Comunismo - Scintilla Rossa

Ucraina, scendono in campo gli Stati Uniti

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Compagno Timošenko
view post Posted on 12/12/2015, 15:12




Il battaglione neonazista "Azov" torna nelle scuole ucraine. Questi gli opuscoli lasciati agli studenti:

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view post Posted on 17/12/2015, 14:17
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addàrivenì baffone

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Kiev: traballa la poltrona di Jatsenjuk. Vietata l'attività del Partito comunista

I segnali che giungono da oltre oceano non sembrano particolarmente incoraggianti per il primo ministro ucraino Arsenij Jatsenjuk. Prima la visita del vice presidente USA Joe Biden a Kiev, accompagnato dalla “curatrice” degli affari (nel senso letterale del termine) ucraini Victoria “fuck the UE” Nuland, con una sonora strigliata al parlamento del “paese più corrotto del mondo”. Quindi un consiglio dei Ministri, allargato ai Governatori, nel corso del quale ci si sono scambiate accuse reciproche di ladrocinio che hanno coinvolto direttamente anche il premier, con epiteti che la portavoce del Ministero degli esteri russo, Marja Zakharova, ha definito “ingiuriosi per la lingua russa”: la presenza alla riunione del governatore di Odessa, l'ex presidente yankee della Georgia Mikhail Saakašvili, aveva costretto i “patrioti” ucraini a ricorrere alla ex lingua plurinazionale sovietica.
Quindi, ecco le parole dell'ex ambasciatore USA a Kiev e direttore del Centro euroasiatico del Atlantic Council, John Herbst. “Il governatore di Odessa Mikhail Saakašvili non può lottare vittoriosamente contro la corruzione nella propria regione perché il primo ministro Arsenij Jatsenjuk e il Ministro degli interni Arsen Avakov fanno di tutto per ostacolarlo”, avrebbe detto Herbst, il cui cognome appare simbolicamente annunciare l'autunno di Jatsenjuk.
L'ex ambasciatore ha detto che la dogana di Odessa costituisce un immenso pozzo di corruzione e quando Saakašvili ha tentato di metterla sotto controllo e riformarla, il primo ministro glielo ha semplicemente impedito con un divieto che ha del geniale: occorre riformare l'intera dogana in tutto il paese e non in una regione, avrebbe detto Jatsenjuk. Che l'intervento di Herbst lasci intendere qualcosa d'altro, lo dice la semplice constatazione che anche Saakašvili - che oggi paragona il PIL ucraino, caduto al di sotto di quello del 1991, a quello dello Zimbawe - non ha tardato a mettere ai posti chiave della polizia di Odessa e delle strutture portuali (le più appetibili, anche per i traffici di petrolio) della città, propri uomini della sua vecchia guardia georgiana. Quindi, la cosiddetta “lotta alla corruzione” non è che il paravento della “lotta per la poltrona”.
Dunque, se gli stessi padrini statunitensi lanciano tali chiari avvertimenti, qualcuno reputa giunto il momento per dare la spallata a un premier il cui rating di consensi è ormai da quasi sei mesi vicino allo zero. Ecco che Julija “sterminiamo i russi del Donbass con l'atomica” Timošenko prova di nuovo a lanciare la zampata: “Jatsenjuk è inadeguato; sinceramente, mi fa paura. Aveva previsto per il 2015 un'inflazione al 26,7%; di fatto, è al 45,8%. Abbiamo un bilancio gonfiato dall'inflazione e non dalle entrate reali del paese. Aveva previsto una caduta del PIL del 5,5% e si è avuta del 9%”. La conclusione è che “Il premier deve essere chiamato a rispondere, amministrativamente e penalmente. Perché come si sta sgretolando oggi il paese, non si era mai verificato prima”, ha tuonato l'ex beniamina occidentale, icona della “rivoluzione arancione”, poi sfociata nel golpe di euromajdan.
Proprio quel golpe e quella guerra terroristica contro i civili del Donbass che oggi sfociano definitivamente, dopo un anno e mezzo di processi e controprocessi, appelli e nuove sentenze, di lotte, di minacce aperte ai militanti, di assassinii anche di deputati, nel definitivo divieto, sancito “dalla legge”, di ogni attività del Partito comunista, dopo averne sciolto da tempo la frazione parlamentare. Il cerchio cominciatosi a delineare proprio con la bionda “regina del gas”, quella che i romantici media occidentali hanno a lungo qualificato come la “pasionaria” ucraina (con ciò stesso offendendo la memoria della Pasionaria combattente contro il golpe franchista, Dolores Ibarruri) per i traffici energetici che le erano costati qualche mese di carcere; quel cerchio avviatosi con l'intervento diretto dei curatori yankee dell'Ucraina e sfociato nel golpe del febbraio 2014, oggi si completa nella trasformazione dell'Ucraina, come scrive la nnr.su, in uno stato totalitario, che non tollera manifestazione alcuna di dissenso, a dispetto dei proclami cari alla UE su democrazia e libertà.
Dopo l'adozione delle “leggi equidistanti” sulla condanna dei “regimi totalitari comunista e nazista”, che ne proibisce la simbologia e la propaganda; dopo la qualifica a “combattenti per l'indipendenza ucraina” ed “eroi nazionali”, dei reparti filonazisti inquadrati nelle SS durante la guerra mondiale, ecco che ora si completa il cosiddetto “pacchetto sulla decomunistizzazione”. La democrazia UE alla maniera di Kiev.
E poco importa che gli attori principali del dramma vengano attaccati da destra, come a voler presentare al mondo la propria “equidistanza”, la propria “democraticità”, la propria “tolleranza” verso quella gran parte della popolazione, nelle regioni più diverse del paese e non solo nel Donbass, che chiede a Kiev di poter decidere autonomamente del proprio destino e non legarlo alle scelte terroristiche del centro. Se ora i neonazisti di Pravyj sektor, in crisi e prossimi allo sfaldamento, minacciano di fare la pelle a Petro Porošenko, il presidente e la sua squadra golpista non cessano da parte loro, come scrive l'agenzia DAN, di “preparare i regali di fine anno per la Novorossija". Il portavoce della Repubblica popolare di Donetsk continua a riferire dei forti timori per una possibilissima offensiva delle forze armate ucraine, testimoniata dall'incessante affluire di uomini e mezzi a ridosso della linea del fronte. I reparti avanzati ucraini, le cui punte di lancia sono costituite, come per il passato, dai battaglioni neonazisti e da sezioni della Guardia nazionale (cioè: parti degli stessi battaglioni, “istituzionalizzati” in una struttura ufficialmente agli ordini del Ministero degli interni) tentano in ogni modo di provocare la reazione delle milizie e aver così il pretesto per un attacco in grande stile. USA e Nato sono lì pronti a dar man forte, dicono nella DNR. Per intanto, la “decomunistazzazione” interna prepara il terreno a soffocare ogni reazione della popolazione alle avventure del regime.

Fonte: http://www.contropiano.org/internazionale/...rtito-comunista
 
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giulio.
view post Posted on 22/12/2015, 08:25




“Per le decisioni di Kiev gli ucraini hanno stipendi più bassi che in Africa”



Gli ucraini ricevono una retribuzione mensile di circa 160 dollari al mese, mentre persino in Etiopia lo stipendio medio è di 240 dollari, in Ghana è di 316 $, ha denunciato il leader del movimento civico “Ukraynsky Vybor” Viktor Medvedchuk.

Le riforme intraprese dalle attuali autorità ucraine hanno portato al fatto che i redditi percepiti dai lavoratori del Paese risultano essere inferiori a quelli di alcuni Stati africani, ritiene il leader del movimento "Ukraynsky Vybor" ("Scelta Ucraina") Viktor Medvedchuk.

Medvedchuk riporta dati che dimostrano che lo stipendio medio in Ucraina si attesta su 3.500 grivnie (160 dollari — 143 euro). In Germania il salario medio è di 2.315 euro, in Spagna 1.679 euro, in Lettonia 606 euro.

In Ucraina, nonostante le "aspirazioni europee", "solo il costo della vita ha raggiunto standard europei", è convinto il politico.

"Ma i redditi delle persone comuni sono scesi al di sotto del livello dei Paesi tradizionalmente poveri come l'Etiopia, dove il salario medio è di 240 dollari, o il Ghana, dove lo stipendio medio è di 316 dollari. Le riforme del governo "kamikaze" non solo non avvicinano l'Ucraina agli standard europei di vita, ma l'allontanano persino dai Paesi africani,"- Medvedchuk ha scritto sulla sua pagina su Facebook.

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/economia/2015101...l#ixzz3v23Yje8v
 
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view post Posted on 26/12/2015, 10:26

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Le violenze dei battaglioni neonazisti e la "radice ebraica dell'Ucraina moderna"



Anche in Ucraina si sa che il prolungato mancato allenamento di un qualsiasi muscolo porta alla sua atrofizzazione e la regola vale anche al di fuori della sfera fisiologica. I bravi dei battaglioni “volontari”, momentaneamente a corto di esercizio nelle loro scorribande terroristiche contro i civili del Donbass, negli ultimi tempi sentono il bisogno di “allenarsi” nelle scaramucce contro reparti dell'esercito regolare ucraino, nelle azioni squadristiche contro città ucraine di cui intendono prendere il controllo e, via via, organizzando puntate di guerra – oggi è toccato alla cittadina di Spartak e all'aerea dell'aeroporto di Donetsk - contro le milizie popolari, contravvenendo (forse?!) agli ordini del Quartier generale di Kiev. Giudicando tuttavia insufficiente anche questo allenamento e temendo l'arrugginirsi delle armi così generosamente fornite loro dai paesi atlantici confinanti con l'Ucraina, sembrano aver trovato ultimamente un'altra forma di esercizio, che intervalli la fragile tregua nel Donbass: il brigantaggio e le bravate criminali contro ucraini a loro invisi.
In alcuni casi, soffiano sul fuoco – e anche più – delle recriminazioni di gruppi di cittadini contro corruzione e connivenza della polizia e procedono seduta stante, per dimostrare il loro “attaccamento al popolo ucraino”, a emanare giudizi ed eseguire sentenze, quasi sempre di morte. In caso di “condanne” più lievi, ci si limita a dar fuoco alle stazioni di polizia o alle abitazioni di qualche funzionario. Fa poca differenza che i bravi militino in “Azov”, “Dnepr”, “Ajdar”, “Kherson”, “L'vov”, “Tornado” o “Pravyj sektor”. La formazione è la stessa, l'addestramento e l'armamento anche, la smania per le spedizioni squadristiche viene a tutti dalla stessa matrice che, settant'anni fa, portò i nazionalisti ucraini ad arruolarsi nelle divisioni SS e fungere da manovalanza nelle stragi di comunisti ed ebrei, ucraini, polacchi, russi, rom. Ora che sono costretti all'inazione nel Donbass – lo stesso Ministero degli interni ucraino ha puntualmente registrato le distruzioni, le rapine e le stragi di civili della Novorossija commessi dai battaglioni neonazisti – e che Kiev non è in grado di assicurare la loro smobilitazione, ecco che dirigono la propria “esperienza” verso obiettivi di altre regioni ucraine. Tanto che, ad esempio, come scrive nnr.su, gli abitanti della regione di Kherson hanno iniziato a formare milizie di autodifesa, vista la connivenza della polizia con i reparti di “Ajdar” che da mesi, alla maniera degli elementi declassati e sottoproletari che formavano le squadracce di italica memoria, si danno a rapine, estorsioni e uccisioni ai danni della popolazione. Secondo il sito Politnavigator, tali squadre di autodifesa, sorte sul modello delle prime milizie del Donbass, si sarebbero già formate anche nella regione della Transcarpazia e della Galizia.

In questo quadro, con la legalizzazione e l'ufficializzazione dei battaglioni ultranazionalisti che, per metodi, ferocia e ideologia reincarnano la tradizione più nera del nazismo, il presidente Porošenko ha ritenuto opportuno esporre alla Knesset israeliana il proprio pensiero a proposito delle radice ebraiche dell'Ucraina moderna e della comunanza di obiettivi contro il terrorismo. “Gli ebrei, in quanto nazione, parteciparono direttamente alla creazione dello stato di Ucraina”, ha detto Petro che, chiedendo scusa per i delitti commessi dagli ucraini all'epoca dell'olocausto, ha affermato che gli ebrei giocano tuttora un ruolo importante nella vita dell'Ucraina; alla pari dei discendenti diretti dei loro vecchi massacratori – ha mancato di aggiungere. E, ancora lungo la linea del Porošenko-pensiero sulla democrazia: l'Ucraina, ha detto, “è la piazzaforte della democrazia in Europa orientale, mentre Israele lo è nel Medio oriente”: c'è da commuoversi di cotanto umanesimo, rispondono a loro volta popolo palestinese e civili del Donbass! “L'aggressione russa contro l'Ucraina non è solo una guerra per il territorio. La Russia possiede un grande territorio; è una guerra di concezione del mondo, contro la libertà e la democrazia”. Chissà da chi l'avrà imparata!

Forse da quegli sponsor d'oltre oceano che, come ha dichiarato il presidente della Commissione esteri della Duma russa, Aleksej Puškov, approfittano della crisi ucraina in senso anti russo. “USA e alcune forze europee ritengono che si debba trasformare l'Ucraina in un contrappeso strategico alla Russia” ha dichiarato Puškov. “Hanno profittato della crisi ucraina per accrescere il potenziale anti russo della Nato, si sono accordati per la creazione in Polonia di basi di pronto intervento, per una rapida dislocazione di sistemi antimissilistici in una serie di paesi dell'Europa orientale. La Nato costruisce la propria strategia sul mito della minaccia russa”.

Intanto, a dispetto della proclamata tregua, da qualche giorno, oltre il consueto martellamento ucraino delle città del Donbass più a ridosso della linea di demarcazione, si è acceso un contrasto sulla cittadina di Kominternovo, in territorio neutro, vicina a Mariupol. Kiev accusa le milizie di averla occupata; il Ministero della difesa della DNR nega l'addebito. Oggi, il Ministro degli interni Arsen-lanciaacqua-Avakov, ha chiesto la convocazione urgente del Consiglio di sicurezza e difesa, per preparare una “rapida reazione” ucraina. Dalla DNR fanno sapere che la notizia riguardante Kominternovo “è falsa. La dichiarazione delle forze armate ucraine non corrisponde a verità”, ha dichiarato a Interfax il vice comandante delle forze della DNR Eduard Basurin, che ha a sua volta denunciato l'occupazione di ben otto cittadine della provincia di Jasinovata, in un'area cuscinetto pochissimi chilometri a nordest di Donetsk.

Invece, di nuovo a proposito dei “vezzeggiamenti” reciproci nella alte sfere ucraine, l'ex presidente georgiano e attuale governatore di Odessa Mikhail Saakašvili è tornato lancia in resta sul proprio fronte della “lotta alla corruzione” (degli altri) e ha dichiarato che in tutto il periodo della permanenza nella sua nuova patria – è da poche settimane ufficialmente cittadino ucraino e non più georgiano – non ha ancora incontrato una persona che gli abbia detto che oggi in Ucraina si vive meglio del periodo precedente il golpe di febbraio. “Così male come oggi”, ha detto ieri lo yankee caucasico nel corso del forum anticorruzione “Per la pulizia” dell'Ucraina, le cose non erano “mai andate; né con Kučma, né con gli “arancioni” - il periodo di Juščenko-Timošenko – né con Janukovič”, ha tuonato Mikhail l'incorruttibile, tuttora ricercato in Georgia per appropriazione di oltre 5 milioni di $ di fondi pubblici. Saakašvili è anche tornato sul famoso bicchier d'acqua lanciatogli in faccia dal Ministro degli interni, l'armeno Arsen Avakov, affermando di non essere in conflitto con lui, bensì col primo ministro Arsenyj Jatsenjuk, accusato da Mikhail-Savonarola di presiedere un gabinetto corruttivo e condurre una politica a vantaggio degli oligarchi, che porta a una sottrazione mafiosa di 10-15 milioni di $ l'anno. La qual cosa è ben conosciuta a Washington e Bruxelles. “Il potere non opera in maniera nuova; vive alla vecchia maniera. Io lotto contro il sistema, contro il paradigma esistente di direzione statale della nostra economia da parte di alcune persone. Io lotto contro di esse, per smascherarle e mostrare il loro vero volto”, ha concluso Mikhail-Robespierre che oggi lotta in Ucraina contro quella ”diabolica corruzione dei costumi” che, secondo il monaco Iliodor, mentore dell'avventuriero Rasputin, era portata “nell'innocente popolo russo dagli intellettuali dell'occidente, dai funzionari e dagli ebrei”.
 
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view post Posted on 27/12/2015, 13:57
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ma "esercito regolare Ucraino" non è lo stesso che combatte i "FiloRussi"? Perché i nazi hanno attaccato un esercio alleato? :blink:
 
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view post Posted on 27/12/2015, 14:12

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I rapporti tra di loro (già immediatamente dopo aver preso il potere con il golpe) sono stati sempre turbolenti. Con l'aiuto dei paesi occidentali (sotto la guida della cia) si sono serviti dei nazisti (galeotti e delinquenti abituatali) per destabilizzare e li hanno organizzati in bande armate (squadroni della morte). Ora tenere a bada questa feccia diversificata è molto difficile. Nulla esclude che anche qui possano nascere forme di terrorismo alla stregua dell'is. In ogni caso si scanneranno tra di loro!
 
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view post Posted on 27/12/2015, 18:23
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Ah si lo avevo letto, ancora questi continuano, ma finche si sparano fra loro è un problema a metà...
 
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view post Posted on 17/1/2016, 12:23

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In conferenza stampa, il nazista Poroshenko
si dimentica la lingua ucraina e chiede aiuto in russo


In quale paese può capitare che il presidente in carica interrompa la conferenza stampa perché non si ricorda una parola nella lingua ufficiale del paese?

Ma, chiaramente, nello stato fantoccio creato a Kiev dagli Usa (Nato).

Durante una conferenza stampa, il presidente Petr Poroshenko ha dovuto chiedere un “aiutino” sulla lingua ucraina.



Da sputnikitalia

La maggior parte della conferenza stampa del presidente ucraino, svoltasi nella giornata di ieri non è stata imprevedibile come secondo le attese. Petr Poroshenko, come se stesse imitando il presidente di un Paese vicino il cui nome è citato nei media ucraini più dei politici ucraini, ha iniziato la conferenza stampa con un ritardo di 15 minuti.

Dopodichè ha ripetuto il solito jingle sull'occupazione del Donbass e sul suo ritorno inevitabile in Ucraina entro quest'anno e sul ritorno della Crimea, tuttavia relativamente alla penisola restano non chiari i tempi.

Poroshenko ha promesso di nuovo di lasciare le sue attività imprenditoriali, tuttavia ora non si parla più di vendita.

Durante la presidenza, l'amministrazione della società "Roshen" verrà trasferita "ad un trust indipendente".

Ma improvvisamente nel corso della conferenza stampa è emerso un episodio emblematico della situazione attuale in Ucraina.

Poroshenko discuteva di come non avesse bisogno di alcun consigliere finanziario. Mentre parlava improvvisamente si è fermato. Dopo una breve pausa, si è rivolto al suo addetto stampa Svyatoslav Tsegolko e in perfetto russo gli ha chiesto:

— Come si dice da noi "portafoglio"?
 
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20 MORTI, 220 FERITI PER UN VIRUS MORTALE
IN UCRAINA FUORIUSCITO DA UN LABORATORIO USA



Nel bel mezzo del cosiddetto "cessate il fuoco" in Ucraina, anche se i bombardamenti sono in corso in molte regioni, l'agenzia di stampa del Donbass News International riporta che più di 20 soldati ucraini sono morti e più di 200 soldati sono stati ricoverati in ospedale per un virus mortale chiamato "California Flu", immune a tutti i farmaci, "fuggito" da un laboratorio statunitense nei pressi della città di Kharkov.

La presenza del virus mortale in territorio ucraino è stata registrata per la prima volta il 12 gennaio: "Secondo il personale medico delle unità AFU (esercito ucraino) sono state registrate malattie di massa tra il personale militare ucraino in questo campo. I medici hanno registrato il virus sconosciuto a seguito del quale l'infetto registra la febbre alta che non può essere soggiogata da nessun farmaco. Finora dal virus sono morti più di venti militari. Il tutto viene accuratamente nascosto", ha detto il vice comandante delle forze del Donbass, Basurin, in un'intervista al quotidiano nazionale. "Continuiamo a registrare fatti nuovi di crescere le epidemie di infezioni respiratorie acute tra i militari ucraini", ha proseguito.

Solo dall'inizio di questa settimana oltre 200 militari ucraini sono stati accolti negli ospedali civili e militari di Kharkov e Dnepropetrovsk. E 'importante ribadire che l'intelligence del Donbass avesse denunciato le ricerche in corso in un laboratorio privato a Shelkostantsiya, a 30 km dalla città di Kharkov, già da tempo, sottolinea Zero Hedge. Esperimenti che coinvolgevano esperti militari degli Stati Uniti. "Secondo le nostre informazioni, è lì dove il micidiale ceppo influenzale californiano è trapelato", ha concluso Basurin.
 
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“La rivoluzione ucraina fu sostenuta dalla diplomazia Usa”.
Il film francese che Kiev voleva censurare


di Eugenio Cipolla

C’è un film-documentario, mandato in onda ieri sera dal canale francese Canal Plus, che ha fatto infuriare, e non poco, la leadership ucraina. “Les Masques de la Revolution” (Le maschere della Rivoluzione), firmato da Paul Moreira, è un’indagine approfondita sui fatti che sconvolsero l’Ucraina nel 2014, portando alla caduta del governo di Viktor Yanukovich. In particolare, il film si concentra sulle azioni perpetrate dai gruppi radicali di estrema destra sostenuti dagli Stati Uniti e sulle violenze nella città meridionale di Odessa nel maggio del 2014.

«Senza di loro – dice Moreira nel docufilm – la rivoluzione ucraina non avrebbe mai trionfato. Sui media è stata accettata la narrativa comune, sono stati presentati come eroi della rivoluzione, disposti sul lato buono della barricata. In realtà, si tratta di corpi di estrema destra armati […] Essi sono Pravij Sekotr, Azov e Svoboda. Hanno creato eserciti paralleli, in gran parte incontrollati. A Odessa nel maggio 2014 hanno commesso omicidi di massa senza essere puniti. Quarantacinque persone morte carbonizzate. […] Come è potuto sfuggire ciò? Perché le democrazie occidentali non hanno fatto sentire la propria voce?».

Secondo il regista «la rivoluzione ucraina è stata sostenuta dalla diplomazia americana. Nella nuova guerra fredda tra Russia e Stati Uniti, l’Ucraina è una pedina fondamentale nella strategia di contenimento di Putin».

Il film, trasmesso in secondo serata, ha suscitato diverse polemiche nei giorni scorsi. Domenica, infatti, l’ambasciata ucraina a Parigi, attraverso una nota ufficiale, aveva attaccato il direttore di Canal Plus, chiedendo alla rete tv francese di no trasmettere il documentario, perché «dà allo spettatore una rappresentazione mascherata e fuorviante della situazione in Ucraina». L’ambasciata di Kiev ha spiegato che «la versione dei fatti di Moreira, tra cui l’annessione illegale della Crimea, è musica per le orecchie dei sostenitori delle teorie del complotto e della propaganda filo-russa. E questo rende il suo lavoro all’altezza dei peggiori prodotti di disinformazione. Questo non è il pluralismo nei media, ma di inganno e Canal + farebbe bene a riconsiderare la distribuzione del film».

Moreira ha risposto con un lungo post alle critiche arrivategli da ambienti vicini al potere ucraino. «Quando ho iniziato questa indagine sull'Ucraina – ha spiegato - ho scoperto stupefatto come il massacro di Odessa del maggio 2014 sia scomparso dai ricordi. 45 persone uccise in un incendio, nel cuore di una grande città europea nel mezzo del XXI secolo. Il tutto è stato filmato da decine di telecamere e telefoni cellulari. Intorno a me, nessuno si ricordava. […] Dopo una rapida ricerca, ho scoperto che l'evento non era stato censurato. Era stato affrontato, discusso, ma mai approfondito. […] Perché? Probabilmente perché le vittime erano di origine russa. Queste vittime sono stati segnalati come "persone", senza sapere chi fossero, chi li ha uccisi e perché erano morti."Persone" che erano nessuno».

E ancora: «La mia indagine era in contrasto con la narrazione comunemente accettata. Sapevo che stavo per incontrare una forte opposizione, che saremmo stati accusati di fare il gioco di Putin, di utilizzare elementi della sua propaganda. […] L'ambasciatore ucraino fa pressioni su Canal Plus. Questo è ciò che mi sorprende di più. Perché a me sembra che l'Ucraina debba urgentemente porsi la questione di questi gruppi paramilitari. Essi sono, come affermato nel film, la più grande minaccia per la democrazia ucraina».
 
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L’Ucraina si prepara a elezioni legislative anticipate?


Solo il 21% degli ucraini si ritiene soddisfatta delle attività del presidente ucraino Poroshenko

di Eugenio Cipolla

Le ultime che arrivano dall’Ucraina per Arsenij Yatsenyuk non sono affatto confortanti. Le manovre politiche dei nemici del premier ucraino, infatti, stanno portando i risultati sperati. Dopo le dimissioni del ministro dello Sviluppo economico, Aivaras Abromavicius, e la stoccata dell’ex premier georgiano, Mikhail Saakashvili, che ha augurato un nuovo governo dopo il 16 febbraio, oggi il leader del Fronte Popolare ha dovuto incassare anche la frecciatina del presidente Petro Poroshenko, il quale, subito dopo l’incontro con gli ambasciatori del G7 ha auspicato un rimpasto di governo.

«Il presidente – si legge in un messaggio diffuso dal suo servizio stampa – ha ribadito l’impegno a continuare le riforme che la società ucraina attende dalle proprie autorità. E questo richiede un riavvio immediato del governo». Parole che molti analisti leggono come un rompete le righe all’attuale esecutivo in carica e che aprirebbe lo scenario di elezioni legislative anticipate per riequilibrare le spinte politiche che stanno mettendo a rischio il processo di riforme in Ucraina e quello di pace in Donbass.

D’altronde, che Petro Poroshenko abbia già iniziato una sorta di campagna elettorale occulta lo si capisce analizzando la sua strategia di comunicazione, interamente basata sulla paura verso il “nemico” russo e la guerra per liberare il paese dall’invasore. «Tutti sanno che la Russia minaccia l’Ucraina e sta mettendo i propri occhi su altri stati», ha detto l’altro giorno in un’intervista alla Bild. «Questo riguarda la sicurezza globale dell’Europa. La Russia non sta ancora attuando gli accordi di Minsk e sta aumentando le sue truppe in Ucraina». Secondo il magnate del cioccolato, il rischio di “open war”, di guerra aperta con la è «molto più serio rispetto allo scorso anno. Oggi nel nostro paese ci sono 8.000 soldati russi con i loro rispettivi comandanti. E al confine Mosca sta addestrando costantemente i suoi militari. La Russia sta investendo molto in questi preparativi di guerra e noi non stiamo ottenendo alcuna spiegazione per questo».

Ieri sono usciti i sondaggi condotti dall’istituto sociologico “Rating” e offrono una panoramica piuttosto interessante per analizzare l’attuale situazione. Solo il 21% degli ucraini si ritiene soddisfatta delle attività del presidente ucraino Poroshenko, mentre il 14% apprezza il lavoro svolto da Volodymyr Groisman, speaker della Rada. Solo l’8%, e questo è il dato più significativo, si dice soddisfatto delle attività del primo ministro Yatsenyuk. Un campanello di allarme per Poroshenko, che ha quasi deciso di mollare il premier per evitare di andare a fondo con lui. Il 70% degli intervistati dall’istituto di rilevazioni, sostiene che Yatsenyuk dovrebbe dimettersi. Una percentuale cresciuta del 10% rispetto al mese di ottobre.

Sempre maggiore sostegno, poi, trova l’idea di sciogliere il Parlamento e indire elezioni legislative (50%) e presidenziali anticipate (48%). Se si votasse domani, lo scenario sarebbe questo: Blocco Poroshenko (16,3%), Blocco d’opposizione (13,8%), Samopomich (13,5%), Patria (12,9%), Svoboda (8,3%), Partito radicale (6,5%), Ukrop (5,2%). Se si presentasse un ipotetico “Blocco Saakashvili”, potrebbe puntare a un clamoroso 11,6%.

L’ex premier georgiano sembra essere davvero molto apprezzato dagli ucraini. I dati dello studio rivelano che può contare sull’apprezzamento del 33% degli ucraini, appena dietro il sindaco di Leopoli Andriy Sadovy (34%). Per le presidenziali Poroshenko è ancora avanti a tutti. Dietro di lui ci sonoYulia Tymoshenko, Andriy Sadovy e Yuri Boyko.
Notizia del: 05/02/2016
 
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view post Posted on 15/2/2016, 17:48

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Donbass: dall'occupazione nazista ai bombardamenti banderisti



Settantatre anni fa l'Esercito Rosso liberava Vorošilovgrad dall'occupazione nazista. L'agenzia Novorossija, ricordando come le truppe sovietiche entrassero il 14 febbraio 1943 in quella che oggi conosciamo come Lugansk, riportava ieri quanto scritto nelle sue memorie dall'ex feldmaresciallo del Reich Erich von Manstein: “Alla riunione del quartier generale del Gruppo d'armate sud, a Zaporože, Hitler aveva dichiarato che è assolutamente inammissibile lasciare al nemico il Donbass, anche temporaneamente. Se perdessimo questa regione, sarebbe impossibile assicurare le materie prime per la nostra industria di guerra”. Ma, dopo la disfatta di Stalingrado, per i tedeschi era diventato ormai impossibile mantenere le posizioni nel Donbass, nonostante le linee difensive allestite attorno e all'interno di Vorošilovgrad. L'offensiva sovietica cominciò il 5 febbraio, con il fuoco di 70 cannoni dislocati su un fronte di appena 1 chilometro; ma solo il 14 febbraio l'Esercito Rosso riuscì a sfondare l'ultima linea difensiva dei reparti SS dentro la città. A prezzo di diecimila perdite, le truppe sovietiche issarono quel giorno la bandiera rossa sul basamento di quello che era stato il monumento a Lenin, distrutto dai nazisti.

Settanta anni dopo, quante città del Donbass occupate dalle truppe di Kiev e dai battaglioni neonazisti! Quante città dell'Ucraina occidentale hanno visto di nuovo monumenti a Lenin e al soldato sovietico liberatore, distrutti dagli eredi attuali di Stepan Bandera e di quelle SS ucraine inquadrate nelle divisioni naziste, che contribuirono agli eccidi e alle distruzioni perpetrati nei due anni di occupazione nazista e fascista! Una occupazione cui presero parte non solo le truppe del Terzo Reich, non solo battaglioni rumeni, ma anche i reparti italiani dell'Armir. E non la sola Vorošilovgrad subì l'occupazione tedesca. Anche l'altro capoluogo divenuto oggi simbolo della resistenza ai golpisti ucraini, Donetsk (allora Stalino, nome dovuto alla massiccia presenza di industrie metallurgiche: stal', in russo significa acciaio. La città era sorta meno di due secoli prima col nome di Aleksandrovka e ridenominata Juzovka a fine '800, in onore all'ingegnere gallese John Hughes che vi impiantò numerose acciaierie) subì distruzioni e occupazione a opera degli alleati fascisti della Wehrmacht, perdendo due terzi degli abitanti.

Insieme alle altre cittadine entrate da quasi due anni nella cronaca di guerra dei bombardamenti ucraini – Debaltsevo, liberata il 3 settembre 1943, Kramatorsk (6 settembre), Slavjansk (liberata una prima volta il 17 febbraio 1943, fu nuovamente occupata dai nazisti e liberata definitivamente il 6 settembre) - anche Stalino-Donetsk fu liberata solo il 5 settembre 1943.

E settantatre anni dopo, la scena si ripete, tragicamente capovolta. La notte scorsa, riferisce l'agenzia Novorosinform, le artiglierie ucraine hanno continuato il martellamento iniziato nella tarda serata di sabato, allorché la periferia della città era rimasta oltre quattro ore sotto il fuoco dei mortai ucraini da 82 e 120 mm; mentre la sera precedente era stato il villaggio di Zajtsevo, nella parte settentrionale di Gorlovka (un'altra delle aree occupate settant'anni fa dall'Armir) ad esser preso di mira. Questo, dopo che dal 14 gennaio scorso, in seguito agli accordi del Gruppo di contatto, avrebbe dovuto entrare in vigore il “regime del silenzio” delle armi, mai rispettato da Kiev. Sarcasticamente, il corrispondente dell'agenzia, Ruslan Ljapin, si domanda oggi se ciò costituisca un esempio “di amore perverso per il Donbass alla maniera ucraina” o serva come diversivo per distogliere l'attenzione russa dall'attacco di Ankara alla Siria. Fatto sta che da ieri la periferia settentrionale di Donetsk (in particolare le aree dell'aeroporto e del cosiddetto “Centro Volvo”), il rione Oktjabrskoj e quello di Staromikhajlovka sono sottoposti al fuoco di mortai, lanciagranate automatici, razzi e carri armati. Pare che in quest'ultima posizione, prima di puntare sulle posizioni delle milizie, le artiglierie ucraine abbiano ingaggiato un fuoco incrociato con propri reparti dislocati nell'area di Krasnogorovka; comunque sia, come risultato sono rimaste incendiate varie abitazioni civili. Colpiti anche i rioni Petrovskij, Trudovskij, Marjnka e Aleksandrovka di Donetsk. Secondo un rappresentante delle milizie, un fuoco così intenso da parte ucraina non si registrava da oltre un anno.

Dall'inizio del 2016, secondo le dichiarazioni del vice comandante di corpo della DNR, Eduard Basurin, il territorio della Repubblica popolare di Donetsk è rimasto più di 600 volte sotto il fuoco delle artiglierie pesanti ucraine. Nel 2015, ha detto Basurin, la DNR è stata colpita 1.800 volte da armi pesanti e carri armati, 1.200 volte con armi varie e 7.500 volte da tiri di mortaio. Basurin ha affermato che Kiev ha interesse a continuare la guerra e perciò continuerà a sabotare gli accordi di Minsk.

Ma, secondo il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, è ovviamente la Russia che intraprende azioni offensive e ciò costringe l'Alleanza a un rafforzamento senza precedenti del proprio fianco orientale. “L'attacco a uno dei membri della Nato verrà visto come attacco a tutta l'alleanza”, ha detto Stoltenberg al termine della riunione dei Ministri degli esteri dei paesi Nato a Bruxelles, lo scorso 12 febbraio. Forse aveva in mente proprio questo l'osservatore militare ucraino, Oleg Ždanov che, parlando al canale tv “Ukr Life”, ha “rivelato” come la marina ucraina avrebbe dovuto bloccare, con l'appoggio Nato, la flotta russa del mar Nero nelle baie di Sebastopoli e opporre resistenza armata lungo le direttrici di Sebastopli, Opuk e Kerč, per impedire “l'annessione russa della Crimea”. “Naturalmente, i russi avrebbero dato battaglia; sarebbero arrivati osservatori, la Nato... la situazione si sarebbe evoluta in tutt'altro modo”, afferma Ždanov. “Se subito, al momento dell'attacco russo” ha detto, “avessimo decretato lo stato d'assedio, se le nostre navi avessero bloccato le baie, impedendo l'accesso alla flotta russa, ci sarebbe stata una escalation e la Russia sarebbe apparsa in pessima luce”, consentendo un rapido intervento delle truppe Nato.

Ecco perché il fronte del Donbass è destinato a rimanere a lungo ancora caldo.
 
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view post Posted on 17/2/2016, 15:20

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si meritavano tuttii sciolti nell'acido...

Poroshenko chiede le dimissioni di Yatsenyuk:
«Sono pronto a sciogliere il Parlamento»


Ritardi nelle riforme, dimissioni eccellenti e tanta, troppa, impopolarità nell’opinione pubblica ucraina

di Eugenio Cipolla

Ritardi nelle riforme, dimissioni eccellenti e tanta, troppa, impopolarità nell’opinione pubblica ucraina. Il giorno del giudizio per Arsenij Yatsenyuk è arrivato. Il premier ucraino, atteso oggi in Rada per la relazione sull’attività del governo, è giunto al capolinea della sua esperienza politica. L'esecutivo presieduto dal leader del Fronte Popolare è da settimane sul banco degli imputati, criticato per la lentezza nella realizzazione delle riforme, per diverse accuse di corruzione e mollato dalle grandi potenze occidentali, preoccupate dopo le dimissioni di alcune figure chiave del governo (come il ministro dell'Economia Aivaras Abromavicius).

Stamattina, non appena la sessione della Rada si è aperta, sono iniziate le voci sulle prima manovre parlamentari che dovrebbero portare alla capitolazione di Yatsenyuk. Sia Patria della rinata Yulia Tymoshenko che Samopomich del sindaco di Lviv, Andrij Sadovyi, hanno iniziato una raccolta di firme per discutere una mozione di sfiducia nei confronti di Yatsenyuk (da regolamento ne servono almeno 150), trovando ampio consenso anche fuori all’interno dei propri rispettivi movimenti politici. Stando a RBK-Ucraina, nel Blocco Poroshenko sono stati 118 i deputati ad aver apposto la propria firma sulla proposta (la maggioranza nel gruppo parlamentare), risultando decisivi.

Perché è a quel punto, secondo rumors di corridoio, che Petro Poroshenko si sarebbe convinto a chiedere pubblicamente le dimissioni del primo ministro. «Per ristabilire la fiducia nel governo, il presidente ha chiesto al procuratore generale e al primo ministro di fare un passo indietro», ha dichiarato il portavoce di Poroshenko, Svyatoslav Tsegolko, in un tweet. Cinguettio al quale è seguito un comunicato ufficiale del presidente, pubblicato sul sito della Bankova. «Il momento per il rinnovo parziale del Governo è finito. Su questo – si legge - si è parlato troppo a lungo. Ora è evidente la necessità di un riavvio completo del governo. Il primo ministro potrebbe scegliere come attuare al meglio questa richiesta».

Secondo la leadership ucraina «questo riavvio dovrebbe basarsi sulla attuale coalizione di maggioranza, "Fronte Popolare", "Samopomich", "Patria", "Solidarnost"». L'esecutivo, continua ancora Poroshenko, «ha fatto molto per salvare il paese, stabilizzare l'economia e lanciare le riforme. Ma il pubblico chiaramente ritiene che abbia generato più errori che successi […] Per questo non è più sufficiente la terapia, ma è necessaria la chirurgia».

Ora si apre la fase più delicata. Poroshenko vorrebbe evitare elezioni anticipate per evitare di dover cedere pezzi di potere ai partiti della Tymoshenko e di Sadovyi. «Lo scioglimento della Verkhovna Rada non è un obbligo – ha scritto – ma un diritto del presidente. E li userò solo in casi estremi, non hanno alcun diritto di impedirmelo». Lo stesso Yatsenyuk nelle scorse settimane aveva detto che si sarebbe dimesso, ma solo dopo un voto di sfiducia in Parlamento. Voto che, a quanto si apprende da fonti parlamentari, potrebbe già avvenire questa settimana.
 
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view post Posted on 25/2/2016, 14:59

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L'esperimento NATO al capolinea? Il 70% degli ucraini non approva il lavoro di Poroshenko


di Eugenio Cipolla

La crisi politica ucraina, che da diverse settimane sta paralizzando il Paese, mettendo a rischio i vitali aiuti del Fondo Monetario Internazionale, potrebbe presto concludersi. Quelli appena passati, sono stati giorni di intesi colloqui e incontri in Rada e molto presto il nodo che gira attorno ad Arsenij Yatsenyuk potrebbe presto sciogliersi. Ieri il quotidiano ucraino “Vesti” parlava di un sicuro avvicendamento del primo ministro «non supportato più dal popolo dell’Ucraina e dalla classe dirigente del paese». Il nome che nelle ultime ore ha guadagnato consensi è quello di Olexander Turchinov, attuale segretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa, già presidente ad interim nel dopo Maidan.

Turchinov, secondo quanto riportato dai media locali, avrebbe il sostegno pieno del Blocco Poroshenko, ormai in rotta con Yatsenyuk, di parte del Fronte Popolare (il partito dell’attuale premier), di Narodnja Volja e Samopomich. In realtà, ha spiegato l’analista politico Ruslan Bortnik alla Tass, sulla scrivania di Poroshenko ci sono due opzioni. «Il piano A prevede di commissariare Yatsenyuk, nominando come suo vice Borys Lozhkyn, attuale capo dell’amministrazione presidenziale. Il piano B prevede invece la sostituzione di Yatsenyuk con Turchinov o Groismann». Una fonte vicina allo speaker della Rada ha confermato che Groismann è pronto a prendere le redini del Gabinetto dei ministri.

Comunque andrà a finire, contro Petro Poroshenko gioca a sfavore il fattore tempo. La paralisi politica sta aumentando il livello di sfiducia dei cittadini verso le istituzioni e l’attuale leadership di Kiev. I sondaggi diffusi qualche giorno fa dall’Istituto Gorshenin mostrano una fotografia esatta del sentimento degli ucraini in questo particolare momento. Solo il 20% della popolazione ha fiducia in Poroshenko, mentre il 70,53% degli intervista ha detto chiaramente di disapprovare il lavoro del magnate dell’industria televisiva e dolciaria. Subito dietro di lui ci sono Yulia Tymoshenko (15,9% di rating positivo), Andriy Sadoviy (11%), Oleg Lyashko e Yuriy Boiko (leader dell’opposizione filorussa in Rada).

La necessità di un percorso di riavvicinamento verso un popolo ormai sfiduciato è confermato dall’alto livello di sfiducia verso istituzioni come Parlamento (87,6%), Governo (86,2%), Tribunali (89,3%) e Procuratori (85,5%). Persino l’esercito (57%) e la politizia (50%) non vengono percepiti come istituzioni affidabili.

In questo quadro sociologico alquanto complicato, il 69,8% della popolazione ucraina ritiene che il paese si stia muovendo nella direzione sbagliata, contro un 20,4% convinto del contrario. Non solo, il 71,5% degli intervistati ritiene che le riforme non siano state messe a punto. Nonostante la crisi attuale del governo, solo il 42,3% è favorevole a elezioni parlamentari anticipate.
 
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view post Posted on 26/2/2016, 20:23

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L’allarme di Amnesty International:«In Ucraina è pericoloso essere filorussi»



Che in Ucraina da diverso tempo esista una certa ostilità verso tutto ciò che è russo, è un fatto abbastanza. Ma gli ultimi episodi di violenza verso obiettivi pro-Mosca in Ucraina conferma la deriva antirussa di parte del paese. Gli ultimi episodi si sono verificati a cavallo tra la scorsa e questa settimana. A Leopoli, nella parte più nazionalista dell’Ucraina, nel giorno delle commemorazioni per le vittime di Maidan, alcune bombe incendiarie hanno fatto saltare in aria due filiali della banca russa Sberbank.

Giusto qualche ora prima, a Kiev, diversi nazionalisti avevano scagliato grosse pietre con alcune finestre della Skm, la società di Rinat Ahmetov, oligarca filorusso finanziatore dell’ex Partito delle Regioni di Viktor Yanukovich. Sempre nella capitale, secondo il racconto di Interfax, a finire nel mirino dei nazionalisti sono state anche una filiale dell’Alfa Bank e un’altra della Sberbank. Dentro quest’ultima alcuni militanti dei movimenti estremisti sono riusciti ad entrare, rovesciando mobili e computer.

Se contro le banche, rappresentanti del sistema, questi episodi possono risultare piuttosto scontati, diverso è il discorso religioso.

A Odessa, nel sud del paese, alcuni sconosciuti, nella notte tra martedì e mercoledì scorso, hanno bruciato l’auto di un sacerdote della Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Mosca, responsabile della raccolta degli aiuti umanitari in favore degli sfollati del Donbass.

Già a giugno 2015 il sinodo della Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Mosca aveva denunciato 23 casi di sequestro di chiese a Kiev, Lviv, Ternopil, Volyn e Rivne. Città dove i parrocchiani erano stati privati di frequentare i propri luoghi di culto.

Parlando a margine di una riunione del comitato di sostegno pubblico per gli abitanti del sud-est ucraino, Kostantin Dolgov, Commissario per i diritti umani del ministero degli Esteri russo, ha detto che la Russia nei prossimi mesi porterà all’attenzione della comunità internazionale queste continue violazioni dei diritti dei cristiani ortodossi in Ucraina.

Ieri un rapporto dell’organizzazione internazionale per i diritti umani Amnesty International ha denunciato come nell’ultimo anno sia diventato piuttosto pericoloso esprimere posizioni filorusse in Ucraina. Nel rapporto sullo stato dei diritti umani nel mondo 2015, Amnesty ha scritto che la prova di questo è la morte del giornalista Oles Buzina, avvenuta in circostanze cruente nell’aprile 2015, così come l’arresto del giornalista Ruslan Kotsaby con l’accusa di tradimento, dopo che aveva chiesto la cessazione delle ostilità in Donbass, esortando gli uomini ucraini ad abbandonare la mobilitazione militare.

Nel rapporto viene anche osservato che i mezzi di comunicazione palesemente filorussi o con simpatie per le milizie separatiste del Donbass hanno subito minacce e vessazione. Ad essere “avvertiti” sono state per esempio i canali tv “112 Ukraina” e “Inter”. Quest’ultima proprio giovedì è finita nel mirino dei soldati del battaglione Azov, che hanno bloccato gli ingressi alla sede della tv a Kiev. Cosa chiedevano? La chiusura dell'emittente televisiva.
Notizia del: 26/02/2016
 
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