Comunismo - Scintilla Rossa

Ucraina, scendono in campo gli Stati Uniti

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giulio.
view post Posted on 9/8/2015, 08:02




Ucraina: sequestrato ai criminali “Uranio-238”

Se Kiev non riesce a stroncare il traffico illegale del materiale radioattivo, una “bomba sporca” potrebbe finire nelle mani dei radicali ucraini o nel Medio Oriente.

Lo ha dichiarto lo storico e analista politico inglese Martin McCauley, intervistato dalla televisione Russia Today.

La sostanza radioattiva (presumibilmente, Uranio-238), sequestrata dal Servizio di sicurezza dell'Ucraina a un gruppo di criminali nella regione di Ivano-Frankovsk, può essere usata per la costruzione di cosiddette "bombe sporche", ha detto McCauley.

Secondo l'analista, l'instabilità della situazione in Ucraina potrebbe consentire ai criminali di impossessarsi di armi nucleari.

"Il sistema di sicurezza in Ucraina è molto fragile. Plutonio e tutti gli altri materiali, che potrebbero essere usati per costruire una "bomba sporca", devono essere chiusi in un posto sicuro e sorvegliati dai militari. Lo Stato deve avere il controllo di questi materiali", ha osservato McCauley.
Miniera di carbone nel Donbass
© Sputnik. Alexey Kudenko
Deficit energetico e rischio gelo in Ucraina, Kiev tratta forniture carbone con Donbass

Il fatto che i criminali siano entrati in possesso del materiale radioattivo dimostra che il governo di Kiev non è in grado di garantire la sicurezza nel paese. In questo clima di precarietà, l'Uranio-238, se finisse nelle mani degli oppositori di Poroshenko, potrebbe essere usato anche contro il regime.

L'analista ha rilevato che il controllo sul traffico di sostanze radioattive sta diventando sempre più difficile. Per creare una bomba basta anche una piccola qantità di uranio, mentre gli specialisti che sanno come costruirla nel mercato nero non mancano.

"Se alla fine una "bomba sporca" finisce nelle mani dei terroristi del Medio Oriente, lo scenario dell'incubo diventerà reale", — ha aggiunto Martin McCauley.

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/mondo/20150808/9...l#ixzz3iIaY3cw6
 
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giulio.
view post Posted on 11/8/2015, 07:57




La Risoluzione della settimana sulle "nazioni in prigionia" introdotta dall'amministrazione Eisenhower e confermata ogni anno.

Dal 1959 le autorità statunitensi rinoscono il diritto all'indipendenza del territorio dell'attuale Donbass, attraverso una risoluzione introdotta sotto l'amministrazione di Dwight D. Eisenhower 56 anni fa e confermata ogni anno da tutti i presidenti che si sono succeduti, Obama compreso. Il documento, la Risoluzione della settimana sulle “nazioni prigioniere” è stato pubblicato in rete da Global Research.



Il disegno di legge è stata approvata sia dal Senato e la Camera dei Rappresentanti nel 1959 e al suo interno si riconosce l'indipendenza del territorio che comprende le regioni orientali ucraini di Donetsk e Lugansk, così come la regione di Zaporozhye, come le principali città della cosiddetta 'Cossachia', un ente sub-nazionale che Washington identificava nei territori della Russia moderna e Ucraina.

Il termine 'Cossachia' è una creazione occidentale che i politici degli Stati Uniti usavano a livello geopolitico per identificare le zone dove abitavano i cosacchi durante l'impero zarista, poi l'URSS e ora la Russia contemporanea. Oltre alle tre regioni dell'Ucraina il termine comprende vasti territori lungo il fiume Don, zone nel nord e est del Mar d'Azov e territori delle tre regioni russe di Krasnodar, Stavropol e Rostov.

Il documento definisce chiaramente la Cossacchia distinta dall'Ucraina e le loro popolazioni, come singole nazioni "subordinate alla politica della Russia comunista." Di conseguenza, la dichiarazione del 1959 sancisce “alle due nazioni il diritto di esistere."

La cosa più strana di tutto questo è che la risoluzione è stata riapprovata come Proclamazione del Presidente della Repubblica ogni anno a decorrere dalla data della sua prima approvazione. Così, il 17 luglio, 2015 il presidente Barack Obama è tornato ad approvare il documento, come ha fatto nel 2014, 2013 e così ogni anno.

"Ora, io, Barack Obama, Presidente degli Stati Uniti d'America, proclamo dal 19 luglio fino al 25 luglio 2015 la Risoluzione della Settimana delle Nazioni in prigione". E ancora: "Mi appello al popolo americano a riaffermare i legami profondi con tutti i governi e le persone impegnate alla libertà, alla dignità e opportunità per tutti. "

'Global Research' dimostra nel suo articolo come la risoluzione in questione vanta una chiara identità nazista alla sua origine, dato che è stata scritta da Lev Dobriansky, anti-comunista di origine ucraina nato negli Stati Uniti, e voluta dal nazionalista ucraino Yaroslav Stetsko, braccio destro del famigerato nazista leader ucraino Stepan Bandera. Corsi e ricorsi della storia.

www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=12536
 
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view post Posted on 12/8/2015, 09:29

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Kiev: retorica bellica e preparativi di guerra


Si è repentinamente innalzato il livello della retorica bellica di Kiev, dichiarava ieri una nota del Ministero degli esteri russo. "Avendo rifiutato di firmare - nel corso dell'ultima riunione del gruppo di contatto a Minsk – il documento già pronto e concordato sul ritiro dalla linea di contatto e per una distanza di 15 km, di carri armati, artiglieria fino a 100 mm e mortai fino a 120 mm, la qual cosa avrebbe contribuito alla riduzione della contrapposizione nella regione, il potere ucraino, adducendo perentoriamente non meglio precisate minacce e provocazioni, ha iniziato a declamare sul ritorno alle posizioni di attacco del proprio armamento pesante e delle artiglierie, in precedenza portati nelle retrovie in attuazione del complesso di misure in attuazione degli accordi di Minsk del 12 febbraio 2015".
Messa accanto agli ultimi avvenimenti sul terreno nel Donbass, la nota del Ministero degli esteri di Mosca, solitamente molto controllato nell'evitare qualsiasi riferimento anche indiretto a favore o meno di una delle parti in conflitto, porta inevitabilmente a pensare che, ciò che da alcune settimane anche fonti occidentali riportano, stia per accadere: Kiev si starebbe preparando a grandi passi a un'offensiva contro la Novorossija.
Ieri, anche il segretario del Consiglio di sicurezza russo, Nikolaj Patrušev, ha dichiarato che il documento posto a base strategica del Consiglio di sicurezza ucraino fornisce "la base per l'ulteriore politica di militarizzazione, dà possibilità a USA e Nato di utilizzare le risorse ucraine e tende a una nuova escalation del conflitto nel sudest del paese". Il documento cita quale pericolo principale per il paese “la minaccia russa e richiede, secondo le linee Nato, la destinazione a sicurezza e difesa di almeno il 5% del bilancio.
Quanto poi a retorica, quella attuale ucraina ricorda tanto da vicino i famigerati falò appiccati ottant'anni fa dagli idoli in camicia bruna degli attuali “combattenti volontari” galiziani inquadrati nei vari “Azov”, “Ajdar” o Pravyj sektor: dopo la lista nera di attori, cantanti, scrittori, russi o naturalizzati, cui è vietato l'ingresso in Ucraina (lista che viene aggiornata e ampliata quasi quotidianamente) ecco ora venir pubblicato anche l'elenco di libri di autori russi proibiti nella terra di “Taras Bulba”.
Il Comitato statale ucraino per le trasmissioni televisive ha compilato un elenco di (per ora) 38 autori - spiccano pubblicisti e giornalisti come Limonov, Dughin, Glazev, Dorenko, Veršinin, Mukhin e altri - insieme a film o serial prodotti in Russia, vietati d'ora in avanti in Ucraina, perché “creano una minaccia alla sicurezza nazionale”.
La portavoce del Ministero degli esteri russo, l'appena insediata Marja Zakharova, ha commentato il provvedimento di Kiev con le parole del dialogo tra Skalozub e Famusov in “Che disgrazia l'ingegno”, del drammaturgo Aleksandr Griboedov, “dato che bisogna fermare il male: raccogliere tutti i libri e bruciarli". Uno degli autori censurati, il direttore della radio “Parla Mosca” Serghej Dorenko ha definito semplicemente “ridicolo” il divieto di introdurre libri in Ucraina, nell'epoca di internet.
Purtroppo, sembra però che a Kiev non prenda campo la sola retorica, ma si preparino anche ben concrete operazioni belliche. Ieri il presidente Porošenko ha firmato il decreto con cui aumenta di poco meno di 250 milioni di $ (per l'esattezza 5,299 miliardi di grivne = 241 milioni di $) il bilancio militare per le operazioni nel Donbass. Tale aumento andrebbe a scapito di non meglio precisati “fondi principali di spesa” del Ministero della giustizia. D'altronde, pare che quest'ultimo dicastero possa benissimo rinunciare a qualcosa, dato che, secondo un sondaggio del Fondo di Iniziativa democratica ucraina, il numero di ucraini favorevoli e contrari a farsi giustizia da soli si equivale: questa è un'altra delle conquiste della democrazia europeista introdotta dalla junta di Kiev. L'ultimo esempio è quello del taxista di Odessa, linciato ieri l'altro per aver offeso un soldato ucraino.
Comunque, nello specifico del decreto, 233,7 milioni di $ andranno al Ministero della difesa e i restanti 7,2 milioni di $ sono destinati a coprire le spese alimentari di altre strutture armate: i famosi “volontari” dei battaglioni neonazisti. La cifra stanziata non è enorme, ma è comunque qualcosa, rispetto agli 800 milioni chiesti dal Ministero della difesa e che il premier Arsenij Jatsenjuk aveva detto chiaro e tondo di non sapere dove andare a prendere.
D'altronde, pur se condotte finora senza grande successo, in Ucraina sono perennemente in corso mobilitazioni – l'ultima trovata è quella del “safari” a caccia di giovani da reclutare – e, da qui a fine anno, Kiev pianifica di condurne altre tre, dopo le sei che hanno consentito di reclutare dal 25 al 50% del previsto. Indicativo il caso del distretto militare di Kharkov, che impone ai dirigenti degli istituti scolastici di produrre gli elenchi degli studenti di età tra i 16 e i 22 anni, da tener pronti per altre ondate di reclutamento. E' così che, come ha dichiarato il vice Ministro della difesa Pëtr Mekhed, citato dalla Tass, Kiev è costretta a fare sempre più ricorso ai “contractor”, con il conseguente aumento di spesa per il bilancio statale.
E, dall'estero, non giungono solo mercenari o “volontari” a dar man forte al regime ucraino, e nemmeno soltanto forniture militari “non letali” da USA, Polonia, Paesi baltici e mediorientali; secondo il servizio di intelligence della Repubblica di Donetsk, citato dall'agenzia Novorossija, sul territorio del Donbass sono già al lavoro velivoli senza pilota e apparecchiature per la guerra elettronica, utilizzati anche ieri nel corso delle operazioni nell'area di Mariupol.
Intanto, pare abbia assunto aspetti grotteschi quanto ipotizzato da alcuni canali televisivi russi già nella serata di lunedì, allorché era stata data notizia di un attacco, apparentemente inspiegabile, delle forze armate ucraine, contro posizioni occupate da altre forze di Kiev nell'area di Telmanovo. Ieri, l'agenzia Dan-news riportava la notizia diffusa dal Ministero della difesa della DNR secondo cui lo scorso 8 agosto circa 30 uomini (di entrambe le parti) sarebbero rimasti uccisi e una ventina feriti negli scontri tra esercito e guardia nazionale presso il villaggio di Granitnoe, nella zona di Telmanovo. Non è che l'ultimo degli episodi di guerra intestina (non a parole ma a colpi di mitra) che più di una volta ha visto coinvolti reparti dell'esercito regolare e formazioni al soldo dei vari oligarchi ucraini.
 
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giulio.
view post Posted on 15/8/2015, 07:41




Silenzio totale dell'Occidente sui bambini uccisi nel Donbass

Silenzio totale dell'Occidente sulla tragedia del Donbass e sui bambini che continuano a morire sotto le bombe nell'Ucraina sudorientale. Anche se dai media occidentali e italiani non si direbbe, ma la guerra nel Donbass, che giunge al suo secondo anno, continua.

Perché in Italia dei bambini morti per i bombardamenti nell'est ucraino non si dice nulla? Sono bambini forse di un'altra categoria o non rappresentano alcun interesse per l'Italia, rispetto alle notizie sul calcio e i gossip estivi?

Ennio Bordato, presidente dell'Associazione Aiutateci a salvare i bambini
© Foto: fornita da Ennio Bordato
Ennio Bordato, presidente dell'Associazione "Aiutateci a salvare i bambini"
Sputnik Italia ne ha parlato con Ennio Bordato, presidente dell'Associazione "Aiutateci a salvare i bambini", che aiuta direttamente i bambini e le vittime della guerra nel Donbass.

— La guerra nel Donbass continua, ma in Italia non se ne parla. Perché secondo te?

— Dire la verità sul Donbass vuol dire far pensare la gente, far capire alle persone dove questa Europa è finita. Cioè in ostaggio agli Stati Uniti e serva di una politica americana che vuole assolutamente strappare la Russia dall'Europa e l'Italia dalla Russia.

— La guerra nel Donbass fa quindi parte di un progetto ancora più grande secondo te?

— Certo, è una guerra principalmente economica, di prospettiva. L'Europa che stava crescendo nella relazione non solo economica ma anche culturale tra i vari Paesi sta mettendo in crisi l'economia americana, la quale non può permettersi di perdere l'Europa e di far crescere il dialogo e le relazioni economiche tra la Russia e l'Europa.

Artiglieria esercito ucraino nel Donbass
© AP Photo/ Evgeniy Maloletka
L'esercito ucraino bombarda Gorlovka per tenere alta la tensione nel Donbass
— Nella sola città di Gorlovka sono morti 16 bambini nella prima metà del 2015. Il silenzio dell'Occidente sui bambini uccisi del Donbass quanto potrà durare? Se ne parlerà mai?

— Io credo che non se ne parlerà mai. Questa è una guerra molto strana: c'è un esercito, rappezzato e sostenuto dai soldi europei e americani, che sta bombardando a una distanza di 20 chilometri case e abitazioni civili, ospedali, orfanotrofi, scuole. È una guerra particolarmente feroce e inumana. Tra le vittime civili ci sono dei bambini che non sono potuti sfuggire ed essere accolti dalla Federazione russa.

Ricordiamo che sono più di un milione e mezzo i civili sfollati dall'Est ucraino che hanno trovato accoglienza e servizi sociali in Russia.

Bambini del Donbass in centro di accoglienza in Russia
© Foto: Eliseo Bertolasi
Oltre 900mila profughi del Donbass vogliono restare in Russia
— I profughi fuggiti in Russia sono molti, ma in tanti sono rimasti nel Donbass, dove non ci sono più infrastrutture né sussidi…

— È la tragedia nella tragedia. Ci sono dei bambini che da mesi non escono dalle cantine, se non per prendere un po' d'aria come i carcerati per un'oretta, sperando che in quel momento non cada qualche bomba in testa.

— Non sappiamo quanto durerà questa guerra. Quando finirà tutto quanto, secondo te cosa ne sarà delle città dilaniate del Donbass?

Arseniy Yatsenyuk, primo ministro dell'Ucraina
© REUTERS/ Valentyn Ogirenko
Per il premier ucraino Yatsenyuk “molto lontana” la fine del conflitto nel Donbass
— Si tratta della distruzione di ogni attività imprenditoriale e civile. Parliamo di un popolo bombardato militarmente, ma anche dal punto di vista della relazione sociale. È una tragedia che durerà per i prossimi 20-30 anni. Se e quando finirà la guerra, sarà la politica che dovrà risolvere i problemi. Nella fase attuale la politica è morta come anche la capacità di dialogo. Il disegno americano si sta compiendo in termini perfetti.

Noi dovremo continuare a dire che esiste questa guerra aprendo gli occhi alla gente. Bisogna cercare di far capire che la soluzione è un'autonomia europea, un'Europa che non si basa sulla moneta, ma sulla cultura, sulle relazioni con tutti, con gli Stati Uniti, ma anche con la Russia.

— Aiutare i bambini del Donbass è possibile anche attraverso la vostra Associazione "Aiutateci a salvare i bambini". Ci puoi parlare della vostra raccolta fondi?

L’Associazione Aiutateci a Salvare i Bambini Onlus
© Foto: fornita da Ennio Bordato
L’Associazione Aiutateci a Salvare i Bambini Onlus
—Noi siamo partiti subito allo scoppio del conflitto contro la popolazione del Donbass e abbiamo già aiutato 8 casi particolari. Oggi abbiamo fatto l'ultimo bonifico per una bambina di Lugansk, sfollata a Kursk e ricoverata a San Pietroburgo per un tumore al rene destro. Abbiamo anche aiutato in casi drammatici, come il bambino che ha perso le braccia, le mani e anche forse la vista. Abbiamo aiutato Anna Tuv di Gorlovka, che ha perso il marito, la figlia e un braccio e si è trovata con due bambini piccoli da accudire. Lei ha perso la casa, il lavoro. La solidarietà italiana grazie anche ad "Aiutateci a salvare i bambini" è una solidarietà concreta.

Nel prossimo mese invieremo circa mezza tonnellata di aiuti umanitari nel Donbass e complessivamente siamo già oltre i 30 mila euro che abbiamo raccolto e inviato per i singoli casi, a vittime di guerra particolarmente gravi.

— Dare il proprio contributo è facile quindi, direttamente tramite il vostro sito?

— Esattamente, tramite il sito www.aiutateciasalvareibambini.org.

È importante che le persone del Donbass sappiano che noi ci siamo. In questo modo si fa capire che da una parte c'è la gente, contraria alla guerra, e dall'altra i governi.

Nel vergognoso silenzio dei media occidentali su questa guerra nel centro dell'Europa, nel tuo piccolo puoi essere utile.

Aiuta anche tu i bambini del Donbass!

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/mondo/20150814/9...l#ixzz3iradzVD6
 
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view post Posted on 15/8/2015, 09:25

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Si dice che i bambini sono tutti uguali, che vengono prima di tutto e che i loro diritti devono essere universalmente riconosciuti in qualsiasi parte del globo essi si trovano ma l'ipocrisia regna sovrana. Si sollevano continuamente polveroni contro i maltrattamenti sui minori ma spesso servono solo per portare acqua ai propri mulini.
Per i regimi borghesi ci sono i bambini di sere A e i bambini di di serie B. Nei regimi borghesi i diritti del minori non sono una priorità e mai lo saranno. Sono solo un cavallo di battaglia per fregiarsi con i mostrini al petto. Solo abbattendo i regimi borghesi l'infanzia può sperare in un mondo migliore.
Forse quanto ho scritto puà sembrare retorico ma credo sia la realtà.
 
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view post Posted on 15/8/2015, 10:10

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Non solo Isis. I bambini ucraini "addestrati" dai nazisti


Le immagini, pubblicate dall'inglese Daily mail, della “colonia estiva militare-patriottica” per bambini e ragazzi, organizzata dal battaglione neonazista Azov e dal suo leader, il deputato della Rada Andrej Biletskij nei pressi di Kiev, in cui i giovani, all'ombra delle svastiche, vengono istruiti all'uso delle armi.
Un fulgido esempio di “allargamento della democrazia europea” nel segno della Hitlerjugend.

www.dailymail.co.uk/news/article-31...-ceasefire.html

qui altre foto

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view post Posted on 16/8/2015, 13:45

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Ucraina. Vauro nella ‘lista nera’ insieme a Depardieu e Bregovic



Qualche mese fa, insieme al giornalista de Il Fatto Quotidiano Lorenzo Galeazzi e all’interprete Eliseo Bertolasi, il vignettista Vauro si era recato in Ucraino per produrre un documentario sulla situazione causata dalla guerra civile che da più di un anno oppone le forze golpiste di Kiev alle milizie del Donbass. Il quotidiano aveva pubblicato diversi reportage sulle terribili condizioni della popolazione, sulle distruzioni causate dai bombardamenti e dai combattimenti, sugli sfollati e sui profughi, sulle ragioni dell’una e dell’altra parte. Un lavoro che è costato caro al vignettista che, a quanto scrive lo stesso Fatto Quotidiano, si è visto inserire in una “lista nera” che si allunga sempre di più di esponenti di vari paesi considerati nemici di Kiev e indesiderati. E così il nome di Vauro Senesi, insieme a quelli di Bertolasi e Galeazzi, è stato aggiunto alla lunga lista – ben 566 finora i personaggi banditi dal regime golpista – che comprende già Steven Seagal (!), Gerard Depardieu, Goran Bregovic, Emir Kusturica e tanti altri scrittori, artisti, intellettuali, giornalisti ed esponenti politici che hanno osato criticare il governo sciovinista di Kiev, la sanguinosa guerra scatenata contro le popolazioni del sudest del paese, la violazione sistematica dei diritti umani e civili degli oppositori. Vauro è stato in particolare accusato di essere entrato in territorio ucraino senza il permesso delle autorità – il vignettista era passato dalla Russia direttamente nel territorio posto di frontiera di Rostov, controllato dalla Repubblica Popolare Lugansk, e quindi clandestinamente, attentando nientemeno che “all’integrità territoriale” del paese spaccato in due. Per lui e per i suoi collaboratori le autorità golpiste hanno decretato il divieto di ingresso per un certo numero di mesi.

La notizia – c’è da chiedersi se il governo italiano, sostenitore dei golpisti ucraini, batterà un colpo – si aggiunge a quella della messa al bando in Ucraina delle opere di 38 autori russi, perché inciterebbero “all’odio e al separatismo”. A sorvegliare che le opere bandite non entrino nel territorio del paese saranno i Servizi Fiscali incaricati dei controlli doganali, i quali hanno anche annunciato che presto la lista potrebbe essere ulteriormente allungata.
Tra le opere proibite dal regime sciovinista, nella fattispecie dal Comitato Ucraino dell’audiovisivo, anche quelle di Eduard Limonov, uno dei leader del movimento nazional-bolscevico, dell’esponente rosso-bruno Alexander Dugin, e poi quelle del consigliere economico del Cremlino Sergei Glaziev. La misura censoria vuole "impedire la propagazione dell'ideologia dell'odio, del fascismo, della xenofobia, del separatismo", aveva spiegato alcune settimane fa il responsabile del Comitato per l'audiovisivo Bogdan Chervak. Peccato che nel paese le scorribande dei gruppi e delle organizzazioni scioviniste e neonaziste siano all’ordine del giorno, che i fascisti ricoprano posti chiave nell’amministrazione politica e anche in quella militare e che contro gli antifascisti il regime abbia scatenato sin dall’inizio una feroce campagna di censura e repressione. La realtà è che Kiev vuole tappare la bocca a chiunque metta in discussione il potere degli oligarchi messi in sella dalla Nato attraverso il golpe del febbraio 2014, poco importa l'ideologia o il punto di vista politico di chi finisce nella lista nera.
 
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view post Posted on 18/8/2015, 09:48

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Donbass: sempre più evidente la preparazione di un'offensiva ucraina


Le milizie della Novorossija stanno lanciando appelli sempre più preoccupati ai Paesi europei del “Gruppo normanno” (soprattutto Germania e Francia) per l'attuazione degli accordi di Minsk: la possibilità di un'offensiva ucraina su larga scala lungo tutta la linea del fronte nel Donbass – in particolar modo, lungo le direttrici di Donetsk, Gorlovka, Mariupol, Makeevka, Dokučaevsk, Telmanovo, Elenovka, Jasinovataja, Novoazovskij e altre cittadine - si farebbe di giorno in giorno più concreta. La spaventosa intensificazione dei bombardamenti da parte delle forze armate di Kiev, ha ripetuto anche ieri il plenipotenziario per la DNR al Gruppo di contatto, Denis Pušilin, non può che far presagire un imminente attacco. Per di più, Kiev non pare nemmeno più preoccuparsi di nascondere le violazioni agli accordi di Minsk: secondo gli osservatori dell'Osce, la città di Gorlovka, forse la più martoriata nelle ultime settimane, è stata ripetutamente fatta segno di colpi di mortaio di calibro 120 mm che, in base agli accordi sul “cessate il fuoco”, avrebbero dovuto essere ritirate ad alcune decine di chilometri dalla linea di demarcazione e che invece Kiev, già un mese e mezzo fa, aveva apertamente annunciato di schierare nuovamente a ridosso del fronte.
Così, ieri a Telmanovo, un civile era rimasto ucciso per i bombardamenti ucraini portati con lanciarazzi multipli “Grad” nel cuore della notte. Un civile ucciso e altri cinque feriti anche a Donetsk, oltre a una ventina di edifici seriamente danneggiati; anche in questo caso di notte. Secondo il vice comandante di Corpo del Ministero della difesa della DNR, Eduard Basurin, negli ultimi tempi le forze armate ucraine avrebbero intensificano il fuoco sui quartieri civili proprio nelle ore notturne, allorché è terminato il lavoro degli osservatori Osce. Ma, soprattutto, secondo quanto dichiarato da Basurin, le forze ucraine sono state messe in stato di massima allerta.
E la situazione pare essersi ulteriormente aggravata nelle ultime ore, anche con il massiccio spiegamento di carri armati, artiglierie semoventi e razzi “Točka-U” lungo la linea del fronte. All'alba di stamani sarebbero state nuovamente colpite Makeevka (la città più grande della DNR, dopo Donetsk) e Elenovka e i villaggi circostanti. Nella notte tra domenica e lunedì sono proseguiti i bombardamenti ucraini su Donetsk e Gorlovka: a Donetsk ancora 2 civili sono rimasti uccisi e tre feriti; a Gorlovka, tre uccisi e quattro feriti. A causa di questo ininterrotto stillicidio di morte, nella sola Gorlovka - da mesi uno dei punti più “caldi” del Donbass – dall'inizio dell'anno si sono contati 164 morti e 501 feriti tra la popolazione civile. Secondo testimoni locali, l'esercito ucraino userebbe sistemare le batterie nel cuore dei rioni civili delle città occupate, contando evidentemente di attirare là il fuoco di risposta delle milizie e poterle accusare di colpire i quartieri abitati. Secondo i dati diffusi ieri dal Dipartimento per i diritti dell'uomo della DNR, le vittime dei bombardamenti ucraini dall'inizio dell'anno sarebbero 1.287: morti 1.088 uomini e 199 donne; i feriti più di 1.100. Ma, secondo quanto scrive la Dan-news, con riferimento ai media ucraini, anche dalla parte dell'esercito si contano vittime dell'avventura terroristica di Kiev nel Donbass: le cifre ufficiali parlano di 136 suicidi tra i militari ucraini e non è previsto nessun tipo di assistenza psicologica ai sempre più numerosi casi di depressione.
Ma ciò che più preoccupa ora il comando delle milizie è l'enorme concentramento di artiglierie pesanti e mezzi corazzati a ridosso della linea di demarcazione, segno della preparazione di un'offensiva in grande stile. Suddivisi su appena tre settori del fronte, l'intelligence della DNR ha registrato, a ieri, il dislocamento di circa 70 battaglioni (dati gli insuccessi delle ripetute mobilitazioni, si può desumere che le unità militari ucraine siano abbastanza incomplete e si può quindi calcolare un totale di circa 40mila uomini) appoggiati da poco meno di 450 carri armati, oltre 2.300 mezzi blindati, 830 tra artiglierie e mortai di calibro tra i 120 e i 150 mm e più di 130 sistemi di lanciarazzi multipli.
Secondo i media statunitensi, ripresi ieri dalla russa RT, Barack Obama vuole la guerra e ha affidato a Kiev il lavoro sporco. I reparti speciali USA stanno tuttora addestrando i militari ucraini per una prossima intensificazione del conflitto nel Donbass, afferma ad esempio Stephen Lendman sulla rivista CounterPunch, sottolinenando come Kiev stia sempre più apertamente violando gli accordi di Minsk e ricordando anche il recente aumento di ulteriori 250 milioni di $ di spese militari. "La junta> scrive Lendman "ha già ufficialmente rinunciato a ogni limitazione riguardante il ritiro delle artiglierie e ha inoltre “legalizzato” il loro impiego. Nella DNR e nella LNR stanno rinforzando le proprie posizioni, in attesa dell'attacco ucraino. A Donetsk le persone vengono fatte uscire in anticipo dal lavoro, dato che si attendono massicci bombardamenti sulla città, anche con l'impiego dell'aviazione>.
In questa situazione, dunque, il plenipotenziario per la DNR al Gruppo di contatto, Denis Pušilin, ha invitato Francia e Germania, in quanto garanti degli accordi di “Minsk-2”, a reagire alle sue violazioni da parte di Kiev. Proprio su tali violazioni, ha detto Pušilin, verrà posto l'accento alla prossima riunione del Gruppo di contatto, fissata per il 26 agosto a Minsk; ma la prima condizione per la loro cessazione, è la firma da parte di Kiev dell'accordo sul ritiro dalla linea di demarcazione delle armi di calibro superiore ai 100 mm.
Per quanto riguarda la “quinta colonna” ucraina all'opera all'interno del territorio della Novorossija, nei giorni scorsi i reparti del Ministero per la sicurezza di Stato (MGB) della DNR hanno liquidato uno degli 11 gruppi di sabotatori che, secondo lo stesso MGB, agirebbero con l'obiettivo di eliminare fisicamente il comando militare della Repubblica popolare di Donetsk, disorganizzare il sistema di direzione e reperire informazioni sulla dislocazione dei reparti delle milizie. Anche l'intensificazione dell'attività di queste unità di sabotaggio, a parere di Eduard Basurin, testimonierebbe dell'imminenza dell'attacco ucraino.
 
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view post Posted on 21/8/2015, 11:16

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Sono 56 anni che gli Stati Uniti riconosce l'indipendenza del Donbass e del Lugansk. Il documentoSono 56 anni che gli Stati Uniti riconosce l'indipendenza del Donbass e del Lugansk.

Il documento



La Risoluzione della settimana sulle "nazioni in prigionia" introdotta dall'amministrazione Eisenhower e confermata ogni anno.

Dal 1959 le autorità statunitensi rinoscono il diritto all'indipendenza del territorio dell'attuale Donbass, attraverso una risoluzione introdotta sotto l'amministrazione di Dwight D. Eisenhower 56 anni fa e confermata ogni anno da tutti i presidenti che si sono succeduti, Obama compreso. Il documento, la Risoluzione della settimana sulle “nazioni prigioniere” è stato pubblicato in rete da Global Research.



Il disegno di legge è stata approvata sia dal Senato e la Camera dei Rappresentanti nel 1959 e al suo interno si riconosce l'indipendenza del territorio che comprende le regioni orientali ucraini di Donetsk e Lugansk, così come la regione di Zaporozhye, come le principali città della cosiddetta 'Cossachia', un ente sub-nazionale che Washington identificava nei territori della Russia moderna e Ucraina.

Il termine 'Cossachia' è una creazione occidentale che i politici degli Stati Uniti usavano a livello geopolitico per identificare le zone dove abitavano i cosacchi durante l'impero zarista, poi l'URSS e ora la Russia contemporanea. Oltre alle tre regioni dell'Ucraina il termine comprende vasti territori lungo il fiume Don, zone nel nord e est del Mar d'Azov e territori delle tre regioni russe di Krasnodar, Stavropol e Rostov.

Il documento definisce chiaramente la Cossacchia distinta dall'Ucraina e le loro popolazioni, come singole nazioni "subordinate alla politica della Russia comunista." Di conseguenza, la dichiarazione del 1959 sancisce “alle due nazioni il diritto di esistere."

La cosa più strana di tutto questo è che la risoluzione è stata riapprovata come Proclamazione del Presidente della Repubblica ogni anno a decorrere dalla data della sua prima approvazione. Così, il 17 luglio, 2015 il presidente Barack Obama è tornato ad approvare il documento, come ha fatto nel 2014, 2013 e così ogni anno.

"Ora, io, Barack Obama, Presidente degli Stati Uniti d'America, proclamo dal 19 luglio fino al 25 luglio 2015 la Risoluzione della Settimana delle Nazioni in prigione". E ancora: "Mi appello al popolo americano a riaffermare i legami profondi con tutti i governi e le persone impegnate alla libertà, alla dignità e opportunità per tutti. "

'Global Research' dimostra nel suo articolo come la risoluzione in questione vanta una chiara identità nazista alla sua origine, dato che è stata scritta da Lev Dobriansky, anti-comunista di origine ucraina nato negli Stati Uniti, e voluta dal nazionalista ucraino Yaroslav Stetsko, braccio destro del famigerato nazista leader ucraino Stepan Bandera. Corsi e ricorsi della storia.


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view post Posted on 22/8/2015, 09:09

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Kiev protesta contro l'Italia per una cartina
con la “Crimea russa” all'EXPO di Milano


© Sputnik. Andrey Iglov

Il ministero degli Esteri ucraino ha inviato alla Farnesina una nota di protesta a seguito di una mappa geografica esposta nel padiglione della Russia all'EXPO di Milano, in cui la Crimea viene raffigurata all'interno della Federazione Russa.

Kiev ritiene che Milano, in qualità di organizzatore della fiera internazionale "EXPO 2015", debba controllare il contenuto del padiglione della Russia, segnala l'agenzia "Interfax-Ukraina".

Nella nota di protesta si afferma che tali "provocazioni" costituiscono una minaccia per l'integrità territoriale dell'Ucraina e danneggiano la reputazione internazionale dell'Italia in qualità di organizzatore della mostra.

Inoltre il ministero degli Esteri ucraino sostiene che l'apparizione di tali mappe violi la convenzione delle Esposizioni Internazionali, che obbliga le autorità del Paese ospitante a controllare il contenuto delle esposizioni dei partecipanti, nonché a monitorare l'uso corretto delle indicazioni geografiche.
Kiev ha promesso di denunciare la vicenda all'Ufficio internazionale delle Esposizioni, la cui sede è a Parigi.

La fiera internazionale "EXPO 2015" si svolge a Milano dal 1° maggio al 31 ottobre. All'apertura della mostra era stato presente il presidente russo Vladimir Putin. Quest'anno l'Ucraina non è presente all'evento.
 
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* * *

Vauro terrorista? No, semplicemente giornalista
L’Europa è preoccupata per la “disinformazione” russa.


La guerra ucraina è stata la spinta per l'Unione Europea verso la creazione di un piano d'azione mirato contro i media russi. Si chiama "East StratCom Team" il progetto firmato UE contro la propaganda russa.
A proposito di giornalismo e libertà d'espressione, il governo di Kiev, appoggiato dall'Ue, ha stilato una lista di giornalisti italiani non graditi in Ucraina, tra cui il reporter Eliseo

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/opinioni/2015082...l#ixzz3jWxBNjnk
 
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view post Posted on 24/8/2015, 10:19

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Come la UE e la NATO prendono parte alle operazioni di guerra nel Donbass


© Sputnik.

La guerra nella parte orientale dell'Ucraina si riflette nello spazio dell'informazione globale. I media conducono senza esclusione di colpi la guerra di propaganda, sfruttando la difficoltà di raggiungere le zone di battaglia e di vedere con i propri occhi la situazione reale.

In questo contesto diventano particolarmente preziose le testimonianze. Come ad esempio i post degli svedesi che prendono parte alle battaglie nel Donbass sul forum "flashback.org", che hanno attirato l'attenzione di un blogger americano.


La guerra in Donbass serve per demonizzare Russia
Per il fatto che i fatti riportati contraddicono la versione ufficiale dell'Occidente su quello che sta accadendo in Ucraina, gran parte dei messaggi vengono censurati. Alcuni post cancellati si conservano nella cache di Google, una parte non viene indicizzata e si perde. Tuttavia si può valutare il grado di coinvolgimento dei Paesi occidentali nella guerra civile in Ucraina.

La cosa più importante che emerge è la constatazione effettiva della presenza di soldati e di uomini dei servizi segreti dei Paesi europei nelle unità paramilitari di volontari ucraini.

Uno dei promotori della discussione è un veterano del battaglione neonazista "Azov" con il nick "Sinkomies", membro della Milizia Nazionale della Svezia (Hemvarnet), organizzazione di riservisti subordinata al ministero della Difesa della Svezia.
Citazione:

"Ti hanno ripreso alla Difesa Nazionale quando sei ritornato?

Mentre sei stato lì ha migliorato le tue abilità militari e potrai insegnare qualcosa in patria?"

Risposta:

"A quanto pare nella milizia non sono più il benvenuto, in quanto secondo la loro versione ufficiale sono andato contro i valori dell'organizzazione quando sono diventato un "mercenario" e sono partito per una guerra di altri".

Messaggio sugli uomini del Servizio di Sicurezza Nazionale di Svezia ("Säkerhetspolisen", servizi segreti) che sono stati inviati nel sud-est dell'Ucraina.

Citazione:

"Cosa pensate delle regole di difesa dei soldati europei e americani che si trovano in Ucraina? Come si garantisce la loro sicurezza, quanto è reale un loro ritorno in patria sani e salvi, chi è responsabile per loro e chi contattare per ottenere queste informazioni?

Sono preoccupato per il marito di mia sorella, un ufficiale della SEPO (Servizio di Sicurezza svedese, ndr), che da più di 4 mesi si trova nella parte orientale dell'Ucraina e non possiamo contattarlo. Riguardo a dove si trovi veramente lo abbiamo appreso da un suo amico, ritornato a casa ferito. Ha raccontato di essere stato fortunato ad essere riuscito a raggiungere da solo le posizioni dell'esercito ucraino, dove forniva aiuto. Di solito (come dice) le unità internazionali che non possono uscire dall'accerchiamento dei separatisti vengono liquidate per motivi di sicurezza, per non avere prigionieri "scomodi". Tutto ciò fa rabbrividire.

Sulla stampa italiana si trovano questo tipo di informazioni:«Io, italiano che combatto come "foreign fighter" per l'Ucraina» (dal Corriere della Sera del 12 febbraio 2015). Il soldato per esempio dice che nella guerra in Ucraina combattono militari italiani ed "altri che non possono essere dichiarati". "I politici non lo diranno mai. Ma ci sono militari dei Paesi Baltici e della Polonia".
Inoltre si comunica che dalla parte di Kiev combattono soldati della Polonia e degli Stati Baltici.

"Conosco 3 militari della Polonia che servono nel battaglione "Donbass". Il maggiore Ian Dambrovski, il tenente Lucas Wojciechowski e il tenente Tomas Novak delle forze speciali JWK hanno partecipato alle battaglie di Uglegorsk, Loginovo, Debaltsevo, Shirokino ed in altre importanti zone di guerra.

Per quanto riguarda le informazioni sui volontari stranieri e militari, le potete ottenere nel dipartimento centrale della SBU, chiamate la sezione informativa (044) 226-25-64. Tutti i contatti del Dipartimento centrale della SBU sono in rete…
Nonostante la partecipazione nella ATO (acronimo dell'operazione militare ucraina nel Donbass secondo Kiev, ndr) di membri stranieri sia controllata dal dipartimento centrale della sezione di controspionaggio della SBU, è improbabile che otterrete tutte le informazioni per la politica di non divulgazione".

Tenendo conto di questo, diventa chiara l'informazione dell'italiano che prende parte all'ATO, secondo cui tra gli europei e gli americani che combattono nella parte orientale dell'Ucraina ci sono persone che "non possono essere dichiarate".

Dice che nella guerra in Ucraina combattono militari italiani e "altri che non possono essere dichiarati". Nel nostro battaglione ci sono 85 foreign fighters, tanti svedesi, tanti russi, ma anche francesi, slavi, sono 7 gli italiani. Noi siamo ufficiali, ma ce ne sono altri che non possono essere dichiarati". "I politici non lo diranno mai. Ma ci sono militari dei Paesi Baltici e della Polonia".

A quanto pare sono dei professionisti per cui la "guerra è un lavoro".

Citazione:

"Chi erano quei volontari che si sono recati lì? Erano soldati professionisti e semplicemente svolgevano il loro dovere o semplicemente degli avventurieri?

Risposta:

Di tutti i tipi, ma la maggior parte di loro almeno un anno ha servito nell'esercito. Molti precedentemente avevano servito nella Legione straniera, non è sorprendente. Molti hanno maturato esperienza in compagnie militari private.

In breve direi che si tratta per lo più a coloro che vedono la guerra come un lavoro, ma a volte sono disposti a "svolgere la missione gratis per passione".
 
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view post Posted on 24/8/2015, 11:37
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addàrivenì baffone

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CITAZIONE
In breve direi che si tratta per lo più a coloro che vedono la guerra come un lavoro, ma a volte sono disposti a "svolgere la missione gratis per passione".

Questi rifiuti umani, questi rottinculo - che se avessero a che fare con la guerra guerreggiata, vera, in prima linea si cagherebbero nelle braghe ancor prima di aver capito dove si trovano - stanno per lo più nelle retrovie (se ufficiali per comandare la carne da cannone ucraina) facendo incursioni quando sanno di essere soli terrorizzando i civili, specie facendo il tiro al bersaglio contro anziani, bambini e civili. Questa spazzatura deve essere liquidità senza pietà, male fanno i miliziani che li beccano a rilasciarli (quando accade), deveno essere brutalizzati tutti.
 
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view post Posted on 25/8/2015, 13:40

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Kiev. "Giornata della dipendenza" in attesa dell'attacco al Donbass


Non essendo sinora riuscito ad allargarlo a un quinto membro, gli Stati Uniti, e a un sesto, la Polonia, Pëtr Porošenko è riuscito però a ridurre a tre, nell'incontro di ieri a Berlino, il “Quartetto normanno” che dovrebbe garantire l'applicazione degli accordi di Minsk per una soluzione pacifica nel Donbass. Vladimir Putin è stato lasciato a casa su richiesta del presidente ucraino, che spera così di riuscire a portare dalla propria parte Francia e Germania, soprattutto sui nodi centrali del “Minsk-2”, finora platealmente violati da Kiev: cessate il fuoco, ritiro delle artiglieri pesanti, introduzione nella Costituzione ucraina (non in via transitoria, ma permanente) delle norme sulla decentralizzazione e sullo status speciale “per alcune province delle regioni di Donetsk e di Lugansk”.

Ma la riunione berlinese, come scriveva ieri la tedesca Mittelbeyrische zeitung, vede un presidente ucraino dai giorni contati, che sta andando incontro a un autunno rovente e si svolge, secondo Sputniknews, all'ombra della escalation delle tensioni nel Donbass: “tedeschi e francesi devono salvare la loro creatura, gli accordi di Minsk. Pertanto Hollande e Merkel illustreranno a Porošenko la loro visione della situazione nel Donbass e probabilmente correggeranno la posizione dell'Ucraina”. Da parte sua il plenipotenziario per la DNR al Gruppo di contatto, Denis Pušilin, ha dichiarato che DNR e LNR si attendono che Germania e Francia convincano Porošenko all'attuazione degli accordi di pace e reagiscano alle sue violazioni da parte di Kiev. Su tali violazioni, aveva detto nei giorni scorsi Pušilin, verrà posto l'accento alla prossima riunione del Gruppo di contatto, fissata per il 26 agosto a Minsk.

L'incontro odierno a Berlino si tiene però sullo sfondo di voci sempre più insistenti sulla ripresa del conflitto armato e le milizie della Novorossija temono che l'offensiva di Kiev potrebbe iniziare proprio ieri, quando a Kiev si festeggia la Giornata dell'indipendenza.

Per l'occasione e con un giorno di anticipo, il papa e Barack Obama – per il primo, la cosa è naturale: non poteva posticipare l'angelus al lunedì; per il secondo: ha approfittato della domenica per sbrigare pratiche accessorie, come alcuni tagliano l'erba in giardino o altri vanno a pesca – avevano porto ieri gli auguri agli ucraini e al loro presidente per il 24° anniversario dell'indipendenza, che si celebra ieri a Kiev con una parata civile e militare (ma senza mezzi da guerra, tutti impegnati nel Donbass) e la deposizione di fiori ai monumenti agli eroi nazionali, tra cui ora spicca anche Stepan Bandera, collaboratore dei nazisti nel '42-'43.

Come ha detto lo scrittore ucraino di origine bielorussa Vsevolod Nepogodin, a giudicare dallo stuolo di ministri stranieri e dalla effettiva direzione dello Stato da parte dell'ambasciatore USA Geoffrey Payett, quella che si festeggia ieri dovrebbe essere chiamata piuttosto “Giornata della dipendenza”. Proprio Payett, insieme agli istruttori USA che stanno addestrando i militari ucraini a Javorov, perché non ci siano dubbi sull'orientamento del paese da lui diretto, ha porto gli auguri facendosi immortalare sullo sfondo dell'insegna della regione di Donetsk(!) e iniziando con lo slogan banderista “Gloria all'Ucraina”. Dato che non ce la sentiamo di appioppare un due in storia al signor Payett, lo bocciamo però sicuramente in onestà politica.

A Donetsk, bombardamenti ucraini permettendo (che però nella notte si sono intensificati) è in programma una manifestazione di protesta contro la “Festa della dipendenza dell'Ucraina”.

Dunque, il 24 agosto del 1991 l'Ucraina proclamava l'indipendenza dall'Unione Sovietica: una pura formalità, dopo gli avvenimenti di tre giorni prima a Mosca e in attesa del disfacimento istituzionalizzato dello Stato plurinazionale sovietico che, tra un bicchiere e l'altro, i presidenti di Russia, Bielorussia e Ucraina, Boris Eltisn, Stanislav Šuškevič e Leonid Kravčuk (lo stesso Kravčuk che ora chiede a Porošenko di accelerare la separazione dell'Ucraina dal “territorio occupato” del Donbass, dove “vivono non solo banditi e separatisti, ma anche patrioti”) avrebbero evocato nel dicembre successivo, seminascosti nei boschi della Belovežskaja Pušča.

In occasione degli auguri, Obama ha sottolineato che l'amicizia tra USA e Ucraina si andrà sempre più rafforzando e ha confermato il sostegno americano a Porošenko: "Nel momento in cui il popolo ucraino lavora per condurre le riforme fondamentali, nonostante l'aggressione russa a est e l'occupazione della Crimea, gli Stati Uniti rimarranno conseguenti nel loro sostegno all'Ucraina".

Negli auguri del papa è compresa la preghiera per l'Ucraina e la benedizione per Porošenko e, nell'ambiguità dello stile gesuitico, si evita di nominare aggrediti e aggressori e si esprime "vicinanza spirituale con le vittime" - chi le sta provocando? - "e anche con tutti quelli che soffrono"; amen.

Da Mosca, si è tenuto a qualificare come ipocriti e spudorati gli auguri statunitensi per l'indipendenza ucraina. La presidente del Comitato della Duma per la sicurezza e la lotta alla corruzione, Irina Jarovaja ha detto che "evidentemente, secondo Obama, il genocidio del popolo del Donbass è il lavoro costruttivo di due nazioni; mentre invece i convogli umanitari della Russia per salvare dalla morte per fame, dalle ferite e dalle malattie i civili del Donbass, nella rappresentazione del premio Nobel per la pace costituiscono un'aggressione".

D'altronde, ha voglia Vladimir Putin di dire che russi e ucraini sono popoli fratelli! Porošenko non è affatto d'accordo e nei giorni scorsi l'aveva proclamato: gli ucraini non hanno più popoli fratelli "In tempo di guerra noi non abbiamo popoli fratelli. C'è solo l'unico popolo ucraino in marcia verso l'Europa". Il popolo russo, secondo il presidente ucraino, vive nell'isolamento, non ha alcun rapporto con gli ucraini e "si trova in profonda crisi".

E come si può parlare di fratellanza quando nei piani a breve scadenza c'è la guerra? Effettivamente, lo stesso Obama non si è limitato agli auguri, ma ha anche consigliato – qualche maligno, per rafforzare l'indipendenza, ha detto: ordinato – a Kiev di non scendere sul terreno del confronto militare con Mosca, dato che, secondo l'amministrazione presidenziale americana, "Washington punta tuttora al ristabilimento dei rapporti russo-americani" e, per "la Casa Bianca, la crisi ucraina rappresenta solo uno dei problemi nei rapporti strategici tra le due potenze mondiali". Ma Porošenko, a differenza di Francesco, non è stato gesuiticamente ambiguo: sabato scorso, di fronte a reparti militari a Kharkov, ha spiattellato che gli accordi di Minsk del febbraio scorso hanno regalato a Kiev tempo prezioso per rafforzarsi sul piano militare e ha sentenziato che "sono tramontati i tempi del frivolo pacifismo".

Proprio sabato scorso, Komsomolskaja Pravda scriveva della preparazione di Kiev a un blitzkrieg nel Donbass. In base alle informazioni in possesso del Ministero della difesa della Repubblica popolare di Donetsk, il rafforzamento e la dislocazione delle truppe e il continuo accrescimento di mezzi e munizionamento ucraini, sia in prossimità della linea di demarcazione che nelle retrovie, lascerebbero intravvedere sicuri preparativi di un'offensiva. Kiev disporrebbe di circa 90mila uomini; le milizie, secondo l'intelligence ucraina, sarebbero circa la metà, ma in grado di mobilitare gran parte della popolazione. La preparazione di varie linee di accerchiamento, indicherebbe un piano di attacco per spingere le milizie verso la frontiera russa, dove però sarebbero inchiodate alle spalle dalle truppe ucraine appostate in casematte fortificate o dislocate in trincee già scavate e allestite. Anche l'aviazione sarebbe stata messa da tempo in stato di allerta. A giudicare dalle carte mostrate dal vice comandante di corpo del Ministero della difesa della DNR, Eduard Basurin, scrive Komsomolskaja Pravda, il pensiero va all'attacco hitleriano all'Unione Sovietica, allorché i nazisti tentarono di accerchiare le truppe sovietiche in enormi sacche senza via d'uscita. Ma, come allora seppe fare l'Esercito Rosso, le milizie hanno mostrato lo scorso anno a Ilovajsk di saper contrattaccare e rinchiudere a loro volta il nemico in contro sacche per poi annientarlo. Ora, sembrerebbe che Kiev, dopo l'accerchiamento di Donetsk e Lugansk, si dovrebbe concentrare successivamente sulla direttrice Mariupol-Novoazovsk, fondamentale per il controllo della costa e la conseguente offensiva da sud.

Kiev spende ipocritamente gli ultimi soldi per la guerra, scriveva ieri l'austriaco Contra Magazin: “Nonostante la bancarotta sempre più prossima, nuove armi per l'esercito”, con riferimento ai nuovi 400 trasporto-truppe annunciati sabato scorso da Porošenko; “mentre parla di armistizio e riforme per il risanamento dell'economia, continua a gettare soldi nelle armi per la guerra contro i ribelli del Donbass”. "La minaccia armata da est, è una prospettiva che si allunga nei decenni" aveva detto Porošenko a Kharkov.

Se mai i golpisti di Kiev ci hanno lontanamente pensato, è chiaro che ora, per la junta, sono davvero "tramontati i tempi del frivolo pacifismo".
 
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Matteo Di Giovambattista1
view post Posted on 26/8/2015, 00:01




Faccio una premessa, in modo da rispondere in modo adeguato a questa interessante discussione, io sono un ragazzo diciottenne di ideali nazionalsocialisti, nazionalisti bianchi e sciovinisti.
Anche se sono cosciente che codesti partiti politici e movimenti ucraini che si autodefiniscono "nazionalisti" fanno uso di simboli ed iconografie storicamente strettamente legati all' ambito delle correnti ideologiche dell' estrema destra, posso esprimere apertamente il mio dissenso nei confronti di queste organizzazioni paramilitari finanziate e supportate economicamente dall' Unione Europea e dagli Stati Uniti D' America (USA). In questo momento infatti il mio sostegno è indirizzato verso il leader russo Vladimir Putin e verso i popoli della Repubblica Popolare di Doneck e della Nuova Russia.
Tuttavia, questa mia presa di posizione non vuole assolutamente smentire e contraddire i miei ideali di stampo nazionalisti e nazionalsocialisti, basati sull' attenta analisi e interpretazione della filosofia romantica.
P.s: Non mi ritengo uno di quei "fascistelli" che scrivono solo frasi quali Dux Mea Lux o altri simili diciture senza essere consapevoli della storia del NSDAP o del PNF. Sono interessato anche alla storia del comunismo sovietico e delle sue varie correnti interne.
 
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1012 replies since 17/12/2013, 20:24   22167 views
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