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Cosa si deve intendere con il termine “popolo”

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view post Posted on 25/7/2022, 16:02
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Cosa si deve intendere con il termine “popolo”


Di: Manuel Santoro, Segretario Generale Convergenza Socialista
27 Maggio 2022


Nel vasto universo di tutte le donne e di tutti gli uomini che compongono una società storicamente determinata, l’unica suddivisione, partizione che a noi interessi e che abbia senso storico-scientifico è la suddivisione in categorie sociali, in classi sociali. Una società storicamente determinata è partizionata in classi sociali, ovvero in categorie definite dal posto che donne e uomini occupano in un sistema storicamente determinato di produzione sociale. La partizione sociale è il risultato del rapporto dell’essere umano con i mezzi di produzione, e tale rapporto, status sociale, individuale, vive nella distribuzione sociale, ovvero in quella distribuzione che è: 1) distribuzione degli strumenti di produzione, e 2) – il che è un’ulteriore determinazione del medesimo rapporto – distribuzione dei membri della società fra i diversi generi di produzione.” [vedi K. Marx, Per la Critica dell’Economia Politica, Milano, edizioni Lotta Comunista, 2009, p. 216]

Come riporta Marx, “rispetto al singolo individuo, la distribuzione appare naturalmente come una legge sociale che condiziona la sua posizione nella produzione all’interno della quale esso produce. Come discusso in un precedente intervento su Cumpanis, “non vi è solo la distribuzione delle merci prodotte, ma una fase distributiva precedente che certifica, determina, il modo di produzione corrente”. [vedi M. Santoro, Produzione/distribuzione, www.cumpanis.net/produzione-distribuzione/]

Naturalmente, la concezione materialistica della storia parte dal principio che la produzione e, con la produzione, lo scambio dei suoi prodotti siano la base di ogni ordinamento sociale. È evidente, quindi, come siano le classi sociali le “nostre” categorie, le quali risultano essere gli elementi primari della scienza socialista. Dall’unione delle classi sociali emergono le società nella loro interezza sociale, e le società sono “complessi di rapporti [sociali] di produzione, e ognuno di questi complessi caratterizza, nello stesso tempo, un particolare stadio di sviluppo nella storia dell’umanità”. [vedi K. Marx, Lavoro salariato e capitale, Cap. III]

Spesso, però, forse troppo spesso, si discorre di popolo e non di classi sociali. Premettendo che le nozioni che abbiamo appena esposto rimangono i pilastri della scienza comunista e che mai si dovrebbe deviare da essa per non incorrere in una leggerezza teorica, di natura appunto populista, che renda difficile la comprensione della realtà e la definizione delle strategie politiche, come potremmo definire popolo affinché non si cada nella leggerezza, appunto teorica?

Sono tre le questioni che, secondo Marx, sarebbero generati dall’uso del concetto di popolo, con i suoi conseguenti errori nell’analisi e nella progettazione della strategia politica. In primo luogo, tale concetto non permette di distinguere tra le classi e i loro diversi interessi; difatti, il concetto di popolo “nasconde la lotta di classe”. Ciò pare quasi ovvio, poiché il termine popolo, proprio per i suoi tratti molto generici, includerebbe interessi di classi sociali differenti, a volte convergenti in un determinato contesto storico e geografico, a volte inconciliabili per avvenute modificazioni economico-politiche. Sempre da “Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte”, Marx ci indica inoltre come il concetto di popolo ci porti a considerarlo come una entità indivisibile, che agisce compatto, coeso, in modo unificato. Anche la ingiustificata confidenza nella potenza del popolo dovrebbe essere vagliata, poiché ciò porta alla infantile considerazione che non sia affatto necessario “saggiare gli interessi e le posizioni delle diverse classi”.

Naturalmente, sia Marx che Lenin usarono estensivamente il termine popolo e ciò volutamente per spiegare una entità sociale, dall’incerta composizione sociale ma con una specifica capacità d’azione. Certamente non esiste una definizione esplicita della composizione sociale del popolo ma, se definita in quanto contestualizzata nel contesto in cui va ad agire, ciò chiarisce l’univoca, convergente azione in atto evitando di enfatizzare i diversi interessi di classe.

Popolo può essere l’unione della classe sociale del proletariato e della classe sociale dei contadini, con la prima che “deve condurre la rivoluzione democratica legando a sé” la seconda “per schiacciare con la forza la resistenza dell’autocrazia e paralizzare l’instabilità della borghesia”. Popolo può essere l’unione della classe sociale del proletariato e della classe sociale degli “elementi semiproletari della popolazione”, con la prima che “deve fare la rivoluzione socialista legando a sé” la seconda, “per spezzare con la forza la resistenza della borghesia e paralizzare l’instabilità dei contadini e della piccola borghesia”. [vedi V. Lenin, Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica, Opere scelte, Editori Riuniti, 1965, p. 389]

Il termine popolo, in definitiva, anche se scientificamente impreciso poiché non tiene conto degli interessi di classe e, quindi, il potenziale conflitto dentro di esso, servirebbe a descrivere le dinamiche politiche, le azioni congiunte delle diverse classi contro un avversario comune. In definitiva, il concetto di popolo deve essere definito sempre e sempre legato alle classi sociali che definiscono il recinto del concetto stesso.

Per Lenin, come del resto per noi, la classe operaia rimane comunque egemone, ovvero assume all’interno del popolo la funzione tattica dirigente. “Questo è il principio tattico fondamentale riguardante il proletariato come capo della rivoluzione borghese, il principio tattico essenziale sull’egemonia del proletariato nella rivoluzione borghese”. [vedi I. Stalin, Storia del partito comunista bolscevico dell’URSS, Red Star Press, 2018, p. 83] Ciò vale anche per la rivoluzione socialista. All’interno del popolo, quindi, composto dalla classe dei proletari e dalla classe dei contadini, nella rivoluzione borghese, e dalla classe dei proletari e dalla classe dei contadini poveri, nella rivoluzione socialista, la classe operaia, il proletariato detiene e deve detenere l’egemonia, ovvero la funzione dirigente con il suo partito, marxista-leninista, che ne indica la direzione tattico-strategica. È evidente, quindi, come oltre ad un chiarimento necessario sulla composizione sociale del popolo, composizione di classi sociali, sia altresì necessario chiarire chi tra le classi sociali coinvolte sia quella egemone. Limitarsi a discorrere di popolo senza chiarire questi due punti è fuorviante e nocivo per la lotta di classe da parte degli operai.

I due momenti storici che abbiamo qui riportato, ovvero la tattica leninista sulla rivoluzione borghese, prima, e sulla rivoluzione socialista, dopo, ci fanno comprendere meglio come, seppur il concetto di popolo possa essere sicuramente usato, l’utilizzo del concetto di classe sociale continua ad essere mandatorio. E da parte nostra, da parte dell’avanguardia della classe operaia, è richiesta una chiarezza teorica precisa su chi siano gli alleati degli operai in un determinato momento storico. Su questo Lenin ci indica come “tra i contadini vi è una massa di elementi semiproletari accanto agli elementi piccolo-borghesi. Ciò li rende pure essi instabili, obbligando il proletariato a raggrupparsi in un partito rigorosamente classista. Ma l’instabilità dei contadini differisce in modo radicale dall’instabilità della borghesia, perché nel momento attuale i contadini sono interessati non tanto alla conservazione assoluta della proprietà privata, quanto alla confisca delle terre dei proprietari fondiari, una delle forme principali di questa proprietà. Senza diventare con ciò socialisti, senza cessare di essere piccolo-borghesi, i contadini possono diventare dei partigiani decisi, e tra i più radicali, della rivoluzione democratica. E lo diventeranno inevitabilmente, purché il corso degli avvenimenti rivoluzionari, che li sta educando, non sia interrotto troppo presto dal tradimento della borghesia e dalla disfatta del proletariato. A questa condizione i contadini diventeranno certamente il baluardo della rivoluzione e della repubblica, perché solo una rivoluzione completamente vittoriosa potrà dar loro tutto nel campo delle riforme agrarie, tutto ciò che essi desiderano, che sognano, che è loro veramente indispensabile (non per sopprimere il capitalismo, come immaginano i «socialisti-rivoluzionari», ma per uscire dall’abiezione del semiasservimento, dalle tenebre dell’abbrutimento e del servaggio, per migliorare il loro tenore di vita, nella misura in cui lo consentono i limiti dell’economia mercantile”. [vedi V. Lenin, Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica, Opere scelte, Editori Riuniti, 1965, p. 387-8]

Cosa è il popolo, quindi, per noi in questa fase storica, in questa nostra società storicamente determinata?

Per rispondere a questo quesito, dobbiamo riprendere quanto illustrato nel precedente articolo pubblicato per Cumpanis. Infatti, dicemmo che “l’analisi sulle categorie, sugli strati sociali tendenti alla reazione, alla conservazione della società borghese ci pone davanti alla domanda su chi siano, allora, gli alleati della classe operaia, fermo restando che il partito marxista-leninista è avanguardia solo di essa e che la rivoluzione socialista, portata a termine con il supporto fondamentale delle classi alleate, metta nelle mani delle operaie e degli operai la gestione dello Stato. Come accennato all’inizio di questo intervento, tutte quelle categorie, e solo quelle, legate al salariato povero… ovunque ci sia il salariato povero legato direttamente ai processi di produzione e di scambio, a diretto contatto con i mezzi di produzione, lì ci sono le autentiche forze rivoluzionarie e gli alleati potenziali della classe operaia, scevra dai suoi stessi elementi aristocratici, per la conquista della società socialista”. [[vedi M. Santoro, Produzione/distribuzione, https://www.cumpanis.net/le-categorie-soci...ista-leninista/]

Potremmo, quindi, affermare che il popolo oggi, per la nostra tattica rivoluzionaria è l’unione delle classi sociali legate al salariato povero in cui la classe operaia sia egemone, e di cui il partito marxista-leninista ne sia la guida.
https://www.cumpanis.net/cosa-si-deve-inte...termine-popolo/
 
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