Comunismo - Scintilla Rossa

No TAV

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view post Posted on 8/5/2014, 14:54

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Torino. Sabato in piazza per i No Tav sotto processo, ma non solo


Mercoledi 14 maggio a Torino si aprirà il processo a carico di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, quattro attivisti No Tav in carcere da mesi accusati di terrorismo per il….. sabotaggio di un compressore (!). E’ evidente come in realtà, attraverso l’accusa di terrorismo contro alcuni No Tav, si vogliono colpire tutte le lotte.

In previsione del processo, a Torino sabato 10 maggio (l’appuntamento è alle ore 14.00 in piazza Adriano) si svolgerà una manifestazione popolare di solidarietà con gli attivisti No Tav, perché – dicono – “chi attacca alcuni di noi, attacca tutte e tutti” e perché la campagna fondata sulle “loro bugie, i loro manganelli, le loro inchieste non ci fermano”. La manifestazione di sabato è anche un appello a resistere allo spreco delle risorse, alla devastazione del territorio, alla rapina sui salari, le pensioni e la sanità.

A Torino l’aria continua ad essere pesante. Il vergognoso scenario delle ripetute cariche della polizia alla manifestazione del 1 Maggio contro i manifestanti che contestavano un esponente del Pd particolarmente accanito contro i No Tav, sta avendo una coda velenosa e preoccupante. E’ di questi giorni l’invocazione alle autorità del segretario regionale del Pd, Davide Gariglio, a chiudere i centri sociali poiché – a suo dire – “questi luoghi sono al di fuori delle regole della democrazia e vanno colpiti”. Un linguaggio che evoca i momenti peggiori della logica dell’emergenza quando il Pci del compromesso storico invocava il Ministero degli Interni (quello di Cossiga) a chiudere i “covi dell’eversione”. Cosa che effettivamente avvenne anche a Torino dove fu chiuso il circolo Cangaceiros, e a Roma dove furono chiuse le sedi del collettivo di via dei Volsci e del collettivo Monteverde. Un ritorno al passato ma con la medesima logica: tappare la bocca e togliere agibilità a chi si oppone alle misure antipopolari dei governi. Un altro ritorno al passato – sia quello più remoto del ventennio fascista – sia a quello degli anni dell’emergenza è il ricorso a misure restrittive come il divieto di soggiorno per alcuni attivisti. E’ accaduto a Claudio, un attivista No Tav impegnato contro il Terzo Valico del medesimo devastante progetto che sta distruggendo la Val di Susa. Il Pubblico Ministero che segue l’inchiesta, basandosi sulla relazione a dir poco fantasiosa redatta dai Carabinieri di Novi Ligure, ha richiesto al Giudice per le Indagini Preliminari l’applicazione della misura cautelare del divieto di dimora (e transito) dell'attivista No Tav nel territorio dei Comuni di Arquata Scrivia, Serravalle Scrivia, Novi Ligure, Pozzolo Formigaro, Gavi, Carrosio, Voltaggio e Fraconalto. Praticamente tutti i Comuni direttamente interessati dai cantieri del Terzo Valico, compresa Arquata dove ancora oggi vivono i suoi genitori.

Sabato 10 maggio a Torino sarà, giustamente, una manifestazione popolare di solidarietà con gli attivisti No Tav oggetto di una persecuzione giudiziaria inaccettabile ma sarà anche il segnale che uno Stato non può violare impunemente o con la forza la resistenza della gente contro operazioni devastanti e antipopolari. E’ una partita importante di tutti e per tutti quella che si sta giocando a Torino e in Val di Susa.

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Cominciano i preparativi per l’11 luglio. dal movimento

Il prossimo undici luglio i primi ministri dell’Unione Europea si incontreranno a Torino in un vertice in cui si parlerà di “occupazione giovanile”. Ma forse è di disoccupazione giovanile che sarebbe più lecito parlare. Se guardiamo ai dati europei la media dei senza lavoro sotto i 25 anni si aggirà intorno al 24% ma nel Sud del continente si sfonda ampiamente il 40% e in Spagna e Grecia si va ben oltre il 50%. Questi dati rappresentano una brutta vetrina per un’Unione Europea che continua a chiedere sacrifici e austerità in nome di una ripresa che non arriva.
La scelta della città di Torino come sede dell’evento è da questo punto di vista sintomatica, presentata come fulgido esempio di sorpassamento del modello della città-fabbrica in un oltre di cui quel che si intravvede oggi è soprattutto l’indebitamento, la riduzione progressiva di servizi e welfare e l’impoverimento di ampie fasce di popolazione. Qui, dove non ha mai attecchito il modello berlusconiano, vige e domina da 20 anni il cosiddetto “Sistema-Torino”: un’intricatissima rete di rapporti economici, politici e personali tra grandi banche, fondazioni, ex-dirigenti di Pci-Ds-Pd e Fiat. Un modello che a quanto pare ha fatto scuola: la versione “di sinistra” del capitalismo neoliberista.
Su questa ordinaria gestione del paese si innesta oggi un’accelerazione dettata dalla crisi e dalle misure europee imposte dalla Trojka col Fiscal Compact, il pareggio di bilancio fatto entrare di forza nelle costituzioni nazionali, la riduzione del rapporto fra debito pubblico e PIL. La cancellazione della spesa pubblica per stare dentro questi parametri è la sola risposta comune messa in campo da governi nazionali complici e subalterni. Privatizzazione dei servizi, finanziarizzazione del welfare ed espropriazione dei beni comuni ne sono i corollari necessari. Le reti familiari/comunitarie, dove ci sono, restano le ultime ancore di salvezza prima dell’inferno dell’indebitamento individuale. Per un’Europa costruita sul primato della finanza, le richieste non hanno mai fine. Per quanto denaro pubblico e risparmi vi si getti dentro, la voragine non è mai colma.
Per i giovani il futuro si mostra sotto una prospettiva ancora più radicale, senza collocazione o prospettive che non siano quelle di un’infinita disponibilità ad assecondare le esigenze del capitale. Non importa quanto hai studiato e quali siano le tue aspettative, devi essere pronto e flessibile a ogni richiesta. Il punto non è “tirare la cinghia per stare nei parametri” ma farci tirare la cinghia per abituarci a dare di più e chiedere di meno. Produttività, flessibilità, competitività, merito sono le parole d’ordine di questo programma nemico di cui Renzi è il nome italiano. Le prime misure varate dal suo governo – Piano Casa e Jobs Act – sono espliciti momenti di una più generale guerra ai pobveri. Sono anche risposte politiche a quanto posto sul piatto dai movimenti, dalle vertenze sui luoghi di lavoro e nelle lotte territoriali.
Dobbiamo rovesciare questo programma, invertire l’ordine delle priorità. Ordinare un’altra agenda politica, sostanziata dalle lotte, legittimata nei territori, capace di gettare sabbia nei loro ingranaggi e porre sul medio-termine la questione strategica del come, cosa, quanto e per chi produrre. Lo sviluppo tecnologico (automazione, informatizzazione) permetterebbe oggi una riduzione netta e generalizzata del lavoro socialmente necessario, eppure ci troviamo ancora presi dentro le maglie di un ricatto che ci chiede di lavorare di più e più intensamente per mantenere in vita un sistema diseguale e mortifero. Il problema è quindi di del chi e a nome di chi decide.
Voremmo che la giornata dell’11 luglio metta all’ordine del giorno queste questioni e che lo faccia all’altezza dei tempi che stiamo vicendo, individuando pratiche efficaci e massificabili, in grado di indicare un percorso anche per i tempi futuri. Per questo invitiamo i movimenti, le lotte territoriali , i sindacati conflittuali e quanti e quante in questi anni si sono battuto contro i piani del neoliberismo e della trojka, a partecipare ad un’assemblea nazionale dei movimenti per discutere insieme e costruire collettivamente la giornata di lotta dell’11 luglio. La data che indichiamo è quella di sabato 31 maggio, ore 14 a Palazzo Nuovo (Università di Torino)

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view post Posted on 11/5/2014, 08:17

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Una grande e bella giornata notav


10 maggio 2014
In un clima surreale oggi a Torino abbiamo fatto una delle più belle e importanti manifestazioni notav lontano dalla nostra Valle. Decine di migliaia di uomini e donne hanno manifestato in un aTorino blindata oltremisura con centinaia di forze dell’ordine a presidiare anche i cestini, new jersey a recintare il palazzo di giustizia e un’ostentazione di mezzi e uomini oltremodo.

Lo avevamo detto e come sempre lo abbiamo fatto, la manifestazione di oggi era una manifestazione per tutti, una manifestazione di tutti, una manifestazione in solidarietà a Claudio, Chiara, Mattia e Niccolò, per tutti i denunciati ed indagati (oltre 1000), contro il reato di terrorismo.

Come sempre la tensione è stata fatta crescere ad arte nei due giorni precedenti, ma incurante di tutto e tutti il corteo ha pensato solo al suo obbiettivo, quello che si era dato, quello che si era deciso tutti insieme nelle assemblee.

E’ così è stato, metro per metro la manifestazione ha marciato con gioia e determinazione parlando con la città che ha dato un importante contributo in termini di partecipazione nonostante i divieti, il metrò chiuso e i pulman deviati. Come sempre il cuore va buttato oltre l’ostacolo e così abbiamo riempito piazza Castello urlando forte le nostre ragioni, la solidarietà per gli arrestati, la dignità delle loro madri e il programma per il nostro futuro: continuare la lotta resistendo, senza paura, con coraggio e con la ragione dalla nostra parte.

Toccanti gli interventi delle mamme di Mattia e Niccolò, cosi’ come quello di Haidi Giuliani.

In serata leggiamo il seguente comunicato della polizia di stato che annuncia il riconoscimento da parte dela capo della polizia:

In esito ai servizi di ordine e sicurezza pubblica assicurati in occasione della manifestazione nazionale No Tav a Torino, il Capo della Polizia ha voluto personalmente esprimere il proprio riconoscimento per l’equilibrio e la professionalità dimostrate, collegandosi direttamente via radio con gli operatori impegnati nel servizio.

Tradotto: grazie che non avete caricato, a dimostrazione di chi crea tensione nelle manifestazioni notav. Tutto lo schieramento che abbiamo visto oggi era fuoriluogo ed era solo l’espressione muscolare di chi difende gli interessi della lobby del tav.

Lo ribadiamo: il movimento notav fa quello che dice.

Saremo stati 20 mila, saremo stati 30.000 poco importa, siamo tutti colpevoli di resistere e siamo abbastanza per urlare ancora una volta, come fatto durante tutto il corteo: Grida forte la Valsusa, che paura non ne ha, sulle barricate sventola, la bandiera dei notav!

Chiara Claudio Mattia e Niccolò Liberi! Liberi tutti

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L’intervento della mamma di Mattia dal palco (qui)
 
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avvisi di garanzia per il 22 febbraio a pozzolo formigaro


di pennatagliente

Sono stati recapitati nei giorni scorsi venticinque avvisi di garanzia inerenti l’indagine in corso da parte della Procura della Repubblica di Alessandria sui fatti accaduti a Pozzolo Formigaro lo scorso 22 Febbraio. Nella cornice della giornata nazionale di lotta indetta dal movimento notav della Valsusa oltre quattrocento persone si ritrovarono al Presidio No Tav – Terzo Valico di località Brusadini. Dopo aver pranzato si diressero verso la cava Romanellotta e levarono alcuni chilometri di recinzione arancione posta a perimetro dell’area.
Una giornata di lotta popolare in cui centinaia di persone (e non venticinque) decisero insieme di fare un gesto liberatorio togliendo le recinzioni del Cociv a protezione dell’area destinata a diventare la più grande cava apri/chiudi del progetto del Terzo Valico.
Ora a distanza di poco più di due mesi la Procura contesta a venticinque persone dei comitati piemontesi (donne e uomini, giovani e anziani) i reati di manifestazione non autorizzata, invasione di terreni e danneggiamento. L’ennesimo provvedimento giudiziario nei confronti del movimento mentre le ditte subappaltanti che eseguono i lavori per conto del Cociv sono lasciate libere di fare quello che vogliono nonostante abbiano curricula da mettere i brividi.
E’ evidente come si voglia trasformare la questione Terzo Valico in un problema di ordine pubblico. La politica ha fallito e non è stata in grado di convincere la popolazione della bontà del Terzo Valico. In sua suplenza sono arrivati i manganelli e la magistratura nell’estremo tentativo di fiaccare una resistenza popolare ventennale che ha ripreso forza negli ultimi due anni emmezzo.
Chi pensa in questo modo di fermare il movimento si dovrà come sempre ricredere. Le denunce sono state messe in conto da chi ha deciso di difendere la propria terra, la propria salute e quella dei propri figli dal rischio amianto. Si dovranno rassegnare, la lotta contro il Terzo Valico terminerà solo quando rinunceranno a costruire un’opera inutile dall’impatto ambientale e sociale devastante.
 
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view post Posted on 16/5/2014, 13:36

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La Cassazione boccia l'accusa di terrorismo per i No Tav


Dopo ore di attesa, è stata infine resa pubblica nella tarda serata la sentenza della Corte di Cassazione di Roma chiamata a pronunciarsi sulla legittimità delle accuse di terrorismo con cui Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò sono rinchiusi in carcere da più di 5 mesi.

Le prime notizie della giornata non facevano ben sperare dal momento che il Procuratore Generale della Cassazione, Giovanni d'Angelo, aveva chiesto di confermare le accuse formulate dalla Procura di Torino e di mantenere la detenzione in carcere per i quattro No Tav. Poco prima di mezzanotte, invece, la smentita della Corte, che ha annullato la sentenza del Tribunale della libertà di Torino, che lo scorso 9 gennaio aveva respinto le richieste degli avvocati dei No Tav e confermato invece in toto l'impianto accusatorio del gip e della Procura. Ora, lo stesso dovrà riformulare le accuse a carico di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò.

Che l'accusa di terrorismo fosse irricevibile e ridicola il movimento No Tav l'aveva dichiarato fin dall'inizio, respingendo tout court teoremi improbabili, che al danneggiamento di un compressore avrebbero voluto associare il "danneggiamento dell'immagine del paese" (sic!), sfoderando accuse che prevedono pene fino ai 30 anni. E l'ha respinta anche nei fatti, stringendosi senza se e senza ma attorno ai quattro arrestati e rivendicando compatto la pratica del sabotaggio, come l'ultima grande giornata di lotta e solidarietà di sabato scorso a Torino ha dimostrato.

Insomma, non è certo uso del movimento attendere una mano salvifica da corti e tribunali ma la sentenza emessa questa sera dalla Cassazione non può che essere accolta positivamente: l'annullamento dell'accusa di terrorismo sarà infatti determinante in vista della prima udienza del processo che si aprirà il 22 maggio nell'aula bunker delle Vallette a carico di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Ma darà anche un'indicazione rispetto alla gestione più generale delle indagini e delle accuse che negli ultimi anni hanno ormai coinvolto più di mille No Tav.

Insomma, sembra proprio che tra aggressioni inventate e accuse di terrorismo respinte quella di oggi sia stata una giornata decisamente nera per il duo dei pm con l'elmetto Padalino-Rinaudo e per la Procura torinese tutta...

Un primo importante passo è stato fatto: ora liberi tutti!

(Vedi anche l'articolo di notav.info che, dati alla mano, parla giustamente di un "caso Torino" per quanto riguarda l'operato della Procura: sono infatti 13 anni che la Cassazione ne annulla gli impianti accusatori fantasiosi e gonfiati!)

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view post Posted on 21/5/2014, 19:15

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NoTav: solidarietà dai Paesi Baschi per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò


Nella giornata di ieri, un presidio sotto il consolato italiano a Bilbao ha voluto portare la solidarietà al movimento notav, chiedendo la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Un centinaio di persone si sono quindi date appuntamento nel tardo pomeriggio di ieri, in vista del processo che inizierà questa settimana e che vede su di loro pendere l'accusa di terrorismo. Con uno striscione contro la criminalizzazione del movimento notav italiano, i notav baschi hanno quindi voluto dimostrare la loro vicinanza e la loro solidarietà nei confronti di tutto il movimento.

Riportiamo qui sotto il testo tradotto (da Un Caso Basco a Roma) dell’appello alla manifestazione di ieri davanti al consolato di Italia a Bilbao e Donostia, in solidarietà con il movimento No Tav e per la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò.

Solidarietà con la Val Susa, no alla criminalizzazione del movimento NO TAV!
Val de Susa NO TAV Elkartasuna! Kriminalizaziorik ez!

Il cordinamento di opposizione al TAV AHT Gelditu! Elkarlana y Mugitu! Mugimendua, movimento di disobbedienza civile contro il TAV, chiama a un presidio per oggi, 20 maggio, in solidarietà con 4 oppositori del movimento NO TAV dellaValle di Susa, che saranno processati in questi giorni in Italia.

Allo stesso tempo, vi informiamo che dalla Val Susa è stato lanciato un appello perché qualsiasi persona o collettivo possa aderire esprimendo la propria solidarietà all’indirizzo appello10maggio@gmail com

Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò è importante ripetere i loro nomi, è importante pronunciarli a voce alta perché si sta parlando dialt quattro vite;di quattro attivist* NO TAV che sono in carcere dal 9 dicembre, distribuiti nelle prigioni di Alessandria,Ferrara e Roma.

Chiara, Claudio , Mattia y Niccolò sono stati accusati di terrorismo per aver suppostamente danneggiato compressore e per questo rischierebbero una pena di 30 anni di prigione. Il processo comincerà il prossimo 22 maggio.

Di cosa sono accusati esattamente? Li si accusa di aver partecipato ad una protesta nella quale suppostamente si danneggiò un compressore. Per due procure e un pubblico ministero dell’udienza preliminare, Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò tentarono con questa azione di danneggiare l’immagine dell’Italia. La situazione di isolamento nella quale si trovano queste persone, a seguito della chiusura delle indagini, va contro quello che si può leggere nell’articolo 3 del Convegno Europeo di Diritti Umani penitenziari.
Dal movimento di opposizione al TAV di Euskal Herria rifiutiamo il progetto del TAV e la sproporzionata accusa di terrorismo davanti la quale si trovano i nostr* compagn* di lotta, allo stesso tempo sollecitiamo la libertà immediata per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò e l’ archiviazione degli atti giudiziali.

AHT Gelditu! Elkarlana
Mugitu! Mugimendua

FONTE
 
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Erri De Luca: "Il sostegno spontaneo contro la mia incriminazione va alla lotta della Val di Susa"


Attenzione, preoccupazione e solidarietà in questi giorni per Erri De Luca, da parte di attivisti, lettori, operatori culturali e tutti coloro che come lo scrittore si sono sempre dichiarati contro la Tav. Siamo infatti tutti in attesa del 5 giugno quando, presso il Tribunale di Torino, si terrà l’udienza preliminare del processo allo scrittore.
Ripercorriamo in breve i passaggi salienti della vicenda che ha come protagonista Erri De Luca sulla questione Tav e che ha portato lo stesso scrittore a ricevere una denuncia. Poi lasceremo spazio a un’intervista che oggi ci ha concesso con la sua solita e impeccabile disponibilità.

E’ stato proprio De Luca a Ottobre 2013 ad aver dichiarato: "Un intellettuale deve essere coerente e mettere in pratica ciò che sostiene, per questo anch'io ho partecipato a forme di sabotaggio in Val di Susa". Di lì a poco è arrivata la denuncia della Lyon-Turin ferroviaire (Ltf), la società che dovrebbe realizzare la tratta comune della linea a alta velocità Torino-Lione. Ed è stata proprio la procura di Torino ad aprire un fascicolo contro lo scrittore Erri De Luca.
Alberto Mittone, avvocato della società francese, a suo tempo ha dichiarato: "Riteniamo che De Luca abbia quantomeno istigato a commettere sabotaggi". Lo scrittore in questione ha subito tenuto a precisare: "Il termine sabotaggio fa parte di una lunghissima tradizione di lotte del movimento operaio e sindacale - ha spiegato - Ho fatto una constatazione: in una valle che vive uno stato d'assedio e militarizzata per difendere un'opera inutile e dannosa, e dove non ci sono altri modi per farsi ascoltare, si ricorre al sabotaggio. Io non uso le parole a caso. Le parole hanno un peso".

"Da scrittore – ha poi dichiarato - essere denunciato per aver espresso pubblicamente le mie convinzioni, rappresenta un riconoscimento, una sorta di premio letterario. Si tratta di un procedimento che ribadisce la giustezza delle mie convinzioni".

Intervista a Erri De Luca



Il 5 giugno presso il Tribunale di Torino si terrà l’udienza preliminare del processo per istigazione al sabotaggio in merito alla questione Tav di cui già ne avevamo parlato insieme (collego intervista passata). Di recente hai dichiarato, in merito: "Se mi condannano per istigazione alla violenza non farò ricorso in appello. Se dovrò farmi la galera per avere espresso una opinione, allora la farò". Mancano pochi giorni al 5, cos'altro vuoi/puoi aggiungere...


La piazza è il luogo della democrazia quanto lo è un' assemblea. Il diritto di manifestare non è revocabile né trattabile. Da noi si torna a praticare repressione di movimenti di massa che interferiscono con lo spreco di denaro pubblico. Questa opposizione non è ammessa dall'intreccio di politica e affari, di appalti truccati e gonfiamento di costi. Da qui la repressione che ha una catena di comando unificante tra polizia, magistratura, prigione. A Torino per la repressione della NOTAV in Val di Susa si è costituita per la prima volta, dopo gli anni '70 e '80, questa macchina repressiva. La differenza è che in quegli anni un ceto intellettuale e artistico si schierava aperta e militante con le lotte pubbliche, mentre oggi è inerte come un surgelato.


In Italia vige la repressione e si vuole ammutolire il dissenso. lo racconta quanto è accaduto a te e lo conferma quanto sta accadendo ai movimenti per il dirtto alla casa: gli arresti dei leader, di nuovo ai domiciliari dal 22 maggio, non fanno che confermare questa pratica che vuole mettere a tacere l'opposizione. La piazza resta ancora l'unica forma di protesta per dare voce alle lotte dei cittadini?

Non è la piazza a stare dalla mia parte, ma io dalla parte di qualche buona piazza e delle sue ragioni. Il sostegno spontaneo del 4 giugno va alla lotta della Val di Susa, della quale la mia incriminazione è un piccolo episodio, ma utile a dimostrare il livello di intransigenza della macchina di affari che governa la vita pubblica.

Siamo in un momento politico in cui per la sinistra, chi lo sa, speriamo anche italiana!, si intravede della speranza. Il superamento dello sbarramento da parte della lista Tsipras e la sua entrata dunque nel parlamento europeo, chiarisce la volontà, di una parte della sinistra italiana di voler andare verso un'unità. Si tratta di un percorso che fino ad oggi non è stato possibile praticare. Come giudichi questo momento politico? nonostante la spaccatura di Sel di cui si sta già parlando.


Intanto mi fa piacere che gli italiani siano diventati insondabili e che mentiscano ai sondaggi. Questo strumento che sostituisce la politica, il sondaggio appunto, deve essere sabotato. Le elezioni europee non significano granché, non coinvolgono gli interessi locali che sono quelli che maggiormente formano pacchetti di voti. Inoltre, più che quello che succede nella sinistra, mi interessa la disarticolazione della destra.


A SOSTEGNO DI ERRI DE LUCA IL 4 GIUGNO SI TERRANNO NUMEROSE LETTURE, PER INFO CONSULTARE L'EVENTO DI FACEBOOK:
www.facebook.com/events/247911452067176/

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Emanuele e Cristian assolti!


Una buona notizia sul fronte dei processi No Tav: questa mattina il Tribunale di Torino, mentre all'esterno era in corso il presidio di solidarietà con Erri De Luca, ha assolto Emanuele e Cristian, i due No Tav di Mattie arrestati la notte dell'8 febbraio 2013 dopo un'azione di disturbo al cantiere. I giudici hanno infatti rifiutato in toto le tesi dell'accusa, che li voleva partecipi della parte "organizzativa" dell'iniziativa e aveva chiesto una pena di un anno e nove mesi.

Di seguito l'articolo di notav.info:

Si è concluso questa mattina, mentre all’esterno era in corso il presidio per l’udienza preliminare di Erri de Luca, il processo a carico di Emanuele e Cristian, notav di Mattie, arrestati ingiustamente nella serata dell’8 febbraio 2013.

In quella serata c’era stata una passeggiata notturna al cantiere che aveva visto reti tagliate e vari danneggiamenti ai mezzi del cantiere, nonchè l’ingresso di alcuni notav all’interno (qui il video). Emanuele e Cristian furono arrestati non in quell’occasione, ma a Giaglione molte ore dopo i fatti senza alcuna prova. Furono scarcerati poco dopo perché il granchio preso dalla questura era veramente enorme.

Emanuele e Cristian sono notav di Mattie, da sempre impegnati nel movimento e il loro arresto fece scattare una mobilitazione popolare che portò la solidarietà per le vie di Mattie in corteo con le fiaccole sotto le finestre delle loro abitazioni (leggi comunicati di solidarietà a Emanuele e Cristian). La stessa accoglienza fu loro riservata al ritorno dal carcere alla stazione di Bussoleno.

fonte
Di seguito l’intervista del 12/2/2013 ai due notav:

 
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view post Posted on 6/6/2014, 15:20

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De Luca: "Andrò in tribunale quando si potrà discutere a porte aperte"


Lo scrittore, che ieri non si è presentato in aula, processato a Torino per istigazione a delinquere: aveva dichiarato di essere a favore dei sabotaggi No Tav in val di Susa

Erri De Luca, ha sentito che cosa hanno detto i pm in udienza, che le sue dichiarazioni sulla liceità dei sabotaggi in Val di Susa, dato il suo spessore intellettuale e la sua notorietà, hanno finito per istigare una serie di attentati?
"Non ho mai fatto l'esaltazione del sabotaggio. Ho semplicemente detto che quell'opera in Val di Susa va sabotata e per diverse ragioni che tutti conoscono bene...".
Questa quindi è la sua opinione?
"E' soprattutto una constatazione se vogliamo essere corretti".
Ora però lei si trova imputato in un processo per istigazione per questa constatazione. Che cosa risponde alle accuse dei pubblici ministeri?
"Che non posso discutere le mie opinioni in un'aula di tribunale. Quello che sta succedendo a Torino lo considero un abuso. Sono pronto a discutere dovunque, a confrontarmi con chiunque ma non nel ruolo di imputato. Non accetto l'intenzione di processare le opinioni. Se quello che ho detto è un reato, beh io lo ribadisco ma non lo posso ribattere davanti ad un tribunale. Non lo posso neanche trattare. L'opinione non è trattabile, è un diritto intrattabile".
Nel corso dell'udienza da parte dell'accusa sono stati citati anche altre sue dichiarazioni. Quelle fatte ad un giornale calabrese in cui lei tracciava una differenza tra il terrorismo (riferibile secondo lei ai bombardamenti come quello di Guernica) e quella che, riferendosi alle Brigate Rosse definisce "lotta armata". Come si difende?
"Dicendo, come ho detto prima, che non ho nessuna intenzione di discutere le mie opinioni in un'aula di tribunale e da imputato. Ne sul Tav, né sulle Brigate Rosse o sulla lotta armata in Italia negli anni '70. Io vivo in un paese dove le opinioni sono libere e come tali possono essere espresse. Se il tribunale la pensa in un altro modo allora abita in un altro paese che non è il mio".
Davanti al tribunale ci sono state manifestazioni di solidarietà nei suoi confronti, gruppi di persone si sono radunati e hanno letto le sue opere...
"Non è successo solo a Torino mi hanno detto che manifestazioni del genere sono avvenute anche in altre città. Che posso dire? Che mi fanno indubbiamente piacere e che è una solidarietà che, accettando con gratitudine, estendo a sostegno della lotta del movimento della Val di Susa".
C'era grande attesa per la sua udienza. Come mai ha preferito non andare in aula?
"Non sono venuto in tribunale perché il mio avvocato mi ha spiegato che si trattava di un'udienza a porte chiuse e quindi non era il caso che presenziassi. Probabilmente non verrò neanche alla prossima udienza trattandosi ancora di un dibattimento a porte chiuse. Sarò in aula quando si procederà a porte aperte".

fonte http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/0...perte-88170374/
 
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Da Expo a Mose: modello TAV? Renzi studi meglio il caso Alta Velocità!


Perché, mentre si indagano i meccanismi di ribassi nominali e lievitazioni programmate dei costi delle opere aggiudicate per Mose ed Expo a Venezia e a Milano, il premier Renzi continua apparentemente a non considerare le indicazioni nitide e dettagliate che ha fornito sugli appalti TAV l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici? Cos’altro avrebbe dovuto scrivere, nero su bianco, quell’Autorità, oltre a denunciare (come nella Relazione 2010) “la violazione dei principi di economicità e di efficacia del sistema di realizzazione“ dell’Alta velocità ferroviaria “per i Nodi ferroviari di Firenze e Bologna che hanno registrato rilevantissimi incrementi di costo e dei tempi di realizzazione, nonché iscrizione di riserve da parte delle imprese esecutrici, che hanno dato vita a contenziosi”?

Già a dicembre 2007, analizzando quanto avvenuto sulle tratte AV Roma-Napoli e Firenze-Bologna, sulla scorta anche di esposti di Idra l’Autorità aveva messo il dito sulla piaga dell’architettura contrattuale, del modello finanziario e del conseguente depotenziamento dei controlli – attraverso la figura del cosiddetto contraente generale – che permettono di dilapidare senza costrutto ingenti risorse pubbliche. Nella sua “Indagine relativa agli interventi gestiti da TAV S.p.A.”, l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici attestava che questi risultano caratterizzati da “gravi infrazioni ai principi della libera concorrenza e della non discriminazione” e che “hanno subìto, in corso di esecuzione, notevoli incrementi di costo e del tempo di realizzazione (...) sia per effetto di un gran numero di perizie di variante, sia per riserve avanzate dal General Contractor”, grazie anche a convenzioni “stipulate senza riferimento ad un’adeguata progettazione”, che “non hanno posto a carico del General Contractor alcun rischio effettivo”, mentre persino “i progetti esecutivi hanno spesso mostrato un livello carente di approfondimento”.

Perché il premier Matteo Renzi, che da sindaco di Firenze non sembra aver dato soverchio peso alle relazioni dell’Autorità, nonostante le puntuali segnalazioni di Idra, non suggerisce almeno adesso al suo successore a Palazzo Vecchio, Dario Nardella, di riconsiderare l’intera partita degli appalti TAV affidati a contraente generale, che per il doppio sottoattraversamento AV di Firenze e la stazione ‘subacquea’ Foster fanno riferimento peraltro a società indagate da un’inchiesta giudiziaria monumentale e interessate da pesanti difficoltà finanziarie?

Firenze non può continuare a languire sotto la minaccia di una mannaia che dal lontano 3 marzo 1999 (data di approvazione del progetto di sottoattraversamento) incombe sulla sua vivibilità e sulla sua economia. Sono in gioco miliardi di denaro pubblico! Renzi farebbe bene a ‘prendere a calci’ un modello dissipativo, come quello del cosiddetto contraente generale, in auge un po’ dappertutto in Italia, e soprattutto laddove ancora si progetta TAV: in Val di Susa, fra Genova, Milano e Trieste, fra Verona e il Brennero!

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view post Posted on 11/6/2014, 15:42

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Erri de Luca: processane uno per scoraggiarne cento



Alla fine è arrivato il rinvio a giudizio per erri De Luca, nessuna sorpresa conoscendo l’aria che tira nelle aule di tribunali torinesi.

E’ un processo alle parole, un pezzo della crociata dei pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, che trova sempre l’appoggio del Gup di turno, questa volta Roberto Ruscello. Il processo si aprirà il prossimo 28 gennaio. «Pensavamo non dovesse essere processato ora cercheremo di dimostrare che non deve essere condannato» è stato il commento di Gian Luca Vitale, uno degli avvocati difensori dello scrittore.

Erri invece come sempre, usa le sue parole, proprio quelle messe sotto inchiesta:

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view post Posted on 16/6/2014, 10:48

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Il Movimento No Tav ricorre al Tribunale per i Diritti dei Popoli

La lunga storia del movimento NoTav si è arricchita di un nuovo e particolare momento di lotta, mai proposto prima né in Italia né in Europa. Si tratta del ricorso presentato dal movimento NoTav al “Tribunale permamente dei diritti dei popoli”. Si tratta di un tribunale molto particolare, a carattere sovranazionale e con valenze para-giuridiche ma di grande influenza morale, teorica e culturale. Nacque su impulso dell’ex partigiano Lelio Basso il 4 luglio 1976 ad Algeri, sulle orme di quel Tribunale Russel fondato dieci anni prima da Bertrand Russel e Jean Paul Sartre, per denunciare a livello globale i crimini commessi in Vietnam e in America Latina.

Oggi il tribunale permanente esercita funzioni di monitoraggio sulle violazioni dei diritti fondamentali dei popoli in ogni parte del globo. I giudici che ne fanno parte si riservano la possibilità di istruire veri e propri processi che pur non avendo effetti giuridici sensibili, portano alla ribalta conflitti sociali particolarmente aspri e cruenti, se non invisibili.

Nel caso del movimento NoTav, il ricorso al tribunale permanente è stato promosso dal Controsservatorio Valsusa, l’organo di controinformazione gestito – tra gli altri – da Livio Pepino, ex magistrato di Torino ed ex presidente di Magistratura Democratica, ora capofila nell’ambito del movimento di un ampia e influente area di intellettuali, studiosi di varia formazione e docenti universitari.

Nell’incontro pubblico tenuto a Susa venerdì 13 presso la Sala Rosaz, i relatori Livio Pepino, Sandro Plano (sindaco di Susa), Alberto Perino e Alessandra Algostino hanno illustrato ai presenti gli aspetti più importanti del ricorso presentato al tribunale, sottolineando che si tratta del «primo caso in Italia e in Europa». Il documento ripercorre sinteticamente le origini e le motivazioni della lotta contro il treno per poi analizzare in dettaglio quelle che si configurano come sistematiche violazioni dei diritti del popolo valsusino.

Il ricorso denuncia come in Val di Susa gli abitanti siano stati privati del diritto a partecipare in modo diretto e attivo ai processi decisionali che riguardano la grande opera dell’Alta Velocità. Ciò nega quanto sancito in diversi punti della carta Europea dei diritti fondamentali dell’uomo, più volte citata nel testo: il diritto all’accesso alle informazioni; l’obbligo di trasparenza nei processi decisionali, che non possono piovere dall’alto, ma ai quali ogni singolo individuo ha il diritto-dovere di essere coinvolto; il diritto al dissenso, sistematicamente calpestato con politiche repressive che di fatto indeboliscono - secondo un chiaro intento politico e lobbystico - una realtà forte e articolata come il movimento NoTav.

E ancora, si cita la «Dichiarazione Universale dei diritti umani» approvata dall’Onu nel 1948, la quale stabilisce che «è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione»; la costituzione della Repubblica italiana, citata in più passaggi, invece dichiara che «la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione», che «è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale […] che impediscono l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione economica, politica e sociale» e che «la repubblica riconosce e promuove le autonomie locali».

Il ricorso si snoda poi su un altro caposaldo della lotta NoTav: la dimensione ambientalista, ovvero la difesa, promozione e tutela del territorio e della salute, in contrasto alle logiche di land grabbing e di sfruttamento indiscriminato delle risorse. Ed è proprio la radice ambientalista, quella che fin dagli albori del movimento ha alimentato il conflitto tra stato e Valsusa. Anche in questo caso il testo del Controsservatorio richiama la costituzione: «la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione» nonché «la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività».

Il documento, redatto con numerose citazioni di documenti tradizionali del diritto sovranazionale, aspira a collocare il movimento NoTav sul piano dei grandi movimenti di lotta e indipendenza territoriale; le caratteristiche ci sono tutte, anche per quanto riguarda i tentativi ripetuti di reprimerlo.

Tuttavia è risaputo quanto le convenzioni europee e le carte sovranazionali redatte su temi di fondamentale importanza per i diritti individuali, non vengano quasi mai recepite dai nostri governi, così come la costituzione italiana sia ormai un testo obsoleto, una reliquia del passato da guardare sotto vetro con una certa nostalgia. Ed è risaputo quanto in Italia vengano privilegiati l’arbitrio, la deformazione sistematica del diritto, l’interpretazione ad usum proprium di qualsiasi norma, la corruzione come strumento di potere e contrattazione. In valle si tenta da 25 anni di sconfiggere tutto ciò, con ogni mezzo necessario, scagliandosi con forza contro una grande opera che in se racchiude il peggio - a ogni livello - delle politiche economiche e sociali del nostro paese.

Un diritto acquisito in Val di Susa può significare un diritto acquisito da tutti. Il ricorso dei NoTav al «Tribunale permanente dei diritti dei popoli», non è uno sterile esercizio di retorica giuridica, ma un fermo richiamo a principi inalienabili che sembrano ormai archiviati, contagiati dai mali che affliggono ogni governo contaminato da interessi lobbystici e di carattere privato.

Il ricorso è stato sottoscritto da tutti i sindaci NoTav della valle, da una serie di personalità della cultura come Ken Loach, Paolo Rumiz, padre Zanotelli, Serge Latouche, Ellekappa, oltre che da enti come l’International Association of Democratic Lwayers e l’Associazione Nazionale Giuristi Democratici.

L’obiettivo per presentare il ricorso è di almeno 10.000 firme.

La versione integrale del ricorso potete leggerla qui: http://controsservatoriovalsusa.org/esposto-al-tpp/il-testo

Per lasciare la vostra adesione, potete firmare qui: http://controsservatoriovalsusa.org/espost...-all-iniziativa

* Corrispondente in Valsusa

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view post Posted on 17/6/2014, 11:25

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addio parco archeologico, “il progresso” non si deve fermare (da notavterzovalico)


pennatagliente

Nella seduta di martedì 10 giugno della Camera dei Deputati è finalmente arrivata un po’ di chiarezza sulla questione dei reperti archeologici rinvenuti all’interno del cantiere di Radimero ad Arquata Scrivia. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo Ilaria Carla Anna Borletti Dell’Acqua ha risposto in aula ad una interrogazione presentata dal deputato Paolo Nicolò Romano sulla questione.
Dalla lettura del resoconto stenografico della seduta si è finalmente capito che cosa sia avvenuto all’interno del cantiere di Arquata. Come avevamo denunciato, grazie all’opera di costante vigilanza del comitato arquatese contro il Terzo Valico, sono stati rinvenuti dal Cociv, durante la bonifica archeologica, alcuni reperti intorno a cui è proseguita l’indagine archeologica che si è conclusa nel mese di Maggio di quest’anno. Secondo la Soprintendenza, che non si è mai degnata di dire nulla a riguardo in via ufficiale, i reperti non sarebbero riconducibili all’antica città romana di Libarna, ma “ad un piccolo insediamento rurale a carattere produttivo – di cui probabilmente in passato si sono localizzate alcune altre strutture nella vicina località Le Vaie di Arquata Scrivia –, come l’individuazione dei resti di una piccola fornace, di residui di pavimentazione, di fosse per l’estrazione dell’argilla e buche di palo sembra confermare, da inquadrare sulla base di una preliminare analisi dei materiali rinvenuti tra l’età romana imperiale e l’età tardo antica.” E la risposta del sottosegretario termina sempre citando la Soprintendenza: “Tali caratteristiche e lo stato di conservazione delle strutture rinvenute non rendono possibili ipotesi di valorizzazione di questo sito.” Chi l’avrebbe mai detto…?
Insomma, si è perso fin troppo tempo a causa di questi ritrovamenti e perchè mai in un territorio come quello arquatese falcidiato dalla crisi si dovrebbero ricercare i resti del piccolo insediamento rurale risalente ad un periodo storico compreso fra l’età romana imperiale e l’età tardo antica? Oltretutto ci permettiamo di far notare come nella relazione della Soprintendenza (sempre dal resoconto stenografico della seduta della Camera da pagina 20) emerga che la porta sud dell’antica Libarna, recentemente ritrovata, si trovi a circa 2,5 km a nord del cantiere di Radimero, mentre basta utilizzare una cartina per verificare che la distanza non sia più di 1,5 chilometri. Siamo comunque molto vicini ad un sito archeologico di primaria importanza che non viene valorizzato solo per lo scarso interesse e la scarsissima cura che l’Italia ha del suo patrimonio archeologico. Furono in molti ad indignarsi già quando nel 2005 la Soprintendenza diede parere favorevole al progetto definitivo del Terzo Valico proprio per la vicinanza della linea di valico e di alcuni cantieri ai resti dell’antica città romana.
Ciliegina sulla torta i resti, dopo essere stati accatastati in un angolo del cantiere, sono stati rimossi e nessuno ha detto che cosa ne sia stato fatto e dove siano finiti, alla faccia della trasparenza. Pochi giorni dopo una ruspa ha provveduto a livellare l’area del cantiere a quella dove vi erano gli scavi archeologici. Insomma, addio parco archeologico di Radimero, il “progresso” rappresentato dal Terzo Valico non può certamente essere fermato da ritrovamenti archeologici…
Adesso tutto è pronto perchè la devastazione abbia inizio e i movimenti all’interno del cantiere non fanno presagire nulla di buono. L’appuntamento per tutti è Sabato 21 Giugno al Presdio di Radimero per festeggiare insieme l’inizio dell’estate.

* * *

Tav sì, archeologia no. Accanto al cantiere gravi danni a una necropoli del Neolitico
http://blogeko.iljournal.it/tav-si-archeol...neolitico/62896
 
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Maxiprocesso contro 53 No Tav, udienza tesissima
http://contropiano.org/ambiente/item/24719...ienza-tesissima
 
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No Tav - una zeppa lungo la strada della Santa Inquisizione della procura di Torino

NOTAV, LA CASSAZIONE BOCCIA IL TEOREMA "TERRORISMO" DELLA PROCURA TORINESE


Cade l'ennesimo teorema della procura torinese contro il movimento notav mosso dai pm con l'elmetto Padalino&Rinaudo: la Cassazione boccia l'accusa di terrorismo per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Se in un primo momento i pm torinesi hanno provato a sminuire la sentenza della Cassazione - nella quale veniva chiesto di riformulare le accuse contro i 4 notav arrestati- oggi le motivazioni dei giudici del terzo grado mettono, ancora una volta, in discussione la credibilità dei pm Padalino&Rinaudo.

Da notav.info_Oggi sono state rese note le motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha bocciato l’accusa di terrorismo nei confronti di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Quando poco prima dell’apertura del processo arrivò la sentenza, i pm con l’elmetto, Padalino e Rinaudo, si erano affrettati a dire che la sentenza arrivava in seguito a motivazioni tecniche, di procedura, sminuendo di fatto la sentenza.Oggi invece la Sesta sezione penale smentisce tutto il teorema, suffragato dai soliti Gip compiacenti e disponendo un nuovo esame al Tribunale di Torino, spiega che “la connotazione terroristica dell’assalto di Chiomonte non può essere efficacemente contestata in base alla generica denuncia di una sproporzione di scala tra i modesti danni materiali provocati e il macroevento di rischio cui la legge condiziona la nozione di terrorismo”.
E continua “dovrà verificare se per gli effetti direttamente riferibili al fatto contestato sia stata creata una apprezzabile possibilità di rinuncia da parte dello Stato alla prosecuzione dell’opera Tav, e di un grave danno che sia effettivamente connesso a tale rinuncia, o comunque, all’azione indebitamente mirata a quel fine”
Nel dettaglio, la Cassazione critica pesantemente l’operato della procura (ancora presieduto da Caselli è sempre bene ricordarlo) e l’ordinanza del Tribunale di Torino del 9 gennaio, data degli arresti per i 4 notav, per avere “assunto una ricostruzione dei fatti non sufficientemente argomentata, per poi desumerne comunque conseguenza giuridicamente scorrette”. La Cassazione si riferisce, ad esempio, al fatto che “dalle riprese il Tribunale ha tratto la conclusione che gli autori dell’assalto non potevano sapere chi o cosa sarebbe stato colpito dal lancio di bottiglie incendiarie, per l’ora notturna, ma soprattutto, perché gli ordigni venivano gettati in luogo non visibile degli autori del fatto, posto che l’area del cantiere era delimitata da un’alta recinzione”.
La bocciatura del tribunale prosegue con metodo, visto che la sentenza parla di “rimarchevole confusione che segna finanche, nel loro complesso, le osservazioni difensive sull’andamento dei fatti”.
Insomma crolla tutto il teorema del reato di “terrorismo” e finalmente viene messo in discussone l’operato della procura e del tribunale, che hanno sempre fatto il bello e il cattivo tempo, dopando reati e misure cautelari.
Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, in carcere dal 9 dicembre con un’accusa assurda, vanno liberati perché il reato e i presupposti per la carcerazione non ci sono, ormai è evidente.
Intanto continuamo a far sentire loro la nostra solidarietà!

Riportiamo l'intervista all'Avv. Claudio Novaro apparsa su Repubblica di oggi sabato 28 giugno:

"È una vittoria piena la difesa sarà più facile"


"Mi sembra una vittoria piena su tutti i fronti: da una prima lettura delle motivazioni della Cassazione sembra emergere che siano state accolte entrambe le nostre tesi su cui avevamo improntato il ricorso", si entusiasma Claudio Novaro, uno dei difensori che assistono i quattro Notav accusati di terrorismo. "Anche se parlare di vittoria o di sconfitta in termini giudiziari è improprio, tuttavia non possiamo non essere contenti di quello che hanno scritto i giudici del terzo grado"

Quali erano stati i capisaldi del vostro ricorso alla Suprema Corte?

Da una parte un vizio di motivazione, dall'altra un errore di applicazione della legge perchè è stato contestato un fatto che non ha le caratteristiche del terrorismo. Come si può pensare che un episodio così circoscritto possa generare un danno così grave al Paese? E da quello che apprendo anche i giudici della Cassazione la vedono come noi".

Tuttavia i quattro restano in carcere per tutte le altre accuse.

"Va anche detto che la Cassazione si esprime su ciò che le viene chiesto nel ricorso, non su qualunque cosa concerna la sentenza che si impugna. Noi semplicemente non avevamo sollevato questioni sulle armi o sulla resistenza a pubblico ufficiale".

Avevate però sollevato parecchie questioni di nullità sulle intercettazioni che avevano dato il via all'inchiesta ma la Cassazione le ha bocciate tutte. Questo non scalfisce la vostra soddisfazione?

"Sulle intercettazioni noi avevamo sollevato vizi di forma che ci sono stati respinti, ma ciò non toglie che secondo noi rimanga un bel mistero come da un telefono sotto controllo a Bologna per una vicenda di droga si sia poi arrivati ai quattro imputati di Chiomonte. Ma per parlare di questo c'è il processo. Nel ricorso che avevamo fatto l'aspetto importante da affrontare era solo la qualificazione del terrorismo e solo di quello avevamo parlato in aula a Roma, il resto era secondario".

Nonostante la sentenza della Cassazione, nel procedimento in corso le accuse restano pesanti: le motivazioni depositate dalla Cassazione cambiano qualcosa?

"È vero che il processo si continua a fare sulle contestazioni originarie, tuttavia mi sento di dire che adesso sostenere la difesa sia un po' più facile di quanto non sarebbe stato con una sentenza della Cassazione di diverso orientamento. Anche se formalmente questa sentenza non entra nel processo in corso, la Corte d'Assise ne deve tenere conto nel suo giudizio".
(F.Cr)

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view post Posted on 28/6/2014, 19:22

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ma quale beffa?


pennatagliente

La Repubblica di giovedì ventisei giugno – pagina ventitre, firma Paolo Griseri – scrive: “Beffa ai No Tav. Scavi solo dalla Francia”; sembra che i genii che sostengono quest’opera inutile, devastante, e costosissima, abbiano trovato questo éscamotage per evitare che i cantieri siano bloccati all’infinito da quel “gruppo di facinorosi, totalmente isolati dal resto della popolazione della val di Susa” (!) che passa sotto il nome di Movimento NO TAV.
I ‘signori’ del quotidiano romano di via Cristoforo Colombo 90 hanno una bella faccia di tolla: è difficile, per non dire impossibile, dare credito al tipo di lettura proposto dagli scribacchini del giornale ufficioso del Partito (sedicente) Democratico.
Non si può ignorare, infatti, che più che danneggiare il Movimento, questa manovra ne rafforzerebbe le posizioni: quello che traspare da un simile annuncio non può che essere interpretato come una ragionevole resa da parte di coloro che irresponsabilmente hanno da sempre sostenuto la folle devastazione del territorio valsusino.
Non vi è chi possa non vedere in questa mossa disperata il tentativo di costruire in tutti i modi una linea ad alta capacità la cui realizzazione è utile soltanto per le aziende coinvolte; in ogni caso, se le cose andassero come scritto dal quotidiano sopra menzionato, per i NO TAV sarebbe certamente una vittoria: per anni il territorio italiano non verrebbe più toccato, e magari nel frattempo la Francia potrebbe ripensarci a riguardo della presunta utilità dell’opera.
 
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221 replies since 27/2/2012, 11:31   4044 views
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