Comunismo - Scintilla Rossa

Ucraina, scendono in campo gli Stati Uniti

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view post Posted on 17/3/2014, 14:34

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Golpe sì, referendum no: qual è la logica?


Da qualche tempo l’imperialismo mondiale è sempre più sfacciato: operazioni alla luce del sole (Mali, Kenya, e quant’altro) che vengono sistematicamente oscurate dai loro lacché della grande stampa borghese, ed altre sotto copertura – come in Siria ed Ucraina, dove bande di delinquenti agiscono guidati da Cia e Mossad – sono sempre più all’ordine del giorno.
Mentre nel caso della Repubblica Siriana le cose per gli insorti sembrano mettersi obiettivamente male, con il presidente Bashar Al-Assad che sta resistendo al tentativo di colpo di Stato in atto, discorso diverso riguarda l’Ucraina; qui un branco di fascisti è riuscito nel proprio intento, costringendo il presidente Viktor Fiodorovic Yanukovich alla fuga in Russia.
Subito il Paese degli yanqui e l’Unione europea si sono affrettati a riconoscere il governo golpista, invocando il diritto – sacrosanto, sia chiaro – del popolo ucraino all’autodeterminazione.
Fin qui è tutto più o meno regolare: si può essere più o meno d’accordo – personalmente non lo sono affatto – con i metodi da sempre usati dagli yanqui per esportare il proprio modello di ‘democrazia’, ma trovo indegno il comportamento di chi accetta un colpo di Stato, ed il successivo governo assolutamente illegittimo, mentre contesta vigorosamente il referendum popolare con il quale la popolazione della penisola di Crimea ha deciso autonomamente di lasciare Kiev e legarsi alla Russia imperialista guidata dal nazionalista Vladimir Vladimirovic Putin.

fonte: https://pennatagliente.wordpress.com/2014/...al-e-la-logica/
 
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view post Posted on 17/3/2014, 16:49

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Cari compagni,vi sarete accorti che da un pò di tempo,sono quasi sparito dal postare sul nostro forum,purtroppo,tutto questo é dovuto a problemi che ha il mio computer,che ad oggi non sono ancora riuscito a correggere del tutto,comunque state tranquilli,che non appena avrò risolto tali problemi riprenderò a scrivere sul nostro bellissimo sito!
un saluto
Alexfaro
 
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view post Posted on 17/3/2014, 18:06

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Ti aspettiamo compagno Alexafaro.. un grosso saluto!
 
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view post Posted on 18/3/2014, 15:38

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Russia sospesa dal G8, Mosca, a Kiev colpo di stato


PARIGI - Per la riunione del G8 prevista a giugno, "abbiamo deciso di sospendere la partecipazione della Russia, ovvero è previsto che siano tutti gli altri Paesi, i sette più grandi Paesi, che si riuniscano, senza la Russia". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius.
Nel suo discorso al parlamento, Putin ha ribadito che il referendum della Crimea per l'annessione alla Russia si e' svolto nel pieno rispetto del diritto internazionale e che l'esito e' "del tutto convincente". "Siamo qui per una vicenda vitale, storica", ha aggiunto, parlando della Crimea come di una parte "inalienabile della Russia". Nel suo discorso, Putin ha ribadito che Mosca non ha violato alcuna norma internazionale in Crimea e che "le forze armate russe non sono entrate in Crimea, c'erano gia' in conformita' all'accordo con Kiev, non abbiamo neppure superato il limite previsto di 25 mila unita'". Al discorso hanno assistito, in prima fila, il premier e il presidente del parlamento di Crimea, Serghiei Aksionov e Vladimir Kostantinov. Quando Putin ha ricordato la loro presenza in sala, si sono levati lughi applausi. "Il trasferimento della Crimea all'Ucraina - ha detto Putin - fu frutto di grosse violazioni e fu deciso dietro le quinte in uno stato totalitario, mettendo la gente di fronte al fatto compiuto. In Crimea - ha detto Putin - ci saranno tre lingue: russo, ucraino e tataro. Il presidente russo ha già dato disposizione di approvare la bozza di accordo tra la Russia e la Crimea per l'annessione di quest'ultima firmando un decreto che spiana la strada all'annessione della Penisola - a 70 anni esatti dall'inizio dell'offensiva dell'armata rossa che avrebbe portato al fine dell'occupazione nazista. Nel decreto firmato da Putin si prende atto della "volontà espressa dal popolo della Crimea nel referendum del 16 marzo 2014" e si formalizza che da questo momento la Russia riconosce la penisola come "Stato indipendente e sovrano". Mosca riconosce inoltre "uno statuto speciale" per la città di Sebastopoli, dove si è tenuta una consultazione parallela nell'ambito del processo di secessione dall'Ucraina. Il testo - secondo quanto riporta l'agenzia russa Ria Novosti - non fa per ora menzione a un'annessione della Crimea. La consultazione - che ha visto il sì trionfare con il 96,77% delle preferenze - è stata dichiarata illegale dall'Occidente. Il Parlamento della penisola sul Mar Nero ha proclamato l'indipendenza chiedendo a Mosca di essere ammessi nella Federazione con lo status di Repubblica, così come all'Onu è stato chiesto il riconoscimento di stato indipendente

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Russia: Duma ha approvato progetto di adesione Crimea, 441 voti favorevoli, 1 astenzione


MOSCA- Nel testo della dichiarazione la camera bassa del parlamento ha espresso sostegno al popolo della Crimea nel la sua aspirazione di riunirsi alla Russia.
"Salutando la volontà del popolo di Crimea, espressa nel referendum del 16 marzo 2014 per l'adesione della Repubblica di Crimea e della città di Sebastopoli alla Federazione Russa, la Duma di Stato si baserà sul fatto che le autorità pubbliche sul territorio di Crimea sosterranno l'accordo interreligioso e la diversità linguistica della repubblica", si dice nel documento.

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Putin, Occidente ha superato i suoi limiti


MOSCA - In Ucraina l'Occidente "ha varcato la linea" e si e' comportato "in modo irresponsabile": lo ha detto Vladimir Putin nel suo discorso al parlamento.
"Sapevano che c'erano milioni di russi", ha aggiunto. Il presidente russo ha ribadito che quello accaduto a Kiev e' stato un "colpo di Stato" di "forze estremiste, ultranazionaliste e antisemite" e che le attuali autorita' "non sono legittime".

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Crimea: firmato al Cremlino accordo per ingresso in Russia


MOSCA - Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato al Cremlino con i dirigenti della Crimea e di Sebastopoli l'accordo per il loro ingresso come nuovi soggetti nella Federazione Russa.
Accordo che deve essere ratificato dal parlamento, contestualmente ad una nuova legge. Il documento è stato firmato, oltre che da Putin, dal premier e dal presidente del parlamento di Crimea , Serghiei Aksionov e Vladimir Kostantinov, e dal sindaco di Sebastopoli, Alexiei Cialyi. Dopo la firma è stato intonato l'inno russo.

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view post Posted on 18/3/2014, 20:16

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In Crimea si spara, la tensione cresce
Improvvisa impennata della tensione in Crimea, nel corso di due episodi non si sa quanto distinti.



Una persona è morta e altre due sono state ferite nel corso di un conflitto a fuoco nel centro di Simferopoli, città appena diventata capitale del nuovo stato dichiarato indipendente dopo il referendum plebiscitario di domenica scorsa.

Secondo la stampa e alcuni testimoni, la vittima è un membro delle Autodifese del Popolo della Crimea, le milizie agli ordini del governo del territorio che ha chiesto l’annessione a Mosca.

"Le forze di autodifesa hanno ricevuto oggi l’avviso della presenza, in un edificio parzialmente disabitato vicino a Piazza della Vittoria, di un gruppo di uomini armati. Quando le forze di autodifesa si sono avvicinate all’edificio per verificare l’informazione, dall’immobile qualcuno ha aperto il fuoco verso i miliziani. Una persone è morta e due sono state ferite” ha detto ai media una fonte del Ministero degli Interni della Crimea che non esclude si tratti di una provocazione organizzata da forze al servizio del governo ucraino per aumentare la tensione in città.

Il rappresentante del governo della Crima ha affermato che i cecchini sparavano sia contro i membri delle Autodifese del Popolo sia contro una unità militare ucraina di stanza a poca distanza.

Da parte sua invece il premier ucraino Arseny Yatsenyuk ha denunciato che un soldato di Kiev è stato ucciso oggi proprio a Simferopoli, nel corso di un assalto a una base militare in città, affermando che "il conflitto dalla fase politica passa a una fase militare". Un portavoce della Difesa ucraina ha detto all'agenzia France Presse che un militare è morto durante un raid contro una caserma, senza specificare se l'assalto sia stato lanciato da soldati russi o dalle milizie di autodifesa che pattugliano la capitale della Crimea. "Tutti" i soldati ucraini della base militare di Simferopoli "sono stati arrestati" scrive il sito Ukrayinska Pravda, citando il portavoce del ministero della Difesa ucraino Vladyslav Seleznyov. Ai soldati, allineati fuori dalla base, sarebbero stati confiscati armi, denaro e documenti.
Secondo il capo della marina ucraina, Sergei Gaidouk, attualmente 38 basi militari ucraine sono bloccate dalle forze russe in Crimea.

Secondo alcuni media ucraini l'attivista tataro (i tatari sono una minoranza turcofona e islamica che vive in Crimea) Reshat Ametov è stato trovato morto, con i segni di abusi nei suoi confronti: il corpo era nudo, con il viso avvolto dal nastro adesivo e ammanettato. Secondo Human Rights Watch, Ametov, sposato e padre di tre bambini, era scomparso durante la manifestazione contro l'adesione della Crimea alla Russia organizzata a Simferopoli il tre marzo scorso dalle forze fedeli alla giunta golpista di Kiev. Secondo alcuni testimoni era stato prelevato da un gruppo di uomini con giacche militari.

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view post Posted on 19/3/2014, 17:57

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Cameron, 'G7 valuti espulsione Russia'



LONDRA - I Paesi del G7 dovrebbero discutere ''dell'esclusione permanente'' della Russia dal G8. Lo ha dichiarato oggi il premier britannico, David Cameron, durante il 'question time' alla Camera dei Comuni.
Dagli Stati Uniti intanto il vicepresidente americano Joe Biden, commenta l'annessione della Crimea a Mosca e gli sviluppi della crisi vedendo "una minaccia non solo per l'Ucraina ma per l'intera comunità internazionale", condannando "con forza la violazione della sovranita' nazionale dell'Ucraina da parte della Russia e respingiamo l'uso brutale della forza per ridisegnare la cartina dell'Europa e minare l'ordine politico postbellico". Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon e' atteso domani a Mosca, dove - secondo fonti citate da Interfax - potrebbe incontrare Putin che ha ottenuto stamane il via libera all'annessione della Crimea dalla Corte Costituzionale. 'L'accordo per l'ammissione della Crimea alla Russia è conforme alla costituzione russa', ha detto il presidente della corte costituzionale Valeri Zorkin. La situazione resta tesa a Sebastopoli. I soldati ucraini stanno lasciando la base della marina, assaltata questa mattina da miliziani filorussi. La base era stata occupata questa mattina da centinaia di miliziani filorussi e da rappresentanti delle forze russe. Uno dei militari mentre usciva dall'edificio aveva le lacrime agli occhi vedendo la bandiera russa sventolare al posto di quella ucraina. Il comandante della marina militare ucraina, Serghiei Gaiduk, secondo la stampa locale e' stato portato via dalla sede dello Stato maggiore di Sebastopoli da agenti dell'Fsb, i servizi segreti russi. Il premier ucraino Arseni Iatseniuk ha deciso di inviare immediatamente il suo primo vice, Vitali Iarema, e il ministro della difesa, Igor Teniukh, in Crimea per "prevenire una escalation del conflitto e la sua trasformazione in un conflitto militare". Visita respinta dal premier della Crimea, Serghiei Aksionov: "Non sono i benvenuti, nessuno li fara' entrare e li rimanderanno da dove vengono". E soldati russi hanno attaccato una base militare ucraina nell'ovest della Crimea. Lo dice il portavoce del ministero della Difesa di Kiev, Vladislav Seleznev. I militari hanno sfondato con un trattore il cancello a una base della Marina militare ucraina a Novoozerne e si sarebbero poi fermati trovandosi di fronte militari ucraini armati. Il vice procuratore generale di Kiev, Mikola Golomsha, ha reso noto che sono stati individuati i cecchini che hanno fatto strage di insorti (e forse anche di agenti) il 20 febbraio a Kiev, nei pressi del Maidan. Secondo la Procura, tra gli indagati ci sono dei "cittadini stranieri" ma nessuno sarebbe legato alla nuova coalizione al potere. La Commissione Ue ha proposto fino ad un altro miliardo di ulteriori aiuti in prestiti a medio termine per l'assistenza macrofinanziaria all'Ucraina.

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view post Posted on 21/3/2014, 18:50

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Armenia riconosce annessione Crimea alla russa


KIEV - L'Ucraina ha richiamato il proprio ambasciatore in Armenia, Ivan Kukhta, per consultazioni dopo che Erevan ha riconosciuto l'annessione della Crimea alla Russia.
Lo fa sapere il ministero degli Esteri di Kiev precisando di aver inoltre convocato l'ambasciatore armeno in Ucraina esprimendo "profonda preoccupazione" per la decisione armena.
 
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view post Posted on 22/3/2014, 14:35

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La legge ad est del Pecos


“Illegale”. Usa e Unione Europea hanno definito così il referendum in Crimea. E un generale statunitense, quello che guidava l'intervento militare in Bosnia, è stato invitato a spiegare (su La Stampa) che “il Kossovo non è un precedente”. In effetti, in Kossovo non c'è stato neppure un referendum prima, ma solo dopo l'intervento militare occidentale, che ha sancito per questa via la separazione del territorio a maggioranza albanese dal resto della Serbia.

Nella definizione, però, si dà per scontato qualcosa che invece non lo è affatto: cosa è “legale” o “illegale” nel diritto internazionale? Qual è, insomma, la fonte della legge? Per il giudice Roy Bean era tutto molto semplice: "la legge a ovest del Pecos sono io"... Qui si cammina verso est, ma il concetto non cambia.

L'Onu è un organismo di mediazione intergovernativa, dove cinque paesi hanno diritto di veto e possono bloccare qualsiasi risoluzione. E lo fanno anche spesso, a turno, perché hanno interessi geostrategici contrapposti. Usa e Russia – che ha ereditato il seggio sovietico – difficilmente votano insieme. E così la Cina, che più spesso si astiene (lo ha fatto anche stavolta) per non rovinare i rapporti – molto differenti – che intrattiene con entrambe le potenze. La Gran Bretagna vota generalmente a seconda di quanto decide Washington, la Francia dipende.

Quindi, chi è il “legislatore globale”? Nessuno, tutto dipende da accordi, trattati. Che difficilmente sono sottoscritti da tutti i diretti interessati. Il paese con il record di risoluzioni dell'Onu respinte e non applicate è Israele, ma nessuno stato ha mai proposto sanzioni contro Tel Aviv. Le stesse “sanzioni” sono decise di volta in volta da gruppi di paesi riuniti intorno a una superpotenza – sempre gli Stati Uniti, da molto tempo a questa parte, negli ultimi anni anche l'Unione Europea – con l'astensione o il voto contrario di molti altri. Le applica chi ha la forza per farlo: è una decisione “privata” (in senso giuridico internazionale) non una “prescrizione di legge”. Per il buon motivo che una “legge” - nel senso pieno che usualmente si dà a questo termine - non esiste.
Eppure si parla e si scrive – specie sui giornali mainstream – in questo modo. La ragione è intuibile, se si accetta la bruta realtà: “noi siamo i buoni, chi ci sta contro sono i cattivi; noi stiamo dalla parte della legge, loro la violano”. È “illegale”, insomma, quello che fa “il nemico”; qualsiasi cosa faccia. Persino un referendum – il massimo, teoricamente, dell'espressione della volontà popolare - in una regione che per molte ragioni “deve restare nostra”. Il problema è che, in un conflitto, “nostra” viene detto da due parti esattamente contrapposte. E non c'è legge che decida, nello “stato di eccezione”; ogni riferimento a una “legge” non può che essere a geometria variabile, sulla base di “princìpi” così elastici da non poter essere neppure formulati.

Propaganda di guerra, dunque, né più né meno; giustificazione militante dell'intensificazione della “pressione” bellicista, non solo sul “nemico”, ma anche sulla propria popolazione; costruzione del consenso coatto a decisioni gravi, pericolose, con un margine di rischio elevatissimo (in questo caso si sta prendendo di mira una potenza nucleare e missilistica, non una maxi-tribù araba armata alla bell'e meglio).

Tutto è “illegale” quando l'interesse dominante esclude la mediazione. È “illegale” chi si oppone al Tav, chi lotta per avere una casa, chi si mobilita per difendere i diritti (“le leggi”!) sul lavoro o alla pensione in età ancora “godibile”. Sul piano internazionale, o inter-imperialista, avviene lo stesso slittamento semantico: “Il nemico” è per definizione anche “illegale”. In fondo è l'accusa minore che gli possa venir fatta. Sono 30 anni, non a caso dalla caduta del Muro, che spunta fuori un “nuovo Hitler” a scadenze regolari. Ne ricordiamo solo alcuni, dimenticandone forse altri: Noriega (Panama, ex agente della Cia), Milosevic, Saddam (due volte), Gheddafi, Assad, persino il Chavez che vinceva una tornata elettorale l'anno in presenza di centinaia di osservatori internazionali...

In Ucraina il gioco si è un po' rotto: Yanukovich è scappato ai primi spari, gli ammiratori di Hitler sono “dalla parte nostra” (ma non fa niente...), e persino i meno embedded tra i commentatori invitano a tenere conto dei “rischi di effetto domino”... Non per nulla la guerra in Bosnia partì con un referendum voluto e riconosciuto soltanto da una parte in gioco. Chi allora mandò i bombardieri per imporne il rispetto, a che titolo – oggi – può definire quello crimeano “illegale”?

Soprattutto: ora che avete scoperchiato il vaso di Pandora dei nazionalismo micro e macro, dove pensate di poter bloccare la corsa della Bestia? Fino al 1989, nell'Europa a Est di Gorizia c'erano dieci Stati, oggi ce ne sono trenta. Pensate di poter dire “basta” lì dove finiscono gli interessi dell'imperialismo Usa e di quello – un po' più spuntato, militarmente – dell'Unione Europea? Come se “gli altri” (Russia e Cina, per cominciare) non esistessero e non avessero altrettanti interessi da accampare? A questa assenza di pensiero strategico, siete ridotti?

Ai giornali mainstream non si può chiedere un di più di riflessione, ma è impensabile che nei think tank che contano non si siano fatti due conti un po' più precisi. E se la risposta è stata questa, allora vuol dire che la dinamica della crisi (economica, quindi sistemica) sta assumendo proporzioni incontrollabili. E si sta passando dal “calcolo” all'”azzardo”. Allacciate le cinture e accendete il cervello, vi servirà...

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view post Posted on 22/3/2014, 15:38

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Il KKE denuncia l'intervento imperialista UE-USA-NATO in Ucraina



Partito Comunista di Grecia (KKE) | www.kke.gr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

13/03/2014

Giorgos Toussas, membro del CC e deputato del KKE, nel suo discorso (10/03/2014) nella sessione plenaria del Parlamento UE a Strasburgo in relazione ai recenti sviluppi, ha denunciato l'aperto intervento imperialista di UE-USA-NATO in Ucraina.

Ha sottolineato quanto segue:

"Il KKE denuncia l'attività delle forze nazifasciste e l'intensificazione della campagna anticomunista con l'obiettivo di bandire il PC di Ucraina e l'ideologia comunista, gli atti di vandalismo contro i monumenti di Lenin e altri monumenti sovietici antifascisti che si stanno verificando in Ucraina.

L'emergere di forze fasciste reazionarie al governo dell'Ucraina, con il sostegno della UE e degli USA, come "Right Sector" e il partito "Svoboda", discendenti ideologici dei nazisti, vengono utilizzate per promuovere gli obiettivi geopolitici dei monopoli dell'UE in Eurasia.

Il KKE esige la cessazione immediata di ogni tentativo di bandire il PC di Ucraina e l'ideologia comunista.

Il KKE denuncia l'aperto intervento imperialista della UE-USA-NATO in Ucraina, nel bel mezzo del feroce scontro con la Russia capitalista per il controllo dei mercati, dell'energia e delle sue vie di trasporto, scontro gravido dei pericoli di un conflitto militare dalle conseguenze tragiche per i popoli della regione.

La classe lavoratrice dell'Ucraina deve organizzare la propria lotta indipendente, in base ai suoi propri interessi e non in relazione a quale forza imperialista venga scelta dalla classe borghese ucraina. I lavoratori devono tracciare il loro corso per il socialismo, unica soluzione alternativa alle impasse del percorso di sviluppo capitalista".

Video del discorso www.youtube.com/embed/aLYOdFnfM5E
 
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L’esercito ucraino allo sbando, ci pensa la Nato


Sono ben 189 le unità militari e istituzioni teoricamente appartenenti alle Forze Armate di Kiev che hanno issato sui loro pennoni la bandiera russa questa mattina, nell’ambito di una cerimonia solenne ordinata dalle autorità della Repubblica Autonoma in procinto di entrare a far parte della Federazione Russa. Un ennesimo smacco nei confronti delle roboanti dichiarazioni belliciste della giunta golpista che ha preso il potere in Ucraina e che giorno dopo giorno continua a perdere il controllo di migliaia di soldati e funzionari.

Ieri pomeriggio forze russe hanno assaltato, anche con l’aiuto di alcuni blindati usati per sfondare i cancelli d’ingresso, la base militare di Belbek, di fatto l’ultimo consistente presidio militare ucraino in Crimea. Dopo alcuni brevi scontri armati, il comandante ucraino della base, Iuli Mamciur, ha trattato la resa e la smobilitazione con i comandanti delle truppe crimeane e russe, che hanno rivolto ieri un ultimatum alle poche forze rimaste fedeli a Kiev affinché deponessero le armi e abbandonassero le proprie postazioni.

In Crimea la situazione resta tesa dopo la cattura, seppur temporanea, del comandante delle forze navali di Kiev contrammiraglio Serhiy Haiduk, arrestato nei giorni scorsi (ma poi rilasciato) dopo aver negoziato l'abbandono della struttura con il capo della Flotta russa del Mar Nero, vice ammiraglio Alexander Vitko. Stamattina anche la base militare di Novofedorivka, nell’ovest della Crimea, è stata circondata da manifestanti filorussi disarmati che si sono impossessati dell’installazione mentre i soldati ucraini si sono asserragliati all’interno di alcuni edifici.

Nel frattempo, sempre stamattina, le forze fedeli a Mosca hanno preso il controllo dell’unico sottomarino ucraino ancora presente nella penisola. Secondo il portavoce della Flotta russa del Mar Nero, Vyacheslav Trukhachyov, il sommergibile "Zaporozhye" é stato trasferito nel quartier generale della flotta a Sebastopoli, per essere integrato nella divisione sottomarina della Repubblica di Crimea. Sul sommergibile é stato ammainato il vessillo giallo-azzurro dell'Ucraina, e al suo posto é stata issata la bandiera della Marina Militare russa, croce blu di sant'Andrea in campo bianco. Delle 67 unità navali che facevano capo alla marina ucraina in Crimea, 54 hanno issato bandiera russa.

E’ l’ultimo atto di una vera e propria disfatta militare per il governo nazionalista di Kiev, che ha perso nelle ultime settimane la maggior parte dei suoi uomini schierati in Crimea e non solo. Secondo il ministro della difesa russo Sergei Shoigu, dei 18mila militari ucraini dislocati nella penisola, 16mila hanno deciso di cambiare uniforme e passare agli ordini di Mosca.

Al di là della propaganda guerrafondaia del premier filoccidentale di Kiev, Yatseniuk, e del suo ministro della Difesa – un fascista legato a Svoboda, Andriy Parubiy – l’esercito ucraino è letteralmente allo sbando. Le forze armate di Kiev non hanno neanche i soldi per pagare la benzina per i carri armati e i blindati, mancano i pezzi di ricambio e gli stipendi della truppa sono in ritardo di alcuni mesi. Tanto che la neocostituita Guardia Nazionale, inventata dai golpisti per legalizzare le squadracce dei neonazisti di Svoboda, di Pravy Sektor e di altre formazioni di estrema destra, chiede ai cittadini ucraini fedeli al nuovo regime di finanziare le forze armate inviando una donazione via sms. Da parte sua però il ministro dell'Interno, Arsen Avakov (Patria), ha dovuto ammettere che solo 15 mila membri della Guardia Nazionale dei 60 mila previsti inizialmente potranno essere eventualmente mobilitati nelle prossime settimane a causa delle difficoltà finanziarie e logistiche dell'apparato militare ucraino.
In soccorso del quale si sta mobilitando l’Alleanza Atlantica e alcuni paesi in particolare – Polonia e Repubbliche Baltiche – che stanno inviando, come ha ammesso lo stesso governo fantoccio di Kiev, attrezzature militari, razioni alimentari e tonnellate di carburante. La campagna di solidarietà con le forze armate a base di sms non sembra funzionare più di tanto e il premier Yatseniuk potrebbe decidere un taglio della spesa sociale e una tassa straordinaria sui depositi bancari superiori ai 4-5000 euro per finanziare le casse del ministero della Difesa.

Oltre alle sanzioni le potenze della Nato si stanno muovendo anche sul piano militare. La Francia ad esempio potrebbe rinunciare a vendere a Mosca due portaelicotteri del tipo Mistral mentre il Pentagono pensa a inviare nuove truppe nelle Repubbliche Baltiche per "rassicurarle". A sostenerlo è stato il vice presidente Usa, Joe Biden, dopo aver incontrato a Vilnius la presidente della Lituania, Dalia Gribauskaite e il vice presidente della Lettonia, Andris Berzins.
 
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view post Posted on 23/3/2014, 16:58

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Crimea: assalto armato a base Belbek


SEBASTOPOLI - Un assalto armato, con blindati, è in corso nella base di Belbek, ultimo presidio ucraino militare di rilievo nella Crimea annessa dalla Russia.
Lo riferiscono testimoni sul posto citati da Ansa, precisando che vi sono almeno due feriti e che un residuo contingente ucraino resta asserragliato in un edificio della struttura.

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view post Posted on 25/3/2014, 20:34

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Ucraina: ucciso il capo dei nazisti di Pravyi Sektor


Sembrerà assurdo ma è stata la polizia agli ordini della nuova giunta di destra ucraina ad aver tolto di mezzo uno dei capi nazisti più aggressivi in circolazione nel paese, e proprio nel momento in cui il movimento radicale di estrema destra Pravyi Sektor – ‘settore destro’ – si era trasformato da coalizione di gruppi paramilitari in partito politico, aspirando a presentarsi alle elezioni presidenziali del prossimo 25 maggio. "Screzi" all'interno dell'estrema destra ucraina? Divergenza di vedute tra le diverse fazioni della giunta golpista ucraina? Un avvertimento nei confronti delle milizie neonaziste divenute troppo indipendenti e tracotanti e non più inclini ad obbedire agli ordini dei nuovi padroni di Kiev? Per ora non ci sono certezze.

Fatto sta che il coordinatore del nuovo partito appena nato dalla confluenza di gruppi neonazisti e ultranazionalisti, il famigerato Alexandr Muzichko, è morto questa mattina all’alba in seguito ad una sparatoria ingaggiata con alcuni agenti di polizia ucraini nella località di Rivne, nel nord-ovest del paese. A dare la notizia della morte dell’estremista, noto per aver guidato aggressioni contro esponenti delle minoranze e personaggi politici del vecchio regime e dirigenti dei sindacati e del partito comunista e per aver combattuto in vari teatri di guerra assieme agli islamisti radicali contro le truppe di Mosca, è stato il ministro dell’Interno di Kiev Vladímir Yevdokímov. Secondo il quale “Sasha il bianco” avrebbe aperto il fuoco contro alcuni poliziotti che avevano avuto ordine di arrestare il leader neonazista. Nella sparatoria l’uomo sarebbe rimasto gravemente ferito e poi sarebbe morto poco dopo. “Il colpo sparato da Muzichko ha attraversato gli occhiali del poliziotto ed è rimasta incastrata nel casco dell’agente che a sua volta ha sparato alle gambe del fuggitivo. Durante il successivo arresto si sono verificati degli scontri e si sono uditi nuovi spari” è stata la confusa versione ufficiale riportata da Yevdokímov nel corso di una conferenza stampa.
Il coordinatore di Settore Destro, a capo delle milizie che sono diventate il braccio armato della cosiddetta rivolta europeista di Kiev che ha portato alla destituzione dl presidente Yanukovich, aveva, sarebbe morto nell’ambulanza che lo portava in ospedale a causa delle ferite riportate. Ma un deputato ucraino di estrema destra, Oles Doniy, ha riferito su Facebook che Muzichko sarebbe stato assassinato a sangue freddo: "Due auto hanno bloccato il suo veicolo … (…) Lo hanno gettato al suolo con le mani ammanettate dietro la schiena e gli hanno sparato due colpi al cuore” ha denunciato il parlamentare che si definisce ‘indipendente’.
La Polizia, che era stata mandata ad arrestare il leader neonazista accusato di essere a capo di una ‘banda armata’, ha arrestato altri tre membri di Pravyi Sektor e sequestrato un mitra Kalashnikov e una pistola.
Nelle ultime settimane alcune delle gesta di Muzichko immortalate in alcuni video avevano fatto il giro del mondo, rivelando il volto violento ed estremista delle cosiddette ‘autodifese di Majdan’ che ora il governo ucraino sta integrando nella Guardia Nazionale, un nuovo corpo militare al servizio della giunta golpista. Uno ritraeva l’energumeno mentre, mitra alla mano, intimidiva i deputati del consiglio regionale di Rivne; un’altra lo mostrava mentre colpiva e umiliava un procuratore della stessa regione. La procura generale ucraina aveva aperto una inchiesta nei suoi confronti anche se finora non era arrivato nessun provvedimento restrittivo nei suoi confronti. Al contrario la magistratura di Mosca aveva spiccato nei confronti di Muzichko un ordine di cattura internazionale, accusandolo di essere l’autore di vari omicidi e di torture commessi durante la guerra in Cecenia (1994-2000) dove il leader neonazista aveva combattuto con alcune centinaia di estremisti nazionalisti ucraini a fianco delle milizie islamiste antirusse.

Sabato scorso, nel corso del congresso che ha sancito la trasformazione di Pravyi Sektor in partito politico legale, i ‘delegati’ hanno scelto Dmitri Yarosh come segretario e come candidato alle elezioni presidenziali del 25 maggio. Anche Yarosh è ricercato dalla magistratura russa, accusato di vari atti di violenza e di incitamento al terrorismo. "Il partito politico Pravy Sektor è stato creato oggi - ha detto al termine del congresso un esponente del gruppo, Andriy Denissenko, in un video pubblicato su YouTube - il partito sarà uno strumento in campo politico così come il Kalashnikov lo è in quello militare".

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view post Posted on 26/3/2014, 18:32

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Crimea, code per il passaporto russo


Simferopoli - Mentre Obama continua a non riconoscere il referendum svoltosi il 18 marzo in Crimea per l'annessione a Mosc, ecco che arriva una notizia che non fara' di certo piacere al presidente americano e i suoi alleati.
Centinaia di persone sono in coda di fronte ai negozi di Sebastopoli per fare le foto necessarie per ottenere il passaporto russo. Code anche di fronte all'Ufficio passaporti della citta'.

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view post Posted on 27/3/2014, 16:08

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Kiev: è guerra tra nazisti e “destra di governo”


L’uccisione di Muzychko, uno dei caporioni delle bande neonaziste di Pravyi Sektor all’inizio della settimana da parte dei reparti speciali della polizia ucraina ha provocato nel paese un cambiamento degli equilibri politici non indifferente.

Le squadracce paramilitari delle varie organizzazioni estremiste riunite nell’autunno scorso all’interno della nuova coalizione – da pochi giorni tramutatasi in partito politico – hanno avuto un ruolo fondamentale nell’affermazione violenta dei partiti della destra e dell’estrema destra ucraina e nella destituzione del presidente Yanukovich e del suo governo. Ma ora le nuove autorità di Kiev sembrano voler dare il benservito a Yarosh e ai suoi, o comunque ridimensionarne assai agibilità politica e potere, conquistato nelle regioni a suon di scorribande, aggressioni, intimidazioni e occupazioni di sedi pubbliche.
Perché Pravyi Sektor sta crescendo troppo, numericamente e anche dal punto di vista dell’influenza politica nel paese, togliendo spazi e consensi all’estrema destra in doppiopetto di Svoboda, altrettanto estremista dal punto di vista ideologico ma ora preoccupata di assicurarsi una vasta base di consenso in vista delle presidenziali di maggio. E forse anche perché le continue provocazioni violente degli squadristi armati agli ordini proprio di Muzychko nelle regioni orientali ma anche in quelle occidentali rischia di provocare tensioni e risposte da parte delle autorità e delle popolazioni locali che il debole e già screditato governo di Kiev non è al momento in grado di gestire e tenere sotto controllo.
Fatto sta che dopo l'uccisione del coordinatore di Pravyj Sektor a Rivne e l'arresto di altri capi della stessa organizzazione a Poltava, i reparti speciali della polizia di Kiev, su ordine del Ministero degli Interni, ha fatto irruzione nella sede della Guardia Nazionale, il nuovo corpo di sicurezza istituito poche settimane fa proprio dalla giunta golpista per istituzionalizzare e inglobare le squadracce di EuroMajdan. Ora il governo, ed in particolare il ministro dell’Interno Avakov, ha emesso un ultimatum secondo il quale tutti i gruppi armati presenti nel paese devono sciogliersi e consegnare le armi alle forze di sicurezza.
Si ripete a Kiev un copione consolidato in fatto di relazioni tra potere e squadracce dell’estrema destra: aizzate, fomentate, finanziate e coccolate quando vi è la necessità di scatenarle contro gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento dei propri obiettivi, attaccate e ridimensionate quando gli obiettivi sono raggiunti. Utilizzata per fare il lavoro sporco quando serve, quando diventa troppo ingombrante l'estrema destra viene rimessa in gabbia da chi manovra i fili.

Da parte sua il leader di ‘Settore Destro’, Dmitro Yarosh, tira calci e accusa il governo ucraino di minare e tradire la rivoluzione. Il candidato alle presidenziali del 25 maggio ha fatto appello ai militanti dell’organizzazione – arrivati sembra ad alcune migliaia - affinché si armino e si preparino allo scontro. La morte di «Sashko il bianco» potrebbe essere seguita dall’eliminazione fisica e dall’arresto di altri caporioni delle bande di Pravyi Sektor, che a quel punto faticherebbe a tenere insieme i pezzi. Immediatamente dopo l’uccisione di Muzychko da parte di alcuni agenti – a sangue freddo, denunciano i neonazisti – Yarosh ha chiesto le dimissioni del ministro dell’interno di Kiev e ha promesso vendetta. “Non possiamo assistere in silenzio a eventi che minano la rivoluzione” ha riferito Yarosh, “pertanto chiediamo le dimissioni immediate del ministro dell’Interno Arsen Avakov e l’arresto del comandante delle Forze Speciali e di Sokol Tali in quanto colpevole di omicidio».
Ma a dimettersi non è stato il potente Avakov, bensì il ministro della Difesa, Ígor Teniuj, in quota Svoboda, che ha rimesso il suo incarico alla Rada Suprema (Parlamento) dopo la pessima figura del suo esercito in Crimea (16 su 18 mila i militari passati con le autorità filorusse) e i feroci attacchi nei suoi confronti da parte di esponenti del partito Udar dell’ex pugile Vitali Klitchko. La maggior parte dei deputati ha votato contro le dimissioni di Teniuj ma il premier ad interim e presidente della Camera Alexándr Turchínov ha comunque scelto il generale Mijaul Koval come nuovo ministro.

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view post Posted on 28/3/2014, 16:44

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Kiev: faida tra i “nazisti di lotta” e “di governo”. Con lo zampino dell’Ue


E’ muro contro muro tra le bande paramilitari di estrema destra di ‘Settore Destro’ e la giunta golpista di Kiev, per le quali evidentemente le milizie neonaziste sono diventate una presenza ingombrante e destabilizzante da ridimensionare. La svolta c’è stata lunedì scorso, quando un gruppo di agenti delle unità speciali della polizia hanno tentato di arrestare il leader neonazista Alexandr Muzychko – secondo molte versioni assassinato però a freddo a Rivne, nell’ovest ucraino - scatenando una vera e propria guerra con i miliziani di Pravyi Sektor.

Ieri sera circa 1500 sostenitori del movimento neonazista e ultranazionalista hanno manifestato a Kiev per chiedere le dimissioni del ministro dell'Interno, il potente Arsen Avakov, giudicato probabilmente a ragione l’artefice della svolta all’interno dell’esecutivo ucraino. I miliziani hanno sventolato bandiere nere e rosse (quelle delle milizie ucraine che durante la seconda guerra mondiale collaborarono attivamente con le truppe naziste), sfilando fino alla sede della Verkhovna Rada, il parlamento, all’insegna dei loro consueti slogan bellicosi. Al loro arrivo di fronte alla Rada Suprema però i neonazisti hanno trovato altri estremisti di destra vicini al partito Svoboda e inquadrati nelle cosiddette ‘autodifese di Majdan’, mobilitati per impedire “provocazioni da parte dei miliziani di Settore Destro”. La tensione è salita quando circa 300 militanti estremisti, molti con il volto coperto e armati di mazze, hanno cominciato a far pressione sui cordoni dei difensori del Parlamento gridando ‘Rivoluzione’ ma poi è arrivato l’ordine di scioglimento da parte dei caporioni.

Teoricamente il leader della coalizione di gruppi paramilitari di estrema destra appena trasformato in partito politico, Dmitro Yarosh, è candidato alle prossime elezioni presidenziali del 25 maggio. Ma il movimento potrebbe essere addirittura messo al bando, secondo quanto hanno affermato alcuni dirigenti del partito di governo Patria, quello dell'ex premier Yulia Tymoshenko e del premier ad interim Arseny Yatsenyuk. Ieri Pravyi Sektor aveva annunciato nuove proteste per oggi, ma - secondo Interfax Ukraina - i vertici del gruppo hanno deciso di rinviare "l'assedio" all'assemblea, dopo l'annuncio della creazione di una commissione d'inchiesta parlamentare, già oggi, sulla morte di Sashko il Bianco, come era stato ribattezzato Muzychko.
Insomma sono tempi duri per una parte dell’estrema destra ucraina, utilizzata come forza d’urto contro il governo Yanukovich e contro le forze di sicurezza ai tempi del golpe ed ora invisa al nuovo regime di Kiev. Non è un segreto che Stati Uniti e Unione Europea hanno appoggiato, finanziato e addestrato le milizie neonaziste allo scopo di utilizzarle per togliere di mezzo il governo del Partito delle Regioni e sostituirlo con uno più incline a favorire gli interessi occidentali, portando l’Ucraina all’interno dell’area di influenza di Bruxelles e della Nato. Sostegno iniziato alcuni anni fa, come dimostrano i documenti che provano l’addestramento nelle repubbliche baltiche di alcune decine di ultras ucraini da parte di istruttori della Nato, e amplificato nell’autunno del 2013, quando il presidente Yanukovich decise di non firmare il trattato di associazione con l’Ue e gli eventi vennero fatti precipitare dalle cancellerie occidentali, che spinsero la protesta di ‘EuroMajdan’ al muro contro muro con le autorità di Kiev dando protagonismo ai gruppi neonazisti fino a quel momento assai minoritari. Dalla confluenza di gruppi e bande di piccola entità nacque appunto Pravyi Sektor che nel giro di pochi mesi ha potuto contare sul reclutamento di parecchie migliaia di combattenti, mentre in alcuni casi i suoi dirigenti sono stati scelti dal nuovo esecutivo per guidare importanti settori nel campo dei servizi di sicurezza.
Naturalmente gli aiuti occidentali sono giunti massicciamente anche ai partiti della destra parlamentare, dai nazionalsocialisti di Svoboda ai liberal-nazionalisti di Udar e Patria. Ricorda Natalia Vetrenko, presidente del Partito Socialista Progressista dell’Ucrania, che quando nel dicembre dell’anno scorso la polizia perquisì la sede nazionale del partito Batkivshina – quello di Yulia Tymoshenko – trovò la bellezza di 17 milioni di dollari in contanti.
Ora che il grosso del ‘lavoro sporco’ è stato fatto l’intento del nuovo regime di Kiev è quello di togliere di mezzo, o almeno ridimensionare, l’influenza di gruppi paramilitari che rischiano di fare concorrenza all’estrema destra parlamentare anche sul piano elettorale e che comunque rappresentano un elemento di instabilità in un contesto già di per sé assai instabile.

In un articolo pubblicato su Spiegel Online nei giorni scorsi, si sottolinea uno stato di crescente preoccupazione da parte della Germania rispetto alla possibilità che in Ucraina possa esplodere una guerra civile causata dalle faide tra i fascisti presenti oggi nel governo di Kiev e quelli delle bande di Pravyi Sektor.

Nell'articolo si cita una fonte governativa di Berlino che dichiara come la posizione ufficiale del governo sia sempre più influenzata dall'analisi del think tank SWP – vicino al ministero degli esteri – secondo il quale gran parte del territorio dell'Est e del Sud dell’Ucraina non nutrono alcuna fiducia nella giunta golpista. L'analisi di SWP suggerisce come tutte le provocazioni recenti da parte del governo – abolizione del bilinguismo, progetti di messa fuori legge del Partito delle Regioni e di quello Comunista - hanno mandato un messaggio chiaro e ostile alle popolazioni delle regioni russofone del paese.

La logica conclusione dell'analisi di SWP, secondo la versione di Der Spiegel, è che il governo ucraino, definito un "conglomerato di pragmatici babbei, mezzi oligarchi e ultra-nazionalisti senza regole", non può stabilizzare il paese. Il che evidentemente sta portando gli sponsor europei delle marionette che ora governano a Kiev a tentare di mettere un po’ di ordine nel paese in vista delle elezioni di fine maggio.
Ma dall’Ucraina continuano a venire segnali assai preoccupanti che indicano che la svolta a destra del paese non è affatto incidentale e momentanea. Nei giorni scorsi alcuni media hanno diffuso la notizia che il ministro dell'Educazione Serhiy Kvit, membro del partito neonazista Svoboda, ha deciso di finanziare e promuovere ventitré campi scuola estivi organizzati nell'Ucraina occidentale da vari gruppi paramilitari. Secondo il giornale polacco "Gazeta Wyborcza", «nei campi si insegneranno le tattiche di guerriglia, l'autodifesa attraverso l'uso di armi da fuoco e da taglio e i "veri valori del popolo e della gioventù ucraina"».

I neonazisti di Svoboda non sono meno pericolosi e violenti di quelli di Settore Destro, solo più ubbidienti ai nuovi padroni di Kiev, e dopo aver obbligato il vecchio direttore della Tv pubblica ucraina a dimettersi – a suon di botte e minacce – ora il governo ha nominato alla guida dell’ente proprio un esponente del vecchio Partito Social-nazionale Ucraino. Da ora quindi il direttore generale dell'azienda televisiva statale (Ntcu) sarà Zurab Alassania, un giornalista vicino all’estrema destra ‘di governo’, in sostituzione di Alexandr Panteleimoniv. Alassania è direttore e fondatore della testata online MediaPort, di Kharkiv, nella russofona Ucraina orientale, e nella stessa città ha diretto la tv e la radio pubbliche durante la presidenza del filo-occidentale Viktor Iushenko (2005-2010). È inoltre tra i fondatori della tv online Hromadske che ha trasmesso in diretta la rivolta antigovernativa di piazza Indipendenza (Maidan Nezalezhnosti) a Kiev.

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