Comunismo - Scintilla Rossa

Crisi, lavoratori allo sbaraglio

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view post Posted on 16/9/2013, 15:01
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compagno

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CITAZIONE (§kãtê®RëЙ @ 16/9/2013, 15:02) 
Se gli utili vengono dati hai danneggiati e l'azienda viene autogestita dai lavoratori cambiano un po le cose, ma siamo ben lontani dal socialismo... Togliere soldi ai Riva e darli alle persone danneggiate (non allo Stato) non mi dispiace...

I compagni di "Senza Tregua" blaterano di altro: l'azienda non viene affatto gestita dai lavoratori ma, scrivono i compagni, "i lavoratori e i cittadini di Taranto sono gli unici che possono realmente controllare l’avanzamento dei lavori di bonifica". Dove sta l'autogestione? E chi sono i "cittadini di Taranto"? I banchieri di Taranto, i commercianti di Taranto, i padroni e i padroncini di Taranto ecc. ecc?
E, compagni di Senza Tregua", non sia mai che si intacchi la proprietà privata dei mezzi di produzione!
Infatti "l’espropriazione del complesso industriale non deve essere considerata una violazione dei diritto di proprietà ma come titolo di risarcimento dei molteplici danni causati dalla famiglia Riva".
E comunque, ritornando a bomba, chi fa l'esproprio?
Ribadisco - mi pare che stia anche in firma - non si può chiedere alla borghesia di fare quello che dovremmo fare noialtri. E' un inganno colossale per tutti. Anche per i compagni che, senz'altro in buona fede - tranne la cattiva fede di non aver studiato per bene il marxismo - scrivono utili idiozie (utili alla borghesia imperialista, ovviamente).
 
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view post Posted on 16/9/2013, 16:03

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Forse mi sono sono spiegato male. A prescindere dall'articolo io facevo riferimento a una reale presa di possesso dello stabilimento da parte dei lavoratori e delle persone danneggiate senza l'ingerenza dello dello Stato borghese. Cioè consegnarlo a loro come una forma di risarcimento per i danni subiti. Quindi toglierlo dalle mani sia dei borghesi capitalisti e sia dallo stesso stato borghese. Ovviamente riconosco che questo è utopistico e lo stato borghese non permetterà mai una cosa del genere. Quindi dobbiamo farlo noialtri...
 
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view post Posted on 16/9/2013, 16:16
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Io ritornerei nel tema; nazionalizzare, non cambierà nulla a meno che non vi sia un risarcimento economico, il che fa piacere, ma di fatto, poco cambia la base oggettiva in cui si svolge il lavoro di quegli operai che rimarranno, in ogni caso, salariati, dipendenti e calpestati. E mica è un problema solo loro. Nazionalizzare, pertanto, non cambia le basi oggettive del tutto, ma lancia gli operai nelle mani dirette dello stato dei borghesi e nulla di più. Tra l'altro, la nazionalizzazione, è una bandiera di alcuni fascisti come quelli di SN(o meglio, la chiamano socializzazione, riprendendo la balla del ventennio, per intero).
 
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view post Posted on 16/9/2013, 16:47
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Anche io sono d'accordo con Ruhan, la nazionalizzazione è uno strumento adottato dallo stato per soddisfare gli interessi della borghesia, perché dovrebbe soddisfare gli interessi del proletariato se questo non è ancora la classe dominante? Potrebbero forse esserci alcuni interessi comuni, ma in ogni caso gli interessi degli operai sarebbero grandemente surclassati da quelli della borghesia. L'unica nazionalizzazione o provvedimento statale che appoggerei sarebbe quello attuato sotto le pressioni del proletariato organizzato che obbliga la borghesia ad un cedimento, ma in questo caso alla base starebbe già un'aspra lotta di classe che invece ancora deve prendere piede.
 
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view post Posted on 26/9/2013, 18:01

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Sei un donatore? Allora vai in pensione più tardi

Per colpa della Riforma Fornero sono decine coloro che rischiano di trovarsi costretti ad allungare la propria permanenza sul posto di lavoro per un numero di giorni pari a quelli in cui hanno donato. L’alternativa è una decurtazione del 2% dell’assegno previdenziale nel caso in cui non volessero e non potessero recuperare le giornate che la nuova legge ritiene perse.

Il sangue langue! Così recita uno degli spot più conosciuti lanciati dalle associazioni dei donatori e dai centri trasfusionali. Senza le migliaia di volontari che ogni giorno offrono gratuitamente la loro disponibilità donando a chi ne ha bisogno un bene così prezioso quale il sangue.

E allora lo Stato cosa fa? Invece di premiare e di incentivare le donazioni, penalizza i donatori. E’ infatti di queste ultime ore la notizia pubblicata dal Sole24ore secondo la quale tutti i pensionati che hanno donato il sangue devono recuperare i giorni di regolare permesso dal lavoro, presi per aiutare il prossimo, oppure rinunciare al 2% della pensione. Questo quanto previsto dalla riforma Fornero che stavolta torna a far parlare di sé, non per l'altrettanto disastrosa vicenda degli esodati, ma per un'altra nefandezza arrecata proprio ai danni dei lavoratori-donatori di sangue e delle migliaia di pazienti ricoverati che attendono di essere trasfusi.

Secondo l'AVIS, i donatori in procinto di andare in pensione, sarebbero costretti proprio dalla riforma Fornero a rimandare l’uscita dal lavoro per recuperare i giorni in cui, con regolare permesso, hanno goduto della giornata di astensione dalla prestazione lavorativa per effettuare il prelievo. Dopo un rapido calcolo, per chi dona il sangue da quando ha 18 anni e lo fa a pieno regime (quattro volte l'anno), è emerso che in quarant'anni di vita lavorativa il donatore dovrà recuperare 160 giornate di astensione dal lavoro, che si traducono il 7-9 mesi in più di servizio. L'alternativa è quella di smettere comunque di lavorare alla data prevista, ma con una decurtazione del 2% sull’assegno previdenziale.

La notizia si commenta da sè: certe cose accadono solo in Italia! (*)

(*) no, certe cose possono accadere solo nei regimi capitalisti (non solo in Italia)
 
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view post Posted on 27/9/2013, 22:55
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compagno

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Posso prevedere che l'Avvocatura dello Stato sconsiglierà vivamente di applicare tale retroattività, pena una serie di vertenze amministrative sicuramente perse dallo Stato.
 
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view post Posted on 30/9/2013, 19:12

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Il professore a contratto svolge tutte le funzioni del professore ordinario ma viene pagato meno di coloro che svolgono funzioni di grado "inferiore"...

Professore a contratto, un lavoro senza diritti


La precaria fisionomia del contratto di docenza è delineata da un decreto del 1998 firmato dall’allora ministro Luigi Berlinguer (Regolamento recante norme per la disciplina del docente a contratto, n. 242/98). Il contratto, da stipularsi tra università e «studiosi od esperti di comprovata qualificazione professionale e scientifica», ha durata annuale, non ha garanzia di rinnovo ma, in ogni caso, è «rinnovabile per non più di sei anni» (il settimo anno salta un giro!). Il docente a contratto assume le stesse mansioni didattiche di un professore “strutturato”, ma non partecipa alla vita democratica dell’istituzione: la presenza negli organi accademici collegiali, anche in forma di rappresentanza, gli è sostanzialmente interdetta (artt. 2 e 3; quest’ultimo articolo, tramite la perfida disapplicazione di norme precedenti, gli preclude il diritto a vedersi rappresentato nei consigli, derivante dall’analogia tra la figura del docente a contratto e quella del docente incaricato, non più esistente).


«All'università chi insegna a contratto lo fa per passione, non per soldi né per potere» afferma Luca Toselli. Con 1500 euro netti all'anno, tanto riceve dall'Università dell'Insubria a Como, «non si riesce a vivere». Bisogna fare altri lavori, come fanno milioni di freelance e precari in Italia. Il progettista multimediale (Bollati Boringhieri) è uno dei libri che ha scritto. Poi, Luca ha realizzato un sogno: creare la sezione dedicato al video dal museo del cinema di Torino. Oggi lavora anche come insegnante precario a scuola, iscritto in terza fascia. Ogni anno, a settembre, aspetta la chiamata dei presidi. D'estate percepisce il sussidio di disoccupazione. Cinquantuno anni, due figli, un'esperienza ventennale nell'insegnamento del cinema e della televisione negli atenei di Torino e Milano, Toselli è un lavoratore indipendente con un curriculum lungo una quaresima, apprezzamenti professionali, ma purtroppo nessuna tutela sociale. «Non ho vergogna a dire - aggiunge il docente - di avere chiesto un alloggio in cohousing a Torino a prezzi agevolati».
Da quando è stata istituita con la riforma Berlinguer-Zecchino, la figura del contrattista all'università è cambiata. Per la gran parte oggi è costituita da un esercito di lavoratori sottopagati che, secondo i dati forniti dalla Flc-Cgil, nel 2011 annoverava 42.649 membri. I docenti esterni si distinguono in tre categorie: c'è chi insegna per gli infermieri, i radiologi o i fisiatri; ci sono i liberi professionisti (come Toselli, ma anche Freccero, Santoro o Costanzo che certo non hanno i suoi problemi economici). Ci sono i ricercatori precari che sono costretti in alcuni casi a insegnare in cambio di una retribuzione simbolica (1 euro) per un corso in un semestre, gli esami e le tesi. Tutti hanno la stessa responsabilità legale di un professore ordinario. A seguito dei tagli Tremonti-Gelmini da 1,4 miliardi agli atenei, i corsi di laurea restano in piedi grazie a questi invisibili.
«All'università può succedere di parlare agli studenti, ma loro non riescono a distinguerti dai professori ordinari. Potrai anche essere il più bravo del mondo, ma se non sei legato ad una cordata accademica continuerai a insegnare a contratto». Insegnare a queste condizioni serve forse a far decollare le sorti - sempre più incerte in realtà - della professione? «Se fai il medico forse sì - risponde Toselli - ma nelle nostre discipline non conta molto». Lui resiste con quella maledetta passione all'insegnamento in un'università che si è «licealizzata» e ha trasformato gli studenti in «clienti». «Inizialmente la riforma voleva modellare la formazione sul modello del mercato, oggi è diventato un Far West. Sull'altare dei tagli sono state sacrificate almeno due generazioni tra docenti e ricercatori. Invece bisogna tornare a investire, partendo anche dai professori a contratto. Bisogna dare loro la possibilità di essere assunti, anche solo a tempo determinato».

fonti:
http://www.liberacittadinanza.it/articoli/...-contrattobb-un
http://www.controlacrisi.org/notizia/Conos...-senza-diritti/

(*) :asd:
 
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view post Posted on 15/10/2013, 14:50

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Ecco il "paradiso" della chiesa cattolica per raccogliere più adepti tramite l'elemosina

"Operazione fame", in Italia il 13,7% delle famiglie in difficoltà.
Oltre 6 italiani su 100 mangiano alle mense dei poveri


Italia a rischio fame. Più di una famiglia su 10 infatti non si puo' permettere un pasto adeguato ogni due giorni almeno e ben 3,7 milioni di persone nel 2012 hanno ricevuto anche aiuti alimentare.

L'allarme oggi è stato lanciato da Actionaid, con la campagna "Operazione fame" che come simbolo ha un cucchiaio bucato.

Nel mondo - sottolinea l'organizzazione internazionale - sono 842 milioni le persone che soffrono la fame, nonostante venga prodotto cibo sufficiente a sfamare molte piu' persone di quante oggi lo abitano. La causa di questo squilibrio, hanno spiegato in una conferenza stampa a Roma, va ricercata in un sistema di produzione e distribuzione del cibo che si e' rivelata fallimentare.

Tre quarti di chi soffre la fame vive dove il cibo si produce e il 75% dei Paesi con problemi di denutrizione sono esportatori di cibo.

Non sono solo i Paesi piu' poveri a soffrire la fame, che oggi colpisce anche 15,7 milioni di persone dei Paesi industrializzati. In Italia, secondo dati forniti da Actionaid, nel 2011 il 13,1% delle famiglie ha espresso di non potersi permettere un pasto almeno ogni due giorni (6,9% nel 2010). Piu' di 6 italiani su 100 invece mangiano alle mense dei poveri.

Nel 2012 si e'conta un aumento del 9% delle famiglie che hanno richiesto aiuto per mangiare: sono 3,7 milioni le persone assistite sia con pacchi alimentari sia con pasti gratuiti nelle mense.
E' sconfortante il dato anagrafico, con una presenza consistente di bambini tra zero e cinque anni (379.799) e over 65 (508.451).

In Italia lo spreco di cibo sia della filiera industriale che delle famiglie è di ben 18,5 miliardi e l'Italia ha anche ricevuto dall'Ue circa 100 milioni di euro in aiuti alimentari (dati Agea).

"Viviamo in un mondo - dichiara Actionaid - dove c'e' chi chi mangia troppo poco, chi mangia troppo e si ammala e chi addirittura specula in Borsa sul prezzo del cibo - ha detto Marco Da Ponte, segretario generale di Actionaid - la sfida e' costruire una nuova democrazia del cibo dove a dominare non sia solo il mercato, ma tutti gli attori che ne sono coinvolti...

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view post Posted on 15/10/2013, 16:27

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Luxottica, gli impiegati non servono più

L’azienda sta proponendo loro il demansionamento, la mobilità volontaria o il licenziamento. Sindacati preoccupati

AGORDO. Demansionamento, mobilità volontaria o licenziamento per riorganizzazione del lavoro.
Sono queste le prospettive che da qualche tempo vengono presentate ad alcuni impiegati della Luxottica di Agordo dall’ufficio personale. Una triplice opzione, ad oggi avanzata oralmente dall’azienda, di fronte alla quale i dipendenti si trovano spaesati e impauriti. In gioco c’è il posto di lavoro. E di questi tempi non è una cosa da poco.
Una situazione che sta creando non poca preoccupazione nel sindacato, che fino a qualche tempo ne era all’oscuro. Anche perché si tratta di colloqui personali svoltisi con i dipendenti.
Ad oggi, ancora non si conosce quanti siano gli impiegati interessati da questi contatti, perché, come fanno sapere gli stessi sindacalisti «il lavoratore, quando capitano queste cose, ha paura e non parla».
La vicenda ha inizio quando all’interno dello stabilimento agordino viene introdotto un sistema informatizzato che necessita di un minor numero di persone nel settore impiegatizio. I dipendenti che sono stati chiamati dall’ufficio personale si sono quindi sentiti proporre tre opzioni: la prima è quella che prevede un demansionamento da impiegato a operaio, con sottoscrizione di un nuovo contratto di lavoro (patto che non sarebbe valido secondo quanto riferiscono gli esperti); la seconda proposta paventa l’uscita dall’azienda, aderendo volontariamente alla procedura di mobilità (valida fino al 31 dicembre 2013 e con possibilità di proroga fino al 30 novembre 2014) concordata nel novembre 2012 tra sindacati e azienda; la terza e ultima possibilità che viene messa di fronte al lavoratore è quella del licenziamento per giustificato motivo, determinato da ragioni inerenti all’attività produttiva e all’organizzazione del lavoro.
«Ma come è possibile che in previsione dell’introduzione di questo nuovo sistema informatico, l’azienda non abbia pensato a una formazione del personale che presumibilmente sarebbe risultato in surplus? Qui si parla anche di giovani impiegati sui 30-40 anni, laureati e quindi in grado di adattarsi e ricollocarsi all’interno dell’azienda», dicono stupiti i sindacati. «Mentre noi parliamo della marca del caffè da mettere nel carrello della spesa all’interno del piano del welfare, veniamo a sapere che capitano queste cose. Ai lavoratori che si sono rivolti a noi abbiamo detto che non sono obbligati ad aderire ad alcuna di queste proposte. E che qualora arrivi un licenziamento, c’è la possibilità di impugnarlo», commentano i sindacalisti, che si augurano, però, non si arrivi mai a questa soluzione.
Paola Dall’Anese

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view post Posted on 25/10/2013, 16:13

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Electorlux, in Italia a rischio 4 stabilimenti


L'Electrolux annuncia taglio di 2.000 posti di lavoro. Si tratta del 3% della forza lavoro propria complessiva a causa dei risultati deludenti del terzo trimestre.

Il gruppo svedese ha deciso poi la chiusura di una fabbrica in Australia che dà impiego a 500 persone e ha scelto anche di ridurre gli organici in Europa, Medio Oriente e Africa.
Le cifre potranno anche essere superiori e si studierà così il futuro delle 4 fabbriche italiane. Il gruppo ha deciso di “studiare in dettaglio se dovrà mantenere le sue quattro fabbriche italiane”. Electrolux in totale ha più di 60mila dipendenti e ha motivato "la decisione dei tagli con il fatto che nonostante la domanda in America del Nord e sui mercati emergenti sia in crescita resta in calo nei principali mercati di sbocco dell'azienda in Europa".

In Italia Electrolux ha stabilimenti per diversi settori produttivi. Dal Friuli, al Veneto, Emilia Romagna e Lombardia. L'Italia è il paese dove è più cocnentrato il lavoro. Quattro sono le fabbriche: Forlì, occupate 800 unità. Qui si producono piani cottura e forni; Porcia (Pordenone) ha 1200 occupati e produce lavatrici; Solaro (Milano) ha 900 unità. Producono lavastoviglie e a Susegana (Treviso), 1.000 sono gli occupati e si lavora alla produzione di frigoriferi e congelatori da incasso.

Il produttore di elettrodomestici nel terzo trimestre ha registrto un calo del netto paria al 29%, a causa degli effetti valutari e del calo della domanda nel suo principale mercato, l'Europa.
 
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Austerità uguale disoccupazione record

Non ci venite a raccontare balle: l'unico scopo delle vostre politiche di austerità è ridurre a zero (o comunque sotto la soglia della sopravvivenza) il salario. Il vostro unico scopo è impoverire al massimo la popolazione, in modo da costringerla a lavorare in silenzio, a qualunque prezzo, per qualunque orario. (*)

Dice infatti l'Istat che le politiche economiche "suggerite" dalla Troika stanno avendo un "successo straordinario". A settembre 2013, per esempio, gli occupati sono scesi 22 milioni 349 mila, lo 0,4% in meno rispetto al mese precedente (il che significa 80 mila persone in meno) e del 2,1%­rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (-490 mila).

Il tasso di occupazione è quindi sceso al 55,4%, 0,2 punti percentuali in meno su base mensile e 1,2 punti rispetto a dodici mesi prima.

Il numero di disoccupati, invece, ovviamente aumenta: sono ora 3 milioni 194 mila, lo 0,9% in più rispetto al mese precedente (+29 mila) e addirittura il 14,0% rispetto allo stesso mese dell'anno prima (+391 mila).

Il tasso di disoccupazione si attesta perciò al livello record del 12,5%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,6 punti nei dodici mesi.

I disoccupati tra 15 e 24 anni sono saliti a 654 mila. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 40,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,4 punti nel confronto tendenziale. Possiamo dire senza tema di smentita che tutte le misure legislative (di precarizzazione assoluta) prese in nome della "necessità di favorire l'occupazione giovanile" hanno sortito l'effetto radicalmente contrario. Non è difficile capire perché, se anche non ci fosse una quantità di aziende che chiude. La condizione precaria, infatti, "costringe" il singolo lavoratore ad accettare ritmi o orari di lavoro superiori a quelli "normati dalle leggi e dai contratti"; e quindi un minor numero di occupati "copre" la quantità di lavoro che normalmente richiederebbe un numero superiore di addetti.

Il numero di individui inattivi tra 15 e 64 anni aumenta dello 0,5% rispetto al mese precedente (+71 mila unità), ma rimane sostanzialmente invariato rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività si attesta al 36,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,1 punti su base annua.

 
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view post Posted on 2/11/2013, 12:04

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Cosa ne pensate di questo lungo articolo?
LA FINE DELLA CLASSE OPERAIA?
www.senzatregua.it/?p=564
 
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view post Posted on 2/11/2013, 12:42
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Ma gli informatici che creano i prodotti informatici della SAP non sono quindi forza produttiva. Solo gli operai che assemblano i circuiti producono valore? Gli informatici sono solo parassiti alleati del capitale? I medici che curano gli operai anche?

Se non vi è ricerca la produzione operaia non serve a nulla e gli operai verrebbero licenziati. Esiste attualmente una forte interdipendenza.

L’ILO Global Employment Trends Report (ILO, relazioni sulle tendenze occupazionali globali) indica che i servizi hanno superato l’agricoltura per la prima volta nella storia del genere umano. “Nel 2006, il settore dei servizi ha sorpassato l’agricoltura per la prima volta, arrivando al 39,5-40 per cento. L’agricoltura è scesa al 39,7-38,7 per cento. Il settore industriale ha rappresentato il 21,3 per cento dell’occupazione totale “. I dati della tabella 1 evidenziano questi tre fatti. In primo luogo, l’occupazione nel settore agricolo è diminuito nel corso dell’ultimo mezzo secolo del 67-38,7 per cento. I contadini sono in rovina. In Europa, questo processo si è verificato nel corso degli ultimi tre secoli. Oggi avviene in tutto il mondo. In secondo luogo, vi è un aumento dell’occupazione nel settore dei “servizi”. Torneremo su questo argomento in seguito. Inoltre, si osserva una stagnazione o addirittura un leggero aumento dell’occupazione nel settore industriale su scala mondiale. E’ il risultato del declino dell’occupazione industriale nei paesi sviluppati e del suo aumento in altri parti.(4)




Il settore agricolo non ha subito un'inflessione. E' aumentata la capacità produttiva per lo sviluppo delle forze produttive. Il progresso tecnologico ha modificato la resa agricola. Pensiamo agli OGM. I lavoratori manuali e quelli della conoscenza sono fondamentali per produrre plusvalore.

L'articolo è una porcheria che tende ad assolutizzare metafisicamente il ruolo d'avanguardia dell'operaio manuale che fa parte di una classe che il capitale ha già agilmente sconfitto facendo leva sui virus piccolo borghesi così diffusi tra i loro componenti, classe che il capitale vorrebbe sempre come avversario anche nei prossimi incontri/scontri. Ma la prossima volta si troverà di fronte un avversario ben più agguerrito e preparato.

La SAP è quindi un esempio di azienda capitalista che non fa profitti. Li condivide allegramente con gli informatici......
 
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view post Posted on 6/11/2013, 19:49

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Grazie Ludovico, mi serviva per capire alcuni punti.. Penso hai ragione e condivido...

Crisi, Inps: primi 9 mesi del 2013 +27,7% domande di disoccupazione


"Nei primi nove mesi del 2013 sono state presentate 1.431.627 domande, con un aumento del 27,7% rispetto alle 1.121.277 domande presentate nel corrispondente periodo del 2012". A comunicarlo è l'Inps mentre spiega che a settembre 2013 sono state presentate "116.002 domande di Aspi, 68.240 domande di mini Aspi e 377 domande di disoccupazone tra ordinaria e speciale edile. Nello stesso mese sono state inoltrate 9.123 domande di mobilita', mentre quelle di disoccupazione ordinaria ai lavoratori sospesi sono state 1.128".

Si registra dunque un aumento per quanto riguarda le ore autorizzate per la cassa integrazione ordinaria (Cigo), che a ottobre del 2013 sono state 33,8 milioni, invece quelle autorizzate a ottobre 2012 sono state 31,4 milioni, con un aumento tendenziale del +7,4%.

Si tratta di una variazione a +7,0% nel settore dell'Industria e a +9,3% nel settore dell'Edilizia. Il numero delle ore di cassa integrazione straordinaria (Cigs) invece e' stato superiore, nell'ottobre 2013, a quello dello stesso mese dello scorso anno: 44,0 milioni, "con un aumento del +9,5% rispetto ad ottobre 2012, quando le ore autorizzate erano state 40,2 milioni. Decisamente in ribasso, invece, gli interventi in deroga (Cigd), pari a 13,0 milioni di ore ad ottobre 2013, facendo segnare una diminuzione del -58,7% se raffrontati con quelli del mese di ottobre 2012, nel quale furono autorizzate 31,4 milioni di ore.

In tutto nel periodo che va da gennaio a ottobre 2013, per le diverse forme di cassa integrazione (Cigo, Cigs, Cigd), sono state autorizzate 879,9milioni di ore. Si tratta di una diminuzione dell'1,78% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (895,8 milioni di ore).

Per analizzare invece i dati relativi a disoccupazione e mobilita', ricordiamo che da gennaio e' mutata proprio la normativa di riferimento.

"Considerando che i dati forniti si riferiscono al mese precedente rispetto a quelli della cassa integrazione, cioe' dal mese di settembre 2013, e che da gennaio 2013 sono entrate in vigore le nuove prestazioni per la disoccupazione involontaria, ASpI e mini ASpI, le domande che si riferiscono a licenziamenti avvenuti entro il 31 dicembre 2012 continuano ad essere classificate come disoccupazione ordinaria, mentre per quelli avvenuti dopo il 31 dicembre 2012 le domande sono classificate come ASpI e mini ASpI".

Per i dati specifici, a settembre 2013 sono state presentate "116.002 domande di ASpI, 68.240 domande di mini ASpI e 377 domande di disoccupazione tra ordinaria e speciale edile".

Nello stesso mese sono state inoltrate 9.123 domande di mobilita', mentre quelle di disoccupazione ordinaria ai lavoratori sospesi sono state 1.128. In tutto nei primi nove mesi del 2013 presentate 1.431.627 domande, si registra un aumento del 27,7% rispetto alle 1.121.277 domande presentate nel periodo corrispondente del 2012.


....
messi bene i lavoratori italiani!!!
 
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view post Posted on 6/11/2013, 20:34

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Palermo, famiglie occupano Comune e si uniscono alle proteste con operai Gesip

6/11/2013

Sono sedici le famiglie senzatetto, che a Palermo sono state sgomberate dagli appartamenti di via Calvi, nella scorsa settimana, e con i giovani del centro sociale Anomalia hanno poi occupato gli uffici dell'assessorato alle Politiche sociali in via Garibaldi e hanno così anche annunciato una protesta con gli operai Gesip.

Chiedono case e chiedono servizi sociali nei quartieri popolari e si sono espressi con slogan e manifesti: "Dimenticati dai palazzi del potere". Su uno striscione la scritta: "La casa e' un diritto! Palermo capitale dell'emergenza abitativa 2013", ironizzando sulla candidatura di Palermo capitale europea della cultura nel 2019, "mentre ancora tante sono le emergenze sociali in citta'".

Domani alle ore 17,00 i senza casa si riuniranno agli operai Gesip, ma anche agli studenti, ai centri sociali, ai sindacati di base in una assemblea pubblica al centro sociale Ex Karcere di via San Basilio, "Vogliamo preparare - spiegano - ulteriori eclatanti mobilitazioni".

Le 16 famiglie hanno occupato proprio venerdi' una palazzina abbandonata della curia.

Poco dopo l'arcivescovo Paolo Romeo. "Ci ha detto - spiega il centro Anomalia - di non poter accettare la proposta di sfruttare gli immobili della chiesa che sono liberi e non utilizzati.
Cosi', le famiglie non smettono di lottare e tornano alla carica per far sentire la loro rabbia ad un'amministrazione volutamente sorda. Negli ultimi anni a Palermo sono stati resi esecutivi piu' di 30.000 sfratti e sgomberi".
 
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