politici accorsi dall’occidente a sostenere la causa degli ucraini che vogliono che il loro paese firmi un trattato di associazione con l’Unione Europea che manderebbe in cenere la già disastrata economia dell’ex repubblica sovietica. Insieme a McCain, il repubblicano che nel 2008 sfidò Obama per la Casa Bianca, anche un senatore democratico del Connecticut, Chris Murphy. “Il vostro destino è in Europa” ha urlato dal palco il leader della destra statunitense ad alcune centinaia di migliaia di persone accorse ad ascoltare il suo intervento nella Piazza dell’Indipendenza di Kiev, promettendo che il Congresso di Washington “prenderà misure concrete contro il regime ucraino se deciderà di reprimere il dissenso”, anche a costo di “adottare possibili sanzioni”. Poi il repubblicano ha arringato la folla affermando che “L’Ucraina migliorerà l’Europa e l’Europa migliorerà l’Ucraina”. Dimostrandosi assai preparato McCain ha terminato il suo comizio citando un poeta ucraino del XIX secolo, Taras Shevchenko: “Amate la vostra Ucraina, amatela nei momenti crudeli, pregate Dio per lei”.

Dall’altra parte il governo russo ha affermato di non aver mai minacciato l'Ucraina di adottare sanzioni nel caso in cui Kiev firmasse un accordo di cooperazione con l'Unione europea. "Non abbiamo ricattato nessuno" ha tuonato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che poi ha spiegato che naturalmente se il paese entrasse nell’orbita di Bruxelles potrebbe perdere il suo status privilegiato nelle relazioni commerciali con Mosca.

Il tutto dopo che ieri sulle agenzie internazionali era tornata a rimbalzare la notizia che Mosca concederà a Kiev un prestito da 15 miliardi di dollari e uno sconto del 25% sul prezzo del gas importato dalla Russia (Yanukovich è a Mosca per incontrare Vladimir Putin proprio in queste ore). Per molti esperti, anche non necessariamente filo russi, l'Ucraina è sull'orlo del default, a causa in particolare delle spericolate politiche realizzate durante il governo di quella che la stampa occidentale continua a considerare una sorta di eroina, Yulia Tymoshenko. Uno dei principali timori del governo di Kiev riguarda la struttura delle esportazioni, con 7 miliardi di dollari di export verso la Russia e solo 2,5 verso l'Ue, oltre a un'industria abbastanza obsoleta di costruzione di macchinari, che nel caso di un'apertura al mercato europeo non sarebbero più concorrenziali.

L’esecutivo del primo ministro Mykola Azarov rimane per ora fedele alla sua promessa di non reprimere la protesta filoeuropea, sperando che si spenga da sola. Pochi giorni fa l’esecutivo centrale ha anche rimosso quattro alti funzionari, tra i quali il sindaco della capitale, accusati di aver usato la mano troppo pesante nei confronti della rivolta – da settimane manifestanti e milizie di partito occupano il municipio, la sede nazionale dei sindacati ed altri edifici pubblici – ed ha annunciato un rimpasto di buona parte dei componenti del governo per venire incontro ad alcune delle richieste della piazza.
Il primo ministro aveva anche annunciato che se l’Unione Europea avesse ridotto le sue pretese di natura economica e politica il suo governo sarebbe stato disponibile a riconsiderare l’opportunità di firmare il trattato di associazione dal quale si era ritirato nelle scorse settimane, ma stavolta la doccia fredda è venuta proprio da Bruxelles i cui funzionari hanno annunciato la sospensione delle trattative. Mossa che insieme all’andirivieni di politici di peso europei e statunitensi a Kiev sembra dimostrare una volontà de stabilizzatrice da parte di Unione Europea e Stati Uniti nei confronti del paese spaccato a metà e sull’orlo di una possibile guerra civile.
Sul fronte opposto l'Unione doganale fra Russia, Bielorussia e Kazakhstan, zoccolo duro della futura Unione euroasiatica perseguita da Putin, discute già la creazione di una zona di libero scambio con Vietnam, Nuova Zelanda e alcuni paesi dell'Europa occidentale che non fanno parte della Ue, in particolare Svizzera e Norvegia. E’ quanto ha detto il ministro russo Lavrov durante una intervista alla tv statale Rossia 24. Il capo della diplomazia russa ha auspicato anche negoziati per un accordo di libero scambio tra l'Unione doganale euroasiatica e l'Asean, l'associazione dei Paesi del sud-est asiatico...

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Ceskystev
view post Posted on 21/12/2013, 13:21




Kiev e la scelta dei comunisti contro il revisionismo




C’è un’aria pesante in Europa, difficilmente si potrebbe trovare un paese esente da manifestazioni di piazza, che portano in strada migliaia di persone in tutti i paesi, sia dell’est che dell’ovest. Il fine di qualsiasi manifestazione è sempre: la richiesta di una condizione di vita migliore; di protezione dalla povertà, che erode sempre di più la classe media e la fa precipitare nella fame che i popoli europei avevano dimenticato; di trattamenti umani e non da schiavi nei luoghi di lavoro, che siano officine, campi o sedie d’ufficio, perché tutte le fasce lavorative subiscono l’oppressione che caratterizza il capitalismo sul lavoro. Le masse oppresse d’Europa si trovano schiacciate, da una parte c’è l’incudine dell’Unione Europea, dall’altra il martello dell’Unione eurasiatica e i rivolgimenti che accadono ora in uno, ora nell’altro campo, sono in gran parte eterodiretti dalle diverse potenze per mettere in difficoltà l’altra, ed il disagio delle masse viene usato da entrambe le parti per scagliare greggi d’uomini contro altri. Siamo di fronte ad una vera lotta tra due potenze capitaliste, che vogliono avere il controllo dell’Europa; è del 17 Dicembre la notizia che la Russia ha installato missili Iskander-M al confine con l’Europa, siamo anche a conoscenza dell’eclatante presa di posizione diretta dei ministri degli esteri europeo e tedesco, che hanno deciso di incontrare i manifestanti e non il governo ufficiale ucraino. L’assenza di un partito comunista che guidi le masse, non solo di Kiev, ma di tutta l’Europa, contro il capitalismo sotto ogni sua forma e contro ogni sua oppressione, per la trasformazione della società in senso socialista e di cooperazione tra oppressi di tutte le nazioni, dell’est e dell’ovest, fa cadere vittima la popolazione dei giochi di potere dei governi europei. La presa di posizione di partiti comunisti revisionisti, che hanno scelto una via capitalista piuttosto che un’altra e non la via socialista della trasformazione sociale, ha provocato un enorme vuoto che è stato riempito dagli ultra-nazionalisti. Certo, le particolarità nazionali dei diversi paesi e l’eterogeneità delle condizioni politiche passate e presenti esistenti non consentono di dire che il revisionismo comunista d’Europa abbia le stesse forme e posizioni ovunque. Eppure tutti questi sono caratterizzati dalla scelta di posizione verso un campo geopolitico, piuttosto che un altro, dal sostegno ad una borghesia in campo, piuttosto che alle esigenze della loro classe di riferimento. Emerge così un’omogeneità nella divisione fondamentale dei comunisti e rivoluzionari europei in una componente realmente comunista e rivoluzionaria (che non ha nulla a che fare con le vecchie guardie false comuniste ed opportuniste che vuole trasformare la società e gli uomini) ed in una componente che è diretta espressione dell’opportunismo e che rimane attaccata agli scranni parlamentari, fingendo di fare gli interessi della classe che ha in realtà abbandonato e tradito da tempo. Richiamando le parole di Lenin “compito dei comunisti è “raccogliere questi elementi marxisti – aggiungeremmo leninisti- per quanto poco numerosi essi siano all’inizio, ricordare in loro nome le parole oggi dimenticate del socialismo autentico, invitare gli operai di tutti i paesi a rompere con gli sciovinisti ed a porsi sotto la bandiera del marxismo: ecco il compito del giorno”. L’emersione di tendenze piccolo-borghesi e nazionaliste sono tipiche di tutti i paesi d’Europa e sono dovute proprio alla mancanza di partiti comunisti capaci di sfruttare l’abbattimento delle barriere nazionali per unire la classe oppressa di tutti i paesi contro l’intera classe che opprime i popoli d’Europa e del mondo. Avviene oggi anche in Italia, dove la massa degli oppressi non è stata educata in senso comunista, dove i partiti comunisti hanno perso credibilità a causa delle loro posizioni in passato filo-governative e che hanno contribuito a questo rigurgito patriottardo che sta dando ampia visibilità a gruppi fascisti del paese. In questo caso l’Italia è quindi molto simile all’Ucraina, proprio in virtù della comune linea revisionista che è comune all’Europa da decenni. La statua di Lenin abbattuta a Kiev è il risultato della messa da parte degli obiettivi comunisti, in favore di una visione che si è limitata a preferire il proprio capitalismo a quello dell’altro fronte. Non sarà la ricostruzione delle statue abbattute che riparerà il danno compiuto da svariati anni di revisionismo, solo una decisa e paziente ripresa delle lotte per la costruzione di veri partiti comunisti che abbiano un’obiettivo comune in tutti i paesi, cioè il raggiungimento del socialismo. Bisogna indicare agli oppressi dei due blocchi europei che non è nè con la bandiera russa, nè con quella stellata dell’UE che potranno essere risolte le ingiustizie sociali che il capitalismo porta inevitabilmente con sè, ma con la bandiera rossa del comunismo. Bisogna istruirle a lottare contro il frazionismo e l’isolazionismo dei singoli paesi, perché la tendenza capitalista all’unione di tutte le nazioni per agevolare i traffici commerciali di merci e uomini può essere sfruttata a vantaggio dei comunisti, che non devono più parlare solo ai loro connazionali, ma a tutte le masse popolari europee. I comunisti devono essere contro il capitalismo di tutti i colori e devono porre alla testa delle masse solo la bandiera del marxismo-leninismo, perché il frutto del suo abbandono lo vediamo oggi in tutti i paesi del vecchio continente.
 
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view post Posted on 21/1/2014, 17:12

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Ucraina, Decine di feriti. La Russia attacca l’Unione Europea


E' salito a 120 il numero dei poliziotti ucraini rimasti feriti negli scontri con i manifestanti antigovernativi che continuano senza sosta a Kiev dal pomeriggio di domenica. Lo fa sapere il ministero dell'Interno ucraino specificando che 80 agenti sono stati ricoverati in ospedale. Altre fonti riferiscono che i feriti finora sarebbero circa 200, di cui 103 ricoverati in ospedale: 42 dimostranti e 61 agenti. E a questi si aggiungono almeno 26 giornalisti.

Da oggi intanto sono entrate in vigore le leggi che inaspriscono le sanzioni contro i dimostranti, con la loro pubblicazione sul giornale ufficiale ucraino Golos Ukrainy. La protesta contro questi provvedimenti ha scatenato la scorsa settimana violenti scontri a Kiev. Appare sempre più difficile nascondere che il nucleo più determinato dei manifestanti sia costituito prevalentemente da bande di fascisti, alla cui testa si trova "Svoboda", un partito che mantiene legami "fraterni" anche con “Forza Nuova”, nostalgico del collaborazionismo con le SS ucraine.

I ministri degli Esteri dei Ventotto paesi aderenti all’Unione Europea, a margine di una riunione a Bruxelles, hanno dichiarato che "L'Ue è estremamente preoccupata dai recenti avvenimenti in Ucraina ed esorta tutte le parti a cercare, attraverso un dialogo senza esclusioni, una soluzione democratica alla crisi poltiica attuale, che risponda alle aspirazioni del popolo ucraino". Ma il “ministro degli Esteri Ue” Catherine Ashton ha escluso per il momento il ricorso a sanzioni contro Kiev mentre Washington non esclude sanzioni contro il governo di Viktor Ianukovich. Le sanzioni rischiano però di diventare un boomerang per le potenze della Nato perché a quel punto consegnerebbero obiettivamente mani e piedi l’economia e la sopravvivenza dell’Ucraina alla Russia. Il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov ha detto che i governi europei stanno dando un sostegno vergognoso all'opposizione. ''La situazione - ha aggiunto - sta sfuggendo di mano''.

Sembra però che ci sia stato un primo “abbocco” tra governo e opposizione per mettere fine alla “guerra civile” che ormai scuote l'Ucraina da due mesi. Secondo una deputata della maggioranza, alcuni delegati del governo avrebbero incontrato degli esponenti dell'opposizione, tra cui l'ex ministro Iuri Lutsenko e il braccio destro di Julia Timoshenko, Oleksandr Turcinov.
C’è infine una curiosità che potrebbe interessare molto le correnti ucraine filo-Unione Europea. Dal 1 gennaio 2014, la Lettonia è entrata nell’Eurozona e il costo dei farmaci è già aumentato del 10,7-11,2%. E' anche aumentato il prezzo del grano con ripercussioni sui generi alimentari. L'aumento dei prezzi di circa il 10% è stato registrato anche nei ristoranti e nei locali per il divertimento. Le uniche riduzioni di prezzo significative sono invece segnalate…. nei servizi finanziari.

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Yuri Gagarin
view post Posted on 21/1/2014, 17:20




Che sia una nuova yugoslavia ???
 
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view post Posted on 21/1/2014, 19:41

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Forse gli occidentali(cioè la NATO e l'UE)potrebbero anche riprovarci,con l'Ucraina,come hanno fatto con l'ex Juogoslavia nel 1999,ma il presidente della federazione Russa di oggi é un certo Vladimir Vladimirovic Putin,il quale a quanto mi risulta sia un tipo molto tosto e non quell'ubriacone arrendevole(x non dire traditore)di Boris Eltsin(detto anche corvo bianco)per tanto a mio parere la situazione Europea potrebbe diventare molto"calda"se non addirittura"rovente"spero che sia il duo Obama/Cameron con gli"amichetti"Hollande/Merkel,capiscano che il vento é cambiato e si ritirino da qualsiasi ingerenza politico/diplomatica verso l'Ucraina ed il suo liberamente eletto governo attuale.
un saluto
Alexfaro
 
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view post Posted on 22/1/2014, 14:59

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Ucraina, barricate e autodifesa della rivolta nelle piazze di Kiev


22 GENNAIO 2014

Due manifestanti sono stati uccisi nella notte durante gli scontri con la polizia a Kiev che si protraggono da 4 giorni

Due manifestanti sono stati uccisi nella notte durante gli scontri con la polizia a Kiev, che vanno avanti da domenica, nonostante il ricorso alla forza minacciato dal governo. Lo riferiscono le agenzie di stampa Itar-Tass e Unian, confermate anche dal ministero degli interni.

Dalle frammentarie notizie che ci giungono dall’Ucraina, nonostante la potenza dei social network, possiamo affermare che le proteste di questi giorni segnano una svolta di non ritorno per le dinamiche sociali e politiche di quel paese: le stesse agenzie parlano di insorti, di guerriglia diffusa, di migliaia di persone che affrontano la polizia in tutto il centro di Kiev, dove sono state erette barricate nelle vie che circondano i palazzi del potere. Una rivolta metropolitana che nata dalla protesta giovanile contro l’introduzione della legge antimanifestazioni ma che coniugandosi con l’insofferenza diffusa per la crisi economica e la corruzione politica dilagante ha prodotto una forma insurrezionale multitudinaria contro la gestione e la conservazione degli attuali assetti del potere in Ucraina.
La polizia ucraina intanto ha caricato i dimostranti sgomberando via Grushevski, la strada che porta ai palazzi del potere a cui puntano gli insorti, ed è arrivata all'ingresso di piazza Europa, che si trova a soli 500 metri da piazza Maidan, cuore della protesta contro il presidente ucraino Victor Yanukovich e contro il governo, che va avanti da due mesi. Secondo quanto riferiscono i dimostranti, confermati da fonti mediche, la polizia ha sparato contro gli insorti.

Il premier ucraino, Mikola Azarov, aveva minacciato martedì sera: se «le provocazioni» e le violenze di piazza continueranno, il governo di Kiev non avrà altra scelta che «utilizzare la forza nell’ambito della legge».

Dopo una nuova notte di violenze, la polizia ha sfondato le barricate stamattina e iniziato a sgomberare il campo dei dimostranti nel centro di Kiev nel corso di una pesante nevicata. La folla non è rimasta inerte e, proteggendosi ancora una volta dietro alle carcasse carbonizzate degli autobus dati alle fiamme tre giorni fa, ha reagito dando vita a ulteriori duri scontri e bersagliando con pietre e bottiglie incendiarie gli agenti.

Intanto è salito a oltre 2000 il numero di dimostranti feriti.


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Yuri Gagarin
view post Posted on 23/1/2014, 13:53




Pubblichiamo di seguito l'articolo di Carola Frediani che analizza e cita alcuni casi eclatanti di controllo da parte dello stato sui telefonini, a volte inviando un sms come è avvenuto di recente. In Italia buona parte delle indagini contro i militanti dei movimenti (ma vale anche per altri "attenzionati" dalle polizie) nascono e si basano sull'uso di inntercettazioni telefoniche, dati gps, mail e intercettazioni ambientali. Se i casi sotto citati sono avvenuti tutti all'estero e alcuni hanno un sapore intimidatorio, in Italia è prassi anche senza avvertire via sms...



Kiev, se il governo reprime le proteste via sms

“Caro abbonato, risulta che stai partecipando a disordini di piazza”




“Caro abbonato, risulta che stai partecipando a disordini di piazza”. È questo l’sms che l’altro ieri i dimostranti in strada a Kiev si sono visti recapitare sui loro telefonini. L’avviso, che suona senza dubbio come una minaccia pensata per avere un effetto deterrente (riassumibile nel concetto: “so dove sei, quello che stai facendo ed è meglio se smetti”), è stato inviato dal governo tramite i vari provider telefonici. Il messaggino statale di massa assume un’aspetto particolarmente sinistro alla luce delle recenti leggi liberticide firmate dal presidente Viktor Yanukovych, che prevedono pene molto severe, compreso il carcere, per chiunque partecipi a una manifestazione considerata violenta. Anche se il monito orwelliano non pare aver riscosso l’esito sperato – dopo la ricezione dell’avvertimento sono comunque continuate le proteste e gli scontri antigovernativi, con un bilancio di centinaia di feriti e almeno 3 morti – di sicuro costituisce un inquietante precedente. Tecnicamente non è stata un’operazione difficile. Le autorità hanno individuato chi stava nei luoghi delle manifestazioni richiedendo agli operatori le informazioni su tutti i cellulari in contatto con le stazioni base in zona. Come nota Kevin Bankston, direttore dell’Open Technology Institute, sul Washington Post, “questo fatto sottolinea come i metadati relativi alla geolocalizzazione – diversamente da quanto sostenuto dai difensori della National Security Agency (Nsa), per i quali si tratterebbe di dati non sensibili – sono incredibilmente potenti, specie se presi in massa, e possono essere facilmente usati dai governi per identificare e reprimere dimostranti che stanno solo esercitando il loro diritto alla libertà di espressione”. Tra l’altro proprio dai documenti rivelati da Snowden sappiamo che la Nsa, attraverso il suo programma Dishfire, raccoglieva almeno 200 milioni di sms al giorno da tutto il mondo, e li utilizzava per estrarre informazioni relative alla posizione, ai contatti dell’utente, ai dettagli su transazioni finanziarie. L’uso dei telefonini per veicolare messaggi governativi non è nuovo.

Qualcuno ricorderà quando nel 2004 il governo Berlusconi inviò a milioni di italiani un sms che rammentava loro di andare a votare. Per quanto il contenuto di quel testo possa essere visto come un utile reminder di un appuntamento democratico, all’epoca si scatenarono molte polemiche, sia perché quell’azione era considerata come una violazione della privacy, sia perché veniva interpretata come un mezzo di sottile propaganda filogovernativa. Diciamo che, salvo alcune eccezioni – ad esempio in caso di emergenze nazionali – il messaggino inviato dallo Stato appare comunque invasivo.

Nettamente intimidatorio era invece l’allerta inviato dall’esercito israeliano ai cellulari di Gaza poco prima della sua offensiva nell’autunno 2012: “Sta per arrivare la prossima fase. State lontani da Hamas”, diceva la frase in arabo. Ma i telefonini possono essere una leva di controllo usata dai governi anche in maniera più tranchant.

Possono essere utilizzati per localizzare con precisione gli spostamenti di un utente attraverso la tecnica dei Silent o Flash Sms, che sono dei messaggini inviati sul telefonino di un target che risultano invisibili allo stesso (silenziosi appunto) e mandano indietro un segnale. Rispetto alla geolocalizzaione ottenuta controllando la rete GSM questo sistema permette di ricavare la posizione aggiornata di una persona anche se si sta muovendo. “Consente di aumentare la precisione della localizzazione in un dato momento”, spiega a Wired, Fabio Pietrosanti, esperto di sicurezza e telefonia. Questo metodo è utilizzato da diverse polizie e servizi di intelligence europei, secondo la denuncia di qualche tempo fa di una senatrice francese ma anche dell’esperto di security Karsten Nohl.

Infine, i telefonini possono essere messi fuori uso durante una manifestazione sgradita. La censura delle comunicazioni durante le proteste fa subito venire in mente l’Egitto, quando Mubarak nel 2011 bloccò Internet e gli sms nel Paese. Ma nello stesso anno fece anche molto scalpore il caso di San Francisco: per la prima volta infatti un’agenzia governativa locale – il BART, l’ente dei trasporti della città – aveva spento i servizi telefonici locali, in particolare nelle stazioni della metro, prima di una paventata protesta pubblica. E anche la Russia è stata accusatain passato di aver rallentato o bloccato le connessioni internet per limitare le comunicazioni di manifestanti anti-Putin. Che ne è dunque dell’utopia della Smart Mobs teorizzata da Howard Rheinghold alcuni anni fa? Qualcuno nei governi deve averla preso sul serio, e ha cercato di trasformare quelle “folle intelligenti”, giudicate troppo pericolose, in masse controllate e spaventate. O anche solo silenziate.

da Wired.it


FONTE:http://www.infoaut.org/index.php/blog/varie/item/10389-caro-abbonato-risulta-che-stai-partecipando-agli-scontri
 
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view post Posted on 23/1/2014, 15:23

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i "compagni" trotskisti di infoaut incominciano a deragliare di brutto.

I “martiri dell’Unione Europea”? Sono neonazisti


Giovedì, 23 Gennaio 2014

E’ davvero singolare l’ipocrisia dell’establishment dell’Unione Europea. Se le grandi famiglie europee del centrodestra e del centrosinistra proprio in queste settimane sono in prima fila nel chiedere ai cittadini del continente di non votare per forze politiche xenofobe o di estrema destra alle prossime e imminenti elezioni europee, allo stesso tempo sono proprio formazioni ultranazionaliste, razziste e a volte apertamente ispirate al fascismo e al nazismo quelle che l’Unione Europea sta sostenendo – e strumentalizzando – in Ucraina per destabilizzare il governo e costringerlo a ridurre i vincoli economici con Mosca e a stringere un patto con Bruxelles dal quale Kiev ha tutto da perdere.

Oggi i maggiori quotidiani europei – Repubblica e Corriere della Sera non si sottraggono di certo – utilizzano formule assai stereotipate e retoriche per presentare la tragica situazione di Kiev e parlano senza mezzi termini di ‘martiri filoeuropei’ ammazzati nelle strade dalle forze di polizia agli ordini del governo di Viktor Yanukovich. Non una parola, ovviamente, sulla spregiudicatezza delle cancellerie di Bruxelles e Washington che da mesi soffiano sul fuoco della divisione e della guerra civile e che non hanno esitato negli ultimi giorni a spingere le proprie pedine di nuovo verso lo scontro frontale con l’esecutivo che invece cercava di gestire la crisi attraverso la concertazione con le forze principali dell’opposizione liberal-nazionalista. Era ormai evidente che la mobilitazione di piazza iniziata ormai mesi fa e ampiamente sostenuta dall’Ue e dagli Stati Uniti non avrebbe ottenuto le dimissioni del governo e che anzi le manifestazioni conosciute come ‘euro-Maidan’ si stavano ormai svuotando di forza e contenuto. E così in maniera irresponsabile da occidente si è pensato che era venuta l’ora di ampliare e rafforzare la provocazione contro il governo ucraino, scavalcando i partiti del centrodestra impegnati da giorni in colloqui col governo spingendo allo scontro le formazioni dell’estrema destra. L’obiettivo sembra chiaro: aumentare il livello dello scontro, drammatizzare gli eventi e cercare il morto in maniera da riportare la crisi ucraina al centro dell’agenda internazionale per permettere a Ue, Stati Uniti e Nato di poter imporre sanzioni a Kiev - il che è prontamente avvenuto – e chiedere che la comunità internazionale intervenga contro “il regime che spara contro il suo popolo”. Un modello di destabilizzazione già pù volte sperimentato in altre aree del globo e ampiamente smontato e denunciato. Ma che evidentemente continua a funzionare, basta dare uno sguardo alle prime pagine dei sopra citati quotidiani italiani.

Che in piazza a Kiev non ci siano solo decine di migliaia di attivisti dei partiti nazionalisti e liberali che guardano all’Unione Europea è noto da tempo, ma alla stampa sembra non interessare. Eppure un lancio dell’agenzia di stampa Ansa, che riportiamo qui sotto, non sembra lasciare molti dubbi sull’identità di quelli che per Repubblica e Corriere sono ‘martiri della libertà’.

“A confrontarsi violentemente a Kiev con i 'berkut', le teste di cuoio ucraine, non sono - salvo alcune eccezioni - gli attivisti dell'opposizione che occupano pacificamente il Maidan da tre mesi, ma frange estremistiche riconducibili in gran parte a 'Right sector', un gruppo poco noto di estrema destra. Giovani, nazionalisti, spesso ultrà di calcio, provenienti da varie regioni ucraine, ben equipaggiati per gli scontri, ostili alla Russia ma anche alla Ue ("oppressore delle nazioni europee"), abili nell'uso dei social network: sono loro gli "irriducibili" delle barricate, quelli che da quattro giorni stanno tenendo testa ai poliziotti in assetto antisommossa con pietre e molotov nella centralissima via Grushevski, tra lo stadio della Dinamo e i palazzi del potere, non lontano dal Maidan.
'Right sector' si è formato sin dai primi giorni delle proteste, ma non ha né un quartier generale permanente né leader né tantomeno iscritti o gruppi formalmente affiliati. Il movimento include però diversi gruppi di estrema destra, da Tridente a Patriota dell'Ucraina, alcuni membri del quale sono stati condannati per aver distrutto una statua di Lenin. Patriota dell'Ucraina è peraltro in ottimi rapporti con Svoboda (Libertà), il partito ultranazionalista di Oleg Tiaghnibok (accusato di razzismo, antisemitismo e omofobia), quello dei tre dell'opposizione più incline agli scontri.
Gli estremisti delle barricate, tra i quali a volte non mancano neppure sedicenti anarchici con tanto di A sullo scudo, indossano generalmente maschere, elmetti e protezioni per mani e piedi, e usano bastoni o sbarre di ferro in caso di scontri con la polizia. Per comunicare con i loro sostenitori, 'Right sector' usa il sito dell'organizzazione nazionalista Tridente, Facebook e Vkontakte, popolare rete sociale russa.
Tutti i tre leader della protesta, compreso il campione di pugilato Vitali Klitschko, hanno criticato gli attacchi del movimento alla polizia e hanno definito i suoi attivisti dei provocatori. Ma la presa di distanza non è servita finora ad impedire gli scontri: il rischio ora per l'opposizione è quello di perdere il controllo della piazza e di essere identificata con il radicalismo violento. 'Right sector' ha già fatto proclami di guerra, sostenendo che le recenti leggi anti protesta hanno "messo fine alle aspirazioni dell'Ucraina per una soluzione pacifica della crisi": l'attuale situazione è un'opportunità per "distruggere lo scheletro statale" e costruire un nuovo Stato”.

Forse il lancio dell’Ansa fa un po’ di confusione su sigle e parentele politiche, ma il quadro che traccia appare quanto mai fosco e getta una luce assai sinistra su quanto l’Unione Europea, il faro di libertà per la quale i giovani ucraini starebbero manifestando (e morendo), sta combinando nel paese che proprio in questi giorni celebra la sua unificazione nazionale nel 1919.

Insomma la palla è passata dai partiti di centrodestra a formazioni paramilitari di estrema destra come il ‘Right Sector’, una specie di federazione di gruppi politici ultranazionalisti, e ad altre che si richiamano apertamente al nazional-socialismo come Svoboda, guidata da Oleh Tyahnibok. Che siano convintamente pro-Bruxelles poco importa a chi le manovra da occidente, l’importante è che siano in grado di trasformare la capitale ucraina in una campo di battaglia e di riempire le cronache di morti e feriti. Soprattutto, che siano abbastanza organizzate e violente da ricattare le opposizioni parlamentari portandole sul terreno dello scontro totale se non vogliono perdere la guida dello schieramento filo-occidentale. Le dichiarazioni dei vari capi delle bande che stanno mettendo Kiev a ferro e fuoco, intervistati da alcuni media europei, non lasciano dubbi su quale sia la strategia dell’estrema destra: “Klichko e gli altri sono politicamente morti. Ora tocca a noi”.

In questo quadro caratterizzato dalla propaganda – dall’una e dall’altra parte, ovviamente – le notizie che arrivano da Kiev sembrano abbastanza confuse e contraddittorie. Si parla di manifestanti morti sotto i colpi di arma da fuoco sparati dalla polizia – che secondo altre fonti sarebbero invece pallottole di gomma – ma non c’è concordanza né sul numero delle vittime, né sulla loro identità. Secondo alcuni giornalisti negli ospedali della capitale negli ultimi giorni sarebbero stati ricoverati centinaia di manifestanti, alcuni dei quali pestati da mazzieri agli ordini del governo, i titushki, provenienti dalle regioni orientali. Ma è difficile in questa fase discernere le notizie vere da quelle fabbricate ad arte.

L’unica cosa certa è che gli appetiti europei e della Nato sul paese stanno portando l’Ucraina sull’orlo di una sanguinosa e duratura guerra civile che potrebbe avere ripercussioni affatto scontate. E che potrebbe convincere Mosca che dalla fase del “contenimento” per quanto attivo della destabilizzazione occidentale sia giunto il momento di passare all’offensiva.

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Yuri Gagarin
view post Posted on 23/1/2014, 17:19




Ovviamente , ma il problema è che una repressione cosi se la puo' usare yanukovich ( Giustamente contro i fasci , anche se secondo me dovrebbero essere i proletari che si ribellano contro il capitale e l'imperialismo europeo , che ora quello russo è ancora agli inizi e non conta un cazzo ) la puo usare anche letta !
 
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view post Posted on 24/1/2014, 14:06

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CITAZIONE
la puo usare anche letta!

il signor letta non può usare nulla se prima non viene autorizzato da "altri" ...

Destre filo-Ue e fascisti preparano la spallata


Teoricamente i capi dell’opposizione ucraina al governo di Viktor Yanukovich hanno concesso all’esecutivo fino a domani per accettare le proprie richieste – sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni – prima di passare all’offensiva. Ma in realtà in tutto il paese i gruppi conservatori e dell’estrema destra, a volte anche in competizione tra loro, stanno continuando a operare una forte pressione nei confronti dell’esecutivo nel tentativo di dare una spallata al governo e provocarne la caduta.

Se in virtù della relativa tregua la notte é trascorsa senza nuovi scontri con le forze di sicurezza, i manifestanti hanno però intrapreso la costruzione di nuove barricate nel centro della capitale, accatastando sacchetti di sabbia e compattandoli con la neve, ed estendendo il proprio raggio d'azione fino in prossimità della sede della Presidenza della Repubblica.
A Kiev i manifestanti e i componenti delle milizie dell’estrema destra hanno occupato la sede del ministero dell'Agricoltura, ad appena 100 metri da piazza Indipendenza (Maidan), dove da mesi si svolge la protesta dei partiti che spingono per un ingresso dell’Ucraina nell’orbita dell’Unione Europea. E ora l’opposizione è passata all’attacco anche in altre regioni, non solo nella capitale. Ieri sera 5 consigli regionali nelle regioni occidentali e centrali del Paese sono stati presi d'assalto dai manifestanti, a Leopoli, Rivne, Ternopil, Khmelnytsky e Cherkassy (quest'ultimo poi riconquistato dalla polizia). Per mantenere le loro posizioni i dimostranti, che chiedono le dimissioni dei governatori nominati dal presidente Viktor Ianukovich, hanno costruito barricate intorno agli edifici occupati a Lviv e Rovno.

Proseguono intanto i colloqui tra i capi delle opposizioni e gli esponenti del governo e lo stesso Yanukovich che però, lamenta l'ex campione del mondo di pugilato Vitaly Klitschko, a capo dell'Alleanza Democratica Ucraina per le Riforme, non avrebbe fatto nessuna concessione alle richieste dei partiti filo Ue. “L'unica cosa su cui siamo riusciti a trovare un accordo é l'impegno a far rilasciare tutti gli attivisti detenuti» ha però detto l’esponente della destra liberal-nazionalista. Che poi ha aggiunto: «Io credo che si debba procedere passo dopo passo: oggi alcune città, domani saranno di più. Oggi alcune barricate, domani di più».
Anche Oleh Tiahnybok, capo degli ‘ex’ nazionalsocialisti di Svoboda, e Arseniy Yatsenyuk, già ministro dell'Economia e ora alla testa della cosiddetta Unione Pan-Ucraina 'Patria’, promettono battaglia.

Sembra ormai evidente che una ricomposizione della crisi scatenata dai partiti che pretendono l’ingresso dell’Ucraina nell’area economica e politica dell’Unione Europea – poco importa se questo porterebbe al tracollo della già debole economia del paese – appare sempre più difficile. Nelle ultime settimane i gruppi e i partiti di estrema destra hanno preso il sopravvento nelle manifestazioni, scavalcando i partiti della destra parlamentare e attaccando le forze di sicurezza con molotov, sassi, bastoni e coltelli, il che ha spinto l’esecutivo filorusso a varare una serie di leggi contro i diritti di manifestazione e di espressione. Leggi il cui varo ha naturalmente permesso alle opposizioni di inasprire ulteriormente la propria offensiva. Nei giorni scorsi, proprio quando la polizia è stata accusata di aver sparato sulla folla, dalle file delle squadracce dei gruppi di estrema destra si è cominciato a far uso di armi da fuoco. Alcune delle foto diffuse dai media occidentali ritraggono dei "manifestanti" che utilizzano delle pistole e non dei poliziotti, come invece erroneamente indicato.
Secondo i leader delle opposizioni di destra filoeuropee e filoNato di Kiev, la degenerazione della situazione sarebbe una responsabilità esclusiva del governo che avrebbe scatenato una repressione selvaggia contro i ‘manifestanti pacifici’ infiammando gli animi e portando a una radicalizzazione dello scontro. Che alcuni pezzi dell’establishment ucraino pensino che l’unica strada per fermare l’opposizione sia la repressione, gli arresti e le botte contro i manifestanti appare più che evidente. In queste ore sui media di tutto il mondo rimbalza la foto di un manifestante completamente denudato dalla polizia e costretto a subire percosse sulla neve per lungo tempo.
Ma la ricostruzione secondo la quale la protesta sarebbe partita in modo pacifico e solo a causa della repressione delle forze di sicurezza sarebbe degenerata non sembra essere corrispondente alla realtà. Qualcuno, a Mosca, oltre che a Kiev, aveva previsto che le opposizioni, imbeccate da Bruxelles e Washington, avrebbero puntato a un processo di destabilizzazione violenta del paese come era già avvenuto laddove gli interessi dell’Unione Europea e degli Stati Uniti hanno trovato ostacoli.
A ottobre del 2013, in occasione del forum euroasiatico che si è tenuto a Verona, l’analista russo Evgeny Utkin ha pubblicato un'analisi su Expert , il principale settimanale russo, nel quale si ipotizza un futuro di "guerra civile" in Ucraina, e si paragona il contesto politico di Kiev a quello della ex Yugoslavia. Non sembra un paragone azzardato quello tra Ucraina e Yugoslavia. Infatti l’ex repubblica sovietiva, unificata solo nel 1919, appare storicamente spaccata a metà: ad est una popolazione russofona e ortodossa, orientata verso Mosca, ad ovest una popolazione maggioritariamente cattolica e antirussa. Il rischio che in nome della difesa dei suoi interessi l’Unione Europea preferisca una rottura del paese non è affatto peregrino. Bisognerà vedere se questo avverrà in maniera indolore, e quali contromisure metterà in campo la Russia per evitare che il nemico arrivi fin sotto le porte di casa.

Negli ultimi giorni la situazione in Ucraina sta conoscendo una preoccupante accelerazione.

I burattinai occidentali – dagli Stati Uniti all’establishment dell’Unione Europea – hanno aumentato l’intensità dei loro palesi tentativi di manomissione diplomatica, finanziaria, economica e militare nei confronti del governo dell’Ucraina.

L’utilizzo dispiegato di squadracce neo/naziste, foraggiate dai circoli del dollaro e dell’euro, sono l’ultima tappa di una escalation squadrista che, da mesi, sta percorrendo Kiev e l’intero paese.

E’ evidente lo scoperto obiettivo delle cancellerie occidentali di provocare un bagno di sangue per far lievitare l’ipocrita esecrazione della “comunità internazionale” la quale dovrebbe cauzionare, ad ogni costo, l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea.

Eppure qualsiasi commentatore indipendente ha mostrato come l’annessione dell’Ucraina ai dispositivi economici dell’Euro e dell’Eurozona provocherebbe un generalizzato peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei ceti popolari di questo paese.

E' evidente che dietro le violente interferenze dell'occidente in Ucraina c'è lo scontro con la Russia da parte dell'establishment dell'Unione Europea che vede schierati anche gli Stati Uniti, mentre i russi cercano di rispondere aumentando gli aiuti e le avances economiche verso Kiev. La destabilizzazione dell'Ucraina da parte di Usa e Ue è irresponsabile perché spinge in quell'area verso uno scontro tra potenze che non promette nulla di buono.

Giù le mani dall'Ucraina


Negli ultimi giorni la situazione in Ucraina sta conoscendo una preoccupante accelerazione.

I burattinai occidentali – dagli Stati Uniti all’establishment dell’Unione Europea – hanno aumentato l’intensità dei loro palesi tentativi di manomissione diplomatica, finanziaria, economica e militare nei confronti del governo dell’Ucraina.

L’utilizzo dispiegato di squadracce neo/naziste, foraggiate dai circoli del dollaro e dell’euro, sono l’ultima tappa di una escalation squadrista che, da mesi, sta percorrendo Kiev e l’intero paese.

E’ evidente lo scoperto obiettivo delle cancellerie occidentali di provocare un bagno di sangue per far lievitare l’ipocrita esecrazione della “comunità internazionale” la quale dovrebbe cauzionare, ad ogni costo, l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea.

Eppure qualsiasi commentatore indipendente ha mostrato come l’annessione dell’Ucraina ai dispositivi economici dell’Euro e dell’Eurozona provocherebbe un generalizzato peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei ceti popolari di questo paese.

E' evidente che dietro le violente interferenze dell'occidente in Ucraina c'è lo scontro con la Russia da parte dell'establishment dell'Unione Europea che vede schierati anche gli Stati Uniti, mentre i russi cercano di rispondere aumentando gli aiuti e le avances economiche verso Kiev. La destabilizzazione dell'Ucraina da parte di Usa e Ue è irresponsabile perché spinge in quell'area verso uno scontro tra potenze che non promette nulla di buono.

Di fronte a questo scenario che si approssima la Rete dei Comunisti fa Appello alla vigilanza ed all’attenzione verso la possibile precipitazione della situazione in Ucraina.

La difesa della sovranità di questo paese, la denuncia di tutti i meccanismi della comunicazione deviante che stanno accompagnando la cannibalizzazione dell’Ucraina, l’opposizione a tutto campo delle politiche antisociali degli USA e dell’Unione Europea devono essere un punto prioritario e qualificante non solo dei comunisti ma di tutti i democratici e di quanti si battono contro l’autoritarismo e l’interventismo occidentale.
 
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Estrema destra e Ue provocano, nuovi scontri


Nuovi scontri tra gli aderenti ai gruppi ultranazionalisti e di estrema destra e reparti antisommossa della polizia hanno interrotto ieri sera e questa notte la tregua concordata giovedì scorso tra governo e partiti di opposizione. Una tregua in realtà già violata ieri quando a migliaia i ‘dimostranti’ hanno occupato il palazzo del Ministero dell’Agricoltura a Kiev e tentato di fare lo stesso con le sedi di 7 consigli regionali nelle zone occidentali del paese, quelle dove è più forte il consenso per i partiti antirussi e filo-Ue. Nelle ultime ore le opposizioni avrebbero tentato di occupare anche il Ministero degli Interni e secondo alcune fonti sarebbero riuscite a impossessarsi del cruciale ministero per l'Energia.

In piazza Maidan, da mesi occupata dalle opposizioni liberali e di destra, nei giorni scorsi i manifestanti avevano già fortificato le barricate con sacchetti riempiti di sabbia e con la neve compattata, preparandosi allo scontro.

Gli scontri sono iniziati ieri sera quando alcuni gruppi di manifestanti aderenti alle formazioni più estremiste hanno cominciato a bersagliare i cordoni della polizia con molotov e pietre a poche centinaia di metri dallo stadio della Dinamo Kiev. Poco prima avevano incendiato una barricata di pneumatici per drammatizzare la situazione proprio mentre il presidente Víktor Yanukóvich annunciava, venendo incontro ad alcune delle richieste delle opposizioni filo-Ue e filo-Nato, un rimpasto di governo e la revisione delle norme antimanifestazione varate nei giorni scorsi.

Alla provocazione degli squadristi di Svoboda, del Right Sector e di altre formazioni di estrema destra la polizia ha risposto lanciando granate stordenti, sparando pallottole di gomma e utilizzando gli idranti – a Kiev attualmente ci sono 15 gradi sotto zero – e illuminando i presidi dei dimostranti con grandi fari per impedire che questi si avvicinassero troppo allo stadio.

Ad aggravare la situazione la notizia che questa notte un agente di polizia è stato assassinato con uno sparo alla testa, mentre tornava a casa nella capitale. Un altro poliziotto è stato ferito con una coltellata nelle immediate vicinanze della cosiddetta ‘Euromaidan’ (la piazza dell’Indipendenza occupata dai dimostranti che chiedono l’adesione del paese al trattato di associazione con Bruxelles) mentre due suoi colleghi sono stati sequestrati dai dimostranti all'interno del palazzo del Comune e di loro non si hanno più notizie. Inoltre una bomba è esplosa sempre stanotte all'esterno di un commissariato di polizia in un comune dell'Ucraina centrale, provocando danni ma nessuna vittima.

Nei giorni scorsi erano state le opposizioni a denunciare la morte di alcuni manifestanti colpiti da pallottole e che si sarebbero perse le tracce di alcuni leader della protesta. A Lvov, alla presenza del sindaco e delle autorità municipali si è celebrato ieri il funeral di Yuri Verbitski, un attivista trovato morto con segni di tortura in un bosco vicino a Kiev.

Intanto uno dei principali leader dell’opposizione, Vitali Klitschkó, si è incontrato ieri sera con il commissario dell’Unione Europea all’Allargamento, Stephan Fülle, in vicita a Kiev. Secondo l’ex campione di pugilato e capo del partito Udar con il rappresentante dell’UE si è parlato del ritorno alla Costituzione del 2004 – quella varata dopo la cosiddetta ‘Rivoluzione Arancione’ pilotata proprio dall’Unione Europea e dal miliardario George Soros – e della necessità di sciogliere il governo e di indire elezioni anticipate. Dopo il colloquio Klitschkó e Fülle si sono recati al tribunale di Kiev ed hanno chiesto di vedere i documenti riguardanti alcuni dimostranti arrestati per le violenze dei giorni scorsi. Ieri il Presidente Yanukóvich aveva già annunciato che tutti gli arrestati che non abbiano commesso reati gravi saranno presto amnistiati e rimessi in libertà.
 
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view post Posted on 25/1/2014, 18:11

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Ebbene cari compagni,non vorrei essere stato profetico anche questa volta(basta leggere il mio precedente post del 21 cm)ovvero mi spiego meglio:
proprio quest'anno ricorre il centenario dello scoppio della grande guerra(agosto 1914)il cui casus belli fu come si sa,l'omicidio dell'erede al trono Austro-Ungarico,avvenuto qualche mese prima a Sarajevo(Bosnia-Herzegovina)effettuato da un nazionalista Serbo certo Gavrilo Princip(o almeno così ci hanno raccontato)affiliato alla mano nera,organizzazione di estrema destra nazionalista,sempre Serba.
Ora visto che i due avvenimenti a parer mio si assomigliano moltissimo, pur con le dovute eccezioni e diversità,non vorrei che la storia si ripetesse,in questo modo cioé:
1)Acuirsi degli scontri tra governo e facinerosi,fino ad una guerra civile(vedi il caso prima della Romania(1989)Jugoslavia(1991/1999)poi di Libia,Siria ecc...(2011/2014)
2)Intervento straniero in supporto ai 2 contendenti(Russia x il governo Janukovich,NATO/UE x le cd"opposizioni")poi conseguente molto probabile allargamento del conflitto coinvolgendo le nazioni confinanti,Russia/Bielorussia contro Polonia/Romania/Ungheria/Slovacchia queste ultime,ma tu guarda che strano,tutte nella NATO x finire poi con la Moldavia,la quale essendo ancora formalmente neutrale risulta il vaso di coccio tra i vasi di ferro.
Risultato una"bella"(si fa x dire)guerra regionale,devastazione di mezza Europa,milioni di vittime se non peggio.
3)Siamo poi sicuri sicuri che tutto questo bailamme non si trasformi in una guerra mondiale con uso di armi nucleari?
Bé io non ci metto la mano sul fuoco e voi?
ps
Spero che Obama e compagnia cantante ci pensino bene non una ma almeno 10 volte prima di scatenare qualcosa che potrebbe diventare quello che ho esposto nelle righe qui sopra,x cui mi rifaccio al mio augurio del post precedente!
un saluto
Alexfaro
 
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view post Posted on 28/1/2014, 14:22

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condivido l'augurio del compagno Alexfaro anche se ho poche speranze...

* * *



Si dimette il primo ministro


A poche ore dall’inizio della riunione straordinaria della Rada, il parlamento ucraino, prevista oggi il primo ministro Nikolai Azárov ha presentato le sue dimissioni al termine di una notte relativamente tranquilla e senza scontri significativi. «Per creare le opportunità ulteriori per un compromesso socio-politico, per il bene della nazione e per una fine pacifica del conflitto, ho preso la decisione personale di chiedere al presidente ucraino di accettare la mie dimissioni da premier», ha dichiarato Azarov in una nota.

Durante le ore notturne alcune centinaia di manifestanti filoccidentali e i reparti antisommossa hanno mantenuto le proprie posizioni nel centro della capitale, convertito da settimane in un complesso labirinto di barricate e casematte costruite dai gruppi più organizzati delle opposizioni che in buona parte si orientano verso l’estrema destra e che nei giorni scorsi avevano contestato gli sforzi da parte dei capi dei partiti antigovernativi parlamentari di intavolare una trattativa con Yanukovich.
Negoziati che hanno portato ieri ad un accordo di massima tra il presidente e i leader dei partiti Udar, Patria e Svoboda sulla deroga alle contestate leggi che restringono il diritto di manifestazione approvate dall’esecutivo alcuni giorni fa. In base all’accordo raggiunto le leggi che regolano l’esercizio delle libertà di riunione, manifestazione, espressione e organizzazione politica verranno interamente riscritte dai parlamentari sia del governo sia dell’opposizione “con l’obiettivo di farle corrispondere agli standard europei”. Poco importa che nell’Unione Europea da anni sia in corso un tremendo giro di vite che ha portato a un restringimento netto – vedasi l’esempio della Spagna ma non solo – del diritto di manifestazione. L’importante per i partiti della destra liberista e nazionalista ucraina è prospettare l’avvicinamento allo spazio europeo come una sorta di bengodi che risolverà tutti i problemi di una popolazione ucraina che, filo o antirussa poco importa, è da anni alle prese con corruzione e difficoltà economiche crescenti.
Una tattica che il presidente Yanukovich sembra aver compreso sfruttandola a proprio favore, nel tentativo di allontanare le opposizioni parlamentari dai gruppi neofascisti e ultranazionalisti sempre più attivi nelle piazze ucraine. In questo senso sabato aveva offerto a Arseni Yatseniuk, leader del partito ‘Patria’, la carica di primo ministro.
Yanukovich e i leader delle opposizioni parlamentari hanno anche parlato di una possibile riforma della Costituzione che porti a una limitazione dei poteri della presidenza in cambio di un rafforzamento di quelli del Parlamento.
I colloqui degli ultimi giorni hanno anche portato il governo a prendersi l’impegno – così ha informato la ministra della giustizia Yelena Lukash – di emanare una legge di amnistia che porti alla liberazione di tutti i manifestanti finora arrestati, a patto però che i dimostranti sloggino da tutte le sedi istituzionali finora occupate e vandalizzate. Proprio dalla sede del Ministero della Giustizia occupato durante la notte precedente da una gruppo di dimostranti era venuto il segnale che le frange più moderate della protesta stavano avendo la meglio su quelle più radicali. Quando la ministra Lukash aveva avvertito che se il ministero non fosse stato liberato avrebbe imposto la stato d’emergenza i leader delle opposizioni parlamentari si erano adoperati per far cessare l’occupazione, riuscendo a convincere i dimostranti, aderenti all’organizzazione ‘Causa comune’, a sloggiare. Ma nelle mani dei gruppi dell'opposizioni restano le sedi di circa dieci consigli regionali e di molti municipi. Si vedrà ora se l'opposizione ucraina mira ad un accordo vantaggioso o a destabilizzare il paese e gettarlo nell'abisso della guerra civile.

A Kiev il possibile accordo sembra preoccupare i rappresentanti dell'Unione Europea: ieri a Kiev è tornato per l'ennesima volta il Commissario all'Allargamento di Bruxelles, Štefan Füle, mentre oggi è previsto l'attivo di Catherine Ashton, Alto rappresentante della politica estera dell'Ue.

fonte
 
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view post Posted on 29/1/2014, 15:48

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Cari compagni,a questo punto ,visto come sta,pian piano,calando le braghe Yanukovich,mi e vi pongo una domanda molto semplice:
Supponiamo che dopo nuove elezioni(se mai si dovessero fare)il governo venisse costituito quasi completamente dai partiti di estrema destra(ad es. come quello del pugile)con qualche punta dei seguaci della cd"pasionaria"Timoshenko,o nella peggiore delle ipotesi,l'Ucraina si dividesse in 2 parti(l'occidentale filo/UE-NATO e l'orientale filo-Russa)cadendo preda di una guerra civile anche se all'inizio strisciante(come x la Jugoslavia)secondo voi quale atteggiamento avrebbe la Russia,visto che possiede nel porto di Sebastopoli(Crimea)la più grande base navale della sua flotta nel mar Nero?
Mi spiego meglio in caso di intervento militare di qualsiasi genere da parte NATO/UE in appoggio alla parte dell'Ucraina filo-occidentale,come si comporterebbe Putin,viste le premesse di cui sopra?
BRRR....speriamo che tutti i contendenti attuali,mi riferisco sopratutto ai cd"pacifici"dimostranti(sì e io sono babbo natale!)capiscano quale potrebbe essere l'epilogo della loro azione se continuassero nel gioco di alzare sempre di più le loro richieste,che diventano sempre di più impossibili da soddisfare da parte dell'attuale governo legalmente eletto.
un saluto
Alexfaro
 
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view post Posted on 31/1/2014, 18:33
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Due imperialismi in lotta fra loro; alla fine, però, le vere vittime sono le masse proletarie ucraine. Le loro condizioni, sono causate da un governo che come ogni governo di regime capitalistico, affama le masse e le porta alla disperazione. Questa disperazione, è ben usata dai nazionalisti ucraini, per i propri scopi; nazionalisti, sicuramente finanziati dal "blocco" occidentale che scuote la bandiera dell'Ue, per dar l'impressione che il tutto si basi solo e unicamente su una protesta filoeuropea. Perchè in Europa, c'è la libertà, il benessere; mentre ad Est, c'è il satanasso e la sua banda.
Non si tratta di sostenere questo o quell'altro imperialismo, ma d'inserirsi nelle contraddizioni di due imperialismi in lotta, capendo che da una parte, vi è l'imperialismo egemone occidentale, capeggiato dalla Nato che userà L'UE, in quell'ottica, e dall'altra, l'imperialismo russo che in quest'ottica, è utile ad arginare un'espansione imperialistica occidentale.
Ma, teniamoci lontani, come sempre, dal tifo verso l'uno o l'altro imperialismo, esortando i comunisti ucraini, nell'organizzare una lotta contro i neonazisti ucraini.
Sono abbastanza lontano da strane posizioni assunte da taluni, secondo cui le masse, dovrebbero organizzare una lotta autonoma dal contesto; e andare contro chi? Sostenere chi? In questo contesto, i comunisti non possono e non devono, essere neutrali, nè esortare i proletari dell'Ucraina, alla rivolta contro tutti e tutto, perchè in questo momento, preme contrastare l'imperialismo occidentale che sta tentando un'espansione verso Oriente; perchè l'imperialismo russo, fa da deterrente all'imperialismo occidentale e negare questo, abbandonandosi ad un indefinito: o uno o l'altro, fanno tutti schifo, significa abbandonarsi alla metafisica della neutralità.
Una lotta di classe organizzata in senso rivoluzionario, sarà possibile in Ucraina, solo una volta isolati gli elementi nazionalisti e una volta contrastato l'opportunismo imperialista dell'UE, abile nell'inserirsi nelle contraddizioni ucraine. Contraddizioni che non devono essere inasprite, da un'eventuale lotta autonoma(da chi e come, in questo contesto?) del movimento operaio ucraino.
Ribadisco; secondo il mio punto di vista, i comunisti ucraini, dovrebbero sabotare i nazionalisti, braccarli nelle piazze.
Non si tratta di una situazione come quella dei Forconi, qui in Italia; sapete, molto bene, compagni che in quel tempo ero contrario ad un inserimento dei comunisti nelle proteste; per il semplice fatto che i fascisti nostrani, non si sono spinto laddove invece, sono andati i nazionalisti ucraini. Per il semplice fatto che qui, non esisteva una guerra civile ed eravamo e siamo, poco organizzati(per non parlare del fatto che l'Italia ha una situazione di fronte all'imperialismo, del tutto differente, visto che ne fa addirittura parte). Non so quale situazione accompagni i comunisti ucraini, ma penso siano maggiormente inseriti e organizzati di noi; in questo caso, un loro intervento, per isolare i nazionalisti sarebbe del tutto possibile e necessario. Per quanto riguarda il prendere le redini delle masse, nutro dei dubbi, perchè la situazione è molto complicata per ottenere terreno dal punto di vista soggettivo, ma non escludo una possibilità di questo genere.
Se i "ribelli"(sostenuti dal blocco Nato, e in particolare dall'UE) nazionalisti e filoeuropei, saranno costretti all'isolamento, sono quasi sicuro che le proteste cambierebbero direzione e diverrebbero più deboli. L'Ue, perderebbe ogni pretesto.
E una volta calmate le acque, ad agitarle, potranno essere i proletari organizzati(non solo dell'Ucraina) e posso assicurarvi che in quel tempo, la Nato e il blocco russo, troveranno una rinnovata amicizia ad aspettarli.

Edited by Ruhan - 31/1/2014, 23:05
 
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