Comunismo - Scintilla Rossa

Trotskismo: Teoria e storia, Kostas Mavrakis

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Yuri Gagarin
view post Posted on 1/11/2013, 14:01 by: Yuri Gagarin




II. UN DOGMATISMO ATEMPORALE



La teoria « originale » di Trotsky

Nel maggio 1904 Trotsky era appena stato allontanato dal comitato di redazione dell'« Iskra », su proposta di Plekhanov. Egli continuò comunque a collaborare al giornale menscevico. In quel periodo si recò a Monaco, dove conobbe il socialdemocratico russo Helphand, il cui pseudonimo era Parvus. Rimarra con lui fino al febbraio del 1905 e ne sara' profondamente influenzato. Pur riservando, come il primo, la sua simpatia ai menscevichi, egli pretenderà di svolgere il ruolo di arbitro, di giudice e di paciere tra le due frazioni del , partito socialdemocratico russo e si terra perciò in disparte dall'una e dall'altra. La « teoria » della rivoluzione permanente è dovuta, nei suoi tratti essenziali, a Parvus. E' stato quest'ultimo a elaborare per primo parte delle idee che costituiranno l'ossatura del pensiero trotskista fino ai nostri giorni. In una serie di articoli intitolati Guerra e Rivoluzione, egli affermava che lo Stato nazionale, il cui sorgere aveva corrisposto alle esigenze del capitalismo industriale, poteva considerarsi ormai superato. Lo sviluppo di un mercato mondiale avrebbe abbattuto questa divisione in compartimenti stagni, accentuando l'interdipendenza reciproca delle nazioni. All'inizio della rivoluzione del 1905, Parvus scrisse una prefazione al libro di Trotsky I nostri compiti politici, in cui affermava: « II governo rivoluzionario provvisorio di Russia sara un governo di democrazia operaia... Siccome il partito socialdemocratico e alla testa del movimento rivoluzionario... questo governo sara socialdemocratico... un governo coerente con una maggioranza socialdemocratica. »
Trotsky ne dedusse molto semplicemente che un tale tipo di governo non avrebbe potuto che applicare una politica specificatamente socialdemocratica e che avrebbe preso immediatamente la strada delle trasformazioni in senso socialista. In questo egli si opponeva tanto ai menscevichi — che basandosi sul carattere democratico-borghese della rivoluzione sostenevano la grande borghesia liberale che stava cercando un compromesso con lo zarismo — quanto ai bolscevichi che, sia pur distinguendo fra la tappa democratica e la tappa socialista, ritenevano che ii proletariato dovesse mobilitare i contadini per assumere la direzione della rivoluzione democratica e portarne i compiti fino in fondo, cosa che non implicava assolutamente il fatto che la socialdemocrazia avesse la maggioranza in un governo che si fosse costituito in seguito a una vittoria popolare.(1)
Trotsky, questo eloquente tribuno, venne accettato alla testa del Soviet di Pietrogrado dai menscevichi e dai bolscevichi, appunto perche non rappresentava che se stesso e pertanto non avrebbe interferito nelle politiche che ciascuno porzava avanti. Lo dimostra ii fatto che sia gli uni che gli altri, pur continuando a polemizzare fra di loro, si preoccuperanno in seguito assai poco di combattere le sue concezioni. Prima di passare alla discussione sulla « rivoluzione permanente » partendo da una analisi della situazione concreta nel 1905, ricordiamo che Trotsky, in seguito, non sarebbe stato tanto fiero di essere considerato ii discepolo di Par-vus. Questi, nel 1914, si rivelera un social-sciovinista e, per giunta, mercante di cannoni e ignobile speculatore. Ecco perche Trotsky faceva risalire la propria teoria a Marx an-che se non osava negare ii suo debito nei confronti di Parvus. E vero che Marx usa ii termine « rivoluzione permanen-te », specialmente in Le lotte di classe in Francia, ma cio che dice su questo argomento si situa a un tale livello di astra-zione che risulta impossibile basarsi su questo test° per conferire la palma dell'ortodossia a Parvus e a Trotsky o a Lenin e a Mao. Sia gli uni che gli altri sono in accordo con Marxsia pur divergendo fra di loro. Marx era d'altra parte consapevole del carattere relativamente generale e astratto della sua definizione della rivoluzione permanente poiche si scusa di non poterla sviluppare sufficientemente a causa della mancanza di spazio.Il concetto di rivoluzione permanente cosi come viene sviluppato da Parvus e da Trotsky e un tentativo di risposta ai problemi della tattica rivoluzionaria nel 1905. E a partire da quel momento che su questo concetto appaiono delle divergenze fra coloro che si dicono marxisti. Queste divergenze saranno oggetto del nostro studio.

Dalla rivoluzione democratica alla rivoluzione socialista

(Riassunto delle pagine 16-24 dell'opuscolo Che fare? n. 3 cfr. bibliografia.)

Nel 1905, la rivoluzione imminente doveva realizzare compiti democratico-borghesi, ossia eliminare lo Stato zarista e la sua base sociale, la proprieta feudale, che frenavano lo sviluppo del capitalismo. La borghesia non poteva tuttavia dirigere questa rivoluzione, data la sua alleanza con i proprietari fondiari e la sua penetrazione nell'apparato statale, che essa trasformava graduaimente dall'interno. Da cio l'apparente paradosso: la borghesia non era interessata alla rivoluzione borghese; essa preferiva inevitabilmente il compromesso con lo zarismo. Nelle campagne, ciò nonostante, la borghesia rurale non si era ancora pienamente sviluppata, trovandosi irretita nei rapporti feudali. Tutte le categorie di contadini in via di differenziazione avevano inoltre un comu-ne interesse a rovesciare lo zarismo. Ii proletariato e i contadini erano dunque in questo momento le principali forze rivoluzionarie. Un'alleanza tra le due classi era necessaria per abbattere lo zarismo in modo rivoluzionario. Ii proletariato doveva dirigere questa alleanza: solo esso disponeva di una capacita organizzativa tale da rendere la propria egemonia possibile e necessaria. Per il proletariato, dirigere la rivoluzione significava: coinvolgere i contadini, appoggiarsi sull'iniziativa rivoluzionaria delle masse contadine, impedire alla borghesia di conquistarsi la direzione del movimento contadino per poi spezzarlo con una riforma agraria incompleta e burocratica (decretata dall'alto). La parola d'ordine « dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini » stava a significare questa alleanza e questa egemonia. Inolire la direzione proletaria, col garantire la continuità della rivoluzione (e ii suo carattere radicale), avrebbe creato le condizioni per una rivoluzione socialista. Questa parola d'ordine rendeva possibile la partecipazione bolscevica a un governo rivoluzionario provvisorio che doveva esercitare tale dittatura. Di quali partiti si sarebbe dovuto comporre in maniera stabile questo governo? Era una domanda astratta, nel senso che solo la pratica poteva risolvere il problema, solo lo sviluppo reale della rivoluzione poteva apportare elementi per una risposta. La stessa domanda perse significato dopo ii fallimento della rivoluzione e l'apparizione di un nuovo assetto delle forze di classe. Questo punto e essenziale. Lo slogan « dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e del contadini » corrispondeva in modo adeguato alla situazione oggettiva della rivoluzione del 1905. Esso traduceva con molta precisione i compiti del proletariato: organizzare i contadini per l'instaurazione della dittatura comune. Non dava adito a nessun « enigma » (Trotsky). Una parola d'ordine risponde alle esigenze del momento. Quella dei bolscevichi nel 1905 era, come ogni parola d'ordine, uno strumento di agitazione e di propaganda; essa mostrava agli operai la via principale che doveva imboccare il cammino della rivoluzione: l'organizzazione dei contadini verso la conquista di un potere democratico conseguente; essa orientava la rivoluzione proletaria, sprigionava l'iniziativa contadina. Trotsky, dal canto suo, proponeva al proletariato di impadronirsi del potere statale e di servirsene successivamente per mobilitare i contadini: « Molti strati delle masse lavoratrici, particolarmente nelle campagne, saranno per la prima volta portati a partecipare alla rivoluzione e riceveranno un'organizzazione politica solo dopo che l'avanguardia della rivoluzione, il proletariato urbano, sara giunta al timone del potere.(3)
Nel 1917, la seconda rivoluzione trionfa, in piena guerra imperialista.Quest'ultima aveva contribuito ad accelerare lo sviluppo sociale .Il capitalismo sie era trasformato in capitalismo monopolistico di stato. Nelle campagne, il processo di differenziazione aveva compiuto notevoli rogressi.La riforma agraria zarista (stolpyn ) aveva consolidato la borghesia rurale. La guerra aveva unito operai e contadini in modo uniforme ; sono gli stessi soldati ammutinati che rovesceranno il governo zarista .La rivoluzione del 1917 portò all'instaurazione di un doppio potere.Da un lato il governo provvisorio che rappresentava la borghesia repubblicana imperialista , dall'altro i soviet. Questi si differenziavano dai soviet sorti dalle masse del 1905 per il fatto:

1 che erano armati
2 che, dato che la Russia era in guerra, esistevano soviet di soldati (in gran parte coscritti contadini).

Nelle sue Tesi d'aprile, Lenin spiega che la situazione ri-voluzionaria presenta caratteri specifici, in confronto a quella del 1905. La dittatura democratica si è realizzata nei Soviet, seppure in maniera incompleta, dato che il potere stesso coesiste con quello della borghesia imperialista. il compito del momento è di far passare tutto il potere nelle mani dei Soviet. Questa è la parola d'ordine avanzata della democrazia rivoluzionaria. In concreto, questa democrazia rivoluzionaria deve risolvere il problema agrario (compito identico, nei suoi principi, dal 1905 al 1917) e cominciare ad attuare programmi socialisti nelle campagne. È la guerra imperialista che porta all'ordine del giorno questi compiti del socialismo. La rivoluzione del 1917 è stata dunque rivoluzione proletaria, che doveva imboccare la via del socialismo dopo aver realizzato i programmi democratici.
Trotsky riscrive la storia. Egli isola i due momenti: 1905 e 1917, trascurando il periodo che li separa (episodio indubbiamente inutile per la sua dimostrazione); ed ecco ciò che diviene la storia del bolscevismo. Nel, 1905, stando a lui, Lenin ha formulato una « ipotesi »: dittatura rivoluzionaria democratica del proletariato e dei contadini, ipotesi che riposava su una « incognita »: il ruolo politico dei contadini. L'ottobre 1917 toglie l'incognita; l'ipotesi di Lenin (che prospettava la possibilità di un partito contadino avente la maggioranza nel governo rivoluzionario) non si è verificata , in quanto a trionfare è stata la dittatura del solo proletariato.
Il "pronostico" di trotsky , al contrario è confermato.
L'Ottobre 1917 non ha smentito il luglio 1905. A quella data, la parola d'ordine leninista era giusta , poichè corrispondeva ai compiti del movimento d'agitazione e di propaganda,Nel 1917 la nuova parola d'ordine leninista era giusta ,in quanto corrispondeva ai nuovi ì compiti del momento (guerra , differenziazione nelle campagne,sviluppo del capitalismo monopolistico, sviluppo effettivo della situazione che ha prodotto una imprevedibile forma concreta di doppio potere). La teoria di Trotsky suppone che le condizioni del 1905 e del 1917 siano identiche: infatti, per trovare nel 1917 la conferma di ciò che egli affermava nel 1905, Trotsky deve supporre che, tra i due momenti, niente sia mutato. Questo è il nucleo dell'astrazione trotskista. Trotsky, di conseguenza, è costretto a falsificare il significato dei testi di Lenin nel 1917. Questi diceva in effetti che la dittatura democratica si era in certo qual modo realizzata nel 1917 (sotto forma di Soviet). Trotsky finge di credere che, se la dittatura democratica sí è realizzata, essa ha assunto la forma del regime imperialista di Kerenskij: «Se da noi la dittatura democratica si fosse realizzata solo con il regime di Kerenskij al servizio di Lloyd George e di Clemenceau si sarebbe costretti a constatare che la storia si è burlata crudelmente della parola d'ordine strategica del bolscevismo. » (4)Ciò è falso. Lenin concepiva la forma sovietica come realizzazione della dittatura democratica. Trotsky tenta vanamente di mascherare la teoria leninista sotto la propria veste, basandosi sulla apparente coincidenza fra il proprio slogan del 1905 e quello di Lenín del 1917. Lenin non esitava a definire la parola d'ordine « Tutto il potere ai Soviet! » come quella, non del socialismo, ma della « democrazia rivoluzionaria avanzata »; egli si guardava bene dal giocare con le parole e con le astrazioni. La dittatura del proletariato non era per lui un'astrazione; dopo la rivoluzione si sforzerà di spiegare perché lo Stato sovietico era uno Stato operaio e contadino. Per ammissione di Trotsky e dei suoi epigoni la rivoluzione permanente non è una disputa passataLa sua importanza risiede nel suo valore attuale. Teoria generale formulata a partire dalle lezioni d'ottobre, essa avrebbe rapresentato la via universale del bolscevismo. Le "rivoluzioni coloniali", la Cina ieri, il Vietnam oggi lo dimostreranno in maniera brillante .I trotskisti hanno acquisito una notevole esperienza all'applicazione della teoria della rivoluzione permanente . Questa "disinvoltura" dev'essere spiegata : essa poggia sul contenuto stesso della teoria . Formatasi attaraverso la riduzione degli sviluppi concreti della situazione russa , essa si sviluppa nello stesso modo
Prendiamo l'esempio della Cina: durante circa vent'anni il Partito Comunista Cinese mobilita le masse con le parole d'ordine di nuova a democrazia, lotta contro l'imperialismo, il feudalesimo e il capitalismo burocratico. La vittoria di democrazia di tipo nuovo che realizza, sotto la direzione del proletariato, la rivoluzione agraria radicale, apre al socialismo. Per arrivare a questa vittoria, si sono distinguere esattamente le tappe della rivoluzione: latappa borghese nella sua base economica e la tappa socialista; ed è stato necessario preparare internamente alla prima, le condizioni per la seconda. Tutto ciò presuppone una salda direzione della lotta, che sappia guadagnare a sé, attraverso le proprie parole d'ordine, il maggior numero di alleati possibile, isolando il nemico principale. I trotskisti constateranno il risultato — la Cina socialista — e faranno la sottile osservazione: la rivoluzione non si è arrestata, essa si è sviluppata in continuità. Si tratta evidentemente di una rivoluzione permanente. Per vent'anni, lo slogan « staliniano » è è stato insufficiente; esso comportava, secondo l'affermazione dì Trotsky a proposito della parola d'ordine leninista di dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato, una incognita « algebrica ». La sua risoluzione, come fosse « aritmetica », sarebbe la rivoluzione socialista. Chi ha fatto il più può fare il meno. Quando si sarà fatta la rivoluzione socialista (il massimo), si sarà fatta nello stesso tempo la rivoluzione democratica (il minimo). Dal fatto che la rivoluzione democratica si trasforma, a una fase determinata, in rivoluzione socialista, ì trotskisti deducono che la rivoluzione socialista è all'inizio democratica. Il loro rivoluzionarismo viene esaltato da questo giochetto di reciprocità che, eviden temente, è capzioso, poiché occorre preparare la fase in cui la rivoluzione si trasforma. Ciò suppone che le fasi siano distinte. È una condizione particolare per sprigionare l'iniziativa contadina. Nei paesi dominati dall'imperialismo, la rivoluzione agraria è un compito fondamentale. Il processo di subordinazione della classe dei proprietari fondiari all'imperialismo conferisce un nuovo senso concreto alla tesi: la questione agraria, in fondo, è una questione nazionale; la rivoluzione democratica, in ultima analisi, è una rivoluzione nazionale. Dal punto di vista strategico, l'esempio vietnamita lo conferma inequivocabilmente: il nemico principale di una rivoluzione democratica conseguente è l'imperialismo; un imperialismo concreto, nel nostro caso quello americano. La prima tappa della rivoluzione ininterrotta è dunque nazionale democratica. Colpendo lo stesso nemico della rivoluzione proletaria mondiale, essa fa parte di quest'ultima. Tutto ciò assicura migliori condizioni alla necessaria direzione della lotta da parte del proletariato, senza di che la rivoluzione nazionale democratica non sarebbe pienamente conseguente e non potrebbe trasformarsi in rivoluzione socialista. Questa necessaria direzione non è inevitabile, come dimostra la vittoria della rivoluzione nazionale non democratica in Egitto o in Algeria. Trotsky escludeva del tutto la possibilità di una vittoria rivoluzionaria nazionale diretta dalla democrazia piccolo-borghese.(5) La realtà smentisce il formalismo trotskista. La direzione proletaria suppone che l'iniziativa rivoluzionaria dei contadini si sviluppi nel corso della presa del potere e non dopo la presa del potere per mano degli operai (tesi di Trotsky). Questa direzione presuppone metodi d'organizzazione propri ai contadini per la conquista del potere. Affermando che i contadini non sono in grado di organizzarsi in « partito indipendente », Trotsky esclude la possibilità di organizzarli per la presa del potere. Riconoscere chiaramente questa condizione significa ammettere il carattere democratico rivoluzionario del potere da conquistare. I trotskisti non possono riconoscere la necessità (la legittimità) di un governo democratico (tesi del Fronte di Liberazione Nazionale) sorto sulle rovine dell'antico apparato statale, feudale, coloniale o neocoloniale. Riconoscere la necessità di inventare le forme di direzione che sprigionino l'iniziativa delle masse contadine significa rendere possibile la guerra popolare e la sua illimitata creatività rivoluzionaria.
(CONTINUA)

NOTE
1 Perche un partito diriga un movimento rivoluzionario non e necessario che la sua autorità venga riconosciuta dai suoi alleati. E' necessario e sufficiente che la sua linea politica sia conseguente, le sue parole d'ordine siano corrette, conformi agli interessi e ai desideri delle masse e capaci di unire tutti coloro che possono essere uniti in funzione di combattere ii nemico principale. I suoi alleati sono allora costretti a seguirlo almeno in una certa misura. Quando non lo seguono, questi si isolano e la loro influenza diminuisce dato che il partito applica nei loro riguardi una politica di unita e di lotta, appoggiandoli nella misura in cui queki alleati si oppongono al comune nemico, criticandoli quando tendono a piegarsi a dei compromessi.
2 Le lotte di classe in Francia dal 1848 at 1850, in Marx-Engels, Opere scelte, Editori Riuniti, Roma,
1966, p. 463.
3 La rivoluzione permanente, Einaudi, 1967, p. 53
4 La rivoluzione permanente, p. 86.
5 La rivoluzione permanente, p. 95 e sgg.


Edited by Yuri Gagarin - 18/11/2013, 21:50
 
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