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La NATO è una minaccia per la pace

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view post Posted on 8/9/2014, 13:26

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La NATO è una minaccia per la pace

«La Nato ama considerarsi come una comunità internazionale. In realtà si tratta di un club militare interventista ed espansionista degli stati ricchi del mondo e i loro satelliti sono utilizzati per far rispettare gli interessi strategici ed economici occidentali». [Seumas Milne]

giovedì 4 settembre 2014 16:29

di Seumas Milne

Per i guerrafondai occidentali è un buon momento per stare in Galles. Un'alleanza militare che per anni ha lottato per giustificare la sua stessa esistenza ha preparato una fitta agenda per il suo vertice a Newport. La Nato può anche non essere al centro dei piani di Barack Obama e David Cameron per far decollare l'intervento in Medio Oriente e cancellare il cosiddetto pericolo dello Stato islamico ma dopo 13 anni di sanguinosa occupazione dell'Afghanistan e un nefasto intervento militare in Libia, l'alleanza occidentale ha finalmente un nemico che sembra adattarsi perfettamente alle sue strategie. Passando per l'ex repubblica sovietica dell'Estonia di oggi, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che la Nato è pronta a difendere l'Europa da una "aggressione russa".

Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen - che nel 2003 dichiarò, così come il primo ministro danese, che "l'Iraq possiede armi di distruzione di massa ... lo sappiamo" - ha rilasciato le immagini satellitari che dimostrerebbero la supposta invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Per non essere da meno, il primo ministro britannico ha paragonato Vladimir Putin a Hitler.

Il vertice ha in programma la costituzione di una forza di reazione rapida da dispiegare in Europa orientale per scoraggiare Mosca. La Gran Bretagna sta inviando truppe in Ucraina per esercitazioni militari. A Washington, i falchi del Congresso stanno chiedendo a gran voce una pacificazione e un intervento per dare all'Ucraina "una forza combattente più capace di resistere" alla Russia.

Ogni speranza per un accordo su il cessate il fuoco venuto dal presidente dell'Ucraina come via per porre fine al conflitto è naufragata nel momento in cui il suo primo ministro, Arsenij Yatseniuk - un favorito americano a Kiev - ha descritto la Russia come uno "stato terrorista" e, incoraggiato da Rasmussen, ha chiesto che all'Ucraina sia consentito di aderire alla NATO. Ma fu proprio la minaccia che l'Ucraina potesse entrare in un'alleanza militare ostile alla Russia, e nonostante l'opposizione della maggior parte degli ucraini e del governo da essi eletto, che innescò questa crisi.

Invece di mantenere la pace, è stata proprio la Nato la causa dell'escalation delle tensioni e della guerra. Che è quanto la Nato fa da quando è stata fondata nel 1949, al culmine della guerra fredda, sei anni prima del Patto di Varsavia, come un trattato di difesa contro la minaccia sovietica. Si è spesso affermato che l'alleanza ha mantenuto la pace in Europa per 40 anni, quando in realtà non c'è la minima prova che l'Unione Sovietica abbia mai pensato di attaccare.

Dopo il crollo dell'URSS, il Patto di Varsavia è stato debitamente sciolto. Lo stesso non è accaduto per la NATO, pur essendo venuta meno la ragione apparente per la sua esistenza. Se la pace fosse stata veramente il suo fine, si sarebbe potuto utilmente trasformarla in un accordo di sicurezza collettiva a cui far partecipare anche la Russia, sotto l'egida delle Nazioni Unite.

La NATO si è posta invece nuovamente "out of area" assegnandosi il mandato a fare la guerra unilaterale, dalla Jugoslavia in Afghanistan e in Libia, come avanguardia di un nuovo ordine mondiale dominato dagli Stati Uniti. In Europa ha gettato le basi per la guerra in Ucraina rompendo l'impegno tra Stati Uniti e Mosca e procedendo inesorabilmente verso un'espansione ad Est: prima nei paesi dell'ex Patto di Varsavia, poi nei territori della ex Unione Sovietica.

Ma il "grande premio", come il capo della fondazione statunitense National Endowment for Democracy ha ammesso l'anno scorso, è stato la divisione etnica dell'Ucraina. Dopo che l'Unione Europea siglò un trattato militare unilaterale con l'Ucraina che escludeva un accordo coi russi - che il corrotto ma regolarmente eletto presidente dell'Ucraina rifiutò di firmare e per questo fu rovesciato da un vero e proprio colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti - divenne quasi paranoico per la Russia vedere l'acquisizione dello stato confinante come una minaccia ai suoi interessi fondamentali.

Sei mesi dopo, nell'Ucraina orientale la resistenza filorussa alle forze nazionaliste di Kiev appoggiate dalla Nato è diventata una guerra su vasta scala. Ci sono stati migliaia di morti e violazioni dei diritti umani da entrambe le parti, mentre le truppe governative e i loro ausiliari irregolari bombardano aree civili e rapiscono, detengono e torturano in massa i sospetti separatisti.

Le forze ucraine sostenute dai governi occidentali sono gruppi come il battaglione neo-nazista Azov, il cui simbolo è il "dente di lupo" usato dagli assaltatori di guerra nazisti. Il regime di Kiev, sempre più repressivo, sta ora tentando perfino di vietare il partito comunista ucraino, che ha ottenuto il 13% dei voti alle ultime elezioni parlamentari.

D'altronde la Nato, che spesso in passato ha avuto tra i suoi membri anche governi fascisti, non è mai stata troppo esigente in fatto di democrazia. Le prove portate a sostegno delle sue affermazioni sull'invasione dell'Ucraina orientale da parte delle truppe russe sono inconsistenti. Le forniture di armi e gli interventi segreti a sostegno dei ribelli del Donbass - comprese le forze speciali e irregolari - sono un'altra cosa.

Ma questo è esattamente ciò che le potenze della NATO, come Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia sono state impegnate a fare in tutto il mondo per anni, dal Nicaragua alla Siria e in Somalia. L'idea poi che la Russia abbia inventato una nuova forma di "guerra ibrida" in Ucraina è quanto meno bizzarra.

Ciò non vuol dire che la guerra per procura tra la Nato e la Russia in Ucraina non sia brutta e pericolosa. Ma non è necessario avere alcuna simpatia per l'autoritarismo oligarchico di Putin per riconoscere che la NATO e l'UE, non la Russia, hanno scatenato questa crisi e che sono le stesse potenze occidentali che resistono alla soluzione negoziata che è l'unica via d'uscita, per paura di apparire deboli.

Tale soluzione dovrà includere come minimo l'autonomia federale, la parità di diritti per le minoranze e la neutralità militare, in altre parole, no Nato. Con l'aumento dello spargimento di sangue e il centro di gravità politico di Kiev spostato sempre più a destra l'economia dell'Ucraina sta implodendo, solo i suoi sponsor occidentali possono fare qualcosa. L'alternativa, dopo la Crimea, è l'escalation e la disintegrazione.

La Nato ama considerarsi come una comunità internazionale. In realtà si tratta di un club militare interventista ed espansionista degli stati ricchi del mondo e i loro satelliti sono utilizzati per far rispettare gli interessi strategici ed economici occidentali.


(3 settembre 2014)


Traduzione di Pier Francesco De Iulio

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La NATO intende vietare a Russia e Cina di svilupparsi

La nuova fase della NATO dopo Newport: contro Russia, Cina e India, potrà contare sul terrorismo di quell'Emirato Islamico che finge di combattere [Thierry Meyssan]

di Thierry Meyssan.

Il fastoso vertice NATO di Newport non ha fatto nascere pubblicamente le decisioni più importanti che erano state annunciate, ma è probabile che siano state prese in segreto. Per evitare che la Russia e la Cina, ma anche l'India, continuino il loro sviluppo, la NATO può contare sul terrorismo di quell'Emirato Islamico che finge di condannare e combattere.

Il vertice di Newport (Galles) è il più importante della NATO dopo quello tenuto a Praga nel 2002. All'epoca, si trattava di accogliere nuovi Stati dell'Europa centrale e orientale in seno all'Alleanza. Stavolta si tratta di pianificare una strategia a lungo termine per contenere lo sviluppo della Russia e della Cina in modo che non possano rivaleggiare con gli Stati Uniti [1].
Tutto ciò che riguarda la NATO è soggetto a polemiche. Infatti, non ha mai smesso, fin dalla sua creazione, nel 1949, di manipolare i fatti per presentarsi come un'alleanza difensiva di fronte all'espansionismo sovietico, mentre fu il Patto di Varsavia, creato sei anni dopo, nel 1955, a mirare a difendere gli stati socialisti di fronte all'imperialismo anglosassonee (e non viceversa).
Inoltre, contrariamente alla sua denominazione, la NATO non è un'alleanza fra uguali, ma la vassallizzazione degli eserciti partner da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito. Infatti, tutte le forze armate che fanno parte di questa presunta "alleanza" sono sottoposte al comando di un unico ufficiale statunitense - d'altronde comandante delle forze USA in Europa - mentre il servizio segreto della NATO, la "Gladio", sotto l'autorità congiunta di Washington e Londra, veglia affinché gli anti-imperialisti non possano mai arrivare al potere negli altri Stati membri [2]. Per fare questo, la NATO non ha lesinato né sugli omicidi politici, e nemmeno sui colpi di stato (in Francia [3], in Italia, in Grecia, a Cipro e in Turchia).
Questa vassallizzazione contravviene ai principi della Carta delle Nazioni Unite, in quanto gli Stati membri perdono l'indipendenza della loro politica estera e di Difesa. Fu messa in causa dall'Unione Sovietica, poi dal presidente Charles De Gaulle che, dopo aver affrontato una quarantina di tentativi di assassinio da parte OAS finanziata dalla NATO ed essere riuscito a farsi rieleggere, annunciò il ritiro immediato della Francia dal comando integrato e la riconsegna di 64.000 soldati e impiegati della NATO fuori dal territorio francese.
Questa pagina di indipendenza francese cessò con l'elezione di Jacques Chirac che, pochi mesi dopo il suo arrivo all'Eliseo, reintegrò la Francia in seno al Consiglio dei ministri e al Comitato militare dell'Alleanza. Essa si è conclusa definitivamente con il ritorno delle forze armate francesi sotto il comando statunitense, deciso da Nicolas Sarkozy, nel 2009.
Infine, la vassalizzazione degli Stati membri è proseguita con la creazione di numerose istituzioni civili, di cui la principale e la più efficace è l'Unione europea. Contrariamente a un diffuso luogo comune, l'attuale Unione non ha avuto tanto a che fare con l'ideale dell'unità europea, quanto con la vocazione di fissare i membri della NATO fuori dall'influenza sovietica, poi russa, in conformità con le clausole segrete del Piano Marshall. Si trarra quindi di dividere l'Europa in due blocchi. Non è un dunque un caso che gli uffici della NATO e quelli dell'esecutivo europeo siano principalmente situati a Bruxelles e secondariamente in Lussemburgo. Ed è per consentire il controllo dell'Unione da parte degli Anglosassoni, che questa si è dotata di una strana Commissione la cui attività principale è quella di presentare "proposte", economiche o politiche, tutte predefinite dalla NATO. Si ignora spesso che l'Alleanza non è semplicemente un patto militare, ma che interviene nel dominio dell'economia. In primo luogo la NATO è il primo cliente dell'industria della difesa in Europa, poi determina le norme per le sue procedure d'appalto, ossia per tutto ciò che riguarda la vita quotidiana dei suoi soldati. Sono queste norme che sono proposte dalla Commissione e poi adottate dal Parlamento europeo.
Attualmente tre quarti del bilancio della NATO sono assicurati dai soli Stati Uniti.


Il futuro del progetto imperialista anglosassone
Dal colpo di stato del 2001 [4], gli Stati Uniti stanno progettando un confronto con la Cina. In questa prospettiva, il presidente Barack Obama ha annunciato il riposizionamento delle sue forze in Estremo Oriente. Tuttavia, questo programma è stato perturbato dalla ripresa economica, politica e militare della Russia, che si è mostrata capace, nel 2008, di difendere l'Ossetia del Sud attaccata dalla Georgia e, nel 2014, la Crimea minacciata dai golpisti di Kiev.
Inoltre, il progetto della "difesa anti-missili" è stato abbandonato. Presentato come un sistema di protezione contro i missili iraniani, questo "scudo" era in realtà un sistema offensivo schierato intorno alla Russia per paralizzarla. Un semplice sguardo su un mappamondo permette di constatare che i missili iraniani, se dovessero essere lanciati contro gli Stati Uniti, non passerebbero sopra l'Europa centrale, ma per il percorso più breve: il polo nord. Dopo aver minato per oltre un decennio le relazioni tra Washington e Mosca, il progetto viene abbandonato perché risulta tecnicamente impossibile distruggere in volo i missili russi intercontinentali di ultima generazione. Quindi è il principio stesso di "deterrenza nucleare" che viene abbandonato di fronte alla Russia, anche se rimane pertinente per gli altri stati.
Durante l'esecuzione del suo "pivot verso l'Asia", Washington ha esacerbato le tensioni tra la Cina e i suoi vicini, in particolare il Giappone. La NATO, che storicamente rende l'Europa vassalla del Nord America, si è dunque aperta a dei partner asiatici e dell'Oceania, tra cui Australia e Giappone, attraverso contratti di associazione. Nel frattempo, ha ampliato il suo campo d'azione a tutto il mondo. [5]
In questo periodo di restrizioni di bilancio, l'Alleanza, che non conosce la crisi, sta costruendo una nuova sede a Bruxelles, per la somma sbalorditiva di un miliardo di euro. Dovrebbe essere consegnata all'inizio del 2017 [6]



La questione dell'Emirato Islamico
Nella preoccupazione di evitare che la Cina e la Russia controllino abbastanza materie prime da essere capaci di rivaleggiare con gli Stati Uniti, si è aggiunta nel corso dell'estate la questione dell'Emirato islamico.
Un'intensa campagna mediatica ha demonizzato l'organizzazione jihadista, i cui crimini non sono affatto nuovi, ma che deve solo attaccare il popolo iracheno. Abbiamo più volte spiegato che l'EI è una creazione occidentale e che, nonostante le apparenze, la sua azione in Iraq è del tutto coerente con il piano USA di dividere il paese in tre stati separati [7]. Per realizzare un progetto che costituisce un crimine contro l'umanità, perché presuppone la pulizia etnica, Washington ha fatto ricorso a un esercito privato che le spetta condannare pubblicamente intanto che però lo sostiene sottobanco.
Gli Stati Uniti avrebbero preso la misura della minaccia islamista dopo che l'EI ha ucciso due dei loro cittadini, i giornalisti James Foley e Steven Sotloff. Tuttavia, un attento esame dei video [8] suggerisce che non siano autentici. Il problema era già sorto con l'EI quando si riteneva che avesse assassinato, nel 2004, Nick Berg [9].
Abbiamo inoltre spesso sottolineato che l'EI si distingueva dai gruppi jihadisti precedenti sia per via del suo servizio di comunicazione sia per i suoi amministratori civili, in grado di gestire i territori conquistati. Si tratta quindi di un gruppo destinato a durare. Come ha dimostrato Alfredo Jalife-Rahme, il Califfato, sebbene attualmente agisca soprattutto in Siria e in Iraq, è stato progettato per mettere a ferro e a fuoco a lungo termine la Russia, l'India e la Cina [10].
La questione dell'Emirato islamico non doveva pertanto essere aggiunta all'ordine del giorno anti-russo e anti-cinese, perché ne faceva già parte. Inoltre, non volendo rischiare di vedere un qualche Stato membro esprimere i propri dubbi su questa mascherata, Washington ha spostato il dibattito a margine del vertice. Il presidente Obama ha riunito altri otto altri stati, più l'Australia (che non è un membro della NATO, ma solo associata) per mettere a punto il suo piano di guerra. È stato poi ulteriormente deciso di associare la Giordania a questo dispositivo.

Le conclusioni del vertice
Il vertice ha sbrigato in appena una breve mattinala la questione della sua lunga presenza in Afghanistan. Certo, la NATO ritirerà le sue truppe da combattimento, come previsto, entro la fine dell'anno, ma manterrà il controllo dell'esercito afgano e della sicurezza del paese. Il vertice si è anche concesso il lusso di fare appello ai due candidati alle elezioni presidenziali afghane affinché s'impegnino a firmare senza indugio i requisiti di immunità penale degli Stati Uniti, mentre queste elezioni sono organizzate e scrutinate dalle forze statunitensi. Pertanto, il candidato che non rispondesse a questo appello non dovrebbe sorprendersi di non poter essere considerato eletto.
Così come si brandisce un mantello rosso per innervosire un toro, il vertice ha accettato di estendere il controllo della NATO sulla parte orientale dell'Europa (compresa l'Ucraina), solo per vedere quale sarà la reazione russa. Ma non è andato oltre. L'Atto costitutivo sulle relazioni NATO-Russia non è stato revocato e l'Ucraina non è stata incorporata nell'Alleanza. Ognuno ha preferito evocare un possibile cessate-il-fuoco tra Kiev e il Donbass.
Inoltre, il vertice ha dotato l'Alleanza di due nuovi strumenti: un servizio di guerra informatica per contrastare gli hacker militari cinesi, e una forza d'intervento rapido di 4000 uomini, provenienti da 7 paesi e posti sotto il comando militare britannico. Infine, il vertice ha aperto la procedura di adesione del Montenegro e, naturalmente, ha imposto agli Stati membri di sviluppare le loro spese militari.

Alcune osservazioni
Nonostante le accuse del governo ucraino - secondo cui la Russia avrebbe invaso il suo paese ... ma con soli 1.000 uomini che nessuno ha visto, come ha osservato Giulietto Chiesa [11] -, il vertice non ha deciso di entrare guerra contro Mosca e si è accontentato di una misura simbolica. Non si capisce dunque il perché di così tanto fasto ostentato a Newport.
A meno che le cose importanti non siano state decise a porte chiuse, in occasione della riunione dei Capi di Stato di venerdì 5 settembre, non sembra che le guerre segrete siano state discusse al vertice, ma solo a margine del vertice e solo con alcuni alleati. Già nel 2011, la NATO aveva violato le sue regole istitutive, non riunendo il Consiglio Atlantico prima di bombardare Tripoli. Sembrava in effetti impossibile che tutti accettassero di perpetrare un tale massacro. Gli Stati Uniti e il Regno Unito riunirono perciò in segreto la Francia, l'Italia e la Turchia a Napoli per pianificare un attacco che ha causato almeno 40.000 morti civili in una settimana.
Il comunicato finale è di rara ipocrisia: la crisi ucraina è trattata come un'aggressione russa, senza mai menzionare il colpo di Stato di Maidan, né l'installazione di un governo che include i nazisti. La crisi siriana è presentata come un conflitto tra un'opposizione moderata che protegge le minoranze e, da un lato, la tirannia del regime di Bashar al-Assad e, dall'altro, i gruppi estremisti, senza mai menzionare che il regime siriano è una repubblica mentre l'opposizione moderata è remunerata dalle dittature del Golfo, o che la crisi è stata aperta da una guerra segreta franco-britannica conformemente agli allegati al trattato di Lancaster House, né che il presidente Assad è stato appena rieletto dal 63% del corpo elettorale, né di come la Repubblica araba siriana sia stata l'unica ad aver protetto npn solo le minoranze, ma tutti i suoi cittadini, compresa la maggioranza sunnita. Cinicamente, il comunicato afferma che l'Alleanza ha protetto il popolo libico, conformemente alle risoluzioni 1970 e 1973, laddove ha usato queste risoluzioni per cambiare il regime uccidendo 160.000 libici e facendo precipitare il paese nel caos.
Tuttavia, in ultima analisi, negli ultimi anni la NATO ha raggiunto i suoi obiettivi in Afghanistan, Iraq, Libia e nel Nord Est della Siria, cioè solo ed esclusivamente in paesi o regioni organizzate in società tribali. Non sembra dunque in grado di entrare in conflitto diretto con la Russia e la Cina.


NOTE:

[1] "Summit Nato, guerra su due fronti" di Manlio Dinucci, Il Manifesto (Italia), Rete Voltaire, 4 settembre 2014.
[2] Si legga Gli eserciti segreti della NATO. Operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale, del professor Daniele Ganser, disponibili a puntate su Réseau Voltaire.
[3] Sui colpi di Stato nel 1958 e nel 1961, cfr.: (1) «Quand le stay-behind portait De Gaulle au pouvoir»; (2) «Quand le stay-behind voulait remplacer De Gaulle», di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 27 agosto e 10 settembre 2001.
[4] Ricordiamo che l'11 settembre 2001, mentre il mondo era ipnotizzato dagli attentati di New York e Washington, il presidente George W. Bush fu illegalmente rimosso dalle sue funzioni in virtù del programma di "continuità del governo". Le ritrovò solo alla fine della giornata, dopo che il suo paese aveva cambiato radicalmente la sua politica estera e di difesa. Durante quella giornata, tutti i membri del Congresso e i loro staff furono collocati dalle autorità militari in domicilio sorvegliato presso il complesso Greenbrier (West Virginia) e presso il Mount Weather (Virginia).
[5] "Nato, offensiva globale" di Manlio Dinucci, Il Manifesto (Italia), Rete Voltaire, 29 luglio 2014.
[6] "Un miliardo di euro per la nuova sede della NATO", Rete Voltaire, il 29 gennaio 2014.
[7] Cfr (1) «Il "Kurdistan", versione israeliana»; (2) «John McCain, maestro concertatore della "primavera araba", e il Califfo»; (3) «Il grande voltafaccia saudita», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 1° luglio, 18 agosto e 1° settembre 2014.
[8] «Foley video with Briton was staged, experts say», di Deborah Haynes, The Times, 24 agosto, 2014; «Foley murder video 'may have been staged'» di Bill Gardner, The Daily Telegraph, 25 Agosto 2014. E sull'identità di Sotloff, si veda: «Le journaliste décapité était un Israélien formé dans une antennedu Mossad» di Hicham Hamza, Panamza, 3 settembre 2014.
[9] «L'affaire Nicholas Berg», di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 18 maggio 2004.
[10] «Un jihad globale contro i BRICS?», di Alfredo Jalife-Rahme, La Jornada (Messico), Rete Voltaire, 18 luglio 2014.
[11] «Bugiardi nel panico» di Giulietto Chiesa, Megachip (Italia), Rete Voltaire, 3 Settembre 2014.


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view post Posted on 18/10/2014, 14:25

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Uscire dalla Nato, utopia praticabile


Ridar vita a un movimento contro tutte le guerre a partire da una campagna di mobilitazione contro l’Alleanza Atlantica e le basi militari Usa e Nato in territorio italiano.
Se n’è discusso sabato scorso a Roma al convegno “E’ Nato per la guerra. Come uscire dal Patto Atlantico”, promosso dalla Rete No War con la partecipazione di Peacelink, Comitato No MUOS, Statunitensi per la pace e la giustizia, Alternativa, Ass. Amicizia Italia-Iraq, Rete dei Comunisti, Pdci, Ass. Ialana, Ross@, Cobas.
I lavori sono stati introdotti dal giornalista de Il manifesto, Manlio Dinucci, dal giurista Claudio Giangiacomo e dal peace resercher Antonio Mazzeo; il riorientamento strategico della Nato dopo la guerra fredda, l’illegittimità costituzionale di questa alleanza e il complesso sistema delle basi militari in Italia, i temi trattati.

“Nel 1999 a Washington, i governi dei paesi membri dell’Alleanza hanno firmato un accordo che ha modificato radicalmente il concetto strategico della Nato”, ha ricordato Dinucci. “Esso autorizza l’intervento militare per motivi diversi dalla difesa del territorio di uno Stato membro, come previsto dal trattato del 1949, e cioè per motivi di sicurezza globale, economica, energetica, migratoria, ecc., che sono quelli tipici della guerra preventiva. Inoltre si autorizzano missioni militari in Stati esterni ai territori dei Paesi membri della Nato, secondo la proiezione di potenza, accrescendo la caratteristica aggressiva dell’Alleanza militare”. Così la Nato ha contribuito al riarmo generale e alla diffusione e modernizzazione delle armi atomiche e di distruzione di massa, rendendosi responsabile di stragi di civili e crimini di guerra e contro l'umanità in Jugoslavia, Afghanistan, Libia, ecc.

Per il costituzionalista Giangiacomo, con il Nuovo concetto strategico del 1999, mai discusso in Parlamento e dunque mai ratificato come trattato, “scompare la ragione d’essere dell’Alleanza per quanto attiene ai compiti di tutela della difesa dei confini e dei suoi membri” e di conseguenza non “si può in alcun modo ritenerlo conforme all’art. 11 della Costituzione né alla normativa che regola la ratifica dei trattati."

“Sappiamo che l'uscita dell'Italia dalla Nato può sembrare un’utopia, ma come tutte le utopie è una stella polare che può guidare le nostre aspirazioni ed iniziative”, afferma Nella Ginatempo della Rete No War di Roma. “Secondo lo stesso Trattato del 1949 è possibile per gli Stati membri ritirare l'adesione passati i primi vent'anni dalla firma del Trattato, non c'è un ostacolo legale ad una eventuale scelta dell'Italia di revocare l'adesione. Naturalmente l'ostacolo è tutto politico ed è legato alla sudditanza dell'Italia e della UE agli USA, alla posizione dell'Italia in senso geopolitico, alla storia ed ai poteri forti che disegnano il nostro futuro”. Un appello a favore della neutralità attiva dei paesi europei è giunto da Belfast, via skype, dalla Premio Nobel per la pace (1976) Mairead Corrigan-Maguire.

Nei prossimi mesi saranno avviate iniziative di denuncia dell'illegittimità del Nuovo Concetto Strategico della Nato e contro la presenza e l’uso di basi militari in Italia per operazioni di guerra all’estero. “Nel Paese si moltiplicano i soggetti che a livello locale si oppongono ai processi di riarmo e militarizzazione del territorio”, ha ricordato Antonio Mazzeo. “Dai No Dal Molin in lotta contro l’insediamento a Vicenza del nuovo centro operativo strategico della 173^ brigata aviotrasportata dell’Esercito Usa, trasferita dalla Germania e del Comando delle forze terrestri statunitensi per il continente africano; ai No MUOS in Sicilia contro l’installazione del terminale terrestre del nuovo sistema di telecomunicazioni della marina USA; alle popolazioni che in Sardegna protestano contro le servitù militari e i devastanti poligoni militari esistenti. Molto può essere fatto ancora se si rafforzano le reti con le lotte del sindacalismo di base, degli studenti, dei movimenti anti-austerità”.

La concessione delle infrastrutture militari è regolato oggi in Italia da una maglia di accordi militari secretati. Per questo l’assemblea No Nato chiede di lottare per la loro desecretazione, per la chiusura delle basi militari Usa e Nato e per la loro riconversione a usi civili. Nel 2008, alcune associazioni pacifiste (tra cui Semprecontrolaguerra e Disarmiamoli) presentarono una legge di iniziativa popolare sottoscritta da oltre 70.000 cittadini ma mai discussa in Parlamento che prevedeva tra l’altro, proprio la desecretazione degli accordi militari, l’esplicito divieto alla partecipazione italiana in missioni di guerra all’estero e all’installazione e al transito di armi di distruzione di massa. “Impegneremo la nostra campagna anti-NATO con il rilancio di questa legge, visti i rischi di guerra in corso e per l'uso sempre più massiccio delle basi italiane per operazioni belliche in Africa e Medio Oriente”, concludono i partecipanti al convegno.

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view post Posted on 28/1/2015, 19:39

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Il ruolo dell’Italia nella Nato



Manlio Dinucci

«Amore per il popolo italiano»: lo dichiara il presidente Obama nel febbraio 2013, ricevendo alla Casa Bianca il presidente Napolitano. Perché tanto amore? Il popolo italiano «accoglie e ospita le nostre truppe sul proprio suolo». Accoglienza molto apprezzata dal Pentagono, che possiede in Italia (secondo i dati ufficiali 2014) 1428 edifici, con una superficie di oltre un milione di metri quadri, cui se ne aggiungono oltre 800 in affitto o concessione. Sono distribuiti in oltre 30 siti principali (basi e altre strutture militari) e una ventina minori. Nel giro di un anno, i militari Usa di stanza in Italia sono aumentati di oltre 1500, superando i 10mila. Compresi i dipendenti civili, il personale del Pentagono in Italia ammonta a circa 14mila unità.
Alle strutture militari Usa si aggiungono quelle Nato, sempre sotto comando Usa: come il Comando interforze, col suo nuovo quartier generale di Lago Patria (Napoli). «Ospitando» alcune delle più importanti strutture militari, l’Italia svolge un ruolo cardine nella strategia Usa/Nato che, dopo la guerra alla Libia, non solo mira alla Siria e all’Iran ma va oltre, spostando il suo centro focale verso la regione Asia/Pacifico per fronteggiare la Cina in ascesa.
Il Comando della forza congiunta alleata a Napoli (Jfc Naples) è tenuto ufficialmente in «standby», ossia pronto in qualsiasi momento a entrare in guerra. Il nuovo quartier generale a Lago Patria, costruito per uno staff di oltre 2mila militari ed espandibile per «la futura crescita della Nato», è in piena attività. Avamposto delle operaziont militari del Jfc Naples è la Turchia, dove la Nato ha oltre venti basi aeree, navali e di spionaggio elettronico. A queste è stato aggiunto (come già detto) uno dei più importanti comandi Nato: il Landcom, responsabile di tutte le forze terrestri dei 28 paesi membri, attivato a Izmir (Smirne). Lo spostamento del comando delle forze terrestri dall’Europa alla Turchia – a ridosso del Medio Oriente (in particolare Siria e Iran) e del Caspio – indica che, nei piani Usa/Nato, si prevede l’impiego anche di forze terrestri, soprattutto europee, in quest’area di primaria importanza strategica.
Il Jfc Naples (come già detto) è agli ordini di un ammiraglio statunitense, che è allo stesso tempo comandante della Forza congiunta alleata a Napoli, delle Forze navali Usa in Europa e delle Forze navali del Comando Africa. Un gioco strategico delle tre carte, che permette al Pentagono di mantenere sempre il comando. E l’Europa? Essa è importante per gli Usa geograficamente, chiarisce il Comandante supremo alleato: le basi in Europa non sono residui «bastioni della guerra fredda», ma «basi operative avanzate» che permettono agli Usa di sostenere sia il Comando Africa che il Comando centrale nella cui area rientra il Medio Oriente. Sono quindi essenziali per «la sicurezza del 21° secolo», garantita da una «potente e capace alleanza» diretta dagli Usa, che possiede «24mila aerei da combattimento, 800 navi militari oceaniche, 50 aerei radar Awacs».

Quanto ci costa la Nato L’Italia sta assumendo nella Nato crescenti impegni che portano a un inevitabile aumento della spesa militare, diretta e indiretta. La Nato non conosce crisi. Si sta costruendo un nuovo quartier generale a Bruxelles, il cui costo, previsto in 460 milioni di euro, è quasi triplicato salendo a 1,3 miliardi. Lo stesso è stato fatto in Italia, dove si sono spesi 200 milioni di euro per costruire a Lago Patria una nuova sede per il Jfc Naples. Tali spese sono solo la punta dell’iceberg di un colossale esborso di denaro pubblico, pagato dai cittadini dei paesi dell’Alleanza.
Vi è anzitutto la spesa iscritta nei bilanci della difesa dei 28 stati membri che, secondo i dati Nato del febbraio 2014, supera complessivamente i 1000 miliardi di dollari annui (circa 750 miliardi di euro), per oltre il 70% spesi dagli Stati uniti. La spesa militare Nato, equivalente a circa il 60% di quella mondiale, è aumentata in termini reali (al netto dell’inflazione) di oltre il 40% dal 2000 ad oggi. Sotto pressione degli Stati uniti, il cui budget della difesa (735 miliardi di dollari) è pari al 4,5% del prodotto interno lordo, gli alleati si sono impegnati nel 2006 a destinare al bilancio della difesa come minimo il 2% del loro pil. Finora, oltre agli Usa, lo hanno fatto solo Gran Bretagna, Grecia ed Estonia.

L’impegno dell’Italia a portare la spesa militare al 2% del pil è stato sottoscritto nel 2006 dal governo Prodi. Secondo i dati Nato, essa ammonta oggi in media a 52 milioni di euro al giorno. Tale cifra, si precisa nel budget, non comprende però diverse altre voci. In realtà, calcola il Sipri, la spesa militare italiana (all’undicesimo posto su scala mondiale) ammonta in media a 72 milioni al giorno. Adottando il principio del 2%, questi salirebbero a circa 100 milioni al giorno.
Agli oltre 1000 miliardi di dollari annui iscritti nei 28 bilanci della difesa, si aggiungono i «contributi» che gli alleati versano per il «funzionamento della Nato e lo sviluppo delle sue attività». Si tratta per la maggior parte di «contributi indiretti», tipo le spese per «le operazioni e missioni a guida Nato». Quindi i molti milioni di euro spesi per far partecipare le forze armate italiane alle guerre Nato nei Balcani, in Afghanistan e in Libia costituiscono un «contributo indiretto» al budget dell’Alleanza.
Vi sono poi i «contributi diretti», distribuiti in tre distinti bilanci. Quello «civile», che con fondi forniti dai ministeri degli esteri copre le spese per lo staff dei quartieri generali (4000 funzionari solo a Bruxelles). Quello «militare», composto da oltre 50 budget separati, che copre i costi operativi e di mantenimento della struttura militare internazionale. Quello di «investimento per la sicurezza», che serve a finanziare la costruzione dei quartieri generali, i sistemi satellitari di comunicazione e intelligence, la creazione di piste e approdi e la fornitura di carburante per le forze impegnate in operazioni belliche. Circa il 22% dei «contributi diretti» viene fornito dagli Stati uniti, il 14% dalla Germania, l’11% da Gran Bretagna e Francia. L’Italia vi contribuisce per circa l’8,7%: quota non trascurabile, nell’ordine di centinaia di milioni di euro annui.
Vi sono diverse altre voci nascoste nelle pieghe dei bilanci. Ad esempio l’Italia ha partecipato alla spesa per il nuovo quartier generale di Lago Patria sia con la quota parte del costo di costruzione, sia con il «fondo per le aree sottoutilizzate» e con uno erogato dalla Provincia, per un ammontare di circa 25 milioni di euro (mentre mancano i soldi per ricostruire L’Aquila).
Top secret resta l’attuale contributo italiano al mantenimento delle basi Usa in Italia, quantificato l’ultima volta nel 2002 nell’ordine del 41% per l’ammontare di 366 milioni di dollari annui. Sicuramente oggi tale cifra è di gran lunga superiore. Si continua così a gettare in un pozzo senza fondo enormi quantità di denaro pubblico, che sarebbero essenziali per interventi a favore dell’occupazione, dei servizi sociali, delle zone terremotate.

Il riposizionamento militare Usa in Europa «Gli Stati uniti ridimensionano le forze militari in Europa e sotto la scure dei risparmi cade anche la base di Camp Darby», titola un giornale toscano, precisando che «mezzo Camp Darby tornerà all’Italia». Un vero e proprio bluff: l’area che verrà restituita dal Pentagono nell’arco di 5 anni è in reatlà quantificata in 5-6 ettari su un totale di oltre 800.
In realtà, quella annunciata dal Pentagono non è una riduzione ma un riposizionamento delle forze militari Usa, così da «massimizzare le nostre capacità militari in Europa e rafforzare le nostre importanti partnership europee, sostenendo nel miglior modo i nostri alleati Nato e partner nella regione». Risparmiando allo stesso tempo, secondo i calcoli di Washington, circa 500 milioni di dollari annui.
In tale quadro si inserisce Camp Darby, la base logistica dello U.S. Army che rifornisce le forze terrestri e aeree nell’area mediterranea, africana, mediorientale e oltre, l’unico sito dell’esercito Usa in cui il materiale preposizionato (carrarmati, ecc.) è collocato insieme alle munizioni. Nei suoi 125 bunker e in altri depositi vi è l’intero equipaggiamento di due battaglioni corazzati e due di fanteria meccanizzata, che può essere rapidamente inviato in zona di operazione attraverso il porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa. Da qui sono partire le bombe usate nelle due guerre contro l’Iraq e in quelle contro la Iugoslavia e la Libia.
Il collegamento di Camp Darby col porto di Livorno è stato potenziato dai lavori effettuati dagli enti locali (a guida Pd) sul Canale dei navicelli, allo scopo dichiarato di dare impulso ai cantieri che fabbricano yacht (in realtà in crisi e in attesa di qualche compratore straniero). Il vero scopo emerge da uno studio della Provincia di Livorno: «Il Canale dei navicelli riveste una notevole importanza strategica militare, per il fatto di attraversare la base militare di Camp Darby, costituendo una componente determinante per i traffici della base». Per di più nel limitrofo interporto di Guasticce, sullo Scolmatore dove sono in corso lavori per accrescerne la navigabilità, si può creare un indotto per lo stoccaggio di materiali logistici di Camp Darby. In tal modo si può liberare, nella base, spazio da destinare agli armamenti. Per di più, la limitata area che il comando Usa dovrebbe «restituire all’Italia» nei prossimi anni andrà al Ministero della difesa, che la potrà destinare a funzioni di supporto di Camp Darby e alla proiezione di forze: l’aeroporto militare di Pisa è stato trasformato in Hub aereo nazionale da cui transitano gli uomini e i materiali destinati ai vari teatri bellici, e sempre a Pisa si è appena costituito il Comando delle forze speciali dell’esercito.
Il «ridimensionamento» di Camp Darby è comunque compensato dal potenziamento della base Usa di Aviano. Qui, annuncia il Pentagono, sarà trasferito dalla base aerea di Spangladem (Germania) il 606th Air Control Squadron, addetto (con un personale di 200 militari) al comando, controllo e rifornimento di grandi operazioni di guerra aerea. Il suo spostamento ad Aviano conferma il ruolo «privilegiato» dell’Italia quale base della proiezione di forze Usa/Nato nell’area mediterranea, mediorientale e africana. Ruolo destinato a crescere poiché, annuncia il Pentagono, «la U.S. Air Force dislocherà permanentemente suoi caccia F-35 in Europa», a cominciare dalla base britannica di Lakenheath, e quindi anche in Italia.
Il riposizionamento di forze e basi, sottolinea il Pentagono, non indebolisce ma rafforza la presenza militare Usa in Europa. Esso permette di «potenziare la presenza a rotazione di forze Usa in Europa per esercitazioni e altre attività Nato; migliorare le infrastrutture per una accresciuta presenza militare Usa e alleata nell’Europa orientale; permettere agli Usa di accrescere la capacità dei nuovi alleati, come Ucraina, Georgia e Moldavia». In tal modo, partendo dall’Europa, gli Usa e gli alleati Nato saranno in grado di «rispondere rapidamente alle crisi su scala planetaria». Ossia di scatenare guerre ovunque nel mondo siano ostacolati i loro interessi.

FONTE
 
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view post Posted on 2/2/2015, 17:55

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Da quando Usa e Nato patrocinano il terrorismo?



Alberto Rabilotta* | alainet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

14/01/2015

Le divisioni e l'odio, le dispute religiose, linguistiche, culturali e nazionali, il razzismo in tutte le sue varianti [1] sembrano essere una vecchia ed efficace ricetta per dominare e sfruttare i popoli, il modo di rovinarli, indebolirli e dividerli al fine di soggiogarli, schiavizzarli o cancellarli dalle mappe a beneficio degli interessi di colonizzatori e imperialisti.

Questa politica, attuata durante la Guerra fredda contro l'Unione Sovietica, la Cina e gli altri paesi socialisti, non è scomparsa con il crollo dell'Urss e del campo socialista europeo.

In realtà, la guerra ideologica e le pratiche sovversive dei tempi della Guerra fredda sono state adattate da oltre quattro decenni, agli obiettivi egemonici dell'imperialismo Usa e dei suoi alleati della Nato, al capitalismo che oggi chiamiamo neoliberismo, e da allora hanno effetto su tutti i paesi e le regioni del mondo che rifiutano l'egemonia imperiale.

E' in questo contesto che occorre inserire il terrorismo, sia quello collegato al fanatismo religioso che all'ideologia neonazista, per verificare come sia servito e serva oggettivamente a provocare quella distruzione e caos di cui necessita l'impero per la sua espansione, ed è così quando assassina innocenti in Iraq, Siria, Libia, Pakistan o Yemen, o quando si rivolge contro i suoi protetti politici negli Stati Uniti, a Londra o Parigi.

Il terrorismo servirà sempre gli obiettivi politici dell'impero, perché la semplicità della spiegazione, l'esagerata mediatizzazione e la ripercussione globale di questi atti abominevoli nei paesi occidentali, come i recenti attentati in Francia, finiscono quasi sempre per giustificare politiche sociali antidemocratiche e repressive, come si è visto negli Stati Uniti con il Patriot Act, la cui sostanza sarà probabilmente adottata dai progetti analoghi in via di definizione nell'Unione europea.

Dico questo senza basarmi sulle varie teorie del complotto, bensì riassumendo le mie prime esperienze giornalistiche importanti all'inizio degli anni '70, di cui ho scritto solo una volta ma che hanno rappresentato una guida importante per comprendere e analizzare la propaganda e gli obiettivi politici dell'imperialismo.

E lo farò appoggiandomi alla memoria, giacché gli archivi cartacei mi hanno da tempo abbandonato e non possiedo i mezzi per raggiungere quelli di quotidiani come la Pravda a Mosca o il Granma a L'Avana, sui quali fu pubblicato integralmente lo studio originale.

Un incontro discreto a Montreal dell'apparato di propaganda Nato

Nel 1972, quando iniziai collaborare con Prensa Latina e scrivevo alcune note per i media messicani - El Día ed Excélsior -, un collega canadese mi riferì di un incontro molto discreto fra i responsabili delle politiche di informazione del sistema radio a onde corte della Nato (Radio Free Europe / Radio Liberty , The Voice of America, ecc.) che avrebbe avuto luogo in un albergo di Montreal.

In tale occasione sarebbe stato presentato "un nuovo piano" di lotta ideologica contro l'Urss e gli altri paesi socialisti, ma ora si può affermare che ciò che venne detto e pianificato in questo incontro ampliò su scala globale e a tutti i terreni possibili la lotta ideologica caratteristica del confronto bipolare della Guerra fredda.

Andai all'incontro senza molta fiducia, visto che ero accreditato come giornalista, ma con mia grande sorpresa mi accettarono perché avevo le credenziali di "corrispondente" del giornale messicano Excelsior.

La riunione era in realtà una lunga serie di presentazioni dei responsabili della linea informativa ed editoriale di queste radio, in particolare di Voice of America e Radio Free Europe / Radio Liberty, che (usando un linguaggio moderno) formularono le modalità con cui organizzare la narrazione e la credibilità della propaganda contro l'Urss e il comunismo, ma in realtà anche contro tutti i paesi che a quel tempo reclamavano una vera indipendenza, un nuovo ordine economico mondiale, la fine del razzismo e della discriminazione razziale in tutte le sue forme. In poche parole, contro quelli che assumevano posizioni antimperialiste ed erano visti come alleati dell'Urss.

In che modo utilizzare la religione e il nazionalismo come armi?

La nuova offensiva ideologica dell'impero e il contenuto della sua propaganda, secondo gli ideologi dell'apparato propagandistico della Nato in quella riunione a Montreal, avrebbe dovuto raggiungere e radicarsi nei settori della popolazione verso cui doveva essere diretta: musulmani e nazionalisti radicali in alcune regioni dell'Urss e di altri paesi socialisti; ebrei sionisti (i refusenik) russi che volevano emigrare in Israele e cattolici conservatori nei paesi baltici, in Polonia e altri ancora.

Ciò che in realtà si cercava di ottenere in quelle società socialiste e laiche era di alimentare - quindi finanziare e organizzare - il "rinascimento" delle credenze e delle pratiche religiose radicali che entrano in conflitto diretto con la società e il potere politico, e con il nazionalismo provocare rivendicazioni o contraddizioni nelle società e nelle regioni suscettibili di separatismo, il che presupponeva la creazione di situazioni di scontro civile, poliziesco e persino militare.

"Scontro di civiltà" e neoliberismo

Il seme dello "scontro di civiltà" [2], piantato dalla propaganda della Nato e adottato senza riserve dai sempre più concentrati mezzi di stampa dei paesi capitalisti, giustificò la creazione di Al-Qaeda per combattere i sovietici e i gli afgani progressisti in Afghanistan e, con il crollo dell'Urss e del campo socialista europeo, è stato ampiamente utilizzato nei Balcani per la divisione della (ex) Jugoslavia e in seguito per fomentare gli attacchi terroristici e il conflitto in Cecenia, in Daghestan e nelle altre regioni dell'ex Unione Sovietica, incluso il recente caso dell'Ucraina.

Stato ufficialmente ateo, l'Urss era in realtà uno stato socialista multinazionale e multiculturale, dove convivevano molte nazionalità e religioni, dagli ortodossi cristiani ai musulmani, passando per gli ebrei e i cattolici, tra gli altri. Questa era l' apparente forza dell'internazionalismo proletario, come si diceva a Mosca, ma anche la sua principale debolezza agli occhi della dirigenza imperialista.

Va ricordato però che il confronto creato dalle ambizioni imperialiste degli Stati Uniti non si riduce alla Guerra fredda tra Mosca e Washington, dato che in Medio Oriente e in Asia predominavano – a cominciare dai primi anni '70 – e come risultato della decolonizzazione e del consolidamento del movimento dei paesi non-allineati, gli stati laici nei quali convivevano, sotto regimi politici differenti, le più diverse culture, nazionalità e religioni.

In altre parole, si era all'apice della lotta per eliminare ogni forma di discriminazione razziale, inclusi l'apartheid sudafricano e il sionismo, che culminò nella votazione della risoluzione 3379 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel novembre 1975, annullata il 16 dicembre 1991, otto giorni dopo la dissoluzione dell'Urss, dalla risoluzione 4866.

E' in questa congiuntura storica che i paesi non-allineati, con l'appoggio del campo socialista, esigettero la creazione di un "Nuovo ordine economico mondiale" che ponesse fine ai diseguali "termini di scambio" per potere quindi accedere allo sviluppo socio-economico, e lottarono presso l'Unesco per stabilire un "Nuovo ordine mondiale dell'informazione e della comunicazione", iniziative che l'imperialismo ed i suoi alleati riuscirono a sconfiggere.

Ma ora, a distanza di anni e documenti alla mano, possiamo comprendere che questo fu anche il momento in cui gli Stati Uniti ed i loro alleati in Europa e in Giappone lanciarono dai circoli di potere la narrazione per giustificare economicamente e politicamente lo smantellamento del sistema del welfare (l'intervento dello stato in economia per garantire un certo sviluppo socio-economico), con l'obiettivo (alla fine raggiunto negli ultimi due decenni) di porre lo stato al servizio esclusivo dei capitalisti e poter così tornare al liberalismo del XIX secolo e alle vecchie pratiche imperialiste e colonialiste [3].

Da questo punto di vista, era il momento propizio perché l'imperialismo ed i suoi alleati della Nato ampliassero il contesto e la copertura geografica della Guerra fredda, garantendo la continuità nel passaggio dal confronto tra un sistema capitalista-imperialista e un sistema socialista, alla preparazione dell'espansione imperialista del sistema neoliberale che già stava "bollendo".

Non è un caso che sia stato nel 1973 che David Rockefeller, assistito da Zbigniew Brzezinski, consigliere per la politica estera del presidente democratico Jimmy Carter, creò la Commissione trilaterale [4], che serviva per trasmettere ai più alti livelli la nuova offensiva ideologica dell'impero e della Nato, né che in questo panorama già si affacciasse Samuel Huntington, "intellettuale organico" dell'imperialismo e autore dell'infame libro "Lo scontro delle civiltà".

I documenti della Commissione trilaterale, in particolare "The Crisis of Democracy" del 1975, dovrebbero essere letti alla luce degli eventi attuali e recenti, per provare, fuori da qualsiasi teoria complottista, che fu allora e in modo piuttosto pubblico, che si stabilirono le linee dell'offensiva politica e ideologica dell'imperialismo per stabilire l'egemonia nella sua fase neoliberista, compresa la liquidazione della democrazia liberale con un qualche contenuto reale nelle società dei paesi del campo occidentale, come stiamo vedendo oggi.

Questo spiega anche la continuità, da allora fino ad oggi, dell'offensiva ideologica e delle politiche destinate a minare le società e distruggere gli stati dell'Unione Sovietica e dei restanti paesi socialisti, e ora di Russia, Cina ed altri paesi in via di sviluppo o emergenti, che possono costituire il principale ostacolo all'egemonia neoliberale.

Fanatici ed estremisti convertiti in "combattenti per la libertà"

Mentre data 1979 il primo caso documentato in cui gli Usa ed i loro alleati crearono, addestrarono e convertirono gli estremisti islamici in "combattenti per la libertà" per combattere in Afghanistan contro i sovietici e gli afgani progressisti, non passò molto tempo prima che gli Stati Uniti effettuassero operazioni illegali con i narcotrafficanti in America Latina per armare e finanziare i "combattenti per la libertà" che lottavano contro i sandinisti in Nicaragua, politica che portò alla creazione dei "cartelli" del narcotraffico e all'espansione della criminalità, della corruzione e della violenza nella regione.

Politiche simili sono stati seguite da allora in decine di paesi in Asia, Medio Oriente e Africa, spesso con l'assistenza e il finanziamento dell'Arabia Saudita e il sostegno di Israele (come nel caso Iran-Contras), il che conferma che il diabolico piano del "divide et impera", del distruggere gli stati e le società che difendono la loro sovranità nazionale, è stato sistematicamente applicato sia dall'apparato della propaganda statunitense e Nato, come dalle sue agenzie di sovversione e spionaggio.

Niente di nuovo o sorprendente se si pensa che dalla fine della Seconda guerra mondiale, attraverso la "Operazione Gladio", Stati Uniti e Nato mantennero contatti e legami con le forze ultra-nazionaliste che avevano sostenuto o partecipato ai vari regimi nazi-fascisti europei e che ora servono nei paesi baltici e in Ucraina - dove controllano gli apparati statali di sicurezza - per la politica di scontro con la Russia.

André Vltchek sottolinea che "per l'impero, l'esistenza e la popolarità dei dirigenti progressisti, marxisti, musulmani, al potere in Medio Oriente o nell'Indonesia ricca di risorse, era qualcosa di chiaramente inaccettabile. Se si fossero decisi ad utilizzare queste risorse naturali per migliorare la vita dei loro popoli, cosa sarebbe rimasto all'impero e alle sue imprese? Questa eventualità doveva essere scongiurata con tutti i mezzi. L'islam doveva essere diviso, infiltrato da quadri radicali e anticomunisti e da quelli che non sono minimamente interessati al benessere del proprio popolo" [5].

Victoria Nuland, sottosegretaria di Stato di Washington, ha dichiarato pubblicamente [6] che erano stati "investiti" cinque miliardi di dollari per il "cambio di regime" in Ucraina, operazione senza dubbio molto più costosa del frazionamento dello stato multinazionale della Jugoslavia. E che dire del finanziamento o del sostegno dei paesi Nato agli estremisti e terroristi islamici in Cecenia e Daghestan, che se ne andavano in giro per l'Europa come "combattenti per la libertà"? O degli estremisti islamici ricevuti dai responsabili politici europei e statunitensi, finanziati e addestrati da questi governi per rovesciare i governi in Libia e Siria, con molti altri esempi in Africa che restano in cantiere?

"Il fondamentalismo non si vince con le armi"

Nel 1997 il grande intellettuale Edward Said tenne una conferenza [7] sullo "scontro di civiltà", la cui lettura o rilettura è consigliata e dal quale mi permetto di estrarre un lungo paragrafo: "In considerazione della realtà deprimente intorno a noi e della presenza di conflitti interculturali e interetnici, mi sembra irresponsabile suggerire che noi, in Europa e negli Stati Uniti, si debba preservare la nostra civiltà, quella che Huntington chiama Occidente, mantenendo e aumentando le discordie tra i popoli per accrescere il nostro dominio. Questo è infatti ciò che sostiene Huntington, ed è abbastanza semplice comprendere il motivo per cui questo saggio sia stato pubblicato dalla [rivista] Foreign Affairs e perché così tanti responsabili politici ne sono stati attratti, consentendo agli Stati Uniti di estendere la mentalità da Guerra fredda ad un'altra epoca e su un nuovo pubblico. Molto più produttivo e utile è una nuova mentalità o coscienza globale che veda i pericoli che abbiamo di fronte dal punto di vista del genere umano nel suo complesso. Questi pericoli includono l'impoverimento della maggioranza della popolazione del pianeta, la nascita di virulenti sentimenti tribali, nazionalisti, etnici e religiosi in Bosnia, Ruanda, Libano, Cecenia e altrove, il declino dell'alfabetizzazione e l'emergere di un nuovo analfabetismo basato sui mezzi di comunicazione elettronici, la televisione e le nuove reti dell'informazione globale, o la frammentazione e la minaccia di sparizione dei grandi racconti di liberazione e tolleranza. Il nostro bene più prezioso per far fronte a questa terribile trasformazione della storia non è l'apparire di un sentimento di scontro, ma di comunità, di comprensione, di solidarietà e di speranza, le quali rappresentano l'opposto di ciò che promuove Huntington".

E chiudiamo questo articolo con una recente [6] e importante riflessione del filosofo Enrique Dussel: "Il fondamentalismo (cristiano, come quello di G. Bush, islamico o sionista) è il ritorno di un dio (o politeismo direbbe M. Weber) che giustifica e assolutizza una politica, una economia, una cultura, una razza, un genere, ecc., e utilizza le armi invece degli argomenti razionali, comprensibili dall'altro interlocutore (nessuno come il fondamentalismo statunitense utilizza le armi in luogo degli argomenti: pretende di imporre la democrazia con le guerre invece di discutere aprendo alla tradizione altrui, per esempio, con i credenti dell'Islam a partire del Corano). Il fondamentalismo non si vince con le armi (e non dimentichiamo che è stata la Cia ad insegnare al fondamentalismo islamico in Afghanistan ad usare le armi contro l'Unione Sovietica, e ora raccogliamo le conseguenze della cui origine nessuno parla), ma con argomenti razionali e con una prassi onesta (come insegnava Bartolomé de las Casas riguardo la conquista). Ma questo non rientra nell'orizzonte degli interessi dell'impero. Si utilizza la violenza irrazionale islamista per giustificare e aumentare la violenza irrazionale del neoliberismo politico-economico. La sinistra onesta, al contrario, deve intraprendere una critica della teologia come momento di una critica della politica liberale e dell'economia capitalista, così come la praticò Karl Marx".

* Alberto Rabilotta è un giornalista argentino-canadese.

Note

1. El papel del racismo en la ofensiva imperialista, Alberto Rabilotta http://alainet.org/active/72395&lang=es

2. Anni dopo, leggendo Samuel Huntington (Lo scontro delle civiltà, Foreing Affairs, 1993), mi si chiarì che questo intruglio di pregiudizi carichi di odio rifletteva abbastanza bene quello che avevo ascoltato nella riunione delle radio Nato a Montreal, e che costituiva le linee della politica che da allora avrebbero seguito l'imperialismo ed i suoi alleati.

3. Samir Amin, «Capitalisme transnational ou Impérialisme collectif?», Pambazuka News, 22 janvier 2011; Kari Polanyi Levitt, «The Power of Ideas», http://www.karipolanyilevitt.com/wp-conten...-IJPE-FINAL.pdf ; The Powell Memo de 1971, http://reclaimdemocracy.org/powell_memo_lewis/

4. The Crisis of Democracy, Michel Crozier, Samuel Huntington e Joji Watanuki. www.trilateral.org/download/doc/crisis_of_democracy.pdf

5. Empire Manufactures Muslim Monsters, di André Vltchek http://dissidentvoice.org/2015/01/empire-m...uslim-monsters/ Novellista e cineasta, Vltchek ha coperto guerre e conflitti in decine di paesi. Recentemente ha pubblicato un libro con Noam Chomsky: On Western Terrorism: From Hiroshima to Drone Warfare.

6. Victoria Nuland, 13 dicembre 2013: www.informationclearinghouse.info/article37599.htm

7. Edward Said, El Mito del Choque de Civilizaciones, parla all'Università Columbia di New York nel 1997 http://www.libreria-mundoarabe.com/Boletin...ilizaciones.htm

8. Enrique Dussel, "La crítica de la teología se torna en la crítica de la política", www.jornada.unam.mx/2015/01/10/opinion/018a1mun
 
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giulio.
view post Posted on 10/9/2015, 19:15




L'Italia, laboratorio di guerra della Nato

Massimo Zucchetti, ingegnere nucleare e docente al Politecnico di Torino, uno dei promotori della campagna No Guerra No Nato.
Basi militari americane sparse per tutto il territorio, 80 bombe atomiche, sistemi di spionaggio elettronico e di comunicazioni satellitari per guidare droni. Di quale Paese parliamo? L'Italia, che diventa un vero laboratorio di guerra della Nato.

Si continua a giocare alla guerra infatti, ma questa volta l'Italia lo fa a casa sua. A fine settembre prende il via la più grande esercitazione NATO dalla fine della guerra fredda. La "Trident Juncture 2015" con l'utilizzo di quasi 40 mila uomini, 60 navi e 200 aerei si svolgerà in Italia dal 28 settembre al 6 novembre, oltre che in Spagna e Portogallo. La Nato mostra così i muscoli a Mosca.

Massimo Zucchetti, ingegnere nucleare e docente al Politecnico di Torino, uno dei promotori della campagna No Guerra No Nato.
© Foto: fornita da Massimo Zucchetti
Massimo Zucchetti, ingegnere nucleare e docente al Politecnico di Torino, uno dei promotori della campagna No Guerra No Nato.
Ma l'Italia, colonizzata militarmente dagli Stati Uniti, vorrà veramente giocare a questa guerra? Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione Massimo Zucchetti, ingegnere nucleare e docente al Politecnico di Torino, uno dei promotori della campagna No Guerra No Nato.

— Perché secondo lei l'Italia dovrebbe uscire dalla Nato?

— I motivi per cui l'Italia dovrebbe uscire dalla Nato sono molteplici. Parto da quelli che riguardano più strettamente la mia professione, io sono un ingegnere nucleare e mi intendo di armamenti. L'Italia in questo momento sta contravvenendo al trattato di non proliferazione nucleare: ha sul suo territorio 80 bombe atomiche, 50 nella base di Ghedi e 30 in quella di Aviano, che sono di proprietà e di uso degli Stati Uniti d'America. La militarizzazione del territorio italiano, le basi che sono sparse un po' in tutto il Paese, un terzo del territorio della Sardegna è sotto servizio militare: queste sono alcune delle ragioni che imporrebbero all'Italia di uscire da questa alleanza, che poi non è un'alleanza, ma una sudditanza.

Navi NATO nel Mar Nero
© AFP 2015/ DANIEL MIHAILESCU
Nato, dopo Trident Juncture, prepara grande esercitazione nel Mar Baltico
-A fine settembre in Italia parte la maxi esercitazione della Nato "Trident Juncture 2015". Possiamo dire che l'Italia gioca alla guerra in casa?

— Ci si deve esercitare ancora per qualche cosa? Trovo che queste esercitazioni siano molto utili per chi le fa, ovvero sia per i generali e le cariche direttive. Prima hanno provato a localizzare queste esercitazioni in Sardegna, però la popolazione sarda ha manifestato in maniera pesante contro il loro svolgimento. Alla fine le hanno spostate in Sicilia, territorio altrettanto afflitto da questi servizi militari, basi militari e installazioni di guerra come il Muos. Noi siamo assolutamente contrari ad ospitare qualsiasi tipo di esercitazione militare, l'Italia non è un Paese che desidera, nel 95% credo della sua popolazione, questo tipo di cose. Ne abbiamo abbastanza di esercitazioni.

— "Trident Juncture 2015" prende il via il 28 settembre e durerà fino al 6 novembre. Parliamo delle più grandi esercitazioni dalla fine della guerra fredda. Possiamo dire che l'Italia si trova coinvolta nella tensione che sale tra Stati Uniti e Russia?

Matteo Renzi Expo 2015
© Foto: Flickr
Renzi: Tradizionale amicizia Italia Russia per le nuove sfide globali
-Io credo che l'atteggiamento che l'Italia ha verso la Russia sia assolutamente riprovevole. Penso che faccia anche un po' ridere che un piccolo servo sciocco di una grande potenza che sta portando avanti guerre abbia il coraggio di rimproverare in qualche modo la Russia. Invece la Russia non mi pare abbia mai rimproverato l'Italia per tutte le schifezze a cui l'Italia sta partecipando a livello di guerre, che sono state mascherate da missioni di pace. Le missioni di pace non si fanno con le armi: la Siria, la Libia, l'Iraq, l'Afghanistan si trovano coinvolti in guerre dove l'Italia ha avuto un ruolo, seppur piccolo, dal punto di vista non del suo popolo, ma del governo che ci comanda.

Non mi pare che il governo della Russia abbia mai osato dire qualcosa contro l'Italia. Trovo ridicolo che il signor Renzi abbia il coraggio anche solo di rivolgere la parola al presidente Putin. Comunque se gli rivolge la parola, dovrebbe avere un minimo di rispetto, come si ha fra capi di Stato. Quando si sono trovati, Renzi ha fatto buon viso a cattivo gioco: pacche sulle spalle e avrà anche scattato dei selfie probabilmente. Il ruolo dell'Italia, che in passato era di equidistanza e un po' più indipendente dagli Stati Uniti, adesso è completamente perduto.

— L'Italia forse ha un ruolo cruciale per la Nato con le basi militari sparse per il suo territorio, le 80 bombe atomiche, il Muos, il sistema Ags di spionaggio elettronico di Sigonella. Alla fine l'Italia è come un "laboratorio di guerra" per gli Stati Uniti?

— Lei ha detto la parola giusta, che è stata ripetuta dal nostro ministro della Difesa un paio di anni fa. Il ministro disse: "l'Italia è come un'immensa portaerei distesa nel Mediterraneo" pronta per essere utilizzata come base per le varie guerre che sono in atto e quelle che sono in programma. Peccato che la stessa frase l'avesse detta un certo Benito Mussolini durante la fine degli anni '30. Mussolini non ha fatto una bella fine. Io auguro, senza niente di cruento, agli attuali governanti che si rendano conto di una cosa: l'Italia non è una portaerei militare distesa nel Mediterraneo, dovrebbe essere invece una terra di pace, di incontro fra Nord e Sud, non solo per la sua posizione geografica, ma anche per la sua tradizione culturale.

Lei ha ragione, l'Italia è piena di basi militari, i bombardamenti che avvennero nei Balcani nel 1999 partirono per una buona metà da basi militari italiane. Anche adesso varie operazioni di guerra vengono pianificate, per esempio utilizzando i sottomarini nucleari attraverso le basi italiane, come quella siciliana ad Augusta.

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/opinioni/2015090...l#ixzz3lMQ7ZBhe
 
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giulio.
view post Posted on 13/9/2015, 07:51




Il piano di dominio mondiale degli Stati Uniti d’America

La NATO non è sottomessa al diritto internazionale. Essa è il diritto internazionale. Per questo, sulle rovine e sulla distruzione di popoli, il capitalismo costruisce i propri affari.

Nel 1933 il cittadino statunitense Smedley D. Butler, dopo aver trascorso trentatrè anni e quattro mesi in servizio militare effettivo permanente in qualità di membro della più versatile e agile forza militare degli USA, il Corpo dei Marines, ricoprendo tutti i gradi della scala gerarchica, da sottotenente a maggiore generale fino a generale di divisione, ormai fuori dal lavoro, si sentì libero di parlare, ed ebbe a dire (e lo riportò nel libro "War is racket"): "In tutto quel periodo ho trascorso la maggior parte del mio tempo a fare il superman di prima classe, tutto muscoli e niente cervello, per il Grande Business di Wall Street e per i banchieri. In poche parole, ho fatto il racketeer, sono stato un delinquente, un gangster ed ho operato come emissario del capitalismo."

Quando il capitalismo, nella sua pratica di rapina, oltrepassa i confini della Nazione, diventa Imperialismo, ovvero crimine internazionale, ed è lo stesso Butler che ce ne dà la conferma: "Ripassando con lo sguardo tutto quanto feci allora, sento di poter impartire tante lezioni allo stesso Al Capone che avrebbe avuto parecchie cose da imparare da me. Il massimo che lui era riuscito a fare era stato di organizzare un racket in tre distretti cittadini. Noi Mariners operavamo su tre continenti."

Attualmente l'economia americana è completamente dipendente e intrecciata con il militarismo statunitense, così come ieri l'economia nazista era intrecciata con il militarismo tedesco. La spesa militare degli Usa è maggiore di quella di tutti gli altri paesi al mondo messi insieme. La maggior parte delle imprese dipende in un modo o nell'altro dai profitti della guerra e del militarismo: l'ottanta per cento delle commesse sono militari. Più di 250 miliardi di dollari all'anno vengono bruciati per le spese militari. Questo è l'unico settore della spesa federale che non subisce notevoli tagli. Lo scopo ultimo degli USA è il controllo dei destini del pianeta, militarmente, politicamente ed economicamente. E' guidato da un insaziabile appetito del profitto…
I militari della NATO
© flickr.com/ 7armyjmtc
I militari della NATO

Dal 1945 ad oggi gli Stati Uniti d'America direttamente o mediati dalla maschera della NATO, hanno bombardato da due a tre Paesi all'anno. Gli interventi dell'imperialismo nordamericano hanno come obiettivi i punti di resistenza alla penetrazione neoliberista presenti ancora sul nostro Pianeta. La Jugoslavia ha rappresentato (e in parte lo rappresenta ancora oggi) uno dei punti più pericolosi per la realizzazione del dominio globale (la cosiddetta globalizzazione!) del Mondo. In quest'area gli Stati Uniti hanno puntato all'utilizzo dell'elemento nazionalista ora semplicemente nazionalista (Croazia) ora anche religioso, in questo caso, musulmano (Bosnia, Kosovo), esasperando i conflitti etnici e teorizzando una situazione favorevole al loro intervento.

Un rapporto segreto della Cia del 1990, reso pubblico il giorno della festa nazionale della Jugoslavia, il 29 novembre, quasi come un macabro segnale del tipo "vi spaccheremo", prevedeva che entro diciotto mesi, sarebbe avvenuto uno smembramento della Jugoslavia, con esplosioni di violenze che — affermava il documento — hanno "molte probabilità" di trasformarsi in guerra civile. Sempre secondo la Cia "l'esperimento jugoslavo è fallito e il Paese sarà smembrato" e aggiungeva che tutto ciò "sarà molto probabilmente accompagnato da esplosioni di violenza etnica e disordini che potrebbero portare ad una guerra civile". Il rapporto giungeva a definire con precisione che il presidente Slobodan Milosevic era da ritenere come "il principale istigatore" dei predetti conflitti jugoslavi.
Le fiamme ed esplosioni dopo l`attacco dei missili della NATO a Belgrado nel 1999
© AP Photo/ Dimitri Messinis
Le fiamme ed esplosioni dopo l`attacco dei missili della NATO a Belgrado nel 1999

Questo rapporto "segreto" della Cia faceva seguito all'approvazione delle legge 101-513 da parte del Congresso degli Stati Uniti, il 5 novembre del 1990. Tale norma prevedeva lo stanziamento di fondi per le operazioni internazionali e nella fattispecie essa distribuiva fondi oppure li attribuiva alle dirigenze delle varie repubbliche jugoslave in base a criteri politici, con la regola dell'appoggio ai secessionisti., una legge che praticamente ha segnato la condanna a morte della Jugoslavia. Una delle misure previste era così letale che il rapporto della Cia sopra riportato, si riferiva proprio a questa legge.

Un rapporto pubblicato durante i colloqui di Dayton (1995) dal Dipartimento di Stato Usa, "Bosnia Fact Sheet: Economic Sanctions Against Serbia and Montenegro", spiega che

"Le sanzioni hanno contribuito a un significativo declino della Jugoslavia. La produzione industriale e il reddito effettivo sono calati del 50% dal 1991. Ottenere un allentamento delle sanzioni è diventata una priorità per il governo jugoslavo". Il ricatto aveva funzionato e ora si poteva agire.
NATO
© AFP 2015/ Brendan Smialowski
L'Italia, laboratorio di guerra della Nato

L'attuazione pratica di questo piano ha visto gli USA intervenire attraverso: 1.Fornitura di armi ai nazionalisti anti-serbi; 2.Copertura mediatica di crimini commessi dai nazionalisti allo scopo di far ricadere le responsabilità sui serbi; 3.Organizzazione e copertura del traffico di armi e droga i cui profitti sono stati destinati al finanziamento delle guerriglie anti-serbe. Da notare che qui è stato adottato lo stesso meccanismo utilizzato in Nicaragua dove i contras venivano finanziati dal commercio di droga fiorente in California. Oltretutto, nel Kosovo hanno agito gli stessi personaggi con la busta paga della Cia, fra cui lo statunitense Walker, già organizzatore degli squadroni della morte in San Salvador.

Da tempo gli Stati Uniti avevano aspirato a diventare i "padroni" dei Balcani. Un documento del Pentagono in parte pubblicato dal "New York Times" asserisce il bisogno di una totale supremazia mondiale degli Stati Uniti sia in termini politici che militari e il medesimo documento contiene esplicite minacce nei confronti di quei Paesi che aspiravano (o che aspirassero ancora oggi) ad aumentare il proprio ruolo nei Balcani.

Ecco alcuni stralci del documento: "Il nostro primo obiettivo è prevenire il riemergere di un nuovo rivale… ("nuovo" si intende dopo quello "vecchio", cioè l'URSS, ormai messa fuori combattimento- n.d.c.). Innanzitutto gli Stati Uniti devono sottolineare la necessità della loro leadership per stabilire e mantenere il nuovo ordine, convincere i potenziali competitori che non possono aspirare a un ruolo maggiore o perseguire un atteggiamento più aggressivo per proteggere i loro legittimi interessi".

"Dobbiamo essere responsabili degli interessi delle nazioni industrialmente avanzate per indurle a non cercare il rovesciamento dell'ordine politico ed economico stabilito. Infine, dobbiamo mantenere il meccanismo militare per scoraggiare potenziali competitori dall'aspirare ad allargare il loro ruolo regionale o globale".

"É di importanza fondamentale preservare la Nato come principale strumento di difesa e sicurezza… Dobbiamo cercare di prevenire l'emergere di accordi di sicurezza fra i soli Stati europei che potrebbero indebolire e mettere in discussione l'esistenza della Nato".

In un discorso tenuto nel settembre 2001, il deputato USA Lester Munston, ha dichiarato: "Voi non vedrete mai apparire i piloti della NATO dinanzi ad un Tribunale dell'ONU. La NATO è accusatrice, procuratrice, giudice ed esecutore, poiché è la NATO che paga le bollette. La NATO non è sottomessa al diritto internazionale. Essa è il diritto internazionale".

Estratto dal libro "IL SOAVE PROFUMO DELL'IMPERIALISMO" di Gianni Viola, Ricercatore scientifico, giornalista freelance e consulente politico-militare d'Ambasciata. Originariamente pubblicato sul sito www.interkosmos.it

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/mondo/20150912/1...l#ixzz3lbCWfri7
 
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giulio.
view post Posted on 23/2/2016, 09:02




COMUNICATO DEL COMITATO NO GUERRA NO NATO SULLA SITUAZIONE ATTUALE

Manlio Dinucci, 22 feb 2016 — Siamo in stato di guerra, impegnati su due fronti che di giorno in giorno divengono sempre più incandescenti e pericolosi.

Accusando la Russia di «destabilizzare l’ordine della sicurezza europea», la Nato sotto comando Usa ha riaperto il fronte orientale, trascinandoci in una nuova guerra fredda, per certi versi più pericolosa della precedente, voluta soprattutto da Washington per spezzare i rapporti Russia-Ue dannosi per gli interessi statunitensi.

Mentre gli Usa quadruplicano i finanziamenti per accrescere le loro forze militari in Europa, viene deciso di rafforzare la presenza militare «avanzata» della Nato nell’Europa orientale. La Nato – dopo aver inglobato tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, tre della ex Jugoslavia e tre della ex Urss – prosegue la sua espansione a Est, preparando l’ingresso di Georgia e Ucraina (questa di fatto già nella Nato), spostando basi e forze, anche nucleari, sempre più a ridosso della Russia.

Tale strategia rappresenta anche una crescente minaccia per la democrazia in Europa. L’Ucraina, dove le formazioni neonaziste sono state usate dalla Nato nel putsch di piazza Maidan, è divenuta il centro di reclutamento di neonazisti da tutta Europa, i quali, una volta addestrati da istruttori Usa della 173a divisione aviotrasportata trasferiti qui da Vicenza, vengono fatti rientrare nei loro paesi con il «lasciapassare» del passaporto ucraino. Si creano in tal modo le basi di una organizzazione paramilitare segreta tipo «Gladio».

Usa e Nato preparano altre operazioni sul fronte meridionale, strettamente connesso a quello orientale. Dopo aver finto per anni di combattere l’Isis e altri gruppi, rifornendoli segretamente di armi attraverso la Turchia, gli Usa e alleati chiedono ora un cessate il fuoco per «ragioni umanitarie». Ciò perché le forze governative siriane, sostenute dalla Russia, stanno liberando crescenti parti del territorio occupate da Isis e altre formazioni, che arretrano anche in Iraq.

Allo stesso tempo la Nato rafforza il sostegno militare alla Turchia, che con l’Arabia Saudita mira a occupare una fascia di territorio siriano nella zona di confine. A tale scopo la Nato, con la motivazione ufficiale di controllare il flusso di profughi (frutto delle guerre Usa/Nato), dispiega nell’Egeo le navi da guerra del Secondo gruppo navale permanente, che ha appena concluso una serie di operazioni con la marina turca. Per lo stesso scopo, vengono inviati anche aerei radar Awacs, centri di comando volanti per la gestione del campo di battaglia.

Nello stesso quadro strategico rientra l’operazione, formalmente «a guida italiana», che la coalizione a guida Usa si prepara a lanciare in Libia, per occupare le zone costiere economicamente e strategicamente più importanti, con la motivazione ufficiale di liberarle dai terroristi dell’Isis. Si prepara così un’altra guerra Usa/Nato, dopo Iraq 1991, Jugoslavia 1999, Afghanistan 2001, Iraq 2003, Libia 2011, Siria dal 2013, accompagnate dalla formazione dell’Isis e altri gruppi terroristi funzionali alla stessa strategia.

Tale operazione è stata concordata dagli Stati uniti non con l’Unione europea, inesistente su questo piano come soggetto unitario, ma singolarmente con le maggiori potenze europee, soprattutto Francia, Gran Bretagna e Ger-mania. Potenze che, in concorrenza tra loro e con gli Usa, si uniscono quando entrano in gioco gli interessi fondamentali.

Oggi 22 dei 28 paesi della Ue, con oltre il 90% della popolazione dell’Unione, fanno parte della Nato, riconosciuta dalla Ue quale «fondamento della difesa collettiva». Sempre sotto comando Usa: il Comandante su-premo alleato in Europa è nominato dal Presidente degli Stati uniti e sono in mano agli Usa tutti gli altri comandi chiave della Nato.

Va ricordato a tale proposito l’orientamento strategico enunciato da Washington al momento dello scioglimento del Patto di Varsavia e della di-sgregazione dell’Urss: «Gli Stati uniti rimangono il solo Stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione – politica, economica e militare – realmente globali. Non esiste alcun sostituto alla leadership americana. Fondamentale è preservare la Nato quale canale della influenza e partecipazione statunitensi negli affari europei, impedendo la creazione di dispositivi unicamente europei che minerebbero la struttura di comando dell'Alleanza».

Non si può pensare di costruire una Europa diversa, senza liberarci dal dominio e dall’influenza che gli Usa esercitano sull’Europa direttamente e tramite la Nato.

Anche perché l’avanzata Usa/Nato ad Est e a Sud già coinvolge la regione Asia/Pacifico, mirando alla Cina, riavvicinatasi alla Russia. È il tentativo estremo degli Stati uniti e delle altre potenze occidentali di mantenere la su-premazia economica, politica e militare, in un mondo nel quale l’1% più ricco della popolazione possiede oltre la metà della ricchezza globale, ma nel quale emergono nuovi soggetti sociali e statuali che premono per un nuovo ordine economico mondiale.

Questa strategia aggressiva ha provocato un forte aumento della spesa militare mondiale, trainata da quella Usa, che è risalita in termini reali ai livelli della guerra fredda: circa 5 miliardi di dollari al giorno. La spesa militare italiana, al 12° posto mondiale, ammonta a circa 85 milioni al giorno. Un enorme spreco di risorse, sottratte ai bisogni vitali dell’umanità.

In tale quadro, particolarmente grave è la posizione dell’Italia che, imprigionata nella rete di basi Usa e di basi Nato sempre sotto comando Usa, è stata trasformata in ponte di lancio delle guerre Usa/Nato sui fronti orientale e meridionale. Per di più, violando il Trattato di non-proliferazione, l’Italia viene usata come base avanzata delle forze nucleari statunitensi in Europa, che stanno per essere potenziate con lo schieramento delle bombe B61-12 per il first strike nucleare.

Per uscire da questa spirale di guerra dagli esiti catastrofici, è fondamentale costruire un vasto e forte movimento per l’uscita dell’Italia dalla Nato, per un’Italia libera dalla presenza delle basi militari statunitensi e di ogni altra base straniera, per un’Italia sovrana e neutrale, per una politica estera basata sull’Articolo 11 della Costituzione, per una nuova Europa indipendente che contribuisca a relazioni internazionali improntate alla pace, al rispetto reciproco, alla giustizia economica e sociale.

Roma, 20 febbraio 2016

https://www.change.org/p/la-pace-ha-bisogn...tm_medium=email
 
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Perché continuare a pagare il pizzo alla nato?


Pubblicato il 30/12/2016 di pennatagliente

“Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia”: è questo lo slogan che i comunisti da sempre gridano nelle manifestazioni contro le guerre imperialiste portate avanti dagli yanqui con il sostegno attivo dei loro vassalli appartenenti all’Organizzazione Terroristica dell’Atlantico del Nord.

A dire il vero, i revisionisti, negli anni – sin dai tempi delle farneticazioni berlingueriane sulla fine della “spinta propulsiva dell’Unione Sovietica”, utilizzate per giustificare la permanenza sotto il tallone dell’amministrazione di Washington District of Columbia – hanno imparato ad evitare la questione.

Ora, però, la faccenda torna nuovamente alla ribalta: non solo grazie alla trasmissione televisiva “Crozza nel Paese delle meraviglie”, in onda sulla Sette il venerdì sera, ma soprattutto a causa dei problemi oggettivi che attanagliano l’economia italiana, che ‘costringono’ i governi a tagliare continuamente lo stato sociale.

Appare del tutto insostenibile che, a fronte di leggi finanziarie ‘lacrime e sangue’ per le masse popolari, si preveda ogni anno spese militari sempre più ingenti: per il 2017 verranno sperperati ben Euro 23.400.000.000,00 – l’equivalente di sessantaquattro milioni al giorno, 2.6 milioni all’ora – per soddisfare la ‘grandeur’ militarista.

Viene da domandarsi: visto che per restare nella Nato siamo costretti a pagare una sorta di pizzo – la protezione costa, come ci ha insegnato bene la criminalità organizzata nostrana – sotto forma di acquisto di materiale bellico di marca statunitense, come ad esempio i famigerati (e mal funzionanti) aerei cacciabombardieri F35 Joint Strike Fighters, perché continuare a sopportare l’occupazione da parte di un Paese straniero?

Tutto questo senza tenere conto che si è persino costretti a concedere l’impunità ai soldati yanqui che si macchiano spesso di delitti orrendi – si veda ad esempio la strage della funivia del Cermis, perpetrata (il 3 febbraio 1998) da un pilota dell’aviazione yanqui che si divertiva a volare quasi rasoterra, ed ha tranciato di netto i fili provocando la caduta della cabina e la morte di decine di passeggeri – e viene loro permesso di fuggire in patria, dove sono al sicuro, dato che nessun loro giudice ha mai concesso l’estradizione per fatti commessi all’estero.
 
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Da Adolf Heusinger a Bennecke:
le origine naziste della NATO



Potete trovare facilmente sul web la storia delle ratline (sentieri dei ratti) e di come il Vaticano partecipò alla sua logistica. Consisteva in una serie di vie, punti di transizione e di destinazione, per alcuni personaggi nazisti che il governo degli Stati Uniti assunse, che facilitarono il loro reclutamento attraverso la clandestinità. Da qui il riferimento ai ratti.

Questa conversione dal nazismo alla parte occidentale contro il comunismo è stata solo formale, dal momento che il Reich cercò nella seconda guerra mondiale di sconfiggere l'Unione Sovietica. Come sappiamo, non ci riuscì. Ma alti comandanti militari nazisti furono riciclati nella struttura della principale coalizione transatlantica guidata dagli Stati Uniti contro il blocco sovietico.

Di seguito sono riportati brevi profili dei seguenti ufficiali che sono passati da essere nazisti a diventare importanti ufficiali militari dell'Organizzazione Nord Atlantica (NATO).

QUI IL SERVIZIO
 
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Settant’anni di sudditanza a Usa e Nato
L'arte della guerra. La dichiarazione di Luigi Di Maio di fedeltà solleva una questione di fondo che va al di là dell’attuale dibattito politico

Manlio Dinucci
EDIZIONE DEL manifesto
24.04.2018

PUBBLICATO
23.4.2018, 23:59

Luigi Di Maio: «Se qualcuno pensa di sganciare l’Italia dai nostri alleati storici, che sono l’Occidente e i paesi della Nato, allora troverà sempre me contrario. L’Italia, e il Movimento 5 Stelle soprattutto, non ha mai detto di volersi allontanare dai nostri alleati storici»: questa dichiarazione del candidato premier (a Otto e mezzo su La7, 16 aprile), solleva una questione di fondo che va al di là dell’attuale dibattito politico. Qual è il bilancio dei settant’anni di legame dell’Italia con i suoi «alleati storici»?

Nel 1949, con il 5° Governo De Gasperi (Democrazia cristiana – Pli – Psli – Pri), l’Italia diviene membro della Nato sotto comando Usa. Subito dopo, secondo gli accordi segreti sottoscritti da De Gasperi a Washington nel 1947, inizia lo schieramento in Italia di basi e forze statunitensi, con circa 700 armi nucleari. Per 40 anni, nella strategia Usa/Nato, l’Italia fa da prima linea nel confronto con l’Urss e il Patto di Varsavia, sacrificabile in caso di guerra (gli Usa tengono pronte sul nostro territorio anche mine atomiche da demolizione). Finita la guerra fredda con la dissoluzione del Patto di Varsavia e dell’Urss nel 1991, inizia per l’Italia non un periodo di pace ma una serie continua di guerre sulla scia del suo principale «alleato storico». Nel 1991, con il 6° Governo Andreotti (DC – Psi – Psdi – Pri – Pli), la Repubblica italiana partecipa nel Golfo sotto comando Usa alla sua prima guerra, violando l’Art. 11 della Costituzione. Nel 1999, con il Governo D’Alema (Ulivo – Pdci – Udeur), l’Italia svolge un ruolo fondamentale, con le sue basi e i suoi cacciabombardieri, nella guerra Nato contro la Jugoslavia. Nel 2003, con il secondo Governo Berlusconi (Forza Italia – AN – LN – Ccd-Cdu), l’Italia inizia la sua partecipazione (tuttora in corso dopo 15 anni) alla guerra Usa/Nato in Afghanistan. Sempre nel 2003, con lo stesso governo, partecipa all’invasione dell’Iraq da parte della coalizione a guida Usa.

Nel 2011, con il 4° Governo Berlusconi (PdL, LN, MpA), l’Italia svolge un ruolo di primaria importanza nella guerra Nato contro la Libia, a cui partecipa con 7 basi aeree, cacciabombardieri e unità navali. Nel 2014-2018, con il Governo Renzi (Partito democratico, Ncd, SC, Ucd) e il Governo Gentiloni (stessa coalizione), l’Italia partecipa alla escalation Usa/Nato contro la Russia, inviando truppe in Lettonia e cacciabombardieri in Estonia. Allo stesso tempo questi e altri governi cedono il nostro territorio al Pentagono, che lo usa quale ponte di comando e di lancio per operazioni militari in una vastissima area geografica.

Il Comando delle Forze navali Usa Europa-Africa a Napoli-Capodichino, agli ordini dello stesso ammiraglio Usa che comanda la Forza congiunta alleata a Lago Patria, copre metà dell’Oceano Atlantico e i mari che bagnano tutta l’Europa e la Russia e quasi l’intera Africa. Le basi Usa di Aviano, Vicenza, Camp Darby, Gaeta, Sigonella e la stazione Muos di Niscemi servono a operazioni militari in Medioriente, Africa ed Europa Orientale. Legata agli Usa direttamente e attraverso la Nato – in cui gli Usa detengono dal 1949 ad oggi la carica di Comandante supremo alleato in Europa e tutti gli altri comandi chiave – l’Italia è privata del potere sovrano in politica estera. Le nuova bombe nucleari B61-12, che gli Usa installeranno in Italia dal 2020, ci esporranno a rischi ancora maggiori. Luigi Di Maio ha firmato l’Impegno Ican a far aderire l’Italia al Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari, quindi a rimuovere dall’Italia le armi nucleari Usa. Manterrà l’impegno o lo romperà per non «sganciare l’Italia» dal suo principale «alleato storico»?


https://ilmanifesto.it/settantanni-di-sudd...a-a-usa-e-nato/

non credo nella sudditanza italiana agli Usa e alla Nato, penso che gli interessi dell'imperialismo italiano trovino necessariamente spazio, a livello globale, nelle strategie atlantiche ovvero che la Nato sia un'alleanza imperialista capeggiata dagli Usa ma che rappresenta gli interessi di più potenze imperialiste, tra cui l'Italia. Comunque l'articolo di cui sopra fa un breve sunto della partecipazione italiana alla Nato e alle sue imprese banditesche, specie negli ultimi anni e si apre con una citazione da voltastomaco di Di Maio, che ci fa capire come i 5 stelle si stiano preparando ad andare al governo.

Edited by primomaggio1945 - 25/4/2018, 01:06
 
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Nato. 70 anni, milioni di morti.


Giornata di mobilitazione

natuz



https://pennatagliente.wordpress.com/2019/...tari-comunisti/
 
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Nato, Mattarella: insuperato baluardo di pace e di dialogo


A difesa valori di società indipendenti, democratiche e aperte.

La Nato è “un’alleanza che ha costituito e costituisce un insuperato baluardo di pace in tutta l’area europea e dell’Atlantico del Nord, affiancando alla cooperazione nei settori della sicurezza e della difesa un irrinunciabile foro di dialogo politico”. Lo ha ribadito il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del LXX anniversario dell’Alleanza Atlantica.

“‘Vivere in pace con tutti i popoli e con tutti i governi’. Così recita il preambolo del Trattato dell’Atlantico del Nord firmato a Washington il 4 aprile del 1949. Le ragioni di un patto di sicurezza sono enumerate subito dopo – ricorda il Capo dello Stato -: salvaguardare la libertà dei popoli, il loro comune retaggio e la loro civiltà, fondati sui principi della democrazia, sulle libertà individuali e sulla preminenza del diritto. La Repubblica Italiana ha fatto di questa scelta di adesione a un patto fra Nazioni libere ed eguali un fondamento della propria politica estera”.

“Paesi provati dal dramma del secondo conflitto mondiale ebbero, all’indomani dell’esperienza del blocco di Berlino, la lungimiranza di superare contrasti e di comprendere che i valori vitali di società indipendenti, democratiche e aperte potessero essere efficacemente difesi in un’ampia e omogenea intesa comune, l’Alleanza Atlantica”.

Fonte: Askanews

https://it.sputniknews.com/italia/20190404...gNa1Epej1h12yuQ
 
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che schifo il boia Mattarella!

Settanta anni di guerra, terrore e reazione politica

Fuori l’Italia dalla NATO!



Settanta anni fa, il 4 aprile 1949, fu firmato a Washington il Patto Atlantico, istitutivo della NATO.

Questo Patto fu stabilito da una coalizione di 12 paesi imperialisti e capitalisti occidentali, diretti dagli Stati Uniti, come un'organizzazione di accerchiamento militare, di aggressione, di attacco e di guerra contro l'Unione Sovietica e le democrazie popolari.

La NATO fu concepita fin dalla sua formazione, avvenuta sei anni prima della costituzione del Patto di Varsavia, come uno strumento offensivo del campo imperialista, che cercava di ricostruire le sue forze sotto la direzione statunitense, per portare avanti la sua politica aggressiva su tutti i terreni. Questa organizzazione aveva chiaramente un obiettivo principale: la distruzione del socialismo e dell'Unione Sovietica.

La NATO non è mai stata un'organizzazione volta a “preservare la pace e la sicurezza".

Il governo De Gasperi firmò il Patto Atlantico e il parlamento italiano dopo un tumultuoso dibattito e ampie proteste popolari ratificò questo atto con la legge del 1 agosto 1949. Il Vaticano lo appoggiò esplicitamente.

Da allora il territorio del nostro paese è stato trasformato dagli Stati Uniti e dalla NATO in un sistema integrato di più di cento basi aree, navali, terrestri, sistemi logistici, di comunicazione, centri di ricerca, apparati spionistici. Un micidiale apparato di guerra e di terrore su cui il popolo italiano non può esercitare alcun controllo, essendo completamente nelle mani degli imperialisti yankee.

Gli USA, attraverso la NATO e direttamente, hanno reso il nostro paese una piattaforma di lancio delle aggressioni militari dirette contro altri popoli e paesi oppressi, in Africa, in Medio Oriente, nell’est Europeo, e contro altre potenze imperialiste, come la Russia e la Cina.

Tutto ciò con la perdurante complicità e subalternità della borghesia italiana, che ha visto nella “fedeltà atlantica” il modo per difendere il suo potere e i suoi privilegi di classe.

Le conseguenze della partecipazione italiana alla NATO sono gravissime. L’appartenenza a questo blocco militare ha pesantemente condizionato il quadro politico italiano, impedendo l’avvento di qualsiasi governo espressione autentica degli interessi e delle aspirazioni della classe operaia e delle masse popolari.

La NATO è sempre stata lo strumento di asservimento del nostro paese agli USA, lo strumento con cui sono state sacrificate le esigenze di vita delle masse lavoratrici agli interessi di ristretti gruppi possidenti, contrari a qualsiasi sviluppo della democrazia in Italia.

Da settanta anni il nostro paese è in una condizione di sovranità fortemente limitata, sottoposta a continue ingerenze, interferenze, pressioni e violente reazioni USA. Di volta in volta, è stato utilizzato come paese di frontiera, portaerei, pedina contro altri paesi e popoli, in funzione degli obiettivi strategici e tattici nordamericani.

Nessuna sovranità popolare, nessuna libertà, nessuna politica interna ed estera autonoma è stata possibile con l’adesione al Patto Atlantico. La stessa struttura economica è fortemente condizionata dall’appartenenza alla macchina da guerra yankee che assieme al dollaro, è un pilastro per il mantenimento della declinante egemonia mondiale degli USA.

Esistono protocolli “segreti" al trattato di adesione NATO, mai rivelati al popolo italiano, che impongono determinate servitù al nostro paese.

È arcinoto il ruolo che gli Stati Uniti e la NATO, con la cooperazione dei servizi segreti italiani, hanno svolto con la "strategia della tensione" e la sovversione antipopolare, che hanno causato stragi e omicidi politici. Una strategia diretta a destabilizzare la situazione politica e aprire la strada a governi e leggi reazionarie, per bloccare l’avanzata del movimento operaio e comunista.

Un esempio concreto dell’attività terroristica della NATO è quello della creazione, nella quasi totalità dei paesi membri, di organizzazioni clandestine (tipo Gladio), strutture parallele, depositi di armi, etc., con cui sono stati organizzati piani eversivi, attentati, sabotaggi, assassinii, etc. per impedire lo sviluppo dell’opposizione operaia e popolare.

Con la fine della “guerra fredda” contro l’Urss revisionista, la NATO si è ampliata ad est, per accerchiare la Russia e “contenere” la Cina, trasformandosi in una “organizzazione militare globale” con la più grande spesa militare e I più vasti arsenali atomici.

Questa macchina da guerra a cui partecipano 30 paesi imperialisti e capitalisti, interviene illegalmente “fuori area” in Afghanistan, in Libia, nei Balcani, in Somalia, in Siria, nello Yemen, in America Latina.... e con la sua nuova dottrina militare è pronta ad utilizzare le armi nucleari come “primo colpo”.

Mentre questa alleanza guerrafondaia ridefiniva il suo ruolo, il numero delle basi e delle truppe presenti nel nostro paese non è diminuito, ma aumentato. A Ghedi e ad Aviano continuano ad essere ospitate potenti armi nucleari USA, in via di ammodernamento.

L’Italia è stata così trasformata da paese di frontiera a retrovia strategica della NATO e, con il pretesto della guerra al terrorismo (alimentato dagli USA, come abbiamo visto in Siria e altrove), la società è divenuta sempre più militarizzata e repressiva. Sul piano politico la NATO favorisce la trasformazione reazionaria dello Stato, con l’aumento di potere dell’esecutivo. Il piano della P2, loggia atlantica, prosegue con altri personaggi e mezzi.

Dal punto di vista economico i crescenti costi per il funzionamento della NATO hanno determinate un continuo aumento delle spese militari, a scapito della spesa pubblica per la salute, l’istruzione, le pensioni e altri scopi sociali. Il diktat di Trump sul raddoppio delle spese militari e sugli F-35 è stato prontamente accettato dai governi italiani, compreso quello in carica, contribuendo a peggiorare le condizioni di vita della classe operaia e delle masse popolari.

Da settanta anni, tutti i governi che si sono succeduti in Italia, siano essi di centro destra, di centrosinistra o di tipo populista, sono stati i vassalli della NATO; hanno appoggiato tutti i suoi criminali progetti e operazioni di guerra, in flagrante violazione dell'art. 11 della Costituzione democratico-borghese, che proclama il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Oggi leghisti e pentastellati, che si travestono da “sovranisti”, sono i primi a vendere all’asta il nostro paese fra USA, UE e Cina.

Ma se la borghesia e I suoi servi hanno scelto di stare sotto l’ombrello NATO per puntellare gli interessi dei capitalisti e degli strati privilegiati e parassitari della società, l'opposizione operaia e popolare alla NATO non è mai cessata.

Negli anni ’50 dello scorso secolo si sviluppò il movimento dei Partigiani della pace che aveva come scopo il bando delle armi atomiche e il rifiuto della NATO (sei milioni di firme raccolte). Durante gli anni ’60 molte furono le manifestazioni di lotta per la pace e i movimenti antimperialisti. Negli anni ’70 la lotta contro la NATO è coincisa con la protesta e la mobilitazione contro le stragi di Stato. Particolarmente importante fu, negli anni ‘80, la mobilitazione popolare contro l'installazione dei missili USA a Comiso, in Sicilia. Negli anni ‘90 si sviluppò la lotta contro l'aggressione alla Jugoslavia che partì dal nostro paese con l’appoggio del governo diretto dai socialdemocratici.

Negli ultimi decenni vi è stata una continua mobilitazione di organizzazioni sociali, politiche, di movimenti locali: per il ritiro delle truppe da Iraq e l'Afghanistan, contro l'allargamento delle basi nordamericane di Vicenza, di Sigonella, di Camp Darby e di Pisa, contro le servitù militari in Sardegna, contro il sistema di radar MUOS in Sicilia, contro l'aumento delle spese militari. Anche la lotta contro la TAP ha oggettivamente un contenuto antimperialista.

Oggi la NATO non ha la stessa compattezza di ieri. Le tensioni e le contraddizioni interimperialiste, il relativo declino e il crescente unilateralismo nordamericano la indeboliscono, mentre in Europa si sviluppano ampi movimenti contro di essa. Dobbiamo essere coscienti del fatto che quelle stesse contraddizioni, la lotta per una nuova ripartizione del mondo, aggravano i pericoli di nuovi conflitti militari su grande scala, accrescono la proliferazione nucleare, rendono incombenti nuovi crimini contro l’umanità.

Il mondo intero, e con esso il nostro paese, è spinto dall’imperialismo sul piano inclinato della reazione e della guerra di sterminio.

Per questo, a nome di milioni e milioni di operai e lavoratori che vogliono la pace, gridiamo:

No alla politica di guerra, fuori l’Italia dalla NATO, no alle operazioni militari UE e all’ Esercito europeo!

Smantellamento delle basi militari USA/NATO in Italia e in tutto il mondo, dissoluzione della NATO e di tutte le alleanze belliciste imperialiste!

Interdizione assoluta delle armi atomiche e distruzioni di quelle esistenti!

No al riarmo, riduzione drastica delle spese militari e aumento di quelle sociali!

Noi non pagheremo la vostra crisi, noi non pagheremo le vostre guerre!

No alle aggressioni militari e all’intervento straniero negli affari interni di altri popoli!

Via i guerrafondai dal potere!

Ritiro di tutte le truppe inviate all’estero,

Morte al fascismo e all’imperialismo, viva la solidarietà internazionale dei proletari e dei popoli oppressi!

Chiamiamo tutte le realtà comuniste, rivoluzionarie, antimperialiste, progressiste, gli amanti della pace, a unire le forze e partecipare in massa alle assemblee e alle mobilitazioni contro la NATO che si svolgeranno nei prossimi giorni, così come alle manifestazioni per il 25 Aprile, festa della liberazione dal nazifascismo e del Primo Maggio, giornata internazionale di solidarietà del proletariato, estendendo e rafforzando la lotta contro le minacce di guerra, la reazione politica e l’offensiva capitalista, per aprire una prospettiva di rottura rivoluzionaria col moribondo sistema capitalista-imperialista.

Insistiamo sulla necessità di coinvolgere il movimento operaio e sindacale, il movimento delle donne e la gioventù in questo grande fronte contro la guerra, la militarizzazione, per la libertà e il progresso sociale.

Siamo convinti che il movimento operaio e popolare contro la NATO e la guerra si può sviluppare ampiamente, su chiare basi antimperialiste, senza appoggiarsi su un imperialismo per combatterne un altro, ma cercando di sviluppare i legami con tutti i movimenti per la pace, democratici, internazionalisti, antimperialisti e rivoluzionari di tutto il mondo.

Da Scintilla n. 98 – aprile 2019

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C'è solo una cosa da dire sul suo settantesimo anniversario:
la NATO deve essere distrutta!



Iniziativa Comunista Europea | initiative-cwpe.org
Traduzione da ilpartitocomunista.it

La NATO fu fondata settant'anni fa, nel 1949, per bloccare l'influenza ideologica e politica del socialismo e dell'Unione Sovietica, che era notevolmente aumentata dopo la Seconda Guerra mondiale, così come la sua potenza militare. A partire dalla sua fondazione, la NATO è divenuta uno dei quartier generali dell'anti-comunismo e un'alleanza imperialista mirante a fermare l'ascesa della classe operaia. Le loro politiche di guerra di implacabili aggressioni militari minacciavano di attacchi militari diretti, compresi quelli nucleari, contro i paesi che stavano costruendo il socialismo. A ciò fu risposto nel maggio 1955 con la firma del Trattato di Amicizia, Cooperazione e Mutua Assistenza a Varsavia.

La NATO era responsabile di criminali attacchi contro i comunisti nei suoi stati membri ed era il centro delle organizzazioni di contro-guerriglia. Era uno strumento che facilitava gli obiettivi espansionistici dell'imperialismo, attraverso la manipolazione e la restaurazione politica di altri paesi secondo gli interessi di coloro che erano in cima alla gerarchia e creando spazio politico per le idee controrivoluzionarie.

Un altro risultato disastroso della sua creazione fu la corsa agli armamenti, che da un lato creò un nuovo grande mercato per l'accumulazione di capitale per i monopoli e, d'altro lato, significò un duro colpo al socialismo da parte del capitalismo, poiché fu costretto a stanziare grandi risorse che avrebbero potuto migliorare più rapidamente le condizioni di vita della classe operaia e dei lavoratori.

L'imperialismo sta intensificando le sue aggressioni in Ucraina, nei Balcani, in Medio Oriente, in Asia, in America Latina e in tutto il mondo. Gli Stati Uniti usano l'adesione alla NATO come strumento per allineare paesi come il Brasile e la Colombia, dove i suoi collaboratori sono al potere, nelle sue politiche, ristabilendo la propria egemonia in America Latina. D'altra parte, la NATO favorisce l'incitamento al nazionalismo come mezzo per aumentare lo sfruttamento del popolo dei Balcani. Inoltre, vengono intraprese iniziative in Medio Oriente al fine di creare un blocco di Stati arabi contro l'Iran, creando uno sfaldamento che è al servizio del capitale.

La risoluzione per aumentare le "spese di difesa", approvata nell'ultimo vertice della NATO, è una chiara imposizione a tutti gli stati membri di aumentare il budget per le loro macchine da guerra attraverso tagli di bilancio ai primari bisogni popolari. La NATO sta mettendo il futuro dell'umanità in grave pericolo accelerando la corsa agli armamenti nucleari.

D'altra parte, la crisi del sistema capitalista-imperialista si fa più profonda e la manifestazione di questa crisi può essere vista nell'indebolimento delle alleanze imperialiste, nelle proprie mire perseguite dagli stati imperialisti in Europa e nel deterioramento della capacità di persuasione del capitalismo sulle persone. L'accordo PESCO firmato dagli Stati membri dell'UE per creare la propria macchina da guerra sotto la maschera di "sicurezza e difesa" e il frequente riferimento a un esercito europeo è una manifestazione di questa crisi. Tuttavia, l'alternativa alla NATO non può essere un'altra alleanza militare capitalista, un altro "polo" o "salvatore" di carattere capitalista, né in Europa, né in altre regioni. L'unica via per la pace contro l'aggressione crescente del capitalismo è il socialismo, la fratellanza delle classi lavoratrici.

La NATO è un'organizzazione di guerra attiva da settant'anni. L'elenco criminale di questi settant'anni è pieno di bugie, estorsioni, omicidi e massacri. C'è solo una cosa da dire nel suo settantesimo anniversario: la NATO deve essere distrutta! L'umanità deve eliminare l'arci-nemico della pace e della sicurezza nel mondo, l'imperialismo e le sue organizzazioni come la NATO, il PESCO e l'UE. Per questo motivo, la lotta contro l'organizzazione controrivoluzionaria della NATO non può mai mancare dall'agenda dei comunisti. Noi, come membri dei partiti comunisti e operai dell'Iniziativa Comunista Europea, continueremo a lottare per chiudere tutte le basi militari della NATO, buttare fuori la NATO e tutti i suoi affiliati dai nostri paesi e aree geografiche. Continueremo a lottare insieme per distruggere questa organizzazione criminale prima che causi ancora danni. Continueremo ad organizzarci per la vittoria del socialismo-comunismo.

Abbasso l'imperialismo!

Lunga vita al socialismo!

Il Segretariato dell'ICE

www.resistenze.org/sito/re00.htm
 
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La Nato vuole acquistare equipaggiamento invernale, Russia minaccia nuova Stalingrado
.rainews.it
23 ottobre 2019



La Nato ha lanciato una gara d’appalto per l’acquisto di equipaggiamento invernale resistente a temperature fino a 40 gradi sotto zero. Si tratta di 78 mila completi di abbigliamento ed equipaggiamento per un totale di 70 milioni di euro. Lo scorso settembre il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg aveva dichiarato che la Nato aumenterà la sua presenza nell’Artico per contrastare la Russia.

La missione russa presso la Nato, per tutta risposta, ha pubblicato un tweet con l’immagine dei soldati tedeschi fatti prigionieri a Stalingrado, accompagnata dalla scritta: “Forse è meglio acquistare i libri di storia della Seconda guerra mondiale, ad esempio, sulla battaglia di Stalingrado?”.
 
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