Comunismo - Scintilla Rossa

Lo Stato fantoccio di Croazia

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 11/4/2024, 09:26
Avatar

compagno

Group:
Founder
Posts:
15,575
Location:
Comunismo . Scintilla Rossa

Status:


da Pietro Secchia Nuovo
·

10/04/1941, nasce lo stato di Croazia.
Lo Stato Indipendente di Croazia, altro non era che uno Stato fantoccio creato da Italia e Germania, che comprendeva la maggior parte dell'odierna Croazia e tutta l'attuale Bosnia ed Erzegovina, durante la seconda guerra mondiale.
Venne istituito il 10 aprile 1941 su parti del territorio che già erano parte della Jugoslavia, dopo l'occupazione militare delle forze congiunte italo-tedesche.
Lo Stato, alleato delle Potenze dell'Asse, fu ufficialmente una monarchia ed un protettorato italiano, dalla firma del Trattato di Roma del 18 maggio 1941 fino alla capitolazione italiana l'8 settembre 1943.
Proposto come monarca, dallo stesso Vittorio Emanuele III, il principe Aimone di Savoia-Aosta inizialmente rifiutò di assumere la corona per protestare contro l'annessione all'Italia della Dalmazia a maggioranza croata.
Tuttavia egli accettò in seguito il trono sotto pressione di Vittorio Emanuele III e venne incoronato re col nome di Tomislao II, ma rifiutò categoricamente di lasciare l'Italia e non mise mai piede in Croazia.
Il governo dello Stato fu posto sotto il controllo del gruppo nazionalista di estrema destra denominato Ustascia (Ustaše) e del suo duce, Ante Pavelić.
Per i suoi primi due anni di esistenza, fino al 1943, lo Stato fu un condominio territoriale di Germania e Italia: Berlino e Roma occuparono integralmente il territorio croato, stabilendo due zone d'occupazione e l'Italia annesse direttamente al proprio territorio metropolitano la Dalmazia centrale come parte dell'agenda irredentista del Mare Nostrum italiano.
Dopo l'arresto di Mussolini ed il conseguente l'armistizio badogliano con gli Alleati, il 10 settembre 1943 lo NDH dichiarò nullo il Trattato di Roma del 18 maggio 1941 con il Regno d'Italia ed annetté la porzione della Dalmazia che l'Italia aveva strappato alla Jugoslavia nel 1941.
Lo Stato Indipendente di Croazia cessò di esistere alla fine della seconda guerra mondiale nel maggio del 1945, quando le forze dell'Asse e quelle Croate vennero sconfitte e la Croazia e la Bosnia ed Erzegovina divennero, come Repubblica Popolare di Croazia e Repubblica Popolare di Bosnia ed Erzegovina, parte della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia.
La fine della guerra, tuttavia non venne segnata da quelle date, che tutti conosciamo, in quanto il duce croato, mister A. Pavelic, in data 06/05/1945, lasciò Zagabria alla volta dell'Austria per conto proprio, anziché assieme ad altri esponenti del suo governo, alcuni dei quali avevano già intrapreso il tragitto alcuni giorni prima.
La notte tra l'8 ed il 9 maggio, i nazisti si arresero incondizionatamente, ma in Jugoslavia si continuò nel combattere..
In verità, nei termini della resa, sarebbero dovute ricadere anche le forze armate croate, ma il generale tedesco Löhr ne informò il duce croato del fatto che talke decisione non spettasse alla sua persona, in quanto lo stato croato, formalmente non dipendeva dalle decisioni del governo nazista.
In questo modo, si liberò dell'ingombrante fardello lasciando il comando in capo degli ultimi combattenti nazisti croati al Pavelić.
Il primo ed unico comando da quest'ultimo ufficialmente emanato, fu di non arrendersi ai partigiani comunisti ma di dirigersi alla volta dell'Austria.
Fu così che, malgrado il termine ufficiale del conflitto, si ebbero una serie di sanguinosi scontri successivi tra le truppe croate (regolari, ustaša e domobrani) ed i partigiani slavi, che tentarono di sbarrare loro la strada, in special modo sulla Drava.
Gli ultimi sanguinosi combattimenti, si ebbero i giorni 14 e 15 maggio presso Dravograd e Bleiburg.
Mister Pavelić riuscì a fuggire dapprima in Austria, quindi a Roma e qui con la protezione vaticana, infine raggiunse l'Argentina.
Nel 1957 qualcuno esplose contro di lui due colpi di pistola. In seguito, scoperto il suo rifugio, fu costretto nuovamente a fuggire per evitare un'estradizione.
Dopo aver trovato rifugio, per alcuni mesi dal vescovo di Klagenfurt (Austria), trovò definitivamente rifugio nella Spagna di Francisco Franco.
Per concludere, i fuori usciti croati, rivendicarono nel tempo, il tesoretto (soprattutto oro) che il Pavelic, aveva sottratto alle casse dello stato fantoccio croato, prima della sua fuga.
Tesoretto, che in prima battuta venne affidato alla custodia del vaticano, nella persona di Padre Krunoslav Stjepan Draganović.
Quest'ultimo personaggio, è stato un teologo e filosofo croato, segretario dell'Istituto Croato di San Girolamo, clero e collegio vaticanizio, principale punto di organizzazione delle "ratlines".
Quest'ultime, via segrete di fuga, utilizzate non solo da criminali di guerra nazisti, ma anche ucraini, croati e quant'altro, per sfuggire alla giustizia dopo la seconda guerra mondiale.
Controverso e misterioso personaggio, collegato in via indiretta e poco trasparente allo IOR, alla CIA ed al Partito hitleriano, diverse fonti confermano inoltre la sua vicinanza al movimento Ustascia, ed ai gerarchi di quel governo fascista.
Vicino ad Ante Pavelić, nel 1948 fu lui ad aiutare il dittatore condannato per crimini di guerra nella fuga verso l'Argentina peronista.
Formalmente il tesoretto, sottratto alla nascente Repubblica Federale di Jugoslavia, per questioni diverse si fermò all'interno dello stato del Vaticano, e non ne uscì più.
Ma tale "tesoretto", composto anche dai beni sottratti alle comunità di etnia ebraica dello stato croato nazionalista, trovò definitivamente riparo all'ombra delle mura leonine.
Tanto che il Draganović, venne accusato di riciclaggio di denaro e di furto di oggetti dalle vittime dell'Olocausto in Croazia.
In verità, il sospetto che ha sempre alimentato gli storici e gli studiosi è che questo capitale, in valuta, gioielli ed oro (mai realmente quantificato) sia da subito entrato nella disponibilità delle casse del vaticano.
Mai restituito, ne agli adepti del Pavelic, ne alla banca centrale dello stato Jugoslavo, perchè in parte utilizzato per coprire le spese vaticane, durante la campagna elettorale italiana del 1948.
A questo riguardo, ricordo che soltanto le spese per il finanziamento dei famosi "Comitati Civici", organizzati dal signor Luigi Gedda, in seno ad Azione Cattolica, con un conto estremamente approssimativo, si calcola che vennero utilizzati almeno cinque milioni delle lire del tempo.
Ricordo alle compagne ed ai compagni, alle amiche ed agli amici, ai semplici lettori della mia pagina, che tali organizzazioni, vennero create, sull'intero territorio nazionale, allo scopo di mobilitare le forze cattoliche (e gli esponenti del clero tutto) nel delicato impegno elettorale delle elezioni della primavera del 1948.
Tale sforzo economico ed organizzativo, interamente a carico della chiesa cattolica, risulterà decisivo per evitare la vittoria elettorale del Fronte Popolare.
Quindi parte dei fondi del governo fascista, finiranno al finanziamento di questa macchina elettorale, mentre una parte consistente, finirà nelle casse e nella disponibilità dello IOR.
Altro, compreso una quota parte dei beni sottratti in Croazia alle comunità di etnia ebrea (ed è anche per questa ragione, visto la tremenda opposizione del governo Israeliano, che il Pontefice Pio XII, non verrà mai alzato agli onori degli altari) utilizzato per finanziare le Chiese in est Europa ed in altre parti del mondo.
 
Top
0 replies since 11/4/2024, 09:26   23 views
  Share