CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
Non dovrebbero essere le "contraddizioni in seno al popolo"? Più materialmente per esempio la contraddizione tra lavoratore intellettuale e manuale.
No. Nemmeno la contraddizione tra lavoro intellettuale e manuale riguarda il proletariato in sé e per sé; riguarda il proletariato in quanto classe e quindi in quanto classe dialetticamente in rapporto alla classe borghese. Non si può nemmeno in quel caso considerare il proletariato come una classe isolata a sé: 1) perché questa è sempre in relazione con la borghesia e le due classi spariscono assieme così come sono sorte assieme; mai il proletariato è in sé e per sé 2) perché la contraddizione tra lavoro manuale ed intellettuale è intessuta - addirittura anche "post"-rivoluzione - di quegli elementi che il socialismo eredita dal vecchio modo di produzione da cui transita, e dunque anche dalla sua necessaria configurazione di classe(= non riguarda mai il proletariato preso in sé e per sé).
In ogni caso il discorso lì non era "quale contraddizione sottostante vi sia entro il proletariato stesso", ma se il proletariato possa o meno essere preso astrattamente così come fa l'assiomatica scientifica con gli stati fisici o il "+" e il "-".
Il punto è che anche la contraddizione tra il proletariato e la borghesia definisce intrinsecamente il proletariato, sta "nel" proletariato, ovvero esso è definito qualitativamente dal rapporto contraddittorio con il suo opposto(tanto che sorge con esso e perisce con esso).La contraddizione non riguarda mai un elemento isolato, ma un elemento entro la relazione con altri elementi. Lì ho portato l'esempio classico della contraddizione tra borghesia e proletariato, che non riguarda il proletariato considerato astrattamente(visione metafisica), ma il proletariato considerato nella sua relazione concreta dialettica con la borghesia, la stessa da cui è concretamente sorto. Il medesimo discorso lo si potrebbe fare anche con la contraddizione tra lavoratore manuale ed intellettuale. Sempre e solo di contraddizioni tra elementi necessariamente in relazione dialettica. Mai isolati, mai astratti l'uno dall'altro.
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
Tale contraddizione prima o poi si risolve e nel comunismo entrambi "gli stati" si estinguono in un nuovo "stato a riposo", in un superamento che porta alla società senza classi.
Ha senso parlare di risoluzione delle contraddizioni e di stati a riposo?
Certo, come avevo scritto anche nei miei interventi passati in questa discussione, le due classi sorgono assieme e spariscono assieme. Sono dialetticamente legate. Tuttavia non è che la contraddizione si risolva prima o poi, ma solo attraverso lo scontro dialettico e la vittoria di un elemento(e solo di quell'elemento; la vittoria della borghesia non produrrebbe lo stesso effetto) sull'altro.
Non direi però che la società senza classi sia uno stato di riposo. Piuttosto uno stato nel quale le contraddizioni saranno altre e non più quella di classe.
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
Da dove sorge allora la necessità di parlare di "automovimento interno" o di "contraddizione particolare" se questi elementi sono contraddittori puramente in potenza, da attuarsi nelle interazioni con l'esterno, con altri stati?
A me sembra che se si comincia a parlare di differenza tra contraddizione "in relazione", "in potenza e in atto", allora essa c'è e non c'è, o meglio c'è quando ci fa comodo che ci sia, in barba al rasoio di Occam.
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
In queste risposte pare che la contraddizione negli esempi presi sia solo in potenza, allora quando si dice che la contraddizione è universale, è onnipresente, si intende che non lo è solo in atto ma anche in potenza?
In primo luogo non è esattamente così. Probabilmente non mi sono spiegato a dovere su questo nodo delicato. È vero che lo stato contraddittorio è in "potenza"(non è attuale), ma la contraddizione con lo stato presente non è solo potenziale. Per l'attuale fisica teorica borghese lo potrebbe essere forse in una situazione ideale di vuoto assoluto(e nemmeno in quel caso, perché anche il rischio 0 è pur sempre un "rischio"; la contraddizione esiste ed è attuale pure se non acuta),
ma non nella realtà concreta. In essa esiste costantemente un rischio - probabilisticamente calcolabile se parliamo di corpi - che lo stato attuale venga sostituito da quello potenziale. E tale rischio aumenta ad ogni nuovo accumulo quantitativo di sollecitazioni, fino al salto qualitativo. Questo per il diamat significa che la contraddizione è assolutamente attuale esattamente come le probabilità di rischio esistono pure prima che il rischio si palesi. Non so se rendo l'idea.
Quella di considerare la contraddizione come attuale solo a frittata fatta, di pensare che l'uovo non contenga in sé già la contraddizione tra il suo essere uovo e l'essere cotto(faccio un esempio ridicolo), è un punto di vista metafisico.
Perché questa sistemazione? chiedi. E hai ragione a chiederlo. La necessità di tale sistemazione sorge dal fatto che senza parlare di contraddizioni interne alla "cosa" - secondo il materialismo dialettico - non si spiega per quale motivo le cose siano qualitativamente diverse, per quale motivo una cosa diventi X se sollecitata da Y e non diventi invece Z. Per distinguere qualitativamente il seme dalla pietra o il capitalismo dal modo di produzione schiavistico antico o da quello feudale.
Il vecchio punto di vista metafisico(di cui Occam è un esempio in questo frangente) considerava lo stato potenziale e quello attuale isolatamente. Il diamat si limita a ricucire il rapporto contraddittorio(attuale) tra essi.
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
Dice Mao:
la dialettica materialistica ha combattuto energicamente la teoria metafisica della causa esterna o dell’impulso esterno, propria del materialismo meccanicistico e dell’evoluzionismo volgare. È chiaro che le cause puramente esterne sono capaci soltanto di provocare il movimento meccanico delle cose, cioè di modificare il volume e la quantità, ma non possono spiegare perché le cose sono qualitativamente diverse in infiniti modi e perché le cose si trasformano l’una nell’altra.
è tutto qui il punto?
Esattamente.
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
Esisterebbero dunque moltissimi "stati a riposo" in cui certe contraddizioni sono temporaneamente risolte?
Lo stato di equilibrio tra i due poli è solo temporaneo(come avrai letto anche dal testo di Mao); non dura a lungo ed è sempre messo a rischio. Ma anche in quel caso la contraddizione rimane attuale. Semplicemente un tipo di contraddizione meno acuta, ma c'è. La contraddizione permane lungo tutto il processo(ovvero l'esistenza della "cosa").
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
Altrimenti se la contraddizione è sempre in atto, dove sono le contraddizioni in atto di un corpo in equilibrio, immobile o in moto rettilineo uniforme? In un corpo dove non sono presenti forze e momenti esterni (e dunque la somma di essi è zero), o la contraddizione è temporaneamente risolta e rimane solo potenziale per cause esterne, oppure va cercata in qualcos'altro tipo nella struttura della materia del corpo stesso.
La contraddizione in atto è tra uno stato presente e uno possibile. Tutto qua. Tale contraddizione esiste anche in una condizione "ideale" nella quale il rischio di deviazione sia uguale a zero. Semplicemente è meno acuta di una situazione nella quale il rischio sia uguale ad "1".
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
Si direbbe allora che certe contraddizioni in atto spariscono momentaneamente e tornano in potenza ma da qui nascerebbe una nuova domanda e cioè: esistono oggetti dove la contraddizione è esclusivamente in potenza (una stringa?) ed altri dove è esclusivamente in atto (Dio?)
Sono tutte in atto lungo tutto il processo. Non spariscono mai se non quando il processo(che è qualitativamente definito dalla particolare contraddizione che lo anima) si esaurisce.
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
Forse il mio errore è questo: io penso alla contraddizione come una eterna e ubiquitaria lotta in atto fra opposti. Se essa è onnipresente allora deve essere una lotta continua eterna in ogni cosa, non c'è mai uno stato di riposo né una seppur temporanea risoluzione, semplicemente si trasformerebbe in qualcos'altro ogniqualvolta un opposto vince sull'altro, da qui i miei dubbi sulla "potenzialità della contraddizione" che si attuerebbe solo quando intervengono cause esterne.
Mi pare che quello che qui scrivi sia corretto, anziché essere un errore.
Quello che mi pare essere il tuo errore è l'identificazione dell'attualità della contraddizione con la sua sola fase più acuta e maggiormente visibile.
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
L'unica soluzione che mi viene in mente è che ogni particolare presenti una pluralità di contraddizioni che aumentano e diminuiscono, mutano, nascono, muoiono, non sono mai sempre le stesse, non sono mai una soltanto, vanno solo individuate e comprese.
Sempre Mao:
I processi cambiano, i vecchi processi e le vecchie contraddizioni spariscono, sorgono nuovi processi e nuove contraddizioni
È così infatti. Ma quando analizziamo una singola contraddizione, ci concentriamo su di essa prima di tutto e la colleghiamo alle altre sottostanti o soprastanti, avendola definita nel particolare e purtuttavia questa contraddizione particolare è definita pure da quelle soprastanti. È un movimento dialettico anche quello della sistemazione teorica.
Le varie contraddizioni definiscono la qualità dell'intero processo, ovvero della cosa. È ovvio che poi per semplificazione ci si concentri solo su una contraddizione alla volta, specie quando si fa divulgazione.
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
se vogliamo scendere in profondità dobbiamo cercare la contraddizione all'interno del "-" indipendentemente dal "+", oppure ci è impossibile perché:
Probabilmente esiste. Non sono un matematico.
Il punto è che anche la contraddizione tra il "-" e il "+" definisce intrinsecamente il "-", esattamente come quella tra proletariato e borghesia definisce intrinsecamente il proletariato.
Tale contraddizione esiste "dentro" lo stesso "-" in quanto elemento non scindibile dal "+", definito(dipendente da) tale contraddizione.
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
Eppure nel protone è stato possibile isolare questo "+" dal "-" (il protone dall'elettrone) e trovare che entro di esso c'erano altri "+" e -" (quark up e down).
Tale isolamento è solo teorico; non si considera più teoricamente quel tipo di rapporto per trovarne altri sottostanti; nella realtà il "+" e il "-" non sono mai isolati. Semplicemente quegli altri "+" e "-" in relazione dialettica stanno in un elemento "più grande" che a sua volta è in relazione dialettica con un "-" "più grande".
Il rapporto dialettico tra elettrone e protone non sparisce; semplicemente si trova che lo stesso protone ha delle contraddizioni sottostanti.
Non sono un fisico, ma penso che la scienza sovietica avrebbe considerato tali contraddizioni sottostanti come in rapporto alla contraddizione soprastante(tra protone ed elettrone), essendo l'elettrone qualitativamente definito(e così anche le sue contraddizioni sottostanti) da essa. Chiaro. Questo punto di vista non è quello della fisica teorica borghese, basata sulla vecchia assiomatica classica.
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
Se tuttavia prendiamo l'elettrone, seppur oggi sia considerato come particella elementare, la dialettica ci dice (credo) che in esso, nel particolare, al di là delle potenziali contraddizioni con cause esterne, c'è contraddizione e che va individuata, non che c'è solo in relazione al protone (l'esterno) e dunque non è necessario "scavare ulteriormente".
Nessuno dice di non scavare. Il punto è che la stessa contraddizione con l'altro elemento definisce l'elemento stesso. Gli opposti si definiscono l'un l'altro attraverso il loro rapporto dialettico. La contraddizione non è mai semplicemente esterna.
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
Da quel che so questa contraddizione è in tutte le particelle:
Il comportamento quantistico degli oggetti atomici (elettroni, protoni, neutroni e così via) è lo stesso per tutti, sono tutti "onde-particelle", o qualunque altro nome vi piaccia dar loro.
- Feynman
Certo. Ma chiaramente la contraddizione onda-particella dei fotoni è la contraddizione onda-particella dei fotoni e non quella dei protoni, pur essendo a livello superficiale simili o uguali tra loro. A meno di pensare che tale dualismo sia come un'idea platonica unica sotto il cui ombrello sono poste tutte le particelle. Non so se mi spiego.
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
Tuttavia mi chiedo se abbia senso considerarla una contraddizione della materia (dell'oggetto) e non una contraddizione su come la osserviamo (rapporto soggetto-oggetto), ha senso per il diamat porsi questa domanda oppure l'oggetto sarà sempre in realtà l'osservato in quanto non potrà mai staccarsi (idealisticamente) dal soggetto?
Ha senso. Può darsi che sia solo un errore di osservazione dettato dai pochi strumenti teorici attuali. Nondimeno una volta che saremo in grado di individuare le reali proprietà del fotone o di altre particelle, scoveremo in esse contraddizioni "sottostanti", o addirittura che riguardano la particella X con quella Y.
CITAZIONE (k7ygd @ 21/12/2021, 07:42)
"Feynman e la dialettica della natura"
esatto; un probabile errore di osservazione, ma di cui per ora è meglio non occuparsi.
Spero di aver chiarito meglio la questione diamat.
Edit: ho corretto una parte perché non si capiva che mi stessi riferendo al punto di vista "metafisico" della fisica teorica attuale.
Edited by Ruhan - 21/12/2021, 13:32