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Nepal: la prima volta di una presidente comunista e femminista, vince il Partito Comunista del Nepal (Unificato marxista-leninista

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view post Posted on 31/10/2015, 15:59

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Nepal: la prima volta di una presidente comunista e femminista



Il Nepal ha una presidente donna, la prima della sua storia. L’elezione di Vidhya Devi Bhandari, del Partito comunista del Nepal (Unificato marxista-leninista), è giunta dopo che il 12 ottobre il parlamento aveva dato ad ampia maggioranza al paese un capo del governo marxista, di sesso maschile.
La 54enne Bhandari ha ricevuto 327 voti parlamentari su 549 contro i 214 del principale rivale, Kul Bahadur Gurung, del Partito del Congresso nepalese, primo partito del paese e forza di centrosinistra con 196 seggi. Per lei hanno votato non solo i 175 eletti della sua formazione ma anche gli 80 parlamentari del Partito Comunista Maoista (Partito Comunista Unificato del Nepal – Maoista, per l’esattezza), spesso in conflitto con le formazioni marxiste più moderate.
Un ruolo essenzialmente di rappresentanza, il suo, ma comunque importante per stabilizzare un paese uscito da otto anni di grave incertezza politica, di scontri etnici e conflitti sociali, che conferma la svolta storica del Nepal, paese dove nel 2008 la guerriglia maoista ha estromesso dal potere la sua monarchia feudale restia ad ogni democratizzazione.
Di quella estromissione è stata tra i protagonisti, così come è stata protagonista della ricerca di un nuovo ruolo per la donna accolto in parte nella nuova Costituzione che riconosce non solo un terzo dei seggi parlamentari riservati alle donna, ma anche un presidente o vice-presidente al femminile. Per la prima volta in Asia la costituzione del Nepal, approvata a settembre dopo molti anni di scontri in parlamento e fuori, riconosce anche i diritti degli omosessuali.
Passi importanti in una società ancora dominata totalmente dal patriarcato oltre che dalle caste alte che dettano legge al di là degli organismi costituzionali.
In passato Bhandari è stata già Ministro della Difesa, ruolo assai delicato in un paese scosso da forti tensioni politiche, sociali ed etniche (in Nepal si parlano circa 100 diverse lingue e convivono gruppi etnici assai diversi per cultura e tradizione) e schiacciato tra due colossi in competizione come Cina e India. Su questo fronte una svolta è stata rappresentata dalla firma, il 29 ottobre, di un accordo tra Kathmandu e Pechino che mette fine al tradizionale – e soffocante - monopolio di Nuova Delhi sui rifornimenti di petrolio e gas al piccolo paese.

http://contropiano.org/internazionale/item...ta-e-femminista

Analisi del Partito Comunista del Nepal-Maoista
https://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=55994800


Nepal: Una rivoluzione comunista...ignorata
https://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=23974862
 
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giulio.
view post Posted on 31/10/2015, 20:32




Un' ottima notizia per le masse nepalesi !
Ma vidhya non è del partito maoista ? Se hanno la maggioranza potrebbero sciogliere il parlamento :asd:
 
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view post Posted on 1/11/2015, 02:26
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CITAZIONE (giulio. @ 31/10/2015, 20:32) 
Un' ottima notizia per le masse nepalesi !
Ma vidhya non è del partito maoista ? Se hanno la maggioranza potrebbero sciogliere il parlamento :asd:

Vidhya è del Partito Comunista (Unificato Marxista-Leninista), che nonostante il nome è praticamente un partito socialdemocratico. Gli altri partiti principali dell'assemblea nazionale sono il Partito del Congresso (centro-sinistra) e il Partito Comunista Unificato (Maoista) di Prachanda e Bhattarai.
E' dall'abbattimento della monarchia che tentano di creare un governo stabile.

CITAZIONE
Se hanno la maggioranza potrebbero sciogliere il parlamento

Il partito di Prachanda e Bhattarai ha la maggioranza relativa, però ha fatto tutto il possibile per mantenerle, le istituzioni borghesi. Figurati gli altri due.
 
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MarxEngelsLeninStalinMao
view post Posted on 1/11/2015, 18:00




Pensavo al socialismo in quel paese - con l'esistenza di ben 2 partiti comunisti - fosse facile da giungere dopo l'abbattimento della monarchia... Eppure il primo è socialdemocratico, l'altro si adatta alle istituzioni borghesi.... Speriamo il partito comunista unificato cambi la sua politica se no bye bye socialismo! Vedremo come si evolverà la situazione.
 
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view post Posted on 27/12/2022, 09:52
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compagno

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Nepal: il leader maoista Pushpa Kamal Dahal alla guida del governo


Giulio Chinappi 26/12/20220

Il ritrovato accordo tra i due principali partiti comunisti del Paese ha permesso al leader della fazione maoista, ex leader della guerriglia antimonarchica, di ottenere l’incarico di primo ministro.



Il Nepal è un piccolo Stato montagnoso situato lungo la catena dell’Himalaya, incastonato tra due giganti come Cina e India. Abitato da poco meno di trenta milioni di persone e dotato di una superficie inferiore alla metà di quella italiana, il Nepal ha avuto una lunga storia monarchica di quasi tre secoli, ma dal 2008 ha assunto la forma repubblicana, divenendo dal 2017 un repubblica federale. Dopo la fine della monarchia, la vita politica del Nepal ha visto l’emergere delle forze socialiste e comuniste, che hanno monopolizzato il governo insieme al più moderato Partito del Congresso Nepalese, considerato come socialdemocratico.

I partiti comunisti hanno a lungo tentato la riunificazione, ma alcune differenze di vedute e le rivalità tra i leader hanno portato ad una nuova frammentazione, tanto che oggi in Nepal esistono tre principali partiti comunisti distinti, oltre ad altre compagini minori: il Partito Comunista del Nepal (marxista-leninista unificato), il Partito Comunista del Nepal (centro maoista) e il Partito Comunista del Nepal (socialista unificato). Nonostante la frammentazione, i tre partiti continuano a ricoprire un ruolo molto importante nella politica nepalese, al punto che, alle elezioni dello scorso 20 novembre, hanno ottenuto nel complesso circa il 45% dei voti.

Detto questo, alle elezioni i partiti comunisti si sono presentati separati e in coalizioni diverse, soprattutto a causa dei dissidi tra Khadga Prasad “KP” Sharma Oli, leader della fazione marxista-leninista, e Pushpa Kamal Dahal, leader dei maoisti, e noto con il soprannome di “Prachanda” (“il terribile”) dai tempi della guerriglia antimonarchica, di cui era uno dei capi. I due avevano formato il precedente governo insieme, optando per l’alternanza nel ruolo di primo ministro, ma successivamente Oli aveva mantenuto la carica più a lungo del previsto, suscitando le ire di “Prachanda” e portando alla fine del connubio. Per questo, Oli e Dahal hanno schierato i propri partiti in coalizioni opposte in occasione delle elezioni del 20 novembre: i maoisti, infatti, hanno formato una coalizione di sei partiti, che includeva il Partito del Congresso Nepalese e il Partito Comunista del Nepal (socialista unificato), mentre Oli ha ottenuto l’appoggio di soli altri due partiti.

Il responso elettorale ha visto il Partito Comunista del Nepal (marxista-leninista unificato) mantenere la posizione di prima forza politica del Paese, ma con un netto calo di consensi e l’elezione di 78 deputati sui 275 scranni che compongono l’emiciclo di Katmandu. La formazione di Oli perde dunque ben 43 seggi e, per via della legge elettorale federale, viene scavalcato per il numero di deputati dal Partito del Congresso Nepalese, che, pur ottenendo meno voti, ne elegge ben 89. Il Partito Comunista del Nepal (centro maoista) di Dahal, invece, che ha presentato una lista unificata con il Partito Socialista del Nepal, si classifica terzo, eleggendo 32 deputati.

Nel complesso, i sei partiti della coalizione guidata da Dahal e da Sher Bahadur Deuba, leader del Partito del Congresso Nepalese e primo ministro uscente, hanno ottenuto 126 seggi contro i 90 della coalizione guidata da Oli, ottenendo la possibilità di governare grazie al sostegno di deputati indipendenti e di partiti politici minori. Ma a cambiare le carte in tavola è stata l’improvvisa rottura tra i due principali leader della coalizione, e l’incredibile riavvicinamento tra Dahal e Oli. Deuba ha infatti rifiutato di sostenere la candidatura di Dahal alla guida del governo, volendo mantenere l’incarico di primo ministro per sé, e questo ha rappresentato la buona occasione per la ritrovata alleanza tra i due principali partiti comunisti.

Dahal ha ufficialmente ottenuto l’incarico di primo ministro il 25 dicembre con l’appoggio di 169 deputati su 275, tornando alla guida del governo dopo aver occupato questo posto per due brevi mandati tra il 2008 ed il 2009 e poi di nuovo tra il 2016 ed il 2017, restando al potere in entrambe le occasioni per meno di un anno. Secondo l’accordo, Dahal dovrebbe questa volta restare alla guida dell’esecutivo per due anni e mezzo, prima di cedere il testimone ad Oli. Dopo il voto del parlamento, la presidente della Repubblica, Bidhya Devi Bhandari, ha ufficialmente conferito l’incarico per la formazione del governo al leader maoista (in foto).

Gli osservatori più critici temono però che l’alleanza tra i due partiti comunisti possa avere vita breve, come accaduto nella precedente legislatura. Anche nel 2017, infatti, i due leader avevano stipulato un accordo simile, ma in quell’occasione Oli non rispettò i termini dell’accordo. Dahal potrebbe dunque essere tentato dal restituire il “favore”, ma Oli dispone del maggior numero di deputati, e potrebbe far cadere il governo in qualsiasi momento. Il buonsenso suggerisce che Dahal e Oli dovrebbero questa volta mettere da parte le loro mire personali al fine di affrontare i problemi del Paese, che al momento vive una situazione economica difficile con un alto tasso di inflazione, e accelerare la costruzione del socialismo in Nepal, come previsto dalla stessa Costituzione della repubblica himalayana.

https://giuliochinappi.wordpress.com/2022/...I8-cHD2aug2Blhk
 
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