Comunismo - Scintilla Rossa

Il complotto contro la Rivoluzione russa (1944), Dimitrov, Ercoli, Ponomarev, Krupskaja, Fischer

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view post Posted on 2/4/2011, 13:50

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lo riporterò in più post, uno per ogni autore, in uno non ci entrava... forse meglio non commentare finché finisco cosi saranno tuti di seguito ordinati e senza interruzioni, poi cancello lo spoiler


- IL COMPLOTTO CONTRO LA RIVOLUZIONE RUSSA -
Dimitrov – Ercoli - Ponomarev - Krupskaia - Fischer



Gli insegnamenti del processo di Mosca
Contro il centro terrorista di Trotskij e Zinoviev



Il Processo del 1936 contro Zinoviev, Kamenev e altri 15 imputati (a cui seguiranno nel 1937 e 1938 altri due processi ai trotskisti e ai seguaci di Bucharin) svela clamorosamente, agli occhi del mondo intero, che l’opposizione politica del 1924 alla linea del Partito bolscevico da parte di costoro, si trasformò, dal 1927 in poi, in una segreta cospirazione terroristica volta alla eliminazione fisica dei dirigenti bolscevichi e all’organizzazione di atti di sabotaggio (esplosione di miniere, deragliamento di treni ecc.) che costarono la vita ad operai sovietici. Trotski dirigeva il complotto dalla sua villa protetta in Città del Messico.

Ma ancor più che nel primo processo, nei due successivi venne fuori l’aspetto davvero scellerato della cospirazione: il legame dei congiurati con la Gestapo e con i servizi segreti del Giappone fascista. Erano pronti, Zinoviev, Kamenev, Piatakov, Radek e Bucharin (insieme agli altri 49 imputati) ad aprire “il fronte interno” in caso di attacco militare all’Urss da parte delle potenze dell’Asse.

Furono processi pubblici, alla presenza della stampa mondiale, e gli imputati, tutti gli imputati, furono rei confessi. Noi tradurremo in italiano, dall’inglese e dal francese e pubblicheremo, per la prima volta nella loro versione integrale, tutti e tre i processi in tempi che speriamo relativamente brevi e li metteremo in rete.

Quello che ci preme sottolineare, in questa nota, è il voltafaccia di Togliatti sulla questione Trotski: quando si chiamava “Ercoli”, quando cioè era dirigente marxista leninista e figura di primo piano della Terza Internazionale, Togliatti usò, verso Trotski, un determinato linguaggio (addirittura eccessivamente ridondante!-i lettori potranno giudicare), ma allorquando, nella svolta dell’VIII Congresso egli sancì, in linea con la controrivoluzione kruscioviana, l’abbandono dei capisaldi del leninismo, era inevitabile che prima o poi la demonizzazione di Stalin dovesse risolversi, per “induzione” in una contrapposta riabilitazione di Trotski.

Gli Editori Riuniti, casa editrice del Pci, stamparono a cura di Luciano Gruppi, oltre 40 anni fa, un “Lenin su Trotski” in cui il curatore, eludendo accuratamente il ruolo criminale antisovietico del Trotski del 1927-1940, faceva risorgere quest’ultimo come carismatico dirigente rivoluzionario. Nadezhda Krupskaja, moglie di Lenin e dirigente del partito bolscevico, che commentò anch’essa il processo del 1936 insieme a Ercoli, inorridirebbe di fronte alla postuma riabilitazione di Trotski da parte del Pci. Questa operazione malefica e falsa Gruppi l’ha portata a termine attraverso la strumentalizzazione di scritti e lettere di Lenin accuratamente scelti, scritti che appartenevano a tutta un’altra epoca storica del trotskismo quando cioè quest’ultimo era una linea ultrasinistra e antileninista ma pur sempre una linea politica. “Se stiamo alla lettera - ebbe l’improntitudine di scrivere Gruppi nella prefazione del suddetto libro- Trotski aveva ragione nel ritenersi più vicino a Lenin di altri (cioè di Stalin, evidentemente ndr)”.

Quindi fra i revisionismi di Togliatti non solo vi è l’attiva complicità con Krusciov nella demonizzazione di Stalin, ma anche (e anche qui complice con Krusciov), la riabilitazione di una delle più orrende fugure di rinnegati anticomunisti e antisovietici.



Amedeo Curatoli


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INTRODUZIONE



E’ ancor vivo in Italia il ricordo della lotta sostenuta dal bolscevismo contro il trotskismo; lotta che ebbe clamorosa conclusione nel noto processo di Mosca contro alcune delle maggiori figure della rivoluzione russa.
Non si può naturalmente indicare con una data precisa a quando esattamente risalga il dissidio fra il gruppo Trotskij-Zinoviev-Kameneff da una parte ed il gruppo Lenin-Stalin dall’altra. I primi sintomi di tale dissidio si possono però già ritrovare nel periodo 1908-1912; Trotskij cominciò allora ad agitarsi e si rilevò subito – per l’appoggio da lui dato al gruppo di liquidatori e degli otsovisti e per la organizzazione di quel blocco detto di Agosto contro Lenin – come il più pericoloso, perché il più abile, avversario del “bolscevismo”. (1)

Al VI Congresso del Partito (luglio 1917) Trotskij e il suo gruppo (detto dei “mezrayonzi” ad indicare la loro posizione di centristi fra menscevichi e bolscevichi) si dichiararono d’accordo su tutti i punti di vista con i bolscevichi e chiesero di essere ammessi al partito. Il Congresso ne accolse la domanda ritenendo che, col tempo, sarebbero potuti diventare bolscevichi. E qualcuno infatti lo divenne. Trotskij ed alcuni suoi amici erano invece entrati nel partito all’unico scopo di sovvertirlo dall’interno anziché combatterlo frontalmente.
Alla pace di Brest-Litovsk, Trotskij assunse atteggiamenti contrastanti con le direttive del partito bolscevico, mettendo in serio pericolo la vita della giovane Repubblica sovietica.
Lenin, Stalin e Sverdlov dovettero allora sostenere una accanitissima lotta nel Comitato Centrale per ottenere un voto favorevole in favore della pace.
E’ accertato che il gruppo trotskista si proponeva di sabotare il trattato di pace Brest Litovsk, di far arrestare e assassinare Lenin, Stalin e Sverdlov e formare così il nuovo governo composto essenzialmente di menscevichi.
Il partito si strinse pero intorno a Lenin e Stalin e sventò i tentativi di Zinoviev, Kameneff, Trotskij, Bukharin ed altri cercavano di far deviare il partito dal cammino della rivoluzione socialista.
Venne poi il passaggio dalla guerra civile all’opera pacifica di edificazione socialista ed il periodo del NEP. I nemici del bolscevismo e gli elementi ostili nelle file del Partito trovarono sempre il loro capi nei soliti individui. Ma il Partito reagì energicamente alla nuova offensiva del trotskismo e lo stesso Stalin, tirando le somme della lotta ebbe a dire:
“Senza battere il trotskismo non si può vincere nelle condizioni della NEP, non si può trasformare la Russia attuale nella Russia socialista”.
Sebbene più volte battuti , Trotskij e compagni, dopo ipocrite ed apparenti resipiscenze ed atti di costrizione, ritornarono all’attacco. Negli anni 1926-1927 si formò ilo blocco trotskista-zinovievista che il partito smascherò e denunciò provocando la espulsione dalle proprie file di Trotskij e gli altri che da quel momento cessarono di essere una corrente politica per diventare una cricca di politicanti che mentre da un lato cercava con ogni mezzo di rientrare nel partito, dall’altra organizzava nascostamente i primi sabotaggi ed i primi assassini.
Si venne cosi all’uccisione di Kirov (1934). L’assassino arrestato sul luogo del delitto confessò d’essere membro d’un gruppo contro-rivoluzionario facente capo a Zinoniev. Venne successivamente (1935-1936) accertata l’esistenza di altri gruppi antisovietici capeggiati da Trotskij (già all’estero), Zinoniev e Kameneff .
Tutti gli arrestati confessarono di aver organizzato l’assassinio di Kirov e di aver preparato pure l’assassinio di altri dirigenti del partito. L’istruttoria accertò anche il collegamento di questi gruppi con l’estero a scopo di spionaggio.
Il processo di Mosca si risolse, come è noto, con la condanna alla pena capitale di questi uomini che avevano ampiamente e continuamente dimostrata la loro decadenza morale di traditori mascherata più volte da ipocrite dichiarazioni di fedeltà al partito.

Il processo suscitò, naturalmente, grande scalpore all’estero: quelli dei condannati erano grandi nomi e non si poteva quindi; non vedere in quell’avvenimento un essenziale indizio di crisi interna. Le reazioni negli ambienti internazionali furono molteplici. La Seconda Internazionale ed i social-democratici di tutto il mondo vollero intervenire presso Stalin e presso l’opinione pubblica a favore dei condannati: il loro gesto fu non solo intempestivo, ma si dimostrò negativo ai fini della stessa social-democrazia perché di esso si avvalsero i regimi reazionari ai quali non sembrava vero di poter confermare clamorosamente – secondo loro – con quel materiale i loro punti di vista del comunismo.
Tutta la stampa mondiale, e particolarmente quella fascista o parafascista, fu mobilitata per l’avvenimento nel quale molti credettero vedere i segni precorritori di una grave lesione organica nel giovane corpo del primo stato proletario; fu cullata, anzi, in alcuni ambienti internazionali, la segreta speranza di una prossima revisione, se non addirittura di un prossimo crollo, dell’intero regime sovietico. La realtà fu che da quel processo, l’Unione Sovietica uscì più forte che mai dopo che, con rapida e decisa operazione chirurgica, ebbe estirpato il bubbone che minacciava di infettare il paese. Vi fu, sì, revisione, ma fu revisione negativa e per i congiurati all’interno, e per mandanti, reali ed ideali, all’esterno.
Si parlò, anche dopo la condanna dei Zinoviev e dei Kameneff e la messa al bando del trotskismo, del prevalere di una cosiddetta destra su una pretesa sinistra in seno al partito bolscevico, i fatti hanno abbondantemente dimostrato che non si trattava in realtà di tutto ciò, ma di qualcosa ben più importante che non certe teoriche suddivisioni che, in un partito come quello comunista, non hanno nessuna consistenza teorica propriamente detta né, tantomeno, pratica. Tali suddivisioni, improprie e incomprensibili all’organizzazione politica comunista, restano e s’affermano nel campo della pretenziosa catalogazione di un classicismo politico, caratteristico della mentalità borghese e piccolo-borghese.
Quel che conta è che la fede comunista è la linea politica del partito che è qualcosa di ben differente delle correnti, suddivisioni politiche in destra, centro o sinistra, comuni agli altri partiti ivi compresi quelli socialisti; è un fatto che coloro i quali abbiano assunto o assumano degli atteggiamenti che non siano su quella linea sono per lo più potenzialmente fuori o contro il partito della classe operaia il quale ha vinto le sue più grandi battaglie proprio per questa sua compatta ad energica reazione contro tutti gli slittamenti e le deviazioni ideologiche dei suoi membri.
Un gruppo che sia distinto da una catalogazione di sinistra o di centro o di destra è sempre un gruppo che s’è messo fuori della linea del partito, è sempre una tendenza da combattere e da eliminare.
Questa coscienza, questa disciplina è la grande forza che permette oggi ai partiti comunisti d’essere le vere autentiche avanguardie dirigenti della classe operaia.
La storia dei partiti social –democratici dimostra ampiamente come tutte quelle divisioni concesse o ammesse in seno a una compagine politica, abbiano sempre finito per essere, prima o poi, i cavalli di Troia, che dovranno menomare la efficienza di un partito e frantumare la possibilità di sviluppo e resistenza.
I motivi essenziali di quella lotta erano ben altri. Il bolscevismo aveva avvertito con chiarezza ciò che il nazi-fascismo andava preparando con la sua politica di guerra; non poteva quindi, in vista di un prossimo conflitto che avrebbe sconvolto la vita intercontinentale (Austria, Africa, e Spagna erano state le prime avvisaglie), non poteva, diciamo, non cautelarsi, sia all’interno come all’esterno, per l’aspetto totalitario che avrebbe caratterizzato la fisionomia di una nuova guerra, dalla minaccia che si profilava, ogni giorno sempre di più, all’orizzonte del mondo. Si imponeva quindi la necessità di una compattezza, anzitutto spirituale, all’interno. In realtà questa compattezza, nell’insieme, non mancava, ma in vista di una crisi di congiuntura propria ad ogni situazione militare, crisi che ogni governo cosciente delle proprie responsabilità, deve aspettarsi ed alla quale non deve quindi trovarsi impreparato, essa poteva essere incrinata dalla deleteria azione di alcuni elementi insicuri e fluidi nel loro atteggiamento; atteggiamento che non poteva dirsi ancor in periodo di pace, certamente ortodosso o almeno improntato ad un patriottico lealismo
E’ noto –e più sopra lo abbiamo visto – che i leninisti-staliniani avevano, in un certo senso, accettata, sul piano teorico, la discussione con il trotskismo, tant’è vero che i rappresentanti di questa tendenza, e all’interno dello stesso partito ed al di fuori d’esso non avevano mai subito serie noie fino ad allora. La situazione sembrava essersi cristallizzata alla fase strettamente polemica. Le cose cambiarono aspetto, e non poteva logicamente essere altrimenti, quando i trotskisti passarono dal piano teorico a quello propriamente pratico degli attentati e dell’organizzazioni sovvertitrice clandestina. Lo Stato doveva quindi difendersi se voleva difendere i cittadini stessi da uno sfaldamento provocatorio e disastroso, se voleva evitare una guerra civile preventiva, organizzata da alcuni elementi in vista di una guerra alle frontiere.
Distaccandoci oggi da quelle che possono essere le asprezze verbali (asprezze del resto giustificabili in rapporto alle contingenze ed ai motivi passionali determinanti) che sembrano investire in più parti il carattere abbastanza polemico del libro, dovremo cercare di cogliere il lato storico del documento. A ciò potremo essere aiutati da un esame che sia il più possibile pacato e sereno, per quel che ci è consentito dall’esser ancor noi gli attori o i testimoni di questa immensa tragedia dei fatti e delle idee e delle loro correlazioni segrete ed evidenti, presenti e passate.
Il lettore mediti un istante su ciò che sarebbe avvenuto se, per fatale sorte, il tentativo trotskista avesse raggiunto il suo scopo, indebolire cioè i motivi ideologici e materiali della resistenza sovietica e quindi lo stesso potenziale bellico bolscevico e, in ultima analisi, sabotare indirettamente lo sforzo militare delle Nazioni Unite. La Germania terrebbe ancor in schiavitù l’Europa intiera; e chi ha provato fin nelle proprie carni quel che significhi il dominio tedesco, non può non rabbrividire a tale pensiero e non può non essere grato ai dirigenti dell’Unione Sovietica che, illuminati e coscienti, hanno preparato fin dall’epoca di quel processo, questa riscossa del mondo civile per la quale era doveroso trovarsi “a punto” accanto ai grandi popoli anglosassoni ed a tutti gli altri che amano e proteggono le libertà democratiche.
Si crede quindi di fare opera di educazione politica offrendo ai lettori questo documento di lotta e di libertà nel quale, ripetiamo, alcune durezze polemiche accessorie non debbono e non possono falsare o velare il valore storico del motivo centrale che ho determinato le argomentazioni in esso documento ordinate e raccolte.
Non sarà, inoltre, inopportuno che gli italiani conoscano, dopo tanta letteratura fascista in argomento, anche quei testi dei quali il fascismo ha vietata la diffusione, impedendo così il formarsi di una coscienza veramente responsabile alla quale si potesse sempre riferire ogni grave decisione che dovesse essere veramente storica, e ogni conseguente azione che volesse essere equilibrata, degna di cittadini messi in condizione di pensare e agire secondo giustizia e libertà
Formare questa coscienza politica è compito di coloro che oggi vogliono avviare il popolo verso una vera e sana democrazia progressiva, verso quella democrazia che fornisce in ogni tempo ed in ogni grave situazione nazionale, le basi della resistenza accanita dell’ eroismo fulgido


1) STALIN, KALININ, MOLOTOV ED ALTRI: Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell’U.R.S.S. – Soc. Ed. “ L’UNITA’”, Roma 1944



PROLETARI LA VOSTRA CAUSA E’ IN GIOCO!
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L’organizzazione degli attentati criminali nell’Unione Sovietica fa parte dell’offensiva mondiale dei fascisti, che mirano soltanto alla schiavitù de popoli.

L’organizzazione degli attentati criminali nell’Unione Sovietica fa parte dell’offensiva mondiale dei fascisti, che mirano soltanto alla schiavitù de popoli.

Furono sempre gli stessi criminali. quelli che organizzarono le bande degli assassini in Spagna e nell'Unione sovietica; le bande trotskiste e zinovieviste del terrore, associate in collaborazione con gli elementi più intimi e perniciosi della delinquenza fascista, di Hitler e Mussolini. E quindi, tanto dal processo dei terroristi di Mosca. come quello dei terroristi di Novosibirsk, risultò palese, pel mondo intiero, che questi gruppi sanguinari, trotskisti e zinovievisti, ricevettero l’impulso più fattivo dagli agenti della Gestapo, la polizia dell’hitlerismo, e ne divennero mortali agenzie. Cosi nella Spagna i trotskisti tentano ancora la disgregazione, lo sbriciolamento del Fronte popolare antifascista, onde aiutare i generali ribelli e fascisti, Franco e Mola, a vincere. E il movimento trotskista si rivela l’alleato più valido, l’ausiliario più subdolo nonché il pioniere oltre frontiera, della peggiore reazione contro-rivoluzionaria; il complice dei più sfrenati nemici della classe operaia, l’alleato del fascismo assassino.
La scoperta del complotto trotskista-zlnovievista, contro la vita Stalin e dei suoi collaboratori più preziosi, ha sollevato un'indignazione indicibile in tutte le popolazioni dell’ U.R.S.S., e nelle masse laboriose e oppresse del rimanente mondo. Tutti gli operai e tutti gli antifascisti hanno compreso che mediante questi scelleratissimi attentati si cerca di colpire al cuore, quanto di più vivo e di saldamente costituito posseggono come garanzia: la pace mondiale e la democrazia; per distruggere quanto di più sacro giustifichi l’esistenza d'un proletariato rivoluzionario e internazionale; per arrestare il cammino d’ogni progresso sociale dell’umanità. A questi attentati vili e perfidi delle bande di Trotskj, veri trabocchetti delle strategie fasciste, conveniva una sola risposta: quella stessa del tribunale dell’U.R.S.S. che, fedele al suo compito rivoluzionario, decretò la distruzione di queste bande di complottatori ambigui, manifestamente dichiaratisi come i più pericolosi nemici del proletariato rivoluzionario mondiale.
E non soltanto il processo dei terroristi di Mosca, ma anche quello dei consimili di Novosibirsk, ha dimostrato all'opinione del mondo intero la comunanza di intenti delittuosi esistente tra il fascismo tedesco e le bande trotskiste-zinovieviste. Se al processo di Mosca si scoperse che il fine dei banditi mirava a colpire i grandi capi del primo movimento operaio di masse, a Novosibirak venne chiaramente dimostrato che gli assassini intendevano colpire gli operai e ì minatori stessi dell'Unione sovietica. Non fu più possibile dubitare, dunque, che i criminali fascisti, assetati di sangue, si preparavano da tempo a rovesciare il primo potere delle classi lavoratrici, con i suoi gloriosi dirigenti, e a realizzare una campagna distruttrice, e che da anni preparavano una propaganda serrata, predicandola come una fede. Pur di attuarla ricorsero agli unici mezzi, che potevano ancora rimanere a disposizione, stante l’attuale condizione delle forze politiche dell'U.R.S.S.; ricorsero alla viltà di assassinii, tramati in segreto.
E su questa strada di sangue, il fascismo hitleriano si incontrò con il blocco formato da Totskij-Zinoviev-Kamènev e fecero causa comune, attratti dalle affinità dei loro propositi criminali. Questo è quanto risultò nudo e crudo, dagli atti del processo moscovita. Eppure malgrado simile alleanza tra i terroristi degenerati di Trotski e Zinoviev, e i fascisti hitleriani. non mancarono avvocati e difensori per tali canaglie operanti contro la salute del primo Stato operaio. I più eminenti capì della II Internazionale, e della Internazionale sindacale di Amsterdam. Adler, de Brouckheré, Citrine, Otto Bauer. ed altri ancora, vollero ostacolare l’atteggiamento difensivo del potere sovietico e tentarono di impedire la soppressione dei banditi terroristi e contro-rivoluzionari. Invece di venire in aiuto del potere Sovietico nella sua lotta per difendere la vita della propria rivoluzione, contro il nemico mondiale di tutto il proletariato, intervento naturale per tutti gli antifascisti e per tutti coloro che amano la libertà, i portavoce autorizzati della II Internazionale parteggiavano per il peggior nemico del proletariato mondiale, ponendosi contro l’avanguardia rivoluzionaria e combattente dei lavoratori, e contro tutti gli antifascisti. Ed è questo secondo fatto, nudo e crudo, quello che noi dobbiamo freddamente constatare. La lotta contro il principale nemico del proletariato, del socialismo e delle democrazie, la lotta contro il fascismo obbliga, dunque, oggi, ciascun operaio, e ciascun antifascista a prendere posizione di fronte a questo problema. Poiché fintanto che dei traditori della causa della classe operaia, degli alleati del fascismo, degli agenti del nemico si troveranno ancora, come serpi tra i ranghi della classe, il proletariato non potrà mai vincere la sua dura battaglia, densa di sacrifici, e superare la lunghissima lotta contro il fascismo, e quindi contro la reazione Il compito primordiale, il più importante, l’ineluttabile del proletariato mondiale e di tutti gli antifascisti, è quello di consolidare, di rendere invincibile, a forza di saldezza e coesione, il Fronte unico del proletariato, e il Fronte popolare antifascista; di attrarre e mobilitare poi per la lotta comune, contro il fascismo, tutti i settori ancora immaturi, esistenti nel popolo dei lavoratori. Ma questo risultato non si potrà mai ottenere, fin quando i nemici mortali dell’avanguardia rivoluzionaria , verranno in qualche modo difesi, come invano tentarono gli esponenti della II Internazionale; ma solamente depurando in assoluto tutti i ranghi del proletariato, da tutti i possibili nemici, quelli dichiarati e quelli nascosti, e da tutti gli alleati del fascismo, conosciuti e da scoprire.
La parola d’ordine per la classe operaia internazionale, non invita a difendere il trotskismo contro-rivoluzionario, né tanto meno a far causa comune, con quello. Ma al contrario, impone di espellerlo da tutti i ranghi della classe operaia quando risulti, in luce o in ombra, un’alleanza palese o segreta col fascismo Questa è la necessità indiscutibile dell’ora.



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Edited by Sandor_Krasna - 28/1/2015, 02:51
 
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PROTEGGERE DEI MISERABILI TERRORISTI,
SIGNIFICA PROTEGGERE IL FASCISMO!

"DIMITROV"




Non si può leggere senza provare un sentimento di indignazione profonda, il telegramma che i rappresentanti ufficiali dell’Internazionale socialista, e della Federazione sindacale Internazionale, De Brouchere, Adler, Citrin e Schevenelr, inviarono in fretta al governo sovietico. in occasione del processo del centro terroristico trotskista-zinovievista.
Questi esponenti reazionari si comportarono forse con egual premura, allorché l’Internazionale comunista si rivolse all’Internazionale Socialista, per soccorrere di comune accordo, i minatori asturiani, che nel 1933, lottarono, armi in pugno, per la libertà?
Si preoccuparono forse di rispondere ai reiterati appelli dei rappresentanti dell’Internazionale comunista che li invitava ad agire di comune intesa per la salvezza del popolo etiopico, aggredito dal fascismo italiano? Affatto! Risposero allora di considerarsi impreparati e incompetenti per discutere equamente simili questioni, e che pareva loro più conveniente, e necessario, attendere la convocazione dell’esecutivo dell’Internazionale socialista.
Eppure, si trattava di impegnarsi per una causa giusta ed onesta; la difesa degli interessi civili del proletariato, non soltanto spagnolo, ma internazionale; di partecipare alla lotta contro una guerra di rapinatori, tra i più iniqui ed infami.
Ma, oggi, per converso, quegli esponenti reazionari mostrano una competenza e una preparazione piena di fervore, e, senza consultare le proprie organizzazioni, assumono, guidati dal loro capo, la difesa dei terroristi accusati a Mosca, dei criminali che tentarono di sopprimere proditoriamente i dirigenti del potere sovietico.
Ed è avvenuto sempre così. Allorquando il tribunale proletario dell’U.R.S.S., premette la mano per schiacciare quei sabotatori che mescolavano del vetro triturato al vitto degli operai, che avvelenavano il bestiame dei Kolkhoz, inceppando le macchine delle officine; e per schiacciare le spie sabotatrici agenti del fascismo, che distruggevano le ferrovie e lanciavano dinamite, sconvolgendo l'ordine della società proletaria, furono sempre, gli stessi esponenti reazionari Citrin, Adler ecc., che intervennero per intercedere a favore dell‘accozzaglia contro-rivoluzionaria

Troppe volte, nel passato, allorquando le organizzazioni della dittatura del proletariato, colsero in flagrante delitto gli emissari del fascismo straniero che preparavano attentati, contro i capi del paese del socialismo, troppe volte, diciamo, la simpatia di quegli esponenti non si manifestò per i lavoratori o i Kolkhoz, ma per i crudeli nemici!
Nessun esponente dell’Internazionale socialista, inviò dei telegrammi di condoglianze al P. C. dell'U.R.S.S., né al governo sovietico quando cadde assassinato Kirov, il miglior figlio del popolo, un combattente tra i più fermi e devoti alla causa della liberazione della classe operaia del mondo. Anzi, al contrario! Si fecero premura, nel caso, di prendere le difese dei criminali, contro i quali giustamente insorgeva la collera del popolo. Ed è ancor più rivoltante osservare come proprio oggi, mentre intorno al popolo spagnolo che lotta eroicamente si forma di fatto un Fronte unico internazionale, avverso ai generali ribelli, e al fascismo che li protegge, al fascismo tedesco e italiano, per salvare la Repubblica e la democrazia, Citrin e compagni, si abbandonarono a manifestazioni ostili contro il paese del socialismo, la più salda e indiscutibile organizzazione politica che funzioni per l'avvenire della libertà dei popoli.
Che hanno da blaterare, questi avvocati di Trotskij, Zinoviev. Kaménev, di fronte all’innegabilità dei fatti? Non si è già sufficientemente provato, come Trotskij, portato alla ribalta dai capi socialisti reazionari, sia stato l’organizzatore del terrorismo individualmente applicato nell'Unione Sovietica?
Provato, provatissimo. Non venne altrettanto dimostrato che i suoi compagni, Zinoviev e Kamènev. ecc... preparavano da anni, degli attentati terroristi, contro il più gran capo e organizzatore delle vittorie del socialismo: Stalin; e contro i suoi più valenti compagni di lotta, i dirigenti del partito e del popolo sovietico? Dimostratissimo. Non fu questa banda, quella che assassinò Kirov? Fu quella, e anche ciò venne reso di pubblica ed evidente ragione. Non si dimostrò forse che quei vili terroristi agivano in alleanza con la Gestapo, vale a dire con la polizia segnata del fascismo tedesco, il più crudele nemico della classe operaia, il carnefice feroce degli operai comunisti, socialisti, e senza partito? Anche questo venne dimostrato. E non è stato provato ancora, che i terroristi contro-rivoluzionari, nella loro pestifera illegalità, assimilarono e coltivarono i metodi dei poliziotti fascisti incendiari del Reichstag e sterminatori, più tardi, dei partecipanti a questo ignobile misfatto? Ma provato, senza dubbio! Poiché tutto, tutto venne provato, dimostrato, dal tribunale sovietico, durante le sedute pubbliche, in presenza dei rappresentanti della stampa internazionale e confermato a riprova, dalla confessione categorica degli imputati. Spalle al muro, per l’evidenza dei fatti accusatori, hanno pienamente conosciuta la giustezza delle accuse; non hanno negato di aver agito in collegamento con il fascismo, sia in campo politico, che organizzativo.
E non è sintomatico all'estremo, che gli accusati medesimi, con le loro ultime dichiarazioni, abbiano proclamato, l'un dopo l'altro, l`infamia dei crimini compiuti contro la classe operaia?
Eppure Citrin. Adler e compagni, hanno assunto la difesa di questa gente!
Le pretese di questi signori, appaiono ridicole e penose. Chiedono che si accordino agli accusati le garanzie, che già sono, per la legge del processo di loro spettanza, riconosciute dai giudici.
Ogni possibilità venne infatti concessa agli accusati, per la loro miglior difesa. Il diritto di scegliersi un avvocato di fiducia, la richiesta di qualsiasi testimonianza favorevole, la verifica e la revisione delle prove contrarie, ecc .... Tutto. Ebbene, gli imputati hanno invece rinunziato a tutto questo; hanno perfino rinunciato all'autodifesa, perché la catena dei loro delitti era troppo grande, pesante e visibile. Le prove a carico, apparivano materiate dall'evidenza di quei fatti indiscutibili, contro i quali non si lotta più. Dinnanzi a un pubblico internazionale, dinnanzi al mondo intero, documenti, riprove esaurienti, fatti significativi, vennero allineati uno per uno. l cospiratori, sono stati colti in flagrante. armi alla mano, con passaporti procurati e ricevuti dagli agenti della sicurezza hitleriana; e carichi di esplosivi.
I documenti presenti al tribunale, hanno provato che Trotskij dirigeva personalmente l'attività dei terroristi che spediva in U.R.S.S., per uccidere Stalin e organizzare altri atti cruenti, contro i dirigenti dello Stato socialista. E così, durante il processo pubblico, la colpevolezza dei criminali trotskisti-zinovievisti, è risultata lampante.
Si è dimostrato indiscutibilmente che Trotskìj, Zinoviev, Kamenev e la loro banda, agivano dall'altra parte della barricata, ossia nel medesimo campo di coloro che combattono contro il popolo spagnolo, che spediscono aeroplani, fucili, obici, ai generali ribelli e pensano di effettuare un intervento contro-rivoluzionario in Spagna.
Citrin e soci, tentarono di dar consistenza alla loro difesa dei terroristi, dei nemici del potere sovietico, invocando la necessità di mantenere la solidarietà proletaria, con la classe operaia che lotta in Spagna.
Si sforzarono di crear l'impressione che il processo dei terroristi contro-rivoluzionari in U.R.S.S. minacciasse questa solidarietà proletaria con il popolo iberico.
Ma si trattava d'una menzogna in piena malafede.
Il processo contro i terroristi, agenti del fascismo, è parte integrante della lotta antifascista, condotta dalla classe operaia internazionale. La reale solidarietà con il popolo spagnolo, rende incompatibile la possibile difesa degli emissari del fascismo in ogni paese di questo mondo. Sarebbe un controsenso, di voler sostenere la lotta spagnola contro il fascismo, ed in pari tempo, di difendere le bande terroriste e contro-rivoluzionarie, che minano la coesione dell'U.R.S.S. Questo significherebbe fare il gioco del fascismo spagnolo, contrapporsi alla libera lotta degli spagnoli proletari, e facilitarne la disfatta.
L'intervento degli esponenti dell’Internazionale socialista, e della Federazione internazionale sindacale, intacca la solidarietà del proletariato internazionale, con quello dell’U.R.S.S., porta un colpo al movimento unitario della classe operaia del mondo; tende al fallimento del Fronte unico dei lavoratori, contro il fascismo francese, spagnolo, di tutti i paesi del mondo. L’intervento di Citrin e soci vuol essere un diritto colpo d'ariete, contro la difesa eroica degli spagnoli, nella vana speranza che il popolo spagnolo segua i malfidi consigli che questi reazionari suggeriscono al popolo proletario dell’U.R.S.S. Consigli che condurrebbero la Repubblica spagnola al disastro.
Se il popolo spagnolo oggi sopporta dei sacrifici, forse senza precedenti, questo dipende dalla lunga impunità dei suoi generali contro-rivoluzionari, e dalla povertà delle misure prese contro i fascisti contro-rivoluzionari, che ordivano segretamente le trame, per coinvolgere il popolo e condurlo in capitalistica schiavitù.
Non c'è dubbio che Hitler e Mussolini, i generali Franco e Mola, i fascisti francesi e degli altri paesi, tutti i nemici giurati dell’unità della classe lavoratrice e del Fronte popolare, tutti i nemici della democrazia, del socialismo, dell'Unione sovietica, si rallegrano di questo vergognoso intervento di Citrin, Adler e soci, che tende ad approfondire la scissione nei ranghi del movimento operaio mondiale e favorisce il gioco della reazione internazionale.
Ma sarebbe falso di ritenere responsabili di questo intervento tutti i partiti e le organizzazioni affidate nell'Internazionale socialista, e alla Federazione sindacale internazionale. E' certo che queste organizzazioni non hanno incaricato Adler e Citrin, Schevenels e De Brouckere di assumere la difesa di Trotskij, Zinoviev, Kaménev, organizzatori degli atti terroristici contro i dirigenti dell'U.R.S.S., del grande paese sovietico. Non li avevano certo eletti perché si facessero paladini degli agenti fascisti e dei commissari della Gestapo. Non avevano, in fede, incaricati questi loro esponenti, di utilizzare il processo delle bande terroristiche, per scatenare una retriva campagna di calunnie contro l'Unione sovietica; per portare scacco matto alle forze del Fronte unico in lotta contro il fascismo.
Oggi in conseguenza di questo umiliante intervento di Citrin e colleghi, i milioni di partigiani militanti nei ranghi dell’Internazionale socialista e della Federazione sindacale internazionale, hanno il dovere di sempre più avvicinarsi ai compagni del Fronte unico.
E’ tempo infine che si tronchino simili ipocriti interventi, attuati in nome degli operai organizzati, ma solo, per impedire che la lotta contro il nemico comune, comune diventi. L’esempio dei condannati degeneri permette a ognuno di scorgere come quei rinnegati giostrando con frasari radicali nel genere d'un Trotskij, non siano altro che sabotatori, tanto più pericolosi quanto già inseriti ufficialmente nelle compagini del movimento operaio che per colmo di sventura dipende in buona fede, per alcune minoranze, da questi mantenuti del fascismo. Ma per fortuna, anche i più miopi già si rendono conto di questa “necessità” del Trotskij di creare una “Quarta internazionale”, e delle pericolose finalità di queste leve male accozzate di individualisti piccolo-borghesi, scatenati da un individualismo fine a se stesso, infatuato di potere, coltivato e nutrito dall’astuzia criminale della polizia fascista e dalla Gestapo
E' tempo ormai che ogni passo venga vigilato con estrema perspicacia di classe, distinguendo di primo acchito, sia i nemici in campo aperto, sia quelli nascosti, imparando a subito smascherare i sicari dal doppio gioco, tutti al soldo nemico, per espellerli spietatamente, fin che c’è tempo e prima che possano nuocere, dai ranghi delle organizzazioni proletarie. Questo sia l’insegnamento tra i più importanti, che il movimento operaio di tutti i paesi, deve trarre dall’esemplare processo moscovita.
Noi non dubitiamo un solo istante che tutte le organizzazioni operaie risponderanno, alle trovate antisovietiche di Citrin e colleghi, sempre più rafforzando e sviluppando il movimento in favore del Fronte unico. Sempre più si raccoglieranno intorno a questo Fronte milioni di lavoratori che parteciperanno, in assoluta adesione di spirito, alla giustizia della guerra spagnola, contro i generali ribelli sostenuti dal fascismo tedesco e italiano, sempre più solidamente raggruppati e compatti contro il fascismo e i suoi miserabili ausiliari: i cospiratori trotskisti.


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GLI INSEGNAMENTI DEL PROCESSO DI MOSCA
“ERCOLI”




Gli insegnamenti che derivano dal processo di Mosca contro la banda terroristica, trotskista-zinovievista sono numerosi, importanti e profondi. Questi insegnamenti interessano, non solo i partiti comunisti, ai quali gli avvenimenti rivelati durante il corso del processo impongono una vigilanza maggiore, onde evitare la penetrazione di agenti del nemico nei ranghi del partito della classe operaia, ma interessano anche tutta la classe dei lavoratori, tutto il movimento operaio internazionale


1 – L’importanza internazionale del processo contro la banda terroristica di Trotskij e Zinoviev.

Dimitrov ha rivelata l'importanza internazionale del processo contro le bande del terrore trotskista-zinovievista, affermando e dicharando, che:
“… il processo contro i terroristi agenti del fascismo, fa parte integrale della lotta antifascista della classe lavoratrice internazionale “.
L’esattezza di questa affermazione è comprovata dai fatti stabiliti al cospetto del Tribunale pubblico, circa l'attività dei terroristi guidati da Trotskij e Zinoviev, e poi confermata dall'esame dell'attività che la setta trotskista sviluppa al di là dei confini dell'Unione sovietica, nell’intento di sgretolare i ranghi dell’organizzazione operaia, facendo il gioco, e coltivando gli interessi, del nemico della classe proletaria: il fascismo.
Nel 1931 per iniziativa di Trotskij e sulla scorta delle sue direttive inviate dall'estero e che collimavano d'altra parte, con le conclusioni alle quali erano giunti i terroristi nell'Unione sovietica, questi avvoltoi bancarottieri dell'opposizione zinovievista, questi miserabili parassiti dei diversi gruppi contro-rivoluzionari battuti dal partito della classe operaia, schiacciati dalla vittoria definitiva della politica del Partito bolscevico, e del suo Comitato Centrale leninista, retto da Stalin, si inoltrarono per la via di una crescente e violentissima lotta, contro lo Stato sovietico e il Partito comunista, intraprendendo l'organizzazione di atti terroristici, contro i capi dello Stato socialista del Partito comunista, e del suo Comitato Centrale. E' quindi nel 1932 che si costituisce il centro terrorista, trotskista-zinovievista, che passa all’azione pratica, sotto la guida di Trotskij,
Per il mondo capitalista, cominciano gli anni dell’offensiva fascista contro la classe operaia e la democrazia; in Germania, in Spagna, in Austria, e in Francia; e in questi anni, il pericolo della guerra si approssima: ingrandisce. Sono nel medesimo tempo gli anni in cui le forze delle classi operaie e del popolo si uniscono per fronteggiare l’offensiva fascista; gli anni in cui il combattimento fra le forze della reazione e quelle democratiche della rivoluzione, tra i partiti fautori della guerra e quelli difensori della pace, diviene sempre più accanito. L’abominevole assassinio di Sergio Mironovic, l'ardente tribuno rivoluzionario, segue di qualche settimana soltanto l’eroica lotta armata del proletariato spagnuolo, che sbarra le strade al fascismo.
Smascherati nella loro attività criminale, i banditi trotskisti-zinovievisti, rispondono dei loro delitti, dinnanzi al Tribunale supremo della classe operaia, in un momento in cui l'offensiva fascista, entra in una nuova fase. In Spagna, i generali fascisti, strumenti delle cricche reazionarie feudali e capitalistiche, dei banchieri e degli arcivescovi milionari, appoggiati dal fascismo internazionale, si rivoltano contro il governo democratico legale, liberamente eletto dal popolo. In Francia, le forze del fascismo, costrette a una ritirata parziale, in seguito ai successi del Fronte unico e del Fronte popolare, si riorganizzano e preparano nelle loro tane nuovi attacchi contro il regime democratico e repubblicano. Al centro dell'Europa, il nazional-socialismo tedesco, prosegue con insolenza la sua politica di provocazione alla guerra.
Incoraggiato dall'esitazione degli Stati democratici borghesi, interessati al mantenimento della pace, il nazional-socialismo minaccia nella loro libertà e nella loro indipendenza nazionale, i popoli ceco, slovacchi, austriaci, francesi, belgi, polacchi... L'unità, e un saldo spirito di implacabile decisione nella lotta contro il fascismo, si dimostrano sempre più come i termini inevitabili da imporsi alla linea di condotta nell'ora attuale, per la difesa del proletariato.
Ed è proprio in un simile momento che i banditi dei trotsksiti e degli zinovievisti, ordiscono un insieme di crimini sacrileghi, contro la patria socialista, contro il Partito bolscevico, contro i suoi capi più amati; contro Stalin infine, che con la sua fede sicura ha guidati e condotti i popoli dell'U.R.S.S., a superare tutte le difficoltà che si opponevano all'edificazione definitiva del socialismo, tracciando la strada per la lotta e la vittoria della classe operaia nel mondo intero, osarono levarsi contro un capo, la cui, presenza alla testa del Partito bolscevico e dell'Internazionale comunista, è necessaria per guidare milioni d'uomini all'urto finale. Per quale interesse i banditi terroristi agirebbero, se non per quello che ispira, ai nemici implacabili della classe operaia e dei lavoratori, la collaborazione con il fascismo?
Noi non ignoriamo il compito considerevole che la vittoria definitiva del socialismo impone ai dirigenti nella loro opera di opera di unificazione delle forze della classe operaia, delle forze della democrazia e della pace, per la lotta contro il fascismo:
“La vittoria del socialismo dell'Unione Sovietica, ha dichiarato Dimitrov, nel Vlll Congresso mondiale dell’I.C. è una vittoria di portata storica mondiale, e che provoca in tutti i paesi capitalisti. Un possente movimento verso il socialismo. Questa vittoria conferma l'opera di pace da svolgersi tra i popoli, ed accresce l'importanza nazionale dell'Unione Sovietica, e il suo compito di potente baluardo di tutti i lavoratori, per una lotta sempre più decisa, sia contro il capitalismo, che contro le reazioni fasciste. Questa vittoria fortifica l'Unione Sovietica in modo che potrà sempre più divenire la base della futura rivoluzione proletaria mondiale. Porrà in movimento nel mondo intero, non solamente le forze operaie che si volgono sempre più verso il comunismo, ma anche le forze di milioni di contadini, di lavoratori minuti della città, di una parte considerevole di intellettuali, nonché di tutti i popoli schiavi nelle colonie, entusiasmandoli nello slancio per una lotta assetata di libertà. La vittoria socialista accrescerà sempre più la loro devozione per la grande patria di tutti i lavoratori, stimolando sempre più la loro risoluzione di sostenere e di difendere a qualunque costo, lo stato proletario contro tutti i suoi nemici.
Questa vittoria del socialismo aumenta la sicurezza del proletariato internazionale, la fiducia nelle proprie forze e nella possibilità reale della sua vittoria definitiva. Così questa sicurezza si trasforma in una enorme forza di reazione, agente contro il dominio della borghesia”
G. Dimitrov: Pour l'unité de la classe ouvrière contre le fascisme, ll, Bureau d'editions, Paris, 1925 p. 33-34 .
Il trionfo del socialismo dell'Unione Sovietica, riempì di paura e di odio la borghesia reazionaria. Il trionfo della linea politica del Partito comunista dell'U.R.S.S., provocò una rabbia impotente tra i bancarottieri zinovievisti e trotskisti. Il colpo terrorista che questi banditi hanno tentato di portare al paese del socialismo, fa parte integrante dell'offensiva fascista contro l'Unione Sovietica. Ma quando si colpisce l'Unione Sovietica, tutte le forze del progresso della democrazia, della libertà e della pace, sono egualmente prese di mira. Perché l'Unione Sovietica è il paese della democrazia più logica, il paese dell'unita della classe operaia, nel quale i privilegi di casta sono stati aboliti, perché l'U.R.S.S. è la roccaforte incrollabile della pace con eguaglianza; perché il suo esempio è di stimolo per i lavoratori di tutto il mondo e li invita a raccogliersi in compatti ranghi per la difesa della loro libertà e del loro pane. Per tutte queste ragioni insieme, i Partiti ultra-reazionari, i Partiti della guerra, concentrano contro l'Unione Sovietica, gli attacchi forsennati della loro stampa, dei loro uffici di propaganda, sforzandosi di riuscire a distruggere un'autorità che ingrandisce senza soste, con i mezzi più loschi e ignobili. I banditi terroristi che vennero smascherati, grazie alla vigilanza delle organizzazioni dello stato proletario, ed annientati dalla giustizia proletaria furono solamente gli strumenti dell'offensiva disperata dei fascisti contro l'U.R.S.S.
L'Unione Sovietica, doveva venire a tutti i costi screditata, isolata, battuta, annientata, in modo che il fascismo potesse trionfale nel mondo intero, secondo i piani dei banditi terroristi di Trotskij- Zinoviev. Nessun piano politico fu precisato e poi elaborato, quando i complottatori costituirono il loro centro di terrore. Non c'era, né ci poteva essere alcun piano politico nettamente dichiarato, fra della gente che riponeva i fini essenziali della sua attività, nel doppio gioco e la menzogna; possedevano soltanto un certo metodo di lotta, una specie di prospettiva avventurosa, che sopperiva ai programmi mancanti.
Un metodo di lotta tra i più vili e abominevoli: atti di terrore contro i dirigenti del Partito dello Stato. Una prospettiva disfattista contro l'Unione sovietica, che avrebbe dovuto perire definitivamente nella guerra scatenata contro il potere sovietico dagli aggressori fascisti. E sommando questo metodo di lotta a questa prospettiva, che altro ne deriva, se non la restaurazione completa del capitalismo?
La restaurazione del capitalismo è la conseguenza logica di tutte le posizioni e di tutte le piattaforme dei trotskisti e degli zinovievisti, nelle differenti tappe della loro vergognosa evoluzione; dall’opposizione in seno al Partito e contro il Partito, fino all'ultima tappa, all’avanguardia della contro-rivoluzione del fascismo. A questo risultato dovevano giungere soltanto degli uomini che negavano sempre la possibilità di edificare una struttura socialista nell'Unione Sovietica, ossia degli uomini che, nella loro lotta contro il Partito, puntavano sul fallimento della politica comunista, sul fallimento dei piani per l'edificazione del socialismo; degli uomini che si organizzavano per addivenire a manifestazioni di strada contro il potere sovietico, che organizzavano fogli clandestini, scavando il terreno sotto i piedi del proletariato, mirando alla disorganizzazione dell’apparecchio statale, tentando di colpire particolarmente l'economia socialista; degli uomini che, nella loro lotta contro il potere proletario, ricorsero ai residui delle classi capitaliste battute e distrutte, uomini spregevoli, venuti fuori dai bassifondi, pronti a compiere le azioni più sporche, più vili e infami che la borghesia contro-rivoluzionaria potesse loro comandare. Quale operaio, quale onesto lavoratore, quale amico sincero della libertà e della pace non comprende che cosa avrebbe significato per lui e per tutta l’umanità, se Trotskij e gli altri banditi che agiscono ai suoi ordini, fossero riusciti nei loro intenti criminali? Sarebbe stata la restaurazione del capitalismo in Russia! La possibilità al realizzarsi del sogno mostruoso della reazione mondiale, di Hitler, dei gesuiti, dei boia fascisti assetati di sangue, dei capitalisti e dei banchieri pronti a gettare il mondo nell'abisso d'una nuova carneficina, pur di salvare tutti ì loro privilegi.
Coloro che hanno smascherato e annientato i banditi terroristi, hanno agito nell'interesse dell'umanità intera. Il processo e il verdetto di Mosca hanno assestato un colpo al fascismo, agli istigatori guerraioli, ai nemici della libertà e della pace dei popoli, e proprio nel momento in cui questo colpo era e si rendeva più necessario. Il processo di Mosca è stato un atto di difesa della democrazia, della pace, del socialismo, della rivoluzione.
In questo risiede la sua importanza internazionale.


2 - I capi reazionari della social-democrazia, corrono al soccorso dei banditi di Trotskij e Zinoviev.

Chi sono quelli che hanno osato alzare la voce per difendere i banditi terroristi, reclamando in loro favore delle “garanzie giuridiche”, e tentando di sottrarli alla pena meritata, e reclamata a gran voce da tutto il popolo? Sono i capi dell’Internazionale operaia socialista e dell'lnternazionale sindacale, Citrin ed Otto Bauer, De Brouckére e Schevenels; sono i social-democratici, cecoslovacchi, svizzeri, olandesi, dei paesi scandinavi, che si incaricano di sostenere questa disonorevole difesa, accordando le loro voci con quelle della stampa reazionaria fascista di tutti i paesi.
Delle “garanzie giuridiche”. Ma non esiste al mondo un solo tribunale la cui composizione, le cui leggi, la cui procedura, offrano una completa garanzia di equità non soltanto formale, ma essenziale, pari a quella del tribunale sovietico proletario, opera di una rivoluzione, che ha troncate le radici di tutte le ingiustizie e di tutti i privilegi.
I capi della social-democrazia hanno proclamata la loro sorpresa e la loro indignazione, poiché il terrorismo trotskista-zinovievista, è stato inesorabilmente annientato dalla giustizia proletaria. Così facendo, hanno tentato di gettare un nuovo turbamento nei ranghi della classe operaia. Ma il tentativo è fallito. Le masse operaie, e quei lavoratori che subiscono ancora il giogo del capitalismo, hanno ben compreso il senso e il fine della falsa indignazione dei capi reazionari della social-democrazia; hanno compreso che si trattava di un puro mezzo per screditare il potere proletario, per indebolire i legami che uniscono i lavoratori dei paesi capitalisti, al paese della rivoluzione proletaria trionfante.
Gli operai dei paesi capitalisti, comprendono le necessita imposte al proletariato nella lotta rivoluzionaria per la distruzione dei privilegi di classe della borghesia, per l’annientamento totale delle classi, onde poter col tempo edificare alfine una società senza classi. Comprendono che la resistenza delle restanti classi privilegiate, battute e annientate, tenta di rinforzarsi e di assumere forme di particolare disperazione reazionaria, allorquando le vittorie della classe operaia del socialismo, rendono inevitabile la scomparsa definitiva dei borghesi capitalisti.
“Non bisogna dimenticare, diceva Stalin nel 1933, nel suo storico discorso sul bilancio del primo piano quinquennale, che la potenza crescente dello Stato sovietico, aumenterà per converso la resistenza degli ultimi elementi delle classi agonizzanti, le quali poiché spirano, poiché vivono i loro ultimi giorni, trascorreranno a nuove forme di attacchi più violenti, cercando un ausilio là dove il popolo dei lavoratori non è ancora stato conquistato dal movimento proletario, e mobilitando quanto può ancora rivelarsi con una posizione politica di incertezza, nella lotta contro il potere sovietico. Si serviranno della denigrazione e della calunnia. Così questi ultimi nemici tentano di racimolare i dubbiosi, gli arretrati, le scorie dei gruppi precedentemente battuti. Solo su questo malfido terreno, possono ancora tentare di procedere insieme i contro-rivoluzionari, i social-rivoluzionari, i menscevichi, i nazionalisti borghesi del centro e della periferia; su questo terreno tentano rimettersi in movimento gli elementi residuati dell'opposizione contro-rivoluzionari, trotskisti e deviazionisti di destra. Simile insieme raccogliticcio non costituisce, evidentemente, un pericolo spaventoso, ma è nostro dovere di considerare quanto avviene, se vogliamo che tutto questo abbia una pronta fine, e senza che debba costarci troppo caro”.
STALIN: il bilancio del I piano quinquennale, Ufficio di Edizioni, Parigi, pag. 38, 1933.
Quello che Stalin aveva previsto nel 1933, previsto e temuto, si è realizzato passo passo. I frammenti dei gruppi contro-rivoluzionari Trotskisti-zinovievisti, sono partiti in lotta disperata contro lo Stato sovietico, appoggiandosi non solamente sui residui delle classi privilegiate, ma facendo stretta lega con la reazione internazionale, con i fascisti, nel momento stesso in cui il fascismo lanciava in tutto il mondo un attacco feroce contro la classe operaia.
I capi reazionari della social-democrazia si erigono come degli accusatori, per esigere dalla classe operaia dell'U.R.S.S. la più completa giustificazione dei suoi atti. E chiedono, niente di meno, la giustificazione di quanto l'Unione sovietica compie, servendosi con fermezza del potere dello Stato per annientare gli agenti della reazione capitalistica e gli agenti del fascismo. Chiedono che il popolo dell'U.R.S.S. giustifichi la sua lotta difensiva contro coloro che in tutti i paesi capitalisti d`Europa, dell'Asia e dell'America, hanno perseguitati, strangolati, gettati in prigione, inviati al supplizio, i figli migliori della classe operaia, i più validi campioni della libertà e della pace. Se esiste un sol paese al mondo, dove sia possibile far cadere sui fascisti la spada della giustizia proletaria, questo paese è l’U.R.S.S.; e questo paese dovrebbe trattenere i suoi colpi contro i nemici, dovrebbe giustificarsi di fronte agli amici dei suoi nemici stessi? L’avanguardia della classe operaia non ha proprio nessun bisogno di giustificare, davanti agli attacchi critici dei capi social-democratici gli atti del potere proletario dell' Unione sovietica; al contrario, sono proprio questi capi reazionari della social-democrazia che devono rispondere all' Unione sovietica della responsabilità che si sono assunti proteggendo i banditi trotskisti, collocandosi accanto al fascismo e aiutando questi nemici dei proletari e della pace del mondo, con l’aria di salvaguardarli soltanto nel loro diritto alla vita. Se per caso qualcuno tra di noi può ancora stupirsi del modo come i capi social-democratici reazionari hanno utilizzato il processo di Mosca, ciò vuol dire che questo nostro amico non ha ancora giustamente compreso il problema dei nostri rapporti con la social-democrazia e il compito che i capi social-democratici si impongono nella loro lotta di classe, diretta dal fascismo, contro i proletari. Sarebbe sciocco considerare questi rapporti in modo superficiale, o come un semplice... idillio politico; non c'è dubbio che nei momenti più critici, contrassegnati da una lotta esacerbata di classi - la lotta del proletariato e delle grandi masse lavoratrici contro la borghesia reazionaria - i capi reazionari della social-democrazia tentano con ogni mezzo di sconvolgere i ranghi della classe operaia. La posizione assunta dai capi reazionari della social-democrazia internazionale, nei riguardi del processo di Mosca, si spiega in correlazione di tutta la situazione internazionale, e particolarmente con lo svilupparsi della politica del Fronte unico e del Fronte popolare dell’Internazionale comunista. I capi reazionari della II Internazionale, si sono sempre opposti al Fronte unico e al Fronte popolare, temendo che la realizzazione dell'unità d’azione dei due fronti giungesse a distruggere l’influenza che questi capi reazionari esercitano ancora su una minoranza della classe operaia. Dopo il VII Congresso mondiale dell'l. C., alcuni di questi capi avevano sperato, che per impedire il definitivo compiersi della funzione storica che ci eravamo imposta - fusione delle forze del proletariato e delle masse popolari in una sola lotta contro il fascismo - sarebbe stato sufficiente per loro di respingere sistematicamente tutte le nostre proposte di unità d'azione con la seconda internazionale. Altri di questi capi si consolavano all’idea che il compito da noi invocato, al VII Congresso mondiale, corrispondesse soltanto a una “svolta temporanea”. Ma tanto gli uni, quanto gli altri, si sono grossolanamente ingannati. La realizzazione del Fronte unico e del Fronte popolare è il compito storico che la classe operaia nel periodo attuale ha compreso come l’unico di sua spettanza, concentrando e raccogliendo tutte le sue forze per non mancarlo. D'altra parte, la nostra politica di Fronte unico e popolare ha già riportato, malgrado la resistenza degli elementi reazionari e social-democratici, dei notevolissimi successi, non soltanto in Francia e in Spagna, ma anche in altri paesi. E gli avvenimenti spagnoli e francesi hanno ancora una volta dimostrato che la sintesi delle forze della classe operaia, e delle masse popolari per la lotta contro il fascismo non è effettuabile senza che si provochi, nel momento determinato, l’accentuazione della lotta di classe. Gli elementi più reazionari della borghesia, costretti a battere in ritirata dinnanzi alla compattezza unitaria tra la classe operaia e le masse popolari, raccolgono nuovamente tutte le loro forze per preparare ancora un’altra offensiva disperata contro il regime democratico, che la classe operaia difende. Questo comporta in certi momenti la ripresa di una lotta di classe, di una lotta di classi armate l’una contro l’altra, come quella che oggi si combatte in Spagna. Battaglie di classi, paragonabili ai grandi scioperi che seguirono in Francia la vittoria elettorale del Fronte popolare.
Il Partito comunista, il più logico difensore dell'unità, proclamando e fissando con limpidezza e alto spirito di iniziativa i compiti che attualmente s'impongono alla classe operaia, si arroga così il naturale diritto di essere all’avanguardia di questi combattimenti, che potenziano sempre di più il suo prestigio. Nella gelosa difesa di tanto, noi dobbiamo cercare le origini della campagna scatenata dai capi reazionari della social democrazia, nei giorni del processo di Mosca, per sradicarle. Campagna contro il Fronte unico; campagna contro il Fronte popolare.
Senza il processo di Mosca, i capi reazionari della social-democrazia, avrebbero certamente cercato e trovato qualche altro pretesto per scatenare la lotta. Gli attacchi della social-democrazia, sono stati diretti in prima linea contro l’Unione Sovietica, perché l’autorità crescente di questa, del suo edificio sociale e della sua politica estera, è uno dei successi fondamentali sul quale si basano i vantaggi della nostra politica dei Fronti Unico e Popolare.
Ogni attacco destinato a frenare e rendere più difficile la realizzazione dell'unità della classe operaia e la totale unione delle masse popolari contro il fascismo, serve al fascismo soltanto. La lotta tra noi e la social-democrazia reazionaria, a proposito del processo di Mosca, fa parte integrante della lotta che l’avanguardia della classe operaia, conduce contro il fascismo.
L’offensiva della social-democrazia, venne scatenata dopo la riunione che tennero i capi dell’Internazionale operaia-socialista e della Internazionale sindacale a Parigi, nel mese di agosto. Lo scopo, non era di sollevare un grande movimento favorevole ai miserabili banditi terroristi - cosa impossibile questa - ma di tentare, ancora una volta, di approfondire e allargare la scissione, in seno alla classe operaia. Fin dall'inizio di questa campagna, la stampa social-democratica affermava brutalmente che il Fronte unico, l’alleanza tra i Partiti socialista e comunista, realizzata in Francia e in Spagna, per lottare contro il fascismo, era rimessa in discussione. Questo attacco apparve quindi direttamente condotto contro le nostre tendenze sempre più favorevoli, per un avvicinamento tra operai comunisti e operai socialisti in Cecoslovacchia, nel Belgio, nella Svizzera, in Inghilterra e in altri paesi.
Prendiamo ad esempio, la Cecoslovacchia. Trascorrono alcuni giorni e la stampa social-democratica cecoslovacca, non parla più del processo di Mosca; e l'offensiva cecoslovacca, contro il Fronte unico, è condotta al fine di distruggere i risultati già ottenuti. l reazionari della social-democrazia svizzera, agiscono poi in modo ancora più chiaro. Durante l’assemblea del Partito social-democratico di Zurigo, si vota con 133 voti contro 52, una risoluzione che dichiara come, dopo il processo di Mosca, il Partito social-democratico si trovi nell’impossibilità di mantenersi nella comunanza d’azione precedentemente stabilita con il Partito comunista.
In Francia e in Spagna, dove la grande maggioranza degli operai socialisti, non avrebbe tollerato una rottura del Fronte unico, da parte dei suoi capi, la campagna social-democratica riportò qualche successo, insignificante però, ed in paesi dove, flno ad oggi, i progressi dell'unità d'azione contro il fascismo, sono rimasti assai deboli. Quindi, proprio in questi paesi la classe operaia venne a trovarsi, di fronte agli attacchi del fascismo, in una situazione estremamente grave. Ed è precisamente in questi paesi che l'unità delle classi operaie deve venir necessariamente raggiunta, poiché essa è necessaria per la vita della classe, quanto il pane, l’aria, il sole.
La Cecoslovacchia, il Belgio, la Svizzera, l'Olanda, si trovarono fra questi paesi la cui indipendenza nazionale è direttamente minacciata dai piani di guerra del nazional-socialismo tedesco. I fascisti tedeschi che hanno organizzato l'intervento armato in Spagna, per sostenere la ribellione dei generali fascisti, hanno incluso nel loro piano, l’organizzazione di un simile intervento, anche in Cecoslovacchia e nel Belgio. Si impone quindi d'urgenza, la necessità di organizzare in questi paesi un'unità frontale della classe operaia, per vincere il pericolo. In Cecoslovacchia, questa unità si impone poi come condizione prima per la difesa vittoriosa dell’indipendenza della Repubblica Cecoslovacca contro l’assalto fascista. L'unità della classe operaia nel Belgio è una condizione indispensabile per arrestare lo slittamento di questa nazione, verso un regime fascista, che spalancando le porte all'intervento straniero, distruggerebbe la libertà e le organizzazioni della classe operaia belga. In Svizzera, i nuclei dirigenti della borghesia minacciano la liberta popolare che già sono riuscite a scuotere, e sempre più guadagneranno terreno, quanto più il proletariato e il popolo ritarderanno ad unirsi per difendersi.
A qual fine, i capi social-democratici reazionari hanno scatenato in questa situazione, un feroce attacco contro il Fronte unico?
Le misure energiche degli organi del potere sovietico per sopprimere dei banditi terroristi, agenti del fascismo, l'unanimità con cui le masse popolari dell'Unione Sovietica hanno appoggiato questa
azione, non dovrebbero forse venir sempre citate come esempio per una agitazione continua di tutte le classi operaie e di tutti i popoli minacciati dal fascismo?
I capi reazionari della social democrazia si sono ingannati nelle loro speranze, perché non sono riusciti e non riusciranno mai, con le loro provocazioni, a frenare la nostra lotta per il Fronte unico e quello popolare. I Partiti comunisti, hanno assunto nel loro insieme questa posizione e la manterranno. A tutte le Sezioni dell'Internazionale comunista noi indichiamo l'esempio dei compagni spagnoli, i quali hanno intrapresa a fondo una lotta diretta e armata, per schiacciare la muta dei generali fascisti, che operano contro la Repubblica democratica. Questi camerati spagnoli, difendendosi e combattendo, hanno scaltrita la loro vigilanza di classe. Ecco perché, al primo annuncio del processo contro le bande terroriste di Mosca, compresero subito che gli accusati, tradotti dinnanzi al tribunale proletario, per aver osato levare la mano contro la Repubblica sovietica, erano gente della stessa razza dei banditi fascisti. organizzati per combattere la Repubblica democratica spagnola. Ciò perché seppero immediatamente stabilire una linea di raffronto tra i condannati trotskisti-zinovievisti, già operanti nell'Unione sovietica, e la lotta all'ultimo sangue contro gli elementi trotskisti, che agiscono in Spagna, come in tutti gli altri paesi, in qualità di agenti diretti del fascismo. l documenti pubblicati dai nostri compagni spagnoli, che rivelano la collaborazione fra trotskisti e fascisti spagnoli, le prove fornite sull'attività provocatoria svolta dai trotskisti spagnoli al fine di infrangere i Fronti unico e popolare, costituiscono documenti preziosi che confermano pienamente le conclusioni alle quali sono giunti gli organi della difesa e della sicurezza dello Stato sovietico. Questi documenti devono essere utilizzati a fondo in tutti i paesi, per smascherare definitivamente le rimanenze settarie del trotskismo contro-rivoluzionario.
Solo assumendo una posizione cosi energica e risoluta, si può controbattere e spezzare l’offensiva condotta in favore del vile terrorismo trotskista e preservare i Fronti unico e popolare dagli attacchi dei capi social-democratici reazionari. Questo atteggiamento energico e risoluto è indispensabile se si vuole che gli insegnamenti derivanti dal processo di Mosca possano dare alle classi operaie e alle grandi masse dei lavoratori i frutti che ci attendiamo.


3 – Il trotskismo é un'agenzia fascista che funziona in seno alla classe operaia.

“ lo mi rifiuto di credere che il Trotskij sia un complice diretto di Hitler” afferma De Brouchère, presidente dell'Internazionale operaia socialista. E Otto Bauer, come sempre, disposto nei momenti decisivi e di fronte alle questioni risolutive, a collocarsi a fianco dell'ala reazionaria della social-democrazia, fingendo abilmente intenzioni e linguaggi di “sinistra “, reclama delle “prove “.
Delle prove? Ma tutte le prove, che i più scrupolosi giudici avrebbero potuto esigere, sono state strafornite dal processo. Alle assise pubbliche del Tribunale Supremo, gli stessi capi della banda terrorista, sono stati costretti a confessare i loro crimini. Il legame con il fascismo è stato provato, non solamente da una comunanza di programma e di fini - assassinio dei capi del potere proletario, rovesciamento con la violenza della dittatura del proletariato, disfatta dell'Unione Sovietica in caso di guerra e restaurazione del regime capitalista - ma anche per l’appoggio concreto e diretto accordato dalla Gestapo ai loschi agenti di Trotskij, per condurli, mediante documenti falsi in U.R.S.S., e per aiutarli così a preparare a perpetrare i loro delitti. Nessuno può mettere in dubbio l’autenticità di fatti confermati da una riprova che è sempre stata considerata, da quando esistono al mondo una giustizia e dei giudici, come decisiva e irrefutabile: la confessione degli accusati.
Non vi basta? Volete delle altre prove? Ma guardatevi intorno, osservate, analizzate l’attività che la setta contro-rivoluzionaria dei trotskisti svolge in tutti i paesi e non vi sarà più possibile di dubitare come questa setta non sia altra cosa che una filiale, un'agenzia del fascismo, funzionante in seno alla classe operaia.
“... Il trotskismo è un reparto di avanguardia della borghesia contro rivoluzionaria, che conduce la lotta contro il comunismo, contro il potere sovietico, e contro l’edificazione del socialismo in U.R.S.S.
Chi è che ha dato alla borghesia controrivoluzionaria, un'arma spirituale, valida per combattere il bolscevismo, sotto forma di quella “persuasiva” tesi circa l'impossibilità di costruire il socialismo nel nostro paese, e sulla degenerazione inevitabile del movimento bolscevico, ecc.? Il trotskismo!
E non si può considerare mero caso che tutti i gruppi antisovietici in U.R.S.S., nei loro tentativi di giustificare la inevitabilità della lotta contro il potere sovietico, abbiano invocato la tesi trotskista, arciconosciuta, sull’impossibilità di costruire il socialismo nel nostro paese, sulla degenerazione, inevitabile col tempo, del potere sovietico, e sul probabile ritorno del capitalismo.
Chi ha dato alla borghesia contro-rivoluzionaria dell`U. R. S. S., un'arma tattica, sotto forma di tentativi d’azione diretta e dichiarata, contro il potere sovietico? Il trotskismo; che ha tentato di organizzare delle dimostrazioni antisovietiche a Mosca e a Leningrado, il 7 Novembre 1927. E' un fatto provato che le manifestazioni antisovietiche dei trotskisti hanno restituito un qualche coraggio alla borghesia, e favorita la campagna di sabotaggio degli specialisti borghesi.
Chi è che ha dato alla borghesia contro-rivoluzionaria un'arma organizzativa, sotto forma di tentativo atto a costituire delle organizzazioni antisovietiche clandestine, è il trotskismo con l'organizzazione di propri gruppi illegali, anti-bolscevichi. Ed è ancora un fatto provato, che l’azione antisovietica clandestina dei trotskisti ha facilitata la cristallizzazione organica dei gruppi antisovietici in U.R.S.S.
Il trotskismo è un distaccamento d'avanguardia della borghesia contro-rivoluzionaria.
Ecco perché il liberalismo, nei riguardi del trotskismo, per quanto spezzato e camuffato, si è spinto, in pieno tradimento della classe operaia, fino ai limiti di una condotta inconseguente confinante con il delitto”.
- STALIN: Le questioni del Leninismo, volume II (edizione russa). -
Queste parole scritte da Stalin nel 1931, non erano soltanto una direttiva per i comunisti, ma contenevano anche un avvertimento molto serio per il movimento operaio del mondo intero. Se questo storico avvertimento fosse stato compreso da tutti, e con le sue logiche conseguenze, l’epurazione, nei ranghi della classe operaia, degli agenti del nemico, sarebbe stata enormemente facilitata. Tutta l’attività seguente dei trotskisti, conferma l'alto valore della definizione data da Stalin nel 1931.
Due grandi obbiettivi storici si impongono attualmente alla classe operaia. Il primo è la lotta contro il fascismo per la difesa conseguente di tutte le conquiste del proletariato e delle masse popolari e, in prima linea, per la difesa delle libertà democratiche che il fascismo tenta di annientare, per instaurare la propria dittatura sanguinaria. Il secondo, è la lotta per la pace. In merito a questi due obbiettivi, il XII Congresso dell'Internazionale comunista ha stimolata l’attenzione di tutto il mondo, denunciando nel fascismo il nemico mortale degli operai, dei lavoratori, del progresso, della civiltà umana, nonché l’istigatore d'una nuova guerra mondiale. Questo Congresso ha mostrato a tutti che la realizzazione dell'unità della classe operaia col Fronte popolare e con tutte le forze antifasciste e col fronte ben più esteso di tutti gli amici della pace e della vita, permetterà di sbarrare la strada al fascismo, sconfiggendolo.
Nella lotta contro il fascismo e per la pace, la più stretta unità venne stabilita tra il proletariato e le grandi masse lavoratrici nei paesi capitalistici, da una parte, e la classe operaia, e i popoli della Unione Sovietica dall'altra parte. Di questa Unione Sovietica, i cui progressi nella realizzazione del socialismo sono colpi mortali inferti al cuore del fascismo stesso e sono, nel medesimo tempo, le garanzie più calde per la causa della pace. Milioni e milioni di lavoratori hanno maturata sempre più una coscienza della necessità dell'unione di tutti i proletari e i lavoratori nella lotta contro il fascismo e per la pace. In tutti i paesi questa coscienza trascina e spinge al combattimento antifascista, delle masse sempre più grandi; ed ecco la sorgente di energie che produce le vittorie riportate in Francia e in Spagna sul fascismo. Ecco la sorgente profonda che muove questa nuova ondata di masse operaie lavoratrici, che lottano per i propri interessi e la propria libertà, contro le congreghe più reazionarie e fanatiche al servizio della borghesia.
Malgrado questi incontrastabili progressi, o forse proprio a causa di questi, si colgono ancora sul fatto dei piccoli nemici, che si sforzano di penetrare nei meandri delle classi operaie e nelle loro organizzazioni, per minare col tradimento il fronte antifascista, forgiato nella asperità del combattimento. Questi nemici sono i trotskisti che oggi si preoccupano di proclamare come non sia più il momento di fare fuoco unicamente sul fascismo. Sperando sul fascismo, affermano i trotskisti, la classe operaia fallisce il suo compito, abbandonando la sua lotta contro il capitalismo, instradandosi verso la capitolazione e il tradimento. Cosi, mentre l’esperienza politica dell'Italia, della Germania, dell'Austria, convince l'enorme maggioranza dei lavoratori circa la necessità di opporsi alla distruzione degli ultimi resti delle libertà democratiche, che i reazionari e la borghesia vorrebbero al più presto polverizzare, proprio mentre l’esperienza politica di quei tre paesi insegna come sia necessario difendere le libertà democratiche e di servirsi di queste istituzioni per arrestare la marcia minacciosa del fascismo, sviluppando per converso la lotta feconda delle masse lavoratrici, proprio in questo momento i trotskisti se ne vengono fuori a proclamare che la difesa delle libertà democratiche, è, al contrario, un'illusione, un pericolo, in quanto la “democrazia
borghese deve inevitabilmente trasformarsi in fascismo! “.
Nel momento in cui il fascismo accentua sempre più il suo atteggiamento provocatorio e fautore della guerra, nel momento in cui il fascismo italiano prosegue la sua guerra in Africa e minaccia di estendere il conflitto fino al continente europeo, nel momento in cui il nazional-socialismo tedesco prende a calci tutti i suoi obblighi internazionali, riducendo il popolo tedesco in miseria e in schiavitù, mediante una politica sfrenata di armamenti e di militarizzazione, agitando la fiaccola della guerra nel centro dell'Europa e minacciando l’indipendenza nazionale dei popoli che vivono alle sue frontiere, proprio in un simile momento, la più importante preoccupazione dei trotskisti è di dimostrare che il fascismo non ha invero nessun particolar compito, niun rilievo, veruna importanza, nella preparazione della guerra!
«Quel che trascina alla preparazione della guerra - questo è quanto si può leggere in uno dei tanti e immondi fogli che i trotskisti infettano con le loro parole, nei vari paesi - non è affatto la forma del governo. Non vi e nessuna differenza, nei riguardi della guerra, tra le nazioni democratiche e quelle fasciste. La forma di Stato della dittatura capitalista, e una questione secondaria”.
I contro-rivoluzionari trotskisti si dimostrano, e sempre in forma più diretta, dei soccorritori dei guerraioli fascisti, riservando tutte le loro agitazioni politiche per gli stati democratici “privilegiati e satolli...” (la terminologia trotskista fà il paio con quella dei proclami bellicosi di Hitler e Mussolini), e assumendo la difesa del social-nazionalismo tedesco, il quale, poverino, ha la colpa di volersi liberare dal giogo del trattato di Versailles. E tutto questo, proprio nel momento in cui non resta più niente di questo trattato, e il fascismo nel... pacifico intento di imporre ai popoli un nuovo “trattato di Versailles”, cento volte più barbaro e odioso di quello del 1919, spinge l’umanità intera nel fuoco di una nuova guerra mondiale.
La setta contro-rivoluzionaria dei trotskisti, dirige la sua attività in tre direzioni principali. Innanzi tutto il trotskismo si sforza con tutti i suoi mezzi di infrangere gli stretti legami che uniscono il proletariato dell'Unione sovietica alle masse popolari dei paesi capitalisti; poi tenta con ogni mezzo di impedire la realizzazione dell’unità della classe operaia, nella sua lotta contro il nemico fascista e per la difesa della pace tentando dovunque di ingenerare scissioni per disgregare e disperdere questa unità delle vive forze operaie; infine, cerca, con ogni impegno possibile, di ostacolare l’adunarsi intorno alla classe operaia delle grandi masse lavoratrici popolari, ossia delle forze progressiste e antifascista della piccola borghesia delle città e della campagna: adunanza totale che si impone come decisiva condizione ai fini della lotta vittoriosa contro il fascismo. Gli scopi a cui mira il trotskismo in queste tre direzioni collimano pienamente con quelle dei fascisti. Se screditeremo un`Unione Sovietica, se scinderemo l’organizzazione della classe operaia, se isoleremo il proletariato dai suoi alleati, chi ne trarrà maggior profitto? Il fascismo. Alla base di tutti i propositi dei banditi trotskisti è riconoscibile sempre un sentimento solo: l’odio. L’odio che ispirò le campagne antisovietiche dei fascisti che di odio per l'U.R.S.S., sono impregnati da capo a piedi. Sempre lo stesso odio e quindi sempre le stesse ignobili provocazioni.
l fascisti sono, e prima d'ogni altra cosa, interessati a distruggere l’influenza rivoluzionaria che la vittoria grandiosa del socialismo nell'Unione Sovietica può esercitare sulla coscienza di tutti coloro che vivono come degli oppressi e degli sfruttati. I trotskisti. alimentando questo interesse, si sforzano di rialzare il prestigio del fascismo, proclamando che “la spinta del fascismo, l'impulso fascista guadagna più rapidamente terreno dell'edificazione del socialismo nell'U.R.S.S.” Oggi, più nessuno contesta il successo dell'edificazione socialista, salvo i giornali trotskisti e i discorsi della propaganda fascista.
Questa gente ha troppo interesse a sostenere che i progressi del popolo russo in realtà non esistono. Il movimento stakanovista, che apre dinnanzi alle masse lavoratrici dell'U.R.S.S, nuove prospettive per un miglioramento dei livelli di vita del popolo, con il raggiungimento di una condizione quotidiana più agevole e felice, ha suscitato l’ammirazione del mondo intero. La stampa fascista, per converso, si diverte a lanciare, e a diffondere, delle ridicole menzogne, pretendendo che in seguito a simile movimento, la situazione materiale dei lavoratori sovietici, si aggrava di giorno in giorno. Possiamo leggere le stesse cose nei fogli della propaganda trotskista. Ora il prestigio crescente del paese del socialismo, che conduce una politica conseguente e ardita per la difesa della pace e della libertà provoca nei fascisti una inquietudine e un odio particolari. Ma ancora una volta i signori trotskisti si impegnano per fornire a questi nemici, molti “argomenti”, i quali oltre a screditare la politica di pace dell'U.R.S.S., ridanno fiducia alle incertezze dei sostenitori del capitalismo. l patti di mutua assistenza conclusi dall'Unione Sovietica con alcuni di questi Stati che, fino ad oggi, non si sono ancora interessati al pericolo eventuale di una guerra senza quartiere. sono caratterizzati e definiti dai pennivendoli trotskisti come delle “alleanze militari”, che “obbligano” il nazional-socialismo tedesco, a difendersi, a raddoppiare ancora i suoi armamenti. Con questa stessa sfrontata menzogna le propagande tedesche si sforzano di impedire ogni tentativo per consolidare una pace tra i popoli e mascherano, come meglio possono, la loro politica guerrafondaia.
Non è trascorso molto tempo. da quando i rappresentanti di diecine di milioni di uomini si sono riuniti a Bruxelles per affermare la loro salda volontà di lotta a sostegno d’una pace duratura, contro gli aggressori criminali, e per organizzare, ai fini di questa pace, tutte le masse. La parata bellicosa di Norimberga ha provato che l’aggressore più pericoloso e stigmatizzato dai progressisti di Bruxelles, si riassume nel fascismo tedesco di Hitler. E ancora una volta gli ululati rabbiosi dei contro-rivoluzionari trotskisti si fondono con l'abbaiare dei cani fascisti.
Nell'unità d’azione della classe operaia, i fascisti scorgono la più grande minaccia per la loro sete di dominio e per i loro piani. Se la classe operaia resta divisa, il fascismo trionfa; ma ogni successo dell’unità dei lavoratori, segna una disfatta per i fascisti. E ancora una volta il banditismo trotskista, scorgendoci un pericolo, stende la propria mano. La lotta per l’unità, blaterano i fogli degli scribacchini fascisti, è una “superstizione “, una “pericolosa illusione “, una “sciocchezza “, nonché un “crimine “. Fin dai primi successi ottenuti dal Fronte unico in Francia i contro-rivoluzionari trotskisti, si sono imposti il compito di impedire, con ogni genere di provocazioni, il Fronte Unico; quel Fronte che ha permesso, ai proletari francesi di respingere l'offensiva fascista negli anni 1934-35, riportando la vittoria elettorale del 1936; quel Fronte Unico che ha decuplicate le forze del paese in sindacati compatti, quel Fronte, grazie al quale i francesi ottennero, con una lotta aperta, le grandi conquiste economiche del giugno 1936.
Nei suoi “messaggi”, Trotski, scatena le sue folgori contro ogni organizzazione operaia che osi tendere verso una politica unitaria, e giunge a prescrivere all' “Indipendent Labour Party” la rottura dei rapporti con i comunisti. Siccome questo partito non volle obbedire, Trotski gli lanciò l'anatema contro. Egli proclama che la politica di unità della classe operaia, è una politica “dettata esclusivamente dagli interessi della diplomazia sovietica”, e che l'Internazionale comunista è lo “strumento della politica estera russa”. Così Trotski, fornisce a Hitler e Goebbels la parola d'ordine fondamentale per il congresso di Norimberga.
Nella realizzazione completa dell'unità delle forze della classe operaia che, come tale, unifica a sé e alla propria influenza la massa della piccola borghesia delle campagne e delle città, il fascismo scorge un altro grandissimo pericolo per l'avvento del suo dominio, per la esplicazione dei suoi piani capitalisti. E ancora una volta, il trotskismo contro-rivoluzionario, vola in soccorso del fascismo, dichiarando che il Fronte popolare è soltanto una “rinuncia alla lotta di classe “, una “collaborazione con la borghesia imperialista”. In Francia, lo scopo perseguito dalla setta contro-rivoluzionaria trotskista è quello di rompere il Fronte popolare, favorendo quindi, con un rafforzarsi della “destra”, una possibile instaurazione dittatoriale di tipo fascista. Così pure in Spagna, il Fronte popolare. rappresenta per i trotskisti un “tradimento” La politica che i trotskisti spagnoli predicano è quella stessa che il capo fascista Gil Robles tenta di realizzare, prima di passare in aperta rivolta contro la Repubblica. E' il solito tentativo che consiste nel distaccare la classe operaia dai partiti della piccola e media borghesia repubblicana, spingendo sempre più la piccola borghesia, nelle braccia della reazione e del fascismo.
Ma i capi reazionari social-democratici, continuano a chiederci delle prove. Come se non bastassero quelle fornite dalle confessioni dei trotskisti, sulla loro attività di quotidiani agitatori contro-rivoluzionari. Ma questo, insistono i difensori dei banditi, non prova ancora che i trotskisti abbiano organizzato degli attentati contro il potere sovietico e i suoi capi.
No, no, signori; tutta questa politica contro-rivoluzionaria mirava a uno scopo solo; era diretta a colpire il cuore e la testa del movimento rivoluzionario mondiale, ed eliminare i capi del Partito bolscevico e quindi il Partito. Gli attentati terroristi, fanno parte della pratica contro-rivoluzionaria dei fascisti e dei trotskisti.
E finalmente, al signor Trotskij, oggi non resta che la prospettiva di una disfatta militare dell'Unione sovietica. Prospettiva, per altro, che fece sempre parte delle sue mire avverse al proletariato. Nel 1926 lanciò la famosa tesi di Clemenceau. Come lui, che fu chiamato al potere quando la guerra imperialista minacciava la Francia di una disfatta, Trotskij cercherà di raggiungere il suo obbiettivo, nel momento in cui il nemico arriverà alle porte di Mosca. E a questo proposito, alcuni mesi or sono Trotskij, scriveva:
“La vittoria della coalizione europea contro Napoleone, non ha affatto arrestato lo sviluppo capitalista in Francia; anzi ne ha reso più celere l’avvento nel resto dell'Europa”.
Quindi noi ci ritroviamo in presenza di una edizione rammodernata e fascista, della teoria della “rivoluzione permanente”, per cui se i fascisti, attaccando l`Unione sovietica riuscissero a batterla, questa sconfitta non arresterebbe, ma affretterebbe anzi, il progresso “nel resto dell'Europa”. E a questo punto, signori della social-democrazia, non vi è più bisogno di provare che la spada della giustizia proletaria ha colpito giustamente dei nemici mortali della classe operaia.
Con la stessa sfacciataggine con cui egli confessa l’identificarsi dei suoi scopi, con quelli fascisti, in rapporto alla comune guerra contro l'U.R.S.S., così Trotskij, parla... tranquillamente della necessaria inevitabilità dei suoi atti terroristici. La parola d'ordine “bisogna eliminare Stalin”, è stata pubblicamente lanciata dai giornali trotskisti. Questa gente ha elevato il terrorismo a metodo di lotta, contro il potere dei Sovieti. La difesa del terrorismo, considerata come una giustificata necessità storica, alla stregua, di un “fattore del progresso “, ritorna con l’insistenza di un leit-motiv, negli scritti di Trotskij.
Eppure anche queste prove non sembrano ancora sufficienti per i capi reazionari. Vi sono ancora degli uomini che vorrebbero rinviare in appello il verdetto del Tribunale supremo, ma davanti a una qualsiasi “commissione”, composta in modo, che i trotskisti ne formino l’estrema autorità giudicante. Il capo degli assassini, Trotskij infine, dichiara addirittura che egli desidererebbe di venir giudicato da un Tribunale della borghesia norvegese. Ma se gli preme veramente di aggiungere qualcosa a quanto i suoi partigiani e complici hanno confessato, non deve ricorrere ai giudici del Re di Norvegia, ma deve avere il coraggio di presentarsi in persona davanti ai giudici del Tribunale Sovietico. Quando al processo di Lipsia accusarono falsamente Dimitrov di avere organizzati degli atti di terrore nel suo paese natale, la Bulgaria, la coscienza di Dimitrov, senza una minima esitazione, richiese, dopo il dibattito, d'essere invialo in Bulgaria per venirvi giudicato, a condizione che il processo si svolgesse pubblicamente.
Il solo fatto che Trotskij non ha osato di presentarsi dinnanzi all'unico Tribunale competente e investito di tutta l'autorità necessaria per giudicare i crimini da lui commessi è la riprova morale della sua colpa.


4. - La collaborazione della polizia con i banditi trotskisti.

Una identità di aspirazioni e di intenti ha condotto i banditi trotskisti a collaborare con la Gestapo. Sulla stessa base, si stabilirono nei paesi capitalistici collaborazioni e reciproci scambi di servizi tra le polizie da una parte, e i contro-rivoluzionari trotskisti dall'altra.
Non è forse vero che un miserabile collaboratore e della polizia, e dei gruppi trotskisti parigini, ha tentato di assassinare Marcel Cachin, fallendo il colpo, solo in virtù di una mera concordanza dl avvenimenti fortuiti?
Non è forse vero che fu un provocatore, a suo tempo smascherato, e al soldo del gruppo trotskista, che uccise Camillo Montanari, uno dei migliori combattenti dell'avanguardia del proletariato italiano?
E' vero o non è vero che il principale teste a carico di Dimitrov, il Karwahne, messo a disposizione del procuratore generale di Lipsia, dalla polizia fascista, era stato espulso dal Partito, come membro di un gruppo zinovievista, passando quindi, immediatamente, nei ranghi trotskisti?
Maria Reese, esclusa dal Partito comunista tedesco, per aver assunto le difese della concezione disfattista di Trotskij in merito al fascismo tedesco, divenne poi uno dei capi del trotskismo tedesco, e, in occasione del plebiscito della Sarre pronunciò alla radio un discorso di propaganda hitleriana, che venne sostenuto in quell'occasione da tutta la stampa trotskista tedesca. In Svezia, uno dei capi dell'ala trotskista del partito socialista, Nils Flyg, ha potuto servirsi della generosa cassa di lvar Kreuger, altro finanziatore dell’organizzazione fascista. L’editore d’un foglio trotskista liberamente stampato a Budapest, dove la propaganda comunista è perseguitata e combattuta e considerata alla stregua di un alto tradimento, è il rinnegato Weisskaus, un trotskista che, nel 1925, organizzò un attentato contro il compagno Rakosi che lavorava allora clandestinamente nel paese. In Polonia, la polizia pubblica dei fascicoli trotskisti e li diffonde tra gli operai. Ruth Fischer, agente di collegamento tra i terroristi inviati nell'Unione Sovietica da Trotskij e il Trotskij stesso che ammaestra queste spie, è la più intima collaboratrice di Dorriot, capo di un partito fascista, strettamente legato con i capi reazionari della polizia parigina. In Italia l’autobiografia di Trotskij, questo capolavoro di calunnie contro il Partito bolscevico, viene distribuita e segnalata dalla polizia alle biblioteche del paese, e a quelle delle prigioni. In Francia, quando la polizia cerca un pretesto per attaccare le manifestazioni del Fronte popolare, trova sempre dei provocatori trotskisti, che le facilitano il compito. La linea di condotta dei trotskisti francesi, consiste non solamente nel tentativo di frattura dei Fronti unico e popolare, ma anche nel sobillamento continuo di piccoli gruppi di operai e di gente d'avventura, ai fini di provocare delle “battaglie armate”, avventurose, e atte quanto mai, a ingenerare quelle confusioni che possono nuocere al diffondersi dei sentimenti proletari. Ora, una simile linea di condotta propagandistica si rivela perfettamente corrispondente ai piani comuni dei fascisti e della polizia. In Spagna, per quanto schiacciati dal potentissimo sviluppo del Fronte popolare, i resti della setta trotskista continuano a fornire gli agenti provocatori che, guidati dai fascisti, organizzano degli attentati contro i capi comunisti repubblicani.
La lega tra la polizia e i trotskisti è un fatto incontestabile. Il giornalista reazionario Kérillis. ha affermato nell' “Echo de Paris”, che la polizia francese possiede le prove irrefutabili di uno strettissimo legame fra i trotskisti e l'attività della Gestapo. Il signor Kerillis, evidentemente deve essere molto bene informato in proposito. Soltanto è spiacevole che il ministro dell'Interno, un socialista, non abbia ancora messo a disposizione delle organizzazioni operaie i documenti relativi a tutte queste trappole. Lo assicuriamo che, se così avesse fatto, avrebbe reso un servizio, molto importante, a tutto il movimento dei lavoratori; un servizio pieno di insegnamenti per tutte le persone oneste che vivono in Francia.


5 -La lotta contro il trotskismo contro-rivoluzionario è dovere di tutti gli onesti lavoratori.

E' necessario liberare definitivamente il movimento operaio internazionale dal fango trotskista. E` necessario che si ponga fine a quella sciagurata tendenza che porta a considerare le sette contro-rivoluzionarie trotskiste, e gli aderenti, come frazioni del movimento operaio. Occorre infine che sia superato ogni limite di tolleranza verso questi ignobili agenti del nemico. Basta con quelle opinioni per cui la lotta contro il trotskismo è un compito che deve riguardare esclusivamente i comunisti. L’impegno per una lotta contro il trotskismo deve venire esaminato in una maniera ben diversa. Tutto il movimento operaio, tutte le organizzazioni della classe operaia, devono essere radicalmente liberate, e per sempre, dai banditi che si infiltrano nei nostri ranghi, per inocularvi le direttive velenose e le parole d'ordine del fascismo; per compievi i mandati criminali dei nemici della classe. La classe operaia non potrà mai battere i suoi avversari fin tanto che vorrà tollerare gli agenti che il nemico le affianca
Le masse più compatte dei lavoratori, tutto il popolo, devono levarsi come un sol uomo per lottare contro questi miserabili che hanno ucciso Kirov, che hanno tentato di assassinare Stalin; demoni che si sforzano di scindere, disgregare e distruggere le forze più vive del proletariato. Tutto il popolo dell'Unione Sovietica, ha già fatto del proletariato. Tutto il popolo dell'Unione Sovietica si è levato in blocco contro la vigliaccheria terrorista, esigendone l’annientamento.
Nei paesi capitalisti, dunque, l'avanguardia del proletariato avrà per supremo esempio la denuncia dei trotskisti, di fronte a tutta la massa dei lavoratori, e ognuno devi partecipare pienamente a questa denuncia, come per un dover suo. Perché bisogna provare, in maniera sempre più convincente, e traendo questo convincimento dalle stesse parole e dagli stessi atti dei trotskisti, che essi sono degli agenti del fascismo, e dei cacciatori di carne umana. Tutto questo occorre chiarire, per scaraventarli definitivamente fuori dall’ambito operaio.
Ecco il più grande insegnamento del processo di Mosca.
Gli operai socialisti, e particolarmente quelli francesi, hanno da tempo acquistata una notevole esperienza difensiva, per quanto concerne l'attività dei trotskisti. Colà i contro-rivoluzionari trotskisti hanno tentato, prima che altrove, di scavare le loro trincee nei nostri ranghi
Ma li abbiamo cacciati, e continueremo a cacciarli, accrescendo la nostra vigilanza, fin tanto che un solo di costoro oserà ancora rimanere tra noi.
Per ora, gettati fuori dal Partito comunista, si sono riparati sotto le tettoie delle organizzazioni social-democratiche. Gli operai socialisti, si sono resi subito conto del lavoro pernicioso che i trotskisti andavano svolgendo tra le loro file, gettando la confusione nella Federazione socialista della Senna, la quale fino al momento in cui divenne il campo preferito degli intrighi contro-rivoluzionari, aveva sempre assolto al compito storico di ala sinistra del Partito socialista. L’organizzazione della gioventù socialista è stata egualmente inceppata nel suo sviluppo, dal giorno in cui i trotskisti si sono mescolati a quelle riunioni: per liberarsene, sulla scorta del nostro esempio, hanno dovuto rivoltarsi contro questi manigoldi, e cacciarli. Anche nel Belgio i trotskisti hanno funzionato da elementi disorganizzatori del movimento socialista. E il compito criminale svolto in Spagna, è ormai conosciuto da tutto il mondo.
Non possiamo rimanere indifferenti davanti al fatto che i nemici del proletariato, smentiti, rinnegati e cacciati dai nostri reparti, ora cerchino di collocarsi fra le organizzazioni socialiste, perché noi desideriamo creare, insieme alle organizzazioni socialiste, una forza unica e potentemente capace di lottare fino alla vittoria, contro il fascismo, e per amore della pace e della libertà. Denunciamo quindi agli operai socialisti questi pericolosi sabotatori della comune lotta, e domandiamo ai compagni che si sbarazzino di simili traditori. Difendere le organizzazioni socialiste, i sindacati, tutte le organizzazioni dei lavoratori, nessuna esclusa, contro il pericolo dell'infiltrazione trotskista, questo è uno dei compiti essenziali della nostra lotta contro il fascismo.
A quei lavoratori socialisti, che hanno la sfortuna di avere tra i capi dei sostenitori di quella tesi, secondo la quale gli accusati del processo trotskista-terrorista erano solamente dei vecchi rivoluzionari, incapaci di commettere i delitti mostruosi che il tribunale denunciò a loro carico, noi proveremo, sulla scorta di documenti storici e incontestabili, la falsità di questa ipocrita teoria. La storia del bolscevismo non è ancora nota al punto da consentire che ciascun lavoratore dei paesi capitalisti, posa di primo acchito, discernere la falsità degli argomenti apparentemente favorevoli ai contro-rivoluzionari processati. Tuttavia ciascun lavoratore deve ricordarsi quanto ben conosce, circa l’esperienza politica del suo paese. Non sono mancati, per ognuno di questi lavoratori, dei luminosi esempi di uomini degenerati che hanno tradito la loro primitiva causa, per la quale in un primo tempo avevano lottato nell'impegno di un compito non indifferente, circa l’avvenire del movimento operaio. Millerand, Mussolini, Pilsudski, Mac Donald, Doriot, sono degli esempli classici di un simile tradimento. Tutti oggi sanno che questi traditori sono gente che fin dal tempo della loro attività svolta nei ranghi del movimento operaio, mostravano delle debolezze e dei vizi che sviluppandosi, riscaldati dall'ambizione e dalla sete di potere, li condussero al servizio del nemico, trasformandoli in carnefici dei loro vecchi compagni di lotta e di partito.
I Partiti comunisti hanno il dovere di diffondere la storia del Partito bolscevico tra le grandi masse del popolo. E' il mezzo più efficace di confutare e di svelare le menzogne dei capì reazionari della social-democrazia. E’ il mezzo più efficace per impedire, al virus trotskista di penetrare nel sangue della gioventù operaia, ancora inesperta, di contaminare gli operai socialisti, sinceramente rivoluzionari
Il processo moscovita dei banditi terroristi, guidati da Trotskij e Zinoviev, impone a tutte le organizzazioni della classe operaia russa, il compito di accentuare ancor più la vigilanza di classe. Questo processo ha dimostrato che il nemico ha scelto tutti i mezzi leciti e illeciti, si è servito di tutti i crimini più vili pur di riuscire nella sua opera di erosione.
E qui voglio dire che, per smascherare un simile nemico, per punirlo e impedirgli di nuocere, una linea politica di difesa che si fondi soltanto sull'equità e sulla giustizia, non basta. E' necessario che non si attenda il compimento del crimine, per poterlo punire giustamente. Ma si addiverrà a una giustizia politica più degna e più feconda, se in ciascuna occasione, al minimo sospetto lo sguardo vigile di ogni membro delle organizzazioni operaie, si riveli prontissimo a smascherare l’avversario, a consegnarlo o a colpirlo quando la stretta della situazione contingente, lo esige. Nell'ora attuale, in cui parecchi dei Partiti comunisti, si sviluppano rapidamente e i cui compiti si impongono con gravità sempre maggiore, una simile vigilanza non si dimostra soltanto come necessaria, ma si impone come un dovere sacro. La borghesia e il fascismo. vigilano a loro volta attentissimi, per cogliere ogni nostro minimo atto di debolezza, e cercano di profittare della crescente vastità delle nostre organizzazioni per più facilmente infiltrarsi con le particelle infette della loro azione corrompitrice. Ora, sarebbe un gravissimo errore, se si arrivasse a supporre di poter evitare questo pericolo, rimanendo chiusi in piccole sette, limitando l'accesso alle nostre organizzazioni, solo per quei lavoratori che desiderano volontariamente di partecipare all'attività politica nei nostri ranghi, Al contrario: il carattere di massa sempre più accentuato delle nostre organizzazioni, può permetterci di smascherare facilmente gli agenti del nemico, sempre che ciascun membro del Partito sviluppi al massimo grado, ogni sua capacità di vigilanza rivoluzionaria; sempreché tutta la massa del Partito venga educata e controllata in questo spirito disciplinatore delle nostre energie di difesa e di attacco.
Bisogna conoscere gli uomini; bisogna imparare a conoscerli. Bisogna che una parte dell’attività di ciascun membro del Partito sia consacrata allo studio completo, esatto, dettagliato, dei compagni con i quali egli milita, con i quali è legato. Solamente cosi il Partito, e tutte le organizzazioni operaie, potranno realmente sbarrare la strada ad ogni penetrazione del nemico.
Il processo di Mosca è stato la pietra di paragone della nostra vigilanza di classe, della nostra capacita di discernere gli agenti del nemico e di smascherarli. E' stato la pietra di paragone della fermezza dei nostri legami con le masse socialiste; ci ha permesso di verificare quali sono i paesi ancora troppo deboli, e nei quali la nostra lotta per il Fronte Unico e il Fronte popolare, deve estendersi con un metodo di penetrazione, sempre più deciso. Ci ha chiarito come i capi reazionari della social-democrazia, in base al loro odio contro i paesi della dittatura del proletariato e del socialismo vittorioso, tentino con tutte le loro forze, le quali però diminuiscono di giorno in giorno, di spezzare l'unità della classe operaia e delle masse popolari, in lotta contro il fascismo, e per la pace. Ci ha mostrato come la nostra lotta contro il trotskismo contro-rivoluzionario, non è ancora sufficiente, e quindi deve venire risolutamente amplificata, portata ad un livello molto più alto, trasformata in una lotta conglobante quanto vi e di più sano ed onesto nella classe operaia, contro ogni penetrazione del fascismo, contro le sue ideologie, contro i suoi agenti che mirano a frantumare il terreno sotto i piedi del proletariato.
Il processo di Mosca non diverrà affatto, contrariamente a quanto i fascisti e i loro capi reazionari social-democratici speravano, la causa di un indebolimento dei legami che riuniscono gli operai comunisti, ai social-democratici. Questo processo ci consentirà invece, di stringere sempre più i nodi, di strappare la maschera agli agenti del fascismo, e di procedere sempre più in avanti nella realizzazione del compito storico che ci è stato assegnato: la realizzazione della unità della classe operaia e del Fronte popolare, nella lotta contro il fascismo e per la pace.


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DALL’OPPORTUNISMO ALLA CONTRORIVOLUZIONE

"PONOMAREV"



La storia dell'origine del gruppo trotskista-zinovievista, affonda le sue radici in un passato lontano. Gli uomini che sono comparsi dinnanzi al Tribunale, come terroristi controrivoluzionari e agenti del fascismo, si erano giù mostrati negli anni precedenti, e a più riprese, ostilissimi alla grandiosa lotta intrapresa dal Partito di Lenin e di Stalin per il trionfo della causa socialista. Ma di gradino in gradino i trotskisti-zinovievisti, sono sempre più scivolati nell'abisso della contro-rivoluzione. E non è un puro caso che quella gente, abbia finito col dividere la sorte del peggior nemico dei socialisti, ossia del fascismo.
Per lunghi anni. Trotskij aveva apertamente lottato contro il leninismo e il Partito di Lenin e di Stalin. Più volte durante questi anni, tanto Zinoviev quanto Kaménev, avevano coperto il trotskismo per favorirne la lotta contro il Partito; poi, quando non furono più in grado di coprir nulla; costretti da fatti di evidenza inevitabile, si fusero totalmente con il trotskismo. adottandone interamente il programma.
Nel 1903, al II Congresso di Partito, Lenin propose uno schema di programma del Partito, con il quale egli solo, fra quanti parteciparono allora a quel congresso, sottolineava la parola d'ordine della dittatura del proletariato, promulgata da Marx.
E Trotskij, da quel momento, cominciò a combattere Lenin.
Propose subito una tesi riformista, in conseguenza della quale la dittatura del proletariato avrebbe potuto venir considerata come possibile soltanto il giorno in cui la classe operaia e il Partito «sarebbero divenuti pressoché identici”; identità in cui il proletariato si comporrebbe della maggioranza della popolazione e in cui i socialisti potrebbero conquistare, ma pacificamente, la loro maggioranza parlamentare. Ed è ancora a questo secondo Congresso del Partito che Lenin elaborò e propose quel piano storico importantissimo che mirava alla creazione di un Partito proletario di nuovo tipo, in funzione di un compito grandioso, il rovesciamento del capitalismo e la stabilizzazione definitiva del regime socialista. Così al secondo Congresso, Trotskij, in preciso accordo con tutti gli altri menscevichi, iniziò una lotta accanita contro i principi organizzativi, difesi da Lenin.
Sotto lo zarismo, Lenin e i suoi più intimi compagni di lotta, Stalin, Sverdlov, Voroshilov e altri ancora, costruivano clandestinamente, pietra su pietra, il Partito bolscevico, con una saldezza e con un risoluto slancio rivoluzionario, ancora sconosciuti fino a quel giorno. Per converso, Trotskij, lavorò per decine d'anni onde distruggerlo. Poco tempo dopo il II Congresso, una lotta accanita si dichiarò tra il bolscevismo e i menscevichi. In un suo fascicoletto “Un passo avanti e due indietro”. Lenin suggerisce e sviluppa i compiti del proletariato, funzioni che lo condurranno ad imporsi egemonicamente nella prossima rivoluzione russa, così come quelli del Partito concernenti la sua edificazione. Ma Trotskìj che contemporaneamente scrisse il suo libello “i nostri compiti politici “, diventa subito il portavoce, l'esponente dei più accaniti nemici di Lenin, nel campo menscevico. E subito dopo il Congresso in cui avvenne la scissione del Partito operaio social-democratico russo, in bolscevichi e menscevichi, gli avversari di Lenin, che erano rimasti in minoranza nel congresso, convocarono, nel settembre del 1903, una conferenza, atta a riunirli, per cominciare la lotta contro le decisioni del Congresso; e questa conferenza venne organizzata da Trotskij e Martov. Così Trotskij si collocava al centro del movimento menscevico, proprio quando questo movimento nasceva.
Durante la sviluppo del movimento rivoluzionario russo, le divergenze tra i bolscevichi da una parte. e i menscevichi e Trotskij dall’altra si accentuarono sempre più. Nel 1905, come contrappeso alla forza di condotta rivoluzionaria di Lenin e della sua teoria tendente a trasformare una rivoluzione borghese e democratica in rivoluzione socialista, Trotskij sviluppò la sua famosa teoria della “rivoluzione permanente “, teoria del resto presa n prestito dallo pseudo marxista tedesco Parvus, divenuto in seguito un fanatico agente dell’imperialismo tedesco. Questa teoria, degna di un avventuriero, che negava il superiore compito direttivo del proletariato nei riguardi del contado, proclamando quest’ultimo come naturalmente incapace di potersi alleare alla classe operaia per una lotta contro l’autocrazia, minacciava di soffocare la rivoluzione stessa. Questa teoria provocava la divisione del fronte comune delle forze motrici della rivoluzione; scartava dalla lotta rivoluzionaria le innumerevoli masse del contado russo, condannando la classe operaia all’isolamento rispetto ai suoi alleati nella lotta rivoluzionaria, e servendo a meraviglia la causa dei reazionari.
Nel 1905 al III Congresso del Partito, Kamènev intervenne criticando la condotta leninista in rapporto alla rivoluzione russa, e combattendo aspramente l'idea di Lenin sul trasformarsi della rivoluzione da borghese-democratica, in aperta rivoluzione socialista. Quindi è proprio in questo passato lontano che bisogna ricercare l’origine del tradimento commesso da Kaménev, nei giorni stessi in cui si maturava la grande rivoluzione dell'ottobre del 1917.
Durante gli anni di reazione che seguirono la disfatta della rivoluzione del 1905, Lenin insistette sempre sulla necessita di modificare la tattica del partito, conformandone la tecnica ai cambiamenti imposti dalla situazione. Fin da allora esigeva che si mettesse a profitto, per il miglioramento del lavoro rivoluzionario, l'insieme delle possibilità legali già conquistate con la rivoluzione e che si utilizzasse la tribuna della Duma dell'Impero, servendosi della mediazione dei deputati eletti dalla classe operaia. Ancora una volta nel 1907, Kaménev insorse contro la condotta di Lenin e divenne uno dei partigiani altoparlanti in favore del “boicottaggio” del settarismo infiorato di belle parole; il tutto messo in opera per condannare la classe dei lavoratori all’isolamento, e per ridurre il Partito all'inerte funzione di una setta distaccata dalle necessità quotidiane del proletariato e del movimento rivoluzionario. In una piccola pubblicazione speciale, diretta contro Lenin, Kaménev difendeva il boicottaggio, dichiarandosi contrario all’utilizzazione delle possibilità legali, dei sindacati, delle organizzazioni culturali, ecc. In quel tempo Zinoviev, si era collocato al fianco di Kaménev, in solidarietà di intenti.
Trotskij, la cui parola d'ordine era l'unione senza principi “di tutte le frazioni “ del partito social-democratico operaio russo, si sforzava allora di porre i bolscevichi sotto la direzione dei liquidatori menscevichi, al fine di distruggere il bolscevismo in quanto Partito indipendente. E Lenin, che lottava senza soste contro Trotskij sottolineò e mise in rilievo, in questi termini, l’estremo pericolo della sua posizione:
“Trotskij e i suoi compari - i trotskisti, e i concilianti - sono molto più pericolosi di qualsiasi liquidatore, poiché questi liquidatori convinti, espongono con estrema franchezza il loro punto di vista, e così gli operai possono facilmente discernere gli errori, mentre invece Trolskij e compagni ingannano gli operai dissimulando il male, adoperandosi in modo che divenga impossibile scorgerlo, nonché guarirlo. Tutti coloro che sostengono il gruppo di Trotskij sostengono una politica di bugie, di inganni, nei riguardi degli operai; una politica dissimulatrice del liquidazionismo “. (Opere complete - libro XV, pag. 218. ed. russa).
Per la lotta contro ì bolscevichi, Trotskij convocò nel 1912 la conferenza cosiddetta di agosto, durante la quale venne costituito un blocco senza principi, composto delle più differenti tendenze e frazioni. La conferenza, convocata da Trotskij, assunse come parola d’ordine il più sfacciato liquidazionismo, rinunciando alla lotta per la Repubblica Russa, per la giornata lavorativa di 8 ore, per la confisca delle terre, abbandonando ogni altra rivendicazione, e così pure tutti i principi del programma social-democratico.
Sottolineando la politica avventurosa del trotskismo, Lenin così parlava del blocco d'agosto:
“E' proprio in virtù dei nostri principi fondamentali, che noi, dobbiamo riconoscere, nell'esatta accezione del termine, le caratteristiche “avventurose “, di questo blocco. Trotskij non osa infatti dichiarare che considera Potassov e i partigiani del boicottaggio della Duma, come degli autentici marxisti, come dei veri difensori dei princìpi della social-democrazia. La posizione d’un avventuriero ha questo di particolare, che lo obbliga continuamente a destreggiarsi”. (Idem - libro XV, pag. 68-69. ed. russa).
E Lenin prosegue:
“Cosi, noi dichiariamo, in nome del Partito intero, che Trotskij conduce una politica ostile al Partito. che del Partito tenta distruggerne la legalità, incamminandosi per la strada delle avventure e delle scissioni “. (Idem - pag. 65).
Questa è la caratteristica autentica di Trotskij, precisata da Lenin. Fino alla morte, Trotskij conserverà sempre incancellabile il marchio d’infamia con il con il quale lo ha “segnato” il grande capo del proletariato.
Nei giorni della lotta accanita di Lenin contro il trotskismo. Zinoviev e Kaménev favorivano Trotskij, accogliendolo nel loro giornale e stimolandone la settaria attività.
Nel 1909, profìttando di una assenza di Lenin, Zinoviev pubblicò nel giornale bolscevico, “Il Social-Democratico” , un articolo di Trotskij a proposito del quale, Lenin scrisse poi a Zinoviev la lettera seguente:
«Ho ricevuto il numero 7-8 del “Social-Democratico”. lo protesto contro la firma di Trotskij.
... A proposito della “Pravda”, avete letto la lettera di Trotskij a Inok?? Se l'avete letta vi sarete convinto, spero, che Trotskij si è comportato come un carrierista della peggiore specie, come un partigiano della lotta frazionatrice alla Riazanov e soci; o si imporrà l’eguaglianza nella redazione, la sottomissione al comitato centrale e il divieto di spedire a Parigi chiunque, salvo Trolskij (il miserabile tenta di sistemare a nostre spese, tutta la graziosa compagnia della “Pravda!”) oppure si addiverrà alla completa rottura con questo arraffone, che smaschereremo di fronte all'organo centrale del Partito. Quest'uomo parla di Partito; ma si conduce peggio di un qualunque partigiano della lotta reazionaria “. (Raccolta Leniniana - vol. XXV, pag. 33).
Non di meno, Zinovev e Kamênev continuarono a tesser le file dei loro intrighi alle spalle di Lenin, tentando di inceppare il meccanismo della lotta contro il trotskismo. ln vista della loro complicità, con i liquidatori e i boicottatori, Lenin aveva classificati Kaménev e gli altri conciliatori come dei trotskisti-camuffati, interponendovi contro una lotta spietata. Su proposta di Kaménev, la sessione plenaria del C. C. fornì a Trotskij, nel gennaio del 1910, i fondi necessari per il giornale che stampava. ln questa medesima sessione, per sopra mercato, Kaménev concedette a Trotskij la sua collaborazione per lo stesso foglio. Cosi, la lotta contro Lenin nella redazione del giornale bolscevico “ll Social-Democratico “, si precisò nel blocco di Kaménev e Trotskij.
Durante il periodo di lotta contro l’altro blocco trotskista-zinovievista nel 1923-1927, Stalin aveva rivelato al partito la ragione delle ostilità che accomunava quei signori contro Lenin:
“Vorrei potervi raccontare la storia di una esperienza di collaborazione fatta con lTrotskij da Kamenev, nel 1911. E' una questione interessantissima, tanto più che ci potrebbe, in un certo qual modo, dare la chiave necessaria per risolvere con esattezza il problema posto.
Una sessione plenaria del nostro C. C. funzionò all'estero nel 1910. Discuteva la questione dei rapporti tra bolscevichi e menscevichi, e, in particolare, con Trotskij. (Noi formavamo allora una parte d'un solo ed unico Partito con i menscevichi, e ci consideravamo una “frazione”). Questa sessione si pronunciò in favore di una riconciliazione con i menscevichi e, in conseguenza, con Trotskij stesso, malgrado il parere di Lenin, che rimase dalla parte della minoranza. Quanto a Keménev, egli si incaricò di realizzare la collaborazione con Trotskij” (Lenin e Stalin Raccolta - libro III, pag. 256, ed. russa).
Ed è in questo passato lontano. che bisogna scoprire le radici della politica comune dì Trotskij, di Keménev e di Zinoviev.
Stalin combatteva in quei giorni per la difesa della linea di condotta leninista; combatteva contro i liquidatori menscevichi e i boicottardi, lottando cosi contro il trotskismo.
Nel 1910. durante il suo esilio, egli rivelava come segue, in una lettera a Lenin, la perniciosa essenza del blocco trotskista:
“Il blocco trotskista (egli Trotskij lo avrebbe definito una “sintesi”), è un putridume senza princìpi, un amalgama maniloviana (I) di principi eterogenei” (Lenin e Stalin - Raccolta, libro I. pag. 550, ed. russa).
Allorquando nel 1915, Trotskij, sostenuto da Kautski, lanciò la parola d'ordine per gli «Stati Uniti d'Europa” Lenin si rese conto, seduta stante, smascherandone subito l’ambiguità, del carattere profondamente opportunista di questa parola d'ordine, che minacciava, inquinandone la sincerità, di far perire la causa della liberazione del proletariato. Ed e proprio durante la sua lotta contro il trotskismo che Lenin creò la teoria della possibilità di vittoria del socialismo in un solo paese; teoria che divenne l'arma ideale e ideologica del proletariato, alla vigilia della battaglia decisiva contro il capitalismo.
Per giungere alla grande vittoria di ottobre, era necessario sbaragliare gli agenti della borghesia nelle classi operaie, cominciando innanzi tutto dalla sottospecie trotskista.
Lenin smascherava tutti i gruppi opportunisti, esistenti dentro i ranghi della social-democrazia Lottava con il gruppo Bukharin-Piatakov, che aveva assunta una posizione semitrotskista. Durante i lunghi anni di convivenza con questo gruppo, Zinoveiv aveva tramato, di corridoio in corridoio, degli intrighi contro Lenin. Quando Lenin venne a piena conoscenza della duplicità di Zinoviev, lo attaccò violentemente, definendo il suo modo di agire come “una rinuncia a tutta la nostra politica”.
”. . . Voi sapete che a Kienthal, scriveva allora Lenin, Radek, alla riunione della Sinistra, manovrava per raccogliere la maggioranza contro di noi, appoggiandosi su Foehlicik e Ronman, ecc. Gli imponemmo un ultimatum per costringerlo a riconoscere l’indipendenza del nostro C. C. Ma a quel “giuoco” si abbandoneranno ancora una volta queste persone, quando si tratterà di discutere la questione del nostro atteggiamento verso Junìns (questione per altro già posta) o quella della “separazione meccanica” con il gruppo di Kautskj e gli altri. Potete voi garantirmi che essi non faranno nulla? In caso affermativo, questo significherebbe, da parte vostra, la rinuncia per tutta la nostra politica. In caso contrario, sarebbe una follia legarsi mani e piedi contro questa gente, nella redazione della nostra rivista dirigente. Comunque, in nessun caso, accetto una simile politica insensata. E questa è la mia risoluzione definitiva”. (Idem - pag. 689-690).
La storia ha dimostrato che ingannare se stessi e ingannare il Partito, ingannando Lenin, era divenuta per Zinoviev e Kaménev, l’occupazione abituale. Ed è in questo spirito di vile menzogna e di doppiezza, che hanno educati ì loro sostenitori nel centro comune terrorista Zinoviev-Trotskij..
Il tradimento di Kaménev, negli anni della guerra mondiale, risultò lampante, durante il processo dei deputati bolscevichi della Duma. Gli operai bolscevichi, malgrado il duro regime militare del tempo, si comportarono all'udienza come rappresentanti del proletariato rivoluzionario della Russia, e difesero il programma leninista della lotta contro la carneficina imperialista. Ora, il traditore Kaménev, dichiarò di non poter condividere il punto di vista del Partito, sulla necessità della disfatta del governo zarista, durante la guerra, e aggiunse che questo fatto poteva venir confermato dalle dichiarazioni del menscevico fanatico Jordanski. Quando nel febbraio del 1917, la rivoluzione democratica borghese scoppiò in Russia, Lenin e Stalin esposero il loro programma di lotta ai fini della rivoluzione socialista, Kamênev si rivelò di colpo avversario di questa rivoluzione, esortando a sostenere il governo provvisorio borghese, e a continuare la guerra. Inviò dalla Siberia, in accordo con i grandi mercanti siberiani, un telegramma di felicitazioni al fratello di Nicola II, Michele Romanov. candidato dei reazionari al trono imperiale.
Alla conferenza dell'aprile del 1917, Lenin, ritornato dall’estero, espose con le sue tesi geniali dell’aprile, il piano concreto della lotta per l’instaurazione della dittatura del proletariato. Difendendo questa posizione di Lenin, Stalin lottava al suo fianco, mentre Kaménev combatteva Lenin e la sua parola d'ordine per un trasformarsi della rivoluzione borghese democratica, in aperta rivoluzione socialista. Kamènev ripeteva la calunnia dei menscevichi, affermando che il paese non era affatto “ancora sufficientemente maturo” per affrontare la rivoluzione socialista, e, prendendo le mosse dalla concezione del traditore Trotskij sull'impossibilità di edificare il socialismo in un solo paese, respingeva totalmente l'idea di una instaurazione della dittatura del proletariato.
Durante tutto l'anno 1917, Kamènev intervenne più e più volte contro Lenin, su differenti questioni: dalla conferenza di Stoccolma, alla partecipazione della conferenza democratica, ecc.
Allorquando la lotta rivoluzionaria, produsse la lotta diretta, ossia l’insurrezione armata, Zinoviev e Kamónev si dichiararono contro l’insurrezione.
In una riunione del C. C. Zinoviev e Kaménev, - essi soli tra i membri del C. C. e tra gli elementi direttivi del Partito bolscevico, - combatterono Lenin e gli votarono contro, e contro l’insurrezione e contro l’instaurazione del potere sovietico. Così quando la decisione del Partito venne irrevocabilmente presa, essi inviarono al giornale semi-menscevico “Novaia Jizn “, una lettera con la quale, (cercando in tutti i modi di provocare la disfatta dell’insurrezione proletaria), divulgarono a tutti i nemici il piano dei bolscevichi.
Lenin attaccò violentemente i traditori.
“ Informato telefonicamente del testo completo del documento firmato da Kaménev e Zinoviev, apparso nel giornale estraneo al nostro Partito, " Novaia Jizn ”, mi rifiutai subito di credere a una simile notizia. Ma in seguito non mi fu più possibile dubitare.
“Sarebbe un delitto senza confronti, tacere l'accusa di fronte a un’azione così scandalosa, a un simile "tradimento dell'ultim'ora...".
“E affermo nettamente che io non considero più né Kaménev né Zinoviev come dei compagni, e che lotterò con tutte le mie forze, sia al C. C., che al Congresso, perché vengano espulsi dal Partito”. (Lenin, Opere complete- libro XXI, pag. 423-424, Parigi, Edizioni Sociali internazionali, 1960).
Qualche giorno dopo, in una lettera al C. C., Lenin riassume in questi termini le conclusioni degli avversari:
“Kamènev e Zinoviev, hanno abbandonato a Rodzianok e a Kerenscki la decisione del C. C. del loro Partito circa l’insurrezione armata. e circa i segreti relativi alla fase preparatoria e alla scelta del momento. E' questo un fatto che nessun sotterfugio può smentire. Due membri del C. C., hanno abbandonato ai capitalisti, grazie a un'ignobile calunnia la sorte degli operai; non vi potrà dunque essere che una sola risposta per tale comportamento, e la decisione immediata del C. C. sarà formulata in questi termini:
“Riconoscendo che l'intervento di Zinoviev e di Kaménev sulla stampa straniera ed estranea al Partito, riveste tutti i caratteri di azione da traditori dell’ultim’ora, il C. C. li esclude entrambi dal Partito”. (Cliché dall'originale di Lenin. lbid, pag. 429).
Queste sono le testuali parole di Lenin, con le quali un grande uomo ha bollato i traditori della rivoluzione, i traditori dell'ultim’ora, durante le giornate di Ottobre.
Mai più nella storia, nè Zinovien nè Kaménev, e per sempre, potranno riscattarsi da questa condanna di Lenin.
Durante le giornate decisive, Trotskij combatteva le proposte di Lenin sul piano e la data dell’insurrezione armata, esigendo una decisione del congresso sovietico circa la padronanza del potere. Questi cimenti continui di Trotskij, a poco a poco, avrebbero finito col demoralizzare le masse, minacciando l’insurrezione di sconfitta. Lenin smascherò subito il perfido punto di vista di Trotskij e il 24 Ottobre scrisse:
“Assumendo oggi il potere, non lo assumiamo contro i Sovieti, ma in nome loro e per il loro avvenire.
“ ll possesso del potere, sarà l’opera dell'insurrezione, e in seguito si preciserà il suo obiettivo politico.
«Sarebbe nefasto o da formalisti, di attendere il voto dubbio del 25 Ottobre; il popolo ha il diritto e il dovere di troncare queste questioni, non con una votazione, ma con un atto di forza .... “ (Ibid .).
Questi furono l fatti.
Qualunque cosa dicano oggi i difensori della banda terroristica di Trotskij e Zinoviev, sia nell'ambiente dei borghesi, che tra i capi reazionari della social-democrazia, quei due associati cercarono in realtà solamente d'ingannare le masse. Quel marchio rovente con il quale Lenin li aveva bollati. come “traditori della classe operaia” era meritato.
Così, malgrado tutte le macchinazioni criminali dei loro nemici, i bolscevichi riportavano la vittoria durante le giornate decisive del 1917. Il comitato militare rivoluzionario formato dal C. C., e composto da Stalin. Sverdlov. Boubnov, Dzerjinski e da Ouritski, ha assicurata, sotto la direzione di Lenin, la grande vittoria del proletariato, aprendo un'era nuova nella storia dell’umanità; l'era del socialismo.
Poco tempo dopo l’insurrezione del potere sovietico, il Partito fu nuovamente chiamato a testimoniare la perfida condotta dei traditori dell'ultim'ora e della Rivoluzione dell'0ttobre. Dopo che il Governo e la dittatura proletaria erano già costituite, Zinoviev e Kaménev si eressero contro questo potere. dichiarandosi favorevoli per un governo di coalizione. Questo significava un abbandono del potere già conquistato, sia ai conciliatori che alla borghesia.
Zinoviev e Kamênev presero contatto con i Partiti conciliatori bolscevichi e socialisti-rivoluzionari e progettarono insieme di rimpiazzare Lenin nel seggio di Presidente del primo Consiglio dei Commissari del popolo, mediante il soccorso della borghesia, mediante i candidati dei nemici più accaniti del proletariato, vale a dire i socialisti- rivoluzionari (Tchernov e Avksentiev).
Quando il Partito smascherò il nuovo tradimento di Zinoviev e Kaménev, questi si unirono ad altri disertori, - Rykov, Chliapnikov, ecc. - pur di arrivare con tutti i mezzi alla realizzazione del loro programma di capitolardi. Tentarono di creare una scissione nel Partito, abbandonando il C. C.. e convincendo i loro proseliti a disertare il Consiglio dei Commissari del popolo. Ma ancora una volta Lenin li smascherava con la sua famosa lettera indirizzata a “ tutti i membri del Partito e alle classi laboriose della Russia “:
“Compagni! Diversi membri del C. C. del nostro Partito e del Consiglio dei Commissari del popolo. - Kaménev. Zìnoviev, Noguine Rjkov, Milioutine, e qualche altro - sono usciti ieri, il 17 (4) Novembre dal C. C. del nostro Partito, e i tre ultimi anche dal Consiglio dei Commissari del popolo. Malgrado la nostra politica proletaria e rivoluzionaria, fondata su una assoluta unità di intenti, non è possibile che in un partito così grande come il nostro, almeno per ora, non si incontrino dei compagni la cui fermezza e solidità di tempra. si rivelano insufficienti nella lotta contro i nemici del popolo .....
“Compagni! Ricordatevi che di questi disertori, due di essi, Kamênev e Zinoviev, fin dalla insurrezione di Pietrogrado, si comportarono come dei traditori dell’ultim’ora, perché non si peritarono di votare contro l’insurrezione, alla veduta decisiva del C. C., il 23 (10) Ottobre 1917. Ricordatevi come questi disertori, ancor dopo la decisione del C. C.. facevano opera di disfattismo, tra i militanti del Partito, contro l’insurrezione “. (Lenin, Opere complete, libro XXII, pag. 59-60.ed. russa).
Si esigeva con un ultimatum rivolto a Kaménev, a Zinoviev, e agli altri disertori, che si sottomettessero alla disciplina del Partito, ponendo fine alla loro attività sabotatrice.
Su proposta di Lenin, Kaménev venne rimosso dalle sue funzioni di Presidente del Comitato centrale esecutivo della Repubblica Sovietica, e, per molto tempo, venne allontanato da ogni responsabilità direttiva.
Nel 1918, all’epoca delle conversazioni di pace di Brest-Litovsk, Trotskij lottava contro Lenin, con i “comunisti di sinistra; altra tattica per condurre il paese sovietico alla disfatta.
Durante le conversazioni con il comando tedesco, Trotskij violò scientemente le direttive di Lenin e del C.C., circa le conclusioni immediate della pace. Cosi la Repubblica Sovietica fu costretta a firmare un trattato di pace, sulla base di condizioni assai poco favorevoli. Solamente la spietata lotta di Lenin e Stalin, condotta senza riserve, nella coscienza assoluta del pericolo da vincere contro i comunisti di sinistra, e contro Trotskij, assicurò alla fine la salute della Repubblica Sovietica.
Poi, durante gli anni della guerra civile, il Partito ebbe più volte occasione di colpire Trotskij.
Siccome le operazioni decisive dell’armata rossa erano giunte alla disfatta di Koltchak, Denikin e altre guardie bianche, si rivolsero dalla parte di Trotskij, favorendone ì piani.
Infatti Koltchak venne eliminato, solo quando la proposta di Trotskij di sospendere l’offensiva contro Koltchak fu respinta e quando il C. C., e innanzi a tutti Lenin, ebbero presa la risoluzione di mobilitare le forze necessarie, per attaccare le guardie bianche al fronte orientale. Così pure fu possibile battere definitivamente Denikin, solo quando, scartato completamente Trotskij dalla direzione del comando militare nel fronte del sud, venne posto in atto, confermato da Lenin, nell'autunno del 1919, il piano di operazioni progettate da Stalin contro Denikin.
E altrettanto avvenne circa numerose altre questioni relative alla lotta armata del proletariato della Repubblica Sovietica.
La creazione di una potente Armata rossa, le vittorie eroiche di questa Armata, e infine la disfatta delle guardie bianche, tutto questo è dovuta alle direttive di Stalin e di Lenin, ispirate dalla loro lotta senza quartiere contro il trotskismo.
Verso la fine del 1920, alla vigilia della nuova politica economica, sorse in seno al partito. una discussione circa il compito dei sindacati. Ed ancora una volta, Trotskij divenne l’esponente della lotta contro Lenin, contro la politica del C. C., proponendo addirittura di “statizzare i sindacati”, vale a dire di trasformarli in semplici appendici dell'apparato statale.
Cosi negando l’importanza del compito dei sindacati, che Lenin considerava come la scuola del comunismo, Trotskij distruggeva uno dei principali fondamenti della dittatura del proletariato.
Lenin sosteneva che la politica di Trotskij tendente a statizzare e scuotere la struttura dei sindacati, avrebbe servito soltanto a favorire una scissione tra il Partito comunista e i sindacati. Distaccandoli delle masse lavoratrici. Nell'autunno del 1923, Trotskij intraprese contro il Partito una vasta offensiva che venne appoggiata, durante parecchi anni, ossia dal 1925 fino al giorno della loro espulsione dal Partito comunista, tanto da Zinoviev quanto da Kaménev.
Nell’ottobre del 1923, Trotskìj dichiarava che il C. C. avrebbe finito di condurre il paese alla rovina. Subito dopo, il gruppo dei trotskisti, che egli aveva organizzati con J. N. Smirnov, Sérébriakov.
Preéobrajenski, Piatakov e altri, costruì la “piattaforma dei 46” pedana di lancio interamente diretta a colpire le strutture della linea generale del Partito. In quei giorni, ossia quando Lenin era già gravemente malato, Trotskij condusse un attacco contro i vecchi quadri del Partito bolscevico, ai quali oppose la giovinezza, affermando demagogicamente che i giovani sono il barometro dello Stato e della condizione spirituale che può regnare nel Partito. Ma anche questo tentativo fallì.
Una volta disfatta l’opposizione trotskista, evidentemente in mancanza di altri argomenti, Trotskij dichiarò di sottomettersi oramai a tutte le decisioni del Partito. Ma non passò gran tempo, che il Partito fu di nuovo costretto a intraprendere una lotta più accanita delle precedenti contro il blocco Trotskij -Zinoviev. Questi trotskisti e zinovievisti, si valevano di tutti i mezzi leciti e illeciti, pur di spezzare la salda linea del Partito, pur di rovesciare il C. C. alla testa del quale si trovava Stalin, che aveva raccolto intorno a sé il fior fiore degli autentici leninisti, completamente devoti alla causa della costruzione della società socialista.
Però, questa volta, furono proprio Zinoviev e Kaménev, anziché Trotskij ad aprire il fuoco. Sul principio del 1925, durante una riunione del C. C., dichiararono che, stante la situazione politica economica del paese sovietico, molto arretrata, una simile deficienza creava difficoltà tali che il Partito non le avrebbe mai potuto sormontare; né tanto meno quelle che per contraccolpo sarebbero divenute poi difficoltà interne del Partito stesso. Ma i due soci, cozzarono subito contro una resistenza immediata. La questione relativa alla possibilità di edificare il socialismo in un sol paese, era ormai di importanza politica eccezionale.
La XIV Conferenza del Partito Comunista (Aprile del 1925) considerando allora necessario di confermare ancora una volta il carattere immutabile della teoria di Lenin, e di armare il Partito in lotta, per ogni realizzazione definitiva di questa teoria, fissò nella sua risoluzione il principio leninista affermante la possibilità di costruire il socialismo nel nostro paese. La questione delle prospettive di questo edificio socialista si fece particolarmente acuta. Poiché non si può assolutamente costruire qualcosa che possa servire, se non si costruisce con la coscienza del fine a cui dovrà servire questa costruzione, aveva dichiarato Stalin.
“Lavoreremo dunque per preparare un terreno ben concimato dalla democrazia borghese e per realizzare l'edificio della società socialista. Ecco il punto nevralgico della questione. Siamo noi a tal punto, con la nuova politica economica e la stabilizzazione parziale del capitale, da poter costruire con certezza l’economia socialista? Questo oggi è il più importante problema che investe l’attività del nostro partito e delle organizzazioni sovietiche” . (Rendiconto stenografico della VII assemblea plenaria del C.C. e dell’I.C., pag. 18, ed. russa).
A questo interrogativo il Partito rispondeva affermativamente.
ll grande merito storico di Stalin è quello di avere in tal contingenza, indicato al Partito e ai proletari l’enorme importanza politica della teoria leninista tendente ad affermare la possibilità di instaurare il socialismo qual regime unico di un solo paese; di avere poi sviluppata e difesa questa teoria contro i vari Trotskij, Zinoviev. Kaménev e loro seguaci.
Durante gli anni che seguirono, l’insegnamento di Lenin venne ripreso, verificato, e messo in pratica, sotto il controllo e la direzione di Stalin, al cospetto dei lavoratori del mondo intero. L’opposizione trotskista-zinovievista ha combattuto questa dottrina di Lenin, divergendo dai principi del Partito, e sopratutto da quello che ne costituisce il cardine, che ne forma la questione più fondamentale del programma. E così trascinata da questa deviazione medesima, si costrinse nella contro-rivoluzione prima, e al blocco con il fascismo poi.
l traditori trotskisti-zinovievisti spiegarono un'attività particolarmente energica di scissionisti alla vigilia del XIV Congresso del Partito comunista. Zìnoviev, Kaménev e satelliti, costruirono delle piattaforme opportunistiche, delle pedane atte a lanciar teorie antileniniste, sulle questioni fondamentali della dittatura proletario. Zinoviev, sotto il titolo di Leninismo, pubblicò un libro, nel quale deformava profondamente il punto di vista leniniano, dal momento che sosteneva la propria teoria capitolatrice circa l’impossibilità di erigere il socialismo nell'U.R.S.S.. E dichiarava che la rivoluzione di Ottobre, altro non era che una “rivoluzione borghese” e che il regime esistente in U.R.S.S. era il capitalismo di Stato, ecc.
Tutte le proposte pratiche di Kaménev e di Zinoviev, partivano dalla concezione trotskista sul conflitto inevitabile tra classe operaia e contadini; concezione che conduceva alla rottura dell’alleanza tra fabbriche e contado; pericolo mortale per la vita dello Stato Sovietico. Alla vigilia del XIV Congresso del Partito, gli zinovievistì si prepararono ad attaccare il Partito medesimo al Congresso, organizzando il loro gruppo, e compiendo in segreto la loro fatica, intesa solo a scalzare dalle sue basi il potere avversario; sopratutto a Leningrado dove lavoravano in quei giorni Zinoviev, Edvokinov, Bakaev, ecc. agivano segretamente, di nascosto del C. C.; ma al tempo stesso figuravano di essere d’accordo con gli indirizzi generali del Partito. Così tutta la condotta oppositoria dello Zinoviev, si palesava fin da quei giorni, potenziata solamente da una doppiezza difficilmente eguagliabile. La parte nascosta del doppio gioco, insegnava ai propri sostenitori ad ingannare completamente il Partito, le sue organizzazioni centrali; insegnava soltanto a lavorar nell'ombra, alle spalle, scavando il terreno sotto i piedi del Partito; a preparare infine l'abisso per l’edificio socialista. In questa atmosfera subdola, Zinoviev educava i suoi allievi, scelti fra i lavoratori della “ gioventù comunista ”, e le sue vittime apparvero poi esseri snaturati, maturi per ogni delitto, gli assassini dei compagni Kirov, Kotolynov, Roumianstev, Nikolaev, ecc.
Al XIV Congresso, come contrappeso al relatore del C. C., Stalin, l’opposizione volle come proprio correlatore Zinoviev, e questa scelta segna senza dubbio un passo avanti verso la scissione del Partito. Il Congresso mise in piena luce il doppio gioco condotto dai membri, verso il Partito, e l’organizzazione di Leningrado, smascherando la loro attività scissionistica, scoprendo una piattaforma di lancio opportunista ed antileninista. Ancora una volta i partigiani di Zinoviev trovarono la strada sbarrata dalla resistenza unanime del Partito.
Ma questa opposizione inesausta non si fermò al nuovo ostacolo. Anzi perfezionò, con tecnica diversa, la sua ostilità contro il Partito. Subito dopo il Congresso, vene creato, riunendo i partigiani di Trotskij e quelli di Zinoviev, un nuovo comune blocco. Oltre agli elementi trotskisti e zinovievisti, a questo blocco si unirono i frammenti di quasi tutti i vecchi gruppi ostili al Partito, (l’ “opposizione operaia” di Chliapnikov e di Medvédev, il gruppo dl Supronov detto del “centralismo democratico”, i traditori più sfrontati della classe operaia, venuti fuori tra la gente del genere di Ossowski, ecc.).
Così una riedizione del blocco d’agosto ricompariva.
In tutte le questioni politiche questo blocco, si poneva sempre da un punto di vista trotskista, negando la possibilità di erigere il socialismo in un solo paese. Stalin svelando il carattere opportunista del gruppo di Trotskij, aggiunse ancora in proposito:
“ Ritengo che l’assenza di fede sulla vittoria dell’edifico socialista, sia l’errore fondamentale della nuova opposizione. Quest’errore, a mio avviso, è fondamentale poiché crea tutti gli altri errori conseguenti dell’opposizione. Gli errori della nuova opposizione, nelle questioni concernenti la Nep, il capitalismo di Stato, la natura delle nostre industrie sociali, il compito della cooperazione sotto la dittatura del proletariato, i metodi di lotta contro il kulak, il compito e l’importanza relativa del medio contado, tutta questa somma di errori deriva soltanto da quello fondamentale commesso dall’opposizione con la sua mancanza di fede nella possibilità di costruire fino alle sue ultime e più giuste conseguenze, una società socialista, mediante le sole forze del nostro paese”. (Stalin, Le questioni del Leninismo. pag. 71, Parigi, Ufficio di Edizioni, 1936).
Cosi durante molti anni, una lotta accanita venne condotta contro l’opposizione. Il blocco trotskista-zinovievista tentava a tutti i costi di realizzare quella sua linea di condotta, atta a nuovamente instaurare il capitalismo nel paese sovietico.
Smascherati e battuti dal Partito, gli zinovievisli sfociarono nel pericoloso delta delle cospirazioni , raccolsero e prepararono le forze necessaria per lottare contro il Partito. Organizzarono nel 1926, in una foresta nelle vicinanze di Mosca, e all'insaputa degli organi del Partito, una riunione di membri dell’opposizione. Qui discussero sui loro piani, prepararono una nuova pedana di lancio, elaborando le misure necessarie perché la lotta di principio contro il Partito, divenisse una lotta di fatto, e a qualunque costo superiore agli ostacoli con i quali il Partito fino a quel momento li aveva respinti. Il blocco trotskista-zinovievista cominciò a formare tra i suoi partigiani dei piccoli gruppi di azione illegali. Trotskij, Zinoviev, Kaménev fornivano a questi gruppi dei materiali d’aggressione, mediante un'opera serrata di critica contro la linea di condotta leninista del C. C., e gettando il discredito sui lavoratori dirigenti del Partito.
Quindi, alla fine del 1923, i capi dell’opposizione decisero una prima manifestazione diretta, penetrando nelle riunioni operaie del Partito, per criticarne linee di condotta e direzione; ma gli operai bolscevichi fiutarono l'ipocrisia di questa propaganda, ne smascherarono il vero carattere, dipendente da una teoria, come si è detto, più che mai intesa a riportare il capitalismo in condizioni di egemonia nelle direttive del paese.
Altro ostacolo imprevisto e altra disfatta, dopo la quale, i capi dell'opposizione fecero, il 16 Ottobre 1926, una nuova dichiarazione ufficiale, smentendo le proprie accuse portate contro il Comitato Centrale, riconoscendo come inammissibile la loro attività frazionaria, e invitando i loro partigiani a sciogliere le frazioni, i gruppi illegali, le squadre di propaganda. Ora, questa dichiarazione non fu che un altro ignobile inganno, un'altra manovra piena di mala fede. Di fatto, la reazione continuava la sua attività oppositoria e frazionale, sforzandosi soltanto di assumere, nei riguardi dell’organizzazione del Partito misure cospiratorie ancor più serrate. Alla XV Conferenza e alla VII Sessione plenaria del Comitato esecutivo dell’Internazionale comunista, gli esponenti del blocco intervennero, ricominciando da capo con quella loro assoluta incredulità nei riguardi di realizzare il socialismo nell'U.R.S.S. Malgrado i loro improvvisi voltafaccia. la piattaforma era pur sempre la medesima. E agli inizi del 1927, nel bel mezzo di una grande riunione alla quale partecipavano dei “senza partito”, Zinoviev, violando tutte le regole della disciplina bolscevica, attaccò pubblicamente la politica del Partito.
Nella lotta contro il Partito, l’opposizione si collocava sempre di più dalla parte dei nemici più accaniti della dittatura proletaria e del popolo sovietico.
Nel 1927 quando il pericolo della guerra con il mondo capitalista minacciò l'U.R.S.S., il blocco trotskista-zinovievista diffuse abilmente la sua tesi vile e traditrice su Clemenceau. Questa tesi del blocco trotskista-zinovievista fu per il nemico della rivoluzione, il segnale per prepararsi alla lotta contro il governo sovietico e il Partito e di profittare dell’attacco degli imperialisti per rovesciare il potere sovietico.
Da questa infame posizione di partenza, i trotskisti-zlnovievisti passarono logicamente in seguito, a una tattica sempre più disfattista, che misero in atto all'epoca della loro attività terroristica. Miravano alla disfatta del potere sovietico, onde impadronirsi del potere e realizzare il loro immondo programma di restaurazione capitalista.
All'epoca del XV Congresso del Partito comunista dell'U.R.S.S., l’opposizione fabbricò una piattaforma speciale, sulla quale radunava insieme tutti i punti di vista anti-leninistici, di natura capitolante dei trotskisti-zinovievisti per opporli nel loro insieme alla ferrea linea di condotta del C. C. Poiché la posizione concludeva su l’impossibilità di edificare il socialismo, e sulla necessità di continuare a ostacolare il lavoro di Partito, da simile conclusione, a una contro-rivoluzione, il passo era breve. Fu breve, e la contro-rivoluzione cominciò a prender forma, in un senso organizzativo. Infatti alla fine del 1927, l'opposizione si era in qualche modo, trasformata in un Partito indipendente e opposto al Partito comunista di Lenin. Il blocco trotskista-zinovievistua possedeva un suo centro, comitati e gruppi locali, una cassa nella quale i partigiani versavano in blocco le loro quote; possedeva una tecnica disciplinatrice e una disciplina di frazione. In quel momento, i trotskisti e gli zinovievisti erano già passati decisamente e dichiaratamente sul terreno di un'aperta lotta anti-sovietica e contro-rivoluzionaria. combattendo il Partito e il regime sovietico. Intervenivano alle riunioni dei “senza partito”, degli indipendenti. esortandoli alla lotta anti-sovietica, accaparrandosi dei locali per le riunioni clandestine, e, come del resto e stato provato fin da allora, divennero anche alleati degli ufficiali bianchi che organizzavano un complotto per rovesciare la dittatura proletaria (l’affare Tckerbakov).
Infine il 7 novembre1927, sullo scadere del X anniversario della grande rivoluzione socialista, i trotskisti-zinovievisti organizzarono una manifestazione antisovietica, nelle strade di Mosca. Si rivolsero agli elementi non proletari del paese, esortandoli a lottare contro ll potere sovietico, ma ancora una volta, gli operai di Mosca, fiutando il pericolo, smascherarono questi nemici del socialismo, cacciandoli letteralmente dai ranghi della manifestazione proletaria. Il C. C. del Partito comunista dell”U.R.S.S., espulse Trotskji e Zlnoviev dal Partito. Nel dicembre del 1927 il XV Congresso del Partito prese le identiche misure contro Kaménev, Bakaev, Evdokimov, Smirnov, Reingold, Vaganian, Roumianstev, Kotolynov, ed altri.
Dopo la loro espulsione dal Partito, i trotskisti-zinovievisti, scesero a nuovi metodi di lotta. Trotskìj si rivelò un nemico feroce e assoluto; spiegò una grandissima attività illegale contro il Partito e al potere sovietico, tentando di creare delle proprie organizzazioni contro-rivoluzionarie. Ma questi maneggi furono scoperti e soppressi. Il Governo sovietico espulse Trotskij dal paese, come lo aveva cacciato in un primo tempo, su proposta di Lenin, insieme agli esponenti dei Partiti contro-rivoluzionari menscevichi, e socialisti-rivoluzionari. Ma in un certo senso fece temporaneamente il suo gioco, perché all’estero, Trotskij, si senti nel suo vero elemento. Il suo odio rancoroso contro la Repubblica Sovietica, da quel giorno non conobbe più limiti. E quanto aveva taciuto e nascosto di sé, al di qua del confine, quando si trovava ancora nei ranghi del Partito, lo rivelò senza ombre e senza reticenza. Cominciarono cosi i suoi aperti attacchi contro il leninismo, contro il bolscevismo, mediante il ribadimento continuo della concezione trotskista contro-rivoluzionaria, a proposito di tutte le questioni riguardanti la Russia e la sua rivoluzione.
Caddero gli ultimi veli nei quali si avvolgeva Trotskij in U.R.S.S. In faccia al mondo intero, dinanzi agli sguardi attoniti della classe operaia e degli uomini onesti, egli apparve, senza scrupoli, tal quale doveva apparire: il nemico più accanito del popolo sovietico, della rivoluzione proletaria e del Partito bolscevico. I giornali più reazionari lo ebbero collaboratore assiduo. Gli articoli più immondi e velenosi contro l'Unione sovietica vennero stesi dalla sua penna. Nessuna bassezza, nessuna calunnia sembrava a Trotskij sufficiente per caricar di fango lo Stato proletario e i suoi capi. Tutte le sue azioni dimostrano infallibilmente che ormai “il trotskismo si era trasformato in avanguardia della contro-rivoluzione”.
Trotskij raccoglieva intorno a sé, in una lega disperata, tutti gli elementi sparsi dei differenti gruppi rifiutati dall’Internazionale Comunista. Di comune, fra questa gente, a titolo di unico fondamento “ideologico”, vi era soltanto l’odio. L’odio contro il comunismo, contro l’Internazionale comunista, contro il paese della dittatura proletaria.
Ogni attività di Trotskij e dei suoi agenti aveva per scopo di organizzare una lotta infame contro l'U.R.S.S. e di preparare la dispersione del movimento operaio internazionale.
Dividere, scindere, inimicare. Gli scopi e i compiti di Trotskij si confondevano così strettamente con quelli del nemico più furioso del proletariato: il fascismo. E infatti ben presto, questo due organizzazioni, si riunirono in un`unica banda di nemici mortali del socialismo, della democrazia e del popolo di lavoratori.
Man mano che l'Unione Sovietica, trascorreva di affermazione in affermazione e riportava vittorie su vittorie con il suo grande lavoro di edificazione socialista, man mano che il trotskismo, di fronte a tanta fede, a tanta tenacia, si rivelava sempre più impotente nel proseguire la sua lotta contro l'U.R.S.S., Trotskij s’ingegnava sempre più di svolgere un'attività febbrile, che vincesse con l’intensità delle sue trame, la realtà crescente del terreno perduto, e così pur di combattere il Partito comunista dell'U.R.S.S. e i suoi capi, ricorse ai mezzi più tremendi, più inumani, più vili. Terrore individuale, assassinio del capi dello Stato sovietico e del Partito, corruzione, imboscate; ecco il programma preconizzato ed applicato da Trotskij. E lo scopo pur sempre quello: restaurazione del capitalismo nell'U.R.S.S.
Il tribunale supremo dell'Unione sovietica, ha poi esaurientemente dimostrato, che gli emissari di Trotskij, personalmente da lui istruiti, ossia Fritz David. Bergmang-Lourie, Gultman ed altri, erano appositamente venuti nell'U.R.S.S. per realizzare i piani criminali di Trotskij. Il fascismo e la sua banda selvaggia, gli hitleriani, che, da tempo, tramavano macchinazioni della stessa natura, non potevano desiderare di meglio. Così, non solo presero sotto protezione il trotskismo bandito, ma si incaricarono di fornire agli agenti di Trotskij i documenti necessari per penetrare nell'U.R.S.S. - come nel caso Olberg - onde stabilirvi un legame con i trotskisti rimasti nella Russia, come con N. Lourié e l’agente particolare di Himmler, Franz Weìz, ecc. Nel tentativo di praticamente realizzare il suo programma di individualistico terrore, di criminali eliminazioni, perfino contro il grande capo del proletariato, Stalin, e i suoi collaboratori più accorti, Trotskij conferiva ai suoi uomini di fiducia, rimasti nell'U.R.S.S. quel potere direttivo atto a stabilire un legame diretto e sempre più preciso con i partigiani di Zinoviev, per la creazione di un centro terrorista contro-rivoluzionario unico.
Zinoviev, Kaménev, e seguaci, preparavano di loro iniziativa altri atti terroristici. Quindi, le direttive di Trotskij accrescevano l’unità funzionale di questa energie contro-rivoluzionarie, che lottavano nell’unico intento di rovesciare la direzione del Partito comunista, onde fallisse il lavoro costruttivo di socialistica edificazione, per sostituirlo con il potere asservitore delle masse, nell'U.R.S.S.: il potere del capitalismo .
Intanto, sempre più fedeli alla tecnica del doppio gioco, Zlnoviev, Kaménev, Evdokimov, Bakaev, e gli altri esclusi dal Partito comunista, fecero un'altra dichiarazione piena di pentimenti, e, vincolandosi con una promessa di obbediente fedeltà alla linea di condotta del Partito, chiesero la reintegrazione nei ranghi del Partito stesso. Questa manovra bassa e ipocrita, avrebbe dovuto offrire ai reintegrati il potere di servirsi a tempo e luogo delle posizioni raggiunte nell’interno del Partito per colpirlo, con un attacco proditorio al momento decisivo, nella schiena e diminuirlo nella sua entità politica sopprimendo i suoi dirigenti.
Durante tutto questo periodo, i trotskisti e gli zinovievistì reintegrati nel Partito, non dimenticarono certamente i loro progetti criminali; si preoccupavano soltanto di mascherarli nel modo più abile, onde più facilmente scavar sotto, adottando metodi di lotta sempre più vili. Proclamando in tutti i toni la loro devozione alla causa, dissimulando cosi le loro autentiche intenzioni, penetrarono nel Partito, per colpirlo nel capo, alla prima occasione, per impadronirsi dei comandi ed assicurare l'avvento del loro programma, atto ad elevare al potere il capitalismo, e rendere schiavo il paese sovietico ....
Durante l’istruzione dell'affare del “ Centro di Leningrado “, come venne in chiaro durante gli atti di questo processo del 1935, Zinoviev, sin dal 1928 aveva scritto al suo collega Roumiantesev, che considerava necessario per il buon esito del loro programma di rientrare nel Partito. Questo padre gesuita di nuovo conio, spiegava ai suoi degni compari di “eroismo”, come considerava assai più difficile la lotta contro il Partito, rimanendone fuori, anziché dentro; quindi non era il caso di far macchina indietro dinanzi a nessuna dichiarazione che fosse giudicata soddisfacente per continuare, a reintegrazione avvenuta, il lavorio minatorio.
E senza perder tempo, l'indomani stesso di questo esemplare “pentimento”, e della loro reintegrazione quindi nel Partito, Zinoviev e Kaménev ricominciarono la loro attività clandestina; il loro doppio gioco. Nel settembre del 1932, Kaménev riprende i contatti con i trotskisti Kaplinski e Péréverzev; condanna la politica del Partito e s'intende con quei due messeri per stabilire una rete di legami con i trotskisti ancora esclusi dal Partito. Lo stesso anno, allorquando l'opposizione di destra, si dichiara contraria al Partito, Bukharin accorre da Kaménev e tenta subito di montare insieme un nuovo blocco anti-bolscevico. Kaménev discute con Bukharin il programma della lotta, ne parla anche a Zinoviev e stabilisce un collegamento con l'organizzazione trotskista, in modo che questa possa profittare dell’esitazione di destra, e rinforzare il numero dei nuclei da lanciarsi nella lotta definitiva contro il Comitato Centrale. Ogni volta che nel corso della sua grande opera di ricostruzione socialista e della sua lotta decisiva contro le rimanenze del capitalismo, il nostro paese urtava contro nuove impreviste difficoltà, il blocco trotskista-zinovievista si abbandonava alle rosee speranze di una disfatta del Partito, incapace di superare le crisi imposte dalle difficoltà stesse. In simili casi, questi contro-rivoluzionari, sviluppavano il massimo della loro attività, per intralciare sempre più il cammino del Partito, raccogliendogli intorno quante più forze ostili potevano, tra i nemici del bolscevismo e del popolo sovietico.
Nell’ottobre del 1932, un gruppo contro-rivoluzionario, composto dagli epigoni dell'opposizione di destra e dal blocco trotskista-zinovievista, venne rapidamente organizzato. Questo gruppo comprendeva Rinutine, Slepckov, e Kaiurov e operava naturalmente all'insaputa del Partito, clandestinamente, aspirando alla realizzazione del seguente programma: restaurazione dei kulak nel paese sovietico, liquidazione dei kolkoz e dei sovkoz, trasmissione delle imprese socialiste ai capitalisti, e consequenziale ritorno al capitalismo di tutte le posizioni conquistate contro questo, dalla grandiosa lotta del proletariato dell'U.R.S.S., dopo anni di esperienza dolorosa. Zinoviev e Kamènev erano i capi ideologici e gli ispiratori di questo gruppo contro-rivoluzionario. Ne discutevano e ne preparavano la piattaforma, lo consigliavano, lo sostenevano e lo esortavano alla lotta contro il Partito di Lenin. Così tutti gli elementi ostili al Partito comunista, tutto il canagliume dei rinnegati, tutte le leghe dei gruppi opportunisti già liquidati, potevano ritrovare un aiuto, una protezione e un soccorso, sotto il tetto della banda trotskista-zinovievista. Tutte le forze, tutti i metodi, tutti i mezzi leciti e illeciti divennero validi per lottare contro il Partito. Ecco l'immonda “filosofia” che Trotskij e Zinoviev coltivarono e predicarono a quell'epoca, precipitandosi sempre più verso una contro-rivoluzione accanita.
Ma non appena furono smascherati, come partigiani del gruppo contro-rivoluzionario, Riuotine- Slepkov-Kaiourov, Zinoviev e Kaménev, vennero, di nuovo, espulsi dal Partito. Ma ricominciarono di nuovo, con lettere piene di pentimenti, sforzandosi in ogni modo di attenuare le colpe che avevano cercato di nascondere e di ammorbidire le responsabilità che potevano gravare a loro carico, stante l`attività del gruppo scoperto, si battevano il petto senza ritegno, recitando una vergognosa contrizione pronti a tutto, pur di ottenere una nuova reintegrazione nel Partito, onde continuarvi, fino in fondo, la loro atroce missione di nemici della classe operaia.
Durante il recente processo giudiziario, è stato dimostrato come in quel periodo, Zinoviev e Kaménev, avessero organizzato in un centro unico, i partigiani di Trotskij e di Zinoviev e proclamato il terrore - mediante l’assassinio dei capi del Partito dello Stato sovietico - quale tecnica fondamentale necessaria alla realizzazione dei loro piani criminali contro-rivoluzionari. Alla base di tutte le concezioni contro-rivoluzionarie di Trotskij e Zinoviev, c'era la sterile negazione di ogni possibilità di edificare il socialismo in un solo paese. Per difendere questa concezione, essi avevano sempre lottato, sia prima che dopo la rivoluzione, ma così facendo divennero gli agenti della borghesia contro la classe operaia, e, da prima protetti e poi assorbiti divennero altresì gli strumenti del fascismo hitleriano, il nemico assoluto del socialismo, della pace, del libero lavoro.
Questa è la verità sul centro trotskista-zinovievista.
Questa è l’ignobile strada storica che ha condotto i suoi banditi al terrorismo, al servizio del fascismo, della barbarie e della reazione.
Non è la prima volta. nel corso dello storia, che, per difendere i propri interessi, la borghesia si serve di creature che temprarono le loro prime armi nei ranghi della social-democrazia. Millerand, Mac Donald, Thomas, Briand, Laval, Noske, e altri ancora, sono diventati i ministri di re o di governi borghesi. Hanno servito la borghesia, hanno combattuto la classe operaia: e di queste colpe, a loro carico, oggi più nessuno dubita.
Mussolini - che fu a suo tempo un esponente del Partito socialista italiano - è diventato fascista e capo del primo governo fascista, in funzione del capitalismo, di quel capitalismo che annega il paese nel sangue dei più cari figli del proletariato. Noske ha compiuto qualcosa di similmente abbietto in Germania.
Così dunque, i trotskisti e gli zinovievisti, sono diventati degli agenti del fascismo, degli spioni dei corruttori, dei sabotatori. dei difensori e, infine, dei fautori della restaurazione del capitalismo nel primo paese della dittatura proletaria.

(1) Manilov personaggio del romanzo satirico di Nicola Gogol, (1809-1852) «Le Anime Morte” caratterizzato da continui sogni e illusioni. nella quali al compiace, vivendo con incompleta abulia.


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PERCHE’ LA II INTERNAZIONALE DIFENDE TROTSKIJ

"KRUPSKAJA"



“Il socialismo non si erige affatto per virtù di ordini provenienti dall’alto. L’automatismo burocratico è incomprensibile con la sua essenza: il socialismo vivente e creatore, è l’opera delle masse popolari stesse” (1), diceva Lenin nei primi giorni della nostra rivoluzione di Ottobre.
Il 6 maggio 1919, nel suo discorso al primo congresso pan-russo dell’istruzione post-scolastica, Lenin dichiarava:
“ se noi ci definiamo come il Partito dei comunisti, dobbiamo comprendere, che soltanto adesso, poiché siamo venuti a capo degli ostacoli di ordine esterno, e dopo che abbiamo spezzate le vecchie istituzioni, adesso, per la prima volta si pone realmente e in tutta la sua ampiezza, il primo compito della rivoluzione proletaria, la tecnica dell’organizzazione di decine, di centinaia di milioni di uomini”(2).
Dopo la morte di Lenin le masse si raccolsero ancor più strettamente intorno il Partito. “Lenin è morto, ma la sua opera vive”
Molti anni sono trascorsi, e a noi venne concesso lo spettacolo di veder, giorno dopo giorno, crescere e fortificarsi l’organizzazione di decine di milioni di lavoratori, chiamati in masse sempre più grandi, all’amministrazione del paese, all’edificazione sempre più completa del vero socialismo. Il carattere sociale del nostro paese sovietico si è interamente modificato; migliaia, decine di migliaia di organizzazioni, sono uscite dal seno delle masse popolari. E quali prove eloquenti di ciò, ecco il movimento stakanovista, le conferenze dell’inverno scorso tra i dirigenti del partito e del governo e le organizzazioni del lavoro nelle sue differenti branche produttive: kolkoziani, operai, conducenti agricoli, contadini che raccolgono più di 500 quintali di barbabietole per ettaro, ecc. ognuno ha ben potuto vedere come, sulla base dell’organizzazione economica, l’amicizia tra i popoli del paese dei sovieti, sia sempre più salda, e come e quanto il livello culturale delle masse si sia sollevato. E le innumerevoli masse si rendono conto di come Stalin si sia votato totalmente senza riserve, alla loro causa, alla causa di Lenin, alla causa dell’avvenire socialista, guidandoli così verso la via del benessere. Questo vedono e con fiducia circondano Stalin di fedeltà ed assoluto amore.
Ma i trotskisti e gli zinovievisti, non si sono mai preoccupati delle masse, prestando a queste il minimo interesse, poiché non pensavano che di impadronirsi del potere; anche a costo dell’alleanza con la Gestapo, con i peggiori nemici della dittatura del proletariato, con coloro che cercano di ristabilire nel paese sovietico, l’ordine borghese, lo sfruttamento capitalista delle masse lavoratrici. E Lenin scriveva a proposito della posizione assunta da Trotskij:
“Quest’uomo, (Trotskij) è caduto in una serie di errori per quel che concerne, l’essenza medesima della questione delle dittatura del proletariato. Ma, indipendentemente da questo, ci chiediamo come mai difetti tra noi, quella collaborazione amichevole, pertanto così necessaria. Dipende dalle nostre divergenze sulla questione dei metodi da adottare per avvicinarsi e intendersi con le masse, per esercitare una influenza preponderante su queste e con queste legarsi sempre più. Ecco l’essenziale” (3).
E non certo a caso che Trotskij, che non ha ma compreso ciò che forma l’essenza stessa della dittatura del proletariato, che non ha mai capito il compito delle masse, nella costruzione dell’edificio socialista, e che supponeva che il socialismo potesse erigersi mediante comandamenti dall’alto, si sia alla fine posto sulla strada delle organizzazioni terroristiche, attentando perfino alla vita di Stalin, Voroshilov e di altri membri dell’Ufficio Politico che aiuta le masse nella completa stabilizzazione della libertà socialista. Non è per un mero caso che il blocco senza perno, che Zinoviev e Kamenev avevano formato con Trotskij, li ha trascinati sempre più verso l’abisso profondo del peggior tradimento della causa leninista, delle masse lavoratrici, della causa del socialismo.
Trotskij, Zinoviev, Kaménev, e tutta la loro banda di assassini, hanno agito di concerto con il fascismo tedesco, hanno concluso un’alleanza con la Gestapo. Ecco perché il paese è stato cosi unanime nel reclamare la fucilazione dei cani arrabbiati.
Quando gli operai lessero sui giornali le confessioni degli accusati dissero: “ volevano instaurare di nuovo la dittatura borghese. Ci avevano dimenticati, noi: le masse. Avremmo potuto lasciarli arrivare al potere?”. Di fatto, avevano dimenticato che il “socialismo vivente e creatore è l’opera delle masse operaie stesse”, e si misero ai primi posti della borghesia contro-rivoluzionaria
Cercarono la disorganizzazione delle masse, tentando di soffocare il cuore e il cervello della rivoluzione, Stalin. Ma non ci sono riusciti. Questa infame banda è stata passata per le armi.
Così, sempre più strettamente le masse si adunano intorno al C. C.. e sempre più vivo è il loro amore per Stalin. Dei senza partito cl scrivono, suggerendoci la pubblicazione completa delle opere di Lenin e di Stalin, sui giornali a grande tiratura. Il grado di coscienza politica, la sete di cognizione aumentano. “ Ah quanto ammiro la scuola per adulti costruita a Pouechkino; è un esempio continuo, che non stanca mai”, mi diceva l'altro giorno un vecchio compagno, dirigente di una impresa, il quale, or a quarant'anni, aveva seguito i miei corsi domenicali e conosciuta la prigione. Nel 1918 egli organizzò nel suo villaggio natale un kolkhoz di ortolani, ricevendo un premio di “un milione di rubli” per il metodo esemplare con cui diresse poi l’organizzazione di un sovkhoz.
L’edifico socialista cresce, e crescono al pari i bisogni culturali delle masse. Noi dobbiamo soddisfare questi bisogni. Ampliare le scuole per adulti come capacita e numero, sovvenzionarle, dotarle, estendere la rete culturale, accrescere le biblioteche, creare case di cultura, musei, e circoli nel kolkhoz.
Al momento attuale, è necessario portare l’attenzione soprattutto sulle qualità dell’insegnamento, la qualità del lavoro delle biblioteche, delle sale di lettura, dei circoli e delle case di cultura.
Noi disponiamo già d'una ricca esperienza in questo campo. Dopo la Rivoluzione Socialista d’ottobre, l’iniziativa degli operai ha assunto notevolissimo incremento nel campo culturale. E i tentativi che non riuscirono, perché non si seppe tener conto delle difficoltà, anche questi tentativi, non li rigettiamo come fatica sprecata. Hanno arrecato i loro frutti di esperienza e hanno insegnato a considerare con più attenzione il presente, rifuggendo sempre più dalle vertiginose avventure del passato, ci hanno resi più coscienti della necessita di allargare e approfondire le nostre conoscenze, per applicarle con metodo alla vita stessa. E ci rendiamo conto così che l’edificio socialista progredisce senza soste, il lavoro prosegue con ritmo intenso, e sempre sulla base di una più stretta collaborazione tra le masse.
E di fronte a tutto questo, la II Internazionale vocifera e si accanisce, e porta in palma dl mano le sue bande assassine, trotzkiste-zinovieviste, e tenta dl infrangere il Fronte Popolare.
I De Brouckère, i vari Citrin, si fanno partigiani di tutte le contumelie dei nemici della classe operaia dell’U.R.S.S., del nostro Partito e dei suoi capi. Si mantengono al primo posto, dinnanzi alla muta degli avversari del paese dei Sovieti, che la borghesia ha raccozzati
La III Internazionale è nata per una lotta definitiva contro la II Internazionale. Con l'aiuto del rinnegato Kautsky e dei suoi complici, la II ha condotto contro la dittatura del proletariato e il potere sovietico, una lotta all’ultimo sangue. La II Internazionale vuol diffondere e giustificare l’ordine capitalistico, e ingannare le masse dei lavoratori. Ecco perché le conviene la difesa dl Trotskij, l’agente della Gestapo. Ma ogni suo impegno si mostra sempre fallimentare. Il nostro Paese sovietico è diventato un potente paese che solleva sempre più in alto lo stendardo del comunismo, e che procede con marcia sicura, sul cammino tracciato da Marx, Engels e Lenin.
Né il trotskismo, né gli zinovievisti, né gli speculatori della II Internazionale, non arriveranno mai a fermare questo progresso, non riusciranno mai ad ingannare i lavoratori.
L’atmosfera tesa che regna sul fronte internazionale, il pericolo minaccioso della guerra, rendono questi lavoratori ancor più chiaroveggenti del proprio destino. E il Fronte Popolare degli operai, crescerà e prospererà sempre più nel mondo intero.
(1) LENIN – Opere complete, libro XXII, pag 45, ed. russa
(2) LENIN – Opere complete, libro XXIV, pag 277-78, ed. russa
(3) LENIN – Opere complete, libro XXVI, pag 66, ed. russa

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view post Posted on 2/4/2011, 15:47

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DOPO IL GRANDE PROCESSO DELLE
BANDE DI ASSASSINI TROTSKISTE – ZINOVIEVISTE
“FISCHER”




Otto Baur vola in soccorso dei nemici dell’ Unione sovietica.

In Spagna, un popolo lotta per la propria libertà, per la propria vita. Alla Sierra Guadarrama, a lrum e a San Sebastiano, gli operai e i contadini difendono non soltanto la Repubblica Spagnola, ma anche le democrazie europee, contro la barbarie fascista. Le bombe che il nemico scaglia su questi difensori, sono stati fabbricati in Germania; gli aeroplani degli assassini dei popoli, si sono alzati in volo dal suolo tedesco di Hitler. Il piano dei generali sanguinari, è stato perpetrato sotto il patrocinio della Germania hitleriana. L'assassinio di migliaia e migliaia di lavoratori spagnoli, mostra ben chiara la marca di fabbrica: Made in Germany.
Ma non è soltanto in Spagna che si stende la mano funebre, tatuata con la svastica. In Cecoslovacchia, lo scienziato antifascista Lessing, e l’ingegner Fromis. che facevano della propaganda contro Hitler, sono stati uccisi. Nella Svizzera, nell'Olanda, altri uomini sono stati trascinati oltre le frontiere tedesche perché erano colpevoli di tramare contro Hitler. In Austria, il cancelliere Dolfuss è stato soppresso a colpi di rivoltella perché aveva avuto il torto di fondare il suo fascismo senza riconoscere come capo supremo il fascismo tedesco.
In Germania, i più coraggiosi figli delle classi operaie vengono torturati ed eliminati, perché essi lottano per la libertà del popolo germanico. Dei cattolici e nazional-socialisti malcontenti vengono massacrati perché danno ombra ai nazional-socialisti hitleriani. Fino al giorno in cui, perfino nel territorio dell'Unione sovietica un colpo di fuoco echeggia, e uno dei migliori tra i figli di questa terra, uno dei capi, fra i più amati del popolo sovietico, S. M. Kirov, cade ferito a morte.
Chi ha assassinato Kirov?
Il fascismo tedesco si prepara febbrilmente alla guerra. Il suo fronte, fin dal primo momento penetra in tutti i paesi. Visibilissimo, poiché illuminato dalla luce della guerra civile, in Spagna, resta dissimulato nel resto del mondo; appare qua e là come una minaccia sempre più pericolosa, quando il bagliore sanguinoso dei suoi delitti lo rischiara. Su questo fronte di guerra, si raccolgono tutti i reazionari nemici del popolo e assetati di guerra; tutti coloro che la storia ha condannati a sparire, tutti gli elementi più rapaci dell'imperialismo; una sequela di parassiti, una manica d'avventurieri cioè di gente sconfessata e declassata; un'orda di degenerati. Con il loro odio rabbioso, con la loro lotta furiosa contro la liberta, la democrazia e il socialismo, contro colui che realizza in forma concreta e logica questi sogni dell'umanità, contro il proletariato, pur di distruggere questi princìpi inevitabili per il benessere della vita umana, i nostri nemici non rifiutano nessun mezzo che a loro sembri idoneo per confondere le nostre schiere e per compromettere la nostra coesione. E così l’assassinio si alterna alla corruzione; ogni tentativo è valido pur di rompere i quadri sempre più saldi della classe operaia.
Karl Liebknecht e Rosa Luxebourg sono stati assassinati, ma Ebert e Noske si sono lasciati corrompere. Matteotti è stato assassinato, ma il redattore capo del giornale socialista l' “l’Avanti” Benito Mussolini. si è lasciato racimolare e trasformare in elemento idoneo per la contro-rivoluzione. Jaures e stato assassinato; hanno tentato di uccidere anche Leon Blum e il signor Doriot è stato assunto al servizio della contro-rivoluzione. Colpi di rivoltella contro i capi autentici e incorruttibili della classe operaia, e seduzioni corrompitrici per gli ambiziosi che consideravano il proletariato come un trampolino di carriera... Ecco i metodi del nemico della classe che trema al solo pensiero di averlo dominatore.
Contro Kirov, colpi di pistola; contro Stalin, dei prezzolati assassini; per Trotskij, Zinoviev e Kaménev l’appoggio della Gestapo ecco i metodi del fascismo hitleriano, nemico mortale degli operai, nemico invasato da un furore di distruzione.
Contro questo nemico mortale della classe dei lavoratori, della libertà e della pace, il Fronte unico del proletariato, il Fronte internazionale della pace si organizzano poco a poco. L`Unione Sovietica è il perno inamovibile, è il centro d’organizzazione di questo fronte della pace. Contro di lei si dirige l’odio selvaggio del fascismo hitleriano. È il più solido bastione della libertà, e quindi contro questo si rivolge la rabbia sfrenata di tutti gli istigatori della guerra. Occorre far saltare il Fronte internazionale della pace, e il Fronte unico del proletariato. Questo è lo scopo immediato della politica di Hitler. Chiusi nel loro meschino egoismo di partito, e solo scorgendo nell’avvenire il fine di alcuni speciosi interessi personali che li tormentano, alcuni cupi reazionari della Social-democrazia, sostengono questi sforzi e non vogliono comprendere che l’esistenza stessa della social-democrazia, è legata per la vita e per la morte a quella del Fronte unico e dell'Unione Sovietica. In seno alla II Internazionale, si è formata un’ala sinistra che, sotto la pressione delle masse, ha approvato il Fronte unico, trattando la difesa dell'Unione Sovietica, in modo che l’importanza del movimento operaio europeo, possa risaltare sempre più potenziata, e così esprimersi sempre più efficacemente. E qui che Otto Bauer dichiara di appartenere a quest'ala sinistra.
Ma che farà Otto Bauer per difendere l’Unione sovietica e per sostenere il Fronte unico?
Quando giunge la notizia dell'attentato contro Blum, Dimitrov, il segretario generale dell’Internazionale comunista, si rivolge immediatamente ai socialisti, per esprimere la più profonda solidarietà di tutti i comunisti chiamati a testimoniare per il compagno caduto, Blum, e contro gli autori dell'attentato. Quando l’assassinio di Kirov venne conosciuto, i capi di sinistra della Seconda Internazionale, compreso lo stesso Otto Bauer, conservarono un silenzio glaciale. Ma quando gli assassini furono sterminati, perfino i capi di sinistra della Seconda Internazionale, perfino Otto Bauer, protestarono; non una parola sull'assassinio di Kirov; ma molte, troppe parole in favore di quelli che commisero il delitto; e questa fu la loro solidarietà.
Ora è trascorso un anno. Il Fronte unico si è consolidato. Ancora una volta, Otto Bauer, ha voluto assicurare com'egli sia soltanto un amico devoto dell'Unione Sovietica. Ha riconosciuto la giustezza, la necessità della politica comunista dell'U.R.S.S., compiangendo le sorti dei kulak e di altri contro-rivoluzionari.
Malgrado tutto questo, i capi reazionari della Seconda Internazionale, hanno lanciata una nuova violenta offensiva contro il Fronte unico. E nel momento in cui il fascismo scatena un fuoco tambureggiante di calunnie, di attacchi proditori contro l'U.R.S.S., le social-democrazie inglesi, olandesi, cecoslovacche, e di altri paesi, non trovano niente di meglio che di calunniare e di attaccare l'Unione Sovietica. Ma poiché son venuti i giorni in cui si tratta di dar prova di amicizia per l'Unione Sovietica, i giorni in cui più non serve la discussione teorica della difesa dell'Unione Sovietica nei suoi princìpi, e nella sua importanza ai fini della politica europea, ma si impone necessario un appoggio di pratica difesa, contro le calunnie, contro gli attacchi, poiché siam giunti a tanto, e o non è il non di esigere da parte degli uomini che si dichiarano amici dell'Unione sovietica, di passare dalle promesse ai fatti, dai... sentimenti all'azione?
Si ha il diritto di esigerlo.
Ma Otto Bauer, ha preferito ripararsi dietro il fronte degli avversari. Durante il processo degli assassini di Kirov, durante il processo degli uomini che preparavano l’assassinio di Stalin, e che collaborarono con la Gestapo, egli assunse la stessa posizione dei capi reazionari della Seconda Internazionale. E scrisse in proposito un articolo vergognoso, rivoltante. Il redattore capo del “Sozial-Demokrat” di Praga, Emilio Franzel, il propagandista degli Asburgo, un piazzista del fascismo, un uomo infine del quale lo stesso Otto Bauer non si fida, più di quanto non si fidi di noi, riproduce con gioia questo articolo, e per di più stampandolo sotto una relazione informativa e bugiarda, supposta di fonte inglese, secondo la quale si sarebbe verificato un conato contro-rivoluzionario, durante gli ultimi momenti dei condannati a morte.
Lo scaltro fiuto di quel giornalista, ha suggerita la giusta collocazione dell'articolo. Il fatto poi che l'articolo riprodotto nel “Sozial-Demokrat”, non corrisponde che in parte all'articolo di Otto Bauer pubblicato nel “Popolare”, e nel Bollettino della Seconda Internazionale, il fatto che questo articolo sia stato stampato dal “Sozial-Demokrat” in una forma più tagliente ed esasperata di quella del “Popolare “, non attenua per nulla la cosa; anzi l’aggrava.
Otto Bauer dichiara, che mai lo Zinoviev gli riuscì simpatico, e non nutrì mai nessuna simpatia per la politica attuale di Trotskij . E così prosegue:
“Ma, qualunque sia il nostro sentimento circa gli uomini che Stalin voleva distruggere con questo processo e che, per quanto ha potuto, ha moralmente spezzati, e fisicamente rovinati, come è possibile che noi crediamo in realtà questi uomini capaci di aver commesso i delitti dei quali vengono accusati? ›.
E di retorica in retorica. questo tema è svolto e ripetuto fino alle seguenti parole:
“Dove sono le prove di questa condanna inaudita?
Le uniche prove concrete risiedono soltanto ed esclusivamente nelle confessioni degli accusati, i quali non hanno confessato suffragando le loro parole con testimonianze e documenti. No; hanno confessato solo quel che non poteva essere comprovato da nessun documento e da nessuna testimonianza.
Non hanno fatto valere nessuna ragione attenuante; hanno dichiarato quale primo movente del loro modo di agire la sete del potere; si sono accusati, di complotto, di astuta duplicità, di assassinio, di collaborazione con la Gestapo, e infine di tradimento verso la classe operaia e il socialismo. Non v'è accusatore pubblico che vorrebbe simili accusati, cosi pronti a confessare, ad accusarsi, facilitando la condanna... Troppo bello, per esser vero; e allora dobbiamo considerare queste confessioni come autentiche, oppure valutarle alla stregua di confessioni che gli accusati fecero nella vana disperata speranza di poter, così facendo, salvar la vita? “.
Noi abbiamo letto, prima dell'articolo di Bauer, simili argomenti nei giornali fascisti. In questi ultimi poi, l’odio si fonde con l’ignoranza, e la mala fede con la stupidità. In questi articoli leggiamo, tra l'altro, l'affermazione che Stalin, era d'accordo circa questo processo con Trotskij; che si sono condannati a morte gli accusati soltanto per poterli poi, inviare all'estero sotto nomi falsi; e ancora, che i sedici accusati sono stati sottoposti di forza alla “confessione” , e che il processo è stato soltanto una “commedia”; infine secondo questi articoli, i condannati vennero soppressi, soltanto perché davano fastidio, in quanto ne sapevano di troppo. Che il fascismo sia capace di fabbricare una simile mistura di cose malsane, un simile abracadabra per spaventare i filistei e terrorizzare gli ignoranti, questo ci sembra perfettamente comprensibile e coerente; così come ci sembra perfettamente concepibile, che le persone che hanno visto bruciare il Reichstag, durante l'incendio del 30 Giugno, siano arrivate a tal segno, da scambiare con la verità le più insensate fandonie. Ma Otto Bauer, si muove ormai in ben altro ambiente. E' un socialista fin troppo raffinato il nostro Otto Bauer! Egli conosce molto meglio della maggior parte dei suoi amici, la storia della rivoluzione russa, la storia del bolscevismo. Ha senza dubbio letto e fatto tesoro di ben altre cose, oltre a queste informazioni monche sul processo; è giunto a un pelo dal farsi un'idea esatta della colpa degli accusati; di convincersene. Ma gli conveniva invece di dubitare di questa colpa. Di dubitare soltanto. Ed ecco perché egli si guarda bene, nel suo articolo, di chiarire con una affermazione netta l'innocenza degli accusati. Preferisce domandare soltanto dove siano le prove.
Chiunque ha studiato coscientemente i dibattiti del processo (e noi supponiamo che Otto Bauer lo abbia fatto) deve costatare alla fine di questo studio straziante e spaventoso insieme, che nessuna prova avrebbe potuto dimostrar l’autenticità delle confessioni, meglio di quanto la dimostrino, in maniera lampante, le confessioni stesse dei sedici accusati. E non è vero che siano state imposte, come Otto Bauer pretende; né che le confessioni fossero “lezioni imparate a memoria”, come pretendono i giornali fascisti. Ma si sono sviluppate, ed hanno preso forma precisa, durante il corso di un lungo processo, durante lo svolgersi di questioni complesse; si sono chiarite dopo una serie contrastante di interrogazioni, di risposte e di confronti.
Nella piena luce di pubbliche sedute, al cospetto dei corrispondenti di giornali stranieri, sedici accusati, per eccesso di controllo reciproco. si sotto contraddetti l'un coll'altro, ricordandosi reciprocamente improvvisi dettagli, che se nell’intenzione volevano essere prove di innocenza, di fatto hanno finito di persuadere gli stessi sedici imputati della loro reciproca condizione di colpa. Infine, sotto il peso delle prove contrarie, tratte dai numerosi documenti dell'istruttoria, vista l’impossibilita di proseguire un gioco cominciato da anni, i sedici imputati, raggiunto il limite estremo della loro resistenza. hanno preferito confessare. Del resto, queste confessioni, queste sedici confessioni non si dichiararono all’unisono, come vorrebbe darci a intendere Otto Bauer. Alcuni accusati, assunsero un atteggiamento ben diverso da quello degli altri. Contrariamente a Zinoviev e a Kaménev, abilissimi nello sfruttare “per ripetizione” le confessioni che potevano servire a trarli fuori da una situazione precaria, Smirnov non confessò uno iota in più di quel che la strettoia del dibattito lo costrinse a riconoscere a suo carico, e fino all’ultimo momento tentò di coprire Trotskij suo maestro, senza rivelar nulla dei suoi segreti e dei segreti dell’organizzazione. Solamente quando la moglie, richiesta a testimonianza, fece delle dichiarazioni tali da non consentire smentite, Smirnov, per non incorrere in palese contraddizione, concesse qualcosa; si rese in qualche modo confesso. Mratchkovski e gli assassini inviati espressamente da Trotskij nell’Unione Sovietica si sono comportati differentemente. Mratchkovski ex operaio che durante la guerra civile diede spesso notevoli prove di audacia e intrepidezza, comprese subito in quale abisso criminale lo aveva trascinato il suo trotskismo . E gridò agli accusati: “Confessate ciò che avete fatto”. E gridò ai giudici: “Ho meritato la morte”. Le sue ultime parole all’udienza furono:
«Desidero che tutti si ricordino, che non solamente un generale, non solamente un principe o un nobile, possono essere contro-rivoluzionari, ma anche degli operai, della gente dell’ambiente dei lavoratori; anche delle persone come me, possono essere contro-rivoluzionari. Io me ne vado; muoio come un traditore del mio partito, come un fellone che bisogna fucilare. Ma non domando che una cosa. Ed è che si creda a tutto quello che io, durante questo processo, ho vomitato fuori di me; e sono tutte le mie abiezioni “ (1).
Altri condannati come Lourie e David, si comportarono con un incredibile cinismo, tentando di salvarsi a spese dei compagni. Infine implorarono la grazia, chiedendo una condanna che non implicasse la pena di morte.
Ma Otto Bauer si ostina a domandarci delle prove. Quali prove più forti dl queste sedici confessioni? Otto Bauer e i suoi amici francesi dichiararono che: “ ...non si sono interrogati dei testimoni”. Fatta un'eccezione per la moglie di Smirnov, la natura stessa di una simile congiura è tale da porre l`eventuale testimonio in condizioni di essere al tempo stesso accusato; non potendosi dare in simili casi testimoni che non siano stati partecipi dell'azione medesima che li ha condotti al banco di accusa. Tutti gli accusati del resto, possedevano un'esperienza cospiratoria di lunga data. La scelta dei cospiratori, nel caso del presente complotto, venne eseguita con molta cura tra coloro che erano più strettamente al corrente del lavoro svolto, ed e stato minuziosamente nascosto e preparato il loro complotto.
Quindi, qualunque persona venisse a conoscenza d'un particolare, doveva o denunciarlo immediatamente, o implicitamente, per passività, col suo silenzio, farsi complice della banda assassina. Chiunque ne tacesse l’esistenza, ne favoriva la criminalità. Senza dubbio, oltre i sedici accusati, si sarebbero potuti ascoltare, ma solo in qualità di testimoni, degli altri complici, che in verità apparivano egualmente implicati. Ma si sarebbe forse con questo cambiata la faccia al processo? Riteniamo che anche un simile intervento non avrebbe nulla mutato. Otto Bauer si ostina a chiederci dei “documenti! “. Crede forse realmente che gente cosi esperta nel cospirare, possa commettere il fallo di lasciar dietro di sé, scritti e lettere compromettenti? No; quegli accusati non erano affatto dei guastamestieri. Lo stesso Otto Bauer, con la sua esperienza politica di partito, non può assolutamente dimostrarsi così ingenuo, supponendo una simile ingenuità nei suoi ben sperimentati colleghi.
E così a nostra volta domanderemo a Otto Bauer se realmente dubita della colpevolezza degli accusati. Se pensa davvero che sia stato possibile condurre i sedici accusati a confessare il falso, lasciando in compenso intravedere la possibilità della grazia. È mai possibile che si possa concepire, che sedici uomini, e gente dello stampo di uno Smirnov, o di un Mratchkovski, o di un Bakarev, si siano accusati, in uno con i loro amici, e in modo così spietato soltanto per salvare la propria vita, e che, in un processo pubblico non uno solo dei sedici accusati abbia proclamata al mondo la verità? È mai possibile che si possa concepire che qualcuno tra gli imputati sia giunto a recitare una così tragica commedia, fino al punto di gridare: “Noi siamo dei traditori e meritiamo la fucilazione”, quando, per converso, altri uomini come Lourie e David, hanno espressamente invocato la grazia dalla morte? Se questa grazia fosse già stata promessa, secondo quanto si pretende, pur di ottener la confessione, l’avrebbero essi ugualmente richiesta? Oppure Otto Bauer oserebbe manifestamente dichiarare il sospetto, altrove prudentemente insinuato, che i criminali non sono affatto quelli che si sono confessati assassini di Kirov, ma bensì quelli che hanno levato la più decisa protesta contro gli assassini? A meno che Otto Bauer non giunga a dubitare addirittura dell'assassinio di Kirov! Se lascia intendere come inconcepibile il tutto che Zinoviev e Kamenev abbiano realmente commesso quanto hanno confessato, allora ciò vuol dire che con la tesi di Otto Bauer si
può giungere a presumere che gli stessi capi dell'Unione Sovietica, abbiano a loro volta commesso l’inconcepibile crimine di forzare degli innocenti, costringendoli con false promesse, in false confessioni, per fucilarli in seguito in base a queste confessioni stesse.
Perché è proprio questo e soltanto questo che insinua l'abile supposizione nascosta sotto i periodi del Bauer, e che qui riportiamo:
“Dobbiamo credere che queste stupefacenti confessioni possano esser vere? O non dobbiamo ammettere piuttosto che gli accusati hanno confessato quello che si voleva che confessassero, nella vana speranza di salvar la loro vita?”.
Ma Otto Bauer oltrepassa anche questa misura. Dopo averci assicurati di esser il miglior amico dell'Unione Sovietica, e che nessuno più di lui è in grado di apprezzare, di altamente apprezzare, l'importanza storica delle realizzazioni che man mano si vanno compiendo sotto la direzione di Stalin, prosegue:
“...perché noi siamo oltremodo spaventati delle conseguenze immancabili di questo processo, e della profanazione storica della grande rivoluzione Russa che con questo processo si compie; della rovina di tante speranze, di tanta fiducia che questo processo produrrà, scavando un abisso morale tra noi e offrendo a tutti i fascisti, e a tutti i reazionari, a tutti i filistei e a tutti gli avversari dei Fronte unico, gli argomenti più validi per condannarci. (Desunto dal giornale “Sozial-Demokrat “, del 30 Agosto).
Quindi, in base a queste parole, Otto Bauer si opporrebbe agli argomenti dei fascisti, dei reazionari, dei filistei e degli avversari del Fronte unico. Nemico dei nostri nemici? Al contrario,
Perché nel suo articolo, egli raccoglie e riassume invece tutti gli argomenti utili per i fascisti, i reazionari, i filistei, e gli avversari del Fronte unico. Infatti, quando perfino dei giornali democratici e borghesi, come la “Nuova Era” o la “Nieuwe Rotterdamsche Courant”, espongono degli obbiettivi rendiconti e lasciano chiaramente intravedere tutta la loro comprensione per la lotta difensiva dell'Unione Sovietica contro gli assassini alleati della Gestapo, Otto Bauer definisce il processo in corso, come una “profanazione della storia della grande Rivoluzione russa “. E quindi, non sono più i Trotskij, gli Zinoviev, i Kaménev, gli assassini di Kirov, gli assassini mancati di Stalin, i collaboratori della Gestapo, i disonorati da quelle loro azioni, ma è il processo che costituisce una profanazione.
Non è il delitto, che desta raccapriccio, ma la scoperta e addirittura l'accusa di questo; non l’assassinio di Kirov, né il piano di eliminazione di Stalin, ma la condanna, l'espiazione di questi assassini e dei loro falliti tentativi, che scavano un “abisso morale “; e tra chi? Forse tra la classe operaia e i delinquenti trotskisti? No, tra la socialdemocrazia e coloro che dovevano essere assassinati e che hanno depurato l'Unione Sovietica dagli assassini. Ma pur di fornire a tutti i fascisti, reazionari, filistei, e avversari del Fronte unico il pretesto di poter dire trionfalmente: “Ecco, ecco un amico dell'Unione Sovietica che conferma la nostra opinione sul comunismo “, Otto Bauer, pur di arrivare a tanto, sosterrà che ai fini del “risultato”, ben poco importava, in fondo, che gli accusati fossero o no colpevoli.
“Ammettiamo pure che le confessioni fossero reali... Se si ammette questo, il circolo dei vecchi capi stretti intorno a Lenin e da lui prescelti, il circolo dei capi della rivoluzione di Ottobre, e della guerra civile vittoriosa, ci appare dunque come una banda di criminali. Ma supponiamo il contrario; supponiamo pure che le confessioni confessate per salvarsi dalla morte, siano false e mentitrici accuse dagli accusati contro se medesimi! In quale luce ci apparirà allora la giustizia dell'Unione Sovietica? Come dovremo giudicare dei vecchi rivoluzionari, che unicamente per salvare la loro vita, confessano il falso in un affare del più alto interesse storico? “.
Così scrivendo, Otto Bauer prepara a tutti i fascisti, rivoluzionari, filistei, ed avversari del Fronte unico, la possibilità di rispondere:
“Sia come si sia, i comunisti sono dei criminali; noi lo abbiamo sempre detto e lo stesso Otto Bauer oggi lo riconosce”.
Con la sua “neutralità” (sotto forma di astensione dalla guerra civile di Spagna, e dell’assimilazione del governo popolare democratico con gli incendiari fascisti), Otto Bauer, “l’amico dell'Unione Sovietica” è riuscito a occultarsi completamente in una penombra che non consente più di distinguere se egli consideri come criminali gli accusati o gli accusatori e dove la presunzione del filisteo si trasforma in questa certezza: “Tutti sono dei criminali“. I fascisti di ogni tinta, si sforzeranno in modo che questa impressione si divulghi, prenda forza, in un continuo scredito dell'Unione sovietica, preparando così l’atmosfera psicologica adatta per una “crociata contro il bolscevismo “, che predicano come sacra. E che proprio in questo sforzo abbiano trovato l’appoggio di un uomo che tradisce la difesa dell'Unione Sovietica, assumendo l'aria di chi ne postula l’altissima importanza per l'avvenire della classe lavoratrice internazionale, questa cosa, quanto mai deplorevole, scava di fatto un abisso, ma lo scava tra Bauer e tutti quelli che difendono onestamente l'Unione Sovietica e lottano per la realizzazione del Fronte unico.
Se Otto Bauer fosse realmente un amico, un vero difensore di quest'Unione, invece di perdersi in dichiarazioni che non conducono a nulla, si sarebbe decisamente opposto agli argomenti dei filistei, dei fascisti, e dei nemici dell'U.R.S.S. Bauer conosce la storia delle rivoluzioni, e sa bene che in ogni rivoluzione, alcuni degli uomini, che dapprima vi parteciparono come capi, possono divenire in seguito, traverso determinate fasi, dei rinnegati e dei traditori. La grande rivoluzione francese, la rivoluzione borghese ha rapidamente fatto giustizia di questi uomini. Chi può dire che Robespierre abbia “profanata” la rivoluzione, ghigliottinando coloro che disonorarono il loro nome e il proprio passato? Nessuno; poiché il nome di Robespierre resta immacolato nella storia delle rivoluzioni. La rivoluzione proletaria fu più generosa, in quanto più paziente di quella borghese. E dopo dieci anni Trotskij lotta contro la rivoluzione proletaria. Quest’uomo ha organizzato delle dimostrazioni per le strade, degli attentati contro gli uomini che cominciavano a costruire l’edifico del socialismo, e la cui politica è stata riconosciuta giusta dallo stesso Bauer. Quest'uomo si è impegnato con tutti i suoi mezzi per contrastarli, in nome d'una politica, la messa in pratica della quale voleva dire la perdita dell'Unione Sovietica. Un uomo simile, Robespierre, l’avrebbe mandato al patibolo; il Partito, sotto la direzione di Stalin si è limitato a bandirlo, tentandone una liquidazione politica, senza ricorrere a mezzi estremi. Infine, Trotskij ha passato le frontiere, per meglio utilizzare nella sua lotta contro il Partito e contro l'Unione Sovietica, “i suoi “ mezzi estremi. Zinoniev e Kamènev intanto hanno continuata l’opposizione, fondendo quelle di sinistra con quelle di destra, mentendo al partito cento volte ingannato da questi uomini. E in questo lavorio non si sono accorti di modificare il loro punto di partenza, che per quanto erroneo era pur sempre politico, in un punto di arrivo, nel quale convergeva la sola finalità di una insensata ambizione personale, smaniosa di ritornare al potere a tutti i costi. Simili desperados, Robespierre li avrebbe da tempo condannati alla ghigliottina. Il Partito, sotto la direzione di Stalin, ha sempre concesso loro un margine, una possibilità progressiva di partecipazione a questo edificio del socialismo che cresce di piano in piano a dispetto di ogni scossa. Questi uomini hanno profittato del margine, per utilizzarlo ai fini d'un sabotaggio continuo al partito, di un sabotaggio senza soste, sorretto dalla speranza di veder distrutta la politica di Stalin.
Ma quando questa politica distrusse invece ogni loro presunzione e non rimase loro altra via che la politica di capi-bande di assassini, onde potenziare quest'ultima, s’allearono con la morte, il diavolo, il fascismo tedesco e la Gestapo.
Cosi assassinarono Kìrov, e per questa volta se la cavarono; poi vollero assicurarsi da ogni pericolo e tentarono di uccidere Stalin, Voroshilov e Kaganovich. Così strettamente avevano intessuto le trame del loro complotto che soltanto a grande fatica e poco a poco, e dopo un lungo paziente lavoro, si è potuto indovinare il complotto, e scioglierne i nodi in modo che fosse possibile raccoglierne le prove e gli indizi sotto il peso dei quali, finalmente, hanno confessato i loro delitti. La direzione del Partito può forse, ancora una volta perdonare a questa gente? Concedere ancora una volta l’occasione che si possa ricominciare da capo? La generosa pazienza della rivoluzione proletaria, è dunque inesauribile? La generosità del proletariato, da che è mondo, e nel mondo intero, è sempre ricaduta sul capo del proletario. Dei generali lasciati in libertà d’azione sulla loro parola d’onore, hanno risposto, e mantenuto in seguito tale parola, massacrando a mille e a mille gli operai. Si sono graziati dei contro-rivoluzionari, e questi a loro volta hanno ringraziato tingendo di sangue le porte, i muri e le case dei lavoratori; i rinnegati, egualmente risparmiati, hanno potuto trarre la loro crudele vendetta. E quindi, Kirov doveva morire e si doveva giungere ad amplificare sempre più la portata d’azione criminale dei nemici del Partito e dell'Unione sovietica, per abbattere i suoi capi operai, cosi come la Repubblica tedesca fece, con i suoi assassini di lavoratori, e con gli scellerati della Sainte Vehme che, beffardi, comprendevano bene come convenga uccidere senza essere uccisi, soprattutto quando si uccidono i generosi dirigenti del popolo lavoratore. Di fronte a questi mostruosi egoisti a questi incapaci d'ogni sacrificio personale, siamo stanchi di transizioni. Basta con la generosità! La vita d'un Kirov è infinitamente più preziosa della vita di questi Zinoviev, Kamènev e compagni.
Ogni uomo che sia di pensiero franco, e di sentimento onesto, non può dubitare solamente per un istante della colpa degli accusati. Ogni operaio deve comprendere come nella lotta contro la delinquenza fascista qualsiasi scrupolo, accrescerebbe la forza degli assassini. E i sedici accusati, erano, e sono, degli assassini fascisti che hanno riconosciuto in piena coscienza il loro legame con il fascismo tedesco e con la Gestapo.
Hanno confessato che l’ingegner nazional-socialista, Franz Weiz, uomo di fiducia di Himmler, capo della Gestapo, passava a loro ordini e direttive. Alcuni giornali fascisti, e social-democratici, hanno tentato di scoprire una “contraddizione” in questo fatto, adducendo che il legame con Weiz venne stabilito nel 1932; ora in quell'epoca la Gestapo non esisteva ancora. Eppure, anche questa dichiarazione è smentibile, poiché conduce, se si vuol indagare, a una conclusione ancor più stupefacente. Naturalmente, nessuno degli accusati ha detto cha vi era in Germania una Gestapo fin dal 1932. Dissero invece che fin da quell'epoca lavorava in Germania un tale Himmler, capo delle S.S. e in quell'epoca le relazioni con i trotskisti funzionavano per il tramite del signor Weiz. Questo e non altro dissero gli accusati, come si può immediatamente constatare dagli atti dettagliati del processo, dai suoi rendiconti. Ma siccome i nostri nemici avvertono come non sia facile opporsi alle confessioni concrete e conclusive dei sedici condannati, tentano ricorsi e scappatoie miserabili, con argomenti in apparenza fondati, ma che non appena crollano si rivelano per quello che sono: subdoli cavilli. Del resto non era difficile verificare la forza persuasiva, la fondamentale realtà delle confessioni, da un evidentissimo dettaglio del processo.
L’accusato Olberg. trasferitosi in U.R.S.S., con un falso passaporto dichiarò che suo fratello Paolo, agente della Gestapo di Praga, gli aveva procurato il passaporto, per mezzo di un tal Toukaleski, altro agente della Gestapo, e direttore della biblioteca slava del Ministero degli Affari Esteri a Praga, il quale interrogato nella sua città, confessò appunto di aver aiutato l'Olberg a procurarsi un falso passaporto. Citiamo dai rendiconti del processo, queste altre notevoli dichiarazioni dell’Olberg:
“Vichinski: I legami tra Trotskij e la polizia tedesca, formavano un preciso sistema?
Olberg: Si, formavano un sistema e con il consenso di Trotskij.
Vichinski: Come sapete che tutto ciò avveniva con la piena consapevolezza e il pieno consenso di Trotskij?
Olberg: Ero io stesso incaricato di mantenere in atto uno di questi legami. E la mia attività in proposito venne organizzata con il consenso di Trotskij.
Vichinski: Con chi eravate particolarmente legato, voi?
Olberg: Con la polizia fascista (2)”.
Ora Zinoviev conosceva e approvava questi legami, insieme ad altri, ebbe a dichiarare come fosse loro intenzione di “utilizzare” la Gestapo per i loro fini. Quali? L’organizzazione di attentati contro Stalin ei capi dell'Unione Sovietica.
Manifestamente gli è “utilizzare” la Gestapo, quando si torturano a morte i militanti della classe operaia, quando si consegnano vittime su vittime ai suoi carnefici, quando si organizza contro i socialisti e i comunisti un’attività terroristica senza esempio nella storia.
È quindi chiaro, che Trotskij “utilizza” Hitler, proprio mentre quest'ultimo prepara la sua guerra contro l'Unione Sovietica, quella guerra con la quale i trotskisti dovranno, secondo le direttive del loro capo, giocare il tutto per tutto per favorire la disfatta dell`U.R.S.S.
E questi uomini che hanno confessato le più orribili cose, le inimmaginabili per una mente che non sia fascista, dovranno ancora una volta venir graziati? Si dovrà consentire a questi collaboratori di un fascismo gocciolante sangue, di organizzare altri attentati contro la classe operaia? Ma Otto Bauer cerca ancora di cavarsela di fronte a tale misfatto, e con le seguenti parole:
“Il processo non deve far nascere l’impressione che si voglia creare una impossibilità di opposizione ai detentori del potere, con la mortale accusa di aver complottato con la Gestapo, le cui armi sono il terrore. Perché non ci può essere democrazia, là dove ogni critica, ogni opposizione si rende impossibile contro i governanti in carica.”
Così l’assassinio di Kirov, a sentir Bauer, altro non era che puro atto di “critica” e l’organizzazione degli attentati contro i capi sovietici, mera “opposizione”. Dopo una simile definizione di “democrazia”, ne consegue come sia antidemocratico che il popolo spagnolo si difenda, armi in pugno contro i ribelli. poiché questi evidentemente, non fanno che esercitare la loro funzione “critica“, e realizzano soltanto il diritto “dell'opposizione “. Il nemico assassina i nostri capi, ricorre a tutti i mezzi criminali e terroristi massacrando e sconvolgendo, torturando, e corrompendo, ma quando la classe operaia e lo stato cercano di difendersi, Otto Bauer esclama lamentandosi: “Per l'amor del cielo! Non mettete i bastoni tra le ruote al giusto diritto democratico della critica e dell’opposizione.!” Allorquando nel 1933, Otto Bauer si trovò nel suo partito in presenza di una opposizione, egli intitolò un suo articolo cosi: “Abbattere! “.
E dichiarava che di fronte al nemico non si possono tollerare critiche troppo lungimiranti; ed ecco, che al momento buono, quando noi ci troviamo dl fronte al nemico, e il più pericoloso, e a differenza dell'0tto Bauer del 1933, noi gli opponiamo una giusta politica. proprio nel momento in cui questo nemico organizza nell'Unione Sovietica degli attentati contro i nostri capi, Otto Bauer scopre che non si deve ostacolare la critica democratica, la necessaria democratica opposizione. Degli assassini, cospiratori con il fascismo, degli assassini confessi della loro colpa sono condannati a morte, e il signor Bauer parla di ostacoli, di bastoni nelle ruote alla “critica” e all' “opposizione “.
Come motiverà queste enormità?
Bauer ci dice che, a suo avviso, ritiene troppo spaventosa l’ammissione che una classe dei dirigenti della Rivoluzione di Ottobre, si è trasformata in una classe di criminali. Egli preferisce ammettere che i dirigenti attuali dell'Unione Sovietica, che hanno applicata in maniera logica la politica di Lenin, compiendo prodezze uniche nella storia universale, abbiano potuto forzare gli accusati a confessare il falso per avere, sulla scorta di quest’accusa un buon diritto di mandarli a morte. Quest’ipotesi è così vergognosa e ripugnante,che ci costa fatica di rispondere con calma discutendo la questione: “se dei dirigenti della Rivoluzione di Ottobre, abbiano o no potuto trasformarsi in criminali”.
Senza dubbio, è triste e terribile che degli uomini, siano potuti giungere a tanto. Ossia sostituire la pistola ai programmi, e organizzare con la Gestapo, l’assassinio dei dirigenti delle classi operaie. Ma quando Otto Bauer si lamenta, scorgendo in questo processo una profanazione della rivoluzione, ebbene, egli è un filisteo; uno di quei filistei che amano sviarsi con orrore da ogni rivoluzione. Ricordiamoci che in ogni rivoluzione, in ogni movimento rivoluzionario, vi sono sempre accanto a uomini della grandezza e purezza di Robespierre, accanto a uomini di genio e sincerità inconfrontabile come Lenin, vi sono degli agitatori e degli avventurieri assetati di potere e divorati dall'ambizione. Ricordiamoci che accanto a Robespierre, per un certo tempo. si mantenne in piedi Danton, eminente oratore di masse, sì, ma creatura avido di piaceri, completamente amorale, vitaiolo sfrenato, che, alla fine condotto dai suoi ultimi istinti, si alleò con la classe dei libertini contro la rivoluzione. Che vicino al purissimo Saint-Just, circolavano degli agitatori dl talento, dei giornalisti, dei ciarlatani quali, pur trascinati per qualche tempo dal nobile impulso di quel fluttuar di masse, si sollevarono al di sopra di se stessii, ma per un sol momento, per ricadere presto e rapidamente nella nullità delle loro ambizioni, subito corrotti da coloro che la smania del potere invasava. Accanto a giganti quali Marx e Engels, per un certo tempo si mosse l’enigmatico Lassalle, brillantemente dotato, ma vanitoso a dismisura, uomo d'azzardo della politica, e che ebbe la fortuna di morire prima di tramutarsi in uno strumento di Bismark.
Accanto a dei giganti quali Lenin e Stalin poté reggere, per qualche tempo un Trotskij vanitoso, abbagliante, affetto dalla propria “divinità “, ubriacato dal potere e dal dominio sulle masse, inebriato dal destino che egli rappresentava o che credeva di rappresentare; e come il Trotskij lo Zinoviev, uomo pieno di giudicante superiorità, tanto valido in teoria, quanto esitante di fronte alla pratica delle situazioni decisive; e altri, altri ancora... posti dal genio di Lenin al servizio della rivoluzione, e quindi a una condizione politica, e in un'atmosfera sociale, nella quale questi uomini non potevano resistere per l'esigenza di sacrificio personale, che il clima spirituale e morale di una rivoluzione impone. Lo stesso Lenin del resto, non si faceva nessuna illusione su quei caratteri, e quando Zlnoviev e Kamènev, durante la Rivoluzione di Ottobre, cospiravano contro il Partito e tradivano la rivoluzione, Lenin li marchiò come traditori e come campioni di mala fede.
Tuttavia, più tardi, offerse loro l’occasione di riscattare la colpa contro la Rivoluzione, ma quei due erano bacati senza scampo e profittarono della mano tesa, per riparare soltanto dietro di questa la trama di nuovi intrighi contro il Partito, rinnovando il tradimento contro la Rivoluzione, tentando di spingere questa alle più estreme e terribili conseguenze. E quindi, nel vero clima della Rivoluzione, quali uomini rivoluzionari essi perirono. Poiché in un simile clima, solo i più forti, soltanto le più ferme anime, le più devote alla propria classe ingrandiranno sempre costantemente; per converso chi non può vivere con la Rivoluzione, prima di perire fuori di questa, tenterà di farla perire; ma nello sforzo si decomporrà, si sbriciolerà, scagliato fuori dalla convivenza sociale della Rivoluzione dal corso spietato degli avvenimenti che questa determina con la sua giustizia. È una terribile disciplina, che inquieta e turba il filisteo. Egli non riesce a concepirla, e la riguarda con terrore; preferisce raccogliere le sue accomodanti membra in seno a partiti pacifisti, democratici, piccolo borghesi, là dove il bene e il male non si erigono come una fiamma luminosa, là dove trionfa soltanto lo mediocrità. In questi partiti gli uomini procedono verso la conquista delle loro vaghe finalità, come al rallentatore; tradiscono poi la loro classe quasi senza accorgersene e nessun rigore li condurrà dinnanzi al tribunale della loro classe; o quando un Noske, o un Zoergiebel, abbattono i loro antichi compagni di classe, si trova sempre un gran velo di legalità atto a ricoprire ogni illegalità. Allorquando un Ebert o uno Scheideman, si alleano apertamente con la contro-rivoluzione, è soltanto il sangue delle masse quello che scorre, e mai quello dei capi; e quando il sangue che scorre è di quel colore, il filisteo sente giustificata la propria missione di comando che gli garantisce, prima di tutto, la vita. ln un partito social-democratico, Zinoviev e Kaménev avrebbero preparato alla classe operaia, disfatta su disfatta, e avrebbero sacrificata anche la loro contro-rivoluzione, senza nulla rischiare della loro vita. Ma finalmente avrebbero potuto scrivere le loro memorie, seduti sulle tombe dei lavoratori massacrati. Nei movimenti rivoluzionari, non ai può dar luogo a transizioni, tolleranze. liberalismi, ma soltanto a una cosciente disciplina, accettata soggetto per soggetto, e durissima che tutto chiede e nulla offre per chi crede dell'implacabilità soltanto. È una logica senza tralignamenti, poiché può bastare un nulla, e la rivoluzione può incorrere nel pericolo di perdere quota, e di importar meno della sorte degli individui, uno per uno considerati. Quando ci si accomoda in un dato regime sociale, si può benissimo essere dei “liberali”, ma quando si trasforma un mondo, è necessario che si debbano, quotidianamente, riverificare i quadri, e cauterizzare spietatamente le parti molli che minacciano la decomposizione. E vorremmo chiamare tutto questo una “profanazione” della Rivoluzione?
La gloria, la grandezza della Rivoluzione, non sono né compromesse dal tradimento di qualche militante, né garantite dalla fedeltà personale delle vecchie “divise di gala”; la gloria e la grandezza d'una Rivoluzione risiedono assolutamente nell'eroismo anonimo dl innumerevoli combattenti di classe, nelle realizzazioni storiche delle masse e dei capi che sono rimasti fedeli, anonimamente fedeli alla loro classe, per condurla alla vittoria, contro un mondo pieno di difficoltà e di resistenze. Se degli uomini che hanno avuto la fortuna di potersi trovare per qualche tempo accanto a Lenin hanno poi tradito la sua causa, e ai sono alleati al nemico della loro classe, ciò non è una “profanazione” della Rivoluzione; essa s’è sbarazzata dei traditori, e procede più che mai grande e gloriosa. alla testa dei popoli.
Trotskij, Zinoniev e Kamènev cercavano soltanto il potere. E cosi facendo lottavano implicitamente per attuare un programma destinato al trionfo del capitalismo e all’eliminazione del socialismo. Si sono quindi sempre levati contro il Partito per ostacolare la marcia in avanti della realtà socialista. Secondo la loro tendenza lo avrebbero condotto al disastro, e precipitato in un abisso. Stalin prevenne la catastrofe, proseguendo con una logica di ferro la politica di Lenin. Trotskij, Zlnoviev, Kamènev e il loro ambiente di amici lottavano contro questa politica, e così tutti i capitalisti ed accaparratori, tutti gli elementi della piccola borghesia e sotto-specie di questa, tentarono sempre di arrestare il cammino del socialismo. L’opposizione divenne il “portavoce “, e più tardi, la tecnica organizzatrice di questi elementi, le cui pedane di lancio, abilmente dissimulate, in un travestimento da partito di “sinistra”, traevano le loro energie dallo spirito di rivendicazione di questi elementi.
Dichiaravano come impossibile l'avvento del socialismo in un sol paese, preconizzando, più o meno apertamente, la sua capitolazione davanti alla potenza del capitale; pur tuttavia la grande maggioranza del Partito comprese soltanto Stalin. Non potendo qui, seguire passo passo l'evolversi dell’opposizione, ci limiteremo a costatarne i risultati. Tutte le pedane di lancio dell'opposizione sono state rifiutate dalla storia: fallimentari sempre; tutte le sue tesi demolite una per una, dalle vittorie del socialismo. Zinoviev e Kaménev lo hanno ammesso dinnanzi al tribunale. e Kamènev disse:
“Ero giunto alla conclusione che la politica del Partito, la politica della direzione di Partito aveva trionfato in un senso solo. In quel senso unico nel quale può trionfare una politica nel paese del socialismo, se questa politica ha ricevuto l’approvazione delle masse lavoratrici. La nostra speranza per una scissione nella direzione del Partito, si mostrava al fine vana speranza... Non ci rimanevano che due vie possibili: o liquidare la nostra lotta contro il Partito onestamente, radicalmente, oppure continuare questa lotta, ma senza poter più contare su un qualsiasi sostegno delle masse, senza l’appoggio d'una piattaforma politica, senza possedere una bandiera, ossia ricorrendo solamente al terrore politico. E questa seconda strada è quella che noi abbiamo scelta.
Questa decisione ci è stata suggerita dal rancore illimitato che noi sentivamo nei riguardi della direzione del Partito e del paese e dalla nostra avidità di potere, che noi abbiamo altre volte avvicinato fin quasi ad averlo a portata di mano, e dal quale siamo stati rigettati indietro dall’evoluzione della storia ”. (3)
E Zinoviev ha detto:
“Nella seconda metà dell'anno 1932 noi abbiamo capito che i nostri calcoli sulle possibilità di veder aumentate le difficoltà nel paese, fallivano. Cominciammo a comprendere che il Partito e il suo Comitato Centrale vincevano progressivamente queste difficoltà. Ma durante l’anno 1932, noi si bruciava d 'odio contro il Comitato Centrale del Partito e contro Stalin.
Noi eravamo persuasi come fosse necessario a tutti i costi di rovesciare i dirigenti, rimpiazzandoli con le nostre persone, e tutto questo d'accordo con Trotskij “ (4).
Chiaro. O liquidare la lotta onestamente. o continuarla senza contare sulle masse, senza piatta-forma politica, senza bandiera; vale a dire continuarla, con i mezzi estremi del terrore e del crimine. Quegli uomini, già una volta erano stati al potere; volevano ritornarci. Di fronte a questa passione il Partito e la classe a cui appartenevano, l'Unione sovietica, tutto scompariva al confronto di una ambizione personale assetata di potere. Era morto in quegli uomini il sentimento fondamentale che innalza di fronte a se stesso e al di sopra di ogni altro uomo politico, l'animo dell'uomo politico rivoluzionario; il sentimento di essere vivo e operante per la virtù di un grande movimento di massa, sorretto dalla comprensione assoluta e inevitabile che la classe e la massa valgono infinitamente di più dell'individuo. Tutto questo era morto, e non rimaneva che il politico puro, astratto, autoritario e ambizioso, che non obbedisce a nessuna idea elevata, schiava del complesso dominatore dei suoi cattivi istinti e vittima d'una fondamentale e amorale indifferenza. Essi non avevano alcun programma che li potesse giustificare in senso superiore davanti al tribunale, in quanto il loro presunto programma, non appena e facilmente venne a rigor di logica approfondito, si mostrò per quello che era, vale a dire il capovolgimento del socialismo e il ristabilimento del capitalismo nell'Unione Sovietica. Gli stessi capi della II Internazionale hanno riconosciuto in parecchie dichiarazioni, che un rovescio violento dello stato dl cose nell'Unione Sovietica non avrebbe condotto al clima democratico borghese sperato, ma verso un dichiararsi sempre più fatale della contro-rivoluzione. Kaménev e Zinoviev volevano sopprimere la direzione dell'Unione Sovietica con la violenza, con l’assassinio, vale a dire provocando un mutamento violentissimo, improvviso; e i fascisti sanno bene quanto poteva tornar conto ai loro interessi l’applicazione energica di un simile piano. E, per quanto celato, il vero “programma” degli assassini era una controrivoluzione e il loro atteggiamento davanti al tribunale ne dimostrò chiaramente l’esasperato proposito.
Danton ha potuto affrontare coraggiosamente i suoi giudici, perché difendeva il programma di una classe che storicamente possedeva bene il suo progressismo, per quanto opposto alla logica dei giacobini; difendeva infine il programma dei borghesi. Cosi Danton ha potuto parlare e difendersi con valore e franchezza, perché conscio, sia pur nell'errore, di rivolgersi a un complesso di masse che rimanevano dietro di lui. Egli aveva tradito, è vero, la Rivoluzione, ma era pur rimasto fedele agli interessi della sua classe, per quanto fosse quella condannabile, fedele ai fini rivoluzionari della borghesia.
Ma dietro Zinoviev e Kamènev non c’erano più classi; non c'erano più masse. Essi avevano tutto tradito, classe e rivoluzione; al più, questi sventurati potevano parlare dei kulak schiacciati, dei capitalisti in fuga, dispersi; in nome della contro-rivoluzione internazionale, non potevano difendersi in nome di una prospettiva qualunque per l’avvenire dei lavoratori, e poiché la confessione pubblica del loro vero programma, se dichiarata con franchezza, avrebbe ancor più accresciuto l’odio del popolo sovietico nei loro riguardi, con il loro atteggiamento, pur confessando inevitabilmente la loro terribile verità, cercarono di attutirla, e apparvero vili, deboli e perduti. Se avessero avuto coscienza di poter lottare per una causa appena rispondente a un minimo d'interessi i d'una minima parte qualsiasi del popolo sovietico, essi avrebbero trovato la forza, o almeno uno solo di essi l'avrebbe trovata, per affrontare il dibattito del processo a testa alta, per affermare di fronte alla vita e di fronte alla morte la professione della fede. Ma nessuno dei sedici ha potuto fare questo. Ed ecco, la prova più terribile, e irrefutabile della loro colpa. Il loro programma era solamente contro-rivoluzionario.
È mai possibile questo? Possibile e concepibile? Domanda Otto Bauer.
Si, concepibilissimo; e questo è sempre accaduto in tutti i movimenti rivoluzionari. Non è terribile? Si, è terribile; ma a noi non spetta di lamentarci, di nasconderci il viso tra le mani, di aver paura di guardare in faccia quel che è terribile; il nostro compito è quello di difendere la Rivoluzione contro i suoi nemici. Di renderci ragione di come si produsse una minaccia, e di stare sempre all'erta perché questa minaccia non si riproduca mai più.
Ma Otto Bauer continua a lamentarsi; preferisce nascondersi il viso tra le mani:
«Proprio perché noi siamo degli ammiratori delle realizzazioni dell’Unione Sovietica, proprio perché noi consideriamo la sua difesa con una necessità vitale del proletariato del mondo, proprio per questo noi consideriamo la decisione di fare questo processo, e di passare poi per le armi i colpevoli, non solo come un errore fatale, non solo come un crimine, ma soprattutto come una spaventosa sventura che colpisce il socialismo mondiale, senza distinzioni di parti, né di tendenza “.
No, Otto Bauer, non è una sventura per il proletariato mondiale, se degli assassini contro-rivoluzionari vengano fucilati sia in Spagna, come nell'Unione Sovietica. Ma potrebbe avvenire che il socialismo mondiale senza distinzione di parti né di tendenza, subisse le conseguenze di una fatale sventura, se l'Unione Sovietica fosse così cieca da abbandonare una cambiale in bianco agli autori di attentati contro i suoi dirigenti, se il proletariato fosse cosi cieco da tollerare ancora le mene del nemico della sua classe, invece di unirsi a tempo e luogo, e di difendere a denti stretti, spietatamente e con tutti i mezzi, la sua libertà, quella per cui solamente si potrà instaurare la pace definitiva dei popoli. E non crediamo infine che sia una grande disgrazia quella che voi, Otto Bauer, ci potete arrecare, quando, supponendo di difendere l'Unione Sovietica, voi sollevate, o tentate di sollevare l’opinione degli altri paesi contro Mosca, fornendo argomenti ai nemici stessi dell'Unione Sovietica, desiderosi di passare all'offensiva, e al fronte dei fascisti e dei reazionari, e a quei filistei dei quali voi parlate più del bisogno.
Al più, potrete temporaneamente nuocere, creando degli equivoci temporanei che ostacoleranno forse un'unione più immediata fra i proletari di tutto il mondo. Ma che dureranno ben poco. Perché noi siamo convinti che i vostri “argomenti”, non turberanno la chiaroveggenza dei lavoratori, i quali comprenderanno. É per questo che esiste un fronte dove si trovano i generali spagnoli, e in Russia la gente tipo Zinoviev che reca con sé lo spirito nemico di Hitler e di Trotskij, e un altro fronte, dove combattono i lavoratori della Sierra Guadarrama, e gli operai dell'Unione Sovietica che hanno condannato a morte gli assassini trotskisti, in uno con gli operai francesi che sputarono sulla faccia del rinnegato Doriot e con gli operai tedeschi che lottano contro la Gestapo, con la quale Trotskij e Zinoviev hanno fatto alleanza.
Con il vostro articolo avete cercato di spezzare questo Fronte, ma le vostre calunnie, le vostre critiche, ricordatevelo bene, serviranno soltanto a renderlo più forte, e più saldo contro i suoi nemici! Questo Fronte unico del proletariato si rinserra sempre di più, e persevera fino a che il mondo sarà liberato dalla sventura del fascismo.

(1) Il processo del centro terrorista trotskista -zinovievista Edito dal Commissariato del Popolo per la Giustizia dell`U.R.S.S.. Mosca 1936, pag. 167
(2) Il processo Centro terrorista etc. pagg. 87-88
(3) Il processo del Centro terrorista etc. Pag. 65.
(4) Il Idem, pag. 72.

FINE


 
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view post Posted on 2/4/2011, 16:11

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finito.... praticamente l’ho dovuto trascrivere perché in ocr era impossibile in quanto il libro è ingiallito dal tempo, rovinato e in alcuni punti pure sottolineato….
grazie grande carre per aver corretto con pazienza i miei errori
SPOILER (click to view)
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Dersu Uzala
view post Posted on 2/4/2011, 17:05




grazie , quando ho tempo me lo leggo...
 
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Belfagor
view post Posted on 2/4/2011, 18:08




Ho letto il primo post, molto interessante. Ottimo lavoro!
 
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Lepontico
view post Posted on 3/4/2011, 13:35




CITAZIONE
il voltafaccia di Togliatti sulla questione Trotski

Ma chi è che ha scritto queste cose? Come si può violentare la storia in questi termini?

Comunque il testo è interessantissimo, complimenti a chi l'ha postato.
 
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view post Posted on 3/4/2011, 13:58
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CITAZIONE
Come si può violentare la storia in questi termini

I fatti stanno lì a dimostrare che le cose stanno proprio così: il PCI non c'è più, l'URSS non c'è più, i troschisti che erano spariti sono ricicciati fuori.
Grazie Togliatti!
 
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Lepontico
view post Posted on 3/4/2011, 15:52




Se esistesse un tribunale storiografico l'autore della prefazione subirebbe una condanna capitale seduta stante.
A parte gli scherzi. L'autore afferma che il PCI e Togliatti hanno rivalutato la figura di Trotski per via di una pubblicazione di Luciano Gruppi del 1971 ('71)? Gruppi è stato il curatore per gli Editori Riuniti di una vastissima serie di scritti marxisti e di Lenin usciti tra fine anni '60 e anni '70; la sua colpa è stata nominare il nome dell'innominabile? La figura di Trotski in qualità di capo carismatico (dote innegabile che non contiene alcuna valutazione di carattere politico) della rivoluzione era già stata ricordata nel passato da tutta la storiografia sulla Russia sovietica e sul Pci. Lo ricorda ad esempio Spriano negli anni '60. Non è una novità. Se si vuole scrivere una storia dei comunisti e dell'Internazionale negli anni '20, la figura di Trotski non è trascurabile. Ora, nel 1971 Togliatti era morto da 7 anni, quindi che c'entra lui con la pubblicazione di Gruppi?
Si è parlato espressamente di riabilitazione di Trotski da parte di Togliatti, ma quando mai? Proprio Togliatti che nelle critiche alla demonizzazione personalistica di Stalin nel '56 ricorda la sua attività (in termini positivi!) nella sconfitta del trotskismo.
 
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view post Posted on 3/4/2011, 16:32
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Comunismo . Scintilla Rossa

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Scusa Lepontico, invece delle solite chiacchiere da burocrate brezneviano, perché non ci pubblichi la relazione del revisionista Togliatti all'VIII Congresso del PCI?
Così tutti possono valutare i fatti.
 
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Lepontico
view post Posted on 3/4/2011, 16:57




Vero. Ma è un pò lunga da copiare. Se qualcuno è interessato a leggerla online è disponibile qui: http://archivio.unita.it/archivio/navigato...561209_0001.pdf
 
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view post Posted on 3/4/2011, 17:14

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nessuno qui ha mai detto che il migliore ha rivalutato direttamente la figura di Trotskj, ma da buon revisionista lo ha fatto indirettamente seguendone le linee, basta leggersi la sua relazione al VIII congresso, citata da carre, per capirlo...
era troppo furbo per lasciarsi prendere con le mani nel sacco sulla questione trotskista, ma bastano i fatti per ritenerlo responsabile della rinascita del trotskismo in Italia...

PS- grazie a tutti
 
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36 replies since 2/4/2011, 13:50   3094 views
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