Comunismo - Scintilla Rossa

Crisi, lavoratori allo sbaraglio

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view post Posted on 13/9/2016, 14:05

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Il sociologo Francesco Carchedi, coordinatore scientifico dell’Osservatorio “Placido Rizzotto”, nell’affermare che il caporalato è un fenomeno sistemico, omogeneo a tutto il territorio nazionale, ha sottolineato che il caporale e l’imprenditore sono due facce della stessa medaglia, per cui il caporale è funzionale al sistema economico. Secondo Carchedi, il contrasto deve essere articolato, in quanto la sola repressione non porta da nessuna parte, indicando nella nascita dal basso di nuovi ed efficienti servizi la strada per combattere l’illegalità.
http://mediacalabria.zz.mu/?p=7849
 
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view post Posted on 24/11/2016, 15:04

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sono gli operai ‘carne da macello’ di padroni e sindacati complici



(da slai cobas sc)

Pubblicato il 24/11/2016 di pennatagliente

Redazione di operai Contro, Nel distretto modenese della lavorazione delle carni sono 70 gli operai che al momento rischiano il posto. Dopo gli scioperi e i picchetti indetti dal SiCobas […]

“Settore in cui un intricato sistema di appalti e sub appalti ha generato una giungla fatta di contratti non applicati, false cooperative, orari di lavoro arbitrari, condizioni di vero e proprio sfruttamento e ricatto…”
 
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Da gennaio 2017 lavoratori e disoccupati più poveri



(da slai cobas sc)
Pubblicato il 23/11/2016 da Pennatagliente

Il governo Renzi, mentre dà sempre più soldi, in varie forme, ai padroni, attraverso detassazione, decontribuzione, sostegni finanziari, ecc., ai lavoratori, ai disoccupati, invece, riserva provvedimenti solo di tagli salariali, e peggioramenti, che avranno un effetto di pesante ricaduta nelle condizioni di vita, ma che si accompagnano anche ad un aspetto di vessazione.
Da gennaio 2017 viene abolita l’indennità di mobilità e la cassa integrazione in deroga. Sostituite con la Naspi nei licenziamenti collettivi e con l’assegno di ricollocazione.
“Da gennaio – spiega il Sole 24 ore – per chi sarà coinvolto da un licenziamento collettivo si aprirà il paracadute della Naspi, la nuova assicurazione sociale per l’impiego introdotta a maggio 2015, che diventerà il sostegno universale in caso di disoccupazione, visto che con il 2016 esce di scena anche l’indennità speciale edile. La platea dei potenziali interessati – prendendo a riferimento l’ultimo dato Inps sulle nuove prestazioni di mobilità ordinaria riferito al 2015 – è di circa 60mila lavoratori”.
MA CHE COMPORTA PER I LAVORATORI LICENZIATI IN TERMINI DI REDDITO:
“Naspi e mobilità a confronto – Mobilità e Naspi si differenziano per sistema di calcolo e durata. La prima equivale al 100% dell’assegno di Cig straordinaria percepito o che sarebbe spettato nel periodo precedente il licenziamento (80% dello stipendio), importo che scende all’80% dopo 12 mesi. La seconda, invece, è il 75% della retribuzione: se questa supera 1.195 euro mensili (rivalutati annualmente), l’indennità è aumentata del 25% della quota eccedente il tetto. Per la Naspi è previsto un décalage del 3% a partire dal quarto mese. Per entrambi i sussidi ci sono dei massimali. La mobilità nel 2016 ha durate variabili in base a età e area geografica: dai 12 mesi per un under 50 al Centro-Nord ai 24 mesi per un over 50 al Sud. La Naspi spetta invece per la metà del numero di settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni, fino a un massimo di 24 mesi… (un) lavoratore – residente al Sud – nel 2016 avrebbe diritto a un’indennità di mobilità per 24 mesi e un totale di 24.400 euro, nel 2017 invece avrebbe lo stesso assegno Naspi per 24 mesi e 21.850 euro complessivi.”.
Quindi, per la maggioranza dei lavoratori licenziati significa meno soldi e per un periodo più breve.
UGUALMENTE NERA E’ LA PROSPETTIVA PER I LAVORATORI IN CIG IN DEROGA.
“Cig in deroga a fine corsa – Passando alle tutele “in costanza di rapporto di lavoro”, la cassa integrazione in deroga, che per quasi dieci anni ha funzionato come paracadute per gli esclusi dal perimetro di Cigo e Cigs, a dicembre arriverà a fine corsa”.
In concreto questo vorrà dire che tantissimi lavoratori e soprattutto lavoratrici, dei servizi, o basti pensare alle migliaia delle pulizie nelle scuole, ecc., avranno di fronte solo due prospettive: o licenziamento, perchè la ditta senza la Cig in deroga non avrà più interesse a mantenere il servizio; o una drastica riduzione dello stipendio.
PER I DISOCCUPATI L’INDENNITA’ DIVENTA UN VERO E PROPRIO RICATTO.
“…Sul versante delle politiche dovrebbe andare a regime nel 2017, l’assegno di ricollocazione, un voucher spendibile in servizi per ritrovare un impiego, il primo passo per legare a doppio filo il sussidio monetario alle politiche attive. Non ne beneficeranno tutti: nella fase sperimentale (che ha un bugdet di 32 milioni) ci sarà un’estrazione che premierà tra i 10mila e i 20mila disoccupati. Per partecipare bisognerà iscriversi al “portale unico registrazione persone in cerca di lavoro”, in fase di avvio, e comunicare di essere disoccupati e disponibili a un lavoro e alle iniziative dei servizi per l’impiego”.
Cosa significa tutto questo, in termini di ricatto, vessazione, umiliazione per i disoccupati che saranno costretti in questa “trappola burocratica e inutile” per avere l’assegno, col rischio comunque sempre di perderlo, vi consigliamo di andare a vedere il film realistico e disperante “Io, Daniel Blake” di Ken Loach.
 
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Tim cancella l'integrativo, mille dipendenti in corteo a Milano




I lavoratori della Tim hanno sfilato nelle vie del centro di Milano per protestare contro la disdetta unilaterale del contratto integrativo. Secondo gli organizzatori, alla manifestazione, animata con striscioni e fischietti, hanno partecipato un migliaio di lavoratori provenienti anche dalla provincia, tutti vestiti di rosso. Il corteo è partito da piazza Cordusio, per poi attraversare le vie del centro in direzione del Duomo e del Comune. "L'azienda - spiega una delle partecipanti - ha presentato una sua proposta dicendo che dal 31 gennaio la applicherà a prescindere dal fatto di aver raggiunto un eventuale accordo. La bozza è molto penalizzante dal punto di vista retributivo e non solo". E' stata una manifestazione autoconvocata e indipendente dalle sigle sindacali, cui hanno preso parte "non solo i tecnici, ma anche gli impiegati". Perché, come dicono gli organizzatori, la proposta della società di telefonia va a penalizzare "per la prima volta tutte le fasce di lavoratori". Quanto all'azienda, ha fatto sapere, di "aver più volte ribadito alle organizzazioni sindacali la volontà dell'attuale management di salvaguardare la forza lavoro e non licenziare nessuno. Allo stesso tempo, la trattativa sindacale è improntata ad ampia disponibilità a discutere, essendo ispirata a una filosofia di recupero di produttività interna e redistribuzione degli auspicabili risultati ottenuti"

http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/1...im-152864625/1/
 
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Carrefour abbatte ogni tabù: aperto a Capodanno e Santo Stefano




Carrefour non si arresta, il colosso della grande distribuzione organizzata, come un rullo compressore, continua ad abbattere le nostre tradizioni e la nostra cultura e, dopo il lavoro notturno, viola le feste di Capodanno e Santo Stefano.

Dapprima fu il lavoro domenicale e festivo, poi la nuova frontiera è stata la notte. Ora siamo arrivati al 26 dicembre e al primo dell’anno, con un popolo da traghettare in questa orrenda nuova piazza: la piazza del consumo.

Siamo a Portogruaro e l’’ipermercato del centro commerciale Adriatico2 ha comunicato ufficialmente che rimarrà aperto a Santo Stefano e a Capodanno. Una scelta che apre un precedente molto pericoloso per tutti i lavoratori del commercio, già stremati dai ritmi e i carichi di lavoro impossibili che restituiscono bassi salari.

La scusa è sempre quella, migliorare il servizio ai clienti. E allora il progetto è chiaro: il consumo sta per essere trasformato in servizio pubblico essenziale, anche se tale non è!!

Sono certo che in quei giorni di festa troveremo pochi lavoratori tutti diversi: voucheristi, soci di cooperative di facchinaggio, interinali, ‘diretti’ Carrefour e guardie giurate. Questo è quello che ci attende ai piedi dell’altare dello shopping.

Sono altrettanto certo che in Francia la multinazionale se lo sogna di rimanere aperta in quei giorni. Perché non ce lo chiede l’Europa, ma il Belpaese è divenuto terra di conquista e di sfruttamento delle multinazionali straniere, in tutti i campi.

Mentre scrivo sono amareggiato. Questo non è un modello di consumo virtuoso, rispettoso delle persone e non apporta alcun valore aggiunto neanche ai profitti. Perché i consumi si misurano dal reddito dei cittadini e quello dei lavoratori italiani è tra i più bassi d’Europa. Questo sistema serve soltanto a garantire il monopolio delle multinazionali.

Insomma, il prossimo anno ci aspetta una nuova stagione di lotta. Perché non mi voglio di certo arrendere a questa brutalizzazione del lavoro e a queste vere e proprie prepotenze.

E’ triste pensare a quei lavoratori che, mentre vagano tra gli scaffali o registrano in cassa le spese di qualche sparuto avventore, con nostalgia terranno l’orecchio ai suadenti altoparlanti della filodiffusione… “And so this is Christmas. And what have we done. Another year over. And a new one just begun…”.

http://www.francescoiacovone.com/carrefour...-santo-stefano/
 
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Voucher: l’ipocrisia della cgil


(da slai cobas sc)

Pubblicato il 11/01/2017 di pennatagliente
Voucher nella CGIL di Camusso
Redazione di Operai Contro, la CGIL e la Camusso vogliono trasformarci in coglioni. Non solo i sindacati gestiscono esuberi e licenziamenti con i padroni. La CGIL fa firmare contro i […]


dalla Repubblica

Dopo il caso dei voucher utilizzati dalla categoria dei pensionati dell’Emilia-Romagna, un autentico boomerang per chi si sta battendo per l’abolizione dei buoni lavoro e che ha raccolto le firme per un referendum abrogativo, la Cgil corre ai ripari. Ieri la segreteria nazionale ha diramato una mail a tutti i dirigenti delle categorie, nazionali e regionali. La cosiddetta “nota alle strutture” è un vademecum sul come, anche, rispondere agli organi di stampa sulla questione.
“L’obiettivo che dobbiamo perseguire in queste ore delicate anche in relazione alla prossima espressione della Corte sulla ammissibilità dei quesiti referendari – scrivono Tania Scacchetti e Nino Baseotto, membri della segreteria nazionale – deve essere quello di rilanciare la validità delle nostre ragioni, supportate da milioni di firme raccolte nei mesi scorsi, evitando i processi ed evitando di alimentare fratture nella organizzazione e nella sua immagine pubblica”.
Ed è anche comprensibile la voglia di “evitare i processi”. Perché il problema dell’utilizzo dei voucher per pagare i propri collaboratori è un problema esteso e non relegato a una sola regione. I casi sono diversi: dallo Spi di Bergamo a quello di Milano (dove nei mesi scorsi un’ispezione interna portò a pesanti provvedimenti disciplinari, compresa l’espulsione, per dei dirigenti), solo per citarne alcuni. “Certamente meglio sarebbe stato usare maggiore attenzione sulla questione, specie una volta avviata la nostra campagna di raccolta firme. Tuttavia, anche nella relazione con la stampa locale, il fenomeno va circoscritto a quello che è, un utilizzo per limitate attività meramente occasionali svolte da soli pensionati”, continua il messaggio dei due dirigenti del sindacato.
Insomma, minimizzare. Confinare la questione spinosa ai soli pensionati. Ma in realtà dentro la Confederazione l’utilizzo dei voucher è solo la punta dell’iceberg del capitolo legato al lavoro interno alle strutture non sempre regolare. “Un sistema ampiamente utilizzato per retribuire alcuni collaboratori – racconta un funzionario della Cgil di una struttura del sud – è quello del finto volontariato. Poi di solito attraverso la richiesta di rimborsi spese chilometrici fasulle, che vengono presentati alla tesoreria provinciale o territoriale, si percepisce una sorta di compenso mensile”. Un chilometro, 0,31 centesimi: si elenca una serie di tratte, si arriva alla cifra concordata e il gioco è fatto. Lo stesso avviene un po’ ovunque ed è il segreto di Pulcinella all’interno dell’organizzazione sindacale.
“Non è pertanto accettabile che sia strumentalizzata la posizione della Cgil che per mesi, nel silenzio assordante di tutto il Paese, ha fatto denunce e raccolto milioni di firme affinché il tema avesse la giusta attenzione. La Cgil non nega l’esigenza di uno strumento che possa rispondere al lavoro occasionale; nega che questo strumento siano i voucher come li conosciamo oggi”, si legge ancora nella mail interna di Scacchetti e Baseotto che si chiude così: “Auspichiamo pertanto che questi possano essere i contenuti che saranno diffusi ad attivisti e delegati oltre che alla stampa locale quando interpellati sulla questione”.
Prima che venisse inviata la mail, uno storico dirigente della Cgil emiliana, Bruno Papignani, su Facebook si era espresso così: “Non siamo di fronte ad un brutto accordo, siamo di fronte ad una cosa legittima, motivata, ma che politicamente non si può fare. Credo che ogni giustificazione peggiori il giudizio. Anche perché persino i peggiori sfruttatori se andiamo a intervistarli hanno la loro giustificazione…”.
 
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solidali con il compagno ferroviere riccardo antonini


(da slai cobas sc)
Pubblicato il 19/01/2017 di pennatagliente

“Riccardo è stato un operaio della manutenzione infrastruttura di Rfi a Viareggio per 34 anni. Ha prestato la sua attività di consulente a titolo gratuito per familiari delle vittime e per il sindacato nell’incidente probatorio sulla strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009.
Nell’estate del 2011 viene prima diffidato dall’Azienda a porre termine alla sua attività, poi sospeso per 10 giorni ed infine, il 7 novembre 2011, licenziato in tronco “per essersi posto in evidente conflitto d’interesse con la società”.
A luglio 2012 inizia il processo. L’Azienda sottoscrive una conciliazione in cui, per la sua reintegrazione, chiede a Riccardo di sconfessare il suo sostegno ai familiari. Riccardo non può e non accetta una simile contropartita perché significa offendere la propria dignità, quella dei familiari e le stesse 32 Vittime. Così, il 4 giugno 2013, il giudice del lavoro Luigi Nannipieri del Tribunale di Lucca conferma il licenziamento.
Riccardo presenta ricorso. Il giudice Bronzini, presidente della Corte di Appello di Firenze, insieme ai giudici Schiavone e Liscio, non discute il caso e respinge il ricorso di Riccardo per inammissibilità.
In queste ‘sentenze’ è sancito l’obbligo ed il dovere di fedeltà, la violazione del Codice etico, il conflitto di interessi con l’azienda, i suoi Amministratori delegati di allora, Moretti, Elia, Soprano… (imputati, con pesanti accuse, nel processo di Viareggio). Riccardo è stato licenziato per il suo impegno nella mobilitazione per la sicurezza, la verità e la giustizia, a fianco dei familiari delle Vittime. Moretti, invece, è stato prima rinominato Ad della holding Fs e poi promosso Ad di Finmeccanica, la più grande impresa del paese.
A tal proposito, riportiamo quanto scritto nel documento del giugno 2016 dell’Associazione dei familiari: “… Riaffermiamo la reintegrazione immediata del ferroviere Riccardo Antonini, licenziato il 7 novembre 2011 per essere stato a fianco dei familiari delle 32 Vittime ed essersi messo a disposizione gratuitamente come loro consulente nella ricerca della verità e per garantire quella sicurezza che avrebbe evitato la strage ferroviaria del 29 giugno 2009. Essendo, tra l’altro, consapevoli e coscienti che il licenziamento di Riccardo Antonini è strettamente ed indissolubilmente legato alla tragica notte del 29 giugno 2009”.
Da giugno a dicembre 2016, il documento è stato approvato all’unanimità da tutti i Comuni della Versilia, da numerosi altri comuni, dalla provincia di Lucca, dalla Regione Toscana. Mercoledì 18 gennaio a Roma a sostegno di Riccardo.

Martedì 31 gennaio è il giorno della sentenza del processo (iniziato il 13 novembre 2013) sulla strage ferroviaria di Viareggio. I familiari delle Vittime invitano alla presenza ed alla partecipazione a questo importante appuntamento, dalle ore 09.30 al Tribunale di Lucca, allestito nell’aula del Polo fieristico, località Sorbano, per attendere insieme il pronunciamento del Collegio giudicante.

Mondo Che Vorrei

Assemblea 29 giugno Viareggio
 
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Le pensioni ai “garantiti” le pagano giovani e migranti


L'evolversi della scontro tra potenze internazionali sulla questione libica. La spada di Damocle della questione demografica sull'UE. Lo sfruttamento connesso all'”emergenza migranti”. Le critiche del direttore dell'Inps Tito Boeri alle politiche sulle pensioni del governo. Diversi temi, all'apparenza non coincidenti, possono permetterci di tirare le fila di tanti ambiti cruciali nell'attualità politica e indicare direzioni possibili di mobilitazione e creazione di discorso.

Le politiche governative, come detto ieri da Boeri, mostrano una questione pensionistica decisamente agita in termini di classe. Nell'ultima Legge di Stabilità ulteriori trasferimenti sono accordati a chi ha già abbastanza sotto quel punto di vista (i cosiddetti “garantiti”, con un lavoro stabile e una situazione patrimoniale solida), mentre sempre meno sono le possibilità per i giovani di avere una pensione una volta che – fatto non scontato – avranno trovato lavoro.

Quegli stessi giovani, che dovrebbero assicurare con le loro trattenute la sussistenza dei più anziani, sono invece impelagati tra voucher e stage, lavori di tre mesi e anni di disoccupazione, trovando ridicolo anche solo pensare alla parola “contributi”. Si crea un sistema squilibrato che per Boeri innescherà un meccanismo di ulteriore riduzione del Welfare per le generazioni che verranno.

Le politiche sui migranti invece sembrano sempre più andare nella direzione di un doppio binario. Da un lato, l'incarceramento e il controllo nei vari CIE, CARA, CAS, SPRAR, che rimangono al di là dei gradi e di funzione tutti strumenti di internamento e di confinamento per chi decide di migrare. Dall'altro, l'attivismo retorico e sempre più pratico verso la messa al lavoro di chi è in attesa di asilo e quindi “deve darci qualcosa in cambio”.

In realtà i migranti danno già tanto in cambio. Per esempio, assicurano l'attenuazione e anzi l'inversione del crollo demografico, con un'Unione Europea che invecchia sempre più e rischia di veder sgretolare sotto i suoi occhi il suo modello welfaristico, a partire proprio dalle pensioni.

Qui si collega la dimensione geopolitica, che vede in Libia e in Siria non solo uno scontro tra Stati e alleanze di Stati per ottenere governi ed eserciti favorevoli agli investimenti delle proprie industrie nazionali in ambito finanziario, telecomunicativo, industriale, militare. Ma anche la possibilità di poter controllare i flussi di persone che da quei paesi migrano a causa di guerre e povertà verso i nostri lidi, stringendo accordi con i cacicchi locali.

Governando i flussi, l'idea è di riuscire a importare solamente le braccia che ci servono per mantenere stabile il piano demografico. Fare entrare nel sistema dell'accoglienza solo i migranti utili è funzionale alla riproduzione dei privilegi delle fasce più abbienti, a garantire il consenso a politiche neo-colonialiste e assassine che vedono l'UE costruire nuovi CIE e hotspot, finanziare il pattugliamento delle coste, dare armi e soldi ai governi della sponda sud del Mediterraneo per presidiare le frontiere.

Tutto ciò consente inoltre, con il lavoro gratuito a cui i migranti devono sottostare pena l'espulsione/il rifiuto dell'asilo, di far risparmiare alle casse dello Stato quanto potrebbe andare a finanziare le prestazioni lavorative o redditi di inclusione delle fasce più impoverite del paese. Quei soldi risparmiati grazie al lavoro migrante vanno così a finanziare ulteriori trasferimenti del welfare verso i garantiti, con l'auspicio che questi vadano nelle urne a dare il proprio assenso alla loro conveniente stabilità.

E' come al solito, una questione di priorità e risorse: come i fondi vanno a salvare MPS o a costruire la Tav ( e non , ad esempio a mettere in sicurezza scuole ed edifici in zone sismiche), così il lavoro gratuito imposto ai migranti nega reddito ai giovani e trasferisce il “risparmio” direttamente nelle tasche dei più agiati.

Sono dunque i migranti che sfruttati e obbligati a lavorare assicurano sulla loro pelle il mantenimento di politiche fiscali ineque, vero cardine della società differenziale in cui ci si vorrebbe dividere: garantiti e non garantiti. Lo sfruttamento migrante può cosi fondersi e venire nascosto e legittimato con un razzismo istituzionale sempre più radicato proprio in quelle fasce medio-alte che applaudono la proposta Minniti sui CIE, a quanto riportano alcuni sondaggi.

Dall'altra parte, leghisti e pentastellati sembrano sempre più indirizzarsi, sul tema migrazioni, a sostenere la parte della finta alternativa reazionaria, che alla bontà dei piddini che permettono al migrante di “dare un contributo” lavorando gratis contrappongono un “tutti a casa, espulsioni!” tanto impraticabile nella realtà (il sistema-paese crollerebbe), quanto funzionale a fare da stampella alle politiche PD di cui sopra. Se non se ne possono andare, insomma, quantomeno vengano sfruttati.

Entrambe le opzioni si rivolgono ad un idealtipico ceto medio in una società dove però ormai è strutturale la tensione alla polarizzazione sempre più evidente. La divisione in due (tra garantiti e non) rende ormai necessario ragionare sulle possibilità di legare nelle lotte due percorsi.

Le lotte, presenti e future, dei migranti contro il business dell'accoglienza che scambia la promessa di un pezzo di carta forse domani con un lavoro gratuito sicuramente oggi; la rabbia del precariato giovanile che tradito dalle promesse di futuro, deve necessariamente leggere politicamente un utilizzo dei migranti giocato contro di sè dai livelli alti dello stato e dell'Unione Europea.

Un'alleanza che ha possibilità di incidere solo se giocata all'interno delle periferie, dove si costruisce quotidianamente una situazione surreale, dove spesso chi non ha neanch'esso diritto a casa, quattordicesime, trasporti e sanità adeguate vede giovani e migranti come i responsabili di tutto ciò. Un proletariato che aldilà delle carte di identità è accomunato a giovani e migranti dalla stessa condizione di non-garantito nella società di oggi.

Contrastare culturalmente la guerra tra poveri, fare intravedere piani comuni, segnalare il nemico collettivo. Verso e oltre le lotte contro il permanere del renzismo e le passerelle dell'Unione Europea, per una strategia di radicamento nei territori dei movimenti che nel razzismo non possono che vedere l'arroganza del furto quotidiano di un capitalismo sempre più rapace e affamato.

http://www.infoaut.org/index.php/blog/edit...vani-e-migranti
 
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Precario e suicida a 30 anni.
L’atto di accusa di Michele in una lettera d’addio



Redazione Senza Tregua 7 febbraio 2017

Un trentenne friulano si è ucciso lo scorso 31 gennaio, stanco di essere precario, senza futuro né prospettive, lasciando una lettera che i genitori hanno deciso di pubblicare, e di cui ripubblichiamo il testo integrale in fondo all’articolo. Una lettera che è un vero e proprio atto di accusa contro questo sistema, che a tratti stupisce per il livello di consapevolezza espressa, giunta pochi giorni dopo i dati Istat che hanno mostrato il dato sulla disoccupazione giovanile arrivata al 40%.

«Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile» – scrive Michele nella lettera – «A quest’ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo.» E più avanti: «Non mi faccio ricattare dal fatto che [questo mondo] è l’unico possibile, il modello unico non funziona», per poi chiudere con un eloquente post scriptum: «Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi. Ho resistito finché ho potuto.»

Michele non si è ucciso da solo; è uno dei tanti giovani uccisi dalla precarietà cui la nostra generazione è stata condannata. La morte di Michele grava sulla coscienza di chi in questi anni ha banchettato sulla pelle della gioventù e dei lavoratori mentre parlava di “competitività”, di rilancio della “produttività”, della “flessibilità” da introdurre nel mercato del lavoro. Michele è vittima di un attacco ai diritti condotto da persone che non dovranno mai fronteggiare il problema di non avere un lavoro, una casa, un futuro, che hanno preteso di precipitare milioni di persone nella disperazione nel nome del loro profitto, della loro avidità e della loro arroganza, del loro “diritto” di vivere una vita agiata a scapito dell’intera società.

Ci sono dei mandanti, degli esecutori e dei beneficiari, e sono tutti ugualmente responsabili della morte di Michele. È responsabile l’Unione Europea, governata da una troika che in questi anni ha imposto il massiccio attacco ai diritti dei popoli e dei lavoratori di cui stiamo pagando il prezzo. Sono responsabili i governi di centro-destra e di centro-sinistra che hanno governato contro i lavoratori e la gioventù, attuando ogni misura antipopolare richiesta dalla UE; è responsabile il Governo Renzi che con il Jobs Act ha sacrificato ogni residuo di tutela per i lavoratori sull’altare della precarietà, o flessibilità a seconda di come la si voglia chiamare. Sono responsabili i padroni che sulla nostra pelle ingrassano e continuano a ingrassare, a cui oggi tutto è concesso, perché i loro profitti valgono più del nostro futuro. La lettera di Michele è un’accusa contro un sistema ingiusto fondato sullo sfruttamento, che ha condannato un’intera generazione a un futuro di precarietà e disoccupazione nel nome del profitto di un pugno di parassiti a cui tutto è concesso.

Ma dalle sue parole emerge anche una seconda accusa, che certamente non rientrava nelle sue intenzioni, ma che nonostante ciò chiama in causa ognuno di noi. Scrive Michele: «[questo mondo] è un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive. Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. […] Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere»; e continua più avanti: «Penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. […] Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’».

Michele si è sentito impotente dinanzi alla realtà, e ha visto il suo gesto come un atto di libertà, l’unico possibile nella sua condizione. Quasi un atto di ribellione, un rifiuto di vivere in questa realtà. L’unica libertà che questo sistema ti concede oggi, mentre ti priva di lavoro, casa e diritti. O meglio, l’unica libertà che ti concede quando sei da solo. Michele scrive di non avere il potere o i mezzi per potersi imporre, perché da solo nessuno può averli. La vicenda di Michele insegna proprio che quando si è soli si è sconfitti, perché nessuno ci regala nulla e i padroni prendono tutto ciò che c’è da prendere, spremendoci fino alla fine.

Alla nostra generazione è stato raccontato che il capitalismo era il migliore dei mondi possibili e in ogni caso l’unico possibile, ma oggi la realtà sta presentando un conto salato, e le promesse si infrangono dinanzi all’incubo del futuro che ci aspetta. Anni di sconfitte, di individualismo estremo e di repressione hanno sistematicamente rimosso o indebolito ogni forma di organizzazione delle classi popolari. E nonostante ciò, oggi l’unica strada per conquistare il nostro futuro è proprio quella di organizzarsi e lottare. È una strada difficile, ma è l’unica reale alternativa alla falsa “libertà” di questo sistema, in cui puoi scegliere fra accettare passivamente la realtà o decidere di avere l’ultima parola con un gesto disperato.

Spetta a ognuno di noi prendere coscienza e organizzare la nostra lotta. Ogni giovane comunista oggi sente questa necessità, e assume sulle proprie spalle la responsabilità di condurre questa lotta, di offrire una reale alternativa ai giovani che non vedono una via di uscita, sentendo su di sé il peso di ogni sconfitta. La lettera di Michele deve essere un invito per tutta la gioventù delle classi popolari a prendere coscienza della necessità di lottare. È un grande atto di accusa contro questo sistema, lo abbiamo detto, ma implicitamente mette a nudo tutte le nostre insufficienze. Scusaci, Michele, se non siamo arrivati anche a te, se non abbiamo saputo offrirti un’alternativa alla tua scelta, se non ti abbiamo convinto in tempo a lottare. Da domani lotteremo anche per te.

Segue il testo integrale della lettera di Michele.

______

Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi.
Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte.

Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità.

Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia.
Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.

A quest’ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo.

Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive.
Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione.

Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare.

Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno.
Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie.

Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, il modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri.

Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino.

Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene.

Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento.

P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi.
Ho resistito finché ho potuto.

Michele

http://www.senzatregua.it/precario-e-suici...lettera-daddio/
 
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view post Posted on 15/3/2017, 16:16

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Arezzo, imprenditore licenziava con pistola sul tavolo



Scene da gangster a Valdarno Aretino, provincia di Arezzo, in cui un imprenditore costringeva a firmare lettere di licenziamento ai suoi dipendenti davanti le minacce di una pistola. Il copione era sempre lo stesso anche se è soltanto ora, grazie al coraggio di qualche dipendente, che questa pratica è diventata pubblica. Quando doveva licenziare il capo convocava l’operaio in privato nel suo ufficio, lì, fatto accomodare, un foglio ed una penna sul tavolo in cui lo stesso avrebbe dovuto firmare le sue dimissioni. Se l'operaio tentenneva lo stesso imprenditore tirava fuori dal cassetto una pistola beretta accuratamente posata sul tavolo, canna rivolta verso l’interlocutore, seguita dalla minaccia "se firmi bene, se no con la pistola...".

Un licenziamento grazie al quale sulla sua società non ricadeva alcun onere contributivo e l’operaio rinunciava alle sue tutele giuridiche. Da sottolineare, tra l’altro, fatturati di milioni di euro prodotti dalla sua società di costruzioni, subito dopo però dichiarata fallita.

Una pratica ripetuta diverse volte fin quando qualcuno si è deciso a denunciare. Adesso l’imprenditore è a processo con l’accusa di estorsione aggravata ed in casa gli sono stati trovati un fucile da caccia, un revolver, una carabina, un fucile automatico, una carabina aria compressa, una pistola, e numerose scatole di cartucce.

http://www.infoaut.org/index.php/blog/metr...tola-sul-tavolo
 
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view post Posted on 17/3/2017, 16:53

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i voucher-lavoro verranno aboliti?
l’idea fa arrabbiare assai i padroni e soddisfa la cgil della camusso



(da slai cobas sc)
Pubblicato il 17/03/2017 di pennatagliente

“Insomma, che succede? Paolo Gentiloni è diventato improvvisamente Che Guevara? – così sfotte il governo il quotidiano borghese online Huffington Post – La maggioranza di governo che ha approvato il Jobs Act ha improvvisamene cambiato colore, trasformandosi in avanguardia comunista? Niente di tutto ciò. Dietro la scelta di abolire i voucher c’è solo un calcolo politico: meglio battere in ritirata che rischiare un altro 4 dicembre.”

E anche lo scontro interno al Pd viene preso in considerazione.

“…Insomma il rischio di contraccolpo c’era anche sulla corsa per le primarie Pd. Da qui la scelta netta che fa infuriare gli alleati di governo. “E’ schizofrenia legislativa”, tuona Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro di Palazzo Madama e senatore di Ncd.” Ma il più arrabbiato di tutti è il rappresentante dell’associazione dei padroni: “Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia” che “insiste: “Meglio affrontare il referendum che eliminare del tutto i voucher!”.


Non si deve preoccupare più di tanto Boccia, perché c’è un “ma” come viene riportato dal quotidiano “Ma il quadro non resterà così per sempre. L’idea del governo è di lasciar passare la bufera e tornare sul tema, alla ricerca di un’alternativa ai voucher. Il capogruppo del Pd Ettore Rosato la mette così: “La scelta del Pd è stata di lavorare per superare il referendum con norme radicali con un breve periodo di transizione. In questo lasso di tempo lavoriamo per nuove norme che mettano uno strumento a disposizione delle famiglie per pagare ciò che oggi si paga con i voucher e delle imprese per accedere in modo più semplice al mercato del lavoro”. Lo si farà con un “confronto con le parti sociali” alla ricerca di “norme efficaci che evitino gli abusi registrati sui voucher”.
Mentre tutto questo sarà il contentino che basta alla Cgil della Camusso per fermare qualsiasi iniziativa i padroni si preparano a tornare alla carica dopo le elezioni…

www.huffingtonpost.it/2017/03/16/vo...tm_hp_ref=italy
 
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view post Posted on 26/3/2017, 11:37

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dalmine (bg): un accordo aziendale che riporta agli anni ’50
la condizione degli operai in tuttala fabbrica


(da slai cobas sc)
Pubblicato il 26/03/2017 di pennatagliente


dall’accordo sindacale del 10.03.2017:

“Considerando la capacità e la reattività con la quale l’Azienda e le persone che ne fanno parte hanno affrontato e continuano ad affrontare le difficoltà del mercato, che premia la capacità di effettuare prodotti sempre più complessi ed esigenze temporali più impegnativi a costi competitivi, restano tuttora valide e si rafforzano le motivazioni, individuate nei precedenti accordi, per esigere politiche di gestione tese a ridurre il peso di ogni fattore o istituto che abbia carattere fisso o automatico, adeguando invece la flessibilità nell’utilizzo degli impianti alle esigenze dei clienti. Occorre proseguire nell’azione di miglioramento delle prestazioni collettive ed individuali delle risorse umane…”

f44b4_comdopoilsi

 
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view post Posted on 18/5/2017, 15:22

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SKY LICENZIA 124 LAVORATORI CHE
NON ACCETTANO IL TRASFERIMENTO FORZATO




Sky ha inviato le lettere di licenziamento a 124 suoi dipendenti, che non hanno accettato il trasferimento forzato da Roma a Milano. Non pensate che siano divi della tv che si lamentano di guadagnare solo poche centinaia di migliaia di euro, non ci sono i FabioFazio tra di loro. I licenziati sono in gran parte uomini e donne addetti al lavoro tecnico, che prendono stipendi normali e per i quali trasferirsi per sempre a Milano comporterebbe costi materiali e umani insormontabili. Sky ha deciso e imposto il trasferimento forzato di oltre 600 suoi dipendenti a 600 chilometri di distanza. Sono tagli e ristrutturazioni di una grande multinazionale che così pensa di guadagnare di più. E per migliorare il tasso di profitto niente di meglio che schiavizzare il lavoro, così fan tutti.



Quindi l'azienda di Rupert Murdoch ha deciso di risparmiare sulla sede romana e di concentrarsi su Milano. Ai lavoratori è stato imposto un aut aut, o trasferimento o licenziamento. E per rendere più efficace il ricatto si sono offerti piccoli incentivi ai primi che accettavano. I lavoratori sono stati trattati come i biglietti di Ryanair. I primi che avessero detto sì al trasferimento avrebbero avuto condizioni migliori degli ultimi. Per sua vergogna la Federazione Nazionale della Stampa ha accettato queste condizioni per i giornalisti, mentre i sindacati confederali, che ora piangono i licenziamenti, hanno mostrato tutta la loro solita arrendevolezza. Così circa 400 lavoratori hanno accettato la deportazione, 100 sono stati costretti a licenziarsi da sé e gli altri che resistevano sono stati sbattuti fuori. Ero presente poche settimane fa ad un incontro promosso da questi lavoratori, ed ho sentito la rabbia ed il dolore di chi si vedeva sconvolta la vita, madri e padri con i figli piccoli che semplicemente dicevano : ma come faccio a trasferirmi a Milano? Ci ha pensato Sky a risolvergli il problema, lasciandoli semplicemente in mezzo ad una strada.

Quando guarderete la tv ricordatevi di questi licenziamenti, ricordatevi che vengono fatti dall'azienda di uno degli uomini più ricchi del mondo, ricordatevi che più sono ricchi, più sfruttano ed affamano.
PS: Sky è arrivata a censurare anche Papa Francesco, che nel marzo scorso aveva espresso pubblica solidarietà ai lavoratori colpiti dalla ricerca smodata di profitto da parte dell'azienda.

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-sk...ato/6121_20157/
 
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view post Posted on 4/6/2017, 12:51

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Dipendenti sfruttati e minacciati,
denunciato per estorsione continuata Alberto Statti



L’imprenditore lametino e presidente regionale di Confagricoltura finisce al centro di un’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza e si autosospende dall’incarico

Avrebbe sfruttato per anni i propri dipendenti dando loro uno stipendio notevolmente più basso rispetto a quanto risultasse nelle buste paga e obbligandoli a rinunciare persino al Tfr, il trattamento di fine rapporto. E’ uno tsunami quello che si abbatte su Alberto Statti, uno degli imprenditori calabresi più noti e presidente regionale di Confagricoltura. E’ lui l’imprenditore denunciato per estorsione continuata nei confronti dei suoi 23 dipendenti dal Gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme nell’ambito dell’operazione “Spartaco”. Nei suoi confronti il gip del tribunale lametino ha emesso un’ordinanza applicativa di misura cautelare interdittiva e reale. In pratica gli è stato imposto temporaneamente il divieto di esercitare l’attività di impresa. Secondo l’accusa chiunque, tra i suoi dipendenti, si opponeva alle condizioni imposte veniva minacciato di licenziamento e chi invece pretendeva di essere pagato con regolare contratto di lavoro non veniva assunto.

L’attività investigativa. L’operazione si inserisce in un più vasto dispositivo delle Fiamme gialle, attuato sotto il coordinamento della Procura, mirato a reprimere ogni forma di sfruttamento dei lavoratori che inquina il mercato del lavoro. L’inchiesta è scaturita da controlli effettuati negli scorsi mesi dai finanzieri in diverse località delle campagne lametine, attraverso il monitoraggio di automezzi, sopralluoghi, appostamenti, pedinamenti e riscontri cinefotografici, effettuata anche col supporto dei mezzi aerei del corpo.

Le accuse. Le indagini avrebbero permesso di far luce su un più vasto fenomeno di sfruttamento illecito dei dipendenti, sfociante in vere e proprie estorsioni, attuato nel corso degli anni in maniera sistematica. In particolare, i finanzieri avrebbero scoperto, fra l’altro, che da anni l’imprenditore costringeva i propri dipendenti ad accettare retribuzioni minori (ridotte di circa un terzo) di quelle formalmente risultanti in busta paga oppure non corrispondenti a quelle previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro ed a rinunciare, di fatto, alle somme di trattamento di fine rapporto previste, con la minaccia dell’immediato licenziamento o, prima dell’instaurazione del rapporto lavorativo, con l’esplicito rigetto della richiesta di assunzione avanzata da coloro che aspiravano all’impiego secondo le regole.

Il sequestro. Secondo quanto si legge in un nota della Guardia di finanza, nonostante la ritrosia di quasi tutti i dipendenti a riferire le reali condizioni lavorative per paura di perdere il posto di lavoro, le indagini avrebbero permesso di verificare la reale estensione del fenomeno illecito accertando la fonte di arricchimento per l’imprenditore, quantificato in circa 290 mila euro. Per questo motivo è stato disposto un sequestro preventivo pari a circa 290 mila euro, cioè la cifra che i finanzieri ritengono essere l’illecito profitto derivante dalla presunta attività estorsiva posta in essere da Alberto Statti.

Autosospensione. “Comunico che a far data da oggi mi sono autosospeso dalla carica di presidente regionale di Confagricoltura. E’ per me una scelta sofferta ma imposta dal senso di profondo rispetto che ho sempre nutrito e nutro nei confronti delle Istituzioni e dei ruoli di responsabilità pubblica e sindacale”. E’ quanto afferma in un nota lo stesso Alberto Statti, autosospesosi dall’incarico di presidente regionale di Confagricoltura proprio in seguito all’attività di indagine che vede coinvolta una delle sue aziende. “Certo di chiarire la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati – spiega l’imprenditore –, esprimo piena fiducia nell’operato delle forze dell’ordine e della magistratura e confido in una celere definizione. Tuttavia, nelle more di questo percorso, in ragione della mia storia personale ed imprenditoriale, dell’impegno profuso in rappresentanza delle aziende agricole calabresi, per la considerazione che ho nei confronti di Confagricoltura, l’autosospensione mi appare come un gesto di piena responsabilità”.

http://www.zoom24.it/2017/06/03/lamezia-al...-finanza-50791/

http://www.zoom24.it/2017/06/03/lamezia-al...-finanza-50791/
 
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view post Posted on 19/6/2017, 18:06

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Cesare Damiano: "Nessuno vuole toccare i diritti ma ora i Cobas vanno fermati"


Il presidente della Commissione Lavoro alla Camera: "Solo le sigle rappresentative proclameranno un'agitazione. Ci sono le condizioni per un consenso largo. Mdp è impegnato"

ROMA - Una soglia di sbarramento può salvarci dagli scioperi selvaggi nei trasporti. La proposta di legge a firma Cesare Damiano - indicata ieri dal ministro Delrio a Repubblica come possibile soluzione - se approvata metterebbe fuori gioco le piccole sigle sindacali e i Cobas. La rappresentatività farebbe capo ai soli sindacati forti di un 5% come media tra le iscrizioni dei lavoratori e i voti ottenuti nelle consultazioni in azienda o in fabbrica. Un'avvertenza, però: presentata nel 2013 in Commissione Lavoro alla Camera, la proposta è ferma.

Tutto l'articolo è qui ---> http://www.repubblica.it/economia/2017/06/...ati_-168433731/
 
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