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Ucraina, scendono in campo gli Stati Uniti

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view post Posted on 15/6/2022, 13:07
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CITAZIONE (aixo @ 15/6/2022, 10:01) 
Se persino il papa difende in parte la Russia, questo fa capire come siamo messi a livello di libertà intellettuale e di informazione in Italia e da chi siamo rappresentati

www.huffingtonpost.it/esteri/2022/...putin_-9593727/

Canne al vento. Tradizione secolare della chiesa quello di "dare un colpo al cerchio e uno alla botte" per ottenere il più possibile adepti. Non mi fido!
 
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view post Posted on 15/6/2022, 20:27
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QUOTE (_Kent @ 15/6/2022, 14:07) 
QUOTE (aixo @ 15/6/2022, 10:01) 
Se persino il papa difende in parte la Russia, questo fa capire come siamo messi a livello di libertà intellettuale e di informazione in Italia e da chi siamo rappresentati

www.huffingtonpost.it/esteri/2022/...putin_-9593727/

Canne al vento. Tradizione secolare della chiesa quello di "dare un colpo al cerchio e uno alla botte" per ottenere il più possibile adepti. Non mi fido!

Pienamente d' accordo, ma appunto se anche la chiesa considera la guerra in parte giusta nonostante nel vangelo si parla di pace significa che il livello di informazione, analisi e obbiettività della storia e degli eventi ormai in Italia ha spezzato ogni limite
 
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view post Posted on 23/6/2022, 18:25
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view post Posted on 24/6/2022, 16:17
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NUOVA ESCALATION MILITARE I lanciamissili statunitensi HIMARS sono arrivati in Ucraina prima del previsto. In questo video stanno sparando

https://www.facebook.com/watch/?v=44665292...video&ref=notif
 
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view post Posted on 29/6/2022, 19:00
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view post Posted on 8/7/2022, 16:48
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Capisco che queste bestie immonde che servono per lo scambio di prigionieri (visto che ormai i ratti nazisti per i paesi borghesi occidentali sono diventasti eroi e quindi hanno tanto valore) ma io con loro passerei direttamente ad altri metodi....
 
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view post Posted on 19/8/2022, 10:38
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L’Ucraina ha già venduto la propria sovranità a multinazionali e fondi d’investimento


La retorica occidentale racconta di una Ucraina impegnata in una resistenza per difendere la propria indipendenza, ma la dinamica dei prestiti, dei finanziamenti e degli aiuti nasconde altro: quella stessa indipendenza, intese come sovranità nazionale, sta venendo smantellata clausola dopo clausola dagli stessi paesi che stanno aiutando l’Ucraina nel conflitto bellico e dalle istituzioni finanziarie internazionali. È noto che i prestiti forniti da queste ultime sono sempre e immancabilmente accompagnati dalle famigerate “condizionalità”, che includono liberalizzazioni economiche e privatizzazione dei beni pubblici. Ciò significa che gli asset statali debbono essere venduti ai grandi gruppi privati secondo le logiche del mercato, attribuendo di fatto alle multinazionali e ai fondi di investimento un enorme potere di influenzare le decisioni politico-economiche ed erodendo di fatto la sovranità dell’Ucraina che verrà. Una dinamica che è già pienamente in atto.

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha agito così in buona parte dei continenti del mondo: dal Sudamerica all’Africa, non risparmiando la stessa Russia negli anni Novanta. Pare, dunque, che ora sia arrivato il turno di Kiev: la guerra, infatti, ha fornito agli avvoltoi internazionali della finanza l’occasione per offrire nuovi e ingenti prestiti al Paese martoriato dai bombardamenti. In questo modo, la guerra si sta trasformando in una ghiotta occasione per fare incetta di asset pubblici e per commissariare – di fatto – l’ex Paese sovietico.

La conferma di questo programma improntato sulle riforme macroeconomiche liberiste arriva dallo stesso governo di Kiev: il Primo Ministro Denys Šmihal’, infatti, in una conferenza aveva affermato che «Il presidente dell’Ucraina ha stabilito il compito di avviare la privatizzazione a partire da settembre. Dobbiamo rendere questo processo il più veloce possibile», come si poteva leggere sul sito dello stesso governo di Kiev in un comunicato successivamente rimosso e ora archiviato per ragioni non note. Il programma sarà avviato a partire dal prossimo primo settembre e dovrebbe concludersi in 25 giorni con la possibile privatizzazione di 420 società statali. Si tratta della “contropartita” per i prestiti concessi dall’FMI.

L’Ucraina, infatti, ha sottoscritto due programmi di aiuti economici: uno il 9 marzo, quando il Consiglio di Amministrazione dell’FMI ha approvato 4,1 miliardi di dollari di sostegno finanziario di emergenza a Kiev e uno più recente che dovrebbe aiutare il Paese «a coprire la sua carenza di finanziamento e rafforzerà la credibilità della sua strategia economica per sostenere lo sforzo bellico». Nel primo comunicato rilasciato a marzo dal FMI si legge che «Le autorità hanno espresso l’intenzione di collaborare con il FMI per progettare un programma economico adeguato volto alla riabilitazione e alla crescita, quando le condizioni lo permetteranno».

Il mito della crescita sbandierato in modo ricorrente dagli organismi finanziari internazionali è rimasto il più delle volte un mero miraggio, volto a convincere gli Stati a sottoscrivere prestiti che si rivelano quasi sempre vere e proprie estorsioni. Nessuno dei Paesi che ha ricevuto aiuti finanziari dall’FMI, infatti, ha registrato la tanto decantata crescita, in quanto le condizionalità imposte dal Fondo – come ha affermato anche l’economista Premio Nobel Joseph Stiglitz – sono contrarie alla ripresa dell’economia. Tra queste, vi sono la «stabilità macroeconomica», la «liberalizzazione dell’economia» e quindi la «riduzione della presenza del governo e l’apertura dei mercati»: queste condizioni sono quelle specificate nel documento dedicato alla Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina.

Ma non c’è solo il FMI a erodere la sovranità di Kiev, bensì anche gli altri due suoi principali creditori: gli USA e l’UE. Anche gli ingenti fondi forniti dal cosiddetto “mondo libero”, infatti, sono vincolati a precise riforme e diktat. In particolare, nella Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina – cui hanno partecipato 58 delegazioni da altrettanti Paesi, Italia compresa – è stata prodotta la Dichiarazione di Lugano, in cui si legge che «Sosteniamo l’istituzione di un’efficace piattaforma di coordinamento tra il governo ucraino e tutti i suoi partner, organizzazioni e istituzioni finanziarie internazionali per l’attuazione del piano di ripresa e sviluppo dell’Ucraina, basandosi sulle strutture esistenti e stabilendo un chiaro collegamento con l’ampio programma di riforme». Il che significa che il futuro dell’Ucraina non verrà deciso a Kiev, ma a Washington, a Bruxelles e nei palazzi della finanza internazionale, in barba al tanto declamato rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dello Stato est europeo.

Chi, dunque, ha fomentato fin dal 2014 il conflitto che affligge Kiev, si sta ora preparando a spartirsi il bottino – vale a dire gli asset pubblici e i terreni ucraini – e a smembrare definitivamente la già parziale sovranità del Paese, con l’espediente degli aiuti finanziari. Ai prestiti economici degli organismi internazionali, infatti, si aggiungono gli assalti delle multinazionali ai fertili terreni di quello che è considerato il granaio d’Europa: le grandi imprese agroalimentari, tra cui le americane Monsanto, Cargill e Du Pont, infatti, stanno investendo sempre di più nell’acquisto dei terreni agricoli ucraini, aggirando le norme che regolano l’investimento in strutture per la produzione di sementi, l’acquisizione di impianti per la lavorazione e il trasporto delle materie prime.

In breve, l’Ucraina si sta trasformando nella gallina dalle uova d’oro per gli affari dei grandi gruppi occidentali, finendo per essere dilaniata non solo dalla guerra sul campo, ma anche dai saccheggi economici propri dell’avidità capitalista, con la complicità – in entrambi i casi – dei suoi rappresentanti politici.

[di Giorgia Audiello]

https://www.lindipendente.online/2022/08/1...-dinvestimento/
 
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view post Posted on 29/8/2022, 17:05
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CITAZIONE (_Kent @ 8/7/2022, 17:48) 
Capisco che queste bestie immonde che servono per lo scambio di prigionieri (visto che ormai i ratti nazisti per i paesi borghesi occidentali sono diventasti eroi e quindi hanno tanto valore) ma io con loro passerei direttamente ad altri metodi....

Dopo 6 mesi a partire dal secondo conflitto, tenuto conto dell'esiguo numero di prigionieri rispetto al numero delle forze in campo attive e di quelle decedute o ferite da ambo le parti, mi pare di capire che in larga misura si sia optato per definire la vicenda sul posto.
 
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view post Posted on 18/9/2022, 15:45
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Ennesima impostura occidentale nel conflitto ucraino, ieri Bucha, oggi Izyum. Non c'è HDP con responsabilità in Occidente, che non parli dei "crimini russi a Izyum". Sanno davvero cosa stanno dicendo? Sì, sanno che stanno mentendo. Non c'era un solo crimine lì, come non c'era a Bucha. Video tradotto e pubblicato da un canale il 10 luglio, immagini molto illuminanti delle sepolture a cui hanno partecipato prigionieri ucraini prigionieri, alla cerimonia eseguita da un sacerdote, tombe contrassegnate da numeri e in molti casi nomi

https://fb.watch/fCVZwC5UuB/

(R.RdC)
 
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view post Posted on 22/9/2022, 09:19
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Dopo 6 mesi a partire dal secondo conflitto, tenuto conto dell'esiguo numero di prigionieri rispetto al numero delle forze in campo attive e di quelle decedute o ferite da ambo le parti, mi pare di capire che in larga misura si sia optato per definire la vicenda sul posto.

Purtroppo no, i banditi fascisti sono di nuovo a piede libero:

Scambio di prigionieri tra Ucraina e Russia: 215 soldati e i comandanti "eroi" della difesa di Azovstal scambiati con l'oligarca Medvedchuk


I russi hanno consegnato 215 prigionieri e tra loro anche il comandante del reggimento Azov Denys Prokopenko, nome di battaglia "Redis", e il suo vice Svyatoslav Palamar, nome di battaglia "Kalyna", che si erano consegnati a maggio

La "denazificazione" era talmente importante per i russi, tanto da divenire il pretesto per l'invasione dell'Ucraina, secondo qualcuno addirittura non decisa dai monopolisti, che hanno scambiato due capi fascisti per un oligarca, in barba alle dichiarazioni dei social-sciovinisti del PCFR
 
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view post Posted on 22/9/2022, 10:04
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Putin: “È nostra tradizione fermare coloro che aspirano al dominio del mondo. E anche ora lo faremo”
Così il Presidente della Federazione Russa nel discorso di oggi, 21 settembre, che secondo il "Corriere della Sera" non sarebbe più stato pronunciato. Un discorso importante, questo sintetizzato dalla corrispondente di Mosca Marinella Mondaini, che "Cumpanis" rilancia per la densità dei temi affrontati: i referendum nelle Repubbliche Popolari del Donbass, una nuova mobilitazione militare russa per rispondere all'acuita aggressività Usa-Nato-Ue in appoggio al regime nazifascista di Zelensky e la chiara risposta dello stesso Putin alle minacce di guerra nucleare evocate da Washington: "Voglio ricordare a tutti che anche il nostro Paese dispone di vari mezzi di distruzione, mezzi che, in alcune parti, superano in potenza quelli che hanno i Paesi della NATO".


Di:Mosca, 21 settembre 2022 di Marinella Mondaini, giornalista, corrispondente da Mosca.
21 Settembre 2022
Il video messaggio di Vladimir Putin è andato in onda poco fa. Il presidente russo ha annunciato la mobilitazione parziale in Russia, ha parlato del corso dell’operazione militare speciale per smilitarizzare e denazificare l’Ucraina e liberare il Donbass.


Così Putin:


“Conosciamo la politica aggressiva di alcune élite occidentali, che stanno lottando con tutte le loro forze per mantenere la propria superiorità, e per questo sopprimono con ogni mezzo i centri di autonomia e indipendenza.


L’obiettivo dell’Occidente è distruggere il nostro Paese. Dicono già apertamente che nel 1991 sono stati in grado di distruggere l’Unione Sovietica e ora stanno pianificando lo stesso progetto per la Russia. Lo stanno pianificando da molto tempo. <…> Hanno fatto della russofobia totale la loro arma, la stessa arma con la quale colpiscon in Ucraina. Coltivando l’odio per la Russia e trasformando il popolo ucraino in carne da cannone. Hanno iniziato la guerra nel 2014.


Per proteggere la nostra Patria, la sua sovranità e integrità territoriale, per garantire la sicurezza del nostro popolo e del popolo nei territori liberati, ritengo necessario sostenere la proposta del Ministero della Difesa e dello Stato Maggiore Generale di condurre la mobilitazione parziale nella Federazione Russa dei militari in riserva, che hanno esperienza militare. Lo scopo dell’operazione speciale è la completa liberazione del Donbass”.


Putin ha di nuovo rimarcato il fatto che l’obiettivo dell’Occidente è indebolire e distruggere la Russia, parola d’ordine ormai diffusa dagli Usa e dalla Nato.


“Dopo che il regime di Kiev ha pubblicamente rinunciato ad una soluzione pacifica al problema del Donbass – ha sottolineato Putin – e ha annunciato le sue pretese sulle armi nucleari, è diventato chiaro che la Russia sarebbe stata il nuovo obiettivo. Ci sarebbe stato l’attacco alla Crimea e poi alla Russia. In queste condizioni, la decisione di avviare un’operazione speciale preventiva era l’unica cosa possibile. A partire da tutto ciò la liberazione dell’intero territorio del Donbass rimane sempre lo stesso obiettivo. La Repubblica Popolare di Luhansk è già stata quasi completamente ripulita dai neonazisti. Continuano i combattimenti nella Repubblica Popolare di Donetsk. Qui, per otto anni, il regime di occupazione di Kiev ha creato una linea di fortificazioni fortemente strutturata, avente la possibilità di resistere per lungo termine. Il loro assalto frontale avrebbe provocato pesanti perdite, quindi le nostre unità, così come le unità militari delle Repubbliche del Donbass, agiscono sistematicamente, con competenza, usano attrezzature, proteggono il personale e liberano la terra di Donetsk passo dopo passo. La Russia farà di tutto per garantire condizioni sicure per i referendum sull’adesione alla Federazione Russa. Molti sono stati costretti a diventare profughi, a lasciare le loro case e quelli che rimangono sono oggetto di attacchi missilistici da parte dei militanti. Sosterremo la decisione che prenderà la maggioranza dei residenti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, delle regioni di Zaporozhje e Kherson”.


Il leader russo ha sottolineato inoltre: “Le terre storiche della Novorossia non vogliono restare sotto il giogo del regime nazista e la Federazione Russa ha il dovere morale di dare aiuto alle popolazioni che non vogliono essere sbranate da quel carnefice. Non possiamo fare a meno di rispondere al loro sincero desiderio di auto determinare la propria vita”


Il ministro della Difesa russo Shojgu, che ha parlato dopo Putin, ha precisato che l’Ucraina, nel corso dell’operazione militare russa, ha già perso metà dell’esercito, per poi specifictr che il governo russo richiamerà 300.000 riservisti, mentre non saranno richiamati i coscritti che continueranno a fare l’addestramento in Russia.


Putin ha affermato: “La mobilitazione comincia subito, da oggi stesso. La leva militare riguarderà i cittadini che fanno già parte delle riserve e quelli che hanno svolto servizio nelle forze militare e hanno esperienza. I richiamati invece, prima di essere inviatio al fronte, svolgeranno ulteriore addestramento».


“Come sapete – ha continuato Putin – le decisioni relative all’Operazione vengono prese da personale militare professionista, nonché da volontari che, al richiamo del loro cuore, si sono alzati per difendere il Donbass e la nostra Patria. A questo proposito, la decisione di determinare lo status giuridico dei volontari, rendendolo uguale a quello del personale militare regolare, è stata presa da me e dal Ministero della Difesa. A Washington, Londra, Bruxelles, stanno fortemente spingendo Kiev a trasferire le ostilità sul nostro territorio. Dicono direttamente che la Russia dovrebbe essere privata di qualsiasi sovranità. Hanno messo in campo anche il ricatto nucleare. Alcuni già asseriscono che sia possibile usare le armi di distruzione di massa contro la Russia. Voglio ricordare a tutti che anche il nostro Paese dispone di vari mezzi di distruzione, mezzi che, in alcune parti, superano in potenza quelli che hanno i paesi della NATO. E se l’integrità territoriale del nostro Paese sarà minacciata, useremo sicuramente tutti i mezzi a nostra disposizione per proteggere il nostro popolo. Sottolineo: tutti. Non è un bluff. I cittadini russi devono sapere che proteggeremo l’integrità territoriale del nostro Paese. E coloro che minacciano di usare armi nucleari devono sapere anche che la rosa dei venti può girare nella loro direzione. È nella nostra tradizione fermare coloro che aspirano al dominio del mondo. E anche adesso lo faremo. Così sarà. Crediamo nel vostro supporto”.


Subito dopo il discorso di Putin, il sito ufficiale del Cremlino è stato bloccato, non è più accessibile.

https://www.cumpanis.net/putin-e-nostra-tr...-ora-lo-faremo/
 
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Sì, l'avevo già scritto.
È una dimostrazione che la base economica stabilisce le vere motivazioni di un intervento, è un'altra vittoria del materialismo storico

CITAZIONE (Shokut L @ 22/9/2022, 10:19) 
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Dopo 6 mesi a partire dal secondo conflitto, tenuto conto dell'esiguo numero di prigionieri rispetto al numero delle forze in campo attive e di quelle decedute o ferite da ambo le parti, mi pare di capire che in larga misura si sia optato per definire la vicenda sul posto.

Purtroppo no, i banditi fascisti sono di nuovo a piede libero:

Scambio di prigionieri tra Ucraina e Russia: 215 soldati e i comandanti "eroi" della difesa di Azovstal scambiati con l'oligarca Medvedchuk


I russi hanno consegnato 215 prigionieri e tra loro anche il comandante del reggimento Azov Denys Prokopenko, nome di battaglia "Redis", e il suo vice Svyatoslav Palamar, nome di battaglia "Kalyna", che si erano consegnati a maggio

La "denazificazione" era talmente importante per i russi, tanto da divenire il pretesto per l'invasione dell'Ucraina, secondo qualcuno addirittura non decisa dai monopolisti, che hanno scambiato due capi fascisti per un oligarca, in barba alle dichiarazioni dei social-sciovinisti del PCFR
 
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Termometro Geopolitico

NORD STREAM: CONTRORDINE COMPAGNI!


La rivoluzione non è un pranzo di gala, diceva Mao. E tanto meno lo è una guerra. Se vai in guerra lo devi sapere. Ma noi non siamo in guerra, almeno teoricamente, e non abbiamo fatto nulla per meritarci questa stampa da Minculpop, che si è consegnata mani e piedi alla propaganda e vive di pessime veline.
Prendiamo l’ultimo caso, il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 nel Mar Baltico. È stato ovviamente un sabotaggio: i sismografi degli svedesi hanno subito registrato le esplosioni e non esiste che si producano 4 falle nello stesso tempo in due gasdotti diversi. Ovviamente, la “stampa di qualità” parla subito, addirittura pochi minuti dopo i fatti, di un complotto della Russia. Con il corollario indispensabile che, se ne dubiti, se un alleato di Putin. È l’ennesimo, ridicolo contrordine compagni a cui dovremmo ubbidire.
Mettiamo in fila qualche fatto. Per anni, gli stessi che oggi accusano la Russia di questo sabotaggio, ci hanno spiegato che la Russia putiniana prosperava sul “ricatto energetico”, cioè sul fatto di fornire all’Europa circa il 40% del gas necessario alle industrie e alle gas. L’emblema di questo “ricatto” erano proprio i Nord Stream, i gasdotti che collegavano la Russia alla Germania, i Nord Stream: il numero 1 varato all’epoca del cancelliere Schroeder, il 2 dalla cancelliera Merkel. Che infatti, in tempi recenti, è stata coperta di contumelie: aveva sbagliato tutto, ci aveva consegnati al “ricatto”, appunto, del Cremlino. Quindi, tornando al sabotaggio: i russi avrebbero distrutto un’infrastruttura strategica che consentiva loro di ricattare, dal punto di vista energetico, l’Europa. Bravi, 7 più.
Non solo. Venendo a questi tempi infami della guerra: quante volte ci è stato spiegato che proprio con il “ricatto energetico” (che è poi vendere a noi, grazie al Nord Stream, il gas di cui abbiamo bisogno) la Russia attuale finanzia la guerra? Quante volte ci è stato detto che negli ultimi sei mesi Gazprom ha fatto i profitti che normalmente farebbe in due anni? Giusto, vero. Ma allora perché la Russia avrebbe dovuto bombardare uno dei gasdotti che le consentono tali profitti? Proprio mentre in Europa crescono le proteste contro il caro-prezzi, la Ue stenta a varare il tetto al prezzo del gas e in Italia si afferma una maggioranza di Governo che molti, a torto o a ragione, considerano freddo verso la Ue e non indifferente alle ragioni del Cremlino?
Terzo. Diciamo che, per qualche misteriosa ragione, la Russia aveva interesse a tagliare questa specie di cordone ombelicale gasiero che la legava all’Europa. E non bastava, allora, chiudere il rubinetto alla fonte? Interrompere il flusso del gas senza danneggiare in modo forse definitivo una struttura che le è costata decine di miliardi di dollari e su cui, al limite, avrebbe potuto contare in futuro, quando la guerra e le tensioni con l’Occidente fossero eventualmente placate?
Certo, questi sono argomenti razionali. Non sono affascinanti come le fanfaluche dei soliti noti, che da sei mesi vanno in Tv a fantasticare di congiure anti-Putin, rivolte dei generali, ammutinamenti dei ministri, smentiti ogni giorno dalla realtà. Altrettanto razionale (quindi lo faranno in pochi) è guardarsi intorno è vedere quali Paesi profittano da questo sabotaggio. In primo luogo l’Ucraina, ovviamente. I gasdotti sotto il Mar Baltico, nel progetto russo, servivano appunto a evitare il passaggio sul territorio ucraino, cioè sul territorio di un Paese percepito prima come insicuro (si veda la Rivoluzione arancione del 2004, la presidenza di Viktor Yushcenko, i maneggi di Yuliya Tymoshenko) e poi, dopo il 2014 e l’Euromaidan, decisamente ostile. E anche a risparmiare i 3 miliardi di dollari che ogni anno vengono pagati, appunto come diritto di transito, al Governo di Kiev. Finiti i gasdotti sotto il Baltico, è ovvio che diventano molto più preziosi i transiti sul territorio ucraino: se la Russia vorrà o potrà continuare a esportare gas verso Ovest, non potrà più evitare di passare per l’Ucraina.
Ma non solo. Il transito ucraino diventa ancor più prezioso in futuro, proprio nel quadro di quell’affrancamento dal “ricatto energetico” russo di cui gli Usa e la Ue parlano da anni. Tre giorni fa, i primi ministri di Polonia e Danimarca e il ministro dell’Energia della Norvegia hanno simbolicamente inaugurato il nuovo gasdotto Baltic Pipe, una linea da 10 miliardi di metri cubi l’anno che collega la Norvegia alla Polonia via Danimarca e che dovrebbe garantire quella che i polacchi chiamano “sovranità energetica”. Anche in quella occasione la premier danese Mette Frederiksen ha ripetuto il discorso del “ricatto energetico” della Russia. L’ambizione della Polonia, però, non è solo quella di affrancarsi dalle forniture russe ma di diventare il perno di un sistema europeo di distribuzione dell’energia, in collaborazione proprio con l’Ucraina. Lo ha spiegato bene e senza ipocrisie il premier polacco Mateusz Morawiecki: “Essendo il più grande Stato dell’Europa centrale e orientale, ovviamente, pensiamo alla responsabilità della sicurezza energetica non solo in Polonia, ma anche in altri paesi che fanno parte dell’iniziativa dei Tre mari e, ad esempio, l’Ucraina. Vogliamo essere un partner che contribuirà davvero alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico per i Paesi della nostra regione. Nella prospettiva dei prossimi 10 anni, la Polonia potrebbe diventare un centro regionale per la distribuzione del gas al di fuori della Russia, ma tutto dipende dalla cooperazione con i nostri amici dell’iniziativa dei Tre mari e dalle condizioni economiche”. Progetto che, una volta realizzato, e in coincidenza con il declino politico ed economico della Germania, farebbe di fatto della Polonia il Paese più influente nella Ue.
A guadagnare dalla distruzione dei gasdotti russi, poi, non ci sono solo Polonia e Ucraina. C’è anche la Norvegia che zitta zitta è diventata il primo fornitore europeo di gas, prendendo il posto che per decenni era stato appunto della Russia. Le sue esportazioni di gas sono quadruplicate rispetto al 2021 e infatti il Paese ha registrato il più alto surplus commerciale della sua storia: 15,6 miliardi di euro. E ci guadagnano anche gli Usa, come spesso capita: nel 2022 hanno esportato in Europa il 74% della loro produzione di gas liquefatto, contro il 34% del 2021. E lo hanno venduto a noi a un prezzo 7 volte superiore a quello praticato sul mercato interno.
È difficile capire come si possa, in questo quadro, puntare subito il dito contro la Russia per i sabotaggi del Nordstream. Può farcela, appunto, solo la propaganda. Che cerca di non farci notare qualche altro fatto. È la Russia che ha chiesto la convocazione urgente del consiglio di Sicurezza Onu per parlare dei sabotaggi. Mentre, al contrario, né gli Usa né la Ue sembrano arsioni di indagare sull’accaduto. La di il solito ciarliera Von der Leyen tace. Borrell, alto rappresentante europeo per la politica estera e la difesa, non trova altro di meglio da fare di invitare i gay a lasciare la Russia.
Contrordine compagni, anche sul Nordstream.
-di Fulvio Scaglione-
 
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