Comunismo - Scintilla Rossa

GLI INSEGNAMENTI DI ENVER HOXHA OGGI SONO PIÙ ATTUALI CHE MAI, ARTICOLO TROVATO IN RETE

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view post Posted on 8/7/2020, 18:27
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GLI INSEGNAMENTI DI ENVER HOXHA OGGI SONO PIÙ ATTUALI CHE MAI

Nell’epoca della putrefazione del sistema imperialista fioriscono le più svariate teorie opportuniste e revisioniste.
C’è chi afferma che la classe operaia dovrebbe allearsi con alcune potenze imperialiste per combatterne altre, c’è anche chi afferma che bisogna unire tutti quelli che sono disposti a lottare contro l’imperialismo nordamericano e che in questa lotta si possono imbarcare anche fascisti e leghisti.
Quando si rinunzia a fare un’ analisi di classe e ci si imbarca in ”considerazioni geopolitiche” vengono fuori le più strampalate teorie che hanno in comune soltanto una cosa: il loro carattere antimarxista.
Enver Hoxha, il massimo dirigente del Partito del Lavoro d’Albania, ci ha insegnato ad analizzare la situazione dell’imperialismo partendo da una precisa analisi di classe e dagli interessi dei popolo oppressi e sfruttati dal sistema capitalista-imperialista.
In tutta la sua vita il compagno Enver ha condotto una battaglia accanita e senza quartiere contro tutte le forme di revisionismo – krusceviano, titista, eurocomunismo, revisionismo cinese – con un’analisi concreta della realtà, demistificando le frasi magniloquenti dietro cui si nascondevano opportunismo e capitolazione di fronte al nemico di classe.
Quando nel 1956, con un autentico colpo di stato, la cricca revisionista krusceviana si impadronisce del potere nell’Unione Sovietica il compagno Enver annota nel suo libro di memorie ”I krusceviani”:
”I nuovi dirigenti, che in realtà erano gli stessi di prima, ad eccezione di Stalin, si atteggiavano a liberali dicendo al popolo: respira liberamente, sei libero, sei nella vera democrazia, perchè il tiranno e la tirannia sono stati liquidati.
Il culto di Kruscev veniva gonfiato dagli imbroglioni, dai liberali, dai leccapiedi e dagli adulatori.
La grande autorità di Stalin, basata sulla sua indelebile opera, fu sabotata nell’ Unione Sovietica e fuori di essa
La sua autorità cedette il posto a quella di un ciarlatano, di un clown, di un ricattatore”
Enver Hoxha, I KRUSCEVIANI, Ed. 8 Nentori, Tirana, p. 59)
Il Partito del Lavoro d’Albania, sotto la guida di Enver Hoxha, scese allora sul terreno della più aspra lotta ideologica contro i revisionisti krusceviani insiema al Partito Comunista Cinese che in quel momento si trovava su una corretta linea marxista-leninista.
Enver Hoxha sottolineò il fatto che, subito dopo la conquista del potere, Kruscev si recò a Belgrado a rendere omaggio al ”maestro e precursore” di tutti gli opportunisti, l’ arcirevisionista Tito, chiedendogli perdono per gli attacchi che aveva subito da parte degli ”stalinisti”
Anche Palmiro Togliatti si recherà a Belgrado ad abbracciare ”il compagno” Tito.
Nel 1949 Togliatti affermava:
”Gli imperialisti americani e la borghesia reazionaria di tutti i paesi si servono in modo sfacciato della banda trotzkista-spionistica di Tito per sabotare la lotta per l’unità della classe operaia, per introdurre la divisione nelle fila stesse dell’ avanguardia comunista…devono essere difese e consolidate la purezza della dotrina marxista-leninista…la devozione al Paese del socialismo, al suo Partito e al grande Stalin.”
(Dal rapporto di Togliatti alla Conferenza d’ Informazione dei partiti comunisti e operai, tenutasi a novembre del 1949 in Ungheria- Per una pace stabile, per una democrazia popolare 2 dicembre 1949).
Dopo il XX Congresso del PCUS, anche Togliatti esalta come un esempio da seguire il revisionismo jugoslavo.
”Il grande merito dei comunisti jugoslavi è stato di aprire nel 1948 la via alla costruzione del socialismo secondo le tendenze e le necessità della Jugoslavia. Questo primo esempio di strada nazionale al socialismo è stato di enorme importanza per tutti. Su questa base noi ci muoviamo.
Dalla risposta di Togliatti al brindisi di Tito, l’ Unità, 22.1.1964

Quando anche la direzione del PCC degenera su posizioni opportuniste e revisioniste, elaborando la cosiddetta ”teoria dei tre mondi”, Enver Hoxha denuncia la natura antimarxista di questa teoria.
”Dividendo il mondo in tre parti, il PCC predica la conciliazione di classe.
I revisionisti cinesi pretendono che nel mondo odierno esiste una sola contraddizione che contrappone il terzo mondo, il secondo mondo e metà del primo mondo al socialimperialismo sovietico.
Partendo da questa tesi, essi predicano che bisogna lasciare da parte tutte le contraddizioni di classe e battersi solo contro il socialimperialismo sovietico”..
ENVER HOXHA, Imperialismo e rivoluzione. Ed. 8 Nentori, Tirana, 1978, pp.276 e 284
”I revisionisti cinesi pongono l’ imperialismo americano in seconda fila e ribadiscono che gli USA desiderano mantenere lo status quo. Da ciò i revisionisti cinesi giungono alla conclusione che ci si può e ci si deve alleare con l’ imperialismo americano contro il socialimperialismo sovietico..
L’imperialismo americano non è affatto debole e non si è per niente ammansito, al contrario è aggressivo, feroce e potente al pari del socialimperialismo sovietico”
ENVER HOXHA, op. cit. , pp. 288-297
Enver Hoxha denuncia l’appoggio del governo cinese ai peggiori regimi reazionari.
”La Cina difende Mobutu e la sua crucca nello Zaire.
La cricca di Mobutu è un covo di agenti al servizio dell’ imperialismo americano.
Con la sua propaganda e con il suo atteggiamento ”a favore dello Zaire”, la Cina sostiene l’alleanza di Mobutu con l’imperialismo e il neocolonialismo e si adopera affinchè venga mantenuto lo status quo in quest’ area”.
( ibidem, pp.325, 336)
Naturalmente anche i dirigenti cinesi si recheranno a Belgrado per ricevere la benedizione del ”guru” revisionista.
”Il ”terzo mondo” cinese e ”’il mondo non allineato” di Tito sono quasi la stessa cosa.
I dirigenti revisionisti cinesi, con a capo Hua kuo-feng e Teng Siao-ping, hanno espresso un aperto appoggio alla teoria titina del ”mondo non allineato”
Essi hanno dimostrato di voler lavorare in stretto accordo coi revisionisti jugoslavi su una stessa linea, con un comune scopo antimarxista, al fine di ingannare i popoli del ”terzo mondo”
Durante la visita di Tito a Pechino, i dirigenti cinesi hanno riconosciuto a mezza voce che la Lega dei Comunisti Jugoslavi è un partito marxista-leninista e che in Jugoslavia si costruisce il socialismo.
Quando poi Hua kuo-feng è andato a Belgrado, essi hanno confermato pienamente e ufficialmente questo giudizio”.
( ibidem, pp.331, 340, 341).
”Nikita Kruscev e i revisionisti moderni hanno elaborato la tristemente famosa teoria della ”coesistenza pacifica”, che predica la pace sociale, la ”competizione pacifica”, la via pacifica alla rivoluzione..
Questa teoria mirava a indebolire la lotta di classe
Una politica analoga a quella di Kruscev fu seguita anche dal PCC fin da quando era in vita Mao tsetung.
Anche questa politica fa appello alle due parti – tanto al proletariato quanto alla borghesia, tanto ai popoli quanto ai loro dominatori – a cessare la lotta di classe, a unirsi solamente contro il socialimperialismo sovietico e a dimenticare l’ imperialismo americano”.
( ibidem, p. 347, 349).
Tutte queste affermazioni di Enver Hoxha verranno confermate dai fatti, dalla completa degenerazione del PCC in un partito borghese, che ha restaurato il capitalismo in Cina.
LA RUSSIA, LA CINA E I BRICS

Ai giorni nostri, non mancano certo le teorie opportuniste e antimarxiste che – dietro ”analisi geopolitiche” – cercano di dimostrare che i tempi sono cambiati, che c’ è un solo nemico contro cui bisogna unire tutti..
In certi ambienti della ”sinistra” nostrana, si afferma che oggi esiste un solo nemico, l’ imperialismo nordamericano, mentre la Russia, la Cina, e i BRICS rappresentano l’ avvenire del socialismo e della rivoluzione mondiale.
Non c’ è dubbio che la Russia di Putin abbia svolto una funzione positiva per quanto riguarda la questione siriana, appoggiando il legittimo governo di Assad di fronte ai tentativi di USA, Francia, Gran Bretagna, Israele, Arabia Saudita, Turchia, di rovesciarlo, ma da questo ad affermare che la Russia sia tornata al socialismo ce ne corre.
In Russia e in Cina vige un sistema capitalista, esiste la divisione in classi, ci sono poveri e milionari, sfruttati e sfruttatori.

Nel suo intervento alla Conferenza latinoamericana dei partiti comunisti, svoltasi a Lima nei giorni 26, 27 e 28 agosto 2016, Angel Chavez Mancilla, Responsabile Ideologico del CC del Partito Comunista del Messico, svolgendo un esame critico dell’ esperienza di alcuni governi progressisti in America Latina, ha affermato fra l’ altro:
”Così come non diamo il nostro appoggio a governi di gestione borghese, noi partiti comunisti non possiamo dare il nostro appoggio nemmeno a progetti economici regionali o unioni interstatali con base capitalista, poiché questi non sono altro che la collaborazione di borghesie che cercano di generare condizioni appropriate per poter competere con gruppi monopolisti e altri blocchi imperialisti.
Il progressismo al governo in alcuni paesi dell’ America Latina, alcuni con importante sviluppo capitalistico, ci mostra generalità che indicano che non è un cammino per la soluzione dei problemi profondi dei lavoratori e dei popoli, e inoltre che è un fattore di distrazione che cerca di contenere la lotta di classe per evitare rotture rivoluzionarie antimonopoliste, anticapitaliste e antimperialiste che sboccano nel potere operaio e nella costruzione del socialismo-comunismo.
Gli argomenti non resistono alla prova.
Si dice che sono processi opposti all’imperialismo, esso è parzialmente certo e generalmente incorretto, posto che effettivamente hanno contraddizioni con il centro imperialista nordamericano, ma sono collegati all’ UE e all’ alleanza inter-imperialista che esiste tra Russia e Cina.
Inoltre hanno favorito i monopoli locali, per esempio in Brasile quelli della costruzione e dell’ energia, inoltre sono state promosse unioni interstatali di carattere capitalista.
Se ci atteniamo alla definizione leninista dell’ imperialismo – la fase del capitalismo dei monopoli – questa è la sua principale caratteristica e così vediamo come il progressismo la va rafforzando, al tempo che la diversificazione delle esportazioni, sebbene attenui i legami di dipendenza con il centro imperialista nordamericano, simultaneamente li rafforza con la UE e I BRICS.
È UN GRAVE ERRORE RESTRINGERE LA LOTTA ANTIMPERIALISTA ALLA LOTTA CONTRO IL CENTRO IMPERIALISTA NORDAMERICANO, perché porta all’abbellimento di altri centri imperialisti.

Qui vediamo come i comunisti messicani esprimono LO STESSO CONCETTO di Enver Hoxha: non è possibile allearsi con un imperialismo per combattere un altro imperialismo.

L’OPERA TEORICA DI ENVER HOXHA

Tutta l’opera teorica di Enver Hoxha costituisce uno scrigno inesauribile da cui i comunisti e i rivoluzionari possono attingere.
L’opera del compagno Enver è attuale perché attuale è lo sfruttamento capitalistico, attuali sono le contraddizioni fra le potenze imperialiste e l’ opera nefasta, controrivoluzionaria, dei revisionisti e dei socialdemocratici.
Basta vedere quanto danno ai lavoratori e al popolo del Brasile hanno causato i due governi socialdemocratici di Lula da Silva e Dilma Roussef, che – piegandosi agli interessi della borghesia monopolista – hanno spianato il terreno all’ offensiva delle forze reazionarie.
Stalin ha affermato: “Esiste un marxismo dogmatico e un marxismo creativo. Io sto sul terreno del marxismo creativo.”
Il compagno Enver ha applicato in maniera creativa gli insegnamenti di Marx e di Lenin adattandoli alle nuove condizioni determinate dall’esistenza di conflitti e contraddizioni fra le varie potenze imperialiste, dall’ azione anticomunista svolta dai moderni revisionisti.
Nella sua opera ”L’EUROCOMUNISMO È ANTICOMUNISMO, Enver Hoxha ha demolito scientificamente le teorie opportuniste dei revisionisti italiani, francesi, spagnoli ed altri che – dietro il paravento delle ”vie nazionali al socialismo” – nascondevano la connivenza con la borghesia monopolista e con l’imperialismo.
Studiare le opere del compagno Enver significa, per i comunisti e per i proletari, dotarsi di una formidabile arma ideologica per la lotta contro il capitalismo, l’imperialismo e il tradimento revisionista.
 
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Si tratta di spazzatura.

CITAZIONE
Nikita Kruscev e i revisionisti moderni hanno elaborato la tristemente famosa teoria della ”coesistenza pacifica”, che predica la pace sociale, la ”competizione pacifica”, la via pacifica alla rivoluzione[...]
Una politica analoga a quella di Kruscev fu seguita anche dal PCC fin da quando era in vita Mao tsetung.

Ad esempio questa è una falsità ridicola per non dire di peggio. È smentibile in 4 battute.

La teoria della "coesistenza pacifica" predicata da Krusciov e dai revisionisti kruscioviani è del tutto differente dalla teoria della "coesistenza pacifica" elaborata da Lenin e Stalin. Quest'ultima veniva sostenuta ed affermata dal PCC di Mao, non la seconda.

Furono poi Hua kuo-feng e in special modo Deng e la sua cricca a sostenere - invece - la versione contraffatta kruscioviana della "coesistenza pacifica".

Qui le parole del PCC:
https://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=50446345

Qui invece un ottimo articolo che sbugiarda ogni menzogna hoxhaista:
https://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=53634093

Leggi in particolare il punto 2 che parla proprio della teoria della "coesistenza pacifica" di Lenin e Stalin(sostenuta dal PCC di Mao) e della sua differenza totale rispetto alla teoria revisionista omonima.
Cito dall'articolo sopra-linkato(punto 2):

Isolare la politica di coesistenza pacifica che determina le relazioni coi paesi aventi sistemi sociali diversi e fare di questa politica la linea generale non solo della politica estera dei paesi socialisti ma quella dello stesso movimento comunista internazionale ─ questo è ciò che Krusciov e i suoi soci hanno fatto. L'opinione dei revisionisti è quella di stabilire relazioni basate sulla coesistenza pacifica con paesi aventi sistema sociale diverso, gli scopi della rivoluzione nazionale e internazionale possono essere raggiunti e la transizione al socialismo e al comunismo può essere resa facilmente. A questo il PCC dà la risposta:

«Il principio della coesistenza pacifica di Lenin è molto chiaro e prontamente comprensibile dalle persone comuni. La coesistenza pacifica prevede relazioni tra paesi con sistema sociale differente, e non deve essere interpretata a proprio piacimento. Non dovrebbe mai essere estesa ad applicare le relazioni tra paesi oppressori e paesi oppressi o tra classi oppresse e classi oppressori, e mai essere descritto come il principale contenuto della transizione dal capitalismo al socialismo, e ancora meno si dovrebbe asserire che la coesistenza pacifica è la strada dell'umanità per il socialismo. La ragione è che una cosa è praticare la coesistenza pacifica tra paesi a differente sistema sociale..........La lotta di classe, la lotta per la liberazione nazionale e la transizione dal capitalismo al socialismo nei vari paesi sono un'altra cosa. Esse sono tutte amare lotte rivoluzionarie tra la vita e la morte che puntano a cambiare il sistema sociale. La coesistenza pacifica non può sostituire la lotta rivoluzionaria dei popoli. La transizione dal capitalismo al socialismo in qualunque paese può avvenire soltanto attraverso la rivoluzione proletaria e la dittatura del proletariato in quel paese» (Ibid., pagg. 34-35)



Le menzogne malevole di Hoxha si basano tutte su questa confusione terminologica. Il revisionista utilizza termini marxisti e leninisti(e nella Cina deghista o nella Cina odierna, anche termini maoisti) ma li svuota del loro originale significato e li riempie di contenuto borghese. Questo fece a suo tempo anche Kautsky. Hoxha sfruttò questa confusione terminologica per inventare menzogne squallide sul conto di Mao Tse-tung, cui Hoxha(pur con i suoi grandi meriti che nessuno nega e pur avendo ragione sull'eurocomunismo etc quindi non sto gettando nella spazzatura tutto Hoxha, ma esclusivamente le sue menzogne - di comodo - contro Mao) avrebbe potuto al massimo allacciare le scarpe. Sarebbe come accusare Marx stesso di revisionismo sulla base del fatto che sia Marx che Kautsky usarono un termine uguale(ma con contenuto diverso o addirittura opposto).


P.s. attento, compagno: hai postato due volte la stessa discussione.
 
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CITAZIONE
Si tratta di spazzatura.

CITAZIONE
CITAZIONE
Nikita Kruscev e i revisionisti moderni hanno elaborato la tristemente famosa teoria della ”coesistenza pacifica”, che predica la pace sociale, la ”competizione pacifica”, la via pacifica alla rivoluzione[...]
Una politica analoga a quella di Kruscev fu seguita anche dal PCC fin da quando era in vita Mao tsetung.

Ad esempio questa è una falsità ridicola per non dire di peggio. È smentibile in 4 battute.

La teoria della "coesistenza pacifica" predicata da Krusciov e dai revisionisti kruscioviani è del tutto differente dalla teoria della "coesistenza pacifica" elaborata da Lenin e Stalin. Quest'ultima veniva sostenuta ed affermata dal PCC di Mao, non la seconda.

Furono poi Hua kuo-feng e in special modo Deng e la sua cricca a sostenere - invece - la versione contraffatta kruscioviana della "coesistenza pacifica".

Sulla "Teoria dei Tre Mondi" probabilmente hai ragione, Hoxha è caduto nel tranello di Teng. Anche se in "Imperialismo e Rivoluzione" dice una cosa di questo tipo:"non so se la Teoria dei Tre Mondi sia stata formulata da Mao o meno, se così fosse sarebbe solo UN'ULTERIORE prova del revisionismo del maotsetungpensiero". Dopo ti trascriverò la citazione precisa. Ciò dimostra che la "Teoria dei Tre Mondi" è solo una delle tante critiche a Mao. Ci tengo a precisare che al momento non ho le competenze per prendere una posizione, quindi non bollo come "revisionista" né Mao né Hoxha. L'articolo l' ho postato solo per leggere le opinioni dei tanti maoisti nel forum.

CITAZIONE
P.s. attento, compagno: hai postato due volte la stessa discussione.

Ho visto, non riesco a spiegarmi come sia stato possibile
 
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Ecco la citazione precisa:
CITAZIONE
il Partito Comunista Cinese ne reclama la paternità e dice che la teoria dei «tre mondi» è stata concepita da Mao Tsetung. SE è stato lui a formulare per primo questa cosiddetta teoria, ciò costituisce UN'ALTRA testimonianza che Mao Tsetung non è un marxista

(Enver Hoxha, "Imperialismo e Rivoluzione)"

Edited by Nikos Zachariadis - 9/7/2020, 00:45
 
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CITAZIONE (Nikos Zachariadis @ 8/7/2020, 23:56) 
Ecco la citazione precisa:
CITAZIONE
il Partito Comunista Cinese ne reclama la paternità e dice che la teoria dei «tre mondi» è stata concepita da Mao Tsetung. SE è stato lui a formulare per primo questa cosiddetta teoria, ciò costituisce UN'ALTRA testimonianza che Mao Tsetung non è un marxista

(Enver Hoxha, "Imperialismo e Rivoluzione)"

Sì, ma sarebbe stato molto semplice per Hoxha smentire quella menzogna dei revisionisti cinesi. Eppure non lo fa in nessuno suo scritto(ma potrei sbagliarmi) e addirittura scrive che quella sarebbe stata un'altra testimonianza(quindi si presuppone che per Hoxha ve ne fossero altre sicure di testimonianze) del fatto che Mao non fosse marxista(tesi demenziale che Hoxha sostiene).

Quindi, ripeto, si tratta - purtroppo - di spazzatura, come erano spazzatura le assurde(e non-marxiste) accuse di Hoxha contro il compagno Mao.

Mao elaborò contenuti scientifici teorico/pratici che ne fanno un po' l'Einstein(parlo di importanza scientifica, non dei contenuti :lol:) del marxismo se immaginiamo Marx(accompagnato dal grande Engels) come Galilei e Lenin(seguito dal suo allievo Stalin) come Newton. Altro che non marxista...
 
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Sì, ma sarebbe stato molto semplice per Hoxha smentire quella menzogna dei revisionisti cinesi. Eppure non lo fa in nessuno suo scritto(ma potrei sbagliarmi)

Su questo punto sono d'accordo

CITAZIONE
e addirittura scrive che quella sarebbe stata un'altra testimonianza(quindi si presuppone che per Hoxha ve ne fossero altre sicure di testimonianze) del fatto che Mao non fosse marxista(tesi demenziale che Hoxha sostiene).

Beh, non è certo un segreto che Hoxha sotenesse che Mao fosse revisionista, basti pensare che ha scritto due volumi di "Riflessioni sulla Cina", ognuno dei quali è composto da più di 300 pagine. La critica al "decalogo" è uno degli scritti più importanti per comprendere la critica che Hoxha volge a Mao. Infatti, non solo Hoxha attacca la "Teoria dei Tre Mondi", ma sostiene che la Cina non seguì una linea marxista-leninista nemmeno durante la rivoluzione e nell'edificazione del socialismo

Edited by Nikos Zachariadis - 9/7/2020, 01:36
 
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sarebbe solo UN'ULTERIORE prova del revisionismo del maotsetungpensiero

Appunto. Spazzatura :lol:
Hoxha cade in banalissime fallacie logiche. "Se Deng e Mao dicono le stesse cose allora Mao è un revisionista. E se non sostengono le stesse cose...beh Deng è la naturale evoluzione di Mao!". Questo è l'assurdo sragionamento compiuto da Hoxha pur di sostenere le sue accuse molto traballanti. Roba che non passerebbe nemmeno i più banali test sulle capacità logiche infantili. Forse per stupidità? No, nient'affatto. Solo per convenienza: voleva accreditarsi come caporione degli antirevisionisti a livello mondiale e la figura di Mao era un fantasma troppo ingombrante.

CITAZIONE
Beh, non è certo un segreto che Hoxha sotenesse che Mao fosse revisionista

Non me ne stupisco, infatti lol
Stavo semplicemente tentando di spiegare perché quella tua citazione completa(e le parti sottolineate in rosso) non cambiassero la sostanza delle accuse malevole di Hoxha. Finge in modo retorico(con quel "se") di dubitarne, ma in realtà è completamente convinto che la teoria dei tre mondi di Deng sia stata concepita da Mao, che è come sostenere che la rivoluzione di Kautsky e quella di Lenin fossero la stessa cosa dato che entrambe venivano chiamate dai loro autori con lo stesso termine.

Poi Hoxha non fa altro che retrodatare le tesi dei revisionisti cinesi e attribuirle a Mao con taglia e cuci ad arte decontestualizzati o monchi di frasi che ne farebbero intendere il senso.
L'articolo che ti ho linkato spiega quanto diverse fossero le teorie di Mao e quelle di Deng. Ti rimando a quella lettura.

Hoxha fu un dogmatico. Sulla questione della rivoluzione e dell'edificazione socialista in Cina(su cui sbagliò giudizio iniziale anche il compagno Stalin, sia ben chiaro), Hoxha ebbe posizioni non dissimili da quelle che i trotskisti e bordighisti ebbero riguardo la rivoluzione bolscevica e l'edificazione socialista in URSS. Il dogmatico ragiona per forme. Quando non riconosce tali forme, non appena la realtà smentisce anche solo per un attimo le forme a lui care, egli non è in grado di cogliere la sostanza.
Il dogmatico inoltre ragiona tramite la logica formale, in modo meccanico e non comprende la dialettica. Non comprende che il processo di edificazione socialista è essenzialmente un processo la cui qualità è data da una precisa contraddizione tra due opposte tendenze di classe(quella socialista e quella capitalista) pur vedendo la tendenza socialista come quella ormai dominante(per via della classe proletaria al potere). Il dogmatico non capisce che l'edificazione socialista è un processo contraddittorio, e come tale non è un qualcosa di fisso e bell'e che fatto.
Ecco perché in URSS e in Cina è stata possibile una controrivoluzione compiuta dalla borghesia che ha convertito la tendenza capitalista in tendenza dominante della contraddizione. E non - come pensava Hoxha - per via di semplici errori ideologici o di traditori mitologici come se l'edificazione del socialismo non prevedesse l'esistenza di una lotta di classe a tutti i livelli della società(produttivi, politici, ideologici etc).

L'hoxhaismo - come il trotskismo e il bordighismo - è un dogmatismo a-temporale.
 
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Hoxha fu un dogmatico. Sulla questione della rivoluzione e dell'edificazione socialista in Cina(su cui sbagliò giudizio iniziale anche il compagno Stalin, sia ben chiaro), Hoxha ebbe posizioni non dissimili da quelle che i trotskisti e bordighisti ebbero riguardo la rivoluzione bolscevica e l'edificazione socialista in URSS. Il dogmatico ragiona per forme. Quando non riconosce tali forme, non appena la realtà smentisce anche solo per un attimo le forme a lui care, egli non è in grado di cogliere la sostanza.
Il dogmatico inoltre ragiona tramite la logica formale, in modo meccanico e non comprende la dialettica. Non comprende che il processo di edificazione socialista è essenzialmente un processo la cui qualità è data da una precisa contraddizione tra due opposte tendenze di classe(quella socialista e quella capitalista) pur vedendo la tendenza socialista come quella ormai dominante(per via della classe proletaria al potere). Il dogmatico non capisce che l'edificazione socialista è un processo contraddittorio, e come tale non è un qualcosa di fisso e bell'e che fatto.
Ecco perché in URSS e in Cina è stata possibile una controrivoluzione compiuta dalla borghesia che ha convertito la tendenza capitalista in tendenza dominante della contraddizione. E non - come pensava Hoxha - per via di semplici errori ideologici o di traditori mitologici come se l'edificazione del socialismo non prevedesse l'esistenza di una lotta di classe a tutti i livelli della società(produttivi, politici, ideologici etc)

Però non mi pare dogmatico criticare la Cina per aver prediletto l'agricoltura e l'industria leggera a discapito di quella pesante (l'esperienza di costruzione del socialismo nell'Urss di Stalin dimostra che è l'industria pesante ad essere fondamentale); l'aver difeso Stalin dagli attacchi di Mao che considerava negativa per il 30% la figura del gerorgiano; l'aver criticato la linea della conciliazione tra le classi promossa da Mao con la "Teoria dei Cento Fiori" che ha permesso la creazione di strumenti controrivoluzionari (quando invece, Lenin e Stalin sostenevano che nel socialismo la lotta di calsse si inasprisce), l'aver criticato il potere esagerato dell'esercito cinese che sarebbe dovuto essere solo uno strumento dello stato e nemmeno l'aver criticato la riconciliazione con gli USA di Nixon

CITAZIONE
L'hoxhaismo - come il trotskismo e il bordighismo - è un dogmatismo a-temporale.

L'"hoxhaismo", come pure lo"stalinismo", non esiste
 
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CITAZIONE (Nikos Zachariadis @ 9/7/2020, 02:05) 
CITAZIONE
Hoxha fu un dogmatico. Sulla questione della rivoluzione e dell'edificazione socialista in Cina(su cui sbagliò giudizio iniziale anche il compagno Stalin, sia ben chiaro), Hoxha ebbe posizioni non dissimili da quelle che i trotskisti e bordighisti ebbero riguardo la rivoluzione bolscevica e l'edificazione socialista in URSS. Il dogmatico ragiona per forme. Quando non riconosce tali forme, non appena la realtà smentisce anche solo per un attimo le forme a lui care, egli non è in grado di cogliere la sostanza.
Il dogmatico inoltre ragiona tramite la logica formale, in modo meccanico e non comprende la dialettica. Non comprende che il processo di edificazione socialista è essenzialmente un processo la cui qualità è data da una precisa contraddizione tra due opposte tendenze di classe(quella socialista e quella capitalista) pur vedendo la tendenza socialista come quella ormai dominante(per via della classe proletaria al potere). Il dogmatico non capisce che l'edificazione socialista è un processo contraddittorio, e come tale non è un qualcosa di fisso e bell'e che fatto.
Ecco perché in URSS e in Cina è stata possibile una controrivoluzione compiuta dalla borghesia che ha convertito la tendenza capitalista in tendenza dominante della contraddizione. E non - come pensava Hoxha - per via di semplici errori ideologici o di traditori mitologici come se l'edificazione del socialismo non prevedesse l'esistenza di una lotta di classe a tutti i livelli della società(produttivi, politici, ideologici etc).

L'hoxhaismo - come il trotskismo e il bordighismo - è un dogmatismo a-temporale.

Però non mi pare dogmatico criticare la Cina per aver prediletto l'agricoltura e l'industria leggera a discapito di quella pesante (l'esperienza di costruzione del socialismo nell'Urss di Stalin dimostra che è l'industria pesante ad essere fondamentale); l'aver difeso Stalin dagli attacchi di Mao che considerava negativa per il 30% la figura del gerorgiano; l'aver criticato la linea della conciliazione tra le classi promossa da Mao con la "Teoria dei Cento Fiori" che ha permesso la creazione di strumenti controrivoluzionari (quando invece, Lenin e Stalin sostenevano che nel socialismo la lotta di calsse si inasprisce), l'aver criticato il potere esagerato dell'esercito cinese che sarebbe dovuto essere solo uno strumento dello stato e nemmeno l'aver criticato la riconciliazione con gli USA di Nixon

E invece è precisamente in ciò che consiste il dogmatismo hoxhaista.

1) La predilezione cinese per l'agricoltura e l'industria leggera non è una scelta ideologica. Per Mao e tutto il PCC, era chiarissimo che la linea indicata da Lenin e Stalin mantenesse la sua essenziale correttezza. Bisognava prediligere l'industria pesante! Questo era chiarissimo a Mao. Ma come farlo in un paese(non stiamo parlando della Russia zarista eh) prevalentemente agricolo?
In questo sta il dogmatismo di Hoxha. Nell'ignorare le condizioni peculiari di un paese come la Cina, nel non comprendere che nelle condizioni cinesi la predilezione per il settore industriale pesante non sarebbe potuto essere un qualcosa di bell'e che fatto, ma un obiettivo da costruire attraverso un processo più o meno lungo di modernizzazione. Sarebbe come accusare uno zoppo di prediligere il riposo al salto in lungo. Ed è questo che fa Hoxha.

Scrive Mao ne "Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo"(1957):

《Nell’esaminare il problema della nostra via all’industrializzazione, mi soffermerò qui soprattutto sui rapporti esistenti tra lo sviluppo dell’industria pesante, quello dell’industria leggera e quello dell’agricoltura. L’industria pesante è il nucleo della nostra edificazione economica: questo è un punto che va ribadito. Tuttavia è necessario tener presente assieme, e nel modo più completo, lo sviluppo dell’agricoltura e dell’industria leggera.
Poiché la Cina è un grande paese agricolo in cui più dell’80 per cento della popolazione è rurale, l’agricoltura deve svilupparsi di pari passo con l’industria, perché solo così l’industria potrà disporre di materie prime e di sbocchi per i suoi prodotti e solo così si potranno accumulare più fondi per la creazione di una potente industria pesante. Tutti sanno che l’industria leggera è strettamente legata all’agricoltura. Senza agricoltura, non esiste industria leggera. Attualmente però non è altrettanto chiaro che l’agricoltura costituisce uno sbocco considerevole per l’industria pesante. Ma ciò sarà compreso più facilmente non appena il progresso graduale nella trasformazione e nella modernizzazione delle tecniche dell’agricoltura richiederanno nelle campagne ogni giorno di più macchine agricole, concimi, opere idrauliche, energia elettrica, mezzi di trasporto, combustibili, nonché materiali da costruzione per le popolazioni rurali》

.

Qui spiega benissimo il perché della scelta - momentanea e costretta! - dell'industria leggera. Quest'ultima è legata alla produzione agricola, la quale a sua volta era la forma di produzione essenzialmente prevalente in Cina in quel dato momento.

2) Mao aveva essenzialmente ragione nel criticare il compagno Stalin per via dei suoi errori teorici e pratici. Bisogna stare attenti a non fare di Stalin né un dio, né un demonio. Stalin fu un grandissimo capo bolscevico, probabilmente pochissimi potrebbero rivaleggiare con lui. Fu la grande guida della lotta al nazifascismo. Fu il grande edificatore del socialismo in URSS, il grande teorico del problema della nazionalità, il terrore dei revisionisti e borghesi etc. etc. Si potrebbe andare avanti per molte righe di elogi.
Ma questo è il famoso 70%. Cifra simbolica utilizzata spesso da Mao.
Il 30% di errori teorici e pratici però non possono essere cancellati.
Ad esempio Stalin fu vittima di una concezione meccanica unilaterale del rapporto tra forze produttive e rapporti produttivi in seno al socialismo. Aveva la tendenza a sviluppare le prime(sviluppo delle forze produttive) a discapito dei secondi(sviluppo conseguente dei rapporti di produzione) che finirono così per riprodurre la borghesia(tecnici, amministratori, burocrati economici, dirigenti piccoli e medi etc); nuova borghesia che poi compì una controrivoluzione nel '56. Si rese conto che così non andava solo tardi(purtroppo) e non fece in tempo a imprimere una svolta.

Non aveva inoltre compreso fino in fondo la continuazione della contraddizione di classe anche in seno al socialismo. L'aveva compresa solo per metà ed ebbe quindi la tendenza ad affrontare le contraddizioni in seno al PCUS - anziché come parte della lotta di classe, quindi con mobilitazioni popolari in tale lotta - in senso fin troppo amministrativo.

A questo si aggiunge il fatto che pur lottando(basti pensare alle famose "purghe"; quindi non è che se ne sia stato con le mani i mano) contro la burocratizzazione, non lottò contro di essa fino in fondo, e questo per via del famoso monolitismo del partito che tese a lasciare spazi - che poi si rivelarono mortali - alla burocrazia.

Dunque il trattare in senso amministrativo le contraddizioni di classe in seno al Partito(che scoraggia, anziché favorire, il loro inserimento nella compagine più generale della mobilitazione popolare) unito al troppo(pur accompagnato da lotte antiburocratiche che non bisogna scordare, ma purtroppo insufficienti) spazio concesso alla burocrazia in nome del monolitismo del Partito, permise il formarsi graduale di una nuova borghesia di tecnici, amministratori, burocrati economici in combutta con burocrati di partito etc etc che sarà poi la forza sociale che compirà(con alla sua testa Krusciov) una controrivoluzione in URSS, ovviamente precipitando all'Inferno il suo più grande avversario(e con esso tutti i veri rivoluzionari cui era stato alla testa): Stalin.
Stalin significava "dittatura del proletariato"; significava lotta violenta alla burocratizzazione. Certo. Una lotta "insufficiente", ma pur sempre una lotta spietatissima, una lotta di classe.

Se non inserisci le lotte in seno al Partito nella compagine generale della mobilitazione popolare, finisce che imprimi una tendenza(prima minuscola e poi via via più grande) al distacco tra Partito e proletariato, come se le lotte in seno al Partito con riguardassero prima di tutto il proletariato stesso.
Questo fenomeno, sfavorendo la mobilitazione popolare dal basso e unendosi al monolitismo che concede eccessivi spazi alla burocrazia, regala potere nelle mani dei vari ranghi di partito e amministrativi locali, i quali useranno tale potere come controffensiva contro il proletariato. Si tratta di una lotta di classe in piena regola, in cui una nuova borghesia(di tipo particolare) lotta contro il proletariato poiché ha interessi contrapposti a quest'ultimo. Il proletariato ha tutti gli interessi a procedere lungo la strada del socialismo(strada percorsa dalla dirigenza rivoluzionaria con a capo Stalin). La nuova borghesia, invece, ha tutti gli interessi a fermarla o addirittura a tornare indietro verso il capitalismo, acquisendo - ad esempio - la fabbrica gestita come propria proprietà. Questa fu la strada percorsa dalla nuova borghesia al potere guidata da Krusciov.

Un altro errore di Stalin fu trattare in eguale modo le contraddizioni antagonistiche e quelle in seno al popolo. E questo discende dalla non completa comprensione della continuità della contraddizione di classe nel socialismo.
Un errore già citato fu l'aver concepito il Partito - anziché come unità di opposti - come cosa monolitica. E questo monolitismo mise i bastoni fra le ruote a Molotov e gli altri durante la controrivoluzione borghese di Krusciov. Il monolitismo si rivelò un'arma a doppio taglio molto pericolosa per le mani del proletariato.

Proprio riguardo la questione della produzione agricola, pur avendo compreso la centralità della produzione industriale, questo obiettivo venne perseguito senza superare veramente la contraddizione(non antagonistica) tra campagna e città. Ma questi sono errori anche comprensibili. Stalin fu un uomo, non un dio.

Rispetto alla Cina Stalin non comprese le potenzialità del movimento rivoluzionario cinese e non credette nel proletariato cinese per via delle condizioni prevalentemente agricole della Cina.

Ce ne sono altri(non quanti i meriti lasciati in sospeso, ovviamente), ma fermiamoci qua. Questi sono secondo me i più importanti anche per via del loro legame con la disfatta controrivoluzionaria. L'errore di Stalin fu quello di un lottatore che non assesta al meglio delle sue possibilità il pugno in faccia al suo avversario, non quello di un "traditore". Tutti gli errori di Stalin furono gli ovvi errori che può compiere un uomo investito di un ruolo guida nella costruzione(per la prima volta nella storia) di un sistema produttivo e sociale completamente nuovo!

Insomma, i suoi errori ci furono. La lunghezza dell'esposizione deriva solo dalla necessità di spiegarli. Se avessi spiegato i meriti di Stalin, avrei probabilmente riempito centinaia di pagine.

3) La situazione cinese e quella russa sono completamente diverse. La Russia zarista era una potenza imperialista. La Cina - invece - un paese oppresso e "feudale". Nel caso della Russia imperialista, non vi era nessuna borghesia "nazionale" contrapposta ad una borghesia compradora(alleata con la borghesia imperialista di qualche paese a capitalismo avanzato monopolistico). Nel caso della Cina, sì. Non si può confrontare una nazione imperialista come la Russia zarista(anello debole della catena imperialista) con una nazione oppressa e semi-coloniale come la Cina.

La dittatura del proletariato instaurata in un paese semi-coloniale non può avere come obiettivo immediato l'edificazione del socialismo(come avvenne - giustamente, NEP necessaria a parte - invece in una nazione imperialista come la Russia Zarista). Sarebbe una pazzia. Qui Hoxha non comprende di nuovo la situazione particolare cinese e applica dogmaticamente la lezioncina imparata altrove.
La dittatura del proletariato instaurata in un paese semi-coloniale avrà come obiettivo un periodo di transizione al socialismo, nel quale la borghesia avrà concretissimi interessi in comune con il proletariato. Questi interessi comuni si riassumono nel comune interesse nel proseguire la lotta contro le potenze imperialiste straniere, ovvero contro la borghesia imperialista straniera e i suoi eventuali lacchè autoctoni. Questa è la contraddizione principale momentanea al cui seguito mettere le altre.
Ma è momentanea questa strategia. Perché una volta rovesciati i proprietari terrieri e la borghesia burocratica(lacchè della borghesia imperialista straniera), la contraddizione principale diventa quella tra borghesia nazionale e proletariato e allora la borghesia nazionale non viene più considerata "classe intermedia" e si lotta contro di essa.
Scrive Mao:

《Dopo il rovesciamento della classe dei proprietari terrieri e della borghesia burocratica, la contraddizione tra la classe operaia e la borghesia nazionale è diventata la contraddizione principale in Cina; per questo la borghesia nazionale non dovrà più essere definita come classe intermedia.》
[Mao Tse Tung, "La contraddizione tra classe operaia e borghesia
è la contraddizione principale in Cina"
, 6 giugno 1952]



Una volta che si è entrati in questa nuova fase di lotta di classe tra proletariato e borghesia nazionale, tale lotta avviene su ogni livello; anche quello ideologico.

La politica dei cento fiori da una parte fu una politica di risoluzione delle contraddizioni in seno al popolo. Non serve a nulla soffocare le tendenze ideologiche in seno al popolo. Esse devono confrontarsi tra loro ed essere verificate dalla viva prassi concreta. Il marxismo-leninismo è una scienza e procede come ogni altra scienza. Le idee giuste si affermano nel tempo e sbaragliano la concorrenza delle idee errate solo nel confronto. Una idea errata non viene dimenticata se soffocata, ma solo se dimostrata falsa tramite la verifica della prassi, la quale verifica - invece - mostra l'esattezza delle idee marxiste. Il marxismo-leninismo - lo ripeto - è una scienza e non teme critica. Certo, nel mentre bisogna vigilare contro sabotatori e nemici dichiarati. Questo è logico. Mao non lo ha mai negato e anzi lo affermò più volte.

Dall'altra parte, la politica dei cento fiori fu un modo del tutto marxista-leninista di trattare la contraddizione ideologica tra la borghesia e il proletariato. Credere che tale contraddizione possa essere superata in modo meccanico, significa non comprendere la dialettica e non capire che anche nel campo ideologico il "nuovo", il "giusto", la linea del socialismo, insomma, si afferma solo tramite il confronto anche acuto, ovvero lasciando sviluppare la contraddizione tra idee. Non puoi far sparire le concezioni borghesi: devi combatterle. Puoi anche impedire che vengano espresse palesemente, ma continueranno ad esserci finché non le avrei sconfitte sul terreno della prassi. Potrai anche illuderti di averle sconfitte, ma esse saranno ancora lì. E le idee marxiste - minoritarie nella Cina di quegli anni tra intellettuali etc - potranno guadagnare terreno soltanto scendendo sul quel terreno, combattendo la borghesia sul piano ideologico mentre la combatte anche su tutti gli altri livelli. Combattere ideologicamente significa dimostrare l'esattezza delle idee marxiste, mostrare la loro robustezza ed esattezza scientifica. Dunque la politica dei cento fiori non fu affatto una politica revisionista di conciliazione interclassista(una calunnia che gli hoxhaisti amano ripetere come pecore), ma al contrario una sorta di trappola ideologica alla borghesia, un invito(fintamente benevolo) a manifestare le proprie idee perché potessero essere pubblicamente smentite e sbugiardate. La politica dei cento fiori significò un portare ad un pubblico più vasto la sconfitta ideologica della borghesia e chiamare il proletariato stesso a questa lotta nei vari settori. Fu una mobilitazione popolare generale(in piena regola) necessaria per via delle condizioni particolari della Cina.



Scrive Mao Tse-tung in "Che cento fiori sboccino", brano tratto da "Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo", febbraio 1957:

《Come sono state formulate le parole d'ordine: “Che cento fiori sboccino”, “Che cento scuole gareggino” e “Coesistenza a lungo termine e controllo reciproco”? Sono state formulate in armonia con le concrete condizioni della Cina sulla base del riconoscimento del fatto che nella società socialista esistono ancora vari tipi di contraddizioni e che lo stato ha urgente bisogno di un rapido sviluppo dell'economia e della cultura.
La politica di lasciare “che cento fiori sboccino" e "che cento scuole gareggino” promuove lo sviluppo dell'arte e il progresso delle scienze, e costituisce uno stimolo al fiorire della cultura socialista nel nostro paese: in arte forme e stili differenti possono svilupparsi liberamente, e nel campo scientifico scuole diverse possono liberamente gareggiare.
Riteniamo che un intervento amministrativo per imporre uno stile o una scuola, e per proibirne altri, sarebbe negativo per lo sviluppo dell'arte e della scienza.
Il problema del vero e del falso in arte e nella scienza deve essere risolto con libere discussioni negli ambienti artistici e scientifici, praticamente nelle opere degli artisti e degli scienziati, ma non in modo semplicistico.
Per stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato è spesso necessaria la prova del tempo.
La storia ci insegna che spesso la maggior parte degli uomini in un primo
tempo non accetta il nuovo e il giusto, e che questo può affermarsi solo nella lotta, attraverso strade contorte.
Spesso capita che inizialmente gli uomini non riconoscano ciò che è buono e giusto come “un fiore fragrante”, ma che al contrario lo considerino “un'erba velenosa”.
Ai loro tempi, la teoria copernicana sul sistema solare e quella di Darwin sull'evoluzione furono giudicate false e si affermarono solo dopo una lunga, difficile lotta.
Anche la storia del nostro paese ci offre esempi del genere.
Nella società socialista le condizioni per la nascita di cose nuove sono radicalmente diverse da quelle della vecchia società, e molto più favorevoli.
Tuttavia accade ancora che spesso le forze nascenti siano respinte e che opinioni ragionevoli si trovino soffocate.
Lo sviluppo di cose nuove può essere anche ostacolato non per deliberato spirito di repressione ma per mancanza di discernimento.
Per questo non dobbiamo trarre conclusioni avventate sulla questione del vero e del falso in arte e nelle scienze, ma assumere con atteggiamento cauto e incoraggiare la libera discussione.
Crediamo che questo atteggiamento permetterà un rapido sviluppo delle arti e delle scienze.
Anche il marxismo si è sviluppato nella lotta; agli inizi fu sottoposto ad attacchi di ogni genere e giudicato “un'erba velenosa”, e ancora oggi in molte parti del mondo lo si combatte come “un'erba velenosa”.
Tuttavia nei paesi socialisti il marxismo occupa una posizione diversa.
Ma persino in essi sopravvivono opinioni non marxiste o addirittura antimarxiste.
E' vero che in Cina le trasformazioni socialiste per quanto riguarda la proprietà sono state sostanzialmente portate a termine e che sostanzialmente si sono concluse le vaste lotte di massa simili a un tifone, del periodo rivoluzionario, ma vi sono ancora degli elementi delle classi rovesciate, dei proprietari terrieri e dei “compradores”, la borghesia esiste ancora e la piccola borghesia ha appena iniziato a rieducarsi: la lotta di classe non è ancora finita.
La lotta di classe tra il proletariato e la borghesia, tra le diverse forze politiche e tra il proletariato e la borghesia nel campo ideologico sarà ancora una lotta lunga e tortuosa che a volte potrebbe anche divenire molto acuta.
Il proletariato cerca di trasformare il mondo secondo la sua concezione del mondo, proprio come fa la borghesia.
In questo campo non si può ancora dire se si affermerà il socialismo o il capitalismo: i marxisti sono ancora una minoranza nell'assieme della popolazione e tra gli intellettuali.
Quindi il marxismo, come nel passato, deve svilupparsi nella lotta perché non può svilupparsi in altro modo
: così è stato in passato, così è ancora oggi e così necessariamente sarà nel futuro.
Ciò che è giusto si sviluppa sempre nella lotta contro ciò che è sbagliato.
Il vero, il buono e il bello esistono sempre in relazione al falso, al cattivo e al brutto, e si sviluppano sempre nella lotta contro questi.
Nel momento stesso in cui l'umanità rifiuta universalmente una cosa sbagliata e accetta una verità, una verità più nuova entra a sua volta in lotta contro nuove opinioni sbagliate.
Tale lotta non avrà mai fine: questa è la legge di sviluppo della verità ed è certamente anche la legge di sviluppo del marxismo.
Ci vorrà ancora molto tempo per decidere l'esito della lotta ideologica tra il socialismo e il capitalismo nel nostro paese, perché l'influenza della borghesia e degli intellettuali che provengono dalla vecchia società sopravviverà ancora nel nostro paese per molto tempo come ideologia di classe.
Se non si capisce bene questo, o se non lo si capisce del tutto, si rischia di commettere i più gravi errori, si rischia di disconoscere la necessità di portare la lotta sul piano ideologico.
La lotta ideologica è diversa dalle altre forme di lotta: in essa non si possono adottare brutali metodi coercitivi, ma solo il metodo paziente del ragionamento.
Nella lotta ideologica il socialismo oggi dispone di condizioni favorevoli: il potere fondamentale dello stato è nelle mani del popolo lavoratore, guidato dal proletariato.
Il Partito comunista è forte e gode di un grande prestigio.
Anche se vi sono dei difetti e degli errori nel nostro lavoro, ogni uomo onesto può vedere che siamo leali con il popolo, che siamo decisi e capaci di costruire il nostro paese insieme con il popolo, che già abbiamo ottenuto enormi successi e che ne otterremo ancora di più grandi.
La grande maggioranza dei borghesi e degli intellettuali che provengono dalla vecchia società è patriottica: essi vogliono servire la loro rigogliosa patria socialista e capiscono che se si allontaneranno dalla causa del socialismo e dal popolo lavoratore diretto dal Partito comunista non avranno più niente su cui fare affidamento, né alcuna prospettiva luminosa per l'avvenire.
Qualcuno chiederà: visto che nel nostro paese la maggioranza della popolazione riconosce già nel marxismo l'ideologia guida, lo si può criticare? Certamente.
Il marxismo è una verità scientifica che non teme la critica; se la temesse e potesse esserne sconfitto, allora non varrebbe nulla.
Forse che gli idealisti non criticano il marxismo tutti i giorni in tutti i modi possibili? Forse che coloro i quali sono ancora legati a punti di vista borghesi o piccolo borghesi, e non desiderano modificarli, non criticano il marxismo in tutti i modi possibili? I marxisti non devono temere le critiche, da qualsiasi parte provengano.
Al contrario, devono temprarsi, svilupparsi e conquistare nuove posizioni nella critica, nella tempesta della lotta.
Lottare contro le idee sbagliate è in qualche modo un farsi vaccinare: l'azione del vaccino rafforza le capacità di resistenza alle malattie dell'organismo.
Le piante coltivate in serra difficilmente sono robuste.
La realizzazione della politica “che cento fiori sboccino”, “che cento scuole gareggino”, non indebolirà ma rafforzerà la posizione egemone del marxismo in campo ideologico.
Quale deve essere la nostra politica nei confronti delle idee non marxiste?
Per quanto riguarda i controrivoluzionari dichiarati e i sabotatori della causa del socialismo è semplice: togliamo loro la libertà di parola.
La questione è diversa quando invece ci troviamo di fronte a idee errate nel popolo.
Sarebbe giusto condannare queste idee senza dar loro la possibilità di esprimersi? No di certo.
Applicare metodi semplicistici per risolvere le questioni ideologiche in seno al popolo, le questioni legate alla vita intellettuale dell'uomo, non è soltanto inefficace, ma estremamente controproducente.
Si può vietare che le idee sbagliate siano espresse, ma le idee rimarranno sempre.
E le idee giuste, se le si coltiva in serra senza esporle al vento e alla pioggia, senza immunizzarle, non riusciranno a trionfare nello scontro con le idee sbagliate.

Quindi soltanto con il metodo della discussione, della critica e del ragionamento possiamo realmente far progredire le idee giuste, togliere di mezzo quelle sbagliate e risolvere effettivamente i problemi.
L'ideologia borghese e piccolo-borghese si rifletterà senza dubbio da qualche parte; senza dubbio, ostinatamente in tutti i modi possibili, si esprimerà nelle questioni politiche e ideologiche.
Non è possibile impedirlo: non dobbiamo impedire a questa ideologia di manifestarsi facendo ricorso a mezzi repressivi, ma permetterle di esprimersi e nello stesso tempo discuterla e criticarla opportunamente, perché è incontestabile che dobbiamo criticare tutti i tipi di idee sbagliate, e che non possiamo astenerci dal criticarle e, rimanendo semplici spettatori, permettere che si diffondano senza controllo e prendano piede.

Gli errori devono essere criticati e le erbe velenose sradicate.
Ma in questo campo la critica non deve essere dogmatica; non bisogna applicare il metodo metafisico ma sforzarsi di ricorrere al metodo dialettico.
La critica deve fondarsi sull'analisi scientifica ed essere completamente convincente.
La critica dogmatica non risolve nulla.

Non vogliamo erbe velenose di nessun genere, ma dobbiamo accuratamente distinguere tra quello che è realmente erba velenosa e quello che in realtà è fiore fragrante.
Dobbiamo imparare insieme alle masse a fare questa attenta distinzione e con loro lottare contro le erbe velenose applicando dei metodi giusti.
Condannando il dogmatismo dobbiamo stare attenti anche a criticare il revisionismo.
Il revisionismo, o opportunismo di destra, è una corrente ideologica borghese ancor più pericolosa del dogmatismo.
I revisionisti, o opportunisti di destra, aderiscono a fior di labbra al marxismo ed anch'essi attaccano il “dogmatismo”: ma l'obiettivo reale dei loro attacchi sono di fatto le tesi fondamentali del marxismo.
Essi si pronunciano contro il materialismo e la dialettica o snaturano il loro reale contenuto, si pronunciano contro la dittatura democratica popolare e contro il ruolo dirigente del Partito comunista, o tentano di indebolirli, si pronunciano contro le trasformazioni socialiste e l'edificazione del socialismo, o tentano di indebolirle.
Persino dopo che la rivoluzione socialista si è praticamente affermata nel nostro paese, vi sono alcuni che cercano vanamente di restaurare il regime capitalistico; costoro lottano contro la classe operaia in ogni campo, anche in quello ideologico.
In questa lotta i revisionisti sono i loro migliori aiutanti.》



Come potrai leggere, Mao parla esplicitamente di "togliere il diritto di parola" a nemici palesi e sabotatori. La politica dei cento fiori non significò un lasciare che tutto e il contrario di tutto accadesse. Ci fu una vigilanza costante da parte del Partito.

Attribuire la controrivoluzione cinese a motivi puramente ideologici significa scadere nell'idealismo. Hoxha ha la tendenza dogmatica ed idealistica di credere che ogni cosa, buona o cattiva, discenda dalle idee. E allora se lasci parlare il borghese per poterlo pubblicamente smentire, ecco che quell'idea espressa produce un effetto materiale e concreto: la controrivoluzione! Idealismo puro.
Lo stesso revisionismo fu la manifestazione ideologica di una influenza materiale(!!) della borghesia in seno al partito, influenza dovuta a precise dinamiche strutturali legate ai rapporti produttivi! (Come ho cercato di spiegare nel punto 2)
Non c'è la borghesia perché c'è il revisionismo, ma c'è il revisionismo perché c'è la borghesia.
Non c'è la controrivoluzione perché c'è l'ideologia borghese, ma c'è l'ideologia borghese perché vi sono una serie di dinamiche strutturali e materiali che determinano la presenza dell'ideologia borghese. Non elimini tali dinamiche strutturali eliminando il loro spettro ideologico. Questo è idealismo.
Stalin ha combattuto una lotta ideologica incredibile contro la borghesia, ma non ha lottato sufficientemente contro alcune dinamiche strutturali che riproducevano la borghesia la quale in segreto lavorava e guadagnava forza pur esprimendo a parole fedeltà al partito e alla rivoluzione. Questo mostra che lottare contro l'ideologia borghese non assicura una disfatta della borghesia sul piano(che in ultima istanza) risulta determinante, ovvero quello strutturale(parlo in particolare dei rapporti di produzione).

La politica dei cento fiori fu una lotta ideologica adattata alle condizioni cinesi del tempo nelle quali la borghesia era ancora oggettivamente e materialmente forte. Fu un adattamento della sovrastruttura alla struttura, un adattamento del piano ideologico alle condizioni concrete della lotta di classe del tempo.
E non lasciarti ingannare dalla carta! Spesso la lotta del Partito verso la borghesia fu molto più spietata di come possa apparire dalle parole di Mao. Mao si limitava a descrivere(come un vero scienziato) una situazione posta - per così dire - in un ambiente senza attriti, ad un giusto livello di astrazione nel quale la borghesia si limita ad esprimere idee. Ma così non avvenne e la borghesia fu spesso soffocata com'è giusto che avvenga se le condizioni della lotta di classe lo richiedono.

Come dicevo, la controrivoluzione avvenne prima in URSS nella quale Stalin non fu mai tenero verso influenze ideologiche borghesi. Questo basta a mostrare la inesattezza dell'ipotesi o quanto meno permette qualche sospetto riguardo la sua giustezza.
Le ragioni della controrivoluzione staranno forse altrove, non credi?

Inoltre Stalin comprese che la lotta di classe continua anche nella edificazione socialista, ma nel '36 dichiarò estinta la contraddizione di classe. Mao in questo fu superiore a livello scientifico perché comprese che la borghesia viene a riprodursi per via dei rapporti produttivi che ancora portano i semi del capitalismo da cui si sono sviluppati, e la lotta di classe va combattuta continuamente attraverso una mobilitazione popolare totale.

4) La questione dell'esercito cinese mostra l'ennesimo dogmatismo hoxhaista, poiché è chiaro anche ad un bambino che una nazione ex-semicoloniale dovrà dotarsi di un esercito forte contro ogni nuovo tentativo di invasione imperialistica. Questi pericoli l'Albania non li correva di certo, mentre la Cina di quegli anni sì.

In questo sta l'illusione ottica di una specie di centralità dell'esercito il quale era un esercito popolare, era il popolo militarmente organizzato.

In questa condizione di pericolo costante sta la necessità di invogliare ad entrare nell'esercito tramite una regolare paga. Altro che "esercito mercenario" come lo definisce invece il "ballista" Hoxha!
Hai una minaccia di invasione costante e sei con le pezze al culo. Come fai a difenderti? Lanci idee pure contro i tuoi nemici?

Anche un bambino lo capirebbe. Hoxha purtroppo non era un bambino e probabilmente per questo non lo comprese :D

Oltre al fatto che lo stato di per sé non è garante di nulla. Come non lo è nemmeno il Partito. Il Partito e lo Stato possono cadere sotto le mani della destra, ovvero della borghesia in seno al Partito. Che fai? Resti a guardare o - invece - "bombardi il quartier generale" mobilitando esercito popolare e masse popolari?

Hoxha questo non poteva e non voleva comprenderlo. Un'idea del genere faceva tremare la burocrazia albanese cui lui faceva da capobanda.

5) E proprio da questa situazione generale di pericolo discese la necessità di sfruttare la situazione di contraddizione tra l'imperialismo USA e il social-imperialismo sovietico per allentare la tenaglia nella quale la Cina era stretta da questi due imperialismi. Questo fu la trattativa con Nixon.
Hoxha critica Mao con gli stessi argomenti dogmatici e demenziali con i quali oggi i revisionisti e i trotskisti criticano Stalin per il patto Molotov-Ribbentropp...

CITAZIONE
L'"hoxhaismo", come pure lo"stalinismo", non esiste

Sì, vabbè. Non confondiamo la merda con il cioccolato :D

L'hoxhaismo non è una invenzione di qualche cattivo traditore. Si indica con quel termine quella serie di deliri dogmatici composti da Hoxha(in rappresentanza della sua cricca burocratica) contro un Mao già defunto.

Edited by Ruhan - 9/7/2020, 06:29
 
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La tua analisi sulle cause che portarono alla controtivoluzione in Urss mi sembra impeccabile; tuttavia, il famoso 30% degli errori che secondo Mao Stalin ha commesso non sono solo questi, egli lo critica anche per scelte che in realtà erano giuste: ad esempio l'aver negato ai colcosiani di appropiarsi delle stazioni di macchine e trattori (e Stalin in "Problemi Economici" giustifica bene il motivo di questa scelta). Per quanto riguarda l'aver prediletto l'industria leggera a favore di quella pesante, è vero che la Cina versava in condizioni ben più arretrate rispetto all'Urss di Lenin e Stalin (che comunque avevano ereditato un paese prevalentemente agricolo), ma bisogna considerare anche che, prima della rottura, poteva contare anche sull'aiuto economico degli altri paesi del campo socialista, al contrario dell'Urss che era condannata all'isolamento. Comunque sia, l'industria pesante deve essere sempre al primo posto rispetto a quella leggera, perché il socialismo si costruisce fabbricando i mezzi di produzione per sviluppare le forze produttive. Tu, GIUSTAMENTE, giudichi negativo per la Cina lo scenario internazionale dell'epoca, quindi mi viene spontaneo pensare che, proprio per questo motivo Mao avrebbe dovuto sviluppare l'industria pesante per garantire i mezzi per proteggere il proprio popolo! Cosa sarebbe successo se la crisi sino-sovietica fosse degenerata in una guerra? Sarebbe stato un vero disastro! Anche perché Mao, come fa notare Hoxha, anzicché sviluppare le industrie in punti isolati e protetti nel cuore del paese, le costruì lungo le zone costiere ignaro dei pericoli. E so benissimo che gran parte delle industrie furono costruite dagli imperialisti lungo le zone costiere per sfruttare meglio le risorse del popolo cinese, ma ciò non giustifica il fatto che Mao non abbia provveduto a sufficienza a svilupparle in altri luoghi più sicuri, Stalin ci riuscì, nonostante le critiche di Mao. Poi, secondo me, un errore che hai commesso è l'aver sottovalutato i pericoli che avrebbe potuto correre l'Albania. L'Albania una volta isolata dopo la rottura con la Cina della cricca di Hua Guofeng, si trovava in una condizione internazionale durissima, addirittura peggiore di quella della Corea del Nord attuale, eppure l'esercito non era più potente del partito, come invece lo era in Cina soprattutto durante la Rivoluzione Culturale. Riguardo agli Usa, appoggiarsi ad un imperialismo per combatterne un altro non mi pare farina del sacco di Lenin. Cosa sperava Mao, di far crollare il social-imperialismo sovietico con l'aiuto degli americani? La storia ha dimostrato che ciò ha rafforzato ulteriormente il potere degli yankees che ora hanno quasi piede libero per egemonizzare l'intero pianeta.
La teoria "dei Cento Fiori" a mio parere è indubbiamente controtivoluzionaria. Mettere nell'esercito e a capo delle fabbriche ex ricchi borghesi e non punire come si deve i controrivoluzionari sono, in ogni caso, scelte errate. Se il revisionismo ha preso il potere in Urss per sviste di Stalin, allora anche la Cina è diventata borghese per via di Mao che concesse troppe libertà ai controrivoluzionari.Stalin disse semplicemente che i rapporti di produzione predominanti erano socialisti, non che la lotta di classe si fosse affievolita (altrimenti non si spiegherebbe il motivo delle purghe immediatamente successive a quel periodo). Credere che Stalin abbia detto che la lotta di classe si fosse affievolita significa dare corda ai trotzkisti che accusano l'Urss di Stalin di conciliazionismo tra le classi, non comprendendo che Stalin si riferisse unicamente ai rapporti di produzione predominanti.
Riguardo alla "cricca burocratica di Hoxha" ti sbagli, Hoxha lo si puó anche criticare per alcune analisi sbagliate, ma in Albania il socialismo si costruiva combinando la direzione del partito con l'iniziativa degli organi locali, non c'era nessun burocratismo.
Accomunare un presunto "hoxhaismo" con il trotzkismo non sta né in cielo né in terra. Innanzitutto perché Hoxha stava costruendo il socialismo indubbiamente secondo la linea marxista-leninista, mentre Trotzky avrebbe usato una linea avventurista e suicida. Anche sul piano "controrivoluzionario", il presunto "hoxhaismo" non ha sabotato con le armi la costruzione del socialismo in un paese che lo stava realizzando come si deve, al contrario del picconato

Edited by Nikos Zachariadis - 9/7/2020, 07:35
 
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La questione dei colcosiani e Mao non la conosco a sufficienza, quindi lascio la parola ad altri compagni.

CITAZIONE
poteva contare anche sull'aiuto economico degli altri paesi del campo socialista.

E infatti ha potuto contare su questi. Ma questi non bastano, non si trattava di ammodernare una nazione a capitalismo poco avanzato, ma nella maggioranza dei casi si trattava proprio di passare da condizioni feudali e semi-coloniali a condizioni industriali. E da dove passi se non attraverso un iniziale forte ammordenamento delle campagne?

CITAZIONE
Comunque sia, l'industria pesante deve essere sempre al primo posto rispetto a quella leggera, perché il socialismo si costruisce fabbricando i mezzi di produzione per sviluppare le forze produttive

Questo è dogmatismo però. Mao non è che abbia impedito all'industria pesante di svilupparsi. Ha semplicemente posto le condizioni perché questa potesse svilupparsi sempre di più fino a raggiungere un ruolo centrale.

Che altro avrebbe potuto fare in una Cina praticamente feudale? Non puoi mica inventartela l'industria pesante in un paese sostanzialmente contadino :D

Lo sviluppo delle forze produttive è un processo anch'esso. Non una "cosa". Tu critichi Mao per aver camminato verso un obiettivo che per te doveva darsi aldilà di ogni situazione ed impedimento contingente. E questo è l'argomento usato da chi criticò Lenin per la NEP.

CITAZIONE
che, proprio per questo motivo Mao avrebbe dovuto sviluppare l'industria pesante per garantire i mezzi per proteggere il proprio popolo!

Eh. E come se non c'erano le condizioni? :D
L'edificazione socialista non avviene nel cielo delle idee.

CITAZIONE
Anche perché Mao, come fa notare Hoxha, anzicché sviluppare le industrie in punti isolati e protetti nel cuore del paese, le costruì lungo le zone costiere ignaro dei pericoli. E so benissimo che gran parte delle industrie furono costruite dagli imperialisti lungo le zone costiere per sfruttare meglio le risorse del popolo cinese, ma ciò non giustifica il fatto che Mao non abbia provveduto a sufficienza a svilupparle in altri luoghi più sicuri, Stalin ci riuscì.

Appunto. Ti sei risposto. Mao costruì laddove vi era la base lasciata dai capitalisti stranieri. E questo significa che in quelle zone si era sviluppato un qualche contesto industriale, mentre altrove no.

In ogni caso queste critiche tradiscono un tentativo - da parte di Hoxha - di sputtanare ad ogni costo Mao. Krusciov fece lo stesso con Stalin giudicando penosa(con menzogne corredate da mezze verità) la sua guida militare. È quel tentativo di dipingere il proprio avversario come un mostro totale. Krusciov lo faceva perché in questo consisteva la sua controrivoluzione: spazzare via ogni rimasuglio della dittatura proletaria. Hoxha come mai fa ciò con Mao? Non sarà che Mao con quel mettere l'accento sulla continuazione della lotta di classe anche in seno alla edificazione socialista forse forse faceva tremare la burocrazia hoxhaista?

CITAZIONE
L'Albania una volta isolata dopo la rottura con la Cina della cricca di Hua Guofeng, si trovava in una condizione internazionale durissima, addirittura peggiore di quella della Corea del Nord attuale, eppure l'esercito non era più potente del partito, come invece lo era in Cina soprattutto durante la Rivoluzione Culturale

Fammi capire. Dunque tu(con Hoxha) sostieni il Partito Comunista Cinese monopolizzato dalla destra(rappresentante della borghesia) e avresti voluto vedere un esercito popolare totalmente succube del Partito e ai suoi ordini. Dunque tu giudichi la rivoluzione culturale come un atto di insubordinazione intollerabile. Dunque tu neghi(nella sostanza) la continuazione della lotta di classe anche in seno al socialismo.

Vedi che siamo arrivati al dunque? Hoxha critica la supposta centralità dell'esercito cinese perché teme che lo stesso avvenga in Albania contro la burocrazia cui lui era a capo. Hoxha teme la lotta di classe del proletariato contro la nuova borghesia che viene a formarsi in seno allo stesso partito.
Altro che "centralità dell'esercito". Questi sono i reali motivi della critica di Hoxha.

CITAZIONE
Appoggiarsi ad un imperialismo per combatterne un altro non mi pare farina del sacco di Lenin.

Hai presente vero che Lenin si appoggiò all'imperialismo prussiano per poter arrivare indisturbato in Russia e abbattere l'imperialismo russo? :D

Lo ripeto: il tuo argomento è metafisico. Tu critichi lo sfruttare le contraddizioni in seno agli imperialismi a proprio vantaggio perché questo sporcherebbe una ideale targhetta di purezza. Questi sono gli stessi argomenti che usa chi critica Stalin per il Patto stretto con la Germania Nazista..

CITAZIONE
Cosa sperava Mao, di far crollare il social-imperialismo sovietico con l'aiuto degli americani? La storia ha dimostrato che ciò ha rafforzato ulteriormente il potere degli yankees che ora hanno quasi piede libero per egemonizzare l'intero pianeta.

Stai attribuendo a Mao delle intenzioni che non furono mai di Mao in quel frangente. Mao con quel trattato allentò semplicemente la tenaglia in cui era stretta la Cina(da una parte all'Urss social-imperialista e dall'altra dall'imperialismo USA). Punto.
Il resto te lo sei immaginato tu. Mao in quel frangente non voleva far crollare nessun social-imperialismo sovietico :lol: ma solo rendere meno acuti i rapporti perlomeno con gli americani.
Attribuire la caduta dell'URSS a questo atto mi pare un tantino esagerato come mi pare del tutto assurdo attribuire a questo trattato lo strapotere dell'imperialismo americano. Questa è la cattiva tendenza idealistica a voler riassumere la storia in singoli atti o singole persone.

CITAZIONE
La teoria "dei Cento Fiori" a mio parere è indubbiamente controtivoluzionaria. Mettere nell'esercito e a capo delle fabbriche ex ricchi borghesi e non punire come si deve i controrivoluzionari sono, in ogni caso, scelte errate

Stai facendo un minestrone. Stai confondendo misure adottate dalla Cina socialista di Mao sul modello della Nep(concessioni di spazi ai capitalisti rigorosamente controllati dallo Stato proletario) con la politica dei cento fiori che è semmai un adattamento dell'assalto ideologico alle condizioni materiali cinesi, un portare alla luce le idee borghesi per poterle smentire e combattere sotto le luci dei riflettori, pubblicamente.

Una volta distinte le due cose(condite con le tipiche calunnie di Hoxha riguardo l'odiato esercito cinese troppo indipendente dal Partito e quindi SICURAMENTE guidato da ricchi con il cappello a cilindro) che tu hai messo in un solo minestrone, è difficile vedere qualcosa di "controrivoluzionario" nella politica dei cento fiori.

CITAZIONE
Se il revisionismo ha preso il potere in Urss per sviste di Stalin, allora anche la Cina è diventata borghese per via di Mao che concesse troppe libertà ai controrivoluzionari

Anche qui stai facendo un minestrone. Confondi eventuali sviste di Stalin che riguardano la struttura dei rapporti produttivi etc. con la politica dei cento fiori che riguarda il piano ideologico.
E questo perché sei ancora - ma è normale - affetto da rimasugli idealistici.
Sostieni una tesi marxisticamente insostenibile, ovvero che l'espressione di idee borghesi possa (di per sé) generare condizioni materiali favorevoli alla borghesia. Come già scrissi: il revisionismo è solo lo spettro ideologico di dinamiche strutturali, di concreti guadagni di forza materiale da parte della borghesia nella dialettica della contraddizione di classe.
Le idee non possono generare condizioni materiali concrete. Sono queste a generare le idee. La politica dei cento fiori fu l'adattarsi alle condizioni dello scontro ideologico. Le idee della borghesia c'erano ed erano forti perché forte era la posizione materiale della borghesia nazionale, nonostante il proletariato avesse preso il potere. Non erano forti perchè il Partito lo permetteva. Il Partito si adattó alla situazione e lottò contro di esse nelle condizioni reali e non nelle condizioni immaginate a tavolino da Hoxha.

Inoltre: la controrivoluzione cinese non c'entra nulla con la politica dei cento fiori. Attribuisci una importanza esagerata ad una strategia che dura dal '56 al '57 e viene poi abbandonata per via dell'inasprirsi dello scontro di classe. Mao quella borghesia la combatté nella rivoluzione culturale che tu disprezzi. Altro che politica dei cento fiori..

CITAZIONE
Stalin disse semplicemente che i rapporti di produzione predominanti erano socialisti, non che la lotta di classe si fosse affievolita (altrimenti non si spiegherebbe il motivo delle purghe immediatamente successive a quel periodo). Credere che Stalin abbia detto che la lotta di classe si fosse affievolita significa dare corda ai trotzkisti che accusano l'Urss di Stalin di conciliazionismo tra le classi, non comprendendo che Stalin si riferisse unicamente ai rapporti di produzione predominanti.

Stiamo parlando di testi diversi:

《La classe dei grandi proprietari fondiari, com'è noto, era già stata liquidata come risultato della vittoriosa fine della guerra civile. Per quanto riguarda le altre classi sfruttatrici, esse hanno condiviso la sorte della classe dei grandi proprietari fondiari. È scomparsa la classe dei
capitalisti nell'industria. È scomparsa la classe dei kulak nell'agricoltura.
Nel commercio sono scomparsi i mercanti e gli speculatori. Tutte le classi sfruttatrici, in tal modo, sono state liquidate.》



E ancora:

《Il progetto della nuova Costituzione dell'U.R.S.S. parte dal fatto che nella società non vi sono più classi antagoniste, che la società è composta di due classi amiche l'una dell'altra, di operai e di contadini[...]》



www.associazionestalin.it/costituzione_1936.pdf

Le purghe successive furono un adattamento al fatto che le classi antagoniste non erano affatto liquidate, ma anzi, tendevano a riprodursi a partire dai rapporti di produzione etc etc
Nessuno accusa qui Stalin di "conciliazione tra le classi". Qui si critica Stalin per non aver compreso fino in fondo la dinamica che fa sì che la borghesia venga a ricrearsi nonostante la liquidazione delle vecchie classi sfruttatrici.
CITAZIONE
Riguardo alla "cricca burocratica di Hoxha" ti sbagli, Hoxha lo si puó anche criticare per alcune analisi sbagliate, ma in Albania il socialismo si costruiva combinando la direzione del partito con l'iniziativa degli organi locali, non c'era nessun burocratismo

Il burocratismo non è quella versione ridicola che si immaginano i trotskisti o i bordighisti, quella roba alla Orwell in cui la burocrazia è tutto e il resto è niente.
Un processo di burocratizzazione è - appunto - un processo, ovvero una contraddizione tra due elementi opposti, il proletariato e una nuova borghesia che nasce nel seno delle varie direzioni locali ai vari livelli prima ancora che nel centro vero e proprio. La presa totale del centro è l'atto ultimo di conversione della nuova borghesia in elemento principale della contraddizione; processo di conversione che può svilupparsi anche per lungo tempo. E può avvenire tramite un vero e proprio colpo di stato o in maniera pacifica come in Albania.

Dunque il fatto che vi potesse essere una dinamica di scambio tra dirigenze locali e dirigenze centrali non esclude l'ipotesi di burocratizzazione.

CITAZIONE
Accomunare un presunto "hoxhaismo" con il trotzkismo non sta né in cielo né in terra.

Non si accumunano i contenuti, ma lo stesso livello di dogmatismo che conduce - in ultima analisi - ai medesimi cortocircuiti.

CITAZIONE
Hoxha stava costruendo il socialismo indubbiamente con la linea marxista-leninista, mentre Trotzky avrebbe usato una linea avventurista e suicida.

CITAZIONE
lo stava realizzando come si deve, al contrario del picconato

La semplice pianificazione statale di per sé non basta a fare il socialismo. Bisogna vedere quale classe stia al potere. Anche la cricca di Hua Guofeng era per una pianificazione centralizzata. Ma per quale classe? Questa è la domanda fondamentale.

Edited by Ruhan - 9/7/2020, 09:20
 
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Per ora vorrei soltanto precisare che quella di Mao a Stalin (70 e 30%) era una "critica" che va contestualizzata al momento storico che viveva il movimento comunista.
 
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Se l'Unione Sovietica era un paese aretrato (non quanto la Cina) ed è riuscita ad industrializzarsi in breve tempo nonostante isolamento internazionale, a mio parere anche la Cina, sebbene fosse più arretrata, avrebbe dovuto prediligere di più l'industria pesante visti anche gli aiuti e una situazione internazionale che, prima della rottura con l'Urss, era molto più tranquilla (anche se comunque travagliata, vedi la Guerra di Corea). Di sicuro non pretendo che Mao avrebbe dovuto trasformare la Cina nella prima potenza industriale del mondo in così poco tempo, ma almeno qualcosina in più si poteva fare. Spostare/edificare le industrie nel cuore del paese per proteggersi per me sarebbe dovuta essere una delle priorità.

Il partito non puó essere subordinato all'esercito, infatti questo non accadde a Stalin durante le purghe (l'unico evento che puó essere paragonato VAGAMENTE alla rivoluzione culturale).

Non sto sostenendo che l'espressione di idee borghesi sia la causa dell'esistenza della borghesia, sto dicendo l'esatto contrario: che una sorta di potere della borghesia in Cina esisteva per via della politica conciliazionista di Mao unita all'aver permesso tutte quelle concessioni ai borghesi.
Come ho già detto, Stalin intendeva che erano state eliminate le classi antagoniste nei rapporti di produzione predominanti, non nell'intera società, Teoria & Prassi ha spiegato correttamente questo concetto in un suo articolo. Poi, un conto è fare, per brevissimo tempo, piccole concessioni ai proprietari terrieri e un altro è far dirigere le industrie agli ex-industriali collaborazionisti concedendogli anche il diritto di criticare la dittatura del proletariato.

Sul raffreddamento dei contrasti tra Cina e Usa devo approfondire, probabilmente mi hai fatto ricredere

In Albania la classe al potere era quella proletaria, senza se e senza ma. Se al potere ci fosse stata un'altra classe, anzicché fare enormi sacrifici per difendere l'ultimo stato marxista-leninista esistente all'epoca, la cricca si sarebbe legata ad una delle tre superpotenze esistenti per sfruttare la classe operaia assieme agli imperialisti, ma non mi pare proprio che fosse così. Se ci aggiungi il fatto che si stava edificando il socialismo, allora si puó verificare con certezza che la classe al potere in Albania era quella proletaria. Hua Guofeng invece, si stava legando all'imperialismo americano, quindi un paragone con l'albanese mi pare fuori contesto. Tornando a Trotzky, egli critica dal principio gli stati proletari, poiché sosteneva l'impossibilità della realizzazione del socialismo in un solo paese. Hoxha criticava solo la linea che stava seguendo il PCC
 
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Se l'Unione Sovietica era un paese aretrato (non quanto la Cina) ed è riuscita ad industrializzarsi in breve tempo nonostante isolamento internazionale, a mio parere anche la Cina, sebbene fosse più arretrata, avrebbe dovuto prediligere di più l'industria pesante visti anche gli aiuti e una situazione internazionale che, prima della rottura con l'Urss, era molto più tranquilla (anche se comunque travagliata, vedi la Guerra di Corea). Di sicuro non pretendo che Mao avrebbe dovuto trasformare la Cina nella prima potenza industriale del mondo in così poco tempo, ma almeno qualcosina in più si poteva fare. Spostare/edificare le industrie nel cuore del paese per proteggersi per me sarebbe dovuta essere una delle priorità.

La tua posizione dogmatica a riguardo non ti permette di vedere che la Cina non era semplicemente "arretrata" rispetto alla Russia zarista imperialista, ma era addirittura in larghissima prevalenza feudale, ovvero gettata in un modo di produzione diverso da quello russo da cui partirono Lenin e Stalin per l'edificazione socialista.

Accusi Mao di non aver fatto un qualcosa che - per via del modo produttivo in cui era costretta la Cina - era semplicemente impossibile. Applichi dogmaticamente delle formule a situazioni abissalmente differenti e pretendi che le contingenze debbano ritirarsi davanti al tuo dogma come le acque davanti a Mosè.
Idem con la questione della ubicazione delle industrie. Paragoni due situazioni differenti dando per scontato che il pericolo corso dalla Cina fosse qualitativamente identico a quello corso dalla Russia.
Hoxha critica Mao su ogni fronte e in modo gratuito come Kusciov è costretto a criticare Stalin su ogni fronte e in modo bugiardo. Entrambi erano costretti a farlo per motivi di classe.

CITAZIONE
Il partito non puó essere subordinato all'esercito, infatti questo non accadde a Stalin durante le purghe (l'unico evento che puó essere paragonato VAGAMENTE alla rivoluzione culturale).

Ti sfugge il fatto che durante le "purghe" il Partito era guidato da una dirigenza avanguardia del proletariato con a capo Stalin.

Mentre durante ma rivoluzione culturale cinese, il Partito era caduto nelle mani della borghesia.

Lo ripeto: per te l'esercito avrebbe dovuto essere un cane fedele di un Partito caduto nelle mani della cricca borghese di destra e in questo segui Hoxha che usa argomenti menzogneri proponendosi addirittura come difensore della sinistra soppressa dal cattivo Mao e dall'esercito. I motivi di queste menzogne sono motivi di classe: Hoxha è terrorizzato dalla prospettiva che la Rivoluzione Culturale Proletaria Cinese(che fu prima di tutto lotta di classe materiale e non semplice fenomeno "culturale" come tendeva ad interpretarlo il dogmatismo hoxhaista) potesse - nella sua sostanza antiborghese e antiburocratica - divenire un modello universale.

La centralità dell'esercito rispetto al Partito è dettata da una contingenza fondamentale(che tu continui a voler ignorare dogmaticamente) ovvero che il Partito era caduto nelle mani della borghesia e non era qui più "il partito" del proletariato. Per questo bisognava "bombardare il quartier generale". Prospettiva che metteva i brividi alla burocrazia albanese.

CITAZIONE
Non sto sostenendo che l'espressione di idee borghesi sia la causa dell'esistenza della borghesia, sto dicendo l'esatto contrario: che una sorta di potere della borghesia in Cina esisteva per via della politica conciliazionista di Mao unita all'aver permesso tutte quelle concessioni ai borghesi.

La politica "conciliazionista" è un fenomeno sovrastrutturale. È il semplice adattamento politico ad una precisa situazione sociale e materiale, ovvero la fuoriuscita della Cina da uno stato semi-coloniale e feudale.
Le tue sono le stesse accuse dogmatiche fatte a Lenin per la NEP.

Ancora una volta pretendi di derivare una situazione materiale e sociale concreta dal suo effetto sovrastrutturale e politico. Accusi Mao di aver adattato alle contingenze le proprie strategie rivoluzionarie.

Per te Mao avrebbe dovuto combattere i proprietari terrieri e la borghesia burocratica compradora rinunciando ad un pezzo di ""esercito"" perché "borghese".
E questo perché non hai una concezione dialettica delle contraddizioni e tendi a non individuare la contraddizione principale delle situazioni che vai ad analizzare.
La contraddizione principale in Cina non era quella tra borghesia nazionale e proletariato, ma quella tra le classi "nazionali" della Cina in quanto semicolonia e la classe borghese imperialista con i suoi lacchè compradori.
Oltretutto la Cina doveva prima di tutto abbattere i proprietari terrieri, ovvero abbattere le strutture feudali che intessevano tutta la Cina.

Questo costrinse il PCC a dover mettere in secondo piano la contraddizione con la borghesia nazionale poiché si trattava - effettivamente - di una contraddizione secondaria rispetto a quella principale.

Quando la contraddizione principale divenne quella tra proletariato e borghesia nazionale, i rapporti tra le classi si acutizzarono lentamente di anno in anno con il procedere della industrializzazione. In questa prima fase non acuta venne permesso un certo scambio di idee sotto lo sguardo vigile del Partito del proletariato. Quando(dopo un annetto) questo non fu più possibile e i rapporti vennero ad acutizzarsi, quella politica venne abbandonata.

Ci si adattó politicamente ai reali rapporti di classe che venivano a crearsi con il proseguimento dell'ammodernamento e della industrializzazione. Tu semplifichi tutto a 4 formule preimpostate e pretendi che la contraddizione di classe sia sempre qualitativamente uguale in un paese che stava uscendo da un modo di produzione praticamente feudale.

Se fu necessario a Lenin la linea della NEP(pur essendo la Russia già imperialista) figurarsi in Cina!

Pretendi che in una situazione in cui la borghesia figurava socialmente e materialmente ancora presente e abbastanza potente(perché era ancora necessario che lo fosse date le condizioni sociali della Cina) ci si dovesse gettare in avventurismi per tener fede ai sacri modelli e alle sacre tabelle.

E attribuisci questa situazione oggettiva ad una persona: Mao.
Non se le inventò Mao le condizioni della Cina. Non fu lui a creare le condizioni praticamente feudali da cui usciva la Cina...

Le "concessioni borghesi" non stanno nel vuoto delle fantasie hoxhaiste, ma sono il semplice adattamento politico ad una situazione sociale oggettiva e concreta. Situazione che una volta mutata lasciò spazio a politiche del tutto diverse. Continui a parlare male del '56-'57(la famosa politica dei cento fiori durò ben poco e fu poi sostituita da metodi adatti alle nuove fasi di acutizzazione della contraddizione di classe), ma poi sostanzialmente liquidi la rivoluzione culturale proletaria come un fenomeno militarista, quando invece questo fu il tentativo massimo di adattarsi politicamente alla fase più acuta della contraddizione di classe tra proletariato e borghesia.

La contraddizione ha un suo sviluppo, e anzi, lo sviluppo della contraddizione è lo sviluppo stesso della situazione. La presa del Partito da parte della borghesia non fu di certo determinata da "conciliazioni"; dire questo significa non accorgersi che lentamente dagli anni '50 in poi, in Cina la contraddizione di classe venne a farsi sempre più acuta. La presa del Partito da parte della borghesia fece parte proprio di questo acutizzarsi della contraddizione che si venne a mutare in una vera e propria lotta mortale tra le due classi.

Tu ignori questo processo di acutizzazione e ignori che la presa del Partito da parte della borghesia figura proprio come parte integrante di questo processo di acutizzazione, come il suo stesso effetto visibile in superficie.

CITAZIONE
Come ho già detto, Stalin intendeva che erano state eliminate le classi antagoniste nei rapporti di produzione predominanti, non nell'intera società

Questo è ovvio, compagno. A meno che non si pensi che tutti i membri delle ex-classi dominanti non fossero ultranovantenni ai tempi della rivoluzione bolscevica e quindi alloggiassero tutti nel più prossimo cimitero nel '36 :lol:

Il fatto è che a noi interessa ben poco di quelle vecchie classi ormai spodestate. A noi interessa di quella borghesia che viene a riformarsi a partire dai rapporti di produzione se non sufficientemente sviluppati di volta in volta in adattamento allo sviluppo delle forze produttive.
Ed è proprio questo che Stalin sottovaluta.

Il fatto che si riferisse alle classi antagoniste ormai eliminate nei rapporti di produzione predominanti è proprio il motivo per cui lo si critica! I rapporti di produzione predominanti riproducevano - invece - una borghesia fatta di tecnici, amministratori, dirigenti economici vari e burocrati economici. Dunque quelle parole di Stalin sono sostanzialmente errate come è - di conseguenza - errato dare per liquidata la borghesia nei rapporti di produzione predominanti. Certo. La vecchia borghesia risulta liquidata. Ma la nuova? È questa che Stalin faticó ad intravedere e tese ad interpretare come semplice problema di amministrazione o di cospirazione isolata, magari esclusivamente legata ad infiltrazioni straniere.

CITAZIONE
Poi, un conto è fare, per brevissimo tempo, piccole concessioni ai proprietari terrieri e un altro è far dirigere le industrie agli ex-industriali collaborazionisti concedendogli anche il diritto di criticare la dittatura del proletariato.

Cosa c'entrano i proprietari terrieri?
Lenin permise investimenti e spazi ai capitalisti perché la Russia aveva un enorme bisogno di mezzi che mancavano.
Per quale motivo in Cina(che addirittura era prevalentemente feudale) non sarebbe dovuto avvenire lo stesso(seppur in forme molto diverse dovute allo stato di semi-colonia della Cina)?

La critica delle idee marxiste è il modo in cui le idee marxiste(lottando contro quelle critiche) possono verificare la propria esattezza e così radicarsi in modo più ampio. Hai una concezione meccanica e logico-formale del processo, in cui se c'è A allora non può esserci B e viceversa. Invece è solo dalla contraddizione tra A e B che uno dei due elementi può convertirsi in dominante sostituendo l'altro in tale ruolo.

Contraddittoriamente pensi che le idee borghesi possano affermarsi se lottano con le idee marxiste, ma che per queste ultime non possa avvenire lo stesso se lottano con le idee borghesi.

Le idee borghesi non erano dominanti perché il PCC compiva la politica dei cento fiori, ma - al contrario - la politica dei conto fiori fu necessaria perché le idee borghesi erano ancora dominanti tra i vari strati sociali!

Tu inverti continuamente i termini.

CITAZIONE
In Albania la classe al potere era quella proletaria, senza se e senza ma. Se al potere ci fosse stata un'altra classe, anzicché fare enormi sacrifici per difendere l'ultimo stato marxista-leninista esistente all'epoca, la cricca si sarebbe legata ad una delle tre superpotenze esistenti per sfruttare la classe operaia assieme agli imperialisti, ma non mi pare proprio che fosse così.

La fai semplice :D

Non tieni conto delle contraddizioni di interessi che può avere una nuova borghesia nel venir fagocitata da una classe imperialista straniera.

CITAZIONE
Se ci aggiungi il fatto che si stava edificando il socialismo, allora si puó verificare con certezza che la classe al potere in Albania era quella proletaria

Lo ripeto: il socialismo non è la semplice pianificazione centralizzata. Anche Guofeng voleva la pianificazione centralizzata: era forse socialismo il suo?
Bisogna sempre chiedersi: per quale classe e contro quale classe?

Tu presupponi ciò che vorresti dimostrare(ovvero che in Albania al potere vi fosse il proletariato) e usi la tesi che vuoi dimostrare come premessa per dimostrare la tesi che presupponi.

CITAZIONE
Guofeng invece, si stava legando all'imperialismo americano, quindi un paragone con l'albanese mi pare fuori contesto

Il mio paragone riguardava l'identica volontà di pianificare in modo centralizzato che da sola non è una prova dell'esistenza del socialismo. Anche la borghesia al potere può avere interesse a centralizzare e pianificare.

Il mio paragone non riguardava quindi la politica estera di Guofeng. Mi pare un controargomento fallace il tuo, mi stai mettendo tesi in bocca :D

Tanto più che - ripeto - alcune nuove borghesie si legano all'imperialismo americano, altre hanno più interesse ad andare da sole. È una differenza irrilevante al fine di capire se al potere vi sia o no la nuova borghesia burocratica.

CITAZIONE
Tornando a Trotzky, egli critica dal principio gli stati proletari, poiché sosteneva l'impossibilità della realizzazione del socialismo in un solo paese. Hoxha criticava solo la linea che stava seguendo il PCC

Trotsky criticava l'URSS perché - a sua detta - l'edificazione del socialismo in URSS non sarebbe stato possibile senza una primaria rivoluzione perlomeno a livello europeo, in grado di dare respiro alla Russia ancora economicamente arretrata. Non criticava gli "stati proletari" in quanto tali. Eppure in sostanza criticava l'unico stato proletario allora esistente e voleva che questo non edificasse il socialismo prima di aver esportato la rivoluzione anche in Europa.
Dato che la dirigenza bolscevica - saggiamente - scelse una guerra di posizione anziché un fallimentare attacco frontale, allora Trotsky negli anni cominciò a vedere nell'URSS un semplice regime borghese controrivoluzionario.

Bordiga - per motivi simili e con in aggiunta altri motivi tipici del meccanicismo bordighista - vedeva(in modo molto similare ad Hoxha) nella rivoluzione bolscevica e in quella cinese una semplice rivoluzione borghese.

Hoxha ribalta le cose, ma la sostanza del cortocircuito non cambia. Mentre perlomeno Trotsky e Bordiga si accorgono(ma le caricano in modo esagerato e cascano così in posizioni errate e dogmatiche) l'uno delle condizioni arretrate della Russia e l'altro delle condizioni arretrate di Russia e Cina, Hoxha invece ignora completamente lo stato sociale feudale da cui esce la Cina e vorrebbe vedere il suo socialismo da schemino applicato come lo fu in un paese imperialista(seppur arretrato per via della legge dello sviluppo ineguale degli imperialismi) come la Russia.
Il risultato del cortocircuito non cambia però: anche Hoxha giudica come "borghesi" i passi che la Cina compie per andare verso l'edificazione socialista poiché in essi non vede ancora il socialismo che figura invece - ad uno sguardo dialettico - come l'obiettivo di quei passi necessari.

Sia Trotksy che Bordiga che Hoxha hanno una concezione logico-formale e non dialettica: non intendono che la edificazione socialista è proprio la contraddizione tra linea socialista proletaria e linea capitalista borghese. Contraddizione nella quale la prima risulta elemento principale e guida della contraddizione. Non è - invece - una cosa morta e totalmente isolata dal suo contrario(come vorrebbe la logica formale).

I 3(pur con le loro differenze) tendono a interpretare il socialismo come blocco monolitico anziché come processo governato dalla contraddizione sopradetta.


P.s. ovviamente il fatto che io ti consideri(ancora) dogmatico, non è assolutamente un insulto, compagno.

I residui di dogmatismo ed idealismo vanno a braccetto e sono ovvi rimasugli di chi come te ha iniziato da pochi mesi pur con evidenti risultati!

Edited by Ruhan - 9/7/2020, 20:44
 
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La tua posizione dogmatica a riguardo non ti permette di vedere che la Cina non era semplicemente "arretrata" rispetto alla Russia zarista imperialista, ma era addirittura in larghissima prevalenza feudale, ovvero gettata in un modo di produzione diverso da quello russo da cui partirono Lenin e Stalin per l'edificazione socialista.

Accusi Mao di non aver fatto un qualcosa che - per via del modo produttivo in cui era costretta la Cina - era semplicemente impossibile. Applichi dogmaticamente delle formule a situazioni abissalmente differenti e pretendi che le contingenze debbano ritirarsi davanti al tuo dogma come le acque davanti a Mosè.
Idem con la questione della ubicazione delle industrie. Paragoni due situazioni differenti dando per scontato che il pericolo corso dalla Cina fosse qualitativamente identico a quello corso dalla Russia.
Hoxha critica Mao su ogni fronte e in modo gratuito come Kusciov è costretto a criticare Stalin su ogni fronte e in modo bugiardo. Entrambi erano costretti a farlo per motivi di classe.

E Mao come pensava di risolvere questo problema, allentando la lotta di classe e riconciliando sfruttati e sfruttatori (non temporaneamente, ma fino al raggiungimento del comunismo)? Non credi che siano proprio queste le cause che hanno permesso la salita al potere dei borghesi?

CITAZIONE
Lo ripeto: per te l'esercito avrebbe dovuto essere un cane fedele di un Partito caduto nelle mani della cricca borghese di destra e in questo segui Hoxha che usa argomenti menzogneri proponendosi addirittura come difensore della sinistra soppressa dal cattivo Mao e dall'esercito. I motivi di queste menzogne sono motivi di classe: Hoxha è terrorizzato dalla prospettiva che la Rivoluzione Culturale Proletaria Cinese(che fu prima di tutto lotta di classe materiale e non semplice fenomeno "culturale" come tendeva ad interpretarlo il dogmatismo hoxhaista) potesse - nella sua sostanza antiborghese e antiburocratica - divenire un modello universale.

CITAZIONE
La centralità dell'esercito rispetto al Partito è dettata da una contingenza fondamentale(che tu continui a voler ignorare dogmaticamente) ovvero che il Partito era caduto nelle mani della borghesia e non era qui più "il partito" del proletariato. Per questo bisognava "bombardare il quartier generale". Prospettiva che metteva i brividi alla burocrazia albanese.

In realtà l'esercito aveva da sempre il ruolo predominante. È stato Mao che, con le "due linee", ha negato il carattere monolitico del partito del proletariato permettendo a simili individui di insediarsi al suo interno. La "Rivoluzione Culturale" non era per nulla proletaria, era semplicemente una lotta tra due fazioni revisioniste

CITAZIONE
Cosa c'entrano i proprietari terrieri?
Lenin permise investimenti e spazi ai capitalisti perché la Russia aveva un enorme bisogno di mezzi che mancavano.
Per quale motivo in Cina(che addirittura era prevalentemente feudale) non sarebbe dovuto avvenire lo stesso(seppur in forme molto diverse dovute allo stato di semi-colonia della Cina)?

La critica delle idee marxiste è il modo in cui le idee marxiste(lottando contro quelle critiche) possono verificare la propria esattezza e così radicarsi in modo più ampio. Hai una concezione meccanica e logico-formale del processo, in cui se c'è A allora non può esserci B e viceversa. Invece è solo dalla contraddizione tra A e B che uno dei due elementi può convertirsi in dominante sostituendo l'altro in tale ruolo.

Contraddittoriamente pensi che le idee borghesi possano affermarsi se lottano con le idee marxiste, ma che per queste ultime non possa avvenire lo stesso se lottano con le idee borghesi.

Le idee borghesi non erano dominanti perché il PCC compiva la politica dei cento fiori, ma - al contrario - la politica dei conto fiori fu necessaria perché le idee borghesi erano ancora dominanti tra i vari strati sociali!

Tu inverti continuamente i termini.

Per Lenin la NEP era un passo indietro TEMPORANEO dovuto alle condizioni reali della Russia, infatti Stalin poco dopo eliminò questi privilegi. Per Mao invece i rapporti con la borghesia non erano temporanei, ma ILLIMITATI fino al raggiungimento del comunismo. I "Cento Fiori" sono una negazione del ruolo d'avanguardia del proletariato:
E per di più questi partiti della borghesia, i quali, secondo lui, «erano storici», non possono estinguersi prima che si estingua anche il
Partito Comunista Cinese, in altre parole coesisteranno fino al comunismo. Secondo il «maotsetungpensiero», solo con la collaborazione di tutte le classi e di tutti i partiti
può esistere un nuovo regime democratico, e si può costruire il socialismo. Una simile concezione della democrazia socialista, del sistema politico
socialista, concezione basata sulla «prolungata coesistenza e sul controllo reciproco» di tutti i partiti, molto simile alle attuali tesi dei revisionisti italiani, francesi, spagnoli ecc., è un’aperta nega-
zione del ruolo dirigente ed esclusivo del partito
marxista-leninista nella rivoluzione e nella costruzione del socialismo.
(Enver Hoxha, Imperialismo e Rivoluzione). Poi il leninismo è universale, non un adattamento alle condizioni della Russia dell'epoca, quindi, sostenendo che Mao non fosse ispirato da molte teorie che fondano il leninismo solo perché la Cina era più arretrata, stai negando il carattere universale del leninismo

CITAZIONE
Sia Trotksy che Bordiga che Hoxha hanno una concezione logico-formale e non dialettica: non intendono che la edificazione socialista è proprio la contraddizione tra linea socialista proletaria e linea capitalista borghese. Contraddizione nella quale la prima risulta elemento principale e guida della contraddizione. Non è - invece - una cosa morta e totalmente isolata dal suo contrario(come vorrebbe la logica formale).

I 3(pur con le loro differenze) tendono a interpretare il socialismo come blocco monolitico anziché come processo governato dalla contraddizione sopradetta.

I revisionisti, la borghesia reazionaria e i suoi partiti si sforzano di definire la nostra teoria, il marxismo-leninismo, un dogma, qualcosa di fisso,
rigido, che non si adatta, a loro dire, ai tempi attuali, pieni di dinamismo e di vitalità. Ma se vogliamo parlare di dinamismo e di vitalità, il marxismo-leninismo è l’unica dottrina ad averne, essendo la teoria della classe operaia, la classe so-
ciale più avanzata, la più attiva e la più rivoluzionaria, che ha una giusta concezione del mondo,
che produce i beni materiali e che è costantemente in azione
(Enver Hoxha, Imperialismo e Rivoluzione)

CITAZIONE
P.s. ovviamente il fatto che io ti consideri(ancora) dogmatico, non è assolutamente un insulto, compagno.

I residui di dogmatismo ed idealismo vanno a braccetto e sono ovvi rimasugli di chi come te ha iniziato da pochi mesi pur con evidenti risultati!

Non capisco perché dovrei offendermi, stiamo semplicemente discutendo

Edited by Nikos Zachariadis - 9/7/2020, 21:24
 
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