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Ucraina, scendono in campo gli Stati Uniti

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view post Posted on 19/3/2022, 03:32
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view post Posted on 26/3/2022, 18:24
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La comunità dell’Ucraina orientale in Calabria: «Ci sentiamo russi da sempre, siamo con Putin»

VIDEO | Le testimonianze di chi è originario proprio dell’area in conflitto del Donbass dove operano i separatisti. Ecco le loro considerazioni sul conflitto e sulla crisi internazionale in atto



«Ho lasciato il Donbass nel 2014 perché nella mia città, Lugansk, c’era la guerra tra la popolazione del luogo sostenuta dalla Russia, composta dai cosiddetti separatisti, e l’esercito ucraino che ci bombardava. Una guerra che ancora non è finita. Ad essere contestata dall'Ucraina con le armi è stata, ed è ancora oggi, la nostra indipendenza. Così non siamo né ucraini né russi. Ci sentiamo, però, russi da sempre anche da prima del referendum», racconta una cittadina dell'Ucraina orientale, da anni residente in Calabria.

La verità sul conflitto da chi viene dal confine russo
«Il conflitto ha già causato morti e sofferenze ma quello che è necessario chiarire, alla luce delle informazioni che sentiamo circolare qui in Italia e in Occidente, che non è Putin a voler invadere l’Ucraina, perché la Russia è già grande e non ha mire espansionistiche. La Russia vuole soltanto che siano protetti quei confini oggi minacciati dalla vicinanza dei missili Nato. Quella di Putin, al quale dobbiamo la ricostruzione dei nostri luoghi dopo la distruzione causata dai bombardamenti dell’esercito ucraino nel 2014 dopo il referendum, è solo una manovra difensiva. Invece la propaganda del governo ucraino diffonde notizie non rispondenti alla verità quando dice che è Putin ad attaccare. La Russia ci sta fornendo cibo e armi e ci ha consentito di restare in vita dopo la reazione militare ucraina del 2014. Troppe cose non vengono raccontate per come veramente sono accadute», racconta ancora la donna proveniente dal Donbass.


Secondo la testimonianza di chi in quella zona è nata e ha vissuto fino allo scoppio della guerra, ecco cosa accade nel Donbass, zona dell’Ucraina orientale al confine con la Russia, dove dal 2014 è in atto un conflitto seguito al referendum con cui le repubbliche popolari di Doneck e Lugansk si sono unilateralmente proclamate autonome e indipendenti dall’Ucraina, sul cui territorio orientale però insistono. Sulla scia di quanto stava già avvenendo in Crimea, il referendum ha reso tali repubbliche degli Stati riconosciuti solo dalla Russia, con tensioni degenerate fino al conflitto armato. Il governo ucraino, contrario all'indipendenza e all'influenza russa su suoi territori, dunque. bombarda e distrugge, e il governo russo, l’unico a riconoscere l’indipendenza delle due repubbliche, arma le milizie del Donbass affinché possano difendersi. Intanto la popolazione civile muore oppure conosce stenti e difficoltà.

Il ricordo di Iuliia
«Comincia così una guerra nel cuore dell’Europa – ricorda la giovane ucraina del Donbass, Iuliia Avdiugina – che ancora oggi non si è placata: 10mila vittime, 2 milioni di sfollati soltanto nel 2014. Per risolvere, i leader mondiali si sono seduti ad un tavolo e hanno sottoscritto l’accordo di pace a Minsk. Ma la violenza nell’Ucraina orientale è continuata. Nel 2016 sono aumentate le vittime e nel 2017 i combattimenti si sono intensificati. Se n’è parlato per qualche tempo. Poi la notizia è passata in secondo piano fino a scomparire completamente. La tragedia più grande di questo conflitto è la dimenticanza generale», ricorda ancora la giovane ucraina del Donbass, Iuliia Avdiugina.

Il 5 settembre di quello stesso anno, infatti, il Gruppo di Contatto Trilaterale sull'Ucraina, composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Doneck (Dnr), e Repubblica Popolare di Lugansk (Lnr), sottoscritto a Minsk, sotto l'egida della Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), il protocollo, che prevedeva l’immediato cessate il fuoco e lo stop all’avanzata delle basi Nato, ha solo apparentemente posto fine alle ostilità. Intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj è subentrato nel 2019 a Petro Oleksijovyc Porosenko.

Le due anime dell'Ucraina
«Kiev non ha accettato la nostra indipendenza. Non ha accettato di perdere le risorse minerarie di cui il Donbass, con le sue miniere e cave, è ricco. Quindi è iniziata questa guerra tra noi, chiamati dagli altri ucraini separatisti filorussi, e l’esercito ucraino che ancora oggi non si è conclusa. Ancora oggi si rischia la vita e la situazione non si è risolta. Noi non ci aspettavamo la riposta armata dell’Ucraina alla nostra rivendicazione di indipendenza, anche perché noi siamo sempre stati russi, come se l’Ucraina fosse divisa tra due popoli diversi che però il governo ucraino vuole costringere a stare insieme. La nostra cultura e la nostra lingua sono russe anche se dal 1991 non c’è più l’Unione sovietica, questa nostra identità non è cambiata e adesso non possiamo accettare che ci venga imposta la lingua ucraina e di essere maltrattati perché abbiamo osato sfidare il governo per affermare la nostra libertà e la nostra indipendenza», raccontano altre donne della comunità ucraina calabrese provenienti da zone vicine al confine russo.

I due livelli di conflitto
Un conflitto non recente, dunque, che ha già spezzato vite e causato sofferenze, anche se, in queste ultime settimane, qualcosa di nuovo sta accadendo. C’è infatti prospettiva di allargamento della Nato con l’ingresso dell’Ucraina, alla base dell’attuale crisi e del rischio di una guerra mondiale sul quale l'attenzione resta massima e rispetto al quale si registrano, proprio in queste ore, versioni contrastanti, con segnali di distensione da parte della Russia con successive smentite da parte degli Usa.

«Ora il conflitto è più tra Ucraina e Russia che tra Ucraina e Donbass perché l’Ucraina vuole entrare nella Nato. Un ingresso che lascerebbe presagire anche l'intento di far tornare della Crimea all’Ucraina, scatenando un conflitto che coinvolgerebbe tutta l’Europa. Un ingresso rispetto al quale contrario è il presidente Putin che non vuole i missili Nato sotto casa. Dunque in questo senso lo scenario si è complicato ed aggravato, spostando il livello di scontro da Donbass filorusso e Ucraina a Russia e Ucraina, Nato ed Europa», spiega ancora la giovane donna ucraina proveniente dal Donbass, delineando così una dimensione di un conflitto ibrido che, per quanto al momento tenuto sotto controllo, costituisce un microcosmo pronto da un momento all'altro a veder deflagrare tensioni evidentemente tutt'altro che sopite tra l'Occidente e Federazione Russa.

Ucraina vecchia e Ucraina nuova
Un paese diviso tra chi è incline ad un ingresso in Europa, intento dell’Ucraina benvisto dalla Nato e dagli Stati Uniti, e chi rivendica invece le radici russe e sente minacciata la propria libertà dall’attuale politica del governo ucraino.

«Io ricordo ancora quando, dopo aver imparato il russo fin da bambina e aver frequentato tutte le scuole, conseguito diplomi e studiato tutte materie sempre in russo, un giorno all’università venne il rettore a dirci che avremmo dovuto smettere di parlare in russo per parlare in ucraino. Non siamo computer in cui si cambia un programma. La nostra identità e la nostra storia non possono essere calpestate in questo modo. Il nostro paese ha sempre avuto due anime che hanno sempre convissuto. Ma questa era l’Ucraina vecchia. L’Ucraina oggi è molto diversa e dunque la parte Orientale non si riconosce nell’Ucraina nuova dalla quale addirittura è additata e discriminata. Non è concepibile che si possa essere multati se si parli in russo piuttosto che in ucraino. Vorrei che in Ucraina si fosse tutti liberi di essere ciò che si vuole e anche di restare amici come lo siamo stati in passato. Invece il governo ucraino viola le nostre personalità, imponendoci comportamenti che noi con condividiamo», racconta un’altra donna dell'Ucraina Orientale.

Ma non tutti gli ucraini la pensano allo stesso modo. Basta allontanarsi dal confine russo per dirigersi sul versante occidentale e, dunque, verso il confine europeo per sentire idee diverse. «La nostra indipendenza è giovane – spiega un’altra donna dell’Ucraina Occidentale – e per nutrirla e mantenerla abbiamo bisogno di alleanze e di aiuto. L’Europa è per noi il viatico per il futuro e il benessere. Se fosse stata la Russia il nostro riferimento, l’Unione Sovietica non si sarebbe frantumata come invece è avvenuto».

Si convive con il rischio della guerra
Un allarme, quello lanciato in queste ultime settimane, che la comunità ucraina orientale calabrese giudica ingigantito dai media Occidentali e che in loco si vive con relativa tranquillità, complice il fatto che il conflitto, iniziato dentro le città adesso spostatosi fuori, e le tensioni in quella zona orientale dell’Ucraina sono presenti già dal 2014.

«I miei genitori vivono nel Donbass e anche molti miei amici. Li sento spesso per chiedere come stiano e che situazione stiano vivendo. Da un mese circa hanno documenti e piccola valigia pronti, nel caso dovessero fuggire. Fuggire dove per altro. In caso di guerra, dove mai potrebbero andare? Sentono annunci ma poi nulla accade, in un contesto di violenze e tensioni che si protraggono da anni. Non possono certo smettere di vivere ma vanno avanti. Seppure pronti all’evenienze più drammatiche, stanno continuando a vivere come prima di queste settimane. Noi siamo preoccupati, ma non da ora. Si tratta di un rischio di cui parlano tanto. Ciò genera spavento ma finora, fortunatamente nulla è accaduto», racconta un’altra cittadina ucraina originaria del Donbass, residente adesso in Calabria.

«Mio fratello è vigile del fuoco e sta lavorando nella sua città. Qualora ci fosse il rischio di cui sentiamo parlare, sarebbe stato inviato nel Donbass, come avvenuto nel 2015. In questo momento tutto appare sotto controllo, come mi riferiscono i miei genitori che abitano in Ucraina. Anche se in quella zona sappiamo esserci delle tensioni, adesso non stanno sparando né uccidendo come avvenuto in passato. Secondo me l’informazione sta esagerando. Anche altri parenti, che vivono proprio nel Donbass, dicono che tutto è tranquillo», racconta una donna ucraina che però si sente russa. «Anche se sono cittadina ucraina, la mia prima lingua è il russo. Se non ci fossimo staccati, con la fine dell’Unione Sovietica, io non avrei avuto bisogno di emigrare in Italia per lavorare, guadagnare uno stipendio dignitoso e migliorare la mia condizione economica».

«I miei parenti, che vivono a trenta chilometri dal confine russo, mi dicono che la situazione pare tranquilla. Ritengo che sia l’informazione di questo frangente a creare un allarme eccessivo», racconta un'altra donna ucraina.

In Russia, intanto, c’è chi pensa che questa guerra sia solo paventata.
«Sono certa che il popolo russo non voglia la guerra. Sono altrettanto certa che il governo russo neppure voglia la guerra e che invece cerchi un diversivo per deviare l’attenzione dai problemi reali del paese, creando nemici esterni. Purtroppo in Russia non ci sono i diritti essenziali per tutta la cittadinanza ed esistono disuguaglianze e corruzione dilaganti. Io vivo in Europa da tanto ormai e so che qui non si vuole entrare in guerra con la Russia ma si vogliono mantenere pace e amicizia», racconta una cittadina russa.

Il rischio e la speranza
Il rischio di una guerra, però, esiste perché l’indipendenza scelta dal Donbass verrà, in caso di avanzamento della Nato, difesa militarmente dalla Russia. Resta la speranza di una soluzione diplomatica che tutti, pur restando nelle loro posizioni, sembrano auspicare.

«Il rischio c’è sempre stato. C'è tanta pressione e c'è tanta tensione ma tutti speriamo di non arrivare alla terza guerra mondiale», concludono le donne dell'Ucraina orientale residenti in Calabria.



https://www.lacnews24.it/cronaca/la-comuni...n-putin_150483/
 
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view post Posted on 27/3/2022, 19:04
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view post Posted on 2/4/2022, 08:26
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da l'interferenza

La guerra dei russi e quelle degli americani


Fabrizio Marchi • 30 marzo 2022
A distanza di un mese dall’inizio della guerra i russi non hanno ancora utilizzato l’aviazione né, molto probabilmente, ne faranno uso. Eppure l’aviazione è stata ed è l’arma strategica della guerra moderna, per lo meno dalla seconda guerra mondiale in poi. Quali sono le ragioni di questa scelta?

I russi sanno perfettamente che l’uso dell’aviazione (e dei bombardamenti aerei) è altamente traumatico, diciamo pure terroristico, per i civili, tra i quali potrebbe seminare un gran numero di vittime e sanno benissimo che con gli ucraini dovranno convivere anche e dopo questa guerra. Russi e ucraini sono indissolubilmente legati e spesso imparentati fra loro. La storia della Russia è in buona parte anche la storia dell’Ucraina, e viceversa.

Nonostante le fesserie urlate dai media occidentali la Russia non ha mai avuto nessuna intenzione di occupare tutto il territorio ucraino ma solamente i territori russi del Donbass, della Crimea e delle aree circostanti il Mar d’Azov che già avevano scelto di separarsi dall’Ucraina. Avevano capito che le popolazioni del Donbass non ce la facevano più a resistere e che la loro caduta nelle mani dell’esercito ucraino e delle milizie naziste, oltre a ulteriori massacri perpetrati da questi ultimi, avrebbe dato la stura per l’adesione dell’Ucraina alla NATO, presente in loco già da anni. Del resto, anche l’esistenza di laboratori bio-militari americani in Ucraina è ormai un fatto accertato e ampiamente documentato, nonostante le ovvie smentite da parte del Dipartimento della Difesa USA. La Russia non poteva e non può permettersi una Ucraina organica alla NATO con basi militari e missili puntati contro il suo territorio. E non può permettersi di non avere uno sbocco sul Mar Nero e, dunque sul Mediterraneo. Chi conosce un briciolo di storia sa perfettamente che l’accesso al Mar Nero e quindi al Mar Mediterraneo è sempre stato per la Russia una questione di vitale importanza sotto ogni punto di vista. Sottrarle l’Ucraina avrebbe significato, fra le altre cose, perdere ogni controllo su un canale di comunicazione commerciale strategico. L’80% circa delle merci di tutto il mondo viaggia via mare e chi controlla i mari e gli oceani controlla il mondo intero. Gli Stati Uniti, che controllano manu militare la gran parte degli oceani e degli stretti e hanno centinaia di basi militari sparse in tutto il mondo, dall’Europa all’Asia, ben lo sanno.

E’ quindi evidente che la guerra in corso è essenzialmente difensiva, non c’è mai stata da parte dei russi nessuna volontà annessionistica e, anche volendo, la Russia non sarebbe in grado di gestire una occupazione militare sine die dell’Ucraina.

E’ per queste ragioni che i russi, anche a scapito di maggiori perdite in termini di vite dei loro soldati, hanno scelto di non utilizzare l’aviazione e di non bombardare.

E’ un problema che gli americani non hanno mai avuto dal momento che hanno sempre fatto la guerra a migliaia di chilometri dal loro territorio. In tutte le guerre hanno fatto un uso massiccio e sistematico dei bombardamenti dal cielo, scaricando sulle popolazioni civili, indiscriminatamente – non so e non sono in grado di quantificarlo – decine (forse centinaia) di milioni di tonnellate di bombe di ogni genere; napalm, fosforo, diossina, intrugli chimici di ogni genere e perfino, come sappiamo, bombe atomiche. La protezione dei loro soldati (cosa lodevole) è direttamente proporzionale al disprezzo razzista che hanno nei confronti delle popolazioni che hanno bombardato senza alcun ritegno e scrupolo di sorta. Sentirli blaterare contro l’uso di armi chimiche da parte dei loro avversari, qualsiasi essi siano, è a dir poco farsesco. Quantificare il numero delle vittime civili dei bombardamenti aerei americani dalla seconda guerra mondiale in poi è impossibile ma, ovviamente, siamo nell’ordine di milioni di persone.

L’orchestra mediatica occidentale continua a sostenere la tesi che i russi avrebbero ridimensionato la portata dei loro obiettivi a causa della resistenza ucraina e che sarebbero stati costretti a ripiegare sul Donbass, quando in realtà il loro obiettivo sarebbe stato la conquista dell’intera ucraina. Ma si tratta di una balla costruita ad arte. Una volta annessi i territori del Donbass e della Crimea, assicuratisi della non adesione dell’Ucraina alla NATO e rese innocue le milizie naziste, i russi cesseranno le ostilità. Sono gli americani che non hanno interesse ad una conclusione rapida del conflitto.
 
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view post Posted on 2/4/2022, 10:42
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Pur condividendo il taglio dell'articolo sulla natura del conflitto in essere, mi sembra che la difesa russa abbia fatto ampio utilizzo dell'aviazione e continua a farlo, almeno ciò si evince dalle dichiarazioni del portavoce del ministero della difesa russa Generale Maggiore Konashenkov che quotidianamente rilascia aggiornamenti sull'andamento del conflitto. Piuttosto stando alle dichiarazioni del dipartimento della difesa USA in circa un mese di guerra i Russi avrebbero lanciato circa 1500 missili in territorio ucraino. Sono andato a vedere su Wikipedia l'utilizzo dei missili da parte della coalizione diretta dagli USA nella seconda guerra del golfo. Premetto che non so se si tratti degli stessi missili e se la categoria possa definirsi omogenea in entrambi i casi. Comunque, durante i primi due mesi di guerra in Iraq furono lanciati 25.000 missili da parte della coalizione. La sproporzione mi pare evidente. Analoghe valutazioni possono farsi circa l'uso dell'artiglieria pesante da parte dei russi, il quale, a dire di alcuni "analisti militari", sarebbe decisamente sotto tono rispetto a un conflitto convenzionale.
 
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view post Posted on 7/4/2022, 15:29
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Azov Battalion usa il simbolo nazista Wolfsangel come logo e il suo fondatore Andriy Biletsky è antisemita!

Israele sta armando neonazisti in Ucraina
www.invictapalestina.org/archives/33313


Israele sulla crisi ucraina: “In caso di guerra, sosterremo il nostro alleato, gli USA”
https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2...lleato-gli-usa/
 
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view post Posted on 9/4/2022, 18:05
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alcune mie personali, grezze opinioni sugli eventi in corso.

la Russia è stata messa all'angolo, scientemente, a questo punto secondo me soprattutto per vedere come avrebbe reagito.
messa all'angolo ma non attaccata apertamente, e quando c'era da capire se un eventuale conflitto in Ucraina sarebbe potuto sfociare in un conflitto più grosso, gli americani a mio avviso hanno fatto chiaramente capire che no, non volevano una evoluzione di quel tipo, e da lì è partita la guerra.
se gli americani avessero voluto lo scontro aperto con la Russia, sfruttando il caso ucraino, avrebbero potuto agire diversamente, tenere truppe nel paese etc
credo che per loro sia sempre stata questione di proxy, con lo scenario migliore dal loro punto di vista un eventuale impantanamento dei russi in Ucraina, come successo sia ai russi che agli yankee in Afghanistan, o in un certo senso come successo agli americani stessi in Vietnam, quando decisero in modo non convenzionale di intervenire direttamente in una proxy ed è finita male per loro.

la Russia è oggettivamente messa sotto pressione, ed è in una situazione dove ha poche opzioni percorribili, però non credo sia manco tanto sostenibile per la Russia continuare ad agire in questo modo ogni qualvolta l'imperialismo occidentale metta pressione, insomma potrebbe finire per diventare un punto debole, e uno strumento di indebolimento a disposizione degli americani e compagnia varia.

l'Ucraina e la sua classe dominante, o aspirante tale, si è messa in una posizione impossibile da sostenere, e probabilmente nel lungo periodo capitolerà, e sarà costretta a un ridimensionamento.

questione conflitti interimperialistici e se la Russia è una potenza imperialistica o meno.
allora qua la situazione è complessa, qua dentro sappiamo tutti quale sia la definizione di imperialismo in quanto fase del capitalismo, e non semplice definizione della politica estera di un dato paese.
qua la sostanza è capire, all'interno del quadro imperialistico globale, che ruolo ricopra la Russia.
ora, mi pare che fino a prima della guerra, la Russia fosse sostanzialmente parte dell'imperialismo globale, e le classi dominanti russe fossero ben contente di essere sempre più integrate in questo imperialismo, di godere di grandi afflussi di capitali esteri in Russia, di potere a loro volta riversare i giganteschi profitti realizzati dalle risorse energetiche in investimenti nei più importanti centri della finanza imperialistica globale, di far studiare e vivere i loro figli nei centri culturali imperialistici che contano, etc.
inoltre, faccio notare che le classi dominanti russe si siano limitate ad arricchirsi il più possibile facendo poco (estrazione e poco più), usando parte di queste ricchezze per creare un sistema domestico praticamente corporativistico, per niente dinamico, senza nemmeno provare a industrializzare un po' il paese, a renderlo un po' meno indipendente dalle esportazioni di carburi (dipendenza dalle esportazioni di risorse naturali = sottosviluppo, povertà, debolezza etc), perchè a loro conveniva così.
questo non era affatto vero durante l'epoca socialista, in cui la creazione e lo sviluppo di un forte sistema industriale domestico era la priorità.
credo non fosse così nemmeno nelle fasi revisionistiche, che avevano tutti i limiti che conosciamo ma un minimo di sviluppo industriale per qualche periodo hanno cercato di svilupparlo.
negli ultimi 3 decenni oggettivamente non c'è stato nulla mi pare, una piccola minoranza si è arricchita vendendo risorse naturali al globalismo, e gran parte della popolazione è rimasta su per giù allo stesso livello.
inoltre si noti che la Russia ha con la NATO lo stesso rapporto che ha l'Ucraina, ovvero è un "partner for peace"
l'unica differenza è che negli ultimi 10 anni il rapporto si è un po congelato, mentre quello con l'ucraina è avanzato.
ancora, la Russia è impegnata in scenari ben al di fuori del proprio interesse strettamente nazionale, ora non teniamo conto della Georgia e degli altri interventi più o meno espliciti nei paesi dell'area ex sovietica, lasciamo perdere anche l'ucraina, ma l'impegno russo in Siria, e ora in Mali, la volontà di costruire basi militari in Repubblica Centrafricana, in Eritrea, Sudan, i balletti geopolitici con l'altra potenza emergente, la Turchia, con cui si scontrano e incontrano, non danno proprio l'idea di un paese estraneo all'imperialismo, addirittura sottomesso ad esso, ma anzi mi pare indichino la volontà di un paese di giocare un ruolo sempre più importante, all'interno del quadro imperialistico globale, insomma di aumentare il prestigio, la posizione, e questo di fatto che vuol dire, se non partecipazione alla spartizione imperialistica del mondo?

inoltre, se si nega che la Russia sia parte di questo imperialismo globale, e pure la Cina ne è estranea, chi rimane tra le potenze imperialistiche? solo l'occidente + giappone? quindi noi comunisti quando parliamo di scontri interimperialistici, ci riferiamo solo alla remota eventualità di uno scontro tra, boh, Germania e Francia, o Stati uniti ed Europa, o robe così?
che se dovesse scoppiare un conflitto di tipo "mondiale" tra l'imperialismo occidentale e la Russia, o la Cina, dovremmo dire che la natura di quel conflitto non è di tipo imperialistico??

infine, personalmente ritengo che la Russia in questo caso abbia più ragioni che torti, e l'ucraina abbia molti più torti che ragioni, che personalmente non riesco proprio a simpatizzare col regime ucraino, né coi propositi generali ucraini, e devo ammettere, manco con il sentimento generale del popolo ucraino, per quanto posso percepire questo sentimento, mentre simpatizzo ed empatizzo molto con i miliziani del Donbass, detto questo ritengo che sia dovere dei comunisti combattere ognuno contro il proprio "imperialismo", il proprio potere borghese, possibilmente senza finire a fare da supporter al nemico del mio nemico in quanto tale.
 
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view post Posted on 9/4/2022, 21:50
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Grazie Kollontaj per l'intervento.
E' chiaro che ogni conflitto tra paesi imperialisti deve configurarsi anche come esito della famosa legge dell'ineguale sviluppo enunciata da Lenin. La Russia è comunque un paese imperialista "inferiore" ad alcuni altri sotto certi aspetti, come hai giustamente notato e tende a migliorare la sua posizione. Il che può significare anche che in alcune situazioni, come quella attuale, deve tendere a non peggiorarla.
Sono daccordo anche sul "trappolone" statunitense ai danni della RUssia. E' chiaro che gli USA, come peraltro nella seconda guerra mondiale, abbiano il pieno interesse, per il suo capitalismo in declino, ad un conflitto interimperialistico prettamente europeo. A me sembra che la strategia più ampia, più a lungo respiro, degli USA tenda già ad un successivo, sia pur non attuale, obbiettivo. L'obbiettivo è la Cina, la vera antagonista economica nell'ambito di una economia di stampo capitalistico, beninteso. Se gli USA riuscissero ad addomesticare persino la Russia, l'accerchiamento della Cina sarebbe praticamente completo.
I "comunisti" che fanno? Che cosa dovrebbero fare? .La lezione è chiara: non si può fare il "né, né" da troscoidi. Infatti Lenin non disse "la guerra è tra gli imperialisti e a noi non ce ne frega niente, si scannassero tra di loro", ma è intervenuto introducendosi nelle contraddizioni interimperialistiche coi risultati grandiosi che sappiamo. Stalin ancor meglio, è riuscito a trasformare una guerra tra pescicani in una guerra di liberazione che alla fine ha coinvolto un terzo dell'umanità. Ma entrambi, Lenin e Stalin, hanno capito la forza dei diversi imperialismi _ sempre legge dell'ineguale sviluppo - e, di fatto, hanno appoggiato una parte per nuocere ad entrambe, ma soprattutto a quella più pericolosa per le masse popolari.
Chiaramente la situazione attuale del movimento comunista non pone immediatamente la possibilità di infiltrarsi con adeguata forza all'interno delle contraddizioni del campo avverso, però è inevitabile per noi seguire l'insegnamento di Lenin e di Stalin ed agire, nel nostro attuale "piccolo", senza derive trosco-piccoloborghesi.
 
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view post Posted on 10/4/2022, 07:44
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QUOTE
negli ultimi 3 decenni oggettivamente non c'è stato nulla mi pare, una piccola minoranza si è arricchita vendendo risorse naturali al globalismo, e gran parte della popolazione è rimasta su per giù allo stesso livello.

Come in tutto il mondo, conta però che dopo il disastro negli anni 90 la Russia si è abbastanza sviluppata dagli anni 2000, molto più dell' Italia, e questo proprio perchè ha fatto i propri interessi e non ha seguito le regole imposte dagli USA,lo sviluppo è arrivato grazie anche a un settore vecchio come il gas ma ciò è avvenuto anche perchè hanno trovato degli acquirenti (gli occidentali) che lo compravano
 
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view post Posted on 10/4/2022, 08:42

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Queste analisi sono interessanti ma il punto e' quali posizioni esattamente deve prendere il movimento comunista internazionale? Come rispondiamo alla domanda leniniana "che fare?"

Io ho provato a rispondere qui ma personalmente non ne sono soddisfatto. Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione.
 
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view post Posted on 10/4/2022, 08:56
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QUOTE (k7ygd @ 10/4/2022, 09:42) 
Queste analisi sono interessanti ma il punto e' quali posizioni esattamente deve prendere il movimento comunista internazionale? Come rispondiamo alla domanda leniniana "che fare?"

Io ho provato a rispondere qui ma personalmente non ne sono soddisfatto. Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione.

Il popolo ucraino è purtroppo la principale vittima di questa guerra che non ha molte colpe della corruzione dei propri governanti, questa non è solo una guerra economica ma anche geopolitica e culturale e molto probabilmente non sarà breve, il punto che Putin invadendo ha fatto esattamente come Hitler, in tal caso i comunisti si sono alleati con gli USA per scacciarlo,però è anche vero che è stato proprio il pensiero unico liberal economico di matrice americana che ha portato a questa guerra, quindi diventa difficile capire da che parte schierarsi
 
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view post Posted on 10/4/2022, 13:58
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Grazie pure da parte mia al compagno Kollontaj per la precisa analisi

CITAZIONE (aixo @ 10/4/2022, 09:56) 
Il popolo ucraino è purtroppo la principale vittima di questa guerra che non ha molte colpe della corruzione dei propri governanti..

La principale vittima è il popolo russo che viene fatto odiare da tutti gli altri popoli su istigazione dei loro governanti, in primis i nostri. Stanno facendo scatenare un odio verso i russi che potrebbe davvero finire in qualcosa di più serio. Il popolo ucraino certo che è vittima ma ha le sue responsabilità, la gran parte appoggia questo governo criminale nazista e ricordiamoci il 2014.
Poi vittima ma oggi in Italia chi gridava e si scagliava persino contro i meridionali praticamente grida "prima gli ucraini", più coccolati di cosi?

CITAZIONE (aixo @ 10/4/2022, 09:56) 
Putin invadendo ha fatto esattamente come Hitler, in tal caso i comunisti si sono alleati con gli USA per scacciarlo,

Chi sono questi comunisti alleati degli usa? In Italia (direttamente o non) pmli e il pcl?
A me pare che hanno sdoganato i neonazisti, lo ha fatto anche il papa videliano!
 
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view post Posted on 10/4/2022, 17:48
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Sono d'accordo con gli ultimi interventi, si deve sperare che la Federazione Russa abbia la meglio senza ulteriori spargimenti di sangue, speranza idealistica lo so, visto che è in primis l'Occidente a voler cronicizzare il conflitto in corso. Mi dispiace per le sofferenze del popolo ucraino a prescindere, soprattutto per chi non appoggia quei governanti che chiangono e fottono facendo gli interessi degli USA sulla loro pelle, ma è appunto loro che dovrebbero stanare coi forconi.
Per il resto mi viene da pensare che sì, Putin è stato messo all'angolo, ma secondo me è tutta calcolata la reazione e probabilmente erano già pronti e avevano previsto tutte le conseguenze del caso e magari era una guerra che preparavano da tempo e hanno solo aspetto il momento propizio. Vedremo.
 
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view post Posted on 10/4/2022, 18:22
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"[..]Uscita di scena Merkel, gli Usa hanno avuto campo libero. La guardiana di Putin e del gas non c’era più e gli americani hanno capito che il presidente russo era diventato più pericoloso ma anche più vulnerabile. Per due mesi gli Usa hanno avvertito dell’invasione dell’Ucraina perché sapevano che contestando, come hanno fatto, il Nord Stream 2 si apriva una falla nel cuore del continente. I gasdotti sono stati il cordone ombelicale che ha legato Mosca all’Europa, la nostra dipendenza dava a Putin un senso di sicurezza, lo strumento per condizionare gli europei e renderli più flessibili e interessati alle sorti della Russia.

Quando Mosca ha capito che con il debole cancelliere Scholz il Nord Stream 2 non sarebbe stato al sicuro ha cominciato le minacce all’Ucraina che in precedenza russi e tedeschi avevano pagato perché non protestasse troppo per la realizzazione del gasdotto, assai temuto dalla Polonia in quanto visto come uno strumento di espansione dell’influenza Putin. Gli americani per altro avevano già messo alle corde anche Merkel, obbligandola ad acquistare persino gas liquido americano di cui Berlino allora non aveva alcun bisogno, visto che non ha neppure rigassificatori.

E così con la guerra si è alla resa dei conti. L’Europa dovrà pagare di più la quota Nato, comprando ovviamente più armi e aerei da caccia Usa, e anche più gas americano. Tutto a beneficio delle corporation e del complesso militar-industriale. E’ la ricetta di Biden, tentato di prolungare un conflitto che logora Putin e riempie le casse americane. Un mondo perfetto per “esportare” ancora una volta la democrazia."

di Alberto Negri
da Il manifesto, aprile 2022
 
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