TIROCINI,UNA FORMA DI SCHIAVITÙ
Premessa:
I lavoratori di fine Ottocento e inizi Novecento dettero il via ,tramite le prime forme di attivismo sindacale, alle leghe socialiste e comuniste, oltre ai primi partiti politici di classe,alla grande storia delle lotte operaie e in generale del proletariato.Partirono da condizioni di miseria assoluta e orari di lavoro che rasentavano la schiavitù e diedero vita ad un'epoca di grandi conquiste sociali col passare del tempo.Non è un mistero che negli ultimi decenni la tendenza si è invertita, i padroni riavanzano tracotanti, con nuovi e più sofisticati mezzi per ridurre la classe lavoratrice in catene, questo è un dato di fatto.
Il tirocinio è ormai chiaramente una forma sempre più evoluta per ridurre i diritti sociali all'annullamento totale. Andrò quindi a fare un report su queste condizioni di semi-schiavitù e successivamente a denunciare come tali tirocini violino la costituzione italiana.Ebbene sì; basta conoscere la costituzione per poterli tacciare di essere anticostizionali.
Cenni storici:
Le prime proposte italiane per i tirocini partono con la legge del 12 Aprile 1995 del Governo Dini. Questo enorme danno sociale è causato soprattuto dalla parte politica che si fa'chiamare"centrosinistra": I tirocini in Italia passano poi alla vera e propria ribalta col cosiddetto "Pacchetto Treu", ossia la legge n. 196 del 24/06/1997, promulgata dal primo Governo Prodi. Ufficialmente il ministro Tiziano Treu (futuro esponente della Margherita e successivamente del PD)sosteneva di andare a contrastare la disoccupazione del sud italia, ma in realtà andò a fornire ai padroni forza lavoro sottopagata e priva dei diritti sociali più basilari. Questa legge assoutamente aberrante vide anche il sostegno del Partito Democratico della Sinistra (divenuto poi DS e infine PD) che all'epoca aveva ancora la Falce e Martello alla base della quercia, oltre all'appoggio esterno di Rifondazione Comunista e dei maggiori sindacati che erano compiacenti e col capo ben chino.
Era solo l'inizio, perchè come la prima tassella del domino cadde non potevano che cadere una dopo l'altra le tasselle successive. Gli anni passavano e i tirocini venivano peggiorati ogni volta che erano rivisti, fino a dare in merito una maggiore autonomia ai governi regionali, ora liberi di dire la propria su una legislazione non più esclusiva dello Stato.
L'utima legge per chi come me vive in Emilia Romagna è stata fatta dalla giunta regionale trainata dal PD e guidata da Stefano Bonaccini. La legge entrata in vigore il 1° Ottobre 2018 e della quale nei paragrafi sottostanti andrò a disquisire riusciva a rappresentare un totale arretramento, basti dire che ha avuto la complicità di Sinistra Ecologia Libertà (che era parte della maggioranza) e l'accordo unanime di tutte le false opposizioni che tra voti favorevoli e assenze evitarono di fare una vera opposizione.Tra questi figurano: il centrodestra, l'M5S e l'Altra Emilia Romagna (forma regionale della "Lista Tsipras" e il cui unico consigliere regionale all'epoca era iscritto al PCI di Alboresi e successivamente sarebbe andato in LeU. Ma tale lista vedeva anche l'appoggio di Rifondazione Comunista, Azione Civile di Antonio Ingroia e il movimento ALBA).
Criticità generali che portano all'incostituzionalità:
In questo partagrafo andrò ad analizzare alcuni tratti salienti dei tirocini che nel corso di tutto questo tempo non sono mai stati messi in discussione e che garantiscono condizioni di lavoro prive di diritti sociali.
Prima di tutto bisogna notare che i tirocinanti non hanno mai avuto uno stipendio pari ad un lavoratore che faccia il loro stesso orario e la stessa mansione, ma nemmeno i contributi per la pensione, la malattia e le ferie pagate. Eppure L'articolo 36 della Costituzione Italiana dice : Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa, l'ultimo comma dell'articolo aggiunge inoltre:
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite e non può rinunziarvi.
Se voleste avere maggiori informazioni per quanto riguarda il lavoro, tutti gli articoli oltre l1 e il 4, sono descritti nel titolo terzo della costituzione, i cosidetti rapporti economici che vanno dallarticolo 35 al 47. Quindi vediamo che in particolare la mancaza delle ferie pagate violi chiaramente la dicitura della costituzione, cosi come la bassa retribuzione e le altre mancanze di diritti.
I tirocini fin dalla loro comprarsa non sono mai stati inseriti nella Legge 104 del Febbraio 1992 e quindi come ho visto succedere,se il parente di un tirocinante sta male, il tirocinante nel caso decida di stare a casa per assisterlo perde la giornata, ma del resto di cosa ci meravigliamo? Non avendo la malattia, anche se è il tirocinate stesso a stare male, perde comunque la giornata, una vera ingiustizia e quando superano l'età massima e devono andare in pensione? Il tempo che hanno lavorato come tirocinanti non gli è valso come contributi.
La paga è veramente vergognosa: infatti per legge i tirocinanti hanno la retribuzione fissata ad un minimo di 450€ mensili, in qualsiasi campo e con qualsiasi orario; non hanno diritto a nulla di più, semmai è il datore di lavoro che per sua volontà può aumentare la retribuzione. Eppure l'articolo 36 prima dicevamo che afferma il diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sè e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa, un obbiettivo non certo raggiungibile con una paga cosi misera se paragonata al costo odierno della vita.La cosa peggiore è che in alcune regioni vi sono scappatoie che portano a retibuzioni molto inferiori alla cifra prefissata e nel paragrafo successivo esamineremo questo punto.
Delibera della Giunta Regionale n.356 del 12 Marzo 2018:
Questa legge regionale dell'Emilia Romagna, votata il 12 Marzo e entrata in vigore l'1 Ottobre è stata fortemente voluta sia dalla Giunta Bonaccini che dai suoi oppositori e ora vi andrò a dimostare come sia un totale arretramento sul piano dei già esigui diritti dei tirocinanti.
Elenco i punti per me più critici:
1) Se andiamo a pagina 9 della delibera, al paragrafo; " 3.5 Indennità di partecipazione (art.26 quarter)" dice: "Viene confermato l'importo minimo mensile di euro 450.". Però subito sotto c'è scritto anche: "Si prevede che la Giunta regionale, con propria deliberazione possa prevedere eventuali circostanziate deroghe in materia di corresponsione e ammontare dell'indennità."
Ora ,cosa notiamo da questo paragrafo? Premettendo che "indennità" è il termine con cui si chiama la retribuzione dei tirocinanti, si evince che sopra si fissa una paga minima (già di per sè bassa) e sotto si dà un escamotage con il quale in determinati casi il padrone ti può dare ancora meno. Notare che il primo punto è scritto ben chiaro e il secondo in termini criptici, di modo che se un tirocinante si fosse scaricato le ventisette pagine della delibera sarebbe stato tratto in inganno. Conosco svariati tirocinanti che lavorano per meno di 200 euro mensili. Va inoltre aggiunto che se prima in caso di qualsiasi assenza dal lavoro (anche per malattia) perdevi solamente la giornata lavorativa, con la delibera 356 bisogna rispettare un minimo di orario di presenza, pena il non ricevere l'indennità neanche per i giorni nei quali si è lavorato.
2) Un' altro punto gravissimo della legge è che superando la divisione tra tirocini formativi e di orientamento, oltre a quella di inserimento e inserimento lavorativo,si pongono limiti nella durata del tirocinio non tenendo conto sufficientemente delle differenze tra un tirocinio e l'altro.
Lo storico problema dei padroni che si approfittano dei tirocinanti, tenendoli in lunghissimi ed eterni periodi di tirocini certamente richiede un deciso intervento, ma cosi si peggiora solo la situazione, invece di migliorarla. Mi spiego: se per risposta si impone un limite, invece di favorire l'inserimento nel mondo del lavoro succede che il datore di lavoro può limitarsi a cambiare ciclicamente i tirocinanti e garantirsi manodopera sottopagata.
Và poi spiegato che la delibera stabilisce una durata massima di sei mesi per tutti i tirocini, eccezion fatta per le persone in condizione di svantaggio economico che è di dodici mesi e per gli invalidi che è di ventiquattro mesi. Certo in linea generale si potrebbe anche pensare che si voglia favorire chi ha un basso reddito o è disabile, in realtà li si mette in difficoltà. Il grande svantaggio soprattutto di coloro che sono diversamente abili è che molti di loro sono in condizioni fisiche svantaggiate o addirttura inabili al lavoro;hanno solo il tirocino e se glielo limiti invece di dargli più diritti, cosa potranno mai andare a fare?.
4) A pagina 4 viene chiaramente detto:" la delibera è aprovata a "Voti unanimi e palesi"", quindi ne deduco che le opposizioni a partire dal centrodestra (Lega + FdI + FI) fino alla sinistra radicale (PRC+ PCI+ AC e Alba), passando per il Movimento 5 Stelle, si siano tutte calate le braghe e abbiano acconsentito al totale massacro dei diritti dei tirocinanti eseguito dalla giunta della coalizione PD, SEL, Verdi, Centro Democatico, Scelta Civica di Monti, PSI e Italia Dei Valori.
Conclusioni:
La tragica storia dei tirocinanti è da imputare prevalentemente alle sinistre più o meno moderate, le quali con la complicità dei centristi si sono svendute ai padroni come le destre e i 5 Stelle; hanno contribuito al massacro sociale, mentre le grandi confederazioni sindacali si sono semplicmente girate dall'altra parte con fare omertoso.
Dopo queste amare constatazioni è ora di proporre una grande lotta sociale, perchè per la prima volta nella storia si arrivi ad una normativa proletaria,giusta ed anticapitalista.
È necessario chiedere e ottenere:
1) Indennità più alte e dignitose
2) Malattia, ferie pagate, contributi sulla pensione e la 104.
3) Il reale inserimento nel mondo del lavoro e la garanzia per coloro che non possono lavorare a piene forze di aver diritto al loro tirocinio senza dover temere la sua scadenza.
Luca Pasini,militante del Partito Comunista, federazione Bologna-Valsamoggia
Partito Comunista - Bologna