Comunismo - Scintilla Rossa

Ucraina, scendono in campo gli Stati Uniti

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view post Posted on 1/1/2017, 22:36
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Da dove viene questa immagine? Esiste un link?
 
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view post Posted on 5/1/2017, 17:25
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Quella immagine è falsa, se ho capito bene è stata modificata e postata su Twitter da un russo (un sito Ucraino ha pubblicato lo screen http://1stvc.net/rossijskie-propagandony-v...elnoe-shestvie/). Come base avrà usato un fotogramma preso da questo video www.youtube.com/watch?v=HPweY2KD5LY.
Comunque non importa molto che sia falsa visto che il 1° gennaio a Kiev hanno fatto una fiaccolata in onore a Bandera, non mi sembra che ci sia tutta questa differenza...
https://it.sputniknews.com/mondo/201701013...era-fiaccolata/
 
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view post Posted on 8/2/2017, 16:35
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addàrivenì baffone

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CITAZIONE
Mikhail Sergeyevich Tolstykh, conosciuto da tutti con il nome di battaglia Givi, era nato ad Ilovaisk (URSS - Regione di Doentsk) nel 1980. Lui ed i suoi uomini hanno dato un grandissimo contributo nelle vittoriose battaglie di Ilovaisk e dell'Aeroporto di Donetsk, da dove hanno cacciato i terroristi ucraini.
Eterna memoria a te, Misha!

Peccato abbiano fatto sacrifici inutilmente, visto e considerato il grande aiuto fornito dai "fratelli" russi. Comunque una bella sconfitta strategica per gli interessi della borghesia russa, a mio avviso, peccato che a pagarne il conto sia la popolazione del Donbass. In generale, eh, la morte (in un attentato, non in battaglia) dell'ennesimo comandante militare è solo la conferma del declino inesorabile della resistenza, ormai sabotata apertamente dai russi.
 
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view post Posted on 8/2/2017, 18:21

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CITAZIONE (Minerva Paradizo @ 5/1/2017, 17:25) 
Quella immagine è falsa, se ho capito bene è stata modificata e postata su Twitter da un russo (un sito Ucraino ha pubblicato lo screen http://1stvc.net/rossijskie-propagandony-v...elnoe-shestvie/). Come base avrà usato un fotogramma preso da questo video www.youtube.com/watch?v=HPweY2KD5LY.
Comunque non importa molto che sia falsa visto che il 1° gennaio a Kiev hanno fatto una fiaccolata in onore a Bandera, non mi sembra che ci sia tutta questa differenza...
https://it.sputniknews.com/mondo/201701013...era-fiaccolata/

Si, l'immagine è falsa, hai ragione!
 
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view post Posted on 6/5/2017, 14:46

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Il governo di Kiev chiede l’arresto della delegazione italiana nel Donbass


di Redazione Contropiano


donbass delegazione
Incredibile ma vero. L'Ucraina di Poroshenko rende noto che chiederà l'arresto e l'estradizione di Eleonora Forenza e dei delegati della carovana antifascista nel #Donbass (tra cui Giorgio Cremaschi, Paola Palmieri della Usb, Banda Bassotti, il nostro Marco Santopadre ed altre decine di attivisti. Il governo di Kiev vuole processarli con l'accusa di violazione delle leggi anti-terroristiche ucraine. Il governo ucraino, per bocca del ministro degli Esteri, chiede alle autorità dell'Unione europea di arrestare i delegati al loro ritorno in Italia per consentire poi l'estradizione.

segue qui ---> http://contropiano.org/news/politica-news/...-donbass-091556
 
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view post Posted on 18/5/2017, 15:29

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Biglietto da visita dell'Ucraina golpista per la UE




di Fabrizio Poggi

Uno studente universitario di L'vov è stato condannato a due anni e mezzo di galera senza confisca dei beni (la pena potrà essere sospesa dopo un anno di buona condotta) per aver citato Lenin su Facebook.

Ne danno notizia la Procura di L'vov e il tribunale regionale galiziano della stessa città. L'accusa è “propaganda dell'ideologia comunista”, secondo l'art. 436-1 del Codice penale dell'Ucraina golpista, adottato dopo l'introduzione della legge sulla “decomunistizzazione”, che equipara la “simbologia comunista e nazista” e la “propaganda dei regimi totalitari comunista e nazional-socialista”.

Secondo la perizia linguistica, lo studente avrebbe propagandato “l'ideologia comunista, diffondendo informazioni tendenziose, volte a idealizzare e popolarizzare l'ideologia comunista... con pubblicazioni dedicate a V.I.Lenin, cioè una persona che ha occupato un posto direttivo negli organi supremi dell'Urss, e con sue citazioni filosofico-politiche”.

Il tribunale ha anche sentenziato che vengano distrutti, quali elementi di prova del reato, “la tessera del Komsomol e del partito dello studente, l'edizione di sua proprietà del “Capitale” di Karl Marx, un invito al Congresso straordinario del Partito socialista progressista d'Ucraina” e vari altri materiali di proprietà dell'imputato. La “putsch-democrazia” ucraina è pronta per la UE.

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-bi...la_ue/82_20155/
 
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view post Posted on 6/6/2017, 16:54

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LAURA BOLDRINI STRINGE LA MANO AD UN NEONAZISTA


La presidente della Camera ha accolto sorridendo e con tutti gli onori Andrij Parubij l'attuale presidente del Parlamento ucraino. Cosa c'è di scandaloso direste voi? Beh oltre al fatto che Parubij è il Presidente di un Parlamento c'è il piccolo dettaglio che lui non è stato solo un membro ma fu uno dei padri fondatori del Partito Nazionalsocialista Ucraino oggi meglio noto come Svoboda.
Lui è uno di quei neonazisti che la propaganda mainstream occidentale dice che non sono al potere in Ucraina grazie al colpo di stato del 2014.
Proprio durante l'Euromaidan infatti Parubij ha acquistato più fama e potere dirigendo e comandando le squadracce di picchiatori più violenti. Inoltre vogliamo ricordare il famoso episodio dell'Hotel Dnipro. Quando cecchini misteriosi (e guardacaso mai trovati) cominciarono a massacrare poliziotti e manifestanti fu lui ad intervenire personalmente per assicurarsi che i suoi amici ed alleati del Settore Destro potessero abbandonare le posizioni e svanire nel nulla senza essere fermati e perquisiti.
Ora la domanda è: può Laura Boldrini stringere la mano ad un rappresentate politico di uno dei più spietati e crudeli regimi dittatoriali che ci sono oggi nel mondo? Può seprimere sostegno ed amicizia ad un convinto ammiratore di boia e criminali nazisti come Stepan Bandera? Certo che può! Ma il prossimo 25 aprile, o la Giornata della Memoria o in qualsiasi altra occasione d'ora in poi ci risparmi il solito predicozzo sul pericolo dei populismi e sull'avanzata dell'estrema destra in Europa e si preoccupi piuttosto a lavarsi le mani. Potrebbe esserle rimasto attaccato il sangue di una delle 10000 vittime ucraine che lei e il sostegno di quelli come lei ha causato...
Itaru

www.facebook.com/fortrus%20/posts/1351674801568683

http://www.fnsi.it/verita-per-andy-rocchel...gini-proseguono
 
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view post Posted on 16/7/2017, 17:26

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FOLLIA DEI NAZISTI UCRAINI CHE COMPIONO UN SACRIFICIO UMANO BRUCIANDO UN TRENTOTTENNE APPENA FUORI A PERVOMAISK.....
luglio 16, 2017

basurin
un mostruoso avvenimento che ci toglie il fiato ma che, non riesce a stupire chi ,tra di noi ha avuto la sorte di seguire da tre anni ,ormai,le incredibili azioni dei nazisti ucraini .
è il vice comandante basurin ad informarci di quanto segue.
in un areale boschivo sito fuori pervomaisk in lnr ,ma che si trova in territorio ucraino è stato eretto un tempio pagano da uomini che in precedenza facevano parte del battaglione "pravy sektor" e che in seguito sono stati arruolati ,per meglio dire incorporati nella 57^ brigata motorizzata di fanteria della VSU,pur non perdendo le loro folli idee estremistiche e la tendenza all'esoterismo tipica di questi dementi dall'epoca di hitler & Co.
così,questi nazisti attivamente sostenuti dall'unione europea ,convinti ,in pieno XXI secolo dell'esistenza del dio pagano perun (una divinità appartenente al pantheon slavo pre-cristiano N.D.T) erigevano un tempietto ,come detto, nella zona boscosa ad ovest di pervomaisk.
così, il 12 luglio scorso, giorno dedicato alla "scelta del sacrificio da presentare a perun" questi uomini decidevano fosse venuto il momento di sacrificare un uomo, il trentottenne evghenij prochorchuk ,un individuo che risulta nella lunga e triste lista degli scomparsi senza lasciare traccia ne donbass.
secondo le informazioni in pugno alla "rasvedka" (intelligence militare) della DNR il sacrificio umano al dio perun è stato compiuto bruciando vivo questo pover'uomo......

http://vercesiblogspot.blogspot.it/2017/07...o.html?spref=fb
 
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view post Posted on 23/8/2017, 13:45

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Ucraina: schiavitù per i lavoratori e bombe per il Donbass




Questi non sono che i frutti di quella majdan Nezaležnosti, piazza Indipendenza, che il 24 agosto si appresta a celebrare il 26° anniversario della nezaležnosti


di Fabrizio Poggi - Contropiano

Oltre alla guerra nel Donbass, alla crisi economica che ha ridotto la maggioranza dei lavoratori a dover scegliere tra nutrirsi o scaldarsi durante l’inverno, per i giganteschi aumenti che il FMI ha imposto sui prodotti alimentari e sulle tariffe energetiche, il golpe neonazista del febbraio 2014 ha regalato all’Ucraina anche la moderna schiavitù.

Russkaja Vesna, sulla base di fonti della polizia ucraina, scrive dello smascheramento di un’organizzazione criminale che avrebbe spedito oltre 200 ucraini in Inghilterra, attraverso intermediari lituani, per lavori a dir poco da “schiavi”. Procurando visti di lavoro per la Polonia (essenziali per entrare nel territorio della UE) i lavoratori, provenienti per lo più dalle regioni di Ivano-Frank e Ternopol, erano fatti passare in Lituania. Qui, ricevevano documenti autentici, intestati a cittadini lituani, cui i malcapitati ucraini venivano fatti somigliare con l’ausilio di parrucche, imbellettamenti e altri sotterfugi. Nei casi in cui non era possibile trovare documenti con foto somiglianti, la “merce” viaggiava nascosta a bordo di TIR. Lo stipendio promesso nel “paradiso europeo” britannico variava dalle 4.000 alle 7.000 sterline al mese, per occupazioni “del tutto legali”.

I disgraziati contavano su brevissimi periodi di lavoro: giusto il tempo, col miraggio di tali salari, di mettere da parte il gruzzolo per comprar casa in Ucraina. Di fatto, le “risorse umane” rimanevano a tempo indefinito ostaggi dei banditi che, per miseri stipendi, procuravano agli sventurati lavori come guardiani di bestiame, addetti ad autolavaggi, lavapiatti e braccianti. Come nella miglior scuola internazionale, il grosso del salario veniva intascato dai caporali, quale “compenso” per averli traghettati all’inferno e, ancora da manuale, ogni protesta veniva messa a tacere con botte e minacce di ritorsioni sui familiari in patria.

Forse si riferisce a questo sistema di “emigrazione”, Petro Porošenko, quando promette agli ucraini l’abolizione dei visti per l’ingresso in Europa. D’altronde, da tre anni promette anche “il ritorno del Donbass” e, per ora, l’aggressione di esercito e battaglioni neonazisti non ha portato altro che bombardamenti e vittime, soprattutto civili, tra la popolazione delle Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk. Proprio in questi giorni, la Croce Rossa Internazionale ha diffuso i dati ufficiali sul numero di vittime civili dall’inizio del conflitto nel Donbass: si tratterebbe di oltre 2.700 persone uccise, tra cui alcune centinaia di minori. Secondo il Ministero degli esteri di Kiev, i dati ONU parlerebbero di almeno 2.500 civili uccisi e circa 9.000 feriti. Già due anni fa, i servizi segreti tedeschi avevano ventilato una cifra – su cui è poi caduto il silenzio, ma che non è mai stata smentita – di oltre 50.000 vittime, tra civili e militari.
E, se ieri l’altro le milizie delle Repubbliche popolari lanciavano l’allarme su possibili offensive ucraine, queste sono arrivate puntuali nella giornata di ieri.
Il portavoce delle milizie della DNR, Eduard Basurin, aveva rivelato che, lungo la direttrice di Gorlovka, la ricognizione aveva rilevato negli ultimi giorni manovre di disturbo e un intenso rifornimento di munizioni e carburante per le truppe ucraine: un segnale non di buon auspicio per il cessate il fuoco. Il portavoce della LNR, Andrej Maro?ko, aveva parlato di intensificazione dei voli di ricognizione con l’uso di droni e di gruppi di perlustrazione terrestre, insieme a manovre di disturbo radioelettronico. A partire dall’alba di ieri, il fuoco dei mortai ucraini ha incendiato abitazioni civili nell’area di Krasnyj Jar, nella LNR e nel pomeriggio, le truppe ucraine si sono addirittura accanite contro una squadra di vigili del fuoco che, alla periferia di Donetsk, stava accorrendo a spegnere gli incendi provocati dalle artiglierie di Kiev: il caposquadra è rimasto ucciso e 3 vigili del fuoco feriti. Ancora nella tarda serata di ieri, le forze di Kiev continuavano a bombardare la periferia di Donetsk, mentre stamani hanno colpito con proiettili incendiari i quartieri civili di Kalinovo, nella LNR.

Questi non sono che i frutti di quella majdan Nezaležnosti, piazza Indipendenza, che il 24 agosto si appresta a celebrare, per l’appunto, il 26° anniversario della nezaležnosti, la “indipendenza” dall’Urss, facendo sfilare per le vie di Kiev alcune centinaia di soldati della Nato.

Nazionalisti ed ex vertici militari polacchi hanno già espresso la propria contrarietà a che soldati della Trzecia Rzeczpospolita Polska sfilino al suono dell’inno dell’OUN banderista, divenuto oggi, con qualche adattamento, l’inno delle forze armate ucraine. Se dal testo sono stati espunti i riferimenti alle pretese territoriali sulle nazioni confinanti, è però prevista la presenza alla parata dello stendardo originale della 3° Divisione fucilieri, donato all’Ucraina nel 1992 dal capo della chiesa ortodossa autocefala, Mstislav Skripnik, dal 1941 al ’44 capo dell’amministrazione filonazista a Rovno.

Ma il Ministero della difesa polacco, scrive oggi news-front.info, ha fatto sapere di star ancora valutando in quale proporzione partecipare alla parata: se limitare al minimo la presenza di propri soldati o se invece sia più consono soprassedere sui 100.000 polacchi trucidati dall’OUN-UPA nel 1943, in nome del “comune sentire” antirusso. Del resto, è probabile che a Varsavia concordino di dar peso a quelle affinità “storico-etniche” polacco-ucraine, di contro alla “assenza di sangue slavo nelle vene dei russi, discendenti da tribù ugro-finniche, dei Merja, Murom, Mordvi, Moksh o Komi, mischiate con mongoli e altre nazionalità asiatiche” proclamata a Kiev. Detto questo, non rimane che mettere d’accordo le due scuole di “pensiero nezaležnyj”: la presente e quella che, appena pochi fa, aveva proclamato Genghis Khan ucraino, nato in un’area tra il Don e il Dnepr, figlio di Elena e di Isaak, ebreo.

La Nezaležnosti gioca anche questi scherzi, se non fosse tragica per chi ne subisce le conseguenze.

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-uc...nbass/82_21271/
 
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view post Posted on 22/11/2017, 17:16
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la stampa borghese riporta notizie di "attacchi" tra le repubbliche del donetsk e di luhansk, qualcuno ha conferme e/o analisi approfondite?

http://www.ilpost.it/2017/11/22/uomini-arm...onetsk-ucraina/
 
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view post Posted on 22/11/2017, 17:35
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addàrivenì baffone

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CITAZIONE (Kollontaj @ 22/11/2017, 17:16) 
la stampa borghese riporta notizie di "attacchi" tra le repubbliche del donetsk e di luhansk, qualcuno ha conferme e/o analisi approfondite?

www.ilpost.it/2017/11/22/uomini-arm...onetsk-ucraina/

http://www.fort-russ.com/2017/11/ukrainian...tuation-in.html

a quanto pare si tratta di una questione di spionaggio a favore del regime di Kiev da parte di membri della LNR, almeno così la impostano i siti filorussi. Ovviamente la propaganda della NATO non può che sguazzare in ogni merda, ma in realtà non si capisce bene che ti tipo di regolamento di conti sia.
 
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view post Posted on 22/11/2017, 18:50
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grazie khleb, sempre sul pezzo.
spionaggio ad alti livelli insomma, un pezzo grosso degli Interni, uno del governo, uno dei media.
e vari altri precedenti sempre di alto livello della repubblica di Lugansk.
situazione bella complessa.
 
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view post Posted on 12/12/2017, 12:57
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addàrivenì baffone

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Intervista del settembre 2017

Nome di battaglia Nemo



Intervista esclusiva. Parla il comandante italiano di Interunit, l'unità degli internazionalisti del Donbass

Ha combattuto per due anni, armi in pugno, al fianco del popolo del Donbass in nome del socialismo. Questa è la sua prima intervista da quando è rientrato in Italia a luglio 2017.

Il suo nome di battaglia è Nemo, è stato il comandante dell’InterUnit, l’unità degli internazionalisti fondata nel settembre 2015, che ha combattuto per le Repubbliche Popolari di Lugansk e Donetsk, dichiaratesi unilateralmente indipendenti dall’Ucraina il 12 maggio 2014, a seguito di un referendum popolare. InterUnit, operativa in prima linea a nord-ovest della Repubblica Popolare di Lugansk, ha sospeso le attività militari nel gennaio 2017.

Il conflitto però non concede tregue, la guerra civile dura da 4 anni e secondo le stime ufficiali ha già provocato più di 10mila morti. Nemo preferisce mantenere il suo anonimato.

L’ho incontrato a Roma, sua città natale, a margine di un incontro pubblico sul centenario della Rivoluzione bolscevica.

Tra i presenti, gli ambasciatori e i delegati di Venezuela, Cuba e Nicaragua hanno seguito con interesse il suo intervento.

Si combatte ancora in Donbass? Qual è lo scenario attuale dal punto di vista politico e militare?


La situazione in Donbass è estremamente chiara, abbiamo vinto. Abbiamo sconfitto i fascisti, abbiamo liberato un territorio e stiamo tentando di costruire uno stato socialista. Deve essere chiaro che il detonante dell’insurrezione in Donbass è stato il colpo di stato fascista di Kiev; il popolo però non si è sollevato soltanto contro il fascismo ma anche contro il capitalismo, che in Ucraina è fallito mostrando il suo volto peggiore.

Nonostante gli accordi di Minsk II si combatte ancora e le Repubbliche Popolari continuano ad essere sotto attacco. Il governo di Kiev ha compreso che con gli assalti frontali non riesce a passare ed è in atto una guerra a bassa intensità che comunque provoca mediamente la morte di 2/3 soldati ucraini al giorno; una cifra enorme. In Ucraina vige la leva obbligatoria e hanno una quantità di ‘carne da cannone’ sterminata.

A noi non fa assolutamente piacere questa situazione, ovviamente abbiamo i nostri morti e pensiamo a loro. In questo momento gli ucraini stanno attaccando con metodi non convenzionali, soprattutto con autobombe nei centri cittadini; c’è da dire che lo fanno professionalmente, con cariche ben calibrate, e raramente ci sono vittime tra i civili ma è qualcosa che va fermato e che non possiamo accettare.

Kiev deve capire che se continua su questa strada ci sarà una recrudescenza inevitabile.

Perché sostieni che il governo di Kiev sia un governo fascista?

Il governo di Kiev attua una politica fascista in continuità con i governi precedenti ma si appoggia a componenti naziste che hanno avuto un ruolo decisivo in Euromaidan. I nazisti hanno ottenuto, in cambio del loro supporto, un mandato incondizionato per effettuare operazioni ‘di pulizia’ contro la popolazione ma anche all’interno dell’esercito ucraino, andando a colpire chi si rifiuta di combattere.

Inoltre le milizie naziste, come il battaglione Azov, non sono dipendenti dal Ministero della Difesa ma dal Ministero degli Interni.

Nelle città di Charkiv e Mariupol, che prima facevano parte dei nostri territori, i nazisti hanno compiuto delle feroci rappresaglie quando le hanno riconquistate. Oggi per questi motivi i nazisti sono odiati anche dalla gente comune.

La rivolta in Donbass si è innescata emotivamente proprio dal fatto di vedere i fascisti al potere, poi è diventata una lotta anticapitalista.

Quanto tempo hai trascorso in Donbass?

Dal 2015 al 2017 ho trascorso un anno e mezzo in prima linea e sei mesi nelle retrovie. Ho avuto 14 giorni di riposo e sono uno di quelli che ne ha avuti di più; alcuni compagni stanno combattendo da quattro anni e questo vuol dire anche quattro gelidi inverni.

Non c’è tregua: con il freddo, i combattimenti e la morte ti confronti sempre e dopo 4 anni inizia ad essere molto dura.

C’è chi è stato ferito anche tre volte ma continua a combattere. Nessuno vuole prendersi dei giorni di riposo perché se la persona che ti sostituisce perdesse la vita vivresti per sempre con il senso di colpa. Ad alcuni è accaduto purtroppo.

Cosa rappresenta l’InterUnit e da chi è composta?

L’InterUnit è un soggetto politico militare nato dalla Brigata Prizrak (la Brigata Fantasma creata da Aleksej Mozgovoj che combatte nella milizia della LNR ndr). La grande differenza rispetto ad altre esperienze del passato è stata quella di ricompattare la sfera politica con quella militare, questo è un tabù che in Italia non è stato più affrontato negli ultimi anni. Noi ci inseriamo nel solco tracciato dalle migliori lotte internazionaliste, sia della Guerra Civile Spagnola, sia delle guerre di liberazione dell’America Latina. Siamo persone normalissime, quasi tutte senza precedenti esperienze militari.

Nel complesso hanno militato in InterUnit 31 compagni provenienti dall’Italia, dalla Francia, dalla Finlandia, dagli Sati Uniti e da altri Paesi. Il grosso dei combattenti è arrivato dalla Spagna proprio perché c’è questo retaggio della Guerra Civile Spagnola, qualcosa di indelebile nella memoria degli antifascisti.

Quali sono le rivendicazioni di chi combatte in Donbass e quali sono le prospettive, non solo nel breve periodo?

Il Donbass è nato come un progetto politico con l’intento di costruire una realtà alternativa che fosse in continuità con l’Unione Sovietica; il capitalismo in Ucraina infatti è stato il terreno fertile per mafia ed oligarchia. A causa di alcune contraddizioni interne le Repubbliche Popolari non si sono sviluppate pienamente ma il processo è in atto. Il problema più grande dal punto di vista politico è che nelle Repubbliche i partiti comunisti non contano nulla per una loro incapacità di lettura della situazione contingente; inizialmente infatti non hanno appoggiato l’insurrezione, perdendo un’occasione storica. In questo vuoto politico si sono inserite le forze che cercano di restaurare il sistema economico precedente ed il sistema delle oligarchie.

Tutto questo ha portato ad una «russizzazione», il governo attuale infatti vede la Russia come unico interlocutore. In questa fase c’è una guerra all’interno della guerra, da un lato la guerra guerreggiata, militare, in cui sono impegnati in prima fila i comunisti che sono quelli che danno il contributo più spassionato e disinteressato ma poi ci sono degli scontri anche all’interno, nelle retrovie, tra chi vuole davvero il socialismo e chi cerca di restaurare il capitalismo.

Per quale motivo hai deciso di mettere a rischio la tua vita andando a combattere in Donbass?

Sono un antifascista e un internazionalista e a chi crede davvero in queste idee viene spontaneo dargli un’attuazione pratica. In questa fase la rivoluzione e l’insurrezione armata in Italia non credo siano alle porte, quindi chiunque avesse intenzione di fare un’esperienza di lotta armata rivoluzionaria deve rivolgere le proprie attenzioni altrove.

È la tua prima esperienza al fronte? Dove ti sei addestrato?

Come operativo al fronte è stata la prima esperienza. In realtà il mio addestramento risale a parecchi anni fa ed è avvenuto in Jugoslavia, durante la crisi del Kosovo. Anche lì si è tentato di costituire delle unità internazionaliste per difendere un’esperienza socialista ma purtroppo siamo arrivati troppo tardi quando il vento era già cambiato.

Abbiamo perso tanto tempo all’inizio perché all’epoca internet era solo agli albori, non lo padroneggiavamo e non riuscivamo a sfruttare a pieno le potenzialità anche perché erano ancora poco sviluppate. In Donbass ci siamo perfezionati e raccordati con i compagni locali, sia per quanto riguarda le tecniche sia per quanto riguarda l’affiatamento generale.

Perché questo nome e quali erano i tuoi compiti?

Il nome Nemo viene dalla letteratura, ci sono due casi estremamente noti. Il primo è nell’Odissea, l’altro Nemo è quello di Ventimila leghe sotto i mari, un militante internazionalista ante litteram che andava per il mondo a combattere l’imperialismo con metodi un po’ fantascientifici ma comunque efficaci.

Appena arrivato in Donbass sono stato inquadrato in un’unità di fanteria, un paio di mesi dopo è stato sviluppato il progetto politico militare e in InterUnit ho assunto il compito di commissario politico.

Nei primi due anni di guerra si utilizzava il sistema di lotta partigiana con il doppio comando: commissario politico e comandante militare. All’epoca ero commissario politico per un motivo ben preciso, non conoscevo la lingua russa, quando sono arrivato ad un livello di conoscenza sufficiente ho assunto il comando dell’unità. I compiti classici sono quelli di controllo del territorio, grossi avanzamenti non ce ne sono stati, comunque ho contribuito a strappare parti di territorio all’Ucraina, compresi due villaggi e una collina strategica.

I media hanno dato spesso risalto a battaglioni di estrema destra, in cui sono presenti anche italiani, che combattono in Donbass per l’indipendenza delle Repubbliche Popolari. È una narrazione parziale?

Non è una lettura parziale, è semplicemente una balla montata dai media. Ci sono dei fascisti che combattono per Kiev e poi ce ne sono alcuni che fanno parte delle milizie popolari, questi ultimi sono di due tipi: i fascisti locali e quelli europei che per motivi loro hanno deciso di andare a combattere contro la NATO.

Nessuno di questi è inquadrato in un battaglione fascista, assolutamente non esistono formazioni militari fasciste che combatto per le Repubbliche Popolari, questa è un’invenzione.

Ci sono stati dei tentativi di costituirne e sono stati immediatamente smantellati perché totalmente incompatibili con la fiera natura antifascista del popolo del Donbass. Purtroppo però questi personaggi sono molto bravi a camuffarsi e ad inserirsi nei gangli del potere assumendo la veste del rossobrunismo.

Ad esempio nella Repubblica Popolare di Lugansk hanno occupato tutti i posti dell’agenzia di stampa ufficiali. Le informazioni che passano fuori sono ampiamente filtrate per mano dei fascisti, questa è un’altra grande contraddizione.
I fascisti che realmente hanno combattuto al fianco degli ucraini non sono più di 10, poi ce ne sono altri 20 circa che hanno combattuto per brevi periodi.

C’è però un buco nero, perché è impossibile quantificare quanti europei siano passati per i centri di addestramento dei battaglioni punitivi ucraini. Sappiamo per certo che i nazisti ucraini hanno dato formazione militare ai fascisti italiani e forse anche delle armi. Sappiamo ad esempio che l’esercito ucraino ha perso 5 milioni di armi leggere, di questi un milione lo abbiamo sottratto noi delle Repubbliche Popolari. Gli altri 4 milioni? Queste armi scomparse sono già apparse in altri scenari, ad esempio in Romania e in Libia.

Non molto tempo fa una coppia di napoletani è stata arrestata perché accusata di traffico internazionale di armi ed elicotteri (dalle indagini risulterebbero provenienti dall’Ucraina e venduti ad Iran e Libia ndr), non si sta parlando più solo di armi leggere.

L’Ucraina si sta vendendo tutto anche perché le frontiere sono molto permeabili. Alcuni fascisti europei sono stati già trovati con delle armi sottratte e questo farebbe pensare che parte di queste possano essere già arrivate qui.

Tornando al tema degli italiani nelle milizie popolari, gli antifascisti che hanno combattuto per lunghi periodi sono stati più di 20, poi ce ne sono circa 10 che sono stati per brevi periodi. Per quanto riguarda i fascisti invece, quelli che hanno combattuto realmente sono stati 2, mentre sono stati circa 10 quelli che sono stati al fronte per brevi periodi. Bisogna considerare inoltre che ci sono stati 6 fascisti, molto esposti mediaticamente, che dicono di essere combattenti mentre sono stati sempre in seconda linea.

Se consideriamo i fascisti locali ucraini, più quelli russi e quelli europei, nel loro apice raggiungevano lo 0,9% dei combattenti in Donbass, se a questi aggiungiamo i nazionalisti e gli integralisti religiosi (ultraortodossi e neopagani) arriviamo al 2%. Numeri irrisori. Se in Italia rappresentiamo la lotta del Donbass guardando solo questo 0,9% vogliamo volutamente fare una narrazione distorta.

Quanto è forte ancora la tradizione sovietica in Donbass?

Le Repubbliche Popolari si pongono in piena continuità con l’Unione Sovietica e questo serve anche a sfatare un altro mito: non siamo filorussi. Se la popolazione del Donbass fosse realmente filorussa non avrebbe mai costituito una Repubblica Popolare, perché una realtà che contiene degli elementi di socialismo è in aperta antitesi con la storia degli ultimi 25 anni della Russia.

La maggioranza della popolazione del Donbass si ritiene sovietica. Nel 1991 ci fu un referendum in cui la popolazione dell’Unione Sovietica si espresse fermamente contro la sua dissoluzione (77% dei votanti ndr), che è stata portata avanti comunque con un colpo di mano e solo con un colpo di mano gli si può rispondere.

Qual è la posizione della Russia in questo conflitto? Vi ha offerto un supporto militare?

La Russia era interessata esclusivamente alla Crimea ed ha ottenuto quello che voleva, infatti lì gli scontri sono durati solo 2 giorni e hanno provocato 2 morti. In Donbass invece si combatte da 4 anni e non c’è stato nessun supporto militare russo alla nostra lotta.

La Russia non è interessata all’indipendenza delle Repubbliche Popolari, non è ostile alla causa ma tende a rappresentarla come una causa etnica.

La Brigata Prizrack ha infatti combattuto solo con armi sovietiche. All’inizio dell’insurrezione sono state utilizzate armi da caccia e da autodifesa, dopodiché sono stati assaltati i posti di polizia per sottrarre le armi.

A quel punto il conflitto è diventato ad alta intensità e Kiev ha inviato il suo esercito. In molti casi però i soldati ucraini hanno disertato e si sono addirittura uniti alle milizie popolari.

Successivamente siamo entrati in possesso delle cartine dei vecchi depositi di armi sovietiche sotterrate segretamente dall’URSS da utilizzare in caso di attacco e abbiamo combattuto con quelle. Abbiamo preso pezzi di artiglieria dai parchi e molte armi anche dai musei, erano armi funzionanti che magari avevano solo bisogno di sostituire il percussore. Le armi di precisione sono state prese tutte dai musei ed erano armi sovietiche. La mia arma personale era un kalashnikov, mentre quella di posizione era un fucile PTRD del ’41.

La Russia non vi ha offerto nemmeno un sostegno economico?

Bisogna considerare che gli unici rapporti commerciali che le Repubbliche Popolari hanno con l’esterno sono con la Russia che è, credo, l’unico acquirente del carbone del Donbass. Gli scambi sono tutti in rubli e la Russia, immettendo denaro dall’esterno, ha contribuito a riattivare l’economia delle Repubbliche che era completamente ferma.

In che modo è cambiata la tua vita oggi?

La mia vita non è cambiata praticamente per niente perché sono un militante rivoluzionario, quindi per me fare la guerra o fare normale attività politica non cambia assolutamente niente, se non negli strumenti.

Pensi di tornare a combattere?

Io continuo a combattere solo che non sto facendo una lotta armata; non ha senso farla in Italia in questa fase, non ci sono le condizioni, faccio una lotta politica.

Per quanto riguarda il Donbass, se dovesse essere necessario sarei operativo in 48 ore e come me tanti altri compagni. Noi ci siamo fermati in quanto la diplomazia internazionale ci ha imposto di non avanzare ulteriormente, ma il popolo del Donbass non si accontenta di aver liberato un fazzoletto di terra, per quanto grande possa essere.

Il nemico è il fascismo che ancora imperversa a Kiev e a questo si deve porre un rimedio. Se non lo farà la comunità internazionale prima o poi lo faranno i popoli dell’ex Ucraina.

C’è anche un altro aspetto da considerare, InterUnit è un soggetto militare che in questa fase non sta operando in Donbass ma deve essere chiaro che se ci fosse un attacco ad altre esperienze socialiste nel mondo, i compagni sarebbero sicuramente pronti ad intervenire in qualsiasi momento.
 
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view post Posted on 31/1/2018, 18:37

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ALFANO IN UCRAINA E RUSSIA

ROMA\ aise\ - Prende avvio la tre-giorni in Ucraina e Russia del ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano, alla sua prima missione nelle vesti di presidente in esercizio dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
Il primo appuntamento a Kiev è con il ministro degli Esteri ucraino, Pavlo Klimkin. Ad accompagnare Alfano saranno il rappresentante speciale della Presidenza in esercizio OSCE, ambasciatore Martin Sajdik, il capo della Missione di Monitoraggio Speciale (SMM) OSCE, ambasciatore Ertugrul Apakan, e il capo del Centro di Prevenzione di Conflitti OSCE, ambasciatore Marcel Pesko.
In agenda anche il Business Forum Italia-Ucraina presso la Camera di Commercio ucraina, e l’incontro, nella sede dell’Amministrazione presidenziale, con il presidente della Repubblica, Petro Poroshenko. Ultimo appuntamento istituzionale della giornata alla Presidenza del Consiglio, sarà l’incontro tra Alfano e il primo ministro ucraino, Volodymyr Groysman.
La tappa in Ucraina – riporta la Farnesina – sarà anche occasione per annunciare un pacchetto di interventi umanitari della Cooperazione italiana a favore della popolazione colpita dalla crisi umanitaria in Ucraina orientale, del valore complessivo di 2 milioni di euro: 500.000 a favore del Programma Alimentare Mondiale per la consegna di razioni alimentari e la fornitura di beni di prima necessità per affrontare l'inverno, un finanziamento ad UNICEF di 500.000 euro nel settore dell'educazione al rischio mine ed un milione di euro a favore del Comitato Internazionale della Croce Rossa per interventi nel settore della salute e della protezione.
Alfano si trasferirà quindi a Mosca, dove domani incontrerà il ministro degli Affari Esteri russo, Sergey Lavrov. Prima di rientrare in Italia, il ministro incontrerà presso l’Ambasciata d’Italia i corrispondenti a Mosca della stampa nazionale. (aise)

www.aise.it/ministro/alfano-in-ucraina-e-russia/105182/160
 
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