CITAZIONE (Nikos Zachariadis @ 9/7/2020, 02:05)
CITAZIONE
Hoxha fu un dogmatico. Sulla questione della rivoluzione e dell'edificazione socialista in Cina(su cui sbagliò giudizio iniziale anche il compagno Stalin, sia ben chiaro), Hoxha ebbe posizioni non dissimili da quelle che i trotskisti e bordighisti ebbero riguardo la rivoluzione bolscevica e l'edificazione socialista in URSS. Il dogmatico ragiona per forme. Quando non riconosce tali forme, non appena la realtà smentisce anche solo per un attimo le forme a lui care, egli non è in grado di cogliere la sostanza.
Il dogmatico inoltre ragiona tramite la logica formale, in modo meccanico e non comprende la dialettica. Non comprende che il processo di edificazione socialista è essenzialmente un processo la cui qualità è data da una precisa contraddizione tra due opposte tendenze di classe(quella socialista e quella capitalista) pur vedendo la tendenza socialista come quella ormai dominante(per via della classe proletaria al potere). Il dogmatico non capisce che l'edificazione socialista è un processo contraddittorio, e come tale non è un qualcosa di fisso e bell'e che fatto.
Ecco perché in URSS e in Cina è stata possibile una controrivoluzione compiuta dalla borghesia che ha convertito la tendenza capitalista in tendenza dominante della contraddizione. E non - come pensava Hoxha - per via di semplici errori ideologici o di traditori mitologici come se l'edificazione del socialismo non prevedesse l'esistenza di una lotta di classe a tutti i livelli della società(produttivi, politici, ideologici etc).
L'hoxhaismo - come il trotskismo e il bordighismo - è un dogmatismo a-temporale.
Però non mi pare dogmatico criticare la Cina per aver prediletto l'agricoltura e l'industria leggera a discapito di quella pesante (l'esperienza di costruzione del socialismo nell'Urss di Stalin dimostra che è l'industria pesante ad essere fondamentale); l'aver difeso Stalin dagli attacchi di Mao che considerava negativa per il 30% la figura del gerorgiano; l'aver criticato la linea della conciliazione tra le classi promossa da Mao con la "Teoria dei Cento Fiori" che ha permesso la creazione di strumenti controrivoluzionari (quando invece, Lenin e Stalin sostenevano che nel socialismo la lotta di calsse si inasprisce), l'aver criticato il potere esagerato dell'esercito cinese che sarebbe dovuto essere solo uno strumento dello stato e nemmeno l'aver criticato la riconciliazione con gli USA di Nixon
E invece è precisamente in ciò che consiste il dogmatismo hoxhaista.
1) La predilezione cinese per l'agricoltura e l'industria leggera non è una scelta ideologica. Per Mao e tutto il PCC, era chiarissimo che la linea indicata da Lenin e Stalin mantenesse la sua essenziale correttezza. Bisognava prediligere l'industria pesante! Questo era chiarissimo a Mao. Ma come farlo in un paese(non stiamo parlando della Russia zarista eh) prevalentemente agricolo?
In questo sta il dogmatismo di Hoxha. Nell'ignorare le condizioni peculiari di un paese come la Cina, nel non comprendere che nelle condizioni cinesi la predilezione per il settore industriale pesante non sarebbe potuto essere un qualcosa di bell'e che fatto, ma un obiettivo da costruire attraverso un processo più o meno lungo di modernizzazione. Sarebbe come accusare uno zoppo di prediligere il riposo al salto in lungo. Ed è questo che fa Hoxha.
Scrive Mao ne
"Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo"(1957):
《Nell’esaminare il problema della nostra via all’industrializzazione, mi soffermerò qui soprattutto sui rapporti esistenti tra lo sviluppo dell’industria pesante, quello dell’industria leggera e quello dell’agricoltura. L’industria pesante è il nucleo della nostra edificazione economica: questo è un punto che va ribadito. Tuttavia è necessario tener presente assieme, e nel modo più completo, lo sviluppo dell’agricoltura e dell’industria leggera.
Poiché la Cina è un grande paese agricolo in cui più dell’80 per cento della popolazione è rurale, l’agricoltura deve svilupparsi di pari passo con l’industria, perché solo così l’industria potrà disporre di materie prime e di sbocchi per i suoi prodotti e solo così si potranno accumulare più fondi per la creazione di una potente industria pesante. Tutti sanno che l’industria leggera è strettamente legata all’agricoltura. Senza agricoltura, non esiste industria leggera. Attualmente però non è altrettanto chiaro che l’agricoltura costituisce uno sbocco considerevole per l’industria pesante. Ma ciò sarà compreso più facilmente non appena il progresso graduale nella trasformazione e nella modernizzazione delle tecniche dell’agricoltura richiederanno nelle campagne ogni giorno di più macchine agricole, concimi, opere idrauliche, energia elettrica, mezzi di trasporto, combustibili, nonché materiali da costruzione per le popolazioni rurali》
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Qui spiega benissimo il perché della scelta - momentanea e costretta! - dell'industria leggera. Quest'ultima è legata alla produzione agricola, la quale a sua volta era la forma di produzione essenzialmente prevalente in Cina in quel dato momento.
2) Mao aveva essenzialmente ragione nel criticare il compagno Stalin per via dei suoi errori teorici e pratici. Bisogna stare attenti a non fare di Stalin né un dio, né un demonio. Stalin fu un grandissimo capo bolscevico, probabilmente pochissimi potrebbero rivaleggiare con lui. Fu la grande guida della lotta al nazifascismo. Fu il grande edificatore del socialismo in URSS, il grande teorico del problema della nazionalità, il terrore dei revisionisti e borghesi etc. etc. Si potrebbe andare avanti per molte righe di elogi.
Ma questo è il famoso 70%. Cifra simbolica utilizzata spesso da Mao.
Il 30% di errori teorici e pratici però non possono essere cancellati.
Ad esempio Stalin fu vittima di una concezione meccanica unilaterale del rapporto tra forze produttive e rapporti produttivi in seno al socialismo. Aveva la tendenza a sviluppare le prime(sviluppo delle forze produttive) a discapito dei secondi(sviluppo conseguente dei rapporti di produzione) che finirono così per riprodurre la borghesia(tecnici, amministratori, burocrati economici, dirigenti piccoli e medi etc); nuova borghesia che poi compì una controrivoluzione nel '56. Si rese conto che così non andava solo tardi(purtroppo) e non fece in tempo a imprimere una svolta.
Non aveva inoltre compreso fino in fondo la continuazione della contraddizione di classe anche in seno al socialismo. L'aveva compresa solo per metà ed ebbe quindi la tendenza ad affrontare le contraddizioni in seno al PCUS - anziché come parte della lotta di classe, quindi con mobilitazioni popolari in tale lotta - in senso fin troppo amministrativo.
A questo si aggiunge il fatto che pur lottando(basti pensare alle famose "purghe"; quindi non è che se ne sia stato con le mani i mano) contro la burocratizzazione, non lottò contro di essa fino in fondo, e questo per via del famoso monolitismo del partito che tese a lasciare spazi - che poi si rivelarono mortali - alla burocrazia.
Dunque il trattare in senso amministrativo le contraddizioni di classe in seno al Partito(che scoraggia, anziché favorire, il loro inserimento nella compagine più generale della mobilitazione popolare) unito al troppo(pur accompagnato da lotte antiburocratiche che non bisogna scordare, ma purtroppo insufficienti) spazio concesso alla burocrazia in nome del monolitismo del Partito, permise il formarsi graduale di una nuova borghesia di tecnici, amministratori, burocrati economici in combutta con burocrati di partito etc etc che sarà poi la forza sociale che compirà(con alla sua testa Krusciov) una controrivoluzione in URSS, ovviamente precipitando all'Inferno il suo più grande avversario(e con esso tutti i veri rivoluzionari cui era stato alla testa): Stalin.
Stalin significava "dittatura del proletariato"; significava lotta violenta alla burocratizzazione. Certo. Una lotta "insufficiente", ma pur sempre una lotta spietatissima, una lotta di classe.
Se non inserisci le lotte in seno al Partito nella compagine generale della mobilitazione popolare, finisce che imprimi una tendenza(prima minuscola e poi via via più grande) al distacco tra Partito e proletariato, come se le lotte in seno al Partito con riguardassero prima di tutto il proletariato stesso.
Questo fenomeno, sfavorendo la mobilitazione popolare dal basso e unendosi al monolitismo che concede eccessivi spazi alla burocrazia, regala potere nelle mani dei vari ranghi di partito e amministrativi locali, i quali useranno tale potere come controffensiva contro il proletariato. Si tratta di una lotta di classe in piena regola, in cui una nuova borghesia(di tipo particolare) lotta contro il proletariato poiché ha interessi contrapposti a quest'ultimo. Il proletariato ha tutti gli interessi a procedere lungo la strada del socialismo(strada percorsa dalla dirigenza rivoluzionaria con a capo Stalin). La nuova borghesia, invece, ha tutti gli interessi a fermarla o addirittura a tornare indietro verso il capitalismo, acquisendo - ad esempio - la fabbrica gestita come propria proprietà. Questa fu la strada percorsa dalla nuova borghesia al potere guidata da Krusciov.
Un altro errore di Stalin fu trattare in eguale modo le contraddizioni antagonistiche e quelle in seno al popolo. E questo discende dalla non completa comprensione della continuità della contraddizione di classe nel socialismo.
Un errore già citato fu l'aver concepito il Partito - anziché come unità di opposti - come cosa monolitica. E questo monolitismo mise i bastoni fra le ruote a Molotov e gli altri durante la controrivoluzione borghese di Krusciov. Il monolitismo si rivelò un'arma a doppio taglio molto pericolosa per le mani del proletariato.
Proprio riguardo la questione della produzione agricola, pur avendo compreso la centralità della produzione industriale, questo obiettivo venne perseguito senza superare veramente la contraddizione(non antagonistica) tra campagna e città. Ma questi sono errori anche comprensibili. Stalin fu un uomo, non un dio.
Rispetto alla Cina Stalin non comprese le potenzialità del movimento rivoluzionario cinese e non credette nel proletariato cinese per via delle condizioni prevalentemente agricole della Cina.
Ce ne sono altri(non quanti i meriti lasciati in sospeso, ovviamente), ma fermiamoci qua. Questi sono secondo me i più importanti anche per via del loro legame con la disfatta controrivoluzionaria. L'errore di Stalin fu quello di un lottatore che non assesta al meglio delle sue possibilità il pugno in faccia al suo avversario, non quello di un "traditore". Tutti gli errori di Stalin furono gli ovvi errori che può compiere un uomo investito di un ruolo guida nella costruzione(per la prima volta nella storia) di un sistema produttivo e sociale completamente nuovo!
Insomma, i suoi errori ci furono. La lunghezza dell'esposizione deriva solo dalla necessità di spiegarli. Se avessi spiegato i meriti di Stalin, avrei probabilmente riempito centinaia di pagine.
3) La situazione cinese e quella russa sono completamente diverse. La Russia zarista era una potenza imperialista. La Cina - invece - un paese oppresso e "feudale". Nel caso della Russia imperialista, non vi era nessuna borghesia "nazionale" contrapposta ad una borghesia compradora(alleata con la borghesia imperialista di qualche paese a capitalismo avanzato monopolistico). Nel caso della Cina, sì. Non si può confrontare una nazione imperialista come la Russia zarista(anello debole della catena imperialista) con una nazione oppressa e semi-coloniale come la Cina.
La dittatura del proletariato instaurata in un paese semi-coloniale non può avere come obiettivo immediato l'edificazione del socialismo(come avvenne - giustamente, NEP necessaria a parte - invece in una nazione imperialista come la Russia Zarista). Sarebbe una pazzia. Qui Hoxha non comprende di nuovo la situazione particolare cinese e applica dogmaticamente la lezioncina imparata altrove.
La dittatura del proletariato instaurata in un paese semi-coloniale avrà come obiettivo un periodo di transizione al socialismo, nel quale la borghesia avrà concretissimi interessi in comune con il proletariato. Questi interessi comuni si riassumono nel comune interesse nel proseguire la lotta contro le potenze imperialiste straniere, ovvero contro la borghesia imperialista straniera e i suoi eventuali lacchè autoctoni. Questa è la contraddizione principale momentanea al cui seguito mettere le altre.
Ma è momentanea questa strategia. Perché una volta rovesciati i proprietari terrieri e la borghesia burocratica(lacchè della borghesia imperialista straniera), la contraddizione principale diventa quella tra borghesia nazionale e proletariato e allora la borghesia nazionale non viene più considerata "classe intermedia" e si lotta contro di essa.
Scrive Mao:
《Dopo il rovesciamento della classe dei proprietari terrieri e della borghesia burocratica, la contraddizione tra la classe operaia e la borghesia nazionale è diventata la contraddizione principale in Cina; per questo la borghesia nazionale non dovrà più essere definita come classe intermedia.》
[Mao Tse Tung, "La contraddizione tra classe operaia e borghesia
è la contraddizione principale in Cina", 6 giugno 1952]
Una volta che si è entrati in questa nuova fase di lotta di classe tra proletariato e borghesia nazionale, tale lotta avviene su ogni livello; anche quello ideologico.
La politica dei cento fiori da una parte fu una politica di risoluzione delle contraddizioni in seno al popolo. Non serve a nulla soffocare le tendenze ideologiche in seno al popolo. Esse devono confrontarsi tra loro ed essere verificate dalla viva prassi concreta. Il marxismo-leninismo è una scienza e procede come ogni altra scienza. Le idee giuste si affermano nel tempo e sbaragliano la concorrenza delle idee errate solo nel confronto. Una idea errata non viene dimenticata se soffocata, ma solo se dimostrata falsa tramite la verifica della prassi, la quale verifica - invece - mostra l'esattezza delle idee marxiste. Il marxismo-leninismo - lo ripeto - è una scienza e non teme critica. Certo, nel mentre bisogna vigilare contro sabotatori e nemici dichiarati. Questo è logico. Mao non lo ha mai negato e anzi lo affermò più volte.
Dall'altra parte, la politica dei cento fiori fu un modo del tutto marxista-leninista di trattare la contraddizione ideologica tra la borghesia e il proletariato. Credere che tale contraddizione possa essere superata in modo meccanico, significa non comprendere la dialettica e non capire che anche nel campo ideologico il "nuovo", il "giusto", la linea del socialismo, insomma, si afferma solo tramite il confronto anche acuto, ovvero lasciando sviluppare la contraddizione tra idee. Non puoi far sparire le concezioni borghesi: devi combatterle. Puoi anche impedire che vengano espresse palesemente, ma continueranno ad esserci finché non le avrei sconfitte sul terreno della prassi. Potrai anche illuderti di averle sconfitte, ma esse saranno ancora lì. E le idee marxiste - minoritarie nella Cina di quegli anni tra intellettuali etc - potranno guadagnare terreno soltanto scendendo sul quel terreno, combattendo la borghesia sul piano ideologico mentre la combatte anche su tutti gli altri livelli. Combattere ideologicamente significa dimostrare l'esattezza delle idee marxiste, mostrare la loro robustezza ed esattezza scientifica. Dunque la politica dei cento fiori non fu affatto una politica revisionista di conciliazione interclassista(una calunnia che gli hoxhaisti amano ripetere come pecore), ma al contrario una sorta di trappola ideologica alla borghesia, un invito(fintamente benevolo) a manifestare le proprie idee perché potessero essere pubblicamente smentite e sbugiardate. La politica dei cento fiori significò un portare ad un pubblico più vasto la sconfitta ideologica della borghesia e chiamare il proletariato stesso a questa lotta nei vari settori. Fu una mobilitazione popolare generale(in piena regola) necessaria per via delle condizioni particolari della Cina.
Scrive Mao Tse-tung in
"Che cento fiori sboccino", brano tratto da
"Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo", febbraio 1957:
《Come sono state formulate le parole d'ordine: “Che cento fiori sboccino”, “Che cento scuole gareggino” e “Coesistenza a lungo termine e controllo reciproco”? Sono state formulate in armonia con le concrete condizioni della Cina sulla base del riconoscimento del fatto che nella società socialista esistono ancora vari tipi di contraddizioni e che lo stato ha urgente bisogno di un rapido sviluppo dell'economia e della cultura.
La politica di lasciare “che cento fiori sboccino" e "che cento scuole gareggino” promuove lo sviluppo dell'arte e il progresso delle scienze, e costituisce uno stimolo al fiorire della cultura socialista nel nostro paese: in arte forme e stili differenti possono svilupparsi liberamente, e nel campo scientifico scuole diverse possono liberamente gareggiare.
Riteniamo che un intervento amministrativo per imporre uno stile o una scuola, e per proibirne altri, sarebbe negativo per lo sviluppo dell'arte e della scienza.
Il problema del vero e del falso in arte e nella scienza deve essere risolto con libere discussioni negli ambienti artistici e scientifici, praticamente nelle opere degli artisti e degli scienziati, ma non in modo semplicistico.
Per stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato è spesso necessaria la prova del tempo.
La storia ci insegna che spesso la maggior parte degli uomini in un primo
tempo non accetta il nuovo e il giusto, e che questo può affermarsi solo nella lotta, attraverso strade contorte.
Spesso capita che inizialmente gli uomini non riconoscano ciò che è buono e giusto come “un fiore fragrante”, ma che al contrario lo considerino “un'erba velenosa”.
Ai loro tempi, la teoria copernicana sul sistema solare e quella di Darwin sull'evoluzione furono giudicate false e si affermarono solo dopo una lunga, difficile lotta.
Anche la storia del nostro paese ci offre esempi del genere.
Nella società socialista le condizioni per la nascita di cose nuove sono radicalmente diverse da quelle della vecchia società, e molto più favorevoli.
Tuttavia accade ancora che spesso le forze nascenti siano respinte e che opinioni ragionevoli si trovino soffocate.
Lo sviluppo di cose nuove può essere anche ostacolato non per deliberato spirito di repressione ma per mancanza di discernimento.
Per questo non dobbiamo trarre conclusioni avventate sulla questione del vero e del falso in arte e nelle scienze, ma assumere con atteggiamento cauto e incoraggiare la libera discussione.
Crediamo che questo atteggiamento permetterà un rapido sviluppo delle arti e delle scienze.
Anche il marxismo si è sviluppato nella lotta; agli inizi fu sottoposto ad attacchi di ogni genere e giudicato “un'erba velenosa”, e ancora oggi in molte parti del mondo lo si combatte come “un'erba velenosa”.
Tuttavia nei paesi socialisti il marxismo occupa una posizione diversa.
Ma persino in essi sopravvivono opinioni non marxiste o addirittura antimarxiste.
E' vero che in Cina le trasformazioni socialiste per quanto riguarda la proprietà sono state sostanzialmente portate a termine e che sostanzialmente si sono concluse le vaste lotte di massa simili a un tifone, del periodo rivoluzionario, ma vi sono ancora degli elementi delle classi rovesciate, dei proprietari terrieri e dei “compradores”, la borghesia esiste ancora e la piccola borghesia ha appena iniziato a rieducarsi: la lotta di classe non è ancora finita.
La lotta di classe tra il proletariato e la borghesia, tra le diverse forze politiche e tra il proletariato e la borghesia nel campo ideologico sarà ancora una lotta lunga e tortuosa che a volte potrebbe anche divenire molto acuta.
Il proletariato cerca di trasformare il mondo secondo la sua concezione del mondo, proprio come fa la borghesia.
In questo campo non si può ancora dire se si affermerà il socialismo o il capitalismo: i marxisti sono ancora una minoranza nell'assieme della popolazione e tra gli intellettuali.
Quindi il marxismo, come nel passato, deve svilupparsi nella lotta perché non può svilupparsi in altro modo: così è stato in passato, così è ancora oggi e così necessariamente sarà nel futuro.
Ciò che è giusto si sviluppa sempre nella lotta contro ciò che è sbagliato.
Il vero, il buono e il bello esistono sempre in relazione al falso, al cattivo e al brutto, e si sviluppano sempre nella lotta contro questi.
Nel momento stesso in cui l'umanità rifiuta universalmente una cosa sbagliata e accetta una verità, una verità più nuova entra a sua volta in lotta contro nuove opinioni sbagliate.
Tale lotta non avrà mai fine: questa è la legge di sviluppo della verità ed è certamente anche la legge di sviluppo del marxismo.
Ci vorrà ancora molto tempo per decidere l'esito della lotta ideologica tra il socialismo e il capitalismo nel nostro paese, perché l'influenza della borghesia e degli intellettuali che provengono dalla vecchia società sopravviverà ancora nel nostro paese per molto tempo come ideologia di classe.
Se non si capisce bene questo, o se non lo si capisce del tutto, si rischia di commettere i più gravi errori, si rischia di disconoscere la necessità di portare la lotta sul piano ideologico.
La lotta ideologica è diversa dalle altre forme di lotta: in essa non si possono adottare brutali metodi coercitivi, ma solo il metodo paziente del ragionamento.
Nella lotta ideologica il socialismo oggi dispone di condizioni favorevoli: il potere fondamentale dello stato è nelle mani del popolo lavoratore, guidato dal proletariato.
Il Partito comunista è forte e gode di un grande prestigio.
Anche se vi sono dei difetti e degli errori nel nostro lavoro, ogni uomo onesto può vedere che siamo leali con il popolo, che siamo decisi e capaci di costruire il nostro paese insieme con il popolo, che già abbiamo ottenuto enormi successi e che ne otterremo ancora di più grandi.
La grande maggioranza dei borghesi e degli intellettuali che provengono dalla vecchia società è patriottica: essi vogliono servire la loro rigogliosa patria socialista e capiscono che se si allontaneranno dalla causa del socialismo e dal popolo lavoratore diretto dal Partito comunista non avranno più niente su cui fare affidamento, né alcuna prospettiva luminosa per l'avvenire.
Qualcuno chiederà: visto che nel nostro paese la maggioranza della popolazione riconosce già nel marxismo l'ideologia guida, lo si può criticare? Certamente.
Il marxismo è una verità scientifica che non teme la critica; se la temesse e potesse esserne sconfitto, allora non varrebbe nulla.
Forse che gli idealisti non criticano il marxismo tutti i giorni in tutti i modi possibili? Forse che coloro i quali sono ancora legati a punti di vista borghesi o piccolo borghesi, e non desiderano modificarli, non criticano il marxismo in tutti i modi possibili? I marxisti non devono temere le critiche, da qualsiasi parte provengano.
Al contrario, devono temprarsi, svilupparsi e conquistare nuove posizioni nella critica, nella tempesta della lotta.
Lottare contro le idee sbagliate è in qualche modo un farsi vaccinare: l'azione del vaccino rafforza le capacità di resistenza alle malattie dell'organismo.
Le piante coltivate in serra difficilmente sono robuste.
La realizzazione della politica “che cento fiori sboccino”, “che cento scuole gareggino”, non indebolirà ma rafforzerà la posizione egemone del marxismo in campo ideologico.
Quale deve essere la nostra politica nei confronti delle idee non marxiste?
Per quanto riguarda i controrivoluzionari dichiarati e i sabotatori della causa del socialismo è semplice: togliamo loro la libertà di parola.
La questione è diversa quando invece ci troviamo di fronte a idee errate nel popolo.
Sarebbe giusto condannare queste idee senza dar loro la possibilità di esprimersi? No di certo.
Applicare metodi semplicistici per risolvere le questioni ideologiche in seno al popolo, le questioni legate alla vita intellettuale dell'uomo, non è soltanto inefficace, ma estremamente controproducente.
Si può vietare che le idee sbagliate siano espresse, ma le idee rimarranno sempre.
E le idee giuste, se le si coltiva in serra senza esporle al vento e alla pioggia, senza immunizzarle, non riusciranno a trionfare nello scontro con le idee sbagliate.
Quindi soltanto con il metodo della discussione, della critica e del ragionamento possiamo realmente far progredire le idee giuste, togliere di mezzo quelle sbagliate e risolvere effettivamente i problemi.
L'ideologia borghese e piccolo-borghese si rifletterà senza dubbio da qualche parte; senza dubbio, ostinatamente in tutti i modi possibili, si esprimerà nelle questioni politiche e ideologiche.
Non è possibile impedirlo: non dobbiamo impedire a questa ideologia di manifestarsi facendo ricorso a mezzi repressivi, ma permetterle di esprimersi e nello stesso tempo discuterla e criticarla opportunamente, perché è incontestabile che dobbiamo criticare tutti i tipi di idee sbagliate, e che non possiamo astenerci dal criticarle e, rimanendo semplici spettatori, permettere che si diffondano senza controllo e prendano piede.
Gli errori devono essere criticati e le erbe velenose sradicate.
Ma in questo campo la critica non deve essere dogmatica; non bisogna applicare il metodo metafisico ma sforzarsi di ricorrere al metodo dialettico.
La critica deve fondarsi sull'analisi scientifica ed essere completamente convincente.
La critica dogmatica non risolve nulla.
Non vogliamo erbe velenose di nessun genere, ma dobbiamo accuratamente distinguere tra quello che è realmente erba velenosa e quello che in realtà è fiore fragrante.
Dobbiamo imparare insieme alle masse a fare questa attenta distinzione e con loro lottare contro le erbe velenose applicando dei metodi giusti.
Condannando il dogmatismo dobbiamo stare attenti anche a criticare il revisionismo.
Il revisionismo, o opportunismo di destra, è una corrente ideologica borghese ancor più pericolosa del dogmatismo.
I revisionisti, o opportunisti di destra, aderiscono a fior di labbra al marxismo ed anch'essi attaccano il “dogmatismo”: ma l'obiettivo reale dei loro attacchi sono di fatto le tesi fondamentali del marxismo.
Essi si pronunciano contro il materialismo e la dialettica o snaturano il loro reale contenuto, si pronunciano contro la dittatura democratica popolare e contro il ruolo dirigente del Partito comunista, o tentano di indebolirli, si pronunciano contro le trasformazioni socialiste e l'edificazione del socialismo, o tentano di indebolirle.
Persino dopo che la rivoluzione socialista si è praticamente affermata nel nostro paese, vi sono alcuni che cercano vanamente di restaurare il regime capitalistico; costoro lottano contro la classe operaia in ogni campo, anche in quello ideologico.
In questa lotta i revisionisti sono i loro migliori aiutanti.》
Come potrai leggere, Mao parla esplicitamente di "togliere il diritto di parola" a nemici palesi e sabotatori. La politica dei cento fiori non significò un lasciare che tutto e il contrario di tutto accadesse. Ci fu una vigilanza costante da parte del Partito.
Attribuire la controrivoluzione cinese a motivi puramente ideologici significa scadere nell'idealismo. Hoxha ha la tendenza dogmatica ed idealistica di credere che ogni cosa, buona o cattiva, discenda dalle idee. E allora se lasci parlare il borghese per poterlo pubblicamente smentire, ecco che quell'idea espressa produce un effetto materiale e concreto: la controrivoluzione! Idealismo puro.
Lo stesso revisionismo fu la manifestazione ideologica di una influenza materiale(!!) della borghesia in seno al partito, influenza dovuta a precise dinamiche strutturali legate ai rapporti produttivi! (Come ho cercato di spiegare nel punto 2)
Non c'è la borghesia perché c'è il revisionismo, ma c'è il revisionismo perché c'è la borghesia.
Non c'è la controrivoluzione perché c'è l'ideologia borghese, ma c'è l'ideologia borghese perché vi sono una serie di dinamiche strutturali e materiali che determinano la presenza dell'ideologia borghese. Non elimini tali dinamiche strutturali eliminando il loro spettro ideologico. Questo è idealismo.
Stalin ha combattuto una lotta ideologica incredibile contro la borghesia, ma non ha lottato sufficientemente contro alcune dinamiche strutturali che riproducevano la borghesia la quale in segreto lavorava e guadagnava forza pur esprimendo a parole fedeltà al partito e alla rivoluzione. Questo mostra che lottare contro l'ideologia borghese non assicura una disfatta della borghesia sul piano(che in ultima istanza) risulta determinante, ovvero quello strutturale(parlo in particolare dei rapporti di produzione).
La politica dei cento fiori fu una lotta ideologica adattata alle condizioni cinesi del tempo nelle quali la borghesia era ancora oggettivamente e materialmente forte. Fu un adattamento della sovrastruttura alla struttura, un adattamento del piano ideologico alle condizioni concrete della lotta di classe del tempo.
E non lasciarti ingannare dalla carta! Spesso la lotta del Partito verso la borghesia fu molto più spietata di come possa apparire dalle parole di Mao. Mao si limitava a descrivere(come un vero scienziato) una situazione posta - per così dire - in un ambiente senza attriti, ad un giusto livello di astrazione nel quale la borghesia si limita ad esprimere idee. Ma così non avvenne e la borghesia fu spesso soffocata com'è giusto che avvenga se le condizioni della lotta di classe lo richiedono.
Come dicevo, la controrivoluzione avvenne prima in URSS nella quale Stalin non fu mai tenero verso influenze ideologiche borghesi. Questo basta a mostrare la inesattezza dell'ipotesi o quanto meno permette qualche sospetto riguardo la sua giustezza.
Le ragioni della controrivoluzione staranno forse altrove, non credi?
Inoltre Stalin comprese che la lotta di classe continua anche nella edificazione socialista, ma nel '36 dichiarò estinta la contraddizione di classe. Mao in questo fu superiore a livello scientifico perché comprese che la borghesia viene a riprodursi per via dei rapporti produttivi che ancora portano i semi del capitalismo da cui si sono sviluppati, e la lotta di classe va combattuta continuamente attraverso una mobilitazione popolare totale.
4) La questione dell'esercito cinese mostra l'ennesimo dogmatismo hoxhaista, poiché è chiaro anche ad un bambino che una nazione ex-semicoloniale dovrà dotarsi di un esercito forte contro ogni nuovo tentativo di invasione imperialistica. Questi pericoli l'Albania non li correva di certo, mentre la Cina di quegli anni sì.
In questo sta l'illusione ottica di una specie di centralità dell'esercito il quale era un esercito popolare, era il popolo militarmente organizzato.
In questa condizione di pericolo costante sta la necessità di invogliare ad entrare nell'esercito tramite una regolare paga. Altro che "esercito mercenario" come lo definisce invece il "ballista" Hoxha!
Hai una minaccia di invasione costante e sei con le pezze al culo. Come fai a difenderti? Lanci idee pure contro i tuoi nemici?
Anche un bambino lo capirebbe. Hoxha purtroppo non era un bambino e probabilmente per questo non lo comprese
Oltre al fatto che lo stato di per sé non è garante di nulla. Come non lo è nemmeno il Partito. Il Partito e lo Stato possono cadere sotto le mani della destra, ovvero della borghesia in seno al Partito. Che fai? Resti a guardare o - invece - "bombardi il quartier generale" mobilitando esercito popolare e masse popolari?
Hoxha questo non poteva e non voleva comprenderlo. Un'idea del genere faceva tremare la burocrazia albanese cui lui faceva da capobanda.
5) E proprio da questa situazione generale di pericolo discese la necessità di sfruttare la situazione di contraddizione tra l'imperialismo USA e il social-imperialismo sovietico per allentare la tenaglia nella quale la Cina era stretta da questi due imperialismi. Questo fu la trattativa con Nixon.
Hoxha critica Mao con gli stessi argomenti dogmatici e demenziali con i quali oggi i revisionisti e i trotskisti criticano Stalin per il patto Molotov-Ribbentropp...
CITAZIONE
L'"hoxhaismo", come pure lo"stalinismo", non esiste
Sì, vabbè. Non confondiamo la merda con il cioccolato
L'hoxhaismo non è una invenzione di qualche cattivo traditore. Si indica con quel termine quella serie di deliri dogmatici composti da Hoxha(in rappresentanza della sua cricca burocratica) contro un Mao già defunto.
Edited by Ruhan - 9/7/2020, 06:29