Comunismo - Scintilla Rossa

Sul socialimperialismo nella seconda metà del 900

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view post Posted on 31/1/2021, 00:14

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Compagni apro questa discussione perché mi sembra che non sia un punto che viene trattato spesso (da quanto vedo per alcuni compagni esperti è una questione quasi scontata ). La mia domanda è : possiamo giudicare l'URSS post anni 60 come un paese che oltre aver gradualmente restaurato rapporti di produzione non socialisti ,era arrivato anche alla fase imperialista ? Chiedo perché mi sembra che ci siano divergenze molto ampie fra i compagni a favore della linea della nord corea e i compagni invece più a favore della linea di Cina e Albania sulla questione. Beh in URSS la borghesia aveva preso il partito e estraeva plusvalore dal lavoro degli operai , quindi i monopoli c'erano anche se le quote di plusvalore estratte erano molto ridotte rispetto a normali paesi capitalisti , ma c'era anche una oligarchia finanziaria e una preponderanza dell' esportazione di capitale ? Noto inoltre che spesso sulla politica estera sciovinista sovietica si citano i fatti di Praga o dell' Afghanistan , volevo invece porre l'attenzione su un altro fatto: come lo vedete l'appoggio dell' URSS assieme agli Usa alla Nigeria nella guerra del Biafra?
 
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view post Posted on 31/1/2021, 00:58
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possiamo giudicare l'URSS post anni 60 come un paese che oltre aver gradualmente restaurato rapporti di produzione non socialisti ,era arrivato anche alla fase imperialista ?

Sì, perché se quella sovietica non era un'economia socialista, ma pur sempre centralizzata, significa che quelli socializzati svolgevano la funzione di monopoli controllati dalla nuova borghesia al potere, quindi sì, era social-imperialista

CITAZIONE
Beh in URSS la borghesia aveva preso il partito e estraeva plusvalore dal lavoro degli operai

Attenzione però: se in un paese socialista viene estratto il plusvalore dagli operai non significa necessariamente che sia un paese revisionista. Anche nell'Urss di Stalin veniva estratto il plusvalore. Per definire un paese socialista o revisionista bisogna analizzare l'uso che si fa del plusvalore e il contesto in cui viene estratto: se viene utilizzato perché in una società socialista edificata da poco, in un paese arretrato, ci sono ancora residui dell'economia capitalista che possono essere eliminati estraendo irrimediabilmente (per via dell'arretratezza) il plusvalore e reinvestirlo nello sviluppo delle forze produttive per poi adattarvi i rapporti di produzione in modo da eliminare i residui di economia borghese, e quindi il plusvalore stesso, allora lo stato è comunque socialista; se invece il plusvalore viene estratto per arricchire la fazione di nuova borghesia, in un economia basata sul profitto e dove i rapporti di produzione non vengono adattati allo sviluppo delle forze produttive, lo stato è revisionista

CITAZIONE
quindi i monopoli c'erano anche se le quote di plusvalore estratte erano molto ridotte rispetto a normali paesi capitalisti

Ovvio, si parla pur sempre di social-imperialismo

CITAZIONE
ma c'era anche una oligarchia finanziaria e una preponderanza dell' esportazione di capitale ?

Il COMECON degenerato ad esempio

CITAZIONE
Noto inoltre che spesso sulla politica estera sciovinista sovietica si citano i fatti di Praga o dell' Afghanistan , volevo invece porre l'attenzione su un altro fatto: come lo vedete l'appoggio dell' URSS assieme agli Usa alla Nigeria nella guerra del Biafra?

Sinceramente non lo so. Ho letto che la fazione opposta era supportata anche dalla Cina di Mao

Edited by Nikos Zachariadis - 31/1/2021, 01:23
 
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view post Posted on 31/1/2021, 01:27

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Sisì già Marx specificava bene come parte del plusvalore dovesse essere reinvestito per il benessere della collettività , hai ragione , sono stato impreciso.
Sinceramente però il comecon lo consideravo più un esempio di associazione che divide il mondo in aree di influenza ( contrapposizione fra nato e comecon come adesso potrebbe essere fra nato e Brics per intenderci) in che modo avveniva la esportazione preponderante di capitali? E le oligarchie finanziarie? ( Leggevo in un articolo di teoria e prassi sulla restaurazione del capitalismo in URSS che dalle riforme di kossighyn ad esempio le banche iniziarono a fondersi con i monopoli statali , la cosa mi lascia un po' sorpreso perché non diceva Stalin che in una società socialista deve esserci solo la banca centrale ? Quando sono sbucate delle nuove banche che versavano crediti ai monopoli statali degenerati ? )
 
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view post Posted on 31/1/2021, 02:23
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in che modo avveniva la esportazione preponderante di capitali? E le oligarchie finanziarie? ( Leggevo in un articolo di teoria e prassi sulla restaurazione del capitalismo in URSS che dalle riforme di kossighyn ad esempio le banche iniziarono a fondersi con i monopoli statali , la cosa mi lascia un po' sorpreso perché non diceva Stalin che in una società socialista deve esserci solo la banca centrale ? Quando sono sbucate delle nuove banche che versavano crediti ai monopoli statali degenerati ? )

Purtroppo non so risponderti

CITAZIONE
Noto inoltre che spesso sulla politica estera sciovinista sovietica si citano i fatti di Praga o dell' Afghanistan , volevo invece porre l'attenzione su un altro fatto: come lo vedete l'appoggio dell' URSS assieme agli Usa alla Nigeria nella guerra del Biafra?

Su Wikipedia inglese ho letto che la Nigeria era uno stato filo-britannico. Per cui, l'appoggio dagli Stati Uniti era mirato principalmente a proteggere alcuni investimenti, ma non tutte le frange della borghesia statunitense erano a favore delle Nigeria. Lo stesso Nixon sosteneva il Biafra perché il nuovo stato, ricco di petrolio, sarebbe potuto essere molto più dipendente dagli USA

L'Urss appoggiò la Nigeria per scopi commerciali fornendogli numerosi armamenti che lo stato africano fu costretto ad accettare poiché pare che quelli americani e britannici scarseggiassero (questo perché, se ho ben capito, all'inizio l'UK era su posizioni conciliazioniste in modo da non intaccare l'importazione del petrolio dal suolo nigeriano. Successivamente, quando le due posizioni erano ormai inconciliabili, appoggiarono la Nigeria perché era quella che aveva più probabilità di vittoria e l'importazione di petrolio degli UK sarebbe tornata prima alla normalità). Di conseguenza, le relazioni sovietico-nigeriane migliorarono

La Cina appoggiò il Biafra per contrastare gli imperialisti americani e sovietici
 
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view post Posted on 31/1/2021, 16:22

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Invito tutti i compagni più esperti a esprimere un parere perché mi sembra davvero strano che persone che avevano studiato attentamente Lenin come Hoxha e Mao abbiano appioppato all URSS la definizione di socialimperialista senza che avesse tutte e 5 le caratteristiche dell' imperialismo.
 
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view post Posted on 31/1/2021, 19:08
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È una questione spinosa. Riporto, come materiale di discussione, il giudizio retrospettivo di Ludo Martens:

In order to strengthen their national and international positions, the revisionist group of Brezhnev escalated their struggle against the marxist-leninist forces and mostly against the CCP. A marxist-leninist China represented a serious threat for the Soviet revisionists. Brezhnev did everything he could in order to shake, even to overthrow the socialist regime of Mao. He provoked military confrontations and used the nuclear threat. China was right to defend herself against inferences and provocations.

But, steering away from the principle of concrete analysis of different phenomena, the CCP invented a global concept, the “social-imperialism, the most dangerous ennemy” which pushed it to confuse all oppositions to Soviet policy. Then, the concepts of “state capitalism” and of “social-fascism” led the CCP to avoid making the concrete analysis of the specific contradictions of Soviet society. […]

Let us remember the essential theses, formulated at that time by Mao and the CCP.

“From the priviledged, bourgeois, strata in the Soviet Union has emerged a class of monopolist and bureaucratic capitalists” (The China Reader, nr4, Vintage books, NY, p456)

“The capitalist economy in the USSR has a particularity: monopolistic capitalism dominates everything, rules everything. This situation is rather rare in the classical imperialist countries” (Let us study the political economy, Dec 1975, Shangai, p261)

“The new revisionist Soviet Tsars have restored the old tsarist policy of national oppression... and transformed the Soviet Union again into a “prison of the peoples” (China Reader, p.458)

“President Mao said: “In the Soviet Union today, it is a dictatorship of the bourgeoisie, of the big bourgeoisie, a German fascist, Hitlerian type of dictatorship” (Let us study the political economy, Dec 1975, Shangai, p279)

“The clique of Soviet revisionist renegades loots without mercy and savagely oppresses the peoples of some Eastern European countries (...). Their appetite is greater than that of the Tsars”. (Down with the new Tsars! Beijing, 1969, p4)

“You have invaded Tchecoslovaquia under the flag of “unified armed forces”. What is the difference ...with respect to the aggression of the “sixteen countries” organized by US imperialism agaisnt Korea” (China Reader, p.464)

The evolution of the Soviet Union between 1985 and 1995 has shown the inconsistency of all those theses. There never existed in the Soviet Union a “state monopoly capitalism” more centralized and better organized than in the US. The Russian people did not live under a “Hitlerian style dictatorship” and the non-Russian peoples did not suffer from a “tsarist form of national oppression”. It is Yeltsin who installed a “Hitlerian style dictatorship” and the difference with respect to the revisionist regime of the seventies is evident to all the workers of the ex-USSR. During the seventies, the CCP never published a scientific, materialist and dialectical analysis of the Soviet economical and political realities, in all their complexitiy. The arguments of the CCP was mostly based on historical analogies, of limited value, and on arbitrary extrapolations starting from some aspects of Soviet reality. […]

The parties that followed Mao’s thought have to make a critical analysis of the positions that they adopted following the Chinese foreign policy. The Belgian Party of Labour did so in a book called “The USSR and the velvet counter-revolution”. No communist Soviet organization has accepted the theses of Mao on “State monopoly capitalism, social-fascism and social-imperialism”. The Soviet communists are in the best position to analyse the changes that occurred in the Soviet Union between the takeover of revisionism under Khrutshev and the complete reestablishment of capitalism under Gorbatchev. The debate with Soviet marxist-leninists is essential to get a scientific understanding of the process of capitalist restauration.

Tratto da www.marxists.org/history/erol/belgium-1st/aspects.htm
 
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view post Posted on 7/2/2021, 17:16
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Sinceramente però il comecon lo consideravo più un esempio di associazione che divide il mondo in aree di influenza

L’economia del periodo socialista, basandosi sulla pianificazione diretta a realizzare i bisogni dei popoli dell’Urss e sullo sviluppo delle forze produttive del paese, tendeva a strutturarsi su quelle che erano le necessità, le risorse e le potenzialità nazionali. La reintroduzione e lo sviluppo del capitalismo determinarono invece la crescita dell’interscambio con l’estero perché gli interessi di accumulazione capitalistica, di profitto e rendita della borghesia in forma burocratica travalicavano inevitabilmente la dimensione nazionale in relazione agli investimenti, al commercio e ai legami finanziari. Si strutturò così quello che i comunisti cinesi e albanesi definirono socialimperialismo sovietico cioè l’assunzione da parte dell’Urss, di una posizione economica, politica e militare sul piano mondiale di tipo imperialistico, pur rivestita da un manto socialista e pur caratterizzata, a differenza dell’imperialismo “classico”, dall’essere espressione di una grande borghesia che, pur essendo sostanzialmente assimilabile alle oligarchie monopoliste degli Usa e delle potenze europee, agisce come burocrazia di Stato. La cosiddetta dottrina Breznev, con le formule della “sovranità limitata”, della “dittatura internazionale”, della “comunità socialista”, della “divisione internazionale del lavoro” e degli “interessi coinvolti”, rappresentava la manifestazione politico-ideologica del socialimperialismo sovietico. All’interno del Consiglio di mutua assistenza economica, più noto con l’acronimo Comecon, fondato nel 1949 come organizzazione di cooperazione tra l’Urss e le Repubbliche popolari dell’Europa Orientale e in seguito allargato a Mongolia, Cuba e Vietnam, iniziarono così a instaurarsi rapporti di sfruttamento e soggezione imperialista e neocolonialista. L’Urss lo utilizzava per imporsi come economia dominante all’interno della cosiddetta comunità socialista: gli altri paesi avevano il ruolo di mercati per assorbire la produzione di merci sovietiche e dunque finivano in una condizione di dipendenza, oppure si ritrovavano nel ruolo di esportatori di prodotti agricoli (come la Bulgaria e Cuba) in cambio di prodotti finiti, con uno scambio diseguale sempre a favore dei socialimperialisti sovietici. Invece di realizzare una mutua assistenza, il Comecon determinò una ripartizione imperialista dei mercati a favore dell’Urss, negando lo sviluppo alle economie delle democrazie popolari. Ad esempio, se nel 1960 la quota di produzione industriale sovietica all’interno del Comecon era il 69,5%, dieci anni dopo era salita al 76%, mentre, ad esempio, nello stesso periodo, quella della Germania Democratica era scesa dall’8,7 al 3,4% e quella della Cecoslovacchia dal 7,5 al 4,2%. Quest’ultima si trovava in una condizione esemplare di dipendenza delle democrazie popolari dalla potenza sovietica: il 90% della produzione di petrolio, ferro grezzo e metalli non ferrosi proveniva dall’Urss, così come l’80% del grano alimentare e più del 60% del cotone.

Come per le multinazionali nei paesi imperialisti classici, vennero strutturate imprese e organizzazioni interstatali, a preminenza sovietica, ma con partecipazione degli altri paesi dell’Europa Orientale. Tali furono, ad esempio, l’Interkhim, nel settore chimico, Intermetal, nel settore metallurgico, Interatominstrument, nel campo della tecnologia nucleare. Inoltre, una parte dello sviluppo industriale sovietico, come ad esempio la costruzione e il mantenimento di pozzi petroliferi in Siberia, veniva sostenuto con il contributo degli investimenti estorti agli altri membri del Comecon che, in cambio, erano ripagati con le forniture provenienti dall’Urss. A livello finanziario, infatti, tutti i paesi dell’organizzazione internazionale dovevano contribuire ai crediti forniti dalla banca d’investimenti del Comecon che andavano però in larghissima parte a beneficio dell’Urss. Ad esempio, nel biennio 1972-1973, furono garantiti crediti per 900 milioni di rubli trasferibili (la moneta, ovviamente calibrata sul rublo, utilizzata negli scambi del Comecon), ma l’Urss ne assorbì da solo il 75%, con il restante diviso tra le democrazie popolari (la Polonia ne ottenne solo il 3,3%.). [Tratto dall'arricolo del Collettivo Tazebao postato da primomaggio 1994]

CITAZIONE
E le oligarchie finanziarie? ( Leggevo in un articolo di teoria e prassi sulla restaurazione del capitalismo in URSS che dalle riforme di kossighyn ad esempio le banche iniziarono a fondersi con i monopoli statali , la cosa mi lascia un po' sorpreso perché non diceva Stalin che in una società socialista deve esserci solo la banca centrale ? Quando sono sbucate delle nuove banche che versavano crediti ai monopoli statali degenerati ? )

L’economia del periodo socialista, basandosi sulla pianificazione diretta a realizzare i bisogni dei popoli dell’Urss e sullo sviluppo delle forze produttive del paese, tendeva a strutturarsi su quelle che erano le necessità, le risorse e le potenzialità nazionali. La reintroduzione e lo sviluppo del capitalismo determinarono invece la crescita dell’interscambio con l’estero perché gli interessi di accumulazione capitalistica, di profitto e rendita della borghesia in forma burocratica travalicavano inevitabilmente la dimensione nazionale in relazione agli investimenti, al commercio e ai legami finanziari. Si strutturò così quello che i comunisti cinesi e albanesi definirono socialimperialismo sovietico cioè l’assunzione da parte dell’Urss, di una posizione economica, politica e militare sul piano mondiale di tipo imperialistico, pur rivestita da un manto socialista e pur caratterizzata, a differenza dell’imperialismo “classico”, dall’essere espressione di una grande borghesia che, pur essendo sostanzialmente assimilabile alle oligarchie monopoliste degli Usa e delle potenze europee, agisce come burocrazia di Stato. La cosiddetta dottrina Breznev, con le formule della “sovranità limitata”, della “dittatura internazionale”, della “comunità socialista”, della “divisione internazionale del lavoro” e degli “interessi coinvolti”, rappresentava la manifestazione politico-ideologica del socialimperialismo sovietico. All’interno del Consiglio di mutua assistenza economica, più noto con l’acronimo Comecon, fondato nel 1949 come organizzazione di cooperazione tra l’Urss e le Repubbliche popolari dell’Europa Orientale e in seguito allargato a Mongolia, Cuba e Vietnam, iniziarono così a instaurarsi rapporti di sfruttamento e soggezione imperialista e neocolonialista. L’Urss lo utilizzava per imporsi come economia dominante all’interno della cosiddetta comunità socialista: gli altri paesi avevano il ruolo di mercati per assorbire la produzione di merci sovietiche e dunque finivano in una condizione di dipendenza, oppure si ritrovavano nel ruolo di esportatori di prodotti agricoli (come la Bulgaria e Cuba) in cambio di prodotti finiti, con uno scambio diseguale sempre a favore dei socialimperialisti sovietici. Invece di realizzare una mutua assistenza, il Comecon determinò una ripartizione imperialista dei mercati a favore dell’Urss, negando lo sviluppo alle economie delle democrazie popolari. Ad esempio, se nel 1960 la quota di produzione industriale sovietica all’interno del Comecon era il 69,5%, dieci anni dopo era salita al 76%, mentre, ad esempio, nello stesso periodo, quella della Germania Democratica era scesa dall’8,7 al 3,4% e quella della Cecoslovacchia dal 7,5 al 4,2%. Quest’ultima si trovava in una condizione esemplare di dipendenza delle democrazie popolari dalla potenza sovietica: il 90% della produzione di petrolio, ferro grezzo e metalli non ferrosi proveniva dall’Urss, così come l’80% del grano alimentare e più del 60% del cotone.

Come per le multinazionali nei paesi imperialisti classici, vennero strutturate imprese e organizzazioni interstatali, a preminenza sovietica, ma con partecipazione degli altri paesi dell’Europa Orientale. Tali furono, ad esempio, l’Interkhim, nel settore chimico, Intermetal, nel settore metallurgico, Interatominstrument, nel campo della tecnologia nucleare. Inoltre, una parte dello sviluppo industriale sovietico, come ad esempio la costruzione e il mantenimento di pozzi petroliferi in Siberia, veniva sostenuto con il contributo degli investimenti estorti agli altri membri del Comecon che, in cambio, erano ripagati con le forniture provenienti dall’Urss. A livello finanziario, infatti, tutti i paesi dell’organizzazione internazionale dovevano contribuire ai crediti forniti dalla banca d’investimenti del Comecon che andavano però in larghissima parte a beneficio dell’Urss. Ad esempio, nel biennio 1972-1973, furono garantiti crediti per 900 milioni di rubli trasferibili (la moneta, ovviamente calibrata sul rublo, utilizzata negli scambi del Comecon), ma l’Urss ne assorbì da solo il 75%, con il restante diviso tra le democrazie popolari (la Polonia ne ottenne solo il 3,3%.).[Ibidem]

Crolla quindi anche la tesi di Ludo Martens
 
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view post Posted on 23/2/2021, 18:06
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Leggo solo ora la discussione e vorrei esporre le mie considerazioni. Io credo che il carattere social-imperialista della politica estera sovietica di quegli anni constasse più nella dipendenza economica dei paesi satelliti, nella subordinazione degli stati socialisti e dei partiti comunisti di tutto il mondo, all'epicentro di Mosca, più che in un ripetuto encomio delle aggressioni.

CITAZIONE
Chiedo perché mi sembra che ci siano divergenze molto ampie fra i compagni a favore della linea della nord corea e i compagni invece più a favore della linea di Cina e Albania sulla questione.

Da un lato è vero che ci si scinde in questo campo ma io da Kimilsungista-Kimjongilista vorrei sottolineare che Kim Jong Il disse che «Il partito di un certo Paese affermava di essere il "centro" del movimento comunista internazionale e ordinava agli altri partiti di far questo o quello. Esso agiva senza esitare a far pressione sugli altri partiti e ad interferire nei loro affari interni se si rifiutavano di seguire la sua linea, anche se era sbagliata. Di conseguenza, l’unità ideologica e gli amichevoli rapporti di cooperazione tra i partiti comunisti furono grandemente indeboliti, e ciò rese loro impossibile contrastare l’imperialismo come una forza unita. I partiti di alcuni Paesi si piegarono alla pressione delle grandi potenze ed agirono sotto il bastone altrui, e il risultato di ciò fu che essi accettarono docilmente il revisionismo quando i grandi Paesi giunsero al revisionismo ed accettarono la "riforma" e la "ristrutturazione" quando gli altri lo fecero. Pertanto, nell’Unione Sovietica e nell’Europa orientale il socialismo ha subito uno scacco, e questo è uno stato di cose alquanto serio.»

(Kim Jong Il, Discorso ai membri anziani del Comitato Centrale del Partito del Lavoro di Corea, 3 gennaio 1992)

E che anche Kim Il Sung sottolineò che «L’Unione Sovietica è crollata perché venne corrosa dal revisionismo dopo la morte di Stalin. Era un grande paese: il suo territorio occupava un sesto della superficie terrestre del pianeta, ed era popolato da 290 milioni di abitanti. Essa contava 18 milioni di membri del partito e portava avanti l’edificazione del socialismo da più di settant’anni. Ma d’un tratto ogni cosa è perduta. Malgrado una storia di edificazione del socialismo di oltre settant’anni, il partito dell’Unione Sovietica è stato afflitto dalla burocrazia e ha trascurato il lavoro sugli uomini, la parte essenziale del lavoro di partito. In mancanza di educazione ideologica, il popolo ha preso il gusto del denaro, preoccupandosi solo di fare soldi, invece di conformarsi al leninismo. A furia di lasciar che la gente pensasse solo al denaro, all’auto privata e alla dacia, senza inculcarle l’ideologia socialista e comunista, alla fine il paese si è sfasciato.
L’URSS ha iniziato a vacillare dal tempo di Chruščëv. Stalin ha diretto bene il partito quando era in vita. All’epoca si combatteva anche un’aggressiva lotta al cosmopolitismo. Il cosmopolitismo è una teoria della società globale. A quei tempi in Unione Sovietica vigeva l’ordine di consegnare allo Stato tutto ciò che la gente riceveva in regalo dagli abitanti dei paesi capitalistici, foss’anche solo una penna stilografica. Senza Stalin, l’URSS non avrebbe potuto sconfiggere i fascisti tedeschi. Ancora oggi guardo spesso il film sovietico dedicato alla battaglia in difesa di Mosca, di cui conservo una copia a casa mia. Stalin organizzò una parata militare a Mosca per commemorare il trionfo della rivoluzione socialista d’Ottobre, con il nemico a meno di 40 km di distanza. Mentre aveva fatto evacuare nelle province gli altri quadri, in primo luogo i membri dell’Ufficio politico del partito, lui restò al Cremlino per continuare a dirigere la battaglia. Il suo eccezionale coraggio gli valse la grande stima e il sostegno dei sovietici. In tempo di guerra, i soldati dell’esercito sovietico combattevano declamando le parole d’ordine: «Per Stalin!», «Per il partito!» e «Per la patria!» Hanno così riportato la vittoria definitiva. Dopo la sua morte invece, con la scusa di opporsi al «culto della personalità», Chruščëv lo ha discreditato e ha disconosciuto le sue imprese. Più tardi Gorbačëv ha svenduto l’Unione Sovietica agli imperialisti. Io sono convinto che il popolo dell’ex URSS ricostruirà la sua patria sovietica costi quel che costi.»
(Kim Il Sung, Opere Complete, vol. XLIV, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 1999, pp. 438-439.)
 
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view post Posted on 23/2/2021, 20:31
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Revisionismo e socialimperialismo sono differenti, infatti il secondo è una conseguenza del primo, ma non è detto che un paese revisionista sia anche socialimperialista. Ma, come ampiamente dimostrato, l'Urss era sia revisionista che socialimperialista. I coreani invece, che già erroneamente non consideravano socialimperialisti i sovietici, mi fanno anche dubitare del loro anti-revisionismo quando pronunciano simili eresie:

<<portava avanti l’edificazione del socialismo da più di settant’anni>>

 
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view post Posted on 23/2/2021, 21:14

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La questione è importante perché comunque in nord corea hanno attuato dal 1980 anche alcune delle riforme economiche dei revisionisti sovietici , anche se riducendone la portata.
Alcune della scelte del tempo, sia come politica interna che come politica estera , credo influiscano tutt'ora su quella che è la realtà nord Coreana.
 
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view post Posted on 25/2/2021, 11:59
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La questione è importante perché comunque in nord corea hanno attuato dal 1980 anche alcune delle riforme economiche dei revisionisti sovietici , anche se riducendone la portata.
Alcune della scelte del tempo, sia come politica interna che come politica estera , credo influiscano tutt'ora su quella che è la realtà nord Coreana.

Questa compagno è un'analisi molto superficiale, c'è da dire che i nordcoreani hanno sperimentato il sistema di autonomia finanziaria a metà degli anni ’80 con le imprese integrate e oggi lo applicano, su scala più piccola, nel sistema di responsabilità della gestione aziendale socialista, incluso nella Costituzione nel 2019. Criticavano le riforme sovietiche perché esse indebolivano la pianificazione a causa dell’insoluto problema dei prezzi, assegnavano la priorità agli incentivi materiali rispetto a quelli morali con tutte le ricadute ideologiche del caso, rafforzavano la figura del direttore d’impresa a detrimento del comitato di partito. In Corea i suddetti problemi non si manifestano perché l’autofinanziamento opera nel quadro del sistema di lavoro Taean e resta in vigore la pianificazione unitaria e dettagliata. Piuttosto si verificano problemi opposti, come sottolineato all’ultima sessione dell’Assemblea popolare suprema: «Gli organi economici dirigenti non sono riusciti a mettere insieme misure affinché le leve economiche come il lavoro di pianificazione, il settore fiscale e finanziario e prezzi abbiano un impatto positivo sul rinnovamento produttivo nelle imprese e sulla riproduzione allargata. Di conseguenza, hanno impedito alle imprese di manifestare la vitalità del sistema di responsabilità della gestione aziendale socialista ad alto livello» (Rodong Sinmun, 18 gennaio 2021).
 
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view post Posted on 25/2/2021, 12:52

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CITAZIONE (Pier J @ 25/2/2021, 11:59) 
CITAZIONE
La questione è importante perché comunque in nord corea hanno attuato dal 1980 anche alcune delle riforme economiche dei revisionisti sovietici , anche se riducendone la portata.
Alcune della scelte del tempo, sia come politica interna che come politica estera , credo influiscano tutt'ora su quella che è la realtà nord Coreana.

Questa compagno è un'analisi molto superficiale, c'è da dire che i nordcoreani hanno sperimentato il sistema di autonomia finanziaria a metà degli anni ’80 con le imprese integrate e oggi lo applicano, su scala più piccola, nel sistema di responsabilità della gestione aziendale socialista, incluso nella Costituzione nel 2019. Criticavano le riforme sovietiche perché esse indebolivano la pianificazione a causa dell’insoluto problema dei prezzi, assegnavano la priorità agli incentivi materiali rispetto a quelli morali con tutte le ricadute ideologiche del caso, rafforzavano la figura del direttore d’impresa a detrimento del comitato di partito. In Corea i suddetti problemi non si manifestano perché l’autofinanziamento opera nel quadro del sistema di lavoro Taean e resta in vigore la pianificazione unitaria e dettagliata. Piuttosto si verificano problemi opposti, come sottolineato all’ultima sessione dell’Assemblea popolare suprema: «Gli organi economici dirigenti non sono riusciti a mettere insieme misure affinché le leve economiche come il lavoro di pianificazione, il settore fiscale e finanziario e prezzi abbiano un impatto positivo sul rinnovamento produttivo nelle imprese e sulla riproduzione allargata. Di conseguenza, hanno impedito alle imprese di manifestare la vitalità del sistema di responsabilità della gestione aziendale socialista ad alto livello» (Rodong Sinmun, 18 gennaio 2021).

Sì , hai ragione , ho dato un giudizio un po' troppo superficiale perché mi è capitato di vedere gente della kfa che quasi " esaltava " le riforme kossighyn in URSS, questo mi ha dato una visione molto distorta della situazione. Sai dove posso informarmi sul sistema di lavoro Taean?
 
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view post Posted on 26/2/2021, 00:07
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Sai dove posso informarmi sul sistema di lavoro Taean?

C'è una lettera scritta da Kim Jong Il al corpo docente ed agli studenti dell'Università statale di Economia nel 45esimo anniversario della fondazione, il primo Luglio 1991, pubblicata dalla Casa editrice in lingue estere di Pyongyang sotto il titolo di "LET US FIRMLY EQUIP OURSELVES WITH THE THEORY OF JUCHE-ORIENTED SOCIALIST ECONOMIC MANAGEMENT" che tra l'altro stavo leggendo proprio in questi tempi che ne parla.

www.korean-books.com.kp/KBMbooks/en/work/leader2/3023.pdf

Edited by Pier J - 26/2/2021, 10:52
 
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view post Posted on 26/2/2021, 08:55

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A proposito di socialimperialismo , a qualcuno sul forum risulta che nel 71 sia URSS che Cina abbiano sostenuto ,assieme agli Usa , il governo reazionario dello Sri Lanka contro i rivoltosi guidati dal JVP( all' interno del quale c'era anche il partito comunista maoista locale) ?
 
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