CITAZIONE
Ah beh questo anche Mao ma erano promosse dall'URSS socialista di Stalin, non dai revisionisti.
Il Patto di Varsavia è stato fondato nel 1955, due anni dopo la morte di Stalin. Il Comecon è stato fondato nel 1949, ma poi, secondo la tesi dei maoisti, divenne un mezzo del dominio sovietico. Anche senza aderire al Comecon nel periodo staliniano, la Korea aveva forti legami con l'URSS e con la Cina, che l'appoggiarono in guerra.
CITAZIONE
...non si può non definire revisionista il regime ceausista, e quindi giusta e da appoggiare la Rivoluzione Rumena.
Dissento da questo schematismo. La “rivoluzione” eliminò la pianificazione economica, segnando quindi un passo indietro nel processo storico del paese. Applicando una logica analoga, si potrebbe tranquillamente sostenere la parte del clero che si oppone al capitalismo; il che, marxisticamente, è assurdo.
CITAZIONE
E poi sul sito della KFA ho letto che il Juche è un qualcosa di universale, mentre "il pensiero di Stalin" è una cosa non universale, a detta loro...
Semmai è il contrario:
16. La Corea del Nord è un paese “stalinista”?Il termine “stalinista” è usato frequentemente non come un termine descrittivo, ma con accezione denigratoria. Il sistema politico della Repubblica Popolare Democratica di Corea è basato sull’Idea del Juché, una teoria originale sviluppata dal Presidente Kim Il Sung incentrata sull’autosufficienza nazionale e sullo sviluppo in accordo con le caratteristiche di ogni singola nazione. D’altra parte invece, il pensiero di Stalin era articolato come una ideologia politica di tipo universale.
La RPDC è certamente uno stato socialista, ciò significa che tutti i mezzi di produzione sono di proprietà collettiva.
(Fonte:
www.italiacoreapopolare.it/page17/page17.html)
Il marxismo-leninismo ha una portata universale, mentre il Juché è adatto alle caratteristiche particolari della Korea.
CITAZIONE
...ciò non equivale forse a contrapporre il Juche allo stalinismo, cui pure i compagni Kim si rifanno?
Nel suo discorso sulla
Eliminazione del dogmatismo e del formalismo e il costituirsi dello juché nel lavoro ideologico (28 dicembre 1955), Kim Il Sung disse:
“Copiare solamente lo stile degli altri, senza uno studio approfondito della dottrina marxista-leninista, non solo non porta a nulla di buono, ma anzi causa dei danni.
Nella lotta rivoluzionaria e nell'opera di costruzione dobbiamo fermamente aderire ai principi marxisti-leninisti e applicarli in modo creativo, conformemente alle concrete condizioni e ai particolari problemi del nostro paese.
Se applichiamo meccanicamente le esperienze straniere, ignorando la storia del nostro paese e le tradizioni del nostro popolo, ciò ci porterà a commettere errori di dogmatismo e causerà gravi danni alla rivoluzione.
Una simile pratica non può essere giudicata fedele né al marxismo-leninismo, né all'internazionalismo; va anzi contro i suoi principi.
Il marxismo-leninismo non è un dogma, è una guida per l'azione e una dottrina creativa. Ma esso non può dare prova della sua indistruttibile potenza se non viene applicato in modo creativo, conformemente alle concrete condizioni del paese. Ciò vale anche per le esperienze dei partiti fratelli. Le loro esperienze saranno valide solo se le studiamo per trarne l'essenza e le applichiamo correttamente alle nostre stesse situazioni. Se invece, le assumiamo in blocco per evitare un nostro lavoro, il risultato sarà non solo di portare danno alla nostra attività, ma di far sorgere falsi pregiudizi nei confronti delle valide esperienze dei partiti fratelli.
Per quanto riguarda il consolidarsi dello juché, penso che sia necessario menzionare il patriottismo e l'internazionalismo. L'internazionalismo e il patriottismo sono consapevolmente legati l'uno all'altro. Dobbiamo sapere che l'amore dei comunisti coreani per il nostro paese non è in contraddizione con l'internazionalismo della classe operaia, ma è ad esso perfettamente conforme. Amare la Corea significa amare l'Unione Sovietica e il campo socialista; così, amare l'Unione Sovietica e il campo socialista significa amare la Corea. È una totale unità, perché la causa della classe operaia non ha frontiere e la nostra opera rivoluzionaria è una parte dell'opera rivoluzionaria internazionale di tutta la classe operaia. Il solo obiettivo supremo della classe operaia di tutti i paesi è di costruire la società comunista. La differenza, se ce n'è una, consiste nel fatto che esistono paesi più avanzati e altri arretrati. Sarebbe sbagliato incoraggiare solo il patriottismo per trascurare la solidarietà internazionalista. Per la vittoria della rivoluzione coreana e per la grande causa della classe operaia internazionale, dobbiamo rafforzare la solidarietà con il popolo sovietico, nostro liberatore e nostro appoggio, e con i popoli di tutti i paesi socialisti. È per noi un sacro dovere internazionalista. Dal canto suo, il popolo sovietico fa ogni sforzo per rafforzare la sua solidarietà, non solo con i paesi del campo socialista, ma anche con la classe operaia di tutto il mondo, per compiere nello stesso tempo la costruzione del comunismo in ogni paese e il trionfo della rivoluzione mondiale.
Il patriottismo e l'internazionalismo sono inseparabili l'uno dall'altro Chi non ama la sua patria, non può essere leale nei confronti dell'internazionalismo, e colui che è infedele all'internazionalismo non può essere fedele alla sua patria e al suo popolo. Un autentico patriota è un internazionalista e un autentico internazionali sta è un patriota.”
(Tratto da Kim Il Sung,
Opere Scelte, Vol. 1, Associazione italiana per i rapporti culturali con la Repubblica Popolare Democratica di Corea, Roma, 1974)
I princìpi qui illustrati corrispondono pienamente a quelli del cosiddetto «zdanovismo», proliferante in URSS e nell'Europa orientale negli anni immediatamente precedenti. Il seme dello «zdanovismo» era stato gettato in Korea dallo stesso Kim Il Sung nel 1951, nella sua
Conversazione con gli scrittori e gli artisti (
Opere scelte, vol. I, 1971, pp. 305-312), durante la quale caratterizzò gli artisti, alla maniera staliniana e zdanoviana, come «tecnici dell'animo umano», le cui opere devono servire come una «potente arma e importante fonte d'ispirazione» per il popolo, criticando inoltre quelli che «avevano perso contatto con la vita» ed erano «rimasti indietro rispetto al rapido sviluppo della nostra realtà». Confrontando questi princìpi con i
Saggi di letteratura, filosofia e musica di Andrei Zdanov, principale teorico marxista-leninista sovietico, assieme a Stalin stesso, non si notano differenze rilevanti. Ciò denota una condivisione delle posizioni marxiste-leniniste dell'URSS di Stalin, che, come ha dimostrato il compagno Enrikovic (che ringrazio per le sue importanti precisazioni), è proseguita anche dopo la nefasta svolta del XX Congresso del PCUS.