Comunismo - Scintilla Rossa

L'imperialismo si organizza in Bolivia

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view post Posted on 22/11/2019, 19:55
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addàrivenì baffone

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concordo con quanto scrivi, i comunisti in questi casi devono sfruttare al massimo questi momenti "favorevoli", però sinceramente vorrei sapere pure come la pensano gli altri compagni, ad esempio circa il ruolo dei comunisti venezuelani che credo abbiano partecipato attivamente ai governi bolivariani in Venezuela. Insomma come riuscire a mettersi a capo in contesti del genere del movimento rivoluzionario, conquistarne l'egemonia, quando una forza borghese patriottica anticoloniale e progressista (o come la si vuol chiamare) prende il potere, senza dall'altro lato minare l'unità antimperialista con le suddette forze in una situazione d'accerchiamento come quella venezuelana per esempio (che infondo è stata sotto scacco sin dall'insediamento di Chavez nel 99).


CITAZIONE (Kollontaj @ 22/11/2019, 19:35) 
e una certa presa tra le masse armate e preparate, chissà come andava a finire.

i limiti delle rivoluzioni a metà penso che qui li riconosciamo tutti, come ha detto poco sopra primo, i socialdemocratici difficilmente riusciranno mai ad andare oltre quello che hanno fatto. Per marcare però una differenza con la Bolivia, quantomeno, in Venezuela il governo ha avuto l'accortezza di creare un esercito di massa (con tutti i limiti della direzione politica, certo) che a mio avviso è uno dei motivi per il quale non sono andati a gambe all'aria nei vari tentativi di golpe.
 
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view post Posted on 23/11/2019, 14:31
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CITAZIONE
in Venezuela il governo ha avuto l'accortezza di creare un esercito di massa (con tutti i limiti della direzione politica, certo) che a mio avviso è uno dei motivi per il quale non sono andati a gambe all'aria nei vari tentativi di golpe.

mi pare che stiano reagendo bene anche rispetto al golpe in bolivia www.diariocontraste.com/2019/11/ma...7tkJt8zzSNJJTc#

CITAZIONE
che credo abbiano partecipato attivamente ai governi bolivariani in Venezuela.

a mio avviso il Partito Comunista del Venezuela ha mantenuto una posizione corretta, di autonomia e lotta all'interno del fronte antimperialista www.lariscossa.com/2019/02/23/pc-ve...rivoluzionario/

CITAZIONE
Insomma come riuscire a mettersi a capo in contesti del genere del movimento rivoluzionario, conquistarne l'egemonia, quando una forza borghese patriottica anticoloniale e progressista (o come la si vuol chiamare) prende il potere, senza dall'altro lato minare l'unità antimperialista con le suddette forze in una situazione d'accerchiamento come quella venezuelana per esempio (che infondo è stata sotto scacco sin dall'insediamento di Chavez nel 99).

la questione è far vivere concretamente nella prassi gli insegnamenti di Mao Tse Tung e del Pcc sull'autonomia/unità nel fronte antimperialista

www.bibliotecamarxista.org/Mao/libr...ipend_e_aut.pdf
www.bibliotecamarxista.org/Mao/libr...att_fron_un.pdf
https://paginerosse.wordpress.com/2012/04/...tse-tung-opere/

che rappresentano il patrimonio più avanzato dai comunisti nella politica di fronte tra forze che rappresentano classi diverse (e con interessi divergenti) rispetto alla contraddizione principale che le accomuna nella lotta (che ai tempi di Mao in Cina era quella con l'imperialismo giapponese, in Europa con l'imperialismo tedesco e le forze fasciste che vi facevano riferimento, oggi in America Latina con l'imperialismo statunitense e le forze reazionarie interne ad ogni paese che vi fanno riferimento).
 
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view post Posted on 23/11/2019, 14:54
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addàrivenì baffone

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grazie mille, compagno.
 
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view post Posted on 24/11/2019, 22:31
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Bolivia, c’è l’accordo tra i golpisti e il Mas per nuove elezioni
A tutto golpe. Avvio di un dialogo tra tutte le forze del Pacto de Unidad, l’alleanza nazionale dei movimenti di base a sostegno di Morales


La data delle elezioni non è stata ancora decisa – a fissarla sarà il nuovo Tribunale elettorale – ma il governo de facto e il Movimiento al Socialismo hanno raggiunto infine un accordo, consentendo alla Commissione costituzionale del Senato e poi alla plenaria dei senatori di approvare all’unanimità il progetto di legge per la realizzazione del nuovo processo elettorale (ora al varo della Camera dei deputati).

IN BASE ALL’ACCORDO tra il Mas, la Unidad Demócrata e il Partido Demócrata Cristiano, arrivato dopo diversi giorni di negoziati, l’Assemblea legislativa plurinazionale eleggerà, entro il termine di 20 giorni dall’approvazione del regolamento, i nuovi sette membri del Tribunale supremo elettorale (Tse) – di cui almeno tre saranno donne e almeno due di origine indigena o contadina -, i quali avranno poi 48 ore di tempo per definire la data delle nuove elezioni.

Non prima, comunque, di quattro mesi, per consentire una revisione approfondita delle iscrizioni alle liste elettorali. Tutte le organizzazioni politiche potranno prendervi parte, presentando candidati che non siano stati già eletti in maniera continua per due mandati. Una norma, questa, che esclude dunque ufficialmente dalla prossima competizione elettorale Evo Morales e Álvaro García Linera.

«È PREVALSO IL BENE SUPERIORE: quello di garantire nuove elezioni, con un nuovo Tse e una totale trasparenza», ha dichiarato la presidente del Senato Eva Copa. Un accordo è stato raggiunto anche tra il governo de facto e le organizzazioni sociali, per l’avvio di un dialogo che vedrà impegnate tutte le forze del cosiddetto Pacto de Unidad, l’alleanza nazionale dei movimenti di base a sostegno di Morales, allo scopo di promuovere la pacificazione del paese.

E l’effetto si è subito fatto sentire, con la rimozione di diversi blocchi stradali e la ripresa della distribuzione di gas e benzina nella capitale. Sono invece ancora in corso i negoziati sui temi delle violenze e degli abusi da parte delle forze di sicurezza e delle garanzie richieste dal Mas riguardo alla persecuzione contro i propri parlamentari e dirigenti.

Ma se, al riguardo, è stata decisa la creazione di una commissione speciale che dovrà analizzare la questione caso per caso, al momento i segnali non sembrano molto buoni, considerando non solo l’arresto del vicepresidente del Mas Gerardo García e il mandato di cattura per l’ex ministra della Cultura Wilma Alanoca, ma anche la denuncia per terrorismo e sedizione presentata dal governo dell’autoproclamata Jeanine Áñez contro l’ex ministro della Presidenza Juan Ramón Quintana e contro Evo Morales.

IL QUALE, DAL MESSICO, denuncia la persecuzione giudiziaria nei confronti suoi e di altri dirigenti del Mas, mentre «per i nostri 30 fratelli assassinati in Bolivia non vi sono né indagini, né responsabilità, né arresti».

E dopo il suo annuncio sulla creazione di una Commissione della verità composta da «personalità internazionali» con l’obiettivo di verificare se «davvero vi siano stati brogli» durante le elezioni di 20 ottobre, scende in campo anche il Centro Estratégico Latinoamericano de Geopolítica (Celag) chiedendo all’Organizzazione degli stati americani di rendere finalmente pubblici i risultati definitivi della sua verifica sul processo elettorale. Perché, dopo almeno tre diversi rapporti tecnici – tra cui quello di Walter Mebane, uno dei principali esperti di frode elettorale al mondo – che hanno attribuito a Morales un vantaggio realmente superiore di 10 punti rispetto a Carlos Mesa, anche il Celag conclude che la sintesi preliminare offerta dall’Osa «non presenta alcuna prova di brogli».


https://ilmanifesto.it/bolivia-ce-laccordo...nuove-elezioni/

di ambiguità in ambiguità...accordo con i golpisti per nuove elezioni..."bene superiore" - quindi nessuna comprensione della contraddizione antagonistica e della lotta di classe che questo golpe ha evidenziato - secondo Eva Copa, presidente del senato, che, beninteso, è esponente del Mas...
tutto ciò mentre i golpisti ammazzano e incarcerano...gli unici che mi fanno sperare bene in questo scenario sono i settori di massa che hanno proclamato la resistenza ai golpisti, ma se la direzione è quella del Mas, con questa linea opportunista, la vedo veramente dura...
stiamo a vedere comunque

p.s.
grazie a te Khleb per gli stimoli alla riflessione che hai posto
 
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view post Posted on 2/12/2019, 11:54
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Gli artigli del fascismo sulla Bolivia

Carlos Flanagan * | [email protected]
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

11/11/2019

Nella giornata di ieri, domenica 10, abbiamo vissuto con angoscia l'esito, attraverso un colpo di stato fascista, di un lungo processo di destabilizzazione.

Dall'inizio del processo di cambiamento sociale iniziato con la vittoria elettorale di Evo Morales nel 2006, abbiamo assistito alla reazione ad esso dell'imperialismo, principalmente attraverso l'azione cospirativa dell'ambasciata statunitense in Bolivia.

Questo non sorprende. Fa parte della controffensiva imperialista di fronte all'avanzare dei processi di cambiamento nei paesi dell'America Latina e dei Caraibi, la sua area di influenza, il suo "cortile di casa" secondo la strategia già delineata nel XIX secolo nella cosiddetta "dottrina Monroe".

Ciò che è veramente in gioco e per cui si attua il colpo di Stato è:

1. La posizione geostrategica della Bolivia nel cuore del Sud America.

2. La sua grande ricchezza di gas, di minerali vari e in particolare la presenza del 70% delle riserve mondiali di litio, minerale essenziale per la realizzazione di batterie per telefoni cellulari e auto elettriche.

3. Che per la prima volta, i popoli originari, storicamente sfruttati, disprezzati e relegati avessero un ruolo di primo piano nella società e nel governo, cosa che ha portato alla riforma costituzionale con la quale viene creato uno Stato Plurinazionale in cui sono riconosciute 36 etnie e le loro rispettive lingue.

4. Che abbiano dimostrato nei fatti che con le politiche anti-neoliberali, opposte ai dettami dell'FMI e riaffermando la sovranità nazionale attraverso la nazionalizzazione delle risorse naturali, è stato possibile crescere per tredici anni consecutivi, con redistribuzione della ricchezza basata su politiche sociali a beneficio del popolo.

Da quegli errori, queste lezioni

A quanto pare, in molti dei nostri paesi in cui si promuovono processi di cambiamento, ciascuno con caratteristiche proprie e non trasferibili, cadiamo ancora e di nuovo in errori simili che facilitano le azioni del nemico.

E la Bolivia, una società profondamente razzista e latentemente violenta, non ha fatto eccezione. Forse ha sorpreso la velocità con cui si sono scatenati gli eventi. Ma alla fine gli errori commessi hanno contribuito a questo esito infausto.

Solo per citarne alcuni:

- Non sono stati sufficientemente potenziati i media alternativi che contrastano la predica permanente dei media mainstream contro il governo. Lo stesso vale per i social network.

- E' stata sottovalutata la campagna sui media e social media a danno della figura di Evo Morales, quando hanno montato una serie di notizie false sull'esistenza di un suo presunto figlio illegittimo con Gabriela Zapata, che si è prestata a svolgere un ruolo da oscar in tutta questa bufala, montata precedentemente al referendum del 21 febbraio. Si è insistito per portarlo avanti in questa data e si è perso. Quindi si è appreso che tutto era falso e il figlio mai esistito. Ma era già tardi e la bufala aveva raggiunto il suo obiettivo.

- Non è stato rafforzato il MAS come forza politica di azione permanente per la battaglia delle idee, necessaria a formare la coscienza politica del popolo. Tutto ruotava principalmente attorno alla figura di Evo, senza creare i ricambi necessari e si è forzata la sua candidatura elettorale, nonostante avesse perso il referendum indetto per consentirla attraverso una riforma costituzionale.

- Era prevedibile che, date le circostanze, la destra avrebbe denunciato brogli se fosse stata sconfitta. E i gravi errori commessi dalla Corte suprema elettorale nella gestione delle informazioni dello scrutinio hanno fornito loro le scuse del caso.

- Dare all'OAS la possibilità di una revisione dello scrutinio a carattere vincolante è stato come affidare alla volpe la cura delle galline nel pollaio. Un controllo dei registri esaminati avrebbe dovuto essere proposto alle autorità e ai tecnici degli organi elettorali di paesi che risultano impeccabili in materia, per garantire un'adeguata indipendenza di opinione.

- Pensare che le forze armate e di polizia arrivate in questi casi "siano neutrali e in disparte" è di un sommo candore, proprio di coloro che non conoscono l'esistenza e la meccanica della lotta di classe. Se al loro interno non viene avviato un profondo cambiamento ideologico o creati i necessari contrappesi popolari, gli apparati repressivi svolgeranno il ruolo per cui sono stati creati: essere il braccio armato dell'oligarchia. L'unico dirigente politico che ha chiarito e agito di conseguenza è stato Hugo Chavez ed è per questo che oggi le Forze armate nazionali in Venezuela rimangono fedeli alla costituzione e alla legge.

Infine, emergono chiaramente alcune conclusioni da questi eventi sfortunati:

condannare fermamente questo colpo di Stato fascista, perpetrato dall'imperialismo statunitense e dai suoi rappresentanti della destra boliviana.

fornire tutta la nostra solidarietà al popolo boliviano esigendo il rispetto dei suoi diritti elementari e legittimi.

Essere consapevoli che l'imperialismo non cesserà i suoi sforzi per sconfiggere qualsiasi processo di cambiamento, cercando i modi e i tempi più appropriati per metterli in pratica in ciascuno dei nostri paesi; e iniziare ad agire di conseguenza prima che sia troppo tardi.

Dipenderà da noi non piangere sul latte versato.

*) Carlos Flanagan, membro del Partito Comunista di Uruguay. Ex segretario Relazioni Internazionali. Ex ambasciatore d'Uruguay presso lo Stato plurinazionale di Bolivia
 
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view post Posted on 3/12/2019, 10:13
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Bolivia al bivio

Julio Cota * | elmachete.mx
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

18/11/2019

La classe operaia boliviana e i popoli indigeni vivono una delle più cruente battaglie per mantenere i loro diritti e libertà conquistate in decenni di lotta. Il colpo di stato messo in atto dai settori oligarchici, militari e religiosi più reazionari della Bolivia - con l'aiuto dell'imperialismo statunitense - è un ulteriore esempio di come in America Latina il progressismo sia giunto al suo limite e la reazione abbia gettato la maschera della "democrazia" per avanzare con sfrontatezza e imporre il proprio potere politico ed economico con il sangue e il fuoco. Al momento, i grandi mezzi di comunicazione e opinione si limitano a demonizzare o appoggiare l'immagine di Evo Morales, tuttavia quello che è veramente importante è ciò che la classe operaia boliviana e i popoli indigeni imprimono nello scenario politico di fronte alla reazione dell'oligarchia. Di fronte a questo contesto, alcune delle domande che dobbiamo porci e a cui rispondere sono: che lezioni lascia la Bolivia alla classe operaia latinoamericana? Perché tornano nuovamente i tentativi di colpo di stato? Qual è la rotta da seguire per gli operai e gli indigeni boliviani?

Prima di tutto bisogna condannare il colpo di stato perpetrato in Bolivia. Quando le forze armate di un paese "chiedono le dimissioni di un presidente", si rompe ogni contratto sociale e ordine costituzionale dei quadri delle democrazie liberali borghesi. Nessun governo che si dica "democratico" deve tacere o far finta di nulla di fronte un atto di barbarie, quando l'unica legge è quella dei fucili militari. Per questo è necessario salutare e appoggiare la degna resistenza della classe operaia boliviana e i popoli indigeni, i minatori, i cocaleros, il Partito Comunista di Bolivia e la sua gioventù comunista, così come le diverse organizzazioni che integrano le Juntas Vecinales (organizzazioni comunitarie di carattere territoriale rappresentative degli abitanti di uno stesso quartiere, ndt). I numeri e l'informazione sono imprecisi a causa del blocco mediatico dei grandi monopoli della comunicazione al servizio dell'imperialismo, ma fino ad ora una decina di morti per armi da fuoco militare e centinaia di feriti sono alcuni dati iniziali di una lotta che lontana dal pacificarsi si intensifica.

Da un'analisi marxista-leninista con un criterio di classe, i recenti fatti politici in Bolivia dimostrano la correttezza delle tesi del Partito Comunista del Messico (PCM) espresse con preoccupazione qualche anno fa: il ciclo progressista è giunto ai suoi limiti in quanto gestore del capitalismo; l'antineoliberismo della cosiddetta socialdemocrazia ha favorito temporaneamente le masse operaie e popolari, ma le riforme non hanno propiziato un'accumulazione di forze nella direzione di distruggere il capitalismo ma di gestirlo, ciò in un determinato tempo ha generato un'offensiva delle forze più reazionarie, religiose e militari della borghesia per mantenere la sua dittatura di classe. Ossia, i governi chiamati progressisti e di taglio socialdemocratico lungi dall'approfondire le riforme a favore della classe operaia, dei settori indigeni e popolari, hanno invece attuato misure politiche che sembrano "radicali" come le nazionalizzazioni e la rottura con l'imperialismo statunitense, ma anche alleanze con il polo imperialista Europeo, russo e cinese. Tutto ciò senza toccare la base economica su cui poggia il potere della borghesia: la proprietà dei mezzi di produzione e scambio, il carattere dello Stato e la composizione delle forze armate.

È certo che lo sfruttamento del litio ha un ruolo strategico nel conflitto boliviano, ma il problema va al di là. Al momento la vera disputa in Bolivia è per come si sviluppa il capitalismo. Da un lato, i settori borghesi più reazionari, organizzati nei Comitati Civici Pro Santa Cruz, vogliono tornare al governo per imporre metodi arcaici di sfruttamento delle miniere, la privatizzazione dell'acqua, il gas e le altre fonti di risorse non rinnovabili a costo del disastro ecologico, della svalorizzazione della forza lavoro e della cancellazione di qualsiasi diritto lavorativo e politico per la classe operaia e i settori popolari. Tuttavia, Evo Morales e la socialdemocrazia, il polo progressista liberale della borghesia e l'aristocrazia operaia, hanno perso il governo perché i loro interessi sono entrati in contraddizione con la base operaia, indigena e popolare che li ha mantenuti per quasi 14 anni al potere. Esempio di questo è stato il tentativo di sopprimere i sussidi per il carburante e gli idrocarburi, così come l'applicazione di misure di austerità, tagli ai diritti lavorativi, che hanno scatenato proteste contro lo stesso Evo Morales, che qualificò a suo tempo queste proteste come "difensori del neoliberismo".

La classe operaia latinoamericana e i popoli indigeni devono imparare che non si può stare contro solo l'imperialismo statunitense e a favore di un altro polo imperialista, sia con capitali europei, cinesi, giapponesi o russi, così come con la stessa borghesia nazionale boliviana; ognuna di queste opzioni è a scapito degli interessi dei lavoratori e del territorio dei popoli indigeni boliviani. La lotta di classe richiede chiarezza per evitare che la nostra classe sfruttata sia carne da cannone per portare un nuovo presidente al governo, in continuità con lo stesso sistema capitalista di sfruttamento. È un falso dilemma decidere tra governo di destra "neoliberale" o di sinistra "progressista", ognuna di queste gestioni del capitalismo portano inevitabilmente a rafforzare i settori più reazionari imprenditoriali, militari e religiosi perché non li si combatte all'origine: dal potere economico e i suoi vincoli imperialisti.

Viene dimostrato ancora una volta che lo Stato mai è neutrale e che invece, come affermò Lenin: "lo Stato è una macchina per mantenere il dominio di una classe sull'altra". Per quanti benefici economici per mantenere una presunta lealtà o dottrina, si cerchino di inculcare alle forze armate con tinte nazionaliste, bolivariane, indigene o populiste, il carattere dell'esercito è quello di uno strumento di repressione e dominazione. Il gioco della "democrazia" liberale e tutti i suoi organismi internazionali come l'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) è di imporre, sanzionare e promuovere sempre: colpi di stato, interventi militari e violazione di ogni sovranità. Non comprendere queste esperienze condanna la nostra classe a rivivere gli oscuri anni delle dittature militari. Da qui che la classe operaia, i popoli indigeni e settori popolari hanno il legittimo diritto di difendersi con gli stessi strumenti che utilizza lo Stato per reprimerli.

La classe operaia boliviana e i popoli indigeni sono gli unici che possono trasformare un colpo di Stato in una insurrezione popolare. E la rotta da seguire non può esser quella di scegliere una o l'altra forma di amministrazione del capitalismo. La democrazia liberale borghese si esaurisce e ogni giorno rivela il suo vero volto: la dittatura del capitale sui lavoratori. I minatori, gli operai dell'industria del gas, i cocaleros, i contadini poveri e le comunità indigene sono coloro che creano la ricchezza e per questo sono coloro che devono contendere il potere. Noi comunisti lo diciamo ancora una volta: ciò che è fallito in Bolivia e in America Latina è il capitalismo; sono le sue gestioni sia neoliberali che progressiste socialdemocratiche. È compito delle organizzazioni sindacali, operaie, indigene e popolari rafforzare i loro organi di potere, come assemblee, consigli, centrali e altri strumenti decisionali. È necessaria che l'analisi e la discussione di nuove leggi a favore delle maggioranze lavoratrici siano esercitate dagli organi del Potere Operaio e non dalla lettera morta di una costituzione ammanettata. È necessario passare dalla mobilitazione e dalle barricate difensive a elevare le forme di lotta politica, allo sciopero generale offensivo per eliminare il vertice militare golpista. Lo diciamo chiaro: la lotta rivoluzionaria è più attuale che mai; il socialismo non è un discorso, è una necessità improcrastinabile davanti alla barbarie capitalista.

*) Julio Cota, direttore di El Machete
 
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view post Posted on 1/3/2020, 00:47
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view post Posted on 18/5/2020, 15:21
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Bolivia: tra pandemia e tensioni sociali. Un'intervista per capire meglio cosa sta succedendo

1) Abbiamo visto che in queste settimane si stanno intensificando le mobilitazioni in Bolivia. Cosa sta succedendo? Quali sono i motivi scatenanti delle proteste?


1) In Bolivia dal 17 Marzo siamo in quarantena obbligatoria. Gradualmente è stato istituito un coprifuoco generale con il controllo dei militari armati nelle strade, sono stati sospesi tutti i mezzi pubblici e privati, sia nelle città che da città a città, bloccati i voli nazionali e internazionali. Sono state chiuse le attività commerciali e le fabbriche. Il tutto senza che il Governo abbia realmente messo in atto delle politiche di supporto al reddito. Inizialmente, vinto dalla paura della pandemia, il popolo boliviano, seppure con difficoltà si è chiuso nelle proprie case. Ma la situazione è peggiorata quando, ad Aprile, è cominciata a trapelare la notizia che le elezioni presidenziali previste per Maggio sarebbero state nuovamente spostate. Il mix dovuto alla perdita dei più elementari diritti collettivi e privati, al fatto che numerose famiglie si sono ritrovate a non avere più nessuna forma di reddito e all’ennessimo spostamento delle elezioni, ha di fatto scatenato le prime proteste in Bolivia. La prima città a scendere in strada è stata Riberalta, nella regione di Pando, in Amazzonia. Un corteo spontaneo ma determinato, che chiedeva aiuti alimentari e reddito, che si è scontrato con la polizia e i militari.


2) Come sta affrontando l'emergenza pandemica il governo autoproclamato di Jeanine Áñez?


2) Il governo autoproclamato della Anez ha di fatto paralizzato un Paese senza offrire aiuti concreti alle famiglie boliviane. Ha istaurato un coprifuoco , un sistema per il quale non si può uscire mai dalle case. Mai. E’ permesso solo recarsi al supermercato o al mercato una volta a settimana, in un orario che va dalle 7 alle 12, in base al numero finale del documento di identità. Tutti i media e i quotidiani della Bolivia sono stati “presi” dal "governo di transizione" e a tutte le ore raccontano della quarantena e della pandemia. Parlare di altro o di elezioni pare non essere permesso. I tamponi non vengono eseguiti e si è creata una spettacolarizzazione (tramite foto, video e interviste) delle “medidas de seguridad”, ovvero delle misure di sicurezze messe in atto dalla Anez. Misure di sicurezza che non servono a nulla. Ad esempio vengono affumicati mercati e supermercati, vengono creati dei posti di blocco fittizi, ogni giorno i militari, sempre ripresi dalle telecamere, inondano le strade di liquidi non bene identificati. Questo basta alla Anez per rendere il tutto un grande show, e provare a tenere il popolo boliviano attaccato alla tv, facendo vedere che il suo governo sta facendo di tutto per la sua gente.

Bol prof mercato

La verità è che è tutto un grande bluff e il governo attuale non è stato in grado in due mesi di mettere in atto nessuna forma rilevante di aiuto economico e sociale. In diretta nazionale la Anez ha presentato un mese e mezzo fa il "Bono de Familia", un aiuto di 500 bob (circa 65 euro). Questo bonus si può richiedere solo se si ha nel nucleo famigliare un figlio. E questo bonus non va alla persona, ma all’intero nucleo famigliare. Pensate, quindi a tutte quelle persone che non hanno figli, e sono escluse da ogni tipo di aiuto. Ma allo stesso tempo, pensate come si possa vivere un mese con 65 euro in un nucleo famigliare di due genitori e un figlio. Insomma, un disastro.


3) Più in generale qual è lo scenario politico e istituzionale che si è dato dopo il colpo di stato contro Morales?


3) Da Novembre 2019 la Bolivia è stata di colpo stravolta da diversi aspetti. In primo luogo, questo doveva essere appunto un governo di transizione, che aveva il solo compito, secondo anche la stessa Anez di traghettare il popolo boliviano alle elezioni. Di fatto non è avvenuto e questo governo autoproclamato ha iniziato a legiferare. In soli 5 mesi ha, per esempio, approvato una decine di leggi speciali in cui molti terreni pubblici di El Alto, Pando, Potosì e altre regioni sono stati venduti e/o dati in gestione a titolo gratuito a enti privati e a personaggi di spicco della grande industria capitalista boliviana e occidentale. Qualche giorno fa è stato emesso il Decreto Supremo 4332 con il quale il governo golpista approva la produzione e l’uso di semi OGM (dalla canna da zucchero al mais) favorendo le grandi industrie a discapito delle migliaia di piccole comunità locali ( soprattutto Ayamara e Quechua ) che lavorano la terra.

Tra Gennaio 2020 e Marzo 2020 sono stati modificati, tramite decreti supremi (una sorta del nostro DCPM), diverse leggi approvate dal 2007 al 2019 dai precedenti governi Morales. Sono stati inseriti , dalla Anez, nomi di spicco della destra boliviana ultracattolica nella Polizia di Stato, nell’Esercito e nei servizi della Difesa. Più volte il governo di transizione ha provato a coprire nelle cerimonie ufficiale la bandiera Whipala, che è inserita per legge da ormai un decennio come bandiera ufficiale dello Stato Plurinazionale della Bolivia e che rappresenta gli antichi popoli andini uniti.
In tutto ciò le destre, che a Novembre 2019 erano unite contro Evo Morales, ad oggi risultano sparpagliate, divise e l’una contro l’altra. I candidati alla Presidenza sono otto, di cui sei a rappresentanza delle destre. Negli ultimi sondaggi il Mas, era dato al 33%, seguito dall’omofobo e sessista Mesa al 18 % e dalla stessa Anez al 16 %.

4) I disordini più significativi si sono verificati per ora a Cochabamba che in un primo momento è stata anche una delle città più attive nelle proteste pregolpe contro il governo di Morales. Come ti spieghi questa traiettoria? Che ruolo sta giocando il MAS nelle mobilitazioni?


4) Quello che sta succedendo nelle ultime settimane è lo specchio di qualcosa che in molti e molte si aspettavano. Il Mas, negli ultimi anni di governo, stava piano piano implodendo, preso da bieche interne, corruzione e da una fortissima centralizzazione del potere attorno alla figura di Evo Morales. Tutto questo ha portato i movimenti sociali, collettivi e parecchie associazioni Quechua e Aymara ad allontanarsi dal partito di Evo, togliendo il loro essenziale appoggio. Parecchie persone , soprattutto nelle città fuori le due metropoli La Paz e Santa Cruz , vedevano quindi di buon occhio un cambiamento di leadership in Bolivia e hanno appoggiato i primi moti pregolpe a Novembre 2019, quasi a scatola chiusa, senza sapere in verità chi fossero i vari Mesa, Camacho e Anez. In quel mese l’esercito ebbe un ruolo fondamentale nel golpe e le destre dipinsero l’esercito e le forze armate come salvatori della patria. Oggi, però a distanza di qualche mese dai questi fatti, le stesse persone che avevano in qualche modo appoggiato l’ascesa della presidenta Anez si sono ritrovate non solo ad essere completamente abbandonate dal governo attuale, che non ha mantenuto le promesse delle elezioni e di un cambiamento, ma addirittura lo stesso esercito tanto osannato dalle destre è diventato il braccio armato di uno Stato che annienta i più basilari diritti del popolo stesso. I fatti di Cochabamba vanno inseriti in questo contesto. Una città, Cochabamba, chiamata fino a qualche tempo fa Ciudad Jardin, ricca e centro nevralgico della produzione agricola e petrolifera. Dove il malcontento è salito vertiginosamente in questi due mesi. Non è un caso che le prime persone a scendere nelle strade di Cochabamba siano state operai, agricoltori e tutte le lavoratrici e i lavoratori colpiti dalla crisi pandemica ma ancora di più dalla crisi sociale ed economica.

Il Mas, nello scenario attuale, prova a canalizzare su di sé questa forte rabbia e insoddisfazione. In verità, nonostante il partito di Morales sia molto presente nelle stratificazione sociale del Paese, le proteste hanno ancora da una parte un forte carattere spontaneo e dall’altra parte la grande spinta di movimenti, collettivi e associazioni legati ai territori.
Senza queste ottiche sarebbe impossibile provare a decifrare ciò che sta succedendo nel Paese Latinoamericano. Seppur ci siano molte contraddizioni e all’apparenza queste due cose sembrino diverse, lo spontaneismo radicale delle proteste e i movimenti sociali e le numerose associazioni sono, ad oggi, la chiave di volta per leggere e comprendere non solo i fatti di Cochabamba ma tutto il contesto boliviano.


5) Quali sono le strategie di lotta che stanno mettendo in campo i boliviani al tempo della pandemia? Come stanno affrontando il rischio epidemico le organizzazioni e associazioni comunitarie di movimento in Bolivia? In che modo sono coinvolte nelle proteste?

5) I movimenti, le associazioni e i comitati presenti in Bolivia restano, a mio avviso, un qualcosa di unico nel panorama politico e sociale latinoamericano. Mentre in Argentina, Cile, Messico, Colombia (solo per citarne alcuni) forse sono un qualcosa di più immediato da decifrare, in Bolivia i movimenti sono molteplici e tutti con strutture legate al territorio senza una particolare organizzazione centrale. Fa un po' eccezione Ni Una Menos Bolivia, che un po' come in tutto il mondo, ha diversi nodi territoriali e una sorta di coordinamento nazionale.

I movimenti sociali a difesa dei territori hanno una potenza enorme. Sono praticamente in tutte le regioni della Bolivia, dalle Ande fino in Amazzonia e hanno un grande protagonismo dei popoli quechua, aymara e guaranì. Sono movimenti autorganizzati che lottano per difendere le proprie terre, autogestiscono con la collettività scuole ed educazione, si prendono cura della pachamama, hanno formato mercati popolari e reti di acquisto solidale e all’interno hanno spesso delle forme di sindacalismo molto ben strutturate e forti. Un esempio sono i minatori di Potosì o le associazioni e i collettivi sul lago Titicaca. Sono pochissimi i casi di occupazione di edifici o spazi. Soprattutto le culture aymara preferiscono rimanere in stretta relazione con la natura e quindi, anche le assemblee, ad esempio, vengono fatte all’aperto, nelle campagne, nelle piazze. Sono movimenti che stringono relazioni importanti con la collettività e la solidarietà attiva è una delle armi principali. In questi mesi vissuti in Bolivia la cosa che mi ha più, da un punto di vista emozionale, sconvolto è la capacità dei movimenti di diventare in breve tempo comunità. Una cosa simile, con le dovute differenze ovviamente, la si può forse rivedere in Italia nel movimento No Tav.

Tutti questi movimenti, per un decennio hanno appoggiato il Movimento Al Socialismo di Evo Morales, seppur di rado entrando nel partito stesso. Da qualche tempo invece sono in rotta con il Mas, reo colpevole di essere diventato un partito di burocrati, spesso corrotti, e di aver smarrito la bussola delle lotte confederali. Durante questi due mesi, i movimenti hanno continuato a supportare le popolazioni, fornendo dispositivi di protezione individuali per difendersi dal Covid19 e facendosi carico, con una capillare autogestione, del problema del reddito: spese collettive e solidali, vertenze lavorative, gruppi di sostegno psicologico e molto altro ancora. E sono gli stessi movimenti a chiedere a gran voce nuove elezioni e la caduta del governo della Anez. Il dato interessante è che qui in Bolivia si sono iniziati a rompere i divieti e le imposizioni militari, assieme e collettivamente. E questa novità ha colto di sorpresa il governo. Che sta facendo fatica ad arginare le proteste e che anzi, aumentano di giorno in giorno in tutto il Paese.

6) Quali potrebbero essere secondo te gli scenari a venire?

Lo slittamento delle elezioni presidenziali e la crisi sociale ed economica dovuta allo scoppio della pandemia di coronavirus in Bolivia mescolata all’inadeguatezza del governo autoproclamato della Anez, ha di fatto ricompattato i movimenti sociali, le associazioni e buona parte del Mas. A questi pezzi importanti , si sono aggiunte migliaia di persone lontane da tempo da dinamiche di movimento e/o di partito, che spontaneamente stanno iniziando ad organizzare , via social e via informale, cacerolazi, petardazi ( lanci di fuochi d’artificio in strada dalle proprie finestre) e cortei un po' ovunque. Di pari passo, la Anez sta cominciando a perdere il già risicato appoggio che aveva a Novembre 2019. E non curante di tutto ciò, continua a mandare l’esercito in strada armato. Tutto questo , a breve, andrà a sfociare in un “paro” generale ( le boliviane e i boliviani parlano di paro quando un intero Paese si blocca, scendono nelle strade in cortei selvaggi e marciano verso La Paz) Se da una parte sono convinto che queste mobilitazioni mettano in risalto la grande dignità dei movimenti e dei popoli boliviani, dall’altra non posso che evidenziare quanto sia complesso il tutto, con migliaia di persone “costrette” a scendere nelle strade con il rischio di aumentare il numero degli infetti di covid19, per difendere i propri diritti e per lottare sostanzialmente per l’accesso al cibo, al reddito, al lavoro.
Nel frattempo, ho compreso ormai da tempo che tra il Mas e questo governo fantoccio di ora, c’è una marea di gente, vite, a volte dimenticate, contadini, donne e uomini, lavoratori e lavoratrici, ultime e ultimi, che per arrivare a fine mese, qui in Bolivia, devono lottare con i denti. Solo per vivere. Io sto con loro. Con le loro comunità. Con i loro movimenti. Con le loro realtà autorganizzate.
 
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view post Posted on 27/7/2020, 09:48
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Marco Rizzo

Globalizzazione capitalistica. Perchè siamo CONTRO. La Bolivia ha il 30% delle riserve di litio a livello mondiale.
Il presidente Evo Morales (vittima di un golpe targato USA) ha da sempre impedito di affidarlo a società straniere, considerando il litio una risorsa strategica della Bolivia da commercializzare con la compagnia di Stato.
Il volto nuovo del presidente della Bolivia è quello di una donna Jeanine Anez. (Saranno felici la Boldrini e le femministe fucsia!)
Il governo di Jeanine Anez ha immediatamente stabilito rapporti con Tesla (Elon Musk) per l'appalto del litio.
Un tweet contesta Elon Musk e lo indica tra i promotori del golpe in Bolivia per sottrarre il litio.
MUSK risponde: "noi facciamo golpe dove vogliamo, fatevene una ragione". Questa è l’arroganza della “dittatura della democrazia globalizzata”. È utile per capire cosa si combatte.
 
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view post Posted on 27/7/2020, 10:35
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I have a dream: Musk like Moro
 
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view post Posted on 27/7/2020, 15:56
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Musk cane maledetto, lui e i suoi fanboy leccapiedi nullatenenti, paradosso del capitalismo, difeso da chi non ha capitali.
 
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view post Posted on 27/7/2020, 17:27
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CITAZIONE (Kollontaj @ 27/7/2020, 16:56) 
Musk cane maledetto, lui e i suoi fanboy leccapiedi nullatenenti, paradosso del capitalismo, difeso da chi non ha capitali.

Trovano nel "vincente", non il padrone che li prende a calci nel culo ogni giorno, ma quello che loro vorrebbero essere per uscire dalla miseria provocata da quelle stesse dinamiche strutturali che generano da una parte i miserabili e dall'altra i palloni gonfiati come Aldo Musk.

Avete notato che Alon Musk e Aldo Moro, hanno le stesse iniziali(addirittura il nome contiene 3 lettere uguali) e lo stesso numero di lettere nei loro nomi? :rolleyes:
 
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view post Posted on 27/7/2020, 20:10
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Edit: mi sono ricordato solo ora che si chiama Elon e non Alon. Vabbè. Stesso numero di lettere lo stesso, si può fare :D
 
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view post Posted on 19/10/2020, 11:36
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addàrivenì baffone

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Alle elezioni presidenziali il partito di Morales ha vinto al primo turno nonostante le forti pressioni e la militarizzazione. Pare che i golpisti abbiano "accettato" la situazione ...che cmq a mio avviso resta ultra-precaria.

https://contropiano.org/news/internazional...l-golpe-0132690
 
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view post Posted on 20/10/2020, 11:56
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non tutte le ciambelle escono con il buco
 
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