Comunismo - Scintilla Rossa

Antonio Gramsci

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andrea891
view post Posted on 17/1/2008, 18:21




cari compagni, visto ke ultimamente stiamo parlando di gramsci a proposito della "questione del pmli" ho pensato di aprire questa discussione in cui inserire le nostre opinioni su uno dei fondatori del Partito Comunista d'Italia.
 
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timosenko
view post Posted on 17/1/2008, 19:39




bel topic andrea.
Sicuramente un personaggio importante che si muove tra luci ed ombre.Vittima del fascismo, si troverà più volte in disaccordo con Mosca (soprattutto sulla guerra al socialfascismo)senza tuttavia entrare in aperta polemica e "normalizzandosi" dopo l'abbandono della propaganda sul socialfascismo.Fu importante comunque nell' arginare le tesi bordighiane all 'interno del p.c.d'.i..Sostenne l'inevitabilità della transazione democratica e della costituente alla caduta del fascismo(che egli non vide).Fu, comunque, un leninista tra i fondatori del p.c.d'.i. e dell' ordine nuovo.Un personaggio, ripeto, a mio modo di vedere importante che si muove, ripeto ancora, tra luci(più) e ombre(qualcuna).Sono curioso di saper che ne pensano gli altri compagni e perchè da qualcuno non viene considerato un autentico marxista leninista.
 
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mao tse tung
view post Posted on 17/1/2008, 21:09




condivivido l'analisi di timosenko
 
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AntifaBS.theCura.
view post Posted on 17/1/2008, 21:52




Anche io. Ritengo Gramsci uno dei più importanti e autorevoli esponenti del Marxismo-Leninismo europeo.
 
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Lepontico
view post Posted on 18/1/2008, 14:57




Vi rimando al glossario gramsciano, per capire alcune sue concezioni ed elaborazioni teoriche:

http://www.gramsci2007.it/glossario.html

Credo che alcuni (pochi) non lo riconoscano come autorevole comunista perchè il suo era un partito presente in parlamento e lui stesso deputato.
 
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Koba 81
view post Posted on 18/1/2008, 15:29




Se Gramsci rappresenta tutt'oggi uno dei riferimenti politici e culturali dei ds, anche non conoscendo bene il suo pensiero, il dubbio mi nasce spontaneo...
Lo stesso si può dire di Che Guevara...
 
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view post Posted on 18/1/2008, 18:25
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compagno

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CITAZIONE (Koba 81 @ 18/1/2008, 15:29)
Se Gramsci rappresenta tutt'oggi uno dei riferimenti politici e culturali dei ds, anche non conoscendo bene il suo pensiero, il dubbio mi nasce spontaneo...
Lo stesso si può dire di Che Guevara...

Gramsci credo che sia l'esponente del movimento comunista più "manipolato" della storia. Intendo con questo che a Gramsci, di volta in volta, è stato fatto dire tutto ed il contrario di tutto. L'interpretazione corrente del pensiero di Gramsci deriva comunemente da quella deformata dal revisionismo del PCI del dopoguerra.
Invece Gramsci è un vero rivoluzionario, è il fondatore del partito leninista in Italia.
Credo che per non farsi sviare dal veleno revisionista bisognerebbe leggere direttamente le parole di Gramsci, soprattutto quelle sulla costruzione del partito. Non si avrebbero dubbi sulla grande personalità marxista-leninista di Gramsci.
Purtroppo di Gramsci ci hanno propinato più spesso brani, enucleati dal contesto della sua opera, oppure scritti "scelti", ma scelti a bella posta per deformare il pensiero gramsciano. Ancora più in basso sono caduti i riformisti con le biografie e coi saggi su Gramsci.
Io quindi consiglio la lettura diretta di Gramsci senza intermediazioni mistificatorie.
 
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Perugia Skinhead
view post Posted on 18/1/2008, 19:02




sono d'accordo con carre e timosenko.
 
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rikycccp
view post Posted on 19/1/2008, 13:49




CITAZIONE (carre @ 18/1/2008, 18:25)
CITAZIONE (Koba 81 @ 18/1/2008, 15:29)
Se Gramsci rappresenta tutt'oggi uno dei riferimenti politici e culturali dei ds, anche non conoscendo bene il suo pensiero, il dubbio mi nasce spontaneo...
Lo stesso si può dire di Che Guevara...

Gramsci credo che sia l'esponente del movimento comunista più "manipolato" della storia. Intendo con questo che a Gramsci, di volta in volta, è stato fatto dire tutto ed il contrario di tutto. L'interpretazione corrente del pensiero di Gramsci deriva comunemente da quella deformata dal revisionismo del PCI del dopoguerra.
Invece Gramsci è un vero rivoluzionario, è il fondatore del partito leninista in Italia.
Credo che per non farsi sviare dal veleno revisionista bisognerebbe leggere direttamente le parole di Gramsci, soprattutto quelle sulla costruzione del partito. Non si avrebbero dubbi sulla grande personalità marxista-leninista di Gramsci.
Purtroppo di Gramsci ci hanno propinato più spesso brani, enucleati dal contesto della sua opera, oppure scritti "scelti", ma scelti a bella posta per deformare il pensiero gramsciano. Ancora più in basso sono caduti i riformisti con le biografie e coi saggi su Gramsci.
Io quindi consiglio la lettura diretta di Gramsci senza intermediazioni mistificatorie.

Pienamente d'accordo.
Leggendo Gramsci ci si accorge della potenza del suo pensiero.
Se prendiamo ad esempio i quaderni del carcere, osservando i temi trattati da gramsci (letterattura popolare, romanzo d'appendice, ecc.), ci accorgiamo subito della genialità del suo agire.
Gramsci studia in modo sistematico le forme della letterattura italiana, il ruolo degli intellettuali, la formazione dello stato italiano ecc. fa tutto questo da UN PUNTO DI VISTA DI CLASSE E MARXISTA, le sue non sono elucubrazioni fini a se stesse come ci vorrebbero far credere i mistificatori di gramsci (che lo trasformano in un intellettualino borghese), in gramsci tutto è politica; tutte le riflessioni sulla storia e la cultura italiana sono volte alla presa del potere, come far si che il partito della classe operaia possa divenire maggioritario ed egemonico nel nostro paese.
Ho sempre ritenuto Gramsci per il suog rande apporto teorico il Lenin italiano; per la sua capacità di analizzare il nostro paese da un punto di vista di classe e marxista leninista.
Consiglio a tutti la lettura di Gramsci, scoprirete che è ben diversa dal gramsci creato ad hoc per giustificare la bolognina.

Addirittura ad un convegno su Gramsci ho dovuto sorbirmi le chiacchere diessine su gramsci patrimonio di tutta la sinistra, oppure un ringraziamento alle prigioni fasciste perchè altrimenti Gramsci sarebbe caduto vittima delle purghe staliniane.

Il 17 luglio il "Corriere della Sera" lanciava, a firma Silvio Pons, uno scoop: una lettera sinora sconosciuta di Evghenia e Delia Schucht, cognata e moglie di Gramsci (morto nel 1937 nel carcere fascista), rivolta nel dicembre 1940 a Stalin: in essa gli si raccomandava di prendersi cura della pubblicazione degli scritti di Gramsci (I "Quaderni") che gli italiani avrebbero sino allora trascurato e si rinfrescavano i sospetti sull’esistenza di un tradimento ai danni di Gramsci processato e detenuto, ai fini di impedirne la scarcerazione. Il sospetto, nella lettera, è genericamente a carico di italiani - si parla di fascisti e di trotzkisti - ma sembra chiaro che l’allusione sia alla vecchia vicenda della lettera di Greco e a presunte ambiguità di Togliatti.

Di qui una ridda di articoli di stampa, centrati su sottigliezze filologiche, sulla non novità degli argomenti, sul fatto che questi nulla aggiungano a quanto conosciuto e già confutato ad abbondanza, naturalmente sull’iscriversi della vicenda nel "terrore staliniano" (Evghenia sarebbe stata una fervente staliniana…), e che in definitiva si sarebbe potuto pensare ad un complotto… contro Togliatti.

Nessuno ha però posto in dubbio né l’autenticità della lettera né che essa rispondesse al reale sentire delle scriventi e, finché vivo, dello stesso Gramsci. A noi non interessa qui parlare del presunto tradimento o quanto meno scorrettezza nei confronti di Gramsci prigioniero, dell’autore supposto di tali comportamenti (si può anche pensare a sospetti e timori eccessivi), dei perché e percome. Troviamo che la congerie di scritti presentataci sia nel complesso piuttosto futile e scadente, perché di tutto si occupa meno che, con fuggevoli e non rese evidenti eccezioni di A. Santucci e di A. Burgio, della questione centrale: il rapporto di Gramsci con Stalin, sul quale la vulgata dei revisionisti (del marxismo-leninismo, non quelli storici) ha costruito l’indegna leggenda dell’estraneità o addirittura dell’avversione tra i due. Tutto basato sul nulla, dato che i passi dei "Quaderni del carcere", che si occupano di Stalin, di Trotzki e del socialismo sovietico, sono tutti a favore di Stalin. In un passo del 1930-32 (citiamo sempre dall’edizione Gerratana, qui p. 801 s.), Gramsci critica Bronstein (Trotzki) che "può ritenersi il teorico politico dell’attacco frontale in un periodo in cui esso è solo causa di disfatta", e pone l’essenziale distinzione fra guerra di movimento o di manovra e guerra di posizione, quale quella che allora doveva sostenere l’Unione Sovietica ed in cui (udite, udite!) "è necessaria una concentrazione inaudita dell’egemonia e quindi una forma di governo più intervenzionista, che più apertamente prenda l’offensiva contro gli oppositori e organizzi permanentemente l’impossibilità di disgregazione interna: controlli d’ogni genere, politici, organizzativi, ecc., rafforzamento delle posizioni egemoniche del gruppo dominante, ecc.". La distinzione fra i due tipi di "guerra" viene approfondita (p. 865 s.) con la famosa distinzione fra la situazione dell’oriente, in cui "lo Stato era tutto, la società civile era primordiale e gelatinosa" e l’occidente, ove "tra Stato e società civile c’era un giusto rapporto e nel tremolio dello Stato si scorgeva subito una robusta struttura della società civile", per rigettare ancora una volta le teorie di Trotzki. Assai significativo (p. 1728 s.) è il passo riferito proprio a Stalin (Giuseppe Bessarione), che trae spunto da un’intervista dello stesso del settembre 1927, per rilevare "come secondo la filosofia della prassi (cioè il marxismo, nota mia) sia nella formulazione del suo fondatore, ma specialmente nella precisazione del suo più recente grande teorico (dunque, si direbbe Stalin, al di cui scritto si fa riferimento, nota mia), la situazione internazionale debba essere considerata nel suo aspetto nazionale". Si tratta proprio del rapporto dialettico tra nazionale e internazionale che nella concezione di Stalin è fondamentale: "Su questo punto mi pare sia il dissidio fondamentale tra Leone Davidovici (Trotzki) e Bessarione come interprete del movimento maggioritario…". Almeno in due occasioni Gramsci spiega ed approva "la liquidazione di Leone Davidovici" (p. 1744), come "liquidazione anche del parlamento ‘nero’ che sussisteva dopo l’abolizione del parlamento ‘legale’ " in Unione Sovietica; e soprattutto quando, analizzando in termini sintetici ma profondi le tendenze di Trotzki, Gramsci rileva che la corrente che ha avversato quest’ultimo ha applicato la formula giacobina non come "cosa astratta, da gabinetto scientifico" bensì "in una forma aderente alla storia attuale, concreta, vivente, adatta al tempo e al luogo, come scaturiente da tutti i pori della determinata società che occorreva trasformare, come alleanza di due gruppi sociali, con l’egemonia del gruppo urbano" (cioè quello che stava praticando Stalin). E in via definitiva (p. 2164), quando Gramsci, sempre a proposito della tendenza di Trotzki, rileva senza mezzi termini "la necessità inesorabile di stroncarla" (il passo è attribuibile al 1934), secondo quanto appunto era avvenuto in Unione Sovietica.

Che dal pensiero dell’ultimo Gramsci risulti un distacco rispetto a Stalin è dunque menzogna: Gramsci ne approvava anche i tratti che oggi vengono qualificati "autoritari", "dittatoriali" e peggio ancora. E nemmeno può dirsi, secondo l’ultimo rifugio della vulgata revisionista, che "oggettivamente" l’impostazione gramsciana fosse antitetica: differenze possono risultare dai contesti consapevolmente diversi (occidente e oriente) e dalle diverse fasi e livelli di lotta in Unione Sovietica e, in particolare, nell’Italia fascista, cui Gramsci non poteva non pensare: ma Gramsci sarebbe stato il primo a farsi una grande risata se qualcuno gli avesse prospettato di applicare all’Unione Sovietica di Stalin le elaborazioni che egli faceva soprattutto per l’Italia di allora.

Ora, per tornare alla lettera, se l’ambiente familiare di Gramsci si rivolgeva a Stalin sollecitandone (a torto o a ragione, non importa) la tutela nei confronti degli italiani, addirittura se le due scriventi ricordano che Gramsci raccomandava di condurre le trattative per la sua liberazione per il tramite del partito sovietico senza nulla far trapelare agli italiani, ciò vuol dire che il grande sardo aveva piena fiducia in Stalin e nel suo partito, come autentiche espressioni del comunismo mondiale. Tutto il contrario di quanto da molti anni ci è stato velenosamente propinato. I falsari del revisionismo moderno, con la lettera ora pubblicata e le reazioni nel complesso imbarazzate ed elusive che ha suscitato, sono serviti.

Quale il senso dell'operazione di Silvio Pons? Forse liquidare completamente il comunismo storico italiano: Togliatti infido e traditore, Gramsci non più l'"angelo" che ripudia il "demone" Stalin. E così il gioco è fatto. Ma anche questo convalida la nostra posizione: Stalin e Gramsci, due leaders entrambi impegnati sino all'ultimo per il nostro grande ideale e per la difesa indefettibile di esso.

Aldo Bernardini
 
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Lepontico
view post Posted on 19/1/2008, 14:04




però una differenza sostanziale c'è; Gramsci ripetutamente parla, a proposito del futuro "stato dei consigli", di egemonia culturale del partito del proletariato, ovvero di una "dittatura del prestigio", non di gestione del potere da parte del partito.
 
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view post Posted on 19/1/2008, 15:17
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CITAZIONE (Lepontico @ 19/1/2008, 14:04)
però una differenza sostanziale c'è; Gramsci ripetutamente parla, a proposito del futuro "stato dei consigli", di egemonia culturale del partito del proletariato, ovvero di una "dittatura del prestigio", non di gestione del potere da parte del partito.

Ecco un classico esempio di quanto affermavo prima: cioè della manipolazione di Gramsci in senso revisionista.
 
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Lepontico
view post Posted on 19/1/2008, 20:02




Grazie


....ma che devo farci io? Cioè, non posso nemmeno scrivere una mia impressione su quello che ho modestissimamente letto di Gramsci che vengo subito additato di revisionismo????
Quelle sono le mie impressioni avute da una lettura diretta, ti prego se sei di opinione diversa di spiegare secondo te come vedeva Gramsci quei temi.
 
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view post Posted on 19/1/2008, 23:14
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compagno

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Ma vieni a spiegarmi tu quando mai Gramsci dice che il Partito Comunista non deve occuparsi del problema del potere!
Spiegami che cosa significa contrapporre la "dittatura del prestigio" a quella del proletariato! Non capisci che sono due fatti tra loro correlati?
Perché estrapoli una parte del pensiero di Gramsci e tralasci la parte veramente marxista e rivoluzionaria?

Posso capire che anche tu ti sei formato sui testi monchi di Gramsci; che ti hanno malconsigliato alcune letture avulse dal loro contesto. E questo può giustificare il fatto che fai di Gramsci un santone che parla solo di egemonia, di prestigio, di posizioni e non di un vero rivoluzionario che incita alla lotta ed all'assalto al cielo.

Io comunque, m permetto di ribadertelo, se fossi in te mi chiederei perché sostieni sempre la linea di destra in ogni cavolo di discussione su questo forum.
Sempre con affetto
 
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mao tse tung
view post Posted on 20/1/2008, 00:05




CITAZIONE
Io comunque, m permetto di ribadertelo, se fossi in te mi chiederei perché sostieni sempre la linea di destra in ogni cavolo di discussione su questo forum.

io parlerei di linea piu' a destra non di linea di destra in valore assoluto, qua di destra non ce ne (tralasciando fede)
 
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view post Posted on 20/1/2008, 00:09
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Uno che c'ha il nick di Mao non può non conoscere la "lotta tra le due linee"!
Ed io a quella mi riferisco ;)
 
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43 replies since 17/1/2008, 18:21   550 views
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