Comunismo - Scintilla Rossa

Dien Bien Phu

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view post Posted on 25/4/2024, 09:55
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Ðiện Biên Phủ settant'anni dopo



Sandra Scagliotti

18/04/2024

Se tutta la storia del Việt Nam - dal suo più antico passato, sino ai recenti successi economici - costituisce un formidabile strumento per meglio attrezzare il nostro bagaglio contemporaneo di saperi, la battaglia di Điện Biên Phủ, non solo appartiene alla Storia, ma è a sua volta una utile radice per comprendere il mondo in cui viviamo - un mondo dove l'instabilità regna sovrana, dove la pace non è che un'utopica speranza, dove fattori incontrollabili trovano risonanza mondiale.



La memoria collettiva di uno specifico evento, talvolta, assume forme assai diverse dalle reazioni assunte all'epoca dei fatti dai contemporanei. In che modo, potremmo chiederci, fu informato il mondo occidentale, tra il novembre 1953 e il maggio 1954, della battaglia di Điện Biên Phủ? E, come reagì?

Subito dopo il lancio dei paracadutisti, quando già la sproporzione delle forze appariva evidente, la maggior parte degli osservatori prevedeva una sicura vittoria della Francia. Tuttavia, con il progressivo diffondersi delle notizie sull'evolversi del conflitto, gran parte del mondo politico francese e occidentale precipitò in una spirale di dubbio. Infine, in un clima drammatico, la storica vittoria del Việt Nam - un Paese che era stato teatro di una resistenza anti-coloniale durata quasi un secolo - risonò a livello internazionale, sancendo la definitiva scomparsa dell'Indocina francese. Questo tornante storico, questo evento epocale, fu colto, nondimeno, con episodica e moderata attenzione dall'opinione pubblica francese. I francesi - e l'Europa in genere - non arrivarono mai a considerare quel conflitto dall'altra parte del mondo come meritevole di un'attenzione permanente, di specifiche iniziative di massa, di un impegno assiduo che avrebbe potuto in qualche modo influenzare la politica del governo francese e le relazioni internazionali.

Volendoci per un attimo soffermare sul "nodo dell'informazione e delle reazioni dei contemporanei", va detto che, se, nel complesso, la stampa francese ha costantemente fornito un'immagine faziosa dei fatti, prima della battaglia, la maggior parte dei giornali non riportò la realtà della posta in gioco; l'arroganza razzista, il disprezzo per il nemico e il più virulento anticomunismo si fecero sentire su quelle pagine. Nel corso della battaglia, quasi tutti i giornali, sfruttando la facile vena di eroismo, fecero di tutto per nascondere le vere responsabilità della tragedia; dopo il 7 maggio 1954, tuttavia, nonostante alcune eccezioni, la stampa creò un diversivo, nascondendo la verità dietro le maschere dell'unità nazionale e del dolore.

Eguale parabola si era prodotta in America alla fine della seconda guerra mondiale; nel 1945, si respirava aria di trionfalismo, eppure gli USA, usciti vittoriosi da una guerra che ne aveva sancito la superpotenza, accanto alla celebrazione dell'orgoglio e del coraggio, non poterono negare la "coscienza dell'atrocità. Il dubbio una volta insinuatosi, è indelebile e si perpetua: sarà così anche per la "guerra dimenticata" che precede il Việt Nam, cioè la guerra di Corea; gran parte della popolazione associa la mancata vittoria a un indebolimento del carattere americano, prima fase, forse, di una generale perdita di valori. Nell'impossibilità di glorificare i suoi soldati, l'America vuole ostinatamente farne dei martiri, unica via di uscita di fronte al dubbio, alla coscienza di atrocità, fantasmi che, dopo Hiroshima, dopo la Corea, torneranno ad offuscare il sogno americano con sempre maggior vigore. Il memorial dedicato alle vittime del Việt Nam, nel cimitero di Arlington, ne costituisce l'esempio più lampante: è la rappresentazione della discesa verso "la valle della Morte", verso il "muro del pianto", dove non si compiono celebrazioni american and proud, ma si porta il lutto. A questo primo monumento, va detto, è poi stata aggiunta la scultura di tre soldati che sorreggono una bandiera americana affiancati da una infermiera - i soldati, qui, sembrano più vittime che invasori e divengono un simbolo della nuova fase della "sindrome del Việt Nam", dove il cordoglio si sostituisce all'orgoglio.

Numerosi sono gli studi dedicati alla battaglia di Điện Biên Phủ apparsi a livello internazionale; emergono quelli di Alain Ruscio, che, a mio avviso, permane fra i migliori specialisti di questo periodo storico. Il Centro di Studi vietnamiti, a sua volta, ha pubblicato varie analisi, apparse sui Quaderni Vietnamiti e sulla rivista Mekong, firmate, fra il resto, dal'indimenticato Maestro Charles Fourniau e, nondimeno, da Pino Tagliazucchi e Sergio Ricaldone. Man mano che la ricerca avanza, nuove analisi internazionali offrono più ampie prospettive di osservazione e riflessione, alla luce di nuovi reperti documentari, ricerche in emeroteche digitalizzate, documentari e film prodotti in questi settant'anni. Va detto, peraltro, che gli urbanisti, gli economisti, gli agronomi e i cineasti sono assai più attivi degli storici; nel nostro Paese, ancor oggi, nel momento in cui il Việt Nam raccoglie successi in politica internazionale ed estende le sue relazioni multilaterali, l'inerente produzione storica e pubblicistica permane limitata. Questo costituisce non solo un limite di carattere accademico, ma anche un impasse di natura politica e ideologica, poiché le sequele del pensiero coloniale sono all'ora attuale ancor ben lungi dall'essersi esaurite e la malcelata ossessione di riabilitare i trascorsi coloniali e neo-coloniali trapela senza posa. Colonialismo, lotte coloniali e anti-coloniali oggi rivivono nelle realtà del moderno eurocentrismo, nelle politiche migratorie e nell'oppressione razziale in seno alle società contemporanee, a varie latitudini.

Vorrei concludere questi spunti di riflessione sottolineando che nel mondo occidentale, la storica battaglia di Điện Biên Phủ, viene da sempre associata al suo principale protagonista, núi lửa, il "vulcano sotto la neve", che, com'è noto, altri non è che il celebre generale Võ Nguyên Giáp: dal luglio 1954, di generazione in generazione, al passo con gli accadimenti internazionali, il suo ricordo non si è sopito. Hồ Chí Minh e il geniale generale Giáp, forti della tenacia e della determinazione del popolo vietnamita, nel rivendicare la propria indipendenza e libertà dal giogo coloniale, riuscirono a raccogliere un'armata popolare e portarla alla sfolgorante vittoria. Un piccolo popolo, male armato, si era imposto su una vigorosa potenza militare. Da allora, la "storica vittoria d'Indocina", come viene ancor oggi comunemente definita, al di là della sua portata e del suo significato su scala mondiale, divenne un simbolo per tutti i colonizzati, per tutti i popoli oppressi. In Điện Biên Phủ essi videro la propria vittoria, e constatarono come un popolo unito, determinato a lottare per la sua indipendenza, poteva sconfiggere una grande potenza occidentale.

Điện Biên Phủ incarna l'essenza dell'incessante ribellione di tutto un popolo unito contro un oppressore straniero, rappresenta la strenua lotta per l'indipendenza e una resistenza perdurata anche oltre Điện Biên Phủ (i fatti sono tristemente noti).

Ben lungi dall'essere dimentica, la vittoria di Điện Biên Phủ, è stata e resterà uno dei fatti maggiori per la storia dei popoli e nondimeno, una fondamentale chiave di lettura della Storia. Purtuttavia, se - come avvertiva Charles Fourniau, altro grande Maestro di studi relativi all'Indocina francese - il colonialismo è stato sconfitto a Điện Biên Phủ, occorre essere ancora prudenti e vigili, poiché, le catene del passato coloniale segnano ancora drammaticamente il nostro presente e, ribadiamo, la declinazione del rapporto dominante-dominato, ereditato da un passato non ancora del tutto sepolto, è oggi più che mai presente.

Note:

*) Sandra Scagliotti, vietnamologa, laureatasi in Scienze Politiche/Relazioni Internazio¬nali, dalla sua tesi di laurea storico-politica sul Việt Nam (1983) ha derivato il suo interesse di studio e ricerca per questo Paese, dove ha perfezionato i suoi studi. Nel 1989 ha fondato il Centro di Studi Vietnamiti; ha poi tenuto corsi e seminari sul Việt Nam presso l'Università degli Studi di Torino. È autrice e curatrice di numerose pub¬blica-zioni storico sociali, fra cui i volumi: Il banco di sabbia dorata. Il Việt Nam e gli arcipelaghi del Mare orientale (Epics, Torino 2017); Il drago e la fata. Politiche e poetiche nel Việt Nam moderno e contempora¬neo (Stampatori universitaria, Torino 2013); Il Corvo e il Pavone. Racconti fantastici dal Việt Nam (2019) - con Tran Doan Trang; Việt Nam. Cent'anni di resistenza (1885-1975), EPICS, Torino, 2020. E' oggi Console onoraria della Repubblica Socialista del Việt Nam con territorialità Piemonte e Liguria. .
 
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