Il “socialismo italico” maschera della reazione più nera
Non è certo una novità la comparsa sulla scena politica di un amalgama sincretico di elementi autoproclamatisi “socialisti”, “rivoluzionari”, “patriottici”, etc. Essa ha origini antiche e ogni qualvolta si presenta conduce all’operato di elementi reazionari, nazionalisti e fascisti.
In questo articolo ci occuperemo di un gruppo (che si definisce niente meno che “partito”) che si definisce “Socialismo Italico” (Socit).
Il Socit presenta elementi ideologici e politici simili a quelli del gruppo M-48, che criticammo nel 2021-22 (
https://piattaformacomunista.com/Sui_socia...esi_di_M-48.pdf) e diffonde lo stesso ciarpame nazional-populista, esasperandolo sotto diversi aspetti.
Già dalla denominazione di questo gruppo, i compagni più avveduti dovrebbero accorgersi a quale razza di mascalzoni politici appartengono i suoi dirigenti, poiché il “socialismo” declinato in salsa italica, germanica, belgica, etc., non ha nulla a che vedere con il socialismo proletario, scientifico, ma è assimilabile al nazionalsocialismo.
La natura di classe di questi dirigenti è piccolo borghese. Elementi rampanti, boriosi e presuntuosi, super-opportunisti estranei alla vita e alla lotta del proletariato.
Il Socit si descrive come “una realtà giovane, nel vero senso del termine” cioè non solo anagraficamente, ma soprattutto spirituale, facendo propri i miti del giovanilismo e del vitalismo cari ai futuristi, arditisti e combattentisti confluiti nel fascismo, che della “giovinezza” fece poi un inno.
Pur professandosi ““socialisti nel senso pieno del termine”, i membri del Socit sventolano il tricolore, non la bandiera rossa, e il loro programma è una “seconda rivoluzione borghese”, non la rivoluzione sociale del proletariato.
ll loro “socialismo” è italico perché mira alla “liberazione nazionale”, dunque alla liberazione della classe borghese imperialista che domina il nostro paese dai suoi vincoli.
Il Socit rinnovando la demagogia del fiumanesimo, millanta istanze anti-imperialiste, auspica la creazione di tante patrie libere, come se la borghesia potesse essere corretta dagli appelli di costoro.
Ma, sciagurati “socialisti italici”, la borghesia imperialista italiana è già libera di sfruttare il proletariato e aggredire i popoli oppressi, non c’è bisogno che vi scomodiate!
La riprova possiamo trovarla nel punto 2) del loro programma: il Socit non vuole combattere la borghesia, bensì depurarla da “inadatti, lenti e melliflui individui, narcisistici poltronari e vampiri che hanno dissanguato il popolo”, proprio come il manicheismo fascista voleva che i “buoni”, cioè i “giovani”, gli interventisti, combattessero i “cattivi”, cioè i “vecchi”, i politici liberali che per calcolo non volevano la guerra e i marxisti internazionalisti.
La critica che il Socit avanza al cosmopolitismo, in nome dell’impegno “internazionale”, non ha nulla in comune con l’internazionalismo proletario, ma è espressione della geopolitica borghese, accompagnata dalle tesi di moda: il multipolarismo e l’adesione al BRICS+ capitalista e imperialista, riflettendo gli interessi di settori capitalisti interessati all’export, oltre a quelli degli imperialisti russi e cinesi.
Questa “falange proletaria” si rivendica erede del sindacalismo rivoluzionario, corrente anti-marxista che riteneva dannoso il ruolo del partito, e sfacciatamente interventista, in Libia, nel ‘14, come a Fiume, ostinatamente anti-bolscevica poiché riteneva che il proletariato, per sostituire la borghesia, dovesse prima raggiungere un livello culturale simile a questa, sicché non avrebbe dovuto prenderlo mai!
Il loro massimo riferimento politico è De Ambris, fiumanista e sansepolcrista, autore della corporativa Carta del Carnaro promulgata nel 1920 da D’Annunzio. Nel loro pantheon figurano l’antimarxista Mazzini, Corridoni (altro interventista), Sorel, F. T. Marinetti…. insomma il brodo di coltura da cui emerse il fascismo.
Nel suo pragmatismo senza principi, il Socit ha l’ambizione di fagocitare tutti i “socialisti rivoluzionari”, un termine vago e luccicante volto ad ammaliare giovani animati da buone intenzioni ma ancora inesperti e naïf.
Siamo di fronte ad un tipico caso di quella paccottiglia ideologica contenente una serie di elementi eterogenei.
Si tratta di una caratteristica tipica del fascismo, che deve saldare assieme diverse correnti nella lotta per instaurare la dittatura aperta del grande capitale sulle masse lavoratrici. Le componenti fondamentali di questo indigeribile minestrone sono il nazionalismo e l’anti-marxismo-leninismo.
E al fascismo italico, non solo alle sue origini sansepolcriste e dannunziane, ma anche a quello giunto al potere, il Socit non fa mistero di ispirarsi.
Non a caso nel suo canale telegram ossequia la figura di Beneduce, uno dei capi dei capitalisti italiani messo da Mussolini a dirigere l’IRI (fra i tratti distintivi dei “socialisti tricolori” c’è il ruolo primario assegnato allo stato borghese nell’economia).
Così come viene omaggiato Niekisch, il capostipite del “nazionalbolscevismo”, assimilabile alla corrente fascista e antiamericanista della Giovane Europa dell’ex Waffen-SS Jean Thiriart, che in Italia ha assunto varie sembianze, ad es. i “comunitaristi”.
Non mancano le lacrimucce per l’assenza nella scena politica di un noto antimarxista, Costanzo Preve, e di un “fascista rosso” come Giano Accame.
Con queste premesse, non è difficile intravvedere anche nel Socit la presenza neofascista, la nebulosa di quei camaleonti rossoneri che predicano il superamento della contrapposizione destra-sinistra, per infilarsi dappertutto (anche nei profili personali di compagni ingenui, poco attenti ai “follower”).
Il fatto che i “rivoluzionari-reazionari” del Socit e altri gruppi fascisti utilizzino sigle e simboli comunisti o antimperialisti non deve destare sorpresa.
La storia è piena di questi esempi: dall’Ordine Nuovo (il giornale fondato da Gramsci) al Fronte della Gioventù (l’organizzazione giovanile partigiana durante la Resistenza), dalla sigla dell’OLP palestinese utilizzata dai “nazi-maoisti” di Delle Chiaie, fino ai tentativi di gruppi fascisti di appropriarsi di figure come Rino Gaetano, Corto Maltese, Bobby Sands, Che Guevara, dei movimenti di liberazione nazionale progressisti e antifascisti come IRA ed ETA. Questa prassi deriva da precise direttive elaborate fin dal dopoguerra dalle centrali anticomuniste di oltreoceano.
Le congreghe che si presentano “aperte”, fautrici del “superamento delle sterili divisioni” (in questo caso tra fascisti e antifascisti, per neutralizzare i secondi), dell’attivismo fine a sé stesso, contraddistinte da roboante fraseologia, servono per accalappiare giovani inesperti che nutrono sentimenti progressisti e rivoluzionari, deviandoli dalla lotta per abbattere il dominio borghese, il cui presupposto è la ricostituzione del Partito comunista.
Esse costituiscono pericolosi fattori di inquinamento ideologico e politico, di commistione e contiguità con il fascismo e l’imperialismo. Perciò devono essere smascherate e combattute senza tregua.
Purtroppo tale minaccia non è colta da tanti partiti e organizzazioni che si definiscono “comunisti” o antifascisti. Vediamo che Carc, Pmli, Prc, Pci, Iskra, Generazione Z, hanno rapporti col Socit, fino a realizzare convegni e commemorazioni unitarie. Proprio un bell’esempio di chiarezza e di vigilanza!
I giovani proletari che si richiamano ai valori dell’antifascismo, dell’antimperialismo e del comunismo non devono cadere in queste reti intessute da mistificatori politici e settori borghesi reazionari, con legami internazionali (dai trumpisti ai putinisti), che li appoggiano e finanziano (notiamo en passant che per l’adesione al Socit non è prevista alcuna quota associativa… certi progetti politici non cadono certo dal cielo).
E i compagni onesti, ma impreparati, che vi sono caduti, hanno il dovere di uscire immediatamente da fogne di tal genere, con prese di posizione decise e aperte, posizionandosi sul terreno rivoluzionario e di classe del marxismo-leninismo.
Da Scintilla n. 144, aprile 2024 (pagina della gioventù marxista-leninista)