Comunismo - Scintilla Rossa

Il complotto contro la Rivoluzione russa (1944), Dimitrov, Ercoli, Ponomarev, Krupskaja, Fischer

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SkateRed
view post Posted on 2/4/2011, 13:50 by: SkateRed

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lo riporterò in più post, uno per ogni autore, in uno non ci entrava... forse meglio non commentare finché finisco cosi saranno tuti di seguito ordinati e senza interruzioni, poi cancello lo spoiler


- IL COMPLOTTO CONTRO LA RIVOLUZIONE RUSSA -
Dimitrov – Ercoli - Ponomarev - Krupskaia - Fischer



Gli insegnamenti del processo di Mosca
Contro il centro terrorista di Trotskij e Zinoviev



Il Processo del 1936 contro Zinoviev, Kamenev e altri 15 imputati (a cui seguiranno nel 1937 e 1938 altri due processi ai trotskisti e ai seguaci di Bucharin) svela clamorosamente, agli occhi del mondo intero, che l’opposizione politica del 1924 alla linea del Partito bolscevico da parte di costoro, si trasformò, dal 1927 in poi, in una segreta cospirazione terroristica volta alla eliminazione fisica dei dirigenti bolscevichi e all’organizzazione di atti di sabotaggio (esplosione di miniere, deragliamento di treni ecc.) che costarono la vita ad operai sovietici. Trotski dirigeva il complotto dalla sua villa protetta in Città del Messico.

Ma ancor più che nel primo processo, nei due successivi venne fuori l’aspetto davvero scellerato della cospirazione: il legame dei congiurati con la Gestapo e con i servizi segreti del Giappone fascista. Erano pronti, Zinoviev, Kamenev, Piatakov, Radek e Bucharin (insieme agli altri 49 imputati) ad aprire “il fronte interno” in caso di attacco militare all’Urss da parte delle potenze dell’Asse.

Furono processi pubblici, alla presenza della stampa mondiale, e gli imputati, tutti gli imputati, furono rei confessi. Noi tradurremo in italiano, dall’inglese e dal francese e pubblicheremo, per la prima volta nella loro versione integrale, tutti e tre i processi in tempi che speriamo relativamente brevi e li metteremo in rete.

Quello che ci preme sottolineare, in questa nota, è il voltafaccia di Togliatti sulla questione Trotski: quando si chiamava “Ercoli”, quando cioè era dirigente marxista leninista e figura di primo piano della Terza Internazionale, Togliatti usò, verso Trotski, un determinato linguaggio (addirittura eccessivamente ridondante!-i lettori potranno giudicare), ma allorquando, nella svolta dell’VIII Congresso egli sancì, in linea con la controrivoluzione kruscioviana, l’abbandono dei capisaldi del leninismo, era inevitabile che prima o poi la demonizzazione di Stalin dovesse risolversi, per “induzione” in una contrapposta riabilitazione di Trotski.

Gli Editori Riuniti, casa editrice del Pci, stamparono a cura di Luciano Gruppi, oltre 40 anni fa, un “Lenin su Trotski” in cui il curatore, eludendo accuratamente il ruolo criminale antisovietico del Trotski del 1927-1940, faceva risorgere quest’ultimo come carismatico dirigente rivoluzionario. Nadezhda Krupskaja, moglie di Lenin e dirigente del partito bolscevico, che commentò anch’essa il processo del 1936 insieme a Ercoli, inorridirebbe di fronte alla postuma riabilitazione di Trotski da parte del Pci. Questa operazione malefica e falsa Gruppi l’ha portata a termine attraverso la strumentalizzazione di scritti e lettere di Lenin accuratamente scelti, scritti che appartenevano a tutta un’altra epoca storica del trotskismo quando cioè quest’ultimo era una linea ultrasinistra e antileninista ma pur sempre una linea politica. “Se stiamo alla lettera - ebbe l’improntitudine di scrivere Gruppi nella prefazione del suddetto libro- Trotski aveva ragione nel ritenersi più vicino a Lenin di altri (cioè di Stalin, evidentemente ndr)”.

Quindi fra i revisionismi di Togliatti non solo vi è l’attiva complicità con Krusciov nella demonizzazione di Stalin, ma anche (e anche qui complice con Krusciov), la riabilitazione di una delle più orrende fugure di rinnegati anticomunisti e antisovietici.



Amedeo Curatoli


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INTRODUZIONE



E’ ancor vivo in Italia il ricordo della lotta sostenuta dal bolscevismo contro il trotskismo; lotta che ebbe clamorosa conclusione nel noto processo di Mosca contro alcune delle maggiori figure della rivoluzione russa.
Non si può naturalmente indicare con una data precisa a quando esattamente risalga il dissidio fra il gruppo Trotskij-Zinoviev-Kameneff da una parte ed il gruppo Lenin-Stalin dall’altra. I primi sintomi di tale dissidio si possono però già ritrovare nel periodo 1908-1912; Trotskij cominciò allora ad agitarsi e si rilevò subito – per l’appoggio da lui dato al gruppo di liquidatori e degli otsovisti e per la organizzazione di quel blocco detto di Agosto contro Lenin – come il più pericoloso, perché il più abile, avversario del “bolscevismo”. (1)

Al VI Congresso del Partito (luglio 1917) Trotskij e il suo gruppo (detto dei “mezrayonzi” ad indicare la loro posizione di centristi fra menscevichi e bolscevichi) si dichiararono d’accordo su tutti i punti di vista con i bolscevichi e chiesero di essere ammessi al partito. Il Congresso ne accolse la domanda ritenendo che, col tempo, sarebbero potuti diventare bolscevichi. E qualcuno infatti lo divenne. Trotskij ed alcuni suoi amici erano invece entrati nel partito all’unico scopo di sovvertirlo dall’interno anziché combatterlo frontalmente.
Alla pace di Brest-Litovsk, Trotskij assunse atteggiamenti contrastanti con le direttive del partito bolscevico, mettendo in serio pericolo la vita della giovane Repubblica sovietica.
Lenin, Stalin e Sverdlov dovettero allora sostenere una accanitissima lotta nel Comitato Centrale per ottenere un voto favorevole in favore della pace.
E’ accertato che il gruppo trotskista si proponeva di sabotare il trattato di pace Brest Litovsk, di far arrestare e assassinare Lenin, Stalin e Sverdlov e formare così il nuovo governo composto essenzialmente di menscevichi.
Il partito si strinse pero intorno a Lenin e Stalin e sventò i tentativi di Zinoviev, Kameneff, Trotskij, Bukharin ed altri cercavano di far deviare il partito dal cammino della rivoluzione socialista.
Venne poi il passaggio dalla guerra civile all’opera pacifica di edificazione socialista ed il periodo del NEP. I nemici del bolscevismo e gli elementi ostili nelle file del Partito trovarono sempre il loro capi nei soliti individui. Ma il Partito reagì energicamente alla nuova offensiva del trotskismo e lo stesso Stalin, tirando le somme della lotta ebbe a dire:
“Senza battere il trotskismo non si può vincere nelle condizioni della NEP, non si può trasformare la Russia attuale nella Russia socialista”.
Sebbene più volte battuti , Trotskij e compagni, dopo ipocrite ed apparenti resipiscenze ed atti di costrizione, ritornarono all’attacco. Negli anni 1926-1927 si formò ilo blocco trotskista-zinovievista che il partito smascherò e denunciò provocando la espulsione dalle proprie file di Trotskij e gli altri che da quel momento cessarono di essere una corrente politica per diventare una cricca di politicanti che mentre da un lato cercava con ogni mezzo di rientrare nel partito, dall’altra organizzava nascostamente i primi sabotaggi ed i primi assassini.
Si venne cosi all’uccisione di Kirov (1934). L’assassino arrestato sul luogo del delitto confessò d’essere membro d’un gruppo contro-rivoluzionario facente capo a Zinoniev. Venne successivamente (1935-1936) accertata l’esistenza di altri gruppi antisovietici capeggiati da Trotskij (già all’estero), Zinoniev e Kameneff .
Tutti gli arrestati confessarono di aver organizzato l’assassinio di Kirov e di aver preparato pure l’assassinio di altri dirigenti del partito. L’istruttoria accertò anche il collegamento di questi gruppi con l’estero a scopo di spionaggio.
Il processo di Mosca si risolse, come è noto, con la condanna alla pena capitale di questi uomini che avevano ampiamente e continuamente dimostrata la loro decadenza morale di traditori mascherata più volte da ipocrite dichiarazioni di fedeltà al partito.

Il processo suscitò, naturalmente, grande scalpore all’estero: quelli dei condannati erano grandi nomi e non si poteva quindi; non vedere in quell’avvenimento un essenziale indizio di crisi interna. Le reazioni negli ambienti internazionali furono molteplici. La Seconda Internazionale ed i social-democratici di tutto il mondo vollero intervenire presso Stalin e presso l’opinione pubblica a favore dei condannati: il loro gesto fu non solo intempestivo, ma si dimostrò negativo ai fini della stessa social-democrazia perché di esso si avvalsero i regimi reazionari ai quali non sembrava vero di poter confermare clamorosamente – secondo loro – con quel materiale i loro punti di vista del comunismo.
Tutta la stampa mondiale, e particolarmente quella fascista o parafascista, fu mobilitata per l’avvenimento nel quale molti credettero vedere i segni precorritori di una grave lesione organica nel giovane corpo del primo stato proletario; fu cullata, anzi, in alcuni ambienti internazionali, la segreta speranza di una prossima revisione, se non addirittura di un prossimo crollo, dell’intero regime sovietico. La realtà fu che da quel processo, l’Unione Sovietica uscì più forte che mai dopo che, con rapida e decisa operazione chirurgica, ebbe estirpato il bubbone che minacciava di infettare il paese. Vi fu, sì, revisione, ma fu revisione negativa e per i congiurati all’interno, e per mandanti, reali ed ideali, all’esterno.
Si parlò, anche dopo la condanna dei Zinoviev e dei Kameneff e la messa al bando del trotskismo, del prevalere di una cosiddetta destra su una pretesa sinistra in seno al partito bolscevico, i fatti hanno abbondantemente dimostrato che non si trattava in realtà di tutto ciò, ma di qualcosa ben più importante che non certe teoriche suddivisioni che, in un partito come quello comunista, non hanno nessuna consistenza teorica propriamente detta né, tantomeno, pratica. Tali suddivisioni, improprie e incomprensibili all’organizzazione politica comunista, restano e s’affermano nel campo della pretenziosa catalogazione di un classicismo politico, caratteristico della mentalità borghese e piccolo-borghese.
Quel che conta è che la fede comunista è la linea politica del partito che è qualcosa di ben differente delle correnti, suddivisioni politiche in destra, centro o sinistra, comuni agli altri partiti ivi compresi quelli socialisti; è un fatto che coloro i quali abbiano assunto o assumano degli atteggiamenti che non siano su quella linea sono per lo più potenzialmente fuori o contro il partito della classe operaia il quale ha vinto le sue più grandi battaglie proprio per questa sua compatta ad energica reazione contro tutti gli slittamenti e le deviazioni ideologiche dei suoi membri.
Un gruppo che sia distinto da una catalogazione di sinistra o di centro o di destra è sempre un gruppo che s’è messo fuori della linea del partito, è sempre una tendenza da combattere e da eliminare.
Questa coscienza, questa disciplina è la grande forza che permette oggi ai partiti comunisti d’essere le vere autentiche avanguardie dirigenti della classe operaia.
La storia dei partiti social –democratici dimostra ampiamente come tutte quelle divisioni concesse o ammesse in seno a una compagine politica, abbiano sempre finito per essere, prima o poi, i cavalli di Troia, che dovranno menomare la efficienza di un partito e frantumare la possibilità di sviluppo e resistenza.
I motivi essenziali di quella lotta erano ben altri. Il bolscevismo aveva avvertito con chiarezza ciò che il nazi-fascismo andava preparando con la sua politica di guerra; non poteva quindi, in vista di un prossimo conflitto che avrebbe sconvolto la vita intercontinentale (Austria, Africa, e Spagna erano state le prime avvisaglie), non poteva, diciamo, non cautelarsi, sia all’interno come all’esterno, per l’aspetto totalitario che avrebbe caratterizzato la fisionomia di una nuova guerra, dalla minaccia che si profilava, ogni giorno sempre di più, all’orizzonte del mondo. Si imponeva quindi la necessità di una compattezza, anzitutto spirituale, all’interno. In realtà questa compattezza, nell’insieme, non mancava, ma in vista di una crisi di congiuntura propria ad ogni situazione militare, crisi che ogni governo cosciente delle proprie responsabilità, deve aspettarsi ed alla quale non deve quindi trovarsi impreparato, essa poteva essere incrinata dalla deleteria azione di alcuni elementi insicuri e fluidi nel loro atteggiamento; atteggiamento che non poteva dirsi ancor in periodo di pace, certamente ortodosso o almeno improntato ad un patriottico lealismo
E’ noto –e più sopra lo abbiamo visto – che i leninisti-staliniani avevano, in un certo senso, accettata, sul piano teorico, la discussione con il trotskismo, tant’è vero che i rappresentanti di questa tendenza, e all’interno dello stesso partito ed al di fuori d’esso non avevano mai subito serie noie fino ad allora. La situazione sembrava essersi cristallizzata alla fase strettamente polemica. Le cose cambiarono aspetto, e non poteva logicamente essere altrimenti, quando i trotskisti passarono dal piano teorico a quello propriamente pratico degli attentati e dell’organizzazioni sovvertitrice clandestina. Lo Stato doveva quindi difendersi se voleva difendere i cittadini stessi da uno sfaldamento provocatorio e disastroso, se voleva evitare una guerra civile preventiva, organizzata da alcuni elementi in vista di una guerra alle frontiere.
Distaccandoci oggi da quelle che possono essere le asprezze verbali (asprezze del resto giustificabili in rapporto alle contingenze ed ai motivi passionali determinanti) che sembrano investire in più parti il carattere abbastanza polemico del libro, dovremo cercare di cogliere il lato storico del documento. A ciò potremo essere aiutati da un esame che sia il più possibile pacato e sereno, per quel che ci è consentito dall’esser ancor noi gli attori o i testimoni di questa immensa tragedia dei fatti e delle idee e delle loro correlazioni segrete ed evidenti, presenti e passate.
Il lettore mediti un istante su ciò che sarebbe avvenuto se, per fatale sorte, il tentativo trotskista avesse raggiunto il suo scopo, indebolire cioè i motivi ideologici e materiali della resistenza sovietica e quindi lo stesso potenziale bellico bolscevico e, in ultima analisi, sabotare indirettamente lo sforzo militare delle Nazioni Unite. La Germania terrebbe ancor in schiavitù l’Europa intiera; e chi ha provato fin nelle proprie carni quel che significhi il dominio tedesco, non può non rabbrividire a tale pensiero e non può non essere grato ai dirigenti dell’Unione Sovietica che, illuminati e coscienti, hanno preparato fin dall’epoca di quel processo, questa riscossa del mondo civile per la quale era doveroso trovarsi “a punto” accanto ai grandi popoli anglosassoni ed a tutti gli altri che amano e proteggono le libertà democratiche.
Si crede quindi di fare opera di educazione politica offrendo ai lettori questo documento di lotta e di libertà nel quale, ripetiamo, alcune durezze polemiche accessorie non debbono e non possono falsare o velare il valore storico del motivo centrale che ho determinato le argomentazioni in esso documento ordinate e raccolte.
Non sarà, inoltre, inopportuno che gli italiani conoscano, dopo tanta letteratura fascista in argomento, anche quei testi dei quali il fascismo ha vietata la diffusione, impedendo così il formarsi di una coscienza veramente responsabile alla quale si potesse sempre riferire ogni grave decisione che dovesse essere veramente storica, e ogni conseguente azione che volesse essere equilibrata, degna di cittadini messi in condizione di pensare e agire secondo giustizia e libertà
Formare questa coscienza politica è compito di coloro che oggi vogliono avviare il popolo verso una vera e sana democrazia progressiva, verso quella democrazia che fornisce in ogni tempo ed in ogni grave situazione nazionale, le basi della resistenza accanita dell’ eroismo fulgido


1) STALIN, KALININ, MOLOTOV ED ALTRI: Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell’U.R.S.S. – Soc. Ed. “ L’UNITA’”, Roma 1944



PROLETARI LA VOSTRA CAUSA E’ IN GIOCO!
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L’organizzazione degli attentati criminali nell’Unione Sovietica fa parte dell’offensiva mondiale dei fascisti, che mirano soltanto alla schiavitù de popoli.

L’organizzazione degli attentati criminali nell’Unione Sovietica fa parte dell’offensiva mondiale dei fascisti, che mirano soltanto alla schiavitù de popoli.

Furono sempre gli stessi criminali. quelli che organizzarono le bande degli assassini in Spagna e nell'Unione sovietica; le bande trotskiste e zinovieviste del terrore, associate in collaborazione con gli elementi più intimi e perniciosi della delinquenza fascista, di Hitler e Mussolini. E quindi, tanto dal processo dei terroristi di Mosca. come quello dei terroristi di Novosibirsk, risultò palese, pel mondo intiero, che questi gruppi sanguinari, trotskisti e zinovievisti, ricevettero l’impulso più fattivo dagli agenti della Gestapo, la polizia dell’hitlerismo, e ne divennero mortali agenzie. Cosi nella Spagna i trotskisti tentano ancora la disgregazione, lo sbriciolamento del Fronte popolare antifascista, onde aiutare i generali ribelli e fascisti, Franco e Mola, a vincere. E il movimento trotskista si rivela l’alleato più valido, l’ausiliario più subdolo nonché il pioniere oltre frontiera, della peggiore reazione contro-rivoluzionaria; il complice dei più sfrenati nemici della classe operaia, l’alleato del fascismo assassino.
La scoperta del complotto trotskista-zlnovievista, contro la vita Stalin e dei suoi collaboratori più preziosi, ha sollevato un'indignazione indicibile in tutte le popolazioni dell’ U.R.S.S., e nelle masse laboriose e oppresse del rimanente mondo. Tutti gli operai e tutti gli antifascisti hanno compreso che mediante questi scelleratissimi attentati si cerca di colpire al cuore, quanto di più vivo e di saldamente costituito posseggono come garanzia: la pace mondiale e la democrazia; per distruggere quanto di più sacro giustifichi l’esistenza d'un proletariato rivoluzionario e internazionale; per arrestare il cammino d’ogni progresso sociale dell’umanità. A questi attentati vili e perfidi delle bande di Trotskj, veri trabocchetti delle strategie fasciste, conveniva una sola risposta: quella stessa del tribunale dell’U.R.S.S. che, fedele al suo compito rivoluzionario, decretò la distruzione di queste bande di complottatori ambigui, manifestamente dichiaratisi come i più pericolosi nemici del proletariato rivoluzionario mondiale.
E non soltanto il processo dei terroristi di Mosca, ma anche quello dei consimili di Novosibirsk, ha dimostrato all'opinione del mondo intero la comunanza di intenti delittuosi esistente tra il fascismo tedesco e le bande trotskiste-zinovieviste. Se al processo di Mosca si scoperse che il fine dei banditi mirava a colpire i grandi capi del primo movimento operaio di masse, a Novosibirak venne chiaramente dimostrato che gli assassini intendevano colpire gli operai e ì minatori stessi dell'Unione sovietica. Non fu più possibile dubitare, dunque, che i criminali fascisti, assetati di sangue, si preparavano da tempo a rovesciare il primo potere delle classi lavoratrici, con i suoi gloriosi dirigenti, e a realizzare una campagna distruttrice, e che da anni preparavano una propaganda serrata, predicandola come una fede. Pur di attuarla ricorsero agli unici mezzi, che potevano ancora rimanere a disposizione, stante l’attuale condizione delle forze politiche dell'U.R.S.S.; ricorsero alla viltà di assassinii, tramati in segreto.
E su questa strada di sangue, il fascismo hitleriano si incontrò con il blocco formato da Totskij-Zinoviev-Kamènev e fecero causa comune, attratti dalle affinità dei loro propositi criminali. Questo è quanto risultò nudo e crudo, dagli atti del processo moscovita. Eppure malgrado simile alleanza tra i terroristi degenerati di Trotski e Zinoviev, e i fascisti hitleriani. non mancarono avvocati e difensori per tali canaglie operanti contro la salute del primo Stato operaio. I più eminenti capì della II Internazionale, e della Internazionale sindacale di Amsterdam. Adler, de Brouckheré, Citrine, Otto Bauer. ed altri ancora, vollero ostacolare l’atteggiamento difensivo del potere sovietico e tentarono di impedire la soppressione dei banditi terroristi e contro-rivoluzionari. Invece di venire in aiuto del potere Sovietico nella sua lotta per difendere la vita della propria rivoluzione, contro il nemico mondiale di tutto il proletariato, intervento naturale per tutti gli antifascisti e per tutti coloro che amano la libertà, i portavoce autorizzati della II Internazionale parteggiavano per il peggior nemico del proletariato mondiale, ponendosi contro l’avanguardia rivoluzionaria e combattente dei lavoratori, e contro tutti gli antifascisti. Ed è questo secondo fatto, nudo e crudo, quello che noi dobbiamo freddamente constatare. La lotta contro il principale nemico del proletariato, del socialismo e delle democrazie, la lotta contro il fascismo obbliga, dunque, oggi, ciascun operaio, e ciascun antifascista a prendere posizione di fronte a questo problema. Poiché fintanto che dei traditori della causa della classe operaia, degli alleati del fascismo, degli agenti del nemico si troveranno ancora, come serpi tra i ranghi della classe, il proletariato non potrà mai vincere la sua dura battaglia, densa di sacrifici, e superare la lunghissima lotta contro il fascismo, e quindi contro la reazione Il compito primordiale, il più importante, l’ineluttabile del proletariato mondiale e di tutti gli antifascisti, è quello di consolidare, di rendere invincibile, a forza di saldezza e coesione, il Fronte unico del proletariato, e il Fronte popolare antifascista; di attrarre e mobilitare poi per la lotta comune, contro il fascismo, tutti i settori ancora immaturi, esistenti nel popolo dei lavoratori. Ma questo risultato non si potrà mai ottenere, fin quando i nemici mortali dell’avanguardia rivoluzionaria , verranno in qualche modo difesi, come invano tentarono gli esponenti della II Internazionale; ma solamente depurando in assoluto tutti i ranghi del proletariato, da tutti i possibili nemici, quelli dichiarati e quelli nascosti, e da tutti gli alleati del fascismo, conosciuti e da scoprire.
La parola d’ordine per la classe operaia internazionale, non invita a difendere il trotskismo contro-rivoluzionario, né tanto meno a far causa comune, con quello. Ma al contrario, impone di espellerlo da tutti i ranghi della classe operaia quando risulti, in luce o in ombra, un’alleanza palese o segreta col fascismo Questa è la necessità indiscutibile dell’ora.



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Edited by Sandor_Krasna - 28/1/2015, 02:51
 
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