Comunismo - Scintilla Rossa

Ucraina, scendono in campo gli Stati Uniti

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view post Posted on 19/2/2014, 18:09

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COME INIZIANO LE RIVOLUZIONI


Redazione di Operai Contro,

la protesta in Ucraina è pericolosa,non solo per il burattino di Putin, ma per tutte la borghesia .

Il popolo Ucraino con la sua protesta dimostra che è possibile combattere contro la polizia al servizio del potere.

Il popolo Ucraino non ha paura della morte, non ha niente da perdere oltre la miseria e le catene.

Ora i cretinetti della sinistra Italiana diranno che la protesta è sovvenzionata dai borghesi occidentali.

Qualche cretinetto dirà che gli Ucraini non rispettano tutti i dogmi della sinistra.

Ora i cretinetti della destra italiana diranno che il popolo Ucraino è contro il comunismo

Il popolo Ucraino se ne fotte dei cretinetti

Tremino i padroni gli ucraini dimostrano con i fatti cosa vuol dire protestare

Si rinfiamma la protesta in Ucraina e le strade del centro di Kiev tornano a macchiarsi di sangue. Sono 25 le persone che hanno perso la vita negli scontri tra polizia e manifestanti scoppiati a Kiev nella mattina di ieri, secondo il bilancio ufficiale del governo ucraino, secondo il quale ci sono 241 feriti ricoverati in ospedale, tra cui 79 poliziotti e 5 giornalisti. Oggi a Kiev metropolitana e scuole chiuse.

Tra le vittime, in base a questo bilancio, ci sarebbero sette agenti e 13 civili, ma il numero delle vittime potrebbe essere destinato a salire ulteriormente. Dopo una giornata tesissima infatti, segnata da una serie di raid di gruppi di dimostranti, centinaia di poliziotti in assetto antisommossa hanno assaltato in serata Maidan Nezalezhnosti, la piazza Indipendenza da tre mesi cuore della rivolta antigovernativa.

L’opposizione ha “oltrepassato i limiti” sperando di arrivare al potere grazie alla strada, e i responsabili saranno giudicati” ha detto il presidente ucraino Viktor Ianukovich. “I leader dell’ opposizione non hanno considerato il principio democratico secondo cui si ottiene il potere con le elezioni (ndr sembra di sentir parlare i gangster italiani) e non nella strada – ha detto Ianukovich in un messaggio alla nazione pronunciato mentre l’ assalto ai manifestanti in piazza era ancora in corso -. Hanno passato i limiti chiamando la gente a prendere le armi. C’è una eclatante violazione della legge – ha aggiunto – e i colpevoli compariranno davanti alla giustizia”.

Nel pomeriggio, le autorità avevano lanciato un ultimatum ai dimostranti per sgomberare Maidan entro due ore (alle 18, le 17 in Italia). La polizia ha atteso due ore in più, poi, alle otto di sera in punto, è entrata in azione premendo su due lati della piazza. Gli agenti delle forze speciali ‘Berkut’ sono tanti e ben equipaggiati, ma devono vedersela con migliaia e migliaia di dimostranti, alcuni dei quali armati di spranghe, qualcuno anche di pistole. Alle granate lacrimogene della polizia i manifestanti rispondono con pietre, molotov e fuochi d’artificio, mentre centinaia di pneumatici vengono bruciati per creare una cortina di fuoco e fumo che freni l’attacco degli agenti.

Tra i morti negli scontri si contano sette poliziotti – alcuni dei quali uccisi da colpi d’arma da fuoco denuncia il ministero dell’Interno – e almeno un militante del partito delle Regioni del presidente Viktor Ianukovich, una cui sede è stata presa d’assalto da manipoli di oppositori estremisti. Non meno di 12 delle altre 13 persone decedute dovrebbero invece essere manifestanti antigovernativi.

Le violenze sono scoppiate ieri mattina, quando un cordone di agenti ha impedito a un corteo di migliaia di dimostranti di avvicinarsi al parlamento, dove si sarebbe dovuta discutere una riforma costituzionale chiesta dall’opposizione per ridurre i poteri del presidente. Non è chiaro chi abbia iniziato gli scontri. Fatto sta che i combattimenti si sono presto propagati in altri punti del centro di Kiev. Quelli più violenti sono avvenuti proprio davanti al parlamento.

Nelle violenze si registrano circa 180 agenti feriti, 157 dei quali ricoverati in ospedale. I feriti tra i manifestanti, invece, secondo l’opposizione sono più di 150. In serata, poco prima dell’attacco della polizia a Maidan, un gruppetto di insorti ha occupato nuovamente il municipio di Kiev, sgomberato domenica scorsa dai dimostranti per permettere l’entrata in vigore di un’amnistia.

Un lettore

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view post Posted on 20/2/2014, 10:15
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Già, il fatto è che anche i "cretinetti" Ucraini dicono la stessa cosa. E per fortuna tengono sotto stretta sorveglianza il tentativo dell' Unione Europea di sovvertire in direzione reazionaria e neo-nazista l'Ucraina. Si ripete per l'ennesima volta uno scenario molto simile, ormai non sorprende più come la borghesia imperialista sfrutti i settori più reazionari per i suoi scopi, in Siria i tagliagole e in Ucraina i nazisti.
 
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Vassili Zaitsev
view post Posted on 20/2/2014, 12:37




CITAZIONE (§kãtê®RëЙ @ 19/2/2014, 18:09) 

COME INIZIANO LE RIVOLUZIONI


Qui siamo oltre il trozkismo, oltre i comunicati di Ferrando a sostegno dei "ribelli" libici e siriani, oltre gli articoli di Moscato.
Qui siamo verso la patologia psicotica di chi vive in un mondo tutto suo che non ha niente a che vedere con quello reale.

Alcune perle tratte dal loro sito:
www.operaicontro.it/?p=9755712888
www.operaicontro.it/?p=9755713527

CITAZIONE (§kãtê®RëЙ @ 19/2/2014, 18:09) 
Il popolo Ucraino con la sua protesta dimostra che è possibile combattere contro la polizia al servizio del potere.
fonte

Anche i fascisti italiani si scontravano con i poliziotti negli anni 60 e 70, uccidendone anche qualcuno. Dobbiamo considerali per questo combattenti contro il potere?

CITAZIONE (§kãtê®RëЙ @ 19/2/2014, 18:09) 
Ora i cretinetti della destra italiana diranno che il popolo Ucraino è contro il comunismo

Il "popolo" ucraino non esiste come concetto unitario. I nazisti ucraini lo sono sicuramente.
 
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view post Posted on 20/2/2014, 13:57

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cacchio!!! ho sbagliato articolo.. ho letto quest'articolo su un un gruppo di face e non intendevo pubblicarlo... purtroppo ho fatto confusione e l'ho pubblicato al posto di un altro (sempre nello stesso gruppo) molto interessante che ora ho pure perso... non chiedetemi come ho fatto perché non lo so nemmeno io... :asd:

Inutile dire che quoto tutto quanto hanno scritto i compagni RedSioux e Vassili Zaitsev!!


"operaicontrooperai"
 
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view post Posted on 20/2/2014, 14:31

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La posta in gioco in Ucraina


L'escalation in corso in Ucraina merita una analisi più profonda e più inquieta della cronaca degli avvenimenti sui quali riferiamo in altra parte del giornale.
E' evidente che ci troviamo di fronte a qualcosa di più di un aspro conflitto interno che vede allungarsi la conta dei morti e dei feriti, anche se la conta dei morti e dei feriti è un fattore che aiuta a capire che quanto accade non possa affatto essere liquidato come la “repressione di un governo autoritario” contro manifestanti pacifici.
Per molti aspetti l'Ucraina richiama alla mente lo “scenario libico” che trasse in inganno molti. A Kiev come a Tripoli tre anni fa, più che ad una rivolta popolare stiamo assistendo ai prodromi di una guerra civile ampiamente sostenuta da esplicite ingerenze esterne.
In questo conflitto, come ovvio, agiscono come innesco le contraddizioni interne ma pesano molto di più le ingerenze esterne e le ambizioni geopolitiche che accompagnano la crescente competizione globale tra poli imperialisti.
In qualche modo anche Immanuel Wallerstein, oggi su Il manifesto, squarcia questo velo con una analisi interessante ma a nostro avviso parzialmente fuori bersaglio.
Wallerstein, come noi, riconosce come non sia affatto scontato che un governo in mano agli “oppositori” ucraini sarebbe meno autoritario dell'attuale. La natura delle forze che animano l'opposizione è piuttosto inquietante. Un peso rilevante lo hanno i gruppi fascisti e ultranazionalisti con nostalgie niente affatto nascoste per i collaborazionisti ucraini del nazismo e poi ci sono settori che si dichiarano “integrazionisti” con l'Unione Europea, quindi ascrivibili a componenti “liberali e filo-occidentali”, come in Libia se ricordiamo bene. Ma nella vicenda Ucraina le responsabilità europee, anche ad occhio, paiono superiori a quelle statunitensi alle quali allude Wallerstein.
Ma l'Ucraina, a differenza della Libia, non può diventare una “terra di nessuno”, una no man's land da lasciare in mano a milizie armate che si spartiscono, controllano e trafficano le risorse naturali del paese direttamente con gli interlocutori stranieri.
L'Ucraina è piazzata esattamente in quella “terra di mezzo” che è passione, esaltazione e dannazione di tutti i geopolitici. E' al centro dell'espansione a Est delle potenze europee (Germania in testa), delle ambizioni della sfera di influenza storica della Russia e della “intereferenza” statunitense sugli affari europei che Brzezinski pone come centrale nella sua opera omnia, “La Grande Scacchiera” del 1997. Un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro dunque.
In tale contesto di spinte contrapposte, appare difficile una composizione interna del conflitto politico tra governo e opposizione. Piuttosto si delinea una guerra civile che sempre più richiama alla memoria la disintegrazione pilotata – e sanguinosa - della Jugoslavia. In pratica un bagno di sangue e una secessione nei fatti tra le regioni occidentali e quelle russofone.
A questo punto però nessuno può sottrarsi ad un bilancio storico degli avvenimenti degli ultimi venti anni e alle loro conseguenze.
Le secessioni in Jugoslavia non avrebbero assunto il carattere di guerra civile senza il riconoscimento unilaterale della Germania – e del Vaticano - nel 1991 (quando riconobbe, da sola, l'indipendenza della Slovenia e della Croazia). L'aver finanziato, sostenuto politicamente e diplomaticamente le secessioni, mise in moto un meccanismo a catena che si è fermato solo dopo anni di massacri e con i bombardamenti della Nato su una capitale europea (Belgrado).
Uno dei risultati di quella escalation fu l'integrazione “obbligata” dei paesi dell'Europa dell'Est sia nella Nato che nell'Unione Europea (in tempi e modi diversi). Una operazione che non poteva non avere ripercussioni sulla Russia postsovietica che, dopo anni di servilismo (gli anni di Eltsin), era tornata a ritessere le fila di una sua area di influenza che in qualche modo era anche un fattore di sopravvivenza di fronte alla rapacità dell'imperialismo statunitense ed europeo.
Ma quella dinamica rese anche evidente l'escalation della competizione globale tra “partner”. Quando si apre una prateria, tutto corrono a spartirsene le spoglie sulla base di una divaricazione implacabile: quella tra gli Stati “disgreganti” e gli Stati “disgregati”.
Scrivevamo nel 1999: “In quella parte dell'Europa che comincia a Est della "frontiera di Gorizia", nel 1989 vi erano 10 Stati (di cui la metà era appartenente al Patto di Varsavia e al Comecon). Dieci anni dopo questi Stati sono diventati 28 ma solo 11 di essi hanno una popolazione superiore ai dieci milioni di abitanti. Si tratta dunque in gran parte di piccoli Stati che hanno dato vita a secessioni dai vecchi stati-nazioni (soprattutto socialisti), in alcuni casi la secessione è stata "consensuale" in altri pesantemente conflittuale. In questo secondo caso l'ingerenza esterna (soprattutto della Germania nella fase iniziale) è stata determinante e non solo nel caso della Federazione Jugoslava. Nella dissoluzione della ex URSS il peso e le responsabilità degli Stati Uniti sono state notevoli e niente affatto casuali.
La disgregazione di tutti gli Stati non appartenenti ai tre "poli forti" dell'imperialismo moderno (USA,UE e Giappone) è un processo che sta marciando con forza dietro la tesi quasi religiosa della inevitabilità della globalizzazione che renderebbe superflui gli Stati-Nazione. In realtà, come abbiamo più volte sottolineato, questa tesi è falsa in quanto esistono Stati "disgreganti" e Stati "disgregati". I Balcani e l'Eurasia (così come l'Africa e buona parte dell'Asia) appartengono a questa seconda categoria” (1)
Quella che quindici fa appariva come una tendenza, oggi è una realtà confermata dai fatti. Hic Rhodus Hic Salta dunque. L'Ucraina è solo l'ultima macelleria per “giocare in periferia” e definire dentro questa fase storica i nuovi rapporti di forza mondiali tra vecchi e nuovi poli imperialisti.
A Kiev si gioca una partita a tre: Unione Europea, Russia e Stati Uniti.
La prima, sopratutto attraverso la Germania, punta a sussumere tutti gli spazi vuoti dentro la propria area di influenza economica e politica. La partita dell'adesione all'Unione Europea è lo schermo dietro cui questa operazione continua a macinare l'integrazione dell'Europa dell'Est direttamente o indirettamente nell'Eurozona e nel Deutsche Lebensraum. Ma l'espansione a est della Germania è avvenuta - fino ad oggi - in concertazione con la Russia e non in conflitto con essa. Gli accordi economici sulle forniture energetiche sono stabili e rilevanti. Sul piano politico poi la Germania ha dimostrato la sua speciale relationship con la Russia “nel fuoco”, cioè in occasione del conflitto in Georgia nel 2008, quando frustrò le richieste della Georgia e degli Usa di invocare l'art.5 della Nato contro la Russia. Un episodio rivelatore che ha mostrato le crescenti crepe della camera di compensazione tra le potenze che è stata la Nato.
Oggi la relazione speciale tra Germania/Ue e Russia potrebbe entrare in sollecitazione nella crisi in Ucraina ma, paradossalmente, mantenersi intatta attraverso una rottura apparente. A Berlino si accenna alle sanzioni contro il governo ucraino, Una scelta di questo tipo sarebbe un boomerang perchè consegnerebbe mani e piedi l'Ucraina alle relazioni economiche con la Russia. Una rottura sul piano formale e come esito un compromesso sul piano sostanziale.
Ma una tale sistemazione dell'affaire ucraino non sarebbe gradito a Washington, che contrasta da anni (sui corridoi energetici) e teme come la peste, la saldatura tra Unione Europea e Russia, una ipotesi questa che esalta tutti i pensatori euroasiatici tra i quali abbondano sia seguaci della primazia della geopolitica che reazionari di ogni risma. L'antiamericanismo ha cessato da tempo di essere una garanzia di antimperialismo.
La Russia accusa sia gli Usa che l'Unione Europea di ingerenza sulla crisi interna ucraina agendo però in modo esattamente speculare.
Il “Clash”, lo scontro tra potenze appare dunque in pieno svolgimento sullo sfondo di una crisi non solo economica ma di sistema e della stessa civiltà capitalista. (2).
L'Ucraina, come l'Africa, è ormai uno dei terreni sul quale questo scontro sta prendendo le misure e agisce concretamente. L'Unione Europea ne è parte integrante. Prendere parte per uno dei poli imperialisti in competizione sarebbe sciagurato come votare i crediti di guerra nel 1914. Partiamo da questa affermazione di principio. Il resto viene dopo.

“Il Grande Gioco nei Balcani”, Sergio Cararo, 1999
“Clash. Scontro tra potenze” Petras, Casadio, Vasapollo, 2003


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view post Posted on 21/2/2014, 15:15

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PER CAPIRE MEGLIO LA SITUAZIONE IN UCRAINA


(Da un intervista di Solidaire a Jean-Maria Chauvier per capire meglio la situazione attuale in Ucraina. E' un giornalista e saggista belga, specialista dell'Ucraina e della ex Unione Sovietica. Conoscendo il paese e la lingua russa da lunga data, collabora attualmente a "Le Monde Diplomatique").

Quali sono i problemi economici che si pongono per la popolazione ucraina, specialmente per il lavoratori, i piccoli contadini e i disoccupati?

Jean-Marie Chauvier - Dallo smembramento dell'Unione Sovietica nel 1991, l'Ucraina ha visto scendere la sua popolazione da 51,4 a 45 milioni di abitanti. Questa diminuzione si spiega con un calo della natalità e un aumento della mortalità in parte dovuta allo smantellamento dei servizi sanitari. L'emigrazione è fortissima: 6,6 milioni di Ucraini vivono attualmente all'estero. Molti sono quelli che dall'est dell'Ucraina sono andati a lavorare in Russia, dove i salari sono sensibilmente più elevati, mentre quelli dell'ovest sono piuttosto andati in Europa occidentale, per esempio nelle serre dell'Andalusia o nel settore delle costruzioni in Portogallo. L'emigrazione fa entrare annualmente in Ucraina 3 milioni di dollari.
Mentre il tasso ufficiale di disoccupazione in Ucraina è dell'8%, una parte importante della popolazione vive al disotto della soglia di povertà: il 25% secondo il governo, fino all'80% secondo altre stime. L'estrema povertà, accompagnata da sotto-alimentazione tra il 2-3% fino al 16%. Il salario medio è di 332 dollari al mese, uno dei più bassi d'Europa. Le regioni più povere sono quelle rurali dell'ovest. I sussidi di disoccupazione sono modesti e a tempo limitato.

I problemi più pressanti sono accentuati dai rischi legati alla firma di un trattato di libero scambio con l'Unione europea e all'applicazione delle misure raccomandate dal Fondo Monetario internazionale (FMI). Si pone anche la prospettiva della chiusura di imprese industriali, soprattutto nell'est, e il loro possibile rilevamento-ristrutturazione-smantellamento da parte delle multinazionali. Per ciò che riguarda le terre fertili e l'agricoltura, si intravvede all'orizzonte la possibile rovina della produzione locale, attualmente assicurata dai piccoli contadini e dalle società per azioni, eredi dei kolchoz, per l'arrivo su larga scala delle multinazionali dell'agroalimentare. L'acquisto massiccio delle terre ricche si accelererà. Così Landkom, un gruppo inglese, ha acquistato 100.000 ettari (ha) e la hedge fund russa Rinascita ha acquistato 300.000 ha (quantità che corrisponde a 1/5 delle terre agricole belghe).

Per le multinazionali ci sono dunque dei bocconi appetitosi: alcune industrie, gli oleodotti e i gasdotti, le terre fertili, la mano d'opera qualificata.

Quali sarebbero i vantaggi e gli svantaggi di un avvicinamento all'Unione Europea?

Jean-Marie Chauvier - Gli Ucraini - soprattutto i giovani - sognano l'Unione Europea, la libertà di viaggiare, le illusioni del confort, i buoni salari, la prosperità, ecc. Sogni su cui fanno affidamento i governo occidentali. Ma, in realtà, non è questione di adesione dell'Ucraina all'UE. Non è questione di libera circolazione di persone. L'UE propone poche cose, nulla più dello sviluppo del libero scambio, l'importazione massiccia di prodotti occidentali, l'imposizione degli standard europei per i prodotti suscettibili di essere esportati verso l'UE, cosa che comporta temibili ostacoli all'esportazione ucraina. La Russia, dal canto suo, in caso di accordo con la UE, minaccia di chiudere il suo mercato ai prodotti ucraini. Mosca ha offerto compensazioni come la riduzione di 1/3 del prezzo del petrolio, un aiuto di 15 miliardi di dollari, l'unione doganale con la stessa, il Kazakhstan, l'Armenia... Putin ha un progetto euro-asiatico che ingloba la maggior parte dell'antico spazio sovietico (esclusi i paesi baltici), rafforzando i legami con un progetto di cooperazione industriale con l'Ucraina, integrando le tecnologie nelle quali l'Ucraina eccelle fin dai tempi dell'Urss: aeronautica, satelliti, armamenti, costruzioni navali ecc, ammodernando i complessi industriali. E' evidentemente l'est dell'Ucraina più interessato a questa prospettiva.

Può spiegare le diversità regionali dell'Ucraina?

Jean-Marie Chauvier - Non c'è uno stato-nazione omogeneo in Ucraina. Vi sono delle contraddizioni tra le regioni, vi sono delle differenze storiche. Russia, Bielorussia e Ucraina hanno avuto una culla comune: lo Stato degli Slavi orientali (9°-11° secolo), la capitale Kiev, che si è chiamata "Rus", "Russia" o "Rutenia". Poi le loro strade si sono diversificate: lingue, religioni, appartenenze statali. L'ovest è stato a lungo parte del Gran Ducato di Lituania, del Regni Polacchi, dell'Impero austro-ungarico. Dopo la rivoluzione del 1917 e la guerra civile, è nata la prima formazione nazionale chiamata "Ucraina", co-fondatrice nel 1922 dell'URSS. La parte occidentale annessa in gran parte dalla Polonia è stata "recuperata" nel 1939 e 1945, poi l'attuale territorio dell'Ucraina si è allargato ancora alla Crimea nel 1954.

L'est dell'Ucraina è più industrializzata, più operaia, più russofona, mentre l'ovest è più rurale, contadino ucrainofono. L'est è ortodosso, collegato al Patriarcato di Mosca, mentre l'ovest è insieme greco-cattolico ("uniate") e ortodosso, legato al Patriarcato di Kiev dall'indipendenza del 1991. La Chiesta uniate cattolica, soprattutto all'ovest, in Galizia, è stata tradizionalmente germanofila, spesso in conflitto con la Chiesa cattolica polacca. Il centro dell'Ucraina, con Kiev, è una miscela di correnti dell'est e dell'ovest. Kiev è in stragrande maggioranza russofona, le sue élite sono filo-opposizione e legatissime agli ultraliberali di Mosca.

L'Ucraina è dunque divisa -storicamente, culturalmente, politicamente - tra l'Est e l'Ovest, e non ha alcun senso aizzare gli uni contro gli altri, salvo a scommettere sulla scissione o addirittura sulla guerra civile, cosa che è senz'altro l'obiettivo di qualcuno. A forza di spingere alla rottura, come fanno gli occidentali e i loro soldatini in loco, potrà ben venire il momento in cui l'UE o la NATO otterranno il loro "bocconcino", ma anche la Russia si prenderà il suo! Non sarebbe certo il primo paese che sarà stato fatto deliberatamente esplodere. Bisogna che sia chiaro che la scelta europea avrà delle conseguenze anche militari: La NATO seguirà e subito si porrà la questione della base russa di Sebastopoli in Crimea, in maggioranza russa e strategicamente cruciale per la presenza militare nel mar Nero. Si può immaginare che Mosca non consentirà certamente che vi si installi una base statunitense!

Cosa pensa del modo in cui l'attuale conflitto viene presentato dai nostri media?

Jean-Marie Chauvier - E' un western! Ci sono i buoni "filo-europei", i cattivi "filo-russi". E' manicheo, parziale, ignorante della realtà ucraina. Per lo più i giornalisti cercano gente che la pensi come loro, che dica quello che gli Occidentali hanno voglia di sentire, che parli inglese o altre lingue occidentali. E poi ci sono le menzogne per omissione.


C'è prima di tutto un grande assente: il popolo ucraino, i lavoratori, i contadini, sottoposti a un capitalismo da shock, alla distruzione sistematica di tutte le conquiste sociali, ai poteri mafiosi di ogni tipo.

C'è poi l'occultamento o la minimizzazione di un fenomeno che viene definito "nazionalista" e che è di fatto neofascista, se non apertamente nazista. E’ localizzato principalmente (ma non unicamente) nel partito Svoboda, nel suo capo Oleg Tiagnibog e nella regione occidentale corrispondente all'ex "Galizia orientale" polacca. Quante volte ho visto, sentito, letto nei media riferimenti a questo partito e al suo capo, definiti come "oppositori" senza ulteriori precisazioni?

Si parla dei simpatici giovanotti "volontari dell'autodifesa", venuti da Lviv (Lwow, Lemberg) a Kiev, quando si tratta invece di commando mobilitati dall’estrema destra in questa regione (Galizia), che è il suo bastione. Pesante è la responsabilità di coloro - politici, giornalisti - che giocano a questo gioco, favorendo le correnti xenofobe, russofobe, antisemite, razziste, che celebrano la memoria del collaborazionismo nazista e della Waffen SS della quale la Galizia (e non tutta l'Ucraina) fu la patria.

Infine i media passano sotto silenzio le tante reti finanziate dall'Ovest (Stati Uniti, UE, Germania) per la destabilizzazione del paese, gli interventi diretti di personalità politiche occidentali. Immaginiamo la zona neutra di Bruxelles (dove hanno sede il Parlamento e il Governo, ndt), occupata per due mesi da decine di migliaia di manifestanti che pretendano le dimissioni del Re e del Governo, prendendo d'assalto il Palazzo reale e acclamando alla tribuna ministri russi, cinesi o iraniani! Si può immaginare qualcosa del genere a Parigi o Washington? E' quello che succede a Kiev.

Il mio sbalordimento cresce giorno per giorno, constatando la distanza tra le "informazioni" fornite dai nostri media e quelle che posso raccogliere nei media ucraini e russi. Le violenze neonaziste, le aggressioni antisemite, gli assalti alle amministrazioni regionali: nulla di tutto questo i nostri grandi media raccontano! Si ascolta un solo punto di vista: quello degli oppositori di Maidan (la piazza di Kiev dove si riuniscono i filo europei). Nei media il resto dell'Ucraina non esiste!


Quali sono i protagonisti della vicenda?

Jean-Marie Chauvier - L'oligarchia industriale e finanziaria, beneficiaria delle privatizzazioni, si divide tra i gruppi in conflitto, tra Russia e Occidente. Viktor Yanukovich e il suo Partito delle Regioni rappresentano i clan (e la maggioranza della popolazione) dell'Est e del Sud. Il Partito delle Regioni ha vinto le elezioni, sia presidenziali che parlamentari, dell'autunno 2013. Gode anche di molti consensi all'ovest, in Transcarpazia (così chiamata l'Ucraina subcarpatica), una regione multietnica che resiste al nazionalismo. Ma la crisi attuale, le esitazioni e la debolezza del presidente rischiano di costargli carissimo e di screditare il suo partito...
Il governo è ampiamente responsabile della crisi sociale che avvantaggia l'estrema destra e le ingannevoli sirene dell'UE e della NATO. Il governo è impotente, di fatto, e difende una parte dell'oligarchia. Ha favorito il diffondersi della corruzione e delle pratiche mafiose.

Dall'altro lato, vi sono tre formazioni politiche che hanno la loro base soprattutto nell'ovest e anche nel centro dell'Ucraina. C'è prima di tutto Batkivschina (Patria), il cui leader è Arseniy Yatsenyuk. E' succeduta all'ispiratrice Yulia Tymoshenko, detenuta. V'è poi il partito Oudar (partito democratico delle riforme), il cui leader e fondatore è l'ex boxeur Vitali Klitschko. E' il cocco di Angela Merkel e della UE. I quadri del suo partito sono stati formati dalla Fondazione Adenauer. Infine, il partito neofascista Svoboda (Libertà), guidato da Oleg Tiagnibok.

Svoboda è in diretta filiazione con l'Organizzazione dei Nazionalisti ucraini - fascisti sul modello di Mussolini - fondata nel 1929 in Galizia orientale sotto il regime polacco. Con l'ascesa al potere di Adolf Hitler nel 1933, si stabilirono contatti, affermando: "ci serviremo della Germania per fare avanzare le nostre rivendicazioni". Le relazioni coi nazisti sono state talvolta tumultuose - perché Hitler non voleva una Ucraina autonoma - ma erano tutti fermamente uniti nel comune obiettivo di eliminare i comunisti e gli ebrei e di asservire i Russi. I fascisti ucraini opponevano il carattere "europeo" dell'Ucraina a quello "asiatico" della Russia. Nel 1939 Andriy Melnik assunse la guida dell'OUN, col sostegno di Andriy Cheptysky, metropolita della Chiesa greco-cattolica (uniate), germanofilo, leader spirituale della Galizia, passata nel 1939 sotto il regime sovietico. Nel 1940 il radicale Stepan Bandera provocò una scissione: il suo OUN-b formò due battaglioni della Wehrmacht, Nachtigall e Roland, per partecipare all'aggressione della Germania e dei suoi alleati contro l'URSS, il 22 giugno 1941. Immediatamente dilagò un'ondata di progrom.
Dopo diversi scrutini, dopo la "rivoluzione arancione" del 2004, l'influenza di Svoboda si è accresciuta in Galizia e in tutto l'ovest dell'Ucraina, ivi comprese le grandi città, facendogli raggiungere dal 20% al 30% dei voti. Nell'insieme dell'Ucraina, Svoboda conta il 10% dei voti. Svoboda ha al suo interno moltissimi gruppi neo-nazisti ancora più radicali.

Le tre formazioni politiche, Batkivschina, Oudar e Svoboda, col sostegno dell'Occidente, reclamano da due mesi le dimissioni del Governo e del Presidente della Repubblica. Pretendono nuove elezioni. Svoboda si spinge oltre organizzando un perfetto colpo di Stato a livello locale. Lì dove impone il suo regime di terrore, Svoboda vieta la presenza del partito delle Regioni e del Partito comunista ucraino.

Quale è il gioco delle grandi Potenze (Stati Uniti, Unione Europea, Russia) nel conflitto attuale?

Jean-Marie Chauvier - Zbigniew Brzezinski, influente geo-stratega statunitense di origine polacca, ha tracciato negli anni 1990 la strategia USA per dominare l'Eurasia e installarvi durevolmente l'egemonia del suo paese, con l'Ucraina come anello essenziale. Secondo lui vi sono due "Balcani mondiali", da un lato l'Eurasia, dall'altro il Grande Medio oriente. Questa strategia ha prodotto i suoi frutti in Ucraina con la "rivoluzione arancione" del 2004. Essa ha installato una rete tentacolare di fondazioni statunitensi - come Soros e il reaganiano National Endowment for Democracy (NED) - che pagano migliaia di persone "per far progredire la democrazia". Nel 2013-2014 la strategia cambia. Sono soprattutto la Germania di Angela Merkel e l'UE che sono alla guida, aiutati da politici statunitensi come il repubblicano McCain. Si arringano le folle a Maidan e altrove con una grande irresponsabilità: per raggiungere facilmente l'obiettivo di trascinare l'Ucraina nel campo euro-atlantico e verso la NATO, utilizzano gli elementi più antidemocratici della società ucraina. Ma questo obiettivo è irrealizzabile senza lo smembramento dell'Ucraina, tra Est e Ovest, con la Crimea che si unirà alla Russia, come la sua popolazione si augura. Il Parlamento della Crimea ha dichiarato: "Noi non vivremo mai sotto un regime banderista (fascista)". E per Svoboda e gli altri fascisti, essi vivono la rivincita sul 1945. Io credo, nonostante tutto, che la stragrande maggioranza degli Ucraini non voglia questa nuova guerra civile né lo smembramento del paese. Ma la società è da ricostruire...

FONTE
 
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gobbe373
view post Posted on 21/2/2014, 15:34




Ringrazio il compagno §kãtê®RëЙ per aver postato questa interessante intervista.
 
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Oclabu
view post Posted on 21/2/2014, 18:11




Sbaglio o ora quei buffoni filo europeisti/fascisti stanno scendendo a metodi sempre più ridicoli?!!!
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view post Posted on 21/2/2014, 18:45

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CITAZIONE (gobbe373 @ 21/2/2014, 15:34) 
Ringrazio il compagno §kãtê®RëЙ per aver postato questa interessante intervista.

grazie a te!
 
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Yuri Gagarin
view post Posted on 21/2/2014, 21:17




(ASI) I disordini in Ucraina hanno sconvolto il mondo intero, chiamando le diplomazie delle principali potenze mondiali ad un difficilissimo processo di pacificazione. A gettare benzina sul fuoco sono le forze estremiste del nazionalismo ucraino antirusso, che hanno conquistato la piazza avviando pesantissimi scontri con le forze speciali di polizia della Berkut. La partita geopolitica del confronto tra Washington, Bruxelles e Mosca si sposta dunque da Damasco a Kiev, avvicinandosi pericolosamente ai confini russi e richiamando i fantasmi della Guerra fredda ad oltre venti anni dal crollo del Muro.
L'Unione Europea minaccia l'imposizione di sanzioni unilaterali contro il governo di Viktor Yanukovich, ma la stessa Angela Merkel non nasconde l'interesse tedesco dietro un possibile cambio di regime in Ucraina, mentre la telefonata intercettata tra Victoria Nuland, vice del segretario di Stato John Kerry, e Geoffrey Patt, ambasciatore americano a Kiev, dimostra che Washington spinge per portare l'Ucraina verso Ovest. Abbiamo contattato il giornalista Andrea Fais, collaboratore del quotidiano cinese in lingua inglese "Global Times" e della rivista di studi geopolitici "Eurasia", per saperne di più.

Ettore Bertolini - Agenzia Stampa Italia

http://www.agenziastampaitalia.it/index.ph...stera&Itemid=35

www.youtube.com/watch?v=yHFj5aQ-a1g

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Yuri Gagarin
view post Posted on 22/2/2014, 12:10




Altro che lista Tsipras e rigenerazione della UE!

La guerra civile in Ucraina mostra la natura reale dell’Unione Europea
e la catastrofe in cui la Comunità Internazionale
dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti spinge il mondo!

Per cambiare rotta c’è una sola via: la rinascita del movimento comunista!


La guerra civile in Ucraina è la prova generale del futuro prossimo che ci attende se non riusciamo a cambiare presto rotta. La Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti sta precipitando il mondo in una catastrofe peggiore di quelle del passato. Non solo si aggravano la miseria e l’abbrutimento prodotti dalla crisi generale del capitalismo che in forme diverse imperversa in tutto il mondo; non solo la guerra di sterminio non dichiarata uccide milioni di uomini di fame, di emigrazione, di criminalità, di catastrofi naturali prodotte dalla devastazione dell’ambiente e del territorio; ma la guerra aperta coinvolge oramai direttamente una parte crescente dell’umanità: dall’Ucraina alla Thailandia, dalla Siria a molti paesi dell’Africa, dal Messico all’Afghanistan, all’Iraq, al Pakistan.
La crisi in cui nella seconda parte del secolo scorso si è impantanato il movimento comunista cosciente e organizzato e il conseguente esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria hanno ucciso la fiducia che da un capo all’altro del mondo, a partire dalla Rivoluzione d’Ottobre di quasi cento anni fa, per decenni aveva animato gran parte dell’umanità, le classi sfruttate e i popoli oppressi, a liberarsi dalla borghesia, dal clero e dalle altre classi dominanti e a lottare contro le proprie stesse arretratezze, per cancellare il marchio di millenni di oppressione di classe.
Oggi la rotta dell’umanità è nuovamente tracciata dalla borghesia imperialista e dal clero, in particolare dal clero della Chiesa Cattolica diretta dalla Corte Pontificia di Roma strettamente integrata nella Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Questa è l’origine del marasma generale e dell’incubo a cui dobbiamo far fronte oggi.
La crisi generale del capitalismo mette l’uno contro l’altra le maggiori potenze imperialiste. Ogni gruppo imperialista deve assicurare la valorizzazione del suo capitale. La massa del capitale finanziario ha raggiunto dimensioni tali che non solo non è più di sollievo all’economia reale capitalista ma la succhia e soffoca. Ogni potenza imperialista deve assicurare stabilità al suo potere entro i confini del suo Stato e a questo fine deve spogliare e devastare altri popoli e paesi. Il sistema imperialista mondiale porta l’umanità alla guerra. La Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti è la troupe teatrale della resistibile catastrofe che incombe su di noi. L’imperialismo USA guida la marcia. I suoi gruppi politici reazionari, gli esponenti del governo reale degli USA, scrivono il copione che l’assistente del Segretario di Stato USA agli affari eurasiatici, Victoria Nuland, ha avuto la sfrontatezza di esporre proprio a proposito della crisi in Ucraina: Vaffanculo l’Europa! I neocon USA scrivono il copione e Obama recita la parte del capo nel teatro dei burattini.
Corroso dalla crisi generale del capitalismo ma dotato di una potenza militare e finanziaria unica nel mondo attuale, l’imperialismo USA conduce una politica di sovversione in tutti i paesi dove vi sono governi che ostacolano i suoi interessi e che non sono proni ai suoi ordini: dalla Cina alla Siria, dal Venezuela alla Russia. In ogni paese, proprio a causa dell’ordinamento sociale che vi regna, trova materia infiammabile in abbondanza. Dilaga la sua opera di sovversione contro i gruppi e gli Stati imperialisti concorrenti, a danno dei popoli oppressi e delle classi sfruttate che sono usati dai gruppi imperialisti come carne da macello, come pedine per i loro affari.
L’imperialismo USA cerca di fare con maggiore successo e su scala maggiore quello che nel secolo scorso i nazifascisti di Hitler e Mussolini cercarono di fare in Europa, nell’America del Sud e in Africa, quello che i militaristi giapponesi cercarono di fare in Cina e in Asia. Il loro progetto fallì perché allora in Russia vi era il saldo ordinamento dell’Unione Sovietica guidata da Stalin, perché il Partito comunista cinese di Mao Tse-tung prese la testa della rivoluzione di nuova democrazia, perché la prima Internazionale Comunista chiamò tutti i popoli europei alla Resistenza contro il nazifascismo e tutti i popoli oppressi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina alla lotta antimperialista di liberazione nazionale.
Il percorso e lo sbocco del progetto di dominio del mondo messo in atto in questi anni dall’imperialismo USA non dipenderà dalla potenza delle sue armi, ma principalmente dai tempi e modi della rinascita del movimento comunista. Noi comunisti dobbiamo assumercene la responsabilità, imparando dall’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria per adempiere con successo il nostro compito.
L’Jugoslavia è stata da venti anni a questa parte un teatro esemplare della lotta nella Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti per il predominio nel mondo: una lotta per molti aspetti subdola o per interposta persona, ma non per questo meno reale, come lo fu la guerra fredda. L’imperialismo USA è riuscito a stabilire in gran parte dei paesi dell’Europa orientale (“la nuova Europa”) e in molti paesi asiatici una vasta rete di basi militari e di agenzie di spionaggio e controllo, che non hanno scrupoli a ricorrere ad assassini mirati, a sequestri di persona e a ricatti d’ogni genere per fare andare le cose secondo i propri interessi, ovviamente nei limiti in cui la borghesia per sua natura lo può fare, perché il capitalismo ha leggi sue proprie che i suoi funzionari non riescono a modificare, anche se le capissero.
In Ucraina in questi giorni le manovre dei gruppi e delle potenze imperialiste si dispiegano ancora più chiaramente che nel passato.
Le “organizzazioni non governative” naziste degli imperialisti USA hanno mobilitato con abbondanza di mezzi una parte importante delle masse popolari contro il regime criminale oggi capeggiato da Viktor Yanukovich, ieri dagli eroi della “rivoluzione arancione” del 2004, Julia Tymoshenko & C. L’obiettivo del progetto è fare dell’Ucraina un bastione dell’imperialismo USA, come la Polonia, l’Ungheria o il Kosovo, ma più grande e più avanzato: un cuneo che deve impedire che si rafforzi la collaborazione della borghesia imperialista europea, in particolare franco-tedesca, con la Russia di Putin & C, fino a costituire una concentrazione di forze economiche, finanziarie e militari in grado di contendere alla borghesia imperialista USA il dominio del mondo. Nell’attuazione di questo progetto l’imperialismo USA ha nemici ma anche alleati potenti. La manovra USA in Ucraina non avrebbe potuto dispiegarsi fino al punto che ha raggiunto e assumere le forme territoriali che ha assunto, senza il concorso del Vaticano. La Corte Pontificia ha ereditato dalla storia nella chiesa cattolico-orientale uniate dell’Ucraina una rete di potere da sempre importante e combattiva: essa è uno dei motori della rivolta in corso che ha le sue basi principali appunto nella Ucraina occidentale. D’altra parte la Corte Pontificia con la sua Chiesa è una potenza mondiale ed ha interessi suoi propri che non coincidono con quelli della borghesia franco-tedesca e che non persegue solo attraverso il governo della Repubblica Pontificia italiana.
La rivolta di una parte importante delle masse popolari ucraine promossa dall’imperialismo USA sembra diretta contro la Russia che per di più proprio in Ucraina, a Sebastopoli in Crimea, ha la base principale della sua marina del Mediterraneo. Ma circondando la Russia, l’obiettivo USA non è solo eroderla pezzo dopo pezzo, ma soprattutto impedire la sua alleanza con la Germania e la Francia. L’operazione USA è in realtà diretta anche contro l’UE e la borghesia imperialista franco-tedesca. Questa quindi, una volta partita la rivolta, non può stare a guardare e lasciare agli USA il monopolio delle forze in rivolta contro Yanukovich. Deve manovrare contro Yanukovich per avere influenza tra i rivoltosi, ma deve soprattutto impedire che l’Ucraina diventi una nuova più grande Polonia.
Il risultato è che migliaia di uomini e donne disperati, esasperati e decisi a tutto, anche a morire, sospinti e armati da squadre di agenti di “organizzazioni non governative” naziste USA e polacche, ma anche italiane (vaticane), tedesche e francesi si battono senza tregua contro gli agenti anch’essi abbrutiti di un potere criminale che ha già fatto emigrare dall’Ucraina alcuni milioni di uomini e di donne che in Europa fanno i rapinatori, le prostitute o i mestieri più miserabili (mentre decine che non sono emigrati muoiono come minatori sottoterra nel loro stesso paese). Milioni di uomini e donne disperati, esasperati e decisi a tutto, anche a morire, sono pedine inconsapevoli e disperate di un gioco tra imperialisti USA che vogliono impedire che Francia e Germania si mettano d’accordo con la Russia, e gli imperialisti tedeschi e francesi che cercano l’accordo con la Russia per aver la forza di far fronte agli imperialisti USA.

È probabile che nella prima mano di questo gioco criminale gli USA l’avranno vinta sulla UE, come Berlusconi l’ha vinta su Renzi: la destra estrema obbliga la destra moderata a rincorrerla. Ma la vera questione che noi comunisti dobbiamo porci è perché non siamo noi comunisti a mobilitare e guidare le masse di disperati ed esasperati disposti a tutto che la crisi generale del capitalismo mobilita, perché non siamo noi comunisti a mobilitarli e guidarli a insorgere e vincere contro i poteri criminali che li schiacciano, contro gli imperialisti che li usano come pedine dei loro affari.
La risposta è: perché noi comunisti non abbiamo ancora tratto abbastanza a fondo gli insegnamenti della prima ondata della rivoluzione proletaria, non abbiamo ancora sviluppato abbastanza nella pratica quegli insegnamenti, non li applichiamo ancora su scala abbastanza vasta nel nostro lavoro. Il marxismo-leninismo-maoismo non è ancora la guida dell’attività che effettivamente svolgiamo, lavoriamo ancora troppo alla cieca, in maniera spontanea, guidati dal senso comune. Non abbiamo ancora effettivamente, nella nostra pratica, superato i limiti che nel secolo scorso hanno impedito ai comunisti di portare la prima ondata della rivoluzione proletaria fino alla vittoria, fino all’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti, nonostante l’eroismo di cui hanno dato prova.
Alla vigilia della prima Guerra Mondiale, nel novembre del 1912, i comunisti (che allora si chiamavano socialisti o socialdemocratici) tennero un congresso straordinario a Basilea e in una solenne Risoluzione unanimemente votata ammonirono i governi imperialisti d’Europa che se avessero osato scatenare la guerra che era nell’aria, i comunisti si sarebbero messi alla testa della rivolta delle masse popolari e li avrebbero rovesciati. La Risoluzione è passata alla storia per il contrasto tra quanto in essa i partiti socialisti proclamavano e la condotta che la maggior parte di loro effettivamente tenne quando nell’agosto del 1914 la guerra incominciò.
Il corso delle cose pone nuovamente noi comunisti in una situazione analoga a quella di quegli anni, di un secolo fa. Oggi però sappiamo che la rivoluzione socialista non scoppia: non diventeremo d’un colpo, quasi per miracolo, capaci di fare quello che non facciamo già oggi. La rivoluzione socialista la dobbiamo costruire, è una guerra popolare rivoluzionaria che dobbiamo promuovere. Ed è la sola via per prevenire la guerra verso cui la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti spinge il mondo o per fare della guerra che la CI promuove la tomba definitiva dell’imperialismo. Il primo dei paesi imperialisti che romperà le catene della CI, mostrerà la strada e aprirà la via anche alle masse popolari degli altri paesi, oltre che potersi giovare del loro appoggio.
In ogni paese imperialista i comunisti devono trovare e indicare alle masse popolari la strada adatta alle condizioni specifiche del paese per fare la rivoluzione, cioè per promuovere la guerra popolare rivoluzionaria e mobilitarle e organizzarle perché la seguano. Ma in definitiva tutte le vie per cambiare l’attuale corso delle cose si sintetizzano in una via comune: nella rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato, rinascita che può avvenire solo facendo tesoro degli insegnamenti delle vittorie e delle sconfitte della prima ondata della rivoluzione proletaria, rinascita che certamente avverrà perché noi comunisti la perseguiremo con sempre maggiore scienza e coscienza.
La concezione comunista del mondo non è una filosofia da cui si deduce la realtà: è una scienza che guida chi la assimila e la usa per trasformare la realtà, una scienza che viene verificata e arricchita dalla pratica della trasformazione sociale. La rivoluzione socialista la impariamo a fare facendola guidati dalla sua scienza, dalla concezione comunista del mondo, dal marxismo-leninismo-maoismo.
Il compito principale di noi comunisti italiani oggi, consiste nel mobilitare le masse popolari del nostro paese perché costituiscano un loro governo d’emergenza che rompa le catene della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti: il primo indispensabile passo verso l’instaurazione del socialismo in Italia.


Avanti quindi compagni, nell’adempiere il nostro compito!

Gli operai avanzati devono costituire in ogni azienda Organizzazioni Operaie che oltre ad assumere la direzione delle proprie aziende si colleghino con le OO delle altre aziende costituendo la rete delle istituzioni di base del Nuovo Potere!

Devono “occupare le fabbriche” per salvaguardarne l’esistenza e “uscire dalle fabbriche” per mobilitare tutte le masse popolari a porre fine al corso catastrofico delle cose che la borghesia e il clero impongono: due compiti inscindibilmente connessi tra loro!

Trasformare la ribellione e la protesta in organizzazione delle masse popolari fino alla costituzione del Governo di Blocco Popolare, il governo d’emergenza delle masse popolari organizzate!

Costituire clandestinamente in ogni azienda privata e pubblica e in ogni zona Comitati di Partito, moltiplicare le OO e le OP e favorire il loro coordinamento e l’orientamento a costituire un loro governo d’emergenza!

La costituzione del Governo di Blocco Popolare sarà un passo verso l’instaurazione del socialismo!



FONTE www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2014/com.14.02.22.html


Segnalo la posizione di zyuganov per cronaca


GA Zyuganov: In Ucraina, è necessario creare e sostenere reparti di resistenza per contrastare i “Nipoti di Bandera”
Il leader del partito comunista, GA Zyuganov ha commentato la situazione in Ucraina.



Gennady Zyuganov Andreyevich
Presidente del Comitato Centrale del Partito Comunista, leader del gruppo parlamentare Partito comunista



“Abbiamo innaugurato pubblicamente una collaborazione attiva con il leader del Partito Comunista di Ucraina Pjotr Symonenko e incoraggiamo le regione orientali, centrali e meridionali dell’Ucraina a formare reparti di resistenza per affrontare e difendere dai “nipoti di Bandera“ – ha dichiarato in diretta, al “servizio di notizie russa” GA Zyuganov. “L‘Ucraina è la nostra priorità, così come lo è la Bielorussia. Abbiamo legami familiari, l’industria aeronautica, spazio,“- ha aggiunto il leader del Partito Comunista.
Egli ha anche invitato a sostituire l’ambasciatore russo in Ucraina Zurabov. “E’ impossibile e non credo assolutamente al fatto che non abbia svolto nessuna azione per conoscere quanto accade, l’ambasciatore americano si è rivelato molto attivo nelle trattative“, – ha dichiarato Gennady Zyuganov.
Il leader del Partito Comunista ha aggiunto che il movimento di protesta in Ucraina costa al dipartimento di stato americano 1 Milione di Dollari.
GA Zyuganov ha anche ricordato la dichiarazione della Duma di Stato della Federazione Russa, in cui si sostiene che abbiamo bisogno di agire in modo più efficace in Ucraina, e ha concluso ribadendo la necessità di un’assistenza ad hoc per il governo ucraino.

Traduzione a cura di Dario Daniele Raffo

http://www.statopotenza.eu/10524/ga-zyugan...poti-di-bandera

Se symonenko e zyuganov hanno aspettato i fascisti per mobilitarsi questo testimonia il loro revisionismo , ad ogni modo preferisco loro alle orde di svoboda . Va però costruita una seria avanguardia in Ucraina e Russia , forse coi fatti degli urali e quelli di kiev credo che qualcosa si possa muovere
 
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view post Posted on 22/2/2014, 15:35
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Ucraina: l’infermiera è viva. Ed è nazista

Ieri i media di tutto il mondo — specie gli italiani — hanno servito un «simbolo» degli scontri di Kiev: l’infermiera Olesya Zhukovska che, ferita nella battaglia, twittando «Muoio» è diventata «martire di Maidan». In realtà è ancora viva e il suo viso angelico ha finito per rappresentare l’Ucraina che «vuole l’Europa, contro il regime filo russo». Ieri però su Vkontakte, il facebook russo, lei ha raccontato la sua storia e la sua militanza. Proviene dalle regioni occidentali, le più anti russe, serbatoio delle forze in piazza a Kiev. E non solo. Perché Olesya ha sottolineato di fare parte di Praviy Sektor (Settore Destro), gruppo non solo di destra, ma propriamente neonazista e tra i più antisemiti e violenti nella piazza di Kiev. Sì, è il simbolo della «rivolta» ucraina.

Fonte: Il Manifesto
 
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view post Posted on 22/2/2014, 15:58

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Ma di chi é questa cd"analisi"della questione Ucraina,di un bambino di 5 anni?
In Ucraina NON E' finito assolutamente nulla!
Anzi é appena cominciata!
Non x niente il presidente Yanukovich,si é recato nella città di Karkhiv,capitale dell'est Ucraino Russofono,sede della maggioranza assoluta del partito delle regioni,del quale lui é ancora il leader(anche se a mio parere ultimamente ha fatto parecchie cazzate,che gli si sono ritorte contro,ma questa é una altra storia)
Stando alle ultime notizie(che i nostri cd media,si guardano bene di riferire)tutto l'est é in subbuglio,e scalpita x rispondere adeguatamente al colpo di stato(perché di questo si tratta!)fatto dai partiti di estrema DX o filo-Atlantici,dell'ovest Ucraino.
Ora,prevedo 2 alternative:
1)Nella migliore della ipotesi secessione della parte orientale dell'Ucraina,senza ulteriore spargimento di sangue(cosa che spero succeda,tanto ormai!)x intenderci come lo fu x la ex Cecoslovacchia
2)Situazione peggiore,scoppio di una guerra civile,tra le 2 parti in lotta,cioé come successe x l'ex Jugoslavia nel 1991(e x altre nazioni delle quali sappiamo tutti)guerra che potrebbe trascinare l'Europa tutta in una spirale di violenza dalla quale sarà virtualmente impossibile uscire indenni.
ps
Di tutto questo bailamme mi preoccupa il silenzio quasi totale di Putin(quindi della Russia)a mio avviso dovremo aspettare la fine delle olimpiadi di Sochi,che finiranno domani(Domenica)x cui da lunedì ne vedremo delle belle!(si fa x dire)
un saluto
Alexfaro
 
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view post Posted on 22/2/2014, 16:39

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scusa tanto compagno alexfaro. Non mi ero accorto avevi scritto a riguardo e ho cancellato il mio post perché rieleggendolo ho ritenuto l'articolo troppo ambiguo e inconcludente. Mi sembra pure inutile dire che concordo su quanto hai scritto.
cmq è un articolo ucraino tradotto!!!
 
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