| Per determinismo geografico s'intende un'inclinazione tipica della geopolitica classica ad attribuire alle caratteristiche fisiche e demografiche di uno Stato, nonché al suo posizionamento nello spazio, la capacità di predeterminare le sue possibilità successive di sviluppo, espansione e successo. Spesso associato a concezioni organiciste e darwiniane dello Stato.
Il determinismo geografico nasce con Friedrich Ratzel nella seconda metà del 1800, a partire dalla Germania. Secondo Ratzel, il compito del geografo era fondamentalmente quello di comprendere in che maniera gli ambienti avevano influenzato i gruppi umani insediati nelle varie zone della Terra.
Opposta al determinismo sarà la corrente possibilista, che non nega il ruolo della geografia ma la legge in parallelo ad altri fattori e driver come l'impostazione ideologica del governo e le sue radici culturali, e, in seguito, quella funzionalistica o volontaristica.
Ha caratterizzato soprattutto la Scuola di Monaco, diretta dal generale bavarese Karl Haushofer,(che influenzò Hitler nella sua teoria dello spazio vitale) che codificò addirittura delle vere e proprie leggi geopolitiche. Ma in una certa misura i suoi echi si avvertono anche nella dottrina nordamericana del "destino manifesto". Opposto al cosiddetto volontarismo geografico, che considera l'uomo e le sue comunità alla stregua di un fattore geografico in grado di incidere sul futuro dello Stato, tipico invece della geopolitica francese.
Ratzel, nel suo libro del 1897 intitolato "Politische Geographie", sviluppò l'idea che la geografia fosse una scienza sociale che potesse aiutare a spiegare le relazioni tra la natura e la società umana. In questo contesto, Ratzel identificò due tipi di forze opposte nella storia del mondo: le forze terrestri, rappresentate dalle popolazioni stanziali e agricole, e le forze marine, rappresentate dalle nazioni commerciali e marittime.
Secondo Mackinder, le potenze continentali, che controllano il cuore della massa continentale euroasiatica, hanno una forza di base che deriva dalla loro dimensione, risorse naturali e popolazione. D'altra parte, le potenze marittime, con un'ampia accessibilità ai mari, hanno il controllo degli oceani che permette loro di controllare le rotte commerciali globali e di esercitare il loro potere in tutto il mondo. Mackinder sosteneva che la storia del mondo era stata modellata dalla lotta tra queste due tipologie di potenze, e che il futuro della geopolitica dipendeva dalla loro interazione e dal loro equilibrio.
Mackinder influenzò poi anche filosofi e giuristi come schmidt che scrisse il saggio "terra e mare":
"La storia del mondo è storia di lotta di potenze marinare contro potenze di terra e di potenze di terra contro potenze marinare". Dai tempi più remoti questa opposizione elementare è osservabile e, ancora nel XIX secolo, si usava caratterizzare le tensioni dell'epoca tra Russia e Inghilterra come lo scontro tra un orso e una balena. I cabalisti medioevali parlavano della storia del mondo come di una lotta tra Leviatano e Behemoth, dove il primo ostruisce le vie aeree del secondo per impedirgli di respirare: è questa la rappresentazione mitica del blocco navale, con cui una potenza marinara taglia i rifornimenti al paese avversario per affamarlo.
La storia umana è lotta tra terra e mare. A partire dagli antichi greci, allevati da Poseidone, passando per Roma, civiltà di terra in lotta con a potenza marinara Cartagine, giungendo a Venezia, che per cinquecento anni dominò il mare. Tuttavia, con il dispiegarsi del Nuovo Mondo, ci si rende conto della limitatezza di un potere che, come quello di Venezia, si estende soltanto sul Mar Mediterraneo.
Edited by aixo - 6/3/2023, 13:29
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