Comunismo - Scintilla Rossa

Crisi, lavoratori allo sbaraglio

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view post Posted on 3/6/2020, 18:38
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compagno

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Taranto: gli operai di Arcelor Mittal strappano le bandiere dei sindacati concertativi. La percezione del tradimento si estende.

 
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《Queste sono le scene che arrivano dallo stabilimento TNT di Peschiera Borromeo. L’ennesimo esempio di repressione poliziesca contro i lavoratori in lotta nelle ultime settimane. I lavoratori della TNT stavano scioperando contro il licenziamento di un’ottantina di operai, colpevoli di aver partecipato allo sciopero del Primo maggio. Licenziamento avvenuto nonostante nei mesi del lockdown i lavoratori della logistica non si siano mai fermati, mettendo a rischio la propria salute per una paga irrisoria. Nel pieno della notte gli operai si sono ritrovati ad assistere all’arrivo di decine di camionette della polizia, a subire intimidazioni, cariche e manganellate come risposta allo sciopero organizzato dal SI Cobas. Una violenza che è cresciuta dinnanzi alla compattezza dei lavoratori, decisi a portare avanti la protesta a tutti i costi. Si è arrivati a colpire anche chi andava a soccorrere i diversi feriti, colpevoli di aver alzato la testa dinnanzi a una situazione in cui decine di famiglie vengono lasciate in mezzo a una strada. La volontà è chiara: lanciare un segnale. Far capire fin da subito che per chi protesta e lotta per i propri diritti, per il proprio lavoro, non c’è altra prospettiva rispetto alla repressione. Ogni mezzo sarà usato per garantire gli interessi e i profitti dei padroni. Per questo dobbiamo unire e organizzare le lotte: per impedire ai padroni di colpirle e schiacciarle singolarmente e scaricare il costo della crisi sui lavoratori.
Solidarietà ai lavoratori della TNT! La crisi la paghino i padroni!》

 
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view post Posted on 11/6/2020, 17:10
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www.foggiatoday.it/cronaca/morto-mo...-mezzanone.html

Articolo che parla di questo compagno bracciante morto a 37 anni.


______________________________________




●Vi invitiamo ad ascoltare il discorso di Stefano Sibilla, operaio ILVA, oggi in cassa integrazione, che da tempo si batte per i diritti degli operai del siderurgico di Taranto, del quartiere Tamburi e di tutti i cittadini tarantini.

Il cambiamento è possibile : L’Unità dei LAVORATORI nella lotta di classe é l’unica via percorribile !



 
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view post Posted on 13/6/2020, 17:13
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compagno

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view post Posted on 14/6/2020, 19:46
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Confindustria torna all'attacco e vuole far pagare la crisi solamente ai lavoratori.



Solamente due mesi fa il neo presidente di Confindustria Bonomi strillava a reti unificate un falso “siamo tutti sulla stessa barca” riferendosi alla crisi sanitaria ed economica dovuta al corona virus.

La realtà, come già denunciammo in quel periodo, è totalmente diversa da quella che hanno cercato di farci credere durante tutto il “lockdown”, infatti oggi confindustria pretende che i lavoratori rinuncino alle loro ferie , chiedendo massima flessibilità e disponibilità per poter scaricare tutte le perdite avute dalle grandi aziende in questo primo semestre del anno.

Ancora una volta a pagarne le conseguenze di questa crisi saranno i lavoratori, che con questa retorica saranno costretti a continuare a lavorare e privarsi delle loro ferie, per accrescere i profitti dei manager di grandi aziende, continuando ad essere costantemente sfruttati.

I grandi padroni continuano a voler far pagare le conseguenze della crisi solo ai lavoratori e alle classi popolari senza che questa ricada minimamente su di loro.
E' ora che inizino a pagare loro i danni di questa crisi, a quel punto potranno parlare di “siamo sulla stessa barca”.》

 
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view post Posted on 14/6/2020, 23:58
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da TODAY.IT
di Alberto Berlini
Imprese, niente ferie ad agosto: "Se arrivano gli ordini non si chiude"

Tenere le fabbriche aperte anche ad agosto, per recuperare produttività dopo il fermo dovuto al covid-19: il segretario generale della Cgil Maurizio Landini non chiude alla proposta lanciata dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi. "Si può discutere, anche di scaglionare le ferie. Ma oggi è prioritario che anche dopo agosto ci sia il lavoro e non la cassa integrazione", sottolinea Landini in un'intervista a 'Quotidiano Nazionale'.

Quella di evitare la chiusura ad agosto è un'idea che sta prendendo piede tra le imprese nel Nord, dal Piemonte al Veneto dove si guarda alle ferie di agosto quasi come un peccato visto che molte aziende si ritrovano con centinaia di ordini inevasi a causa del blocco alla produzione imposto dal lockdown. "È un obbligo morale non fermare la produzione", spiega Enrico Carraro della Confindustria veneta. Ma in molti settori si guarda con interesse agli effetti di alcune misure del governo, come l'ecobonus.

Il segretario della Cgil veneta Christian Ferrari spiega come siano già stati chiusi accordi con alcune aziende per anticipare e posticipare le ferie estive "senza alcuna preclusione ma anche senza nessun automatismo".

Il dubbio resta se tutto questo lavoro ci sarà davvero ad agosto: come rende noto la Fiom, in Piemonte dovrebbe rimanere aperta, anche se non a pieno regime, lo stabilimento di Mirafiori dove per la produzione della nuova linea della 500 elettrica di Fiat Chrysler serviranno operai. Così l'indotto come Omt, Officine metalmeccaniche Torino, che impiega 200 persone nei sistemi di iniezione.

Imprese aperte ad agosto quindi? L'invito dell'associazioni datoriali e caldeggiato da più parti. Con l'augurio che lo sforzo del sistema produttivo possa trovare esempio anche nelle sedi istituzionali. Come spiegava lo stesso presidente di Confindustria Carlo Bonomi se il Parlamento italiano chiuderà ad agosto "sarebbe davvero una delusione".
 
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view post Posted on 15/6/2020, 10:18
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da pennatagliente
la fase due dei lavoratori: licenziamenti, repressione, attacco alla salute, cancellazione di diritti… (da slai cobas sc)

Diamo un quadro molto parziale di quello che sta succedendo nelle fabbriche e in altri posti di lavoro, nella cosiddetta “fase 2” in cui i padroni vogliono far pagare la doppia crisi (economica-pandemica) ai lavoratori, lavoratrici e usare gli effetti del lockdown per attuare in forme più rapide e violente licenziamenti, peggioramento delle condizioni di lavoro, e cacciare i sindacati di base di classe e gli operai combattivi. E mentre il governo fa quasi ogni giorno provvedimenti a favore delle aziende (e miserie per i lavoratori e le masse), lo Stato lascia la parola e l’azione alla violenza delle “Forze dell’ordine”, alla repressione fatta di denunce, fermi, arresti.
Ma a tutto questo operai, lavoratori immigrati, lavoratrici precarie stanno rispondendo con la loro “fase due”: un rilancio della lotta e mobilitazione più determinato, più cosciente dello scontro in atto – di cui il 6 giugno ha rappresentato una sintesi iniziale, e che ogni giorno si riempie di nuove proteste, scioperi, ecc.

*****

TNT – licenziamenti e repressione
Il Dpcm di Conte aveva detto che nel periodo di emergenza pandemia non si può licenziare, ma ottanta lavoratori con le loro famiglie vengono buttati in mezzo ad una strada da un giorno all’altro nonostante anche un preaccordo sindacale prevedesse la continuazione del rapporto di lavoro.

La motivazione non ufficiale è che hanno coscientemente aderito allo sciopero del 1° maggio.
Loro come tutti i lavoratori della logistica non hanno mai smesso di lavorare durante il periodo di quarantena, mettendo a rischio la loro salute e la loro vita.
Dopo giorni di sciopero per portare al tavolo della trattativa la controparte, il sicobas aveva indetto uno sciopero nazionale di tutta la filiera lanciando per Milano una mobilitazione davanti ai magazzini di Peschiera Borromeo.
l’11 giugno avviene la violenta pesantissima carica e aggressione da parte di polizia e carabinieri.
L’indicazione era quella di far male e di lasciare il segno, calci, pugni, manganellate distribuite con rabbia gratuita sulla faccia sulla testa, sulle braccia, schiene dei lavoratori, una carica immotivata e violentissima contro chi si avvicinava ai compagni caduti per soccorrerli, molti lavoratori svenuti per i colpi ricevuti, un lavoratore tenuto per braccia e gambe e scaraventato dall’alto a terra con una tale violenza da fargli sbattere la testa. un delegato sicobas gettato a terra e colpito con forza sulla testa per lasciarlo tramortito.
Operai di Maschio NS Milano – Riaprono le fabbriche, i padroni fanno sciacallaggio della cig covid 19 ma gli operai che chiedono conto per la mancanza di controlli trovano tutto sbarrato
Una delegazione di operai Slai cobas sc di MASCHIO NS, si è presentata direttamente agli uffici dI ITL Milano per chiedere contro della mancanza di risposte e di controlli nonostante le numerose segnalazioni dettagliate relative all’abuso della Cig Covid 19 in azienda.

BRT di Sedriano (MI) – il 20 maggio carabinieri e militari interrompono l’assemblea dei lavoratori in sciopero contro il mancato rispetto del protocollo di accordo firmato con l’azienda solo pochi giorni prima. Lo avevano già fatto il 18 maggio.

Electrolux di Susegana – Sciopero delle mascherine. Gli operai e le operaie chiedono di adeguare i ritmi di lavoro alle difficilissime condizioni imposte dall’uso dei DPI, che rendono difficile anche respirare.

Sicilia – Meridi s.r.l – I lavoratori e le lavoratrici entrano in sciopero il 23 maggio in tutti i punti vendita a marchio “Fortè” della Regione Siciliana per rivendicare:
– Il diritto al salario. Da troppi mesi i lavoratori non percepiscono lo stipendio.
– Il diritto alla sicurezza. I lavoratori lamentano la mancanza dei DPI nei punti vendita, un protocollo sulla sicurezza, una formazione adeguata per contrastare l’epidemia sui luoghi di lavoro.

Alla OMC di Bergamo – Mentre il padrone spedisce nuove comunicazioni ad alcuni lavoratori per la cassa integrazione, per far pagare la crisi agli operai, cercando di mettere gli operai l’uno contro l’altro approfittando anche delle nazionalità diverse presenti in fabbrica, da premi individuali per avere i volontari per gli straordinari del week end.
Nell’assemblea organizzata dallo Slai cobas sc approvata una mozione che esprime l’unità degli operai contro questi piani speculativi dell’azienda, per il blocco degli straordinari in presenza di CIG, per la fine delle lettere disciplinari che stanno fioccando per intimorire gli operai del sindacato.

Jabil di Marcianise – Licenziati dal 25 maggio 190 operai in piena pandemia: sciopero ad oltranza, per loro rischia di finire anche la cassa integrazione, con conseguente licenziamento collettivo.

Operaie delle pulizie e sanificazione nelle Marche – 16 maggio, buona parte delle operaie si è rifiutata di lavorare se non provvedevano al ricambio delle mascherine: ma anche contro i doppi turni, compressati in poche giornate nell’appalto per i lavori di sanificazione.
Dalle operaie: “Le aziende delle multiservizi stanno facendo soldi a palate, stanno facendo i preventivi con le varie aziende per la sanificazione al ribasso, senza assumere altro personale esponendole ad un carico lavorativo e di rischio. Ci minacciano di licenziamento e denuncia nel caso parlassimo all’esterno riguardo la situazione esterna”

ArcelorMittal – Nell’emergenza coronavirus i colossi dell’acciaio italiano smobilitano. Dai ricatti di Mittal all’addio di Thyssen a Terni. L’ArcelorMittal-ex Ilva di Taranto, a cui si è permesso di non chiudere mai, di far lavorare in piena pandemia 5mila operai diretti e dell’appalto, di commercializzare, mette improvvisamente in cassa integrazione altri 1.000 lavoratori senza preavviso, e annuncia 8173 in cig dal 1° luglio (praticamente tutta la forza lavoro di Taranto). Viene chiesta la cig sotto la motivazione Covid, per gli operai significa un indennità del 58%.
Quindi AM presenta al Mise un piano industriale che prevede 5000 esuberi, usando anche gli effetti del coronavirus per la crisi del mercato mondiale dell’acciaio; il governo si oppone ma conferma centinaia di investimenti a favore della multinazionale indiana.
Dopo i primi scioperi il 22 maggio a Novi Ligure – blocco delle merci a Genova – manifestazione e presidi a Taranto, altri scioperi il 9 giugno. Gli operai più arrabbiati ed esasperati sono quelli in cassintegrazione e dell’appalto, in cui esubero, stanno già significando licenziamenti.
Lo Slai cobas sc, in differenza delle inutili lamentele e rimando al governo dei sindacati confederali e Usb, porta tra gli operai la necessità di imporre una piattaforma operaia.

Raffineria Eni di Milazzo – licenzia 600 operai che il 21 maggio decidono lo sciopero ad oltranza – 21 Maggio 2020. I serbatoi a causa della crisi del petrolio durante la fase calda della pandemia rimangono pieni e l’attività va a rilento.
Gli operai chiedono di ritornare al lavoro, molti sono stremati poiché non hanno ancora percepito nemmeno la cassa integrazione che le aziende non hanno anticipato.

FCA – lascia gli operai con RCL a casa – Dopo aver incassato il prestito dallo Stato. A causa del virus Covid 19 e delle vendite di auto sempre più basse, la Fca ha bisogno di meno braccia operaie per produrre. Quelle che possono farlo devono produrre al massimo grado.

Precari delle cooperative sociali di Palermo – Senza lavoro, senza stipendio e senza ammortizzatore sociale! I palazzi del potere scaricano sui lavoratori, di cui tante sono donne, l’emergenza Covid-19! Le lavoratrici in lotta ogni giorno, con presidi, proteste, dicono: “A casa non ci stiamo più! Non vogliamo morire di Covid ma neanche di non lavoro e di non salario!

Nei campi del Foggiano – proteste e manifestazioni di braccianti immigrati. Chiedono una reale regolarizzazione, documenti e permessi di soggiorno per tutti, per avere diritti e dignità, contro lo sfruttamento schiavistico nelle campagne, contro i morti per lavoro e le condizioni bestiali di vita.

E tanti altri ancora…

LA “PANDEMIA” MORTALE DEI LAVORATORI:
Al 27 maggio: in un sol giorno 8 morti – al 14 giugno in quattro giorni 14 morti
 
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view post Posted on 16/7/2020, 22:33
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AL FIANCO DEI BRACCIANTI, NO ALLA REPRESSIONE



Oggi a Foggia e Reggio Calabria eravamo al fianco dei braccianti agricoli nelle mobilitazioni promosse dai lavoratori delle campagne e dei ghetti. Sosteniamo la lotta dei lavoratori immigrati per una vera regolarizzazione di chi lavora in Italia, per la piena parità salariale e limiti orari di lavoro, contro la falsa sanatoria del ministro Bellanova piegata all’interesse dei padroni.

Denunciamo le azioni repressive delle forze dell’ordine e gli atti intimidatori volti a ostacolare la partecipazione alle manifestazioni. Numerosi lavoratori sono stati fermati dopo i picchetti o mentre si recavano in piazza, alcuni sono stati portati in commissariato. A Foggia un nostro compagno minorenne è stato trattenuto dalla polizia, che dopo averlo identificato chiedeva di riferire i nomi degli altri compagni. Diversi nostri militanti sono stati identificati, alcuni dei quali trattenuti e fotografati in stazione a Foggia, ritardando la partenza di un treno.

Non ci lasceremo intimidire. Al fianco dei lavoratori in lotta, contro lo sfruttamento e la guerra tra poveri. Uniti e organizzati possiamo lanciare il contrattacco. Facciamo pagare la crisi ai padroni!


______________________________________






Dall'alba di oggi abbiamo sostenuto la protesta dei lavoratori della Miliardo Yida di Pontecurone (Alessandria), in lotta contro l'azienda per la riassunzione di 20 dipendenti licenziati in maniera illegittima.

L'azienda, nota per le condizioni di precarietà e ultrasfruttamento che avevano provocato lo sciopero già a gennaio, aveva annunciato a giugno il licenziamento di 20 lavoratori per ridurre i costi aziendali. Dopo diversi tavoli di trattativa con il sindacato Si Cobas, la Prefettura e l'Ispettorato del lavoro, l'azienda ha disertato il quinto tavolo dicendosi indisponibile a trattare.

Questa mattina i lavoratori hanno protestato, dentro e fuori la fabbrica, chiedendo il reintegro dei licenziati. A nulla sono servite le pressioni dei quadri aziendali e le provocazioni delle forze dell'ordine. L'azienda è stata costretta a riassumere tutti i licenziati e a cedere dinnanzi all’unità e all’organizzazione dei lavoratori.

L'esperienza della Miliardo Yida ci dimostra che la lotta paga, che unendo le forze si può rispondere all'attacco padronale. Questo vuol dire per noi praticare il fronte unico di classe.
La lotta continua, i comunisti sanno da che parte stare.
 
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GRAVISSIMO ATTACCO AI LAVORATORI TNT IN SCIOPERO. A SAN GIULIANO PESTAGGI E TASER DELLE GUARDIE PRIVATE CONTRO GLI OPERAI.



Dopo un’intera giornata di sciopero nei magazzini TNT-Fedex di tutta Italia, a San Giuliano (MI) decine di guardie private schierate a difesa dell’azienda hanno attaccato i lavoratori con botte e taser. Diversi operai sono stati identificati dai carabinieri ancora schierati in assetto antisommossa. Un atto gravissimo di repressione contro chi da mesi si batte contro i licenziamenti, per la difesa del posto di lavoro.
Siamo stati al fianco dei lavoratori a San Giuliano e davanti ai magazzini presidiati, non abbiamo intenzione di arretrare. I padroni parlano soltanto la lingua del loro profitto e per difenderlo sono pronti a tutto, ricorrendo alle provocazioni e alla violenza della repressione antioperaia. Con la crisi economica il rischio di un’accelerazione delle spinte reazionarie e di un attacco su vasta scala ai nostri diritti è più concreto che mai.
La solidarietà è un’arma, il rafforzamento della lotta unitaria è la miglior risposta alla repressione e ai soprusi di chi ci sfrutta. Avanti nella costruzione di un fronte unico di classe capace di dare battaglia e respingere l’offensiva padronale. Non un passo indietro, la lotta non si piega.
 
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Le lavoratrici delle mense di FCA, impiegate dell’azienda Compass Spa, non ricevono la cassa integrazione da marzo. Mentre decine di persone vengono lasciate senza alcuna forma di sostentamento, FCA, Compass, INPS, istituzioni locali e nazionali giocano a rimpallarsi le responsabilità. Ieri hanno volantinato davanti al loro luogo di lavoro, per poi andare a protestare sotto i locali dell’INPS, insieme al sindacato Si Cobas. In questi mesi abbiamo assistito a colossali prestiti a garanzia pubblica concessi in pochi giorni a monopoli da fatturati miliardari, mentre migliaia di lavoratori restano tuttora abbandonati a loro stessi. I padroni fin dall’inizio del lockdown hanno iniziato a garantire i loro profitti scaricando i costi della crisi sulle spalle dei lavoratori. Le riforme che arriveranno nei prossimi mesi, su indirizzo dell’Unione Europea, andranno in questa direzione e rafforzeranno l’offensiva padronale. Solo unendo e organizzando le lotte potremmo difendere i lavoratori e la classi popolari e far pagare la crisi ai padroni.
 
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