Comunismo - Scintilla Rossa

Comunismo e filosofia, di Amedeo Curatoli

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view post Posted on 2/10/2015, 13:35

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Comunismo e filosofia



Amedeo Curatoli

28/09/2015

Parla uno (il sottoscritto) che di filosofia ha una superficiale conoscenza di quando, studente, imparò che questa disciplina ebbe il suo effettivo inizio con Talete, Anassimandro e Anassimene i quali si occuparono dell'origine fisica del mondo e che poi questa ricerca fu via via approfondita da Pitagora, Parmenide, Eraclito, Democrito ecc. e poi ancora a un certo punto irruppero sulla scena i sofisti che compirono una grande rivoluzione ideologico-culturale ponendo finalmente al centro della loro speculazione l'uomo, l'uomo in quanto tale, l'uomo «misura di tutte le cose». E infine, a chiudere trionfalmente il ciclo della filosofia classica greca, le tre figura gigantesche di Socrate, Platone e Aristotele.

La filosofia, per essere davvero la regina delle discipline, la chiave di volta per scoprire in che direzione va il mondo, al di là di tutte le menzogne e i luoghi comuni (che ripetuti all'infinito si presentano come verità consolidate), deve saper procedere, intrepidamente, contro-corrente, deve mettere in bilancio, eroicamente, anche i roghi, le scomuniche e le persecuzioni.

Dopo l'apparizione di una vittoriosa rivoluzione comunista, quando per la prima volta nella storia le classi oppresse e diseredate riuscirono finalmente ad andare al potere e a costituire il loro Stato, una filosofia che non colga l'importanza di questa svolta mondiale, ma che anzi la neghi e faccia passi indietro al di qua del marxismo, appare, a un comune mortale comunista, una cosa imperdonabile, incredibile, inimmaginabile.

Ma i filosofi, notoriamente, non sono comuni mortali, essi sono abituati, nel solco di una tradizione millenaria a problematizzare tutto, a non dare nulla per scontato, a sfidare il buon senso comune. La qual cosa può essere, a seconda dell'epoca storica in cui il filosofo esercita il suo magistero, un fatto rivoluzionario e sublime (per esempio Socrate, Bruno, Galileo, Spinoza) ma anche schifosamente regressivo e controrivoluzionario (per esempio i «Nouveaux philosophes» e i teorici del cosiddetto pensiero debole della nostra epoca) perché il filosofo, dopo tutto, è anche un uomo come gli altri, figlio della sua epoca. Esso non può essere scisso in due entità distinte e discordanti, il filosofo da una parte e il cittadino partecipe delle vicende politiche dei suoi tempi dall'altra.

Domenico Losurdo ha avuto l'innegabile merito di smascherare gli ignobili comportamenti da "cittadini" di due importanti filosofi, Nietzesche e Heidegger. Per quanto riguarda il primo, egli ha denunziato, in un ponderoso studio di oltre 1200 pagine, l'operazione mistificatrice, da parte di storici e filosofi (non solo di destra) volta a immergere Nietzeshe in un bagno di purificazione tale da renderlo innocente. E una simile «ripulitura» implicava un artificio furbesco: attribuire un carattere «metaforico» alle più incredibili, reazionarie se non addirittura ripugnanti affermazioni che attraversano la sua opera. I difensori di questo filosofo (che manifestava un sommo disprezzo per tutta l'umanità, ad eccezione che per una elite di «uomini olimpici» di cui egli si sentiva evidentemente l'esponente di punta) hanno mutato «superuomo» in «oltreuomo», «apolide» in «apolitico», «stampa ebraica» in stampa «odierna» ecc.).

Anche su Heidegger ha a gito quella che Losurdo chiama «l'ermeneutica dell'innocenza», ma non c'è artificio che possa nascondere o declassare a semplice «incidente di percorso» il fatto che questo filosofo abbia aderito al nazismo da quando esso ascese al potere fino alla sua distruzione; e dopo, invece di andarsi a nascondere nella Foresta nera e far scomparire le sue tracce, ha avuto l'improntitudine di salire ancora una volta in cattedra e confezionare, insieme ad Hannah Arendt, la «categoria» del doppio totalitarismo nazismo-comunismo. Il che ci fa rimpiangere, a noi comunisti, che costui non abbia fatto la fine che i nostri Partigiani inflissero a Gentile.

Ritornando alla vittoria della rivoluzione comunista si può immaginare quanti filosofi siano stati influenzati da questo evento, e quanti di costoro abbiano addirittura preso la tessera del partito comunista…ma poi, progressivamente, l'infatuazione per l'idea di rivoluzione deve aver ceduto il posto ad una filosofia rassegnata dei piccoli passi concreti in vista di un progresso possibile, sostenibile e compatibile con "lo stato di cose presente" e tutto il resto è utopia.

Tali filosofi ex-di sinistra hanno un denominatore comune: sono tutti antistalinisti assatanati. Dalle interviste concesse e dalle loro prolusioni in video, al di là delle differenziazioni, delle polemiche e degli attacchi vicendevoli che si scambiano, viene fuori, immancabilmente, una rappresentazione di Stalin come l'artefice di un mattatoio umano funzionante a ritmi industriali 24 ore su 24 per la macellazione di milioni di innocenti.

Ma che razza di philosophes sono costoro!... Come è mai possibile abboccare all'amo del rapporto "segreto" dell'arcicriminale Krusciov, o, peggio ancora, essere sulla stessa linea di un noto storico che ha lavorato per i servizi segreti angloamericani, specialista in falsificazioni anti-Stalin da poco defunto e di cui ci ripugna finanche fare il nome? Andate sul sito:(www.resistenze.org/sito/te/pe/dt/pedtfi22-016835.htm) per capire chi era quest'uomo. I nouveaux philosophes, accesi maoisti durante il Maggio rosso francese del '68 hanno avuto l'onore della copertina del settimanale statunitense Time che esultava per l'anticomunismo di chi veniva dal comunismo e quindi un anticomunismo molto più efficace e credibile di quello propagandato dai vecchi tromboni reazionari di destra che avevano perso mordente e credibilità. Uno di costoro, Bernard-Henri Lévy, è divenuto consigliere particolare di Sarkozy durante l'aggressione alla Libia.

Abbiamo visto il video di una «lectio magistralis» del filosofo Cacciari in cui si è particolarmente diffuso sul nòmos, cioè sulla legge. Perché vi sia comunità politica (??), ha detto, bisogna rispettare la legge; non si può essere ànomos (senza legge); naturalmente le leggi sono emendabili, discutibili quanto si vuole, ma una volta messici d'accordo sulle leggi da condividere abbiamo raggiunto l'isonomìa, vale a dire l'uguaglianza dei diritti politici; e l'isonomìa è alla base della eudaimonìa cioè uno stato d'animo di benessere… Man mano che procedeva in questa lezione siamo rimasti sbalorditi dal microminimalismo riformistico di cui era intessuto il suo ragionamento, un ragionamento che poteva incantare la gente un paio di secoli fa, quando non aveva visto l'alba la grande rivoluzione filosofica di Marx ed Engels e l'umanità brancolava ancora nel buio su che cosa era lo Stato e le sue leggi.

L'isonomìa, l'eudaimonìa e tutte queste belle paroline "filosofiche" sono realizzabili, secondo Cacciari, solo nella civitas terrena, e chi vuole creare in terra una civitas Dei (vale a dire: chi intende fare la rivoluzione comunista) è affetto da ideologismo. Ma non ci voleva Cacciari per fare questa mirabile scoperta: già due millenni orsono Cristo disse: beati gli ultimi che saranno i primi nel Regno dei cieli. In quel tempo però, in una società schiavista, questa grande profezia aveva un valore rivoluzionario; oggi, la "concretezza" cacciariana della cosiddetta comunità politica operosa e ossequiosa delle leggi che opera nella civitas terrena è un residuo oppiaceo di tutte le mistificazioni escogitate, nei secoli, ai danni della povera gente da parte della Chiesa, delle classi dominanti e dei filosofi che si sono messi al loro servizio.

C'è un importante intellettuale italiano, anche lui ex-comunista, storico della letteratura italiana, Asor Rosa, che pubblicò anni fa un saggio filosofico, Fuori dell'Occidente, che ha il pregio di parlare più chiaro rispetto ad un filosofo di mestiere. Scrisse: «Quando tutto il resto del mondo (sta parlando sotto lo schok dell'attacco militare all'Iraq del primo Bush- ndr) tende a ricongiungersi e a unificarsi con il suo centro (gli Usa, ndr), all'opposizione può restare il compito della difesa degli interessi marginali, delle situazioni arretrate, delle minoranze in declino, delle cause nobili ma perse». E poi, volgendo tristemente lo sguardo indietro verso «l'esperimento umano tentato con la Rivoluzione d'Ottobre» conclude, con tono elegiaco:«Nella Storia, anche il Bene, manifestato in grandi dimensioni, preso a grosse dosi, diventa Male… Trasformare i convincimenti di una retta coscienza nell'identità di un popolo, di una nazione, di una massa, è l'impresa più difficile che ci sia: quelle rare volte che si realizza, essa non è che il punto di partenza di un processo di irredenzione, perversione e caduta verso il basso, fino ad un punto in cui quella retta coscienza, se ancora sopravvive, non oserà neanche domandarsi, inorridita, come mai abbia potuto cedere alla tentazione di avviare quel processo in nome dei propri sacrosanti 'principi'». Quindi passato il momento eroico della presa del Palazzo d'inverno, era inevitabile, come è sempre accaduto nella storia - dice il Nostro - che sopraggiungessero perversioni e cadute verso il basso prodotte indovinate da chi?...ma da Stalin, e che dubbio c'è! «Non ci sarà mai più - sintetizza filosoficamente Asor Rosa - un governo degli sconfitti» dato che «qualsiasi forma di potere» è «Magna Meretrix», è la Grande Puttana della storia, perché «l'utero sozzo della Storia produce solo mostri».

Quella che esprimono in parole diverse (ma uguali nella sostanza teorica e politica) tutti questi intellettuali della nostra epoca è un'ideologia, una filosofia, una cultura marcia fin nelle midolla, è la cultura della resa all'imperialismo, della resa alla reazione mondiale, è la cultura dell'abiura del marxismo che predica alle classi oppresse la rassegnazione e l'inutilità della rivoluzione. Tutti questi intellettuali, potrebbero, come ne "La dolce vita" di Fellini, indossare cappellini di carta, prendersi per mano e fare un grande, gioioso girotondo e lanciarsi coriandoli. Dopo tutto, tali filosofi e letterati transfughi del comunismo non se la passano tanto male rispetto, per esempio, agli operai dell'Italsider di Taranto, a quelli di Pomigliano a cui Marchionne ha ridotto il già misero salario, agli esodati, ai giovani senza futuro impegnati in grandi e rischiose lotte No Tav e No Muos…
 
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frunci17
view post Posted on 7/10/2015, 11:30




Marx fu un grande critico del CAPITALISMO, MA COME FILOSOFO FU SOLAMENTE UN BUON FILOSOFO. ma molto condizionato per il suo tempo.
 
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view post Posted on 7/10/2015, 13:36

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CITAZIONE (frunci17 @ 7/10/2015, 12:30) 
Marx fu un grande critico del CAPITALISMO, MA COME FILOSOFO FU SOLAMENTE UN BUON FILOSOFO. ma molto condizionato per il suo tempo.

Una simile affermazione credo debba essere supportata da una spiegazione più dettagliata!
 
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view post Posted on 26/10/2015, 22:04
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CITAZIONE (frunci17 @ 7/10/2015, 11:30) 
Marx fu un grande critico del CAPITALISMO, MA COME FILOSOFO FU SOLAMENTE UN BUON FILOSOFO. ma molto condizionato per il suo tempo.

"Ma come filosofo fu solamente un buon filosofo" cos'è, un ricalco di "Cicerone uomo di lettere, buono scrittore ma pessimo politico" di Boissier? Ma per favore!

CITAZIONE
ebbe il suo effettivo inizio con Talete, Anassimandro e Anassimene i quali si occuparono dell'origine fisica del mondo

Avrei qualcosa da ridire. L'origine fisica del mondo non ha senso in questo contesto, anche perché filosofia e fisica si separano solo con l'avvento delle filosofie ellenistiche, e dunque l'origine del mondo secondo i tre filosofi presenta una parte para scientifica (vedesi l'acqua per Talete), ma allo stesso tempo una dimensione non prettamente fisica dello studio dell'origine del mondo, le quali sono tra di loro strettamente collegate e si completano a vicenda, quindi parlare di fisica in senso lato è secondo me prematuro.

CITAZIONE
E infine, a chiudere trionfalmente il ciclo della filosofia classica greca, le tre figura gigantesche di Socrate, Platone e Aristotele.

Anche questa affermazione in realtà non è del tutto corretto, in quanto Socrate, Platone e Aristotele compongono l'età classica della filosofia greca, non la chiudono.

CITAZIONE
perché il filosofo, dopo tutto, è anche un uomo come gli altri, figlio della sua epoca

A mio avviso ciò corrisponde al vero, vedesi come uno dei tanti esempi Anselmo D'Aosta e la sua visione dell'ontologia, superata da Kant solo molto tempo dopo, che ha costituito a lungo la base del pensiero europeo, ma solo in parte.

Edited by Paderborner - 26/10/2015, 22:21
 
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giulio.
view post Posted on 4/11/2015, 21:49




CITAZIONE (frunci17 @ 7/10/2015, 11:30) 
Marx fu un grande critico del CAPITALISMO, MA COME FILOSOFO FU SOLAMENTE UN BUON FILOSOFO.

Non hai tutti i torti non tanto perché marx non fosse un buon filosofo,ma perché marx non era proprio un filosofo,era uno scienziato !
 
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view post Posted on 8/11/2015, 12:17
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CITAZIONE (giulio. @ 4/11/2015, 21:49) 
CITAZIONE (frunci17 @ 7/10/2015, 11:30) 
Marx fu un grande critico del CAPITALISMO, MA COME FILOSOFO FU SOLAMENTE UN BUON FILOSOFO.

Non hai tutti i torti non tanto perché marx non fosse un buon filosofo,ma perché marx non era proprio un filosofo,era uno scienziato !

Filosofia e scienza non sussistono l'una senza di essa, anni e anni di studi fisico/matematico/scientifici lo hanno ampiamente dimostrato.
 
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view post Posted on 10/11/2015, 00:07
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Ridurre la filosofia ad ancella della scienza è abbastanza pericoloso, così come lo è il negare il valore dell'ontologia e della metafisica, a partire dall'incapacità di indagare sopra di esse, da parte della scienza.
Certo, la scienza può influenzare la filosofia(si veda la questione sul libero arbitrio), ma non è che uno spunto, una prova tra le prove, possibilmente(e non necessariamente) utilizzabile in fase argomentativa.
 
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view post Posted on 12/12/2015, 13:05
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CITAZIONE (Ruhan @ 10/11/2015, 00:07) 
Ridurre la filosofia ad ancella della scienza è abbastanza pericoloso, così come lo è il negare il valore dell'ontologia e della metafisica, a partire dall'incapacità di indagare sopra di esse, da parte della scienza.
Certo, la scienza può influenzare la filosofia(si veda la questione sul libero arbitrio), ma non è che uno spunto, una prova tra le prove, possibilmente(e non necessariamente) utilizzabile in fase argomentativa.

Condivido la prima parte, per il resto non sono del tutto d'accordo.
 
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giulio.
view post Posted on 12/12/2015, 14:40




CITAZIONE (Ruhan @ 10/11/2015, 00:07) 
Ridurre la filosofia ad ancella della scienza è abbastanza pericoloso, così come lo è il negare il valore dell'ontologia e della metafisica, a partire dall'incapacità di indagare sopra di esse, da parte della scienza.
Certo, la scienza può influenzare la filosofia(si veda la questione sul libero arbitrio), ma non è che uno spunto, una prova tra le prove, possibilmente(e non necessariamente) utilizzabile in fase argomentativa.

Sinceramente non sono d'accordo!
Per quanto riguarda questo argomento mi trovo in linea con le parole di Althusser :

"L’Ideologia tedesca giustifica questa soppressione della filosofia con una teoria della filosofia come allucinazione e mistificazione o, per dirla tutta, come sogno, costruito usando quelli che chiamerò i resti diurni della storia reale degli uomini concreti, resti diurni rivestiti di un’esistenza meramente immaginaria, in cui l’ordine delle cose è rovesciato.
La filosofia, al pari della religione e della morale, non è altro che ideologia: non ha storia, tutto ciò che sembra succedere in essa succede in realtà fuori di essa, nella sola storia reale, quella della vita materiale degli uomini. La scienza allora è il reale stesso, conosciuto attraverso l’atto che lo svela distruggendo le ideologie che lo velano: al primo posto di queste ideologie, la filosofia.
[...] Marx fonda una nuova scienza, ossia elabora un sistema di concetti scientifici nuovi, laddove prima non esisteva che un’impalcatura di nozioni ideologiche. Marx fonda la scienza della storia, laddove non c’erano che filosofie della storia."
 
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giulio.
view post Posted on 24/12/2015, 09:16




CITAZIONE (Staaaliiiin @ 12/12/2015, 22:04) 
... lasciamolo perdere quest'uovo del cazzo!. Io in filo sto studiando marxxe

eh calma,non basta studiare un po' di filosofia alle superiori per liquidare un uomo come l' Althus ..

"Nello stesso modo noi diremo: la filosofia non è sempre esistita; l’esistenza della filosofia si osserva soltanto in un mondo che comporta quella che si chiama una scienza, o più scienze. Scienza in senso stretto: disciplina teorica, cioè ideale e dimostrativa, e non aggregato di risultati empirici.

Ed ecco in breve le illustrazioni empiriche di questa tesi.

Perché la filosofia nasca o rinasca, è necessario che le scienze siano. Forse per questo la filosofia in senso stretto è cominciata soltanto con Platone, suscitata a nascere dall’esistenza della Matematica greca; è stata sconvolta da Cartesio, provocata alla sua rivoluzione moderna dalla fisica galileiana; è stata riformata radicalmente da Kant, sotto l'effetto della scoperta newtoniana; è stata trasformata da Husserl, sotto lo stimolo delle prime assiomatiche, ecc.

Mi limito a suggerire questo tema, che andrebbe verificato per fare osservare, sempre in modo empirico, che Hegel non aveva in fondo tutti i torti quando diceva che la filosofia sorge una volta scesa la notte: allorchè la scienza, nata all’alba, ha già percorso l’arco di una lunga giornata. Sulla scienza che la provoca a nascere nella sua prima forma, o a rinascere nelle sue rivoluzioni, la filosofia ha dunque sempre il ritardo di una lunga giornata, che può durare anni, vent’anni, mezzo secolo oppure anche un secolo. " (Althusser)
 
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view post Posted on 11/11/2016, 02:20
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Pol Pot, ne abbiamo già discusso. Per quanto mi riguarda non sono d'accordo con Althusser e nemmeno con la visione stretta di Marx. La sua opinione sulla filosofia coglie una parte della filosofia del suo tempo tralasciando il resto, quel resto che lui stesso ha usato per trarne la sua particolare filosofia.
Ad oggi, a maggior ragione, dire che gli studi ontologici, mereologici o topologici siano ideologia non può non farmi scappare un sorriso. L'ideologia è un corpo estraneo rispetto a quella scienza che è la filosofia. So che mi citerai Engels e altri contro questa mia affermazione, ma posso assicurarti che ho le mie motivazioni per affermarlo e anzi, ti sfido alla lettura di un testo di ontologia per intendere quanto il metodo sia rigoroso.
L'ideologia la si può notare in talune affermazioni o conclusioni, certo. Questo specie nell'ontologia sociale che io accuratamente evito di frequentare. Ma anche nella fisica si vedono gli stessi fenomeni. Immagino che nessuno qui contesti la relatività einsteniana cadendo come Bergson in una critica senza oggetto.
Dunque ritengo che la riduzione ad ideologia se non aveva senso allora(perché ridurre Hegel ad ideologo, visto dal lontano dei nostri tempi è semplicemente ridicolo) a maggior ragione non ne ha oggi. Potrai essere in disaccordo e rispetto la tua opinione, ma d'altronde non è mia intenzione essere ortodosso in questo frangente.

In ogni caso, la traduzione "oltreuomo" è la più corretta e l'autore dell'articolo penso abbia letto Nietzsche attraverso il sussidiario da liceo. Non v'è nessuna giustificazione oggi di Nietzsche. Quella è roba da anni 60-70. Oggi sappiamo benissimo quali fossero le opinioni di Nietzsche(e il Curatoli farebbe meglio a scandalizzarsi piuttosto riguardo le puttanate che propina sul PCC "volenteroso"), tuttavia l'oltreuomo non è quello descritto dai nazisti e non è un tipo fisico, né spirituale di uomo. La questione è ben più complessa ed è legata allo stesso concetto della morte di Dio come impossibilità di coniugare il divenire(uscita dal nulla e rientro nel nulla) con qualsivoglia eterno.
Stessa cosa per quel grandissimo pensatore che è Heidegger. Liquidare il suo pensiero a partire dalla collaborazione con il nazismo è banale, già visto e facilmente smentibile da chi Heidegger lo legge e medita.
Io personalmente non sono un heideggeriano, ma costituisce una possibilità di dialogo e di confronto da cui è nata tanta letteratura interessante. E soprattutto il suo pensiero è - che lo si voglia o no - decisivo per molti versi, specie per le critiche rivolte alla sua distinzione tra ontologico e ontico.

CITAZIONE
Il che ci fa rimpiangere, a noi comunisti, che costui non abbia fatto la fine che i nostri Partigiani inflissero a Gentile.

Il che fa intendere che l'autore oltre ad Heidegger non abbia nemmeno letto Gentile il quale rimane un grandissimo filosofo e non serve essere attualisti per riconoscerlo. Si vedano i rapporti tra Gramsci e Gentile e le dichiarazioni del primo riguardo il suo aver desunto la prassi proprio dall'attualismo, ma "sporcandola"(intendendo con questo l'averla resa praxis materiale).

So che mi contesterete, ma la filosofia è una forma di sapere dialogico. Il togliere la parola anche al più grande dei propri avversari è sempre una perdita. Il che non mi fa condannare il gesto partigiano, poiché Gentile fu anche politico e questo non lo si può cancellare. Ma non me lo fa nemmeno esaltare secondo quel feticismo della storia e delle parti che distoglie fin troppo dall'analisi metodica del presente.

In ogni caso. Giusta l'analisi su Cacciari che ha anche i suoi pregi però e che ho incontrato di recente in una meravigliosa lectio magistralis su Dante e Schelling.
Giusta anche l'analisi dei filosofi ex-comunisti. Ma ripeto: liquidare un filosofo in quanto "impianto" a partire da alcune parti ideologiche di quell'impianto, è roba che ridurrebbe il programma ai liceali, ma che risulta stancante alla lunga e ottusa.

Un'ultima questione: il Marx non filosofo, ma che usa metafore di descrizione metafisica(circa i principi base del funzionamento dell'essere) come "materia" o "sovrastruttura" mi suona strano. Lo stesso Capitale è un'opera pregna di filosofia, specie laddove descrive processi come la reificazione della merce. Ritengo pertanto che l'interpretazione marxista del Marx non-filosofo sia problematica.

Edited by Ruhan - 11/11/2016, 04:42
 
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giulio.
view post Posted on 11/11/2016, 15:38




CITAZIONE (Ruhan @ 11/11/2016, 02:20) 
Ritengo pertanto che l'interpretazione marxista del Marx non-filosofo sia problematica.

Ciao Ruhan, mi ero scordato di questa interessante discussione.
Premetto che gradisco molto i tuoi interventi in campo filosofico sebbene sia costretto a non condividerli totalmente, in ogni caso li ritengo certamente proficui. Lo stesso terreno (filosofico) mi risulta un po' angusto per via della mia scarsa preparazione in merito. Detto questo confondere il primo Marx (filosofo) con il Marx scienziato mi sembra un passo indietro nella teoria. Quantunque si possa discutere sul dove collocare precisamente la rottura epistemologica,non si può titubare sul fatto che essa esiste e segna una <<linea di demarcazione>> , un punto di non ritorno da cui non possiamo che avanzare a meno di confusioni.
Il fatto che effettivamente il capitolo sulla merce sembri più un romanzo gotico (<<grilli che fanno ballare i tavoli, nebbie misiche, sensibilmente sovrasensibile>> etc.) che un cominciamento scientifco, ciò non cambia la sostanza. Ebbene, la scienza inaugurata da Marx non esce dalla rottura epistemologica (1845) come già "pronta". Essa è ancora filosoficamente contaminata. Nasce ma ancora gravata da quel torpore prescientifco che l'aveva generata. Essa infatti comincia appena nel '45 per continuare (lungo il tortuoso cammino della lotta di classe nella teoria )durante tutta la vita di Marx. Periodo nel quale ci si depura lentamente da ogni categoria filosofica , certo con colpi di coda ed arretramenti, ma sostanzialmente tali arretramenti (filosofici se vogliamo) non sono che accidentali. Come disse Lenin - <<questo studio è appena cominciato, esso è senza fine per sua natura come come la scienza in generale>> . Insomma appellarsi alle poche volte (due o tre) in cui nel Capitale si ricorre a categorie filosofiche non intacca minimamente il senso della rottura, al contrario esse non sono che il residuo del guscio ideologico dal quale si è schiusa una nuova scienza.
 
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view post Posted on 11/11/2016, 15:50
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Detto questo confondere il primo Marx (filosofo) con il Marx scienziato mi sembra un passo indietro nella teoria.

Tu hai ragione in ciò e credo di essermi spiegato male. Non facevo riferimento al primo Marx, ma al Marx che utilizza concetti come il finito e l'infinito, il particolare e l'universale(desunti dalla Logica hegeliana) per definire i rapporti di classe ne Il Capitale. E anzi, non parlo affatto di termini palesi. Parlo proprio di nodi concettuali che saltano all'occhio a chi abbia letto la Logica di Hegel.

CITAZIONE
Periodo nel quale ci si depura lentamente da ogni categoria filosofica

Non sarei così drastico. Anche il secondo Marx parla di "materia" e ne parla in quanto metafora, in quanto indicazione metaforica di una predominanza della struttura concreta ed economica. Lenin stesso parla di materia come concetto metaforico per indicare(qui l'influsso engelsiano è ovvio) una preminenza del di-fronte obbiettivo. Credo ci sia molto da discutere, quindi.
Che Marx sia anche scienziato, nel senso empirico del termine sono d'accordo. Ma è proprio su quell' "anche" che non troveremo mai accordo. :D
 
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view post Posted on 13/9/2017, 20:06

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CITAZIONE (frunci17 @ 7/10/2015, 12:30) 
Marx fu un grande critico del CAPITALISMO, MA COME FILOSOFO FU SOLAMENTE UN BUON FILOSOFO. ma molto condizionato per il suo tempo.

Ti consiglierei di leggere (attentamente) Le tre fonti e 3 parti integranti del marxismo di Lenin. Si tratta di uno scritto fondamentale consigliatissimo a chi vuole iniziare a studiare il marxismo. Controllerò e se non c'è qui in biblioteca lo posso inviare.

Alla base di tutta l'opera di Marx c'è la concezione filosofica, il metodo materialistico dialettico. Senza il materialismo dialettico le classi oppresse sarebbero rimaste condannate a errare nel buio, non sarebbero potute esistere né l'economia politica marxista (Il Capitale) né il socialismo scientifico e ancora meno il materialismo storico che rappresenta l'applicazione del materialismo dialettico allo studio dei fenomeni storici.

Il materialismo dialettico, l'economia politica e la teoria del socialismo scientifico costituiscono le 3 parti integranti del marxismo. Togli uno dei 3 pezzi e crolla tutto.

Per difendere il materialismo dialettico Lenin scrisse Materialismo e empiriocriticismo nel 1909. L'imortanza che Lenin attribuiva alla base filosofica era tale che dedicò (come fece Engels prima di lui) un notevole tempo allo studio delle ultime acquisizioni delle scienze naturali per dimostrare che contrariamente all'opinione di molti fisici (eccellenti nel proprio settore tra l'altro) le ultime acquisizioni nel settore della fisica moderna non andavano a smentire ma al contrario rappresentavano una schiacciante conferma delle tesi del materialismo dialettico. (oggi le cose non sono cambiate).

Il problema nasce quando scienziati di un settore particolare della scienza si improvvisano esperti nel campo della filosofia che costituisce un altra scienza.

Credo (come lo spiega Lenin) che in politica si debba partire da una giusta concezione scientifica (dialettico-materialistica) e applicandola ai vari problemi cui va incontro il movimento operaio, si riesce di volta in volta a stare dalla parte giusta, quella che va nell'interesse del proletariato mondiale. Avere una giusta posizione politica oggi, senza una visione scientifica, non garantisce che un domani quando le cose si fanno magari più confuse si riesca a mantenere la giusta posizione.

Non. Direi proprio che anche nel campo della filosofia Marx e Engels ci hanno regalato una rivoluzione epocale, liberandoci dalla schiavitù sia dell'idealismo sia da quella del materialismo meccanicista (fatalismo), che oltre tutto spalancano ambedue le porte alla religione.
 
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DDR Neujahr
view post Posted on 8/5/2019, 08:19




CITAZIONE (primomaggio1945 @ 8/5/2019, 02:16) 
CITAZIONE
L'unica opinione personale che posso aggiungere è che il forum ha perso credibilità da quando non ci sono più due utenti che partecipavano spesso con spunti di riflessione intellettuale. Scintilla è più morto e più povero intellettualmente senza di loro. Essere marxisti ed essere filosofi, esiste una sovrapposizione delle due condizioni?

certo che sì, "i filosofi hanno solo interpretato il mondo, tocca a noi cambiarlo"
Il marxismo è essenzialmente antifilosofico e da questo forum cacciamo la feccia revisionista e reazionaria di pipì e di quell'altro stronzo di Ruhan...se sei venuto qui a riabilitarli o se sei uno di loro due vattene subito...e finiscila col postare merda borghese idealista di tutti i tipi come facevano quei due fenomeni...

A parte che dei due che hai nominato ricordo solo Ruhan e nemmeno mi riferivo a lui, se tu non hai capito il marxismo sono cazzi tuoi. Sei il classico esempio di marxista che critica la filosofia "borghese" che è proprio fuori dall'ambiente borghese. Semmai sei TU che sei schifosamente borghese dentro e che fai esattamente quello che fanno i borghesi quando si critica la loro ideologia.

Il socialismo è economia pianificata ed è quello che io voglio, non sono come i cari economisti borghesi della Statale che credono di negare la sua validità "perché no".

Ma già che inizi la catena degli ad hominem: nei miei interventi in pochi mesi ho avuto più spirito di iniziativa e più spunti di riflessione di quanti tu ne abbia mai avuto durante tutta la permanenza sul forum. "Ma l'intuizione è borghese e individualista!! 1!1!1!" cazzate. Non ci guadagno proprio niente e non ne ho interesse. Ti sfido a trovare un briciolo di idealismo nelle proposte concrete che ho fatto nei vecchi post - cioè degli argomenti che ho deciso di trattare (matematica, evoluzione della struttura del capitalismo, differenze strutturali, bitcoin, ecc). Ma sai com'è, è difficile parlare di blockchain a uno che a malapena conosce il marxismo.

Picchiamo i militari borghesi con la clava! Funzionerà! reee


Edit:

E te lo rinfaccio pure: Marx era un economista - anche lui BORGHESE -, Lenin era ECLETTICO e Mao aveva letto FILOSOFIA REAZIONARIA. Quindi, perdono forse di validità? No.

"Idealismo". Schifoso borghese.
Continua pure a leggere Wundt in traduzione maoista :D
DpQ9YJl

Edited by DDR Neujahr - 8/5/2019, 14:14
 
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