Comunismo - Scintilla Rossa

Stalin, Problemi della pace (Edizioni di Cultura Sociale, 1953)

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-Bardo-
view post Posted on 20/2/2012, 00:59 by: -Bardo-




XII - RISPOSTE A HUGH BAILLIE
23 ottobre 1946


Domanda. - Siete d'accordo con l'opinione espressa dal Segretario di Stato Byrnes nel suo discorso alla radio del venerdì scorso, secondo cui si intensificherebbe la tensione tra l'U.R.S.S. e gli Stati Uniti?
Risposta. - No.

Domanda. - Se una tale tensione crescente esiste, potete Voi indicarne la causa o le cause e i mezzi principali per eliminarla?
Risposta. - La domanda non ha più ragione di essere, dopo la risposta alla precedente domanda.

Domanda. - Ritenete che le attuali trattative condurranno alla stipulazione di trattati di pace che stabiliscano rapporti cordiali tra i popoli già alleati nella guerra contro il fascismo, ed eliminino il pericolo dello scatenamento di un guerra da parte dei vecchi paesi dell'asse!
Risposta. - Lo spero.

Domanda. - Quali sono, nel caso contrario, i principali ostacoli allo stabilimento di tali rapporti cordiali tra i popoli che sono stati alleati nella grande guerra?
Risposta. - La domanda non ha più ragione di essere, dopo la risposta alla domanda precedente.

Domanda. - Qual é l'atteggiamento della Russia nei riguardi della decisione della Jugoslavia di non firmare il trattato di pace con l'Italia?
Risposta. - La Jugoslavia ha motivo di essere insoddisfatta.

Domanda. - Nel momento attuale da che cosa è costituita, secondo voi, la più grave minaccia alla pace in tutto il mondo?
Risposta. - Dai provocatori di una nuova guerra, Churchill in primo luogo e coloro che la pensano come lui in Inghilterra e negli Stati Uniti d'America.

Domanda - Se una tale minaccia si presenterà, quali passi dovranno essere intrapresi dai popoli del mondo per evitare una nuova guerra?
Risposta. - Bisogna smascherare e imbrigliare i provocatori di una nuova guerra.

Domanda. - L'Organizzazione delle Nazioni Unite costituisce una garanzia per l'integrità dei piccoli paesi?
Risposta. - Per il momento è difficile dirlo.

Domanda. - Credete che in un prossimo avvenire le quattro zone d'occupazione della Germania debbano essere unificate per quanto riguarda l'amministrazione economica, allo scopo di ricostituire la Germania come unità economica pacifica e di alleviare in tal modo alle quattro potenze il peso dell' occupazione?
Risposta. - Bisogna ricostituire non soltanto l'unità economica ma anche l'unità politica della Germania.

Domanda. - Ritenete possibile, nel momento attuale, la Creazione di una specie di amministrazione centrale nelle mani dei tedeschi, ma sotto il controllo alleato, amministrazione che darebbe al Consiglio dei ministri degli esteri la possibilità di elaborare il trattato di pace con la Germania?
Risposta. - Sì, la ritengo possibile.

Domanda. - Siete sicuro che la Germania, a giudicare dalle elezioni avvenute questa estate nelle varie zone, si sviluppi politicamenie in un senso democratico che fa sperare nel suo avvenire di nazione pacifica?
Risposta. - Per il momento non ne sono Sicuro.

Domanda. - Ritenete che il livello dell'industria consentito alla Germania debba essere elevato, come è stato proposto da vari ambienti, affinchè la Germania possa soddisfare meglio i suoi bisogni?
Risposta. - Sì, lo ritengo.

Domanda. - Che cosa bisogna fare , a prescindere dal programma esistente delle quattro potenze, per impedire che la Germania costituisca di nuovo una minaccia militare alla pace?
Risposta. - Bisogna estirpare realmente i resti del fascismo in Germania e democratizzarla sino in fondo.

Domanda. - Si deve permettere al popolo tedesco di ricostruire la propria industria e il proprio commercio, perchè esso possa bastare a sè stesso?
Risposta. - Sì, lo si deve permettere.

Domanda. - Vengono attuate, secondo Voi le decisioni della conferenza di Potsdam? Altrimenti, che cosa è necessario per rendere la dichiarazione di Potsdam uno strumento efficiente?
Risposta. - Non sempre vengono attuate, specie nel campo della democratizzazione della Germania.

Domanda. - Ritenete che si sia abusato del diritto di veto durante le trattative dei quattro ministri degli esteri nelle riunioni del Consiglio dell'O .N.U.?
Risposta. - No, non lo ritengo.

Domanda. - Fin dove devono arrivare in Germania, secondo il parere del Cremlino, le potenze alleate nel ricercare e nel tradurre in giudizio i criminali di guerra di second'ordine? Ritenete che le decisioni di Norimberga abbiano creato una base sufficientemente solida per tali azioni?
Risposta. - Più lontano si arriverà, meglio sarà.

Domanda. - La Russia considera definitivi i confini occidentali della Polonia?
Risposta. - Sì, li considera tali.

Domanda. - Come giudica l'U.R.S.S. la presenza di truppe britanniche in Grecia? Ritiene che l'Inghilterra debba consegnare più armi all'attuale governo della Grecia?
Risposta. - La giudica non necessaria.

Domanda. - Quanti sono i contingenti militari russi in Polonia, Ungheria, Bulgaria, Jugoslavia e Austria, e per quanto tempo secondo il vostro parere, devono essere mantenuti questi contingenti nell' interesse della salvaguardia della pace?
Risposta. - In Occidente e cioè in Germania, Austria, Ungheria , Bulgaria, Romania, e Polonia, l'Unione Sovietica ha attualmente 60 divisioni in tutto (di fanteria e corazzate). La maggior parte di esse hanno effettivi incompleti. In Jugoslavia non ci sono truppe sovietiche. Tra due mesi, quando sarà attuato il decreto del Presidium del Soviet supremo del 22 ottobre sull'ultimo turno di smobilitazione, nei paesi suddetti rimarranno 40 divisioni sovietiche.

Domanda. - Quale è l'atteggiamento del governo dell'U.R.S.S. per quanto concerne la presenza di navi da guerra americane nel Mediterraneo?
Risposta. - Indifferente.

Domanda. - Quali sono attualmente le prospettive di un accordo commerciale tra la Russia e la Norvegia?
Risposta . - Per il momento è difficile dirlo.

Domanda. - È possibile per la Finlandia ridiventare una nazione autosufficiente dopo che saranno state pagate le riparazioni, ed esiste una qualche opinione in merito alla revisione del programma di riparazioni, per accelerare la rinascita della Finlandia?
Risposta. - La domanda è mal posta. La Finlandia è stata e rimane una nazione pienamente sufficiente a sè stessa.

Domanda. - Quale significato avranno gli accordi commerciali con la Svezia e altre nazioni per la ricostruzione dell'U.R.S.S.? Quale aiuto esterno ritenete opportuno per la realizzazione di questo grande compito?
Risposta. - L'accordo con la Svezia rappresenta un contributo alla causa della collaborazione economica delle nazioni.

Domanda. - La Russia ha ancora interesse a ricevere un prestito dagli Stati Uniti?
Risposta. - Ha interesse.

Domanda. - La Russia possiede già la bomba atomica o una qualche arma simile?
Risposta. - No.

Domanda. - Quale è la Vostra opinione sulla bomba atomica o altra arma simile, quali strumenti di guerra?
Risposta. - Ho già espresso il mio giudizio sulla bomba atomica nella nota risposta al sig. Werth.

Domanda. - Secondo Voi, qual è il modo migliore per controllare la energia atomica? Questo controllo deve essere creato su base internazionale? E in quale misura le potenze devono sacrificare la loro sovranità nell'interesse dello stabilimento di un controllo efficiente?
Risposta. - Occorre un controllo internazionale rigoroso.

Domanda. - Quanto tempo occorrerà per la ricostruzione delle regioni devastate della Russia occidentale?
Risposta. - Sei, sette anni, se non di più.

Domanda. - Permetterà la Russia il funzionamento di linee aeree commerciali sul territorio dell'Unione Sovietica? La Russia ha intenzione di estendere le sue aviolinee ad altri continenti su base di reciprocità?
Risposta. - Ciò non e escluso, a certe condizioni.

Domanda. - Come giudica il Vostro governo l'occupazione del Giappone? La ritenete un successo sulla base attuale?
Risposta. - I successi ci sono, ma se ne potrebbero conseguire di migliori.



XIII - INTERVISTA AD ELLIOT ROOSEVELT
21 dicembre 1946.


Domanda. - Ritiene possibile per una democrazia come quella degli Statl Uniti vivere in questo mondo a fianco di una forma di governo comunista come quella dell'Unione Sovietica senza che da parte di nessuna delle due venga fatto alcun tentativo di interferire nella politica interna dell'altra?
Risposta. - Ciò non è soltanto possibile: è cosa saggia e del tutto realizzabile. Nei tempi più difficili della guerra, le differenze nella forma di governo non impedirono alle nostre due nazioni di unirsi e di sgominare i nostri nemici. Tanto più deve essere possibile mantenere queste relazioni in tempo di pace.

Domanda. - Crede che il successo delle Nazioni Unite dipenda dall'accordo tra Unione Sovietica, Gran Bretagna e Stati Uniti riguardo alle direttive politiche e agli scopi fondamentali?
Risposta. - Sì, credo che sia così. Sotto molti aspetti il destino dell'O.N.U., in quanto organizzazione; dipende dal grado di armonia che sarà raggiunto tra queste tre potenze.

Domanda. - Ritiene che il raggiungimento di un accordo economico su base molto più vasta per lo scambio di prodotti manifatturati e di materie prime tra i nostri due paesi costituirebbe un importante passo in avanti verso la pace mondiale?
Risposta. - Sì, ritengo che ciò costituirebbe un importante passo verso lo stabilimento della pace mondiale. L'espansione del commercio mondiale gioverebbe sotto molti aspetti allo sviluppo delle buone relazioni fra i nostri due paesi.

Domanda. - L'Unione Sovietica è favorevole alla creazione immediata da parte del Consiglio di Sicurezza di una forza di polizia internazionale di cui facciano parte tutte la Nazioni Unite, e che dovrebbe essere pronta a intervenire immediatamente ovunque la minaccia di conflitti armati si ergesse contro la pace?
Risposta. - Senza dubbio.

Domanda. - Se Lei è del parere che la bomba atomica debba essere sotto posta al controllo delle Nazioni Unite, non crede che queste dovrebbero, mediante ispezioni, controllare tutte le ricerche e le attrezzature di fabbricazion e di armamenti di ogni specie, nonchè l'uso in tempo di pace e gli sviluppi dell'energia atomica?
Risposta. - Certo, in base al principio della uguaglianza, non dovrebbe esserci nessuna eccezione per la Russia. La Russia dovrebbe essere soggetta alle stesse norme di ispezione e di controllo come qualsiasi altro paese.

Domanda. - Secondo Lei, un altro incontro dei « Tre Grandi» , in cui venissero discusse tutte le questioni internazionali che presentemente minacciano la pace mondiale, potrebbe essere utile?
Risposta. - Credo che dovrebbero aver luogo, non uno, ma diversi di questi incontri. Essi sarebbero molto utili.

Domanda. - So che Lei si interessa dei problemi sociali e politi ci degli altri paesi; vorrei quindi chiederLe se, a parer Suo, le elezioni americane del novembre scorso indichino che il popolo sta allontanandosi dalla politica di Roosevelt per avviarsi alla politica isolazionista dei suoi avversari politici.
Risposta. - Non sono molto informato della vita politica interna del popolo degli Stati Uniti, tuttavia ritengo che le elezioni abbiano indicato che l'attuale governo sta dilapidando il capitale morale e politico creato dal defunto Presidente facilitando in tal modo la vittoria dei repubblicani.

Domanda. - A che cosa attribuisce Lei il rallentamento verificatosi nelle relazioni amichevoli e nell'intesa fra i nostri due paesi dopo la morte di Roosevelt?
Risposta. - Se questa domanda si riferisce alle relazioni ed all'intesa fra i popoli russo ed americano, rispondo che nessun peggioramento si è verificato, ma che, al contrario, le relazioni sono migliorate. Per quanto riguarda le relazioni fra i due governi, vi sono stati dei malintesi. Un certo peggioramento nelle relazioni c'è stato, dopo di che si è fatto un gran parlare di un probabile ulteriore peggioramento. Ma in tutto questo, io non vedo nulla di temibile nel senso di una violazione della pace o di un conflitto militare. Nessuna grande potenza, anche se il suo governo avesse intenzioni del genere, potrebbe in questo momento costituire un numeroso esercito per combattere contro una potenza alleata, contro una grande potenza, in quanto al giorno d'oggi nessuno può fare una guerra senza il proprio popolo ed i popoli non vogliono combattere: sono stanchi di guerre. A parte questo, non esiste nessun comprensibile scopo che possa giustificare una nuova guerra. Non si saprebbe per quale motivo si dovrebbe combattere. Quindi io non vedo nulla di pericoloso nel fatto che alcuni rappresentanti del governo americano parlino di un peggioramento delle relazioni fra i nostri due paesi. In base a tutte queste considerazioni, ritengo che il pericolo di una nuova guerra sia inesistente.

Domanda. - È favorevole ad un ampio scambio di informazioni culturali e scientifiche fra i nostri due paesi? È favorevole anche allo scambio di studenti, artisti, scienziati e professori?
Risposta. - Certamente.

Domanda. - Secondo Lei, Stati Uniti ed Unione Sovietica dovrebbero accordarsi su una politica comune a lunga scadenza per aiutare i popoli dell'Estremo Oriente?
Risposta. - Ritengo che, se possibile, una politica del genere sarebbe utile. Comunque, il nostro governo è disposto a perseguire una politica comune con gli Stati Uniti per le questioni dell'Estremo Oriente.

Domanda. - Qualora un sistema di prestiti e di crediti venisse concordato tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, porterebbero questi accordi un duraturo vantaggio all'economia degli Stati Uniti?
Risposta. - Un sistema di crediti del genere sarebbe di reciproco vantaggio sia per gli Stati Uniti che per l'Unione Sovietica.

Domanda. - La mancata attuazione della denazificazione della zona americana e britannica della Germania costituisce un grave motivo di preoccupazione per il governo sovietico?
Risposta. - No, ciò non costituisce un grave motivo di preoccupazione; ma è spiacevole per l'Unione Sovietica che una parte del nostro programma comune non sia messa in atto.



XIV - RISPOSTA AL COLONNELLO RAZIN
Febbraio 1947.


Egregio compagno Razin,

ho ricevuto la Vostra lettera del 30 gennaio riguardante Clausewitz e le Vostre brevi tesi sulla guerra e l'arte militare.

1. - Voi domandate: non sono invecchiate le tesi di Lenin in cui si dà un giudizio su Clausewitz?
Secondo me, la questione non è impostata in modo giusto.
Impostando così la questione, si potrebbe credere che Lenin abbia analizzato la dottrina militare e le opere militari di Clausewitz, ne abbia dato un apprezzamento militare e ci abbia lasciato in eredità una serie di tesi direttive sulle questioni militari, tesi che noi dovremmo prendere come guida. Una tale impostazione del problema è sbagliata, poiché non c'è, in realtà, nessuna “tesi” di Lenin del genere sulla dottrina militare di Clausewitz e sulle sue opere.
A differenza di Engels, Lenin non si riteneva un esperto di questioni militari. Non si riteneva esperto di questioni militari non soltanto nel passato, prima della Rivoluzione d'Ottobre, ma anche in seguito dopo la Rivoluzione d'Ottobre e fino al termine della guerra civile. Durante la guerra civile, Lenin ci impegnava, noi che allora eravamo ancora giovani compagni del Comitato Centrale, a “studiare a fondo l'arte militare”. Quanto a se stesso, egli ci diceva apertamente che per lui era ormai troppo tardi per studiare l’arte militare. Così si spiega appunto perché Lenin, nei suoi riferimenti a Clausewitz e nelle sue osservazioni sul libro di Clausewitz, non tratta questioni puramente militari, come le questioni della strategia e della tattica militare e dei loro rapporti reciproci, dei rapporti tra offensiva e ritirata, tra difesa e controffensiva, ecc.
Che cosa dunque interessava Lenin in Clausewitz e per che cosa lo elogiava?
Egli elogiava Clausewitz prima di tutto perché il non marxista Clausewitz, che godeva ai suoi tempi fama di esperto in cose militari, confermava nelle sue opere la nota tesi marxista che tra guerra e politica esiste un legame diretto, che la politica genera la guerra, che la guerra è la continuazione, con mezzi violenti, della politica. Il riferimento a Clausewitz occorreva in questo caso a Lenin per denunciare ancora una volta il socialsciovinismo, il socialimperialismo di Plekhanov, Kautsky e altri.
Egli elogiava Clausewitz, inoltre, perché Clausewitz confermava nelle sue opere la tesi, giusta dal punto di vista marxista, che la ritirata, in certe condizioni sfavorevoli, è una forma di lotta tanto legittima quanto l'avanzata. Il riferimento a Clausewitz occorreva in questo caso a Lenin per denunciare ancora una volta i comunisti “di sinistra” che non riconoscevano la ritirata come forma legittima di lotta.
Per conseguenza, Lenin esaminava le opere di Clausewitz non da militare, ma da politico e si interessava, nelle opere di Clausewitz, a quelle questioni che dimostrano il legame tra guerra e politica.
Cosicché nella critica della dottrina militare di Clausewitz, noi, eredi di Lenin, non siamo vincolati a nessuna indicazione di Lenin che limiti la nostra libertà di critica.
Ne consegue che il Vostro apprezzamento dell'articolo del compagno Mestceriakov (v. Il Pensiero Militare n. 6-7 del 1945) in cui si critica la dottrina di Clausewitz e che Voi considerate come “una tirata antileninista” e come “una revisione” del giudizio di Lenin, non coglie nel segno.

2. - Dobbiamo noi criticare in sostanza la dottrina militare di Clausewitz? Si, dobbiamo farlo. Abbiamo l'obbligo, dal punto di vista dell'interesse della nostra causa e della scienza militare contemporanea, di criticare non solo Clausewitz, ma anche Moltke, Schlieffen, Ludendorff, Keitel altri esponenti dell’ideologia militare della Germania. Negli ultimi trent'anni la Germania ha imposto per due volte al mondo una guerra sanguinosissima, e ambedue le volte è stata battuta. E’ stato un caso? No di certo. Non significa questo che non solo la Germania nel suo complesso, ma anche la sua ideologia militare non ha resistito alla prova? Senza dubbio. Tutti sanno quale rispetto i militari di tutto il mondo, compresi anche i nostri militari russi, nutrissero per gli autorevoli esponenti militari della Germania. Non bisogna finirla con questo rispetto immeritato? Bisogna finirla. E allora la critica è necessaria, particolarmente da parte nostra, da parte dei vincitori della Germania.
Per quanto riguarda Clausewitz in particolare, egli è certo invecchiato come autorità militare. Clausewitz era propriamente il rappresentante del periodo manifatturiero della guerra. Ora abbiamo il periodo meccanizzato della guerra. Non c'è dubbio che il periodo meccanizzato richiede nuovi ideologi militari. E’ ridicolo prendere ora lezioni da Clausewitz.
Non si può progredire e far progredire la scienza senza sottoporre a un esame critico le tesi e le opinioni invecchiate di autorità famose. Ciò vale non soltanto per le autorità nell'arte militare, ma anche per i classici del marxismo. Engels disse una volta che fra i capi militari russi del periodo 1812 Barclay de Tolly era l'unico che meritasse attenzione. Engels, certo, sbagliava, perché Kutuzov, come condottiero, superava indiscutibilmente Barclay de Tolly di due teste. Eppure si possono trovare ai nostri giorni persone pronte a difendere con la schiuma alla bocca questo giudizio sbagliato di Engels.
Nella nostra critica non dobbiamo lasciarci guidare da singole tesi e sentenze dei classici, ma da quella celebre indicazione che a suo tempo ci ha dato Lenin:
“Non consideriamo affatto la teoria di Marx come una cosa compiuta e intangibile; siamo convinti, al contrario, che essa ha posto solo le pietre angolari di quella scienza che i socialisti devono spingere avanti in tutte le direzioni, se non vogliono lasciarsi distanziare dalla vita. Riteniamo che per i socialisti russi sia particolarmente necessaria una elaborazione indipendente della dottrina di Marx, poiché questa dottrina fornisce soltanto principi direttivi generali, che si applicano in particolare all'Inghilterra diversamente che alla Francia, alla Francia diversamente che alla Germania, alla Germania diversamente che alla Russia”.
Questo modo di procedere è ancor più obbligatorio per noi nei confronti delle autorità nel campo militare.

3. - Quanto alle Vostre brevi tesi sulla guerra e l'arte della guerra, dato il loro carattere schematico, posso fare soltanto delle osservazioni generali. In queste tesi ci sono troppa filosofia e troppe affermazioni astratte. Urta l’orecchio la terminologia di Clausewitz circa la grammatica e la logica militare. E’ posta in modo troppo primitivo la questione di una scienza militare di partito. Urtano l'orecchio i ditirambi in onore di Stalin: addirittura fastidioso leggerli. Manca la parte concernente la controffensiva (da non confondere con il contrattacco). Io parlo di controffensiva dopo una offensiva vittoriosa del nemico, la quale non abbia dato tuttavia risultati decisivi e durante la quale la parte che si difende raccoglie le forze, passa alla controffensiva e infligge al nemico la disfatta decisiva. Ritengo che una controffensiva ben organizzata sia una forma assai interessante di offensiva. Voi, in qualità di storico, dovreste interessarvi di questo problema. Gli antichi Parti conoscevano già tale forma di controffensiva quando attirarono il condottiero romano Crasso e le sue truppe molto all'interno del loro paese, e poi scatenarono la controffensiva e li distrussero. Molto bene conosceva questo anche il nostro geniale condottiero Kutuzov che rovinò Napoleone e il suo esercito con una controffensiva ben organizzata.




XV - ORDINE DEL GIORNO PER LA GIORNATA DELL'ESERCITO SOVIETICO
23 febbraio 1947.


Compagni soldati e marinai , graduati e sottufficiali ! Compagni ufficiali, generali e ammiragli!
Oggi il nostro paese festeggia il ventinovesimo anniversario della fondazione dell'Esercito Sovietico. Fondato dal grande Lenin, l'Esercito Sovietico ha percorso un cammino glorioso. Tutta la sua storia è un vivo esempio di eroismo, di devozione assoluta alla patria e di valoroso adempimento del dovere militare. Qualità che si sono manifestate con particolare evidenza nelle splendide vittorie riportate dall'Esercito Sovietico nella grande guerra patria. La patria non dimenticherà mai le gesta eroiche dei suoi figli.
L'Esercito sovietico celebra Il suo ventinovesimo anniversario in un momento in cui tutto il nostro popolo lavora intensamente per eliminare le conseguenze della guerra e per ricostruire e sviluppare ulteriormente l'economia nazionale.
Gli operai, i contadini e gli intellettuali del nostro paese, che hanno raggiunto con successo gli obiettivi del primo anno del nuovo piano quinquennale, lottano con abnegazione per accelerare ulteriormente i tempi di costruzione e di sviluppo della produzione in tutti i rami dell'economia nazionale, per una nuova ascesa dell'industria e dell'agricoltura, per aumentare la produzione dei beni di largo consumo, per far progredire rapidamente la scienza e la tecnica sovietiche.
Le ultime elezioni al Soviet supremo delle repubbliche federate sono state coronate dalla piena vittoria del blocco dei comunisti e dei senza partito. Questo significa che l'unità della società sovietica è incrollabile, che tutti i cittadini sovietici si raccolgono compatti attorno al loro governo, al partito comunista, decisi a promuovere ulteriormente la prosperità della patria.
In tempo di pace l'Esercito sovietico, oltre ad assolvere i compiti assegnatigli dell'istruzione militare, deve progredire ancora, deve ottenere nuovi e maggiori successi nella preparazione militare e politica. La causa del rafforzamento della pace, la sicurezza della nostra patria ce lo impongono.
Il principio direttivo della preparazione militare delle forze armate sovietiche è sempre stato e rimane oggi quello di insegnare alle truppe ciò che è necessario in guerra. L 'esperienza ha dimostrato che la guerra moderna esige dalle truppe alte qualità combattive e morali, una buona preparazione militare e politica, una grande padronanza della tecnica militare, coordinamento sicuro e grande resistenza fisica.
Il compito di tutti gli effettivi del nostro esercito dell'aviazione e della marina è di perfezionare instancabilmente, ogni giorno di più, la propria esperienza militare, di continuare a studiare profondamente e a utilizzare abilmente l'esperienza della guerra.
I generali, gli ammiragli e gli ufficiali hanno il dovere di arricchire costantemente le proprie cognizioni teoriche militari e politiche, di impadronirsi dei metodi di addestramento delle truppe, così necessari per l'istruzione militare del tempo di pace.
l sottufficiali e i graduati devono impadronirsi con tenacia della pratica di comando, per diventare realmente i collaboratori più preziosi degli ufficiali nel far rispettare la disciplina militare e nell'istruire ed educare i soldati e i marinai.
I soldati e i marinai devono perfezionare scrupolosamente, con tutte le loro energie, la loro preparazione specifica, dal punto di vista del tiro, della tattica e dello schieramento, e la loro preparazione politica, devono temprarsi fisicamente, per diventare dei combattenti abili, capaci di superare qualsiasi difficoltà di una campagna di guerra.
Nell'istruire ed educare i subordinati, tutti i comandanti e i superiori devono preoccuparsi delle loro condizioni di vita, dell'alimentazione, dell'alloggiamento, dell'equipaggiamento in modo che i militari siano tempestivamente e completamente riforniti di quanto loro spetta.
La condizione essenziale dello spirito combattivo delle nostre forze armate è una ferma disciplina militare, fondata anzitutto sull'elevata coscienza e sull'educazione politica dei militari. Perciò tutti i comandanti e i superiori, rafforzando instancabilmente la disciplina militare e mostrandosi in questo esigenti e severi, devono insieme educare i subordinati nello spirito di devozione alla patria, nello spirito dell'adempimento cosciente del loro dovere militare e della responsabilità personale di ogni militare per la causa della difesa della patria.
Compagni soldati e marinai, graduati e sottufficiali!
Compagni ufficiali, generali e ammiragli!
A nome del governo sovietico e del nostro partito comunista vi saluto e mi congratulo con voi in occasione del ventinovesimo anniversario dell'Esercito sovietico.
In onore del ventinovesimo anniversario dell'Esercito sovietico ordino:
oggi, 23 febbraio, di sparare venti salve di artiglieria nella capitale della nostra patria, Mosca, nelle capitali delle repubbliche federate, e inoltre a Kaliningrad, Leopoli, Khabarovsk, Vladivostok, Port-Arthur, e nelle città eroiche di Leningrado, Stalingrado, Sebastopoli e Odessa.
Viva l'Esercito sovietico e la Marina militare sovietica!
Viva il nostro governo sovietico!
Viva il nostro partito comunista!
Viva il grande popolo sovietico!
Viva la nostra potente patria!



XVI - RESOCONTO DELL'INTERVISTA DI HAROLD STASSEN
Resoconto non ufficiale del colloquio di Stalin con Harold Stassen, rappresentante del Partito repubblicano degli Stati Uniti, svoltosi il 9 aprile 1947.


Il signor Stassen dichiara che è riconoscente a Stalin per averlo ricevuto. Egli aveva chiesto di esser ricevuto per testimoniare il suo rispetto verso Stalin in quanto capo di Stato. Egli ha fatto un interessante viaggio attraverso l'Europa, nel corso del quale si è particolarmente interessato della situazione economica di alcuni paesi nel dopoguerra.
Il signor Stassen ritiene che il tenore di vita dei popoli abbia una grande importanza per la loro prosperità. Le relazioni fra l'U.R.S.S. e gli Stati Uniti avevano già una grande importanza durante la guerra e saranno ugualmente importanti in seguito.
Egli si rende conto che il sistema economico dell'U.R.S.S. e quello degli Stati Uniti sono differenti. L'economia dell 'U.R.S.S. si fonda su principi di pianificazione, su principi socialisti, e il partito comunista dirige il suo sviluppo. Negli Stati Uniti esiste l'economia libera con il capitale privato. Egli desidererebbe sapere se Stalin ritiene che questi due sistemi economici possano coesistere nel mondo e collaborare dopo la guerra.
Stalin risponde che essi possono evidentemente collaborare, che la differenza fra di essi non ha una importanza essenziale per ciò che riguarda la loro collaborazione. l sistemi economici della Germania e degli Stati Uniti erano identici e, tuttavia, la guerra è scoppiata fra i due paesi. l sistemi economici degli Stati Uniti e dell'U.R.S.S. differiscono. Eppure essi non sono stati in guerra, ma hanno collaborato durante la guerra.
Se due sistemi differenti hanno potuto collaborare durante la guerra, perchè non potrebbero collaborare in tempo di pace? Va da sè che, se c'è il desiderio di collaborare, la collaborazione è assolutamente possibile tra sistemi economici differenti. Ma se non c'è desiderio di collaborare, allora - anche se i sistemi economici sono gli stessi - gli Stati e i popoli possono dilaniarsi reciprocamente.
Il signor Stassen dichiara che, beninteso, il desiderio di collaborare ha una grande importanza, ma che altre volte, prima della guerra, sono state fatte nei due paesi molte dichiarazioni sull'impossibilità di collaborare. Prima della guerra lo stesso Stalin aveva fatto queste dichiarazioni. Ma Stassen vorrebbe sapere se Stalin ritiene che gli avvenimenti della guerra e la disfatta dell'asse fascista, cioè della Germania e del Giappone, hanno cambiato la situazione e che ora, se ne esiste il desiderio si può sperare in una collaborazione fra l'U.R.S.S. e gli Stati Uniti.
Stalin risponde che in nessun caso egli ha potuto dire che due sistemi dilfferenti non possono collaborare. Lenin è stato il primo che ha espresso l'idea della collaborazione di due sistemi differenti. «Lenin è il nostro maestro, dice Stalin, e noi, popolo sovietico, siamo i discepoli di Lenin ». Noi non ci siamo mai allontanati e non ci allaontaneremo dagli insegnamenti di Lenin. È possibile che egli, Stalin, abbia detto che uno dei sistemi, per esempio il sistema capitalistico, non voleva collaborare, ma ciò si riferiva ai desideri e non alle possibilità di collaborare. Quanto alla possibilità di collaborare, Stalin sostiene il punto di vista di Lenin, secondo il quale la collaborazione tra due sistemi economici è possibile e desiderabile. Il popolo sovietico e il Partito comunista dell'U.R.S.S. hanno ugualmente lo stesso desiderio di collaborare. È fuori di dubbio che questa collaborazione non può essere che utile ai due paesi.
Il signor Stassen risponde che ciò è chiaro. Le dichiarazioni di Stalin, alle quali eglli aveva fatto allusione, erano state fatte al XVIII Congresso del Partito comunista dell'U.R.S.S. e alla sessione plenaria del Comitato centrale del 1937. Si discuteva dell'« accerchiamento capitalistico », dello « sviluppo imperialistico e dello sviluppo monopolistico ». Dalle dichiarazioni fatte oggi da Stalin egli conclude che la situazione è adesso cambiata, dopo la disfatta della Germania e del Giappone.
Stalin dichiara che in nessun congresso e in nessuna sessione plenaria del Comitato centrale del partito comunista egli aveva parlato o ha potuto parlare di impossibilità di collaborazione fra i due sistemi. Egli ha detto che l'accerchiamento capitalistico esisteva, come esisteva il pericolo di un attacco contro l'Unione Sovietica. Se uno dei due paesi non vuole collaborare, ciò significa che vi è una minaccia di aggressione. In effetti la Germania, che si è rifiutata di collaborare con l'U.R.S.S., l'ha attaccata.
Poteva l'U.R.S.S. collaborare con la Germania? Sì, ma i tedeschi non hanno voluto. In caso contrario I'U.R.S.S. avrebbe collaborato con la Germania come con qualsiasi altro paese. Come voi vedete, dice Stalin, si tratta di desiderio di collaborare e non di possibilità di collaborare.
Bisogna distinguere tra desiderio e possibilità di collaborare. Vi è sempre possibilità di collaborare, ma non sempre ve ne è il desiderio. Se un paese non vuole collaborare, il risultato sarà un conflitto: la guerra.
Il signor Stassen dice che questo desiderio deve essere reciproco.
Stalin risponde che egli può farsi garante che i russi hanno questo desiderio.
Il signor Stassen dice che egli è felice di prenderne atto, ma che vorrebbe soffermarsi sulle dichiarazioni di Stalin, per ciò che concerne la somiglianza dei sistemi economici degli Stati Uniti e della Germania.
Egli deve dire che i sistemi economici degli Stati Uniti e della Germania differivano quando questa ultima ha scatenato la guerra.
Stalin non è d'accordo in proposito: egli dice che vi erano delle differenze di regime fra gli Stati Uniti e la Germania , ma che non vi era differenza di sistema economico. Il regime è un elemento transitorio, politico.
Il signor Stassen dice che si è scritto molte volte che il sistema capitalistico genera i monopoli , l'imperialismo e l'oppressione degli operai, ma egli crede che negli Stati Uniti si sia riusciti a impedire lo sviluppo delle tendenze monopolistiche e imperialistiche del capitalismo, e che gli operai, negli Stati Uniti, godano di un grado di libertà più alto di quello che Marx ed Engels s'erano potuti immaginare. Questa è la differenza fra il sistema economico degli Stati Uniti e quello che esisteva nella Germania hitleriana.
Stalin dice che non bisogna lasciarsi indurre a criticare astrattamente ciascuno il sistema dell'altro. Ogni popolo sostiene il sistema che desidera e potrà sostenerlo. Quanto a sapere qual'è il sistema migliore, sarà la storia a dimostrarlo.
Bisogna rispettare i sistemi scelti e approvati dal popoli. Che il sistema degli Stati Uniti sia buono o cattivo, è il popolo americano che deve deciderlo. La collaborazione non esige che i popoli abbiano lo stesso sistema. Bisogna rispettare i sistemi approvati dal popolo. Solamente a questa condizione è possibile collaborare.
Per quanto si riferisce a Marx ed Engels, essi non potevano evidentemente prevedere ciò che sarebbe avvenuto quarant'anni dopo la loro morte.
Si definisce il sistema sovietico totalitario, dittatoriale, e il popolo sovietico chiama il sistema americano capitalismo monopolistico. Ma, in realtà, bisogna partire dal fatto storico dell'esistenza dei due sistemi. Soltanto su questa base è possibile la collaborazione.
Per ciò che si riferisce alla critica eccessiva riguardo ai monopoli e al totalitarismo, si tratta di propaganda. Ora Stalin dichiara, che egli non è un propagandista, ma un uomo d'azione. Non dobbiamo esser settari, egli aggiunge. Quando un popolo vorrà cambiare il suo sistema lo farà. Quand'egli, Stalin, si è incontrato con Roosevelt, per discutere di questioni militari, essi non si sono trattati da monopolista e da totalitarista, il che ha contribuito molto a stabilire la collaborazione e a riportare la vittoria sul nemico.
Il signor Stassen dice che le critiche di questo genere contro i due paesi dopo la guerra sono state una delle cause dei malintesi. Egli vorrebbe sapere se Stalin spera in uno scambio più largo di idee, di studenti, di insegnanti, d'artisti e di turisti nell'avvenire, nel caso che si stabilisse la collaborazione tra l'U.R.S.S. e gli Stati Uniti.
Stalin risponde che, in questo caso, ciò sarà inevitabile. Lo scambio di merci comporta lo scambio di uomini.
Il signor Stassen dice che, nel passato, si sono avuti dei malintesi tra l'U.R.S.S. e gli Stati Uniti per il fatto che, da parte sovie tica, non si desiderava uno scambio di idee. Un'espressione di ciò è l'introduzione della censura dei rapporti dei corrispondenti stranieri da Mosca. Così, per esempio, il rifiuto di permettere alla New York Herald Tribune di inviare un suo corrispondente a Mosca è stato uno dei motivi dell'incomprensione tra i popoli dell'U.R.S.S. e degli Stati Uniti.
Stalin risponde che si è avuto, in effetti, il rifiuto di accordare il visto al corrispondente della New York Herald Tribune. Ciò è stato un malinteso fortuito che non ha avuto niente a che fare con la politica del governo sovietico. Egli (Stalin) sa che la New York Herald Tribune è un giornale importante. Ora, il fatto che, l'atteggiamento di certi corrispondenti americani nei confronti dell'Unione Sovietica è ostile ha anche la sua importanza.
Il signor Stassen risponde che in effetti vi sono stati corrispondenti di questo genere. Il corrispondente della New York Herald Tribune ebbe l'autorizzazione di venire a Mosca, ma solamente durante la sessione del Consiglio dei ministri degli esteri. Ora questo giornale vorrebbe avere un corrispondente permanente a Mosca. La New York Herald Tribune è l'organo principale dei repubblicani e ciò ha importanza tanto maggiore ora che i repubblicani costituiscono la maggioranza al Congresso.
Stalin dice: «È lo stesso, perchè noi non vediamo grande differenza fra i repubblicani e i democratici ». Quanto alla questione dei corrispondenti, Stalin ricorda un incidente: a Teheran, le tre potenze tennero una conferenza; esse vi svolsero un buon lavoro in un'atmosfera di amicizia. Un corrispondente americano, di cui non rammenta il nome, inviò un rapporto nel quale diceva che il maresciallo Timoscenko era presente alla Conferenza di Teheran - benchè non vi fosse - e che egli, Stalin, avrebbe colpito il maresciallo Timoscenko durante il pranzo. Era una calunnia grossolana e diffamatoria. Ebbene, bisogna cantar le lodi di un simile corrispondente? A questo pranzo, in cui i partecipanti alla Conferenza di Teheran festeggiarono il 69° compleanno del signor Churchill, vi erano il signor Churchill, sir Allen Brooks, l'ammiraglio Leahy e altri, circa trenta persone, che possono testimoniare che non è accaduto niente di simile. Non di meno questo corrispondente inviò al suo giornale questo falso rapporto, che fu pubblicato sulla stampa degli Stati Uniti. Si può avere fiducia in un corrispondente simile? Noi non diciamo che gli Stati Uniti o la loro politica debbano essere biasimati per questo, dice Stalin. Tuttavia certi incidenti accadono. Ciò provoca un senso di disagio fra i cittadini sovietici.
Il signor Stassen dice che, evidentemente, si sono avuti degli esempi di irresponsabilità da parte di corrispondenti che inviano rapporti inesatti, ma altri corrispondenti rettificano gli errori dei primi e, a lungo andare, il popolo conosce quali sono i corrispondenti degni di fiducia e quali non lo sono. Infine, abbiamo visto che il popolo si è reso conto della realtà dei fatti ed è stato unito per i grandi sforzi della guerra.
Stalin risponde che ciò è giusto.
Il signor Stassen dice che ogni volta che un corrispondente, in modo assolutamente premeditato, fa delle dichiarazioni false, il suo giornale lo richiama. Così i giornali si creano dei quadri di corrispondenti capaci e onesti.
Stalin dice che questi corrispondenti scrivono prima dei rapporti scandalistici, i giornali li pubblicano e guadagnano denaro, e in seguito sconfessano questi corrispondenti.
Il signor Stassen dice che la stampa, il commercio e lo scambio culturale sono delle sfere in cui i due sistemi debbono trovare il mezzo di regolare i loro rapporti.
Stalin dice che ciò è esatto.
Il signor Stassen assicura che a suo avviso, se non vi fosse nessuna censura per le informazioni dei corrispondenti, questo sarebbe il miglior terreno di collaborazione e comprensione fra i due popoli.
Stalin dice che in U.R.S.S. sarà difficile abolire la censura. Molotov ci ha provato, a più riprese, ma senza successo. Ogni volta che il governo sovietico aboliva la censura, se ne doveva poi pentire e ristabilirla. Nell'autunno 1945 la censura era stata abolita nell'U.R.S.S. Stalin era in ferie. I corrispondenti si misero a scrivere che Molotov l'aveva costretto a prendersi le vacanze, poi scrissero che Stalin sarebbe ritornato e avrebbe scacciato Molotov. In questo modo i corrispondenti rappresentavano il governo sovietico come una specie di serraglio. Naturalmente i sovietici furono indignati e dovettero nuovamente ristabilire la censura.
Il signor Stassen dice che, se ben comprende, Stalin giudica possibile la collaborazione se la buona volontà e il desiderio di collaborare si fanno sentire.
Stalin risponde che ciò è perfettamente esatto.
Il signor Stassen dice che, nell'opera di elevazione del tenore di vita, la meccanizzazione e l'elettrificazione hanno una grandissima importanza. Quanto all'uso dell'energia atomica nell'industria, esso è molto importante per tutti i paesi, U.R.S.S. e Stati Uniti compresi. Egli, Stassen, ritiene che la creazione di un sistema d'ispezione, di controllo e di interdizione dell'uso dell'energia atomica per scopi bellici ha una grande importanza per i popoli del mondo intero. Ritiene Stalin che vi siano delle prospettive per l'elaborazione, in avvenire, di un accordo sul controllo e la regolamentazione della produzione dell'energia atomica e del suo uso pacifico?
Stalin risponde che lo spera. Esistono in proposito fra l'U.R.S.S . e gli Stati Uniti delle grandi divergenze, ma, in definitiva, come egli spera, i due paesi arriveranno a intendersi. Secondo lui sarà istituito un controllo internazionale e un'ispezione, e ciò avrà una grande importanza. L'uso dell'energia atomica a scopi di pace rivoluzionerà i processi della tecnica. Per gli scopi di guerra, esso, con tutta probabilità, sarà interdetto: lo esigono il desiderio e la coscienza dei popoli.
Il signor Stassen dice che questo è uno dei problemi più importanti: se sarà risolto, l'energia atomica sarà un immenso beneficio per tutti i popoli, altrimenti sara la più grande maledizione.
Stalin spera che si riuscirà a istituire l'ispezione e il controllo dell'energia atomica. A ciò portano gli avvenimenti.
Il signor Stassen ringrazia Stalin della sua intervista. Stalin risponde che egli è a disposizione del signor Stassen e che i russi fanno onore ai propri ospiti.
Il signor Stassen dice che la sua intervista privata con Molotov a San Francisco è terminata con un invito a visitare l'U.R.S.S.
Stalin dice che gli sembra che le cose vadano molto male in Europa. Che ne pensa Stassen?
Il signor Stassen risponde che ciò è esatto, in generale, ma che alcuni paesi non hanno sofferto per la guerra e non sono in così cattivo stato, per esempio la Svizzera e la Cecoslovacchia. .
Stalin dice che la Svizzera e la Cecoslovacchia non sono grandi paesi.
Il signor Stassen dice che i grandi paesi sono in una pessima situazione; i problemi economici che si pongono loro sono le finanze, le materie prime e il vettovagliamento.
Stalin dichiara che l'Europa è una parte del mondo in cui si trovano molte fabbriche, ma in cui si fa sentire la penuria delle materie prime e del vettovagliamento. È questa la sua tragedia.
Il signor Stassen dice che lo scarso livello dell'estrazione carbonifera nella Ruhr ha causato la mancanza di carbone in Europa.
Stalin risponde che in Inghilterra manca pure il carbone, ciò che egli trova strano.
Il signor Stassen dice che negli Stati Uniti, fortunatamente l'estrazione carbonifera si mantiene a un alto livello: due milioni di tonnellate di carbone bituminoso vengono estratti ogni ventiquattr'ore. Ciò ha permesso loro di inviare delle grandi quantità di carbone in Europa.
Stalin dichiara che gli Stati Uniti non si trovano in cattive condizioni. L'America è difesa da due oceani. A nord essa confina con il Canadà e a sud con il Messico. Gli Stati Uniti non hanno nulla da temere da questi due paesi. Dopo la guerra d'indipendenza gli Stati Uniti non hanno fatto guerre e hanno goduto della pace per 60 anni. Tutto ciò ha facilitato il rapido sviluppo degli Stati Uniti. Inoltre la popolazione americana è composta di uomini che da lungo tempo sono liberi dall'oppressione dei re e dell'aristocrazia terriera. Anche questa circostanza ha facilitato il rapido sviluppo degli Stati Uniti.
Il signor Stassen aggiunge che il suo bisnonno fuggì dalla Cecoslovacchia a causa dell'imperialismo. Senza alcun dubbio la posizione geografica degli Stati Uniti è stata loro di grande vantaggio. Abbiamo avuto fortuna, dice Stassen, perchè è stata inflitta una sconfitta a un nemico lontano dalle nostre coste. Gli Stati Uniti hanno avuto la possibilità di operare la riconversione e, una volta terminata la guerra , di ricominciare a produrre su vasta scala. Ora Il loro compito è di evitare la depressione e la crisi economica.
Stalin chiede se gli Stati Uniti si aspettano questa crisi economica.
Il signor Stassen risponde che egli personalmente non si aspetta una crisi economica e crede possibile regolarizzare ilcapitalismo negli Stati Uniti e mantenere il volume dei lavori a un alto livello; si eviterebbe così ogni forma di crisi seria. E il compito essenziale è quello di evitare una crisi del sistema economico americano. Se il governo segue una politica saggia, se tiene conto degli ammaestramenti del 1929-1930, un capitalismo non monopolistico, ma regolarizzato, potrà regnare negli Stati Uniti, e questo permetterà di evitare una crisi.
Stalin dice che per arrivare a questo sarà necessario un governo molto forte e molto risoluto.
Il signor Stassen riconosce che ciò è esatto e che inoltre il popolo deve comprendere le misure dirette a stabilizzare e a sostenere il sistema economico. Si tratta di un compito nuovo, senza eguale nei sistemi economici mondiali.
Stalin rileva che vi è una condizione favorevole agli Stati Uniti: il fatto che due dei loro concorrenti sul mercato mondiale, il Giappone e la Germania, sono stati eliminati. Per conseguenza le domande di prodotti americani si accresceranno, e questo creerà condizioni favorevoli allo sviluppo degli Stati Uniti. Ad essi sono aperti i mercati come l'Europa, la Cina e il Giappone; questo aiuterà gli Stati Uniti. Condizioni analoghe non si sono mai prima verificate.
Il signor Stassen dice che, d'altra parte, questi mercati non dispongono di mezzi di pagamento e costituiscono pertanto un peso piuttosto che un profitto per gli Stati Uniti. Ma, evidentemente, l'eliminazione della Germania e del Giappone è un gran vantaggio per gli Stati Uniti, e per gli altri paesi, dal punto di vista della pace. Talvolta, com'è naturale, il commercio mondiale non è stato un fattore d'importanza preponderante per gli Stati Uniti. I mercati americani si limitavano agli Stati Uniti o all'emisfero occidentale.
Stalin dice che prima della guerra circa il 10% della produzione americana era esportato in paesi stranieri. Quanto al potere d'acquisto, egli crede che i commercianti troveranno i mezzi di acquistare le merci americane e di rivenderle ai contadini nei loro paesi. I commercianti della Cina, del Giappone, dell'Europa e dell'America del sud hanno accumulato denaro. Ora l'esportazione degli Stati Uniti salirà probabilmente fino al 20%. Non è esatto ciò?
Il signor Stassen risponde che egli non lo crede.
Stalin domanda: « Veramente? ».
Il signor Stassen risponde affermativamente e dice che, se le esportazioni americane aumenteranno fino al 15%, egli riterrà che gli Stati Uniti saranno ben fortunati. La maggior parte dei commercianti ha accumulato divise locali che, nella maggior parte dei casi, sono bloccate e senza alcuna utilità per ciò che riguarda i pagamenti all'estero. Così egli crede che l'esportazione americana non supererà il 15%.
Stalin dice che, tuttavia, se si considera il volume della produzione degli Stati Uniti il 15% non sarà una cifra insignificante.
Il signor Stassen è d'accordo.
Stalin aggiunge che - a quanto si dice - l'industria americana ha attualmente molte commesse. È vero? Si dice che le officine americane non possono soddisfare tutte queste commesse e lavorano al 100%. È vero?
Il signor Stassen risponde che ciò è esatto, ma che si tratta di commesse per il mercato interno.
Stalin rileva che ciò è molto importante.
Il signor Stassen dice che si arriva a soddisfare le domande di prodotti alimentari, di vestiario femminile e di calzature, ma che la produzione delle macchine utensili, delle automobili e delle locomotive è insufficiente.
Stalin dice che nella stampa ame ricana si trovano delle informazioni che parlano di una crisi economica che sarebbe imminente.
Il signor Stassen dice che la stampa americana aveva annunciato che il numero dei disoccupati negli Stati Uniti sarebbe stato di circa 8 milioni nel novembre scorso e, tuttavia, queste notizie si sono rivelate inesatte. Attualmente bisogna livellare un pò la produzione e assicurare la stabilità, pur evitando la crisi economica.
Stalin osserva che Stassen si riferisce evidentemente al controllo della produzione.
Il signor Stassen risponde che ciò è esatto, e che si trova in America della gente la quale sostiene che vi sarà una depressione, ma che egli, per conto suo, è più che ottimista e dichiara che si può evitare la depressione poichè si riscontra nella popolazione una comprensione del controllo più grande che per l'innanzi.
Stalin domanda: « E gli uomini d'affari? Accetteranno di essere controllati e sottoposti a restrizioni? ».
Il signor Stassen risponde che, generalmente gli uomini d'affari fanno delle obiezioni.
Stalin osserva che evidentemente faranno obiezioni anche questa volta.
Il signor Stassen dice che non di meno essi comprendono che la depressione del 1929 non deve ripetersi e che essi dimostrano maggiore comprensione per quanto si riferisce alla necessità del controllo. Evidentemente, un controllo a fondo, un gran numero di decisioni, prese dal governo e seguite da misure ragionevoli, sono necessari.
Stalin dice che ciò è esatto.
Il Signor Stassen aggiunge che ciò è necessario in qualsiasi sistema o forma di governo. Se si commettono degli errori, non importa quale sia il tipo di governo, il danno è per il popolo.
Stalin approva.
Il signor Stassen aggiunge che la Germania e il Giappone ne hanno dato dimostrazione.
Stalin dice che l'economia in questi paesi era nelle mani di militari che non comprendevano nulla di questioni economiche. Così l'economia giapponese era diretta da Tojo, che sapeva solamente far la guerra.
Il signor Stassen riconosce che ciò è esatto. Egli ringrazia Stalin dell'occasione che gli ha dato di intrattenersi con lui e del tempo che gli ha concesso.
Stalin domanda per quanto tempo il signor Stassen ha intenzione di visitare l'U.R.S.S.
Il signor Stassen risponde che l'indomani vuol andare a Kiev e poi andare a rendere omaggio ai valorosi difensori di Stalingrado e infine lasciare l'U.R.S.S. passando per Leningrado. Durante l'assedio di Stalingrado, egli si trovava con la marina americana nel Pacifico, di dove ha seguito con estrema attenzione l'epopea di Stalingrado.
Stalin dice che l'ammiraglio Nimitz era, evidentemente, un capo della marina militare di primo ordine. Stalin chiede al signor Stassen se è mai stato a Leningrado.
Il signor Stassen dice che non è mai stato a Leningrado, ma che progetta di lasciare l'U.R.S.S. passando per Leningrado.
Stalin dice che egli ha molto imparato dalla sua conversazione con il signor Stassen.
Il signor Stassen dice che, anche lui, ha molto imparato dalla sua conversazione con Stalin, dal punto di vista dello studio dei problemi economici.
Stalin dice che prima della guerra anch'egli aveva dedicato molto tempo allo studio delle questioni economiche, e che non è diventato un militare che per la forza delle cose.
Il sig. Stassen chiede se potrà avere gli appunti della conversazione, presi da Pavlov, e se sarà autorizzato a parlare di questa conversazione con i giornalisti quando egli si troverà con loro.
Stalin risponde che il signor Stassen potrà avere appunti, e naturalmente, potrà parlare con i giornalisti di questa conversazione di cui non c'è nulla da nascondere.



XVII - DISCORSO ALLA DELEGAZIONE DEL GOVERNO FINLANDESE
7 aprile 1948.


Vorrei dire qualche parola sul significato del trattato di amicizia e di mutua assistenza firmato ieri tra l'Unione Sovietica e la Finlandia.
Questo trattato segna una svolta nei rapporti tra i nostri paesi. E’ noto che durante un secolo e mezzo i rapporti tra Russia e Finlandia sono stati improntati a diffidenza reciproca. I finlandesi diffidavano dei russi e i russi dei finlandesi. Da parte dell’Unione Sovietica fu fatto in passato un tentativo per dissipare la diffidenza esistente tra russi e finlandesi. Questo avvenne nel 1917, quando Lenin proclamò 1'indipendenza della Finlandia. Fu un atto notevole dal punto di vista storico, ma, purtroppo, la diffidenza rimase diffidenza e il risultato sono state le due guerre tra di noi.
Io vorrei che dal lungo periodo della diffidenza reciproca, durante il quale noi abbiamo due volte combattuto gli uni contro gli altri, noi passassimo a un periodo nuovo nei nostri rapporti, al periodo della fiducia reciproca. Bisogna che il trattato che abbiamo concluso dissipi la diffidenza e crei una nuova base ai rapporti tra i nostri popoli, che esso segni una grande svolta nei rapporti tra i due paesi nel senso della fiducia e dell'amicizia.
Noi vogliamo che ciò sia ben compreso non solo dai presenti in questa sala, ma anche da coloro che sono fuori da questa sala, sia in Finlandia che nell’Unione Sovietica.
Non si deve credere che la diffidenza fra popoli possa essere liquidata tutta in una volta. Questo non può essere fatto rapidamente. Per lungo tempo rimarranno i residui, gli strascichi di questa diffidenza, e dovremo molto lavorare e lottare per liquidarli e per creare e rendere stabili delle tradizioni di amicizia reciproca tra l'U.R.S.S. e la Finlandia.
Esistono trattati eguali e ineguali. Il trattato sovietico-finlandese è un trattato eguale, perché è stato concluso sulla base della piena parità di diritti delle parti.
Molti non credono che vi possano essere dei rapporti di eguaglianza tra una grande e una piccola nazione. Ma noi, uomini sovietici, riteniamo che ogni nazione, non importa se grande o piccola, ha le sue particolarità qualitative, un suo carattere specifico che appartiene soltanto a lei e che le altre nazioni non possiedono. Queste particolarità sono il contributo che ogni nazione apporta al tesoro comune della cultura mondiale, completandola e arricchendola. In questo senso, tutte le nazioni, piccole e grandi, si trovano in una identica situazione, e ogni nazione equivale a qualsiasi altra nazione.
Perciò gli uomini sovietici ritengono che la Finlandia, quantunque piccola nazione, entri in questo trattato a parità di diritti con l'Unione Sovietica.
Non si troveranno molti uomini politici delle grandi potenze disposti a considerare le piccole nazioni come eguali di diritti alle grandi nazioni. La maggior parte di costoro guarda alle piccole nazioni dall'alto in basso, con condiscendenza. Essi non sono contrari talvolta alla concessione di una garanzia unilaterale alle piccole nazioni. Ma in generale questi uomini politici non giungono a concludere con le piccole nazioni dei trattati eguali, perché non ritengono loro pari le piccole nazioni.
Io faccio un brindisi al trattato sovietico-finlandese, alla svolta che questo trattato segna per il miglioramento dei rapporti tra i nostri due paesi.



XVIII - RISPOSTA ALLA « LETTERA APERTA» DI WALLACE
18 maggio 1948.


Io penso che, tra i documenti politici di questi ultimi tempi che Si propongono di consolidare la pace, di promuovere la collaborazione internazionale e di garantire la democrazia, la Lettera aperta del Sig. Wallace, candidato del Terzo partito alla presidenza degli Stati Uniti costituisca il documento più importante.
La Lettera aperta del signor Wallace non può essere considerata una semplice dichiarazione secondo la quale sarebbe augurabile migliorare la situazione internazionale, regolare pacificamente le controversie tra U.R.S.S. e Stati Uniti, ricercare le vie per giungere a tale sistemazione. L'insufficienza della dichiarazione del 4 maggio del governo degli Stati Uniti e della risposta del 9 maggio del governo dell'U.R.S.S. sta nel fatto che esse si limitano a dichiarare che sarebbe augurabile regolare le controversie sovietico-americane.
La grande importanza della Lettera aperta sta nel fatto che essa non si limita a una dichiarazione, ma va oltre, fa un serio passo in avanti e traccia un programma concreto per regolare pacificamente le controversie tra U.R.S.S. e Stati Uniti.
Non si può dire che la Lettera aperta del signor Wallace comprenda tutte senza eccezione le questioni essenziali che sono oggetto di dissenso. Non si può dire nemmeno che alcune formulazioni e alcuni commenti della Lettera aperta non abbiano bisogno di essere migliorati. Ma non è questo ora l'essenziale. L'essenziale è che nella sua lettera il signor Wallace fa un tentativo chiaro ed aperto di tracciare un programma concreto di sistemazione pacifica, avanzando proposte concrete su tutte le questioni essenziali che sono oggetto di dissenso tra U.R.S.S. e Stati Uniti.
Queste proposte sono a tutti note: riduzione generale degli armamenti e interdizione dell'arma atomica; stipulazione dei trattati di pace con la Germania e il Giappone e ritiro delle truppe da questi paesi; ritiro delle truppe dalla Cina e dalla Corea; rispetto della sovranità delle singole nazioni e non ingerenza nei loro affari interni; inammissibilità di basi militari nei paesi membri dell'Organizzazione delle Nazioni Unite; sviluppo con tutti i mezzi e senza alcuna discriminazione, del commercio internazionale; assistenza ai paesi che hanno sofferto dalla guerra e loro ricostruzione nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite; difesa della democrazia e garanzia dei diritti civili in ogni paese, ecc.
Si può essere o non essere d'accordo con il programma del signor Wallace. Ma una cosa è incontestabile: nessun uomo di Stato che abbia a cuore la pace e la collaborazione dei popoli può ignorare questo programma, poichè esso riflette le speranze e le aspirazioni dei popoli per il consolidamento della pace, e avrà senza dubbio l'appoggio di molti milioni di « uomini semplici ».
Io non so se il governo degli Stati Uniti approverà il programma del signor Wallace come base d'accordo tra U.R.S.S. e Stati Uniti. Per quanto concerne il governo dell'U.R.S.S., esso ritiene che il programma del signor Wallace potrebbe essere una ottima e feconda base per un tale accordo e per lo sviluppo della collaborazione internazionale, poichè il governo dell'U.R.S.S. ritiene che nonostante la differenza dei sistemi economici e delle ideologie, la coesistenza di questi sistemi e il regolamento pacifico delle controversie tra U.R.S.S. e Stati Uniti sono non soltanto possibili, ma anche assolutamente necessari nell 'interesse della pace universale.



XIX - RISPOSTE AL CORRISPONDENTE DELLA « PRAVDA »
28 ottobre 1948.


Domanda. - Come giudicate i risultati della discussione al Consiglio di Sicurezza sulla questione della situazione a Berlino e la condotta dei rappresentanti anglo-americani e francesi in questa questione?
Risposta. - Li giudico una manifestazione dell'aggressività della politica dei circoli governativi anglo-americani e francesi.

Domanda. - È vero che nell'agosto di quest'anno era già stato raggiunto una volta l'accordo tra le quattro poten ze sulla questione di Berlino?
Risposta. - Sì, è vero. Come è noto, il 30 agosto di quest'anno era stato raggiunto a Mosca un accordo tra i rappresentanti dell'U.R.S.S., degli Stati Uniti, dell'Inghilterra e della Francia sull'applicazione simultanea di misure riguardanti, da una parte, l'annullamento delle restrizioni al traffico e, dall'altra, l'introduzione in Berlino del marco tedesco della zona sovietica, quale unica valuta. Questo accordo non intaccava il prestigio di chicchesia, teneva conto degli interessi delle parti e assicurava la possibilità di un'ulteriore collaborazione. Ma i governi degli Stati Uniti e dell'Inghilterra sconfessarono i loro rappresentanti a Mosca e dichiararono inesistente questo accordo, vale a dire, lo violarono, decidendo di sottoporre la questione al Consiglio di Sicurezza, dove gli anglo-americani hanno una maggioranza sicura.

Domanda. - È vero, che recentemente a Parigi, durante la discussione della questione al Consiglio di Sicurezza, era stato raggiunto di nuovo, in trattative non ufficiali, un accordo sulla questione della situazione a Berlino, prima ancora della votazione al Consiglio di Sicurezza?
Risposta. - Sì, è vero. Il rappresentante dell'Argentina e presidente del Consiglio di Sicurezza, signor Bramuglia, che conduceva le trattative non ufficiali con il compagno Viscinski a nome delle altre potenze interessate, ebbe effettivamente nelle mani il progetto concordato di soluzione per la questione della situazione a Berlino. Ma i rappresentanti degli Stati Uniti e dell'Inghilterra dichiararono di nuovo inesistente questo accordo.

Domanda. - Per quale ragione?
Risposta. - La ragione è che gli ispiratori della politica aggressiva negli Stati Uniti e in Inghilterra non si ritengono interessati all'accordo e alla collaborazione con l'U.R.S.S. Essi non non hanno bisogno dell'accordo e della collaborazione, ma di discorsi sull'accordo e sulla collaborazione, in modo che, dopo aver fatto fallire l'accordo, essi possano far ricadere la colpa sull'U.R.S.S. e « dimostrare » con questo l'impossibilità di collaborare con l'U.R.S.S. I provocatori di guerra, che aspirano a scatenare una nuova guerra, hanno più che mai paura degli accordi e della collaborazione con l'U.R.S.S., poichè la politica degli accordi con l'U.R.S.S. mina le posizioni dei provocatori di guerra e toglie il fondamento alla politica aggressiva di questi signori. Proprio per questo essi sabotano gli accordi già esistenti, sconfessano i loro rappresentanti che avevano elaborato insieme con l'U.R.S.S. tali accordi, e, in violazione dello Statuto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, portano la questione al Consiglio di Sicurezza, dove essi hanno una maggioranza sicura e dove possono « dimostrare » tutto ciò che vogliono. Tutto questo per « dimostrare » l'impossibilità di collaborare con l'U.R.S.S., per « dimostrare » la necessità di una nuova guerra e preparare con ciò le condizioni per scatenare la guerra.
La politica degli attuali dirigenti degli Stati Uniti e dell'Inghilterra è una politica d 'aggressione, una politica di scatenamento di una nuova guerra.

Domanda. - E come bisogna giudicare la condotta dei rappresentanti dei sei Stati membri del Consiglio di Sicurezza: Cina, Canadà, Belgio, Argentina, Colombia, Siria?
Risposta - È evidente che questi signori appoggiano la politica di aggressione, la politica di scatenamento di una nuova guerra.

Domanda. - Come potrà finire tutto ciò?
Risposta - Ciò potrà finire soltanto con un vergognoso fallimento dei provocatori di una nuova guerra. Churchill, il principale provocatore di una nuova guerra, è già riuscito a perdere la fiducia della sua nazione e delle forze democratiche di tutto il mondo. La stessa sorte attende tutti gli altri provocatori di guerra. Sono troppo vivi nella memoria gli orrori della recente guerra e troppo grandi le forze sociali che vogliono la pace, perchè i discepoli di Churchill in materia d'aggressione possano vincerle e indirizzarle verso una nuova guerra.



XX - RISPOSTE A KINGSBURY SMITH
Il 27 gennaio 1949 Kingsbury Smith, direttore generale per l'Eur opa dell'International News Service faceva pervenire a Stalin alcune domande in merito alla situazione internazionale. In data 30 gennaio 1949 Stalin dava le seguenti risposte.


Domanda. - Sarebbe disposto il governo dell'U.R.S.S. a prendere in esame, insieme con il governo degli Stati Uniti d'America, la pubblicazione di una dichiarazione comune, per confermare che nessuno dei due governi ha intenzione di ricorrere alla guerra contro l'altro?
Risposta. - Il governo sovietico sarebbe disposto a prendere in esame la questione della pubblicazione di una tale dichiarazione.

Domanda. - Sarebbe disposto il governo dell'U R S.S. a prendere, insieme con il governo degli Stati Uniti d'America, delle misure dirette a realizzare questo Patto di pace, come il disarmo graduale?
Risposta. - Naturalmente il governo dell'U.R.S.S. potrebbe collaborare con il governo degli Stati Uniti d'America nell'applicazione di misure dirette a realizzare un Patto di pace e che portino a un disarmo graduale.

Domanda. - Se i governi degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito e della Francia consentissero a rinviare la creazione di uno Stato separato della Germania occidentale fino alla convocazione di una sessione del Consiglio dei ministri degli affari esteri dedicata all'esame del problema tedesco nel suo insieme, sarebbe disposto il governo dell'U.R.S.S. ad abrogare le restrizioni apportate dalle autorità sovietiche alle comunicazioni tra Berlino e le zone occidentali della Germania?
Risposta. - Se gli Stati Uniti d'America, la Gran Bretagna e la Francia osserveranno le condizioni formulate nella terza domanda, il governo sovietico non vede ostacolo alcuno all'abrogazione delle restrizioni apportate al traffico, purchè siano contemporaneamente abrogate le restrizioni apportate al traffico e al commercio dalle tre potenze.

Domanda. - Sarebbe disposta Vostra Eccellenza ad incontrarsi con il Presidente Truman in qualsiasi località accettabile da entrambe le parti per esaminare la possibilità di stipulare un tale Patto di pace?
Risposta. - Ho già dichiarato anche in passato che non ho obiezioni da fare a un incontro.

XXI - MESSAGGIO PER LA FONDAZIONE DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA
13 ottobre 1949.


Al Presidente della Repubblica democratica tedesca
Signor Wilhelm Pieck
Al Primo ministro del governo della Repubblica democratica tedesca
Signor Otto Grotewohl


Permettetemi di salutare voi e, nella vostra persona, il popolo tedesco, in occasione della fondazione della Repubblica democratica tedesca e dell'elezione del primo a Presidente e del secondo a Primo ministro della Repubblica democratica tedesca.
La fondazione di una repubblica tedesca democrativa e pacifica costituisce una svolta nella storia d'Europa. Non può esservi dubbio che l'esistenza di una Germania pacifica e democratica, insieme con l'esistenza della pacifica Unione Sovietica, esclude la possibilità di nuove guerre in Europa, pone fine agli spargimenti di sangue in Europa e rende impossibile l'asservimento dei paesi europei da parte degli imperialisti mondiali.
L'esperienza dell'ultima guerra ha dimostrato che i maggiori sacrifici in questa guerra sono stati sopportati dai popoli tedesco e sovietico, che questi due popoli dispongono in Europa del maggior potenziale per il compimento di grandi azioni di portata mondiale. Se questi due popoli dimostreranno di essere decisi a combattere per la pace con la stessa tensione di energie con la quale hanno condotto la guerra, allora la pace in Europa può considerarsi assicurata.
In tal modo, gettando le basi di una Germania unita, democratica e pacifica, voi compite al tempo stesso una grande opera a vantaggio di tutta l'Europa, assicurandole una pace stabile.
Potete essere certi che, procedendo per questa via e rafforzando la causa della pace, voi incontrerete la grande simpatia e l'appoggio attivo di tutti i popoli del mondo, compresi i popoli americano, inglese, francese, polacco, cecoslovacco, italiano, senza parlare poi del pacifico popolo sovietico.
Vi auguro successo in questo nuovo glorioso cammino.
Viva e prosperi la Germania unita, indipendente,
democratica, pacifica!



XXII - RISPOSTA AL PANDIT NEHRU
15 luglio 1950.


Saluto la sua iniziativa di pace. Condivido pienamente il suo punto di vista in merito all'opportunità di una sistemazione pacifica della questione coreana tramite il Consiglio di Sicurezza, con la partecipazione obbligatoria delle cinque grandi potenze, compreso il governo popolare della Cina. Ritengo che per una sollecita sistemazione della questione coreana sarebbe opportuno ascotare nel Consiglio di Sicurezza i rappresentanti del popolo coreano.
Rispettosamente
G. STALIN
Primo ministro dell'U.R.S.S.



XXIII - INTERVISTA ALLA «PRAVDA»
16 febbraio 1951.


Domanda. - Come valutate la recente dichiarazione del primo ministro inglese Attlee alla Camera dei Comuni secondo cui, dopo la fine della guerra, l'Unione Sovietica non ha proceduto al disarmo, cioè non ha smobilitato le sue truppe, ma ha da allora continuamente aumentato le sue forze armate?
Risposta. - Considero questa dichiarazione del primo ministro Attlee come una calunnia nei confronti dell'Unione Sovietica.
A tutto il mondo è noto che dopo la guerra l'Unione Sovie tica ha smobilitato le sue truppe. Come è noto, la smobilitazione venne effettuata in tre fasi: la prima e la seconda fase nel corso del 1945, e la terza dal maggio al settembre del 1946. Inoltre nel 1946 e nel 1947 venne effettuata la smobilitazione de lle classi più anziane dell'organico dell'Esercito sovietico, mentre all'inizio del 1948 vennero smobilitate le rimanenti classi anziane.
Tali sono i fatti di pubblico dominio.
Se il primo ministro Atlee fosse forte in scienze finanziarie o economiche egli comprenderebbe senza fatica che nessuno Stato, compresa l'Unione Sovietica, sarebbe in grado di sviluppare al massimo le industrie civili, di iniziare grandi costruzioni quali le centrali idroelettriche sul Volga, sul Dniepr, sull'Amu-D aria, che esigono decine di miliardi di spese di bilancio, di continuare la politica di sistematica riduzione del prezzi dei prodotti di largo consumo, ciò che pure esige decine di miliardi di spese di bilancio, di investire centinaia di miliardi nella ricostruzione dell'economia nazionale distrutta dagli invasori tedeschi e, inoltre e contemporaneamente a tutto ciò, di aumentare le proprie forze armate e sviluppare la propria industria bellica. Non è difficile comprendere che una simile folle politica porterebbe alla bancarotta dello Stato. Il primo ministro Attlee dovrebbe sapere per esperienza propria e per l'esperienza degli Stati Uniti che l'aumento delle forze armate del paese e la corsa agli armamenti portano allo sviluppo dell'industria bellica, alla contrazione dell'industria civile, all'arresto dei grandi lavori civili, all'aumento delle imposte, all'aumento dei prezzi dei prodotti di largo consumo. È evidente che se l'Unione Sovietica non riduce, ma al contrario sviluppa l'industria civile, non arresta, ma al contrario sviluppa la costruzione di nuove grandiose centrali idroelettriche e di sistemi di irrigazione, non sospende, ma al contrario continua la sua politica di riduzione dei prezzi, essa non può contemporaneamente potenziare l'industria bellica e aumentare le proprie forze armate senza correre il rischio di una bancarotta. E se il primo ministro Attlee, nonostante tutti questi fatti e queste considerazioni scientifiche, continua a ritenere possibile calunniare apertamente l'Unione Sovietica e la sua politica di pace, questo si può spiegare solo con il fatto che egli, con queste calunnie contro l'Unione Sovietica, pensa di poter giustificare la corsa agli armamenti attuata oggi dal governo laburista in Inghilterra.
Il primo ministro Attlee ha bisogno della menzogna contro l'Unione Sovietica, ha bisogno di presentare la politica di pace dell'Unione Sovietica come aggressiva e di presentare la politica aggressiva del governo inglese come pacifica, al fine di trarre in inganno il popolo inglese, di inculcare in esso queste menzogne sull'Unione Sovietica e di trascinarlo in tal modo, con l'inganno, in una nuova guerra mondiale organizzata dai circoli dirigenti degli Stati Uniti d'America.
Il primo ministro Attlee si presenta come partigiano della pace. Ma se egli è veramente per la pace, perchè ha respinto le proposte dell'Unione Sovietica alla Organizzazione delle Nazioni Unite per l'immediata stipulazione di un patto di pace tra l'Unione Sovietica, l'lnghilterra, gli Stati Uniti d'America, la Cina e la Francia?
Se egli è veramente per la pace, perchè ha respinto le proposte dell'Unione Sovietica per un immediato inizio della riduzione degli armamenti e per una immediata interdizione della bomba atomica?
Se egli è veramente per la pace, perchè perseguita i partigiani della difesa della pace, perchè ha vietato il Congresso dei difensori della pace in Inghilterra? Forse la campagna in difesa della pace può minacciare la sicurezza dell'Inghilterra?
È chiaro che il primo ministro Attlee non è per il mantenimento della pace ma per lo scatenamento di una nuova guerra mondiale di aggressione.

Domanda. - Che cosa pensate dell'intervento in Corea? In che modo potrà finire?
Risposta. - Se Inghilterra e Stati Uniti d'America respingeranno definitivamente le proposte di pace del governo popolare della Cina la guerra in Corea potrà finire soltanto con la sconfitta degli interventisti.

Domanda. - Perchè? I generali e gli ufficiali americani e inglesi sono forse peggiori di quelli cinesi e coreani?
Risposta. - No, essi non sono peggiori. I generali e gli ufficiali americani e inglesi non sono affatto peggiori dei generali e degli ufficiali di qualsiasi altro paese. Per quanto riguarda i soldati degli Stati Uniti e dell'Inghilterra, nella guerra contro la Germania hitleriana e il Giappone militarista, essi, come è noto, hanno dato un'ottima prova di se. Allora di che si tratta? Si tratta del fatto che la guerra contro la Corea e la Cina è considerata dai soldati ingiusta, mentre la guerra contro la Germania hitleriana e il Giappone militarista era considerata assolutamente giusta. Il fatto è che questa guerra estremamente impopolare fra i soldati americani e inglesi.
In realtà è difficile convincere i soldati che la Cina, la quale non minaccia nè l'Inghilterra nè l'America e alla quale gli americani hanno sottratto l'isola di Formosa, è l'aggressore, e che gli Stati Uniti d 'America, che si sono impadroniti dell'isola di Formosa e che hanno portato le loro truppe ai confini stessi della Cina, sono la parte che si difende. È difficile convincere i soldati che gli Stati Uniti d'America hanno il diritto di difendere la loro sicurezza sul territorio della Corea e ai confini della Cina, mentre la Cina e la Corea non hanno il diritto di difendere la loro sicurezza sul proprio territorio e ai confini del proprio Stato.
Di qui la impopolarità della guerra fra i soldati anglo-americani.
È evidente che i generali e gli ufficiali più esperti possono essere sconfitti se i soldati considerano la guerra ad essi imposta come profondamente ingiusta e se in conseguenza di ciò essi adempiono i loro doveri al fronte formalmente, senza fede nella giustezza della loro missione, senza entusiasmo.

Domanda. - Come giudicate la decisione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite che dichiara aggressore la R epubblica Popolare cinese?
Risposta. - La considero una decisione vergognosa. Bisogna davvero perdere gli ultimi bricioli di coscienza per asserire che gli Stati Uniti d'America i quali, impossessatisi del territorio cinese dell 'isola di Formosa, hanno invaso la Corea fino alla frontiera della Cina, siano la parte aggredita, mentre la Repubblica popolare cinese, che difende le proprie frontiere e che cerca di riprendere l'isola di Formosa invasa dagli americani, sia l'aggressore.
L'Organizzazione delle Nazioni Unite, creata come baluardo e salvaguardia della pace, viene trasformata in uno strumento di guerra, in un mezzo per scatenare una nuova guerra mondiale. Il nucleo aggressivo dell'O.N.U. è costituito dai dieci paesi membri del Patto nordatlantico d'aggressione (Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Canadà, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia, Islanda) e dai venti paesi dell'America latina (Argentina, Brasile, Bolivia, Cile, Colombia, Costarica, Cuba, Repubblica dominicana, Ecuador, Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras,Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù,Uruguay, Venezuela). I rappresentanti di questi paesi sono quelli che attualmente decidono all'O.N.U. le sorti della guerra e della pace. Sono essi che hanno fatto passare all'O.N.U. la vergognosa decisione sull 'aggressività della Repubblica popolare cinese.
È caratteristico dello stato di cose attualmente prevalente all'O.N.U. il fatto che ad esempio, la piccola Repubblica dominicana che conta appena due milioni di abitanti, abbia ora nell'O.N.U. lo stesso peso dell'India e un peso assai maggiore della Repubblica popolare cinese che è priva del diritto di voto.
In tal modo, trasformandosi in uno strumento della guerra di aggressione, l'O.N.U. cessa in pari tempo di essere una organizzazione mondiale di nazioni aventi pari diritti. In realtà l'O.N.U. attualmente non è tanto una organizzazione internazionale quanto una organizzazione per gli americani, che agisce secondo le esigenze degli aggressori americani. Non soltanto gli Stati Uniti d 'America e il Canadà aspirano a scatenare una nuova guerra; su questa via si sono messi anche i venti paesi dell'America latina, i cui proprietari fondiari e mercanti sono assetati di una nuova guerra in qualche parte dell'Europa o dell'Asia, per vendere ai paesi belligeranti le loro merci a prezzi esosi e guadagnare milioni in questo affare sanguinoso. Non è un mistero per nessuno il fatto che i venti rappresentanti dei venti paesi dell'America latina costituiscono attualmente, all'O.N.U., l'esercito più compatto e più obbediente degli Stati Uniti d 'America.
L'Organizzazione delle Nazioni Unite si avvia in tal modo sull'inglorioso cammino della Società delle Nazioni. Con ciò essa seppellisce la sua autorità morale e si condanna alla disgregazione.

Domanda. - Considerate inevitabile una nuova guerra mondiale?
Risposta. - No. Per lo meno nel momento attuale non la si può considerare inevitabile. Certo, negli Stati Uniti, in Inghilterra, così come in Francia, vi sono forze aggressive che sono assetate di una nuova guerra. Esse hanno bisogno della guerra per realizzare sovrapprofitti, per depredare gli altri paesi. Si tratta dei miliardari e dei milionari che considerano la guerra come una fonte di entrate che apporta enormi benefici.
Queste forze aggressive hanno nelle loro mani i governi reazionari e sono esse a dirigerli. Ma al tempo stesso temono i loro popoli, i quali non vogliono una nuova guerra e desiderano il mantenimento della pace. Perciò esse cercano di utilizzare i governi reazionari per avvolgere in una rete di menzogne i loro popoli, per ingannarli, presentando la nuova guerra come una guerra di difesa e la politica di pace dei paesi amanti della pace come aggressiva . Esse cercano di ingannare i loro popoli per imporre loro i propri piani aggressivi e coinvolgerli in una nuova guerra.
Appunto perciò esse hanno paura della campagna in difesa della pace, temendo che essa possa smascherare le mire aggressive dei governi reazionari.
Appunto perciò esse hanno fatto fallire le proposte dell'Unione Sovietica per la stipulazione di un patto di pace, per la riduzione degli armamenti, per l'interdizione della bomba atomica, temendo che l'adozione di queste proposte faccia fallire i piani aggressivi dei governi reazionari e renda inutile la corsa agli armamenti .
In che modo finirà questa lotta tra le forze aggressive e le forze amanti della pace?
La pace sarà salvaguardata e consolidata se i popoli prenderanno nelle proprie mani la causa della salvaguardia della pace e la difenderanno fino in fondo. La guerra può diventare inevitabile se i provocatori di guerra riusciranno ad avviluppare le masse popolari in una rete di menzogne, a ingannarle e a coinvolgerle in una nuova guerra mondiale.
Perciò una vasta campagna per la salvaguardia della pace, come mezzo per smascherare le criminose macchinazioni dei provocatori di guerra, ha attualmente una importanza di primo piano.
Per quanto riguarda l'Unione Sovietica essa anche in avvenire, continuerà a condurre inflessibilmente una politica diretta a impedire la guerra e a salvaguardare la pace.



XXIV - AL CORRISPONDENTE DELLA «PRAVDA» SULL'ARMA ATOMICA
6 ottobre 1951.


Domanda. - Che cosa pensate del clamore sollevato recentemente dalla stampa straniera in relazione all'esperimento della bomba atomica effettuato nell' Unione Sovietica?
Risposta - Effettivamente, uno dei tipi di bombe atomiche è stato recentemente sperimentato nel nostro paese. Esperimenti con bombe atomiche di differente calibro saranno effettuati anche in avvenire, conformemente al piano per la difesa del nostro paese da un attacco del blocco aggressivo anglo-americano.

Domanda - In relazione all'esperimento della bomba atomica, diverse personalità negli Stati Uniti d'America vanno diffondendo l'allarme e parlano di minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti. Vi è motivo per un tale allarme?
Risposta - Non vi è alcun motivo per un tale allarme.
Le personalità americane non possono ignorare che l'Unione Sovietica è non soltanto contraria all'impiego dell'arma atomica, ma altresì favorevole alla sua interdizione e alla cessazione della sua produzione. Come è noto, l'Unione Sovietica ha più volte chiesto l'interdizione dell'arma atomica, ma ha incontrato ogni volta il rifiuto delle potenze del blocco atlantico. Ciò significa che nel caso di un attacco degli Stati Uniti contro il nostro paese i circoli governativi statunitensi impiegheranno la bomba atomica. È proprio questa circostanza che ha costretto l'Unione Sovietica ad avere l'arma atomica, al fine di affrontare gli aggressori pienamente preparata.
Certo, gli aggressori vogliono che l'Unione Sovietica sia disarmata in caso di un loro attacco contro di essa. L'Unione Sovietica però non è d'accordo su questo punto, e pensa che l'aggressore bisogna affrontarlo pienamente preparati.
Ne consegue che, se gli Stati Uniti non hanno intenzione di attaccare l'Unione Sovietica, l'allarme delle personalità americane deve essere considerato infondato e falso, poiché l'Unione Sovietica non intende attaccare nè gli Stati Uniti nè alcun altro paese.
Le personalità americane sono scontente perchè il segreto della bomba atomica è posseduto non solo dagli Stati Uniti, ma anche da altri paesi, innanzitutto dall'Unione Sovietica. Esse vorrebbero che gli Stati Uniti avessero il monopolio della produzione della bomba atomica, vorrebbero che gli Stati Uniti avessero l'illimitata possibilità di intimidire e ricattare gli altri paesi. Ma quale fondamento e quale diritto essi hanno per pensare così? L 'interesse del mantenimento della pace richiede, forse, un tale monopolio? Non sarebbe più esatto dire che le cose stanno proprio all'opposto e che proprio l'interesse del mantenimento della pace richiede anzitutto l'eliminazione di un tale monopolio e, poi, anche l'incondizionato divieto dell'arma atomica? Io penso che i fautori della bomba atomica possano accettare l'interdizione dell'arma atomica solo se vedono che non ne sono più i monopolisti.

Domanda. - Che cosa pensate in merito al controllo internazionale nel campo dell'arma atomica?
Risposta. - L'Unione Sovietica è per l'interdizione dell'arma atomica e per la cessazione della produzione di tale arma. L'Unione Sovietica è per la istituzione di un controllo internazionale, affinchè la decisione di vietare l'arma atomica, di cessarne la produzione e di utilizzare le bombe atomiche già prodotte unicamente per scopi civili, sia attuata rigorosamente e coscienziosamente. L'Unione Sovietica è proprio per questo genere di controllo.
Le personalità americane parlano anch'esse di « controllo», ma il loro « controllo » presuppone non la cessazione della produzione dell'arma atomica, bensì la continuazione di una tale produzione in misura proporzionata alla quantità delle materie prime a disposizione dei singoli paesi. Pertanto, iI «controllo » americano presuppone non già l'interdizione dell'arma atomica, ma la legalizzazione e la legittimazione di essa. In base ad esso il diritto dei provocatori di guerra di annientare mediante l'arma a tomica decine e centinaia di migliaia di pacifici cittadini verrebbe legalizzato. Non è difficile comprendere che questo non è un controllo, ma una beffa di controllo, è un inganno alle pacifiche aspirazioni dei popoli. È chiaro che un simile controllo non può soddisfare i popoli amanti della pace i quali esigono l'interdizione dell'arma atomica e la cessazione della sua produzione.



XXV - MESSAGGIO AL POPOLO GIAPPONESE
31 dicembre 1951.


Al signor Kiisi Iwamoto, redattore capo dell'Agenzia Kyodo.

Stimato signor K. Iwamoto!
Ho ricevuto la vostra lettera in cui mi si prega di inviare un messaggio di Capodanno al popolo giapponese.
Tra gli uomini di Stato sovietici non vige la tradizione che il primo ministro di uno Stato estero invii i suoi auguri al popolo di un altro Stato. Tuttavia la profonda simpatia dei popoli dell'Unione Sovietica per il popolo giapponese, venutosi a trovare in una grave situazione in seguito all'occupazione straniera, mi induce a fare un'eccezione alla regola e a soddisfare la vostra richiesta.
Prego di trasmettere al popolo giapponese che gli auguro libertà, felicità e pieno successo nella sua coraggiosa lotta per l'indipendenza della propria patria.
I popoli dell'Unione Sovietica hanno provato essi stessi nel passato gli orrori dell'occupazione straniera, alla quale parteciparono anche gli imperialisti giapponesi. Perciò essi comprendono perfettamente le sofferenze del popolo giapponese, nutrono per esso profonda simpatia e credono che esso riuscirà a conseguire la rinascita e l'indipendenza della propria patria, così come le hanno conseguite, a suo tempo, i popoli dell' Unione Sovietica.
Auguro agli operai giapponesi la liberazione dalla disoccupazione e dai bassi salari, la liquidazione degli alti prezzi sui prodotti di largo consumo e successi nella lotta per il mantenimento della pace.
Auguro ai contadini giapponesi la liberazione dalla mancanza e dall'insufficienza di terra, la liquidazione delle alte imposte e successi nella lotta per il mantenimento della pace.
Auguro a tutto il popolo giapponese e ai suoi intellettuali la vittoria completa delle forze democratiche del Giappone, la ripresa e l'ascesa della vita economica del paese, il fiorire della cultura, della scienza e dell'arte nazionali e successi nella lotta per il mantenimento della pace.
Con stima

GIUSEPPE STALIN



XXVI - RISPOSTE ALLE DOMANDE DI UN GRUPPO DI GIORNALISTI AMERICANI
1 aprile 1952.


Domanda. - È una terza guerra mondiale più vicina nel momento attuale di quanto non fosse due o tre anni fa?
Risposta. - No, non lo è.

Domanda. - Sarebbe utile un incontro dei capi delle grandi potenze?
Risposta. - Probabilmente sarebbe utile.

Domanda. - Ritenete l'attuale momento appropriato per la unificazione della Germania?
Risposta. - Sì, lo ritengo.

Domanda. - Su quale base è possibile la coesistenza del capitalismo e del comunismo?
Risposta. - La pacifica coesistenza del capitalismo e del comunismo è pienamente possibile se esiste un reciproco desiderio di collaborare, se si è disposti ad adempiere gli impegni presi, se viene osservato il principio dell'eguaglianza e della non ingerenza negli affari interni degli altri Stati.



XXVII - L'AGGRAVARSI DELLA CRISI DEL SISTEMA CAPITALISTICO MONDIALE
Da Problemi economici del socialismo nell'U.R.S.S., 1° febbraio 1952.


La disgregazione del mercato mondiale unico e universale deve considerarsi il risultato economico più importante della seconda guerra mondiale e delle sue conseguenze economiche. Questa circostanza ha determinato l'ulteriore approfondimento della crisi generale del sistema capitalistico mondiale.
La seconda guerra mondiale stessa fu generata da questa crisi. Ciascuna delle due coalizioni capitalistiche, scagliatesi l'una contro l'altra durante la geurra, contava di schiacciare l'avversario e di conquistare il dominio mondiale. In questo esse cercavano una via di uscita dalla crisi. Gli Stati Uniti d'America contavano di eliminare la Germania e il Giappone dalla schiera dei loro concorrenti più pericolosi, di impadronirsi dei mercati esteri, delle risorse mondiali di materie prime e conquistare il dominio mondiale.
Ma la guerra non soddisfece queste speranze. E' vero, la Germania e il Giappone furono messi fuori combattimento come concorrenti dei tre principali paesi capitalistici: gli Stati Uniti d'America, l'Inghilterra e la Francia. Ma in pari tempo la Cina e gli altri paesi di democrazia popolare in Europa si staccarono dal sistema capitalistico, formando insieme all'Unione Sovietica un unico e potente campo socialista, opposto al campo del capitalismo. Il risultato economico dell'esistenza di due campi opposti è stato che il mercato mondiale unico e universale si è spezzato, per cui abbiamo oggi due mercati mondiali paralleli, anch'essi opposti l'uno all'altro.
E' necessario osservare che gli Stati Uniti d'America e l'Inghilterra con la Francia hanno favorito essi stessi, naturalmente contro la loro volontà, la formazione e il consolidamento del nuovo mercato mondiale parallelo. Essi hanno sottoposto a un blocco economico l'Urss, la Cina e i paesi europei di democrazia popolare, che non erano entrati nel sistema del « piano Marshall », pensando con ciò di soffocarli. Ma di fatto si è avuto non un soffocamento, bensì un consolidamento del nuovo mercato mondiale.
Certo, l'elemento essenziale è dato qui non dal blocco economico, ma dal fatto che nel periodo dopo la guerra questi paesi si sono avvicinati economicamente e hanno avviato fra loro una collaborazione economica e una mutua assistenza. L'esperienza di questa collaborazione dimostra che nessun paese capitalistico avrebbe potuto prestare un aiuto così efficace e tecnicamente qualificato ai paesi di democrazia popolare, come quello che presta loro l'Unione Sovietica. Non si tratta solo del fatto che questo aiuto ha un costo minimo per questi paesi ed è tecnicamente di prim'ordine. Si tratta, innanzi tutto, del fatto che questa collaborazione si basa sul desiderio più sincero di aiutarsi a vicenda e di realizzare uno sviluppo economico comune. Come risultato, abbiamo ritmi elevati di sviluppo dell'industria in questi paesi. Si può affermare con sicurezza che, grazie a questi ritmi di sviluppo dell'industria, si arriverà rapidamente a ottenere che questi paesi non solo non abbiano bisogno di importare merci dai paesi capitalistici, ma sentano essi stessi la necessità di esportare le merci eccedenti della loro produzione.
Ma da questo deriva che la sfera d'applicazione delle forze dei principali paesi capitalistici (Stati Uniti d'America, Inghilterra, Francia) alle risorse mondiali non si estenderà, ma si ridurrà; che le condizioni del mercato mondiale di sbocco per questi paesi peggioreranno e si accentuerà la contrazione della produzione per le aziende di questi paesi. In questo consiste, propriamente, l'approfondirsi della crisi generale del sistema capitalistico mondiale per quanto riguarda la disgregazione del mercato mondiale.
Di questo si accorgono anche i capitalisti, perché è difficile non accorgersi della perdita di mercati come l'Urss e la Cina. Essi si sforzano di superare queste difficoltà con il "piano Marshall'', con la guerra in Corea, con la corsa degli armamenti, con la militarizzazione dell'industria. Ma questo ricorda gli annegati che si afferrano a un fuscello.
In riferimento a questa situazione sono sorte per gli economisti due questioni.
a) Si può affermare che sia tuttora valida la nota tesi di Stalin sulla relativa stabilità dei mercati nel periodo della crisi generale del capitalismo, enunciata prima della seconda guerra mondiale?
b) Si può affermare che sia tuttora valida la nota tesi di Lenin, da lui enunciata nella primavera del 1916, che, nonostante la putrefazione del capitalismo, « nel suo insieme il capitalismo cresce con un ritmo incomparabilmente più rapido di prima »?
Penso che non lo si possa affermare. Le nuove condizioni sorte in legame con la seconda guerra mondiale han fatto sì che entrambe queste tesi debbano considerarsi superate.



XXVIII - L'INEVITABILITÀ DELLE GUERRE FRA I PAESI CAPITALISTICI
Da Problemi economici del socialismo nell'U.R.S.S., 1° febbraio 1952.


Alcuni compagni affermano che in seguito allo sviluppo delle nuove condizioni internazionali dopo la seconda guerra mondiale, le guerre fra i paesi capitalistici hanno cessato di essere inevitabili. Essi ritengono che i contrasti fra il campo del socialismo e il campo del capitalismo siano più forti dei contrasti fra i paesi capitalistici; che gli Stati Uniti d'America abbiano sufficientemente soggiogato gli altri paesi capitalistici per impedire che essi combattano fra loro e si indeboliscano a vicenda; che gli uomini più intelligenti del capitalismo siano stati abbastanza istruiti dall'esperienza delle due guerre mondiali, che hanno inflitto sì gravi danni a tutto il mondo capitalistico, per permettersi di trascinare nuovamente i paesi capitalistici in una guerra fra loro, - che, in considerazione di tutto questo, le guerre tra i paesi capitalistici abbiano cessato di essere inevitabili.
Questi compagni sbagliano. Essi vedono i fenomeni esteriori, che affiorano alla superficie, ma non vedono le forze profonde, le quali, anche se per un momento agiscono senza farsi notare, determineranno tuttavia il corso degli avvenimenti.
Esteriormente tutto sembrerebbe andare « ottimamente »: gli Stati Uniti d'America hanno messo al passo la Europa occidentale, il Giappone e gli altri paesi capitalistici; la Germania (occidentale), l'Inghilterra, la Francia, l'Italia, il Giappone, caduti tra gli artigli degli Stati Uniti di America, eseguono docilmente gli ordini degli Stati Uniti. Ma sarebbe errato pensare che questo andare « ottimamente » possa mantenersi « nei secoli dei secoli », che questi paesi sopporteranno senza fine il dominio e l'oppressione degli Stati Uniti d'America, che essi non tenteranno di sottrarsi alla schiavitù americana e di porsi sulla strada di uno sviluppo autonomo.
Prendiamo prima di tutto l'Inghilterra e la Francia. Non vi è dubbio che le materie prime a buon mercato e i mercati di sbocco assicurati hanno per essi un'importanza di prim'ordine. Si può ammettere che essi sopporteranno senza fine la situazione attuale, in cui gli americani, con il pretesto di « aiutarli » mediante il « piano Marshall », si istallano nell'economia dell'Inghilterra e della Francia, cercando di trasformarla in una appendice dell'economia degli Stati Uniti d'America; in cui il capitale americano si impadronisce delle materie prime e dei mercati di sbocco delle colonie anglo-francesi, preparando così una catastrofe per gli alti profitti dei capitalisti anglo-francesi? Non sarebbe più giusto dire che l'Inghilterra capitalistica, e dopo di essa anche la Francia capitalistica, saranno costrette in fin dei conti a svincolarsi dalla stretta degli Stati Uniti d'America e a entrare in conflitto con essi per assicurarsi una situazione autonoma e, naturalmente, alti profitti?
Passiamo ai principali paesi vinti, alla Germania (occidentale), al Giappone. Questi paesi trascinano oggi una misera esistenza sotto lo stivale dell'imperialismo americano. La loro industria e l'agricoltura, il loro commercio, la loro politica interna ed esterna, tutta la loro esistenza è avvinta dalle catene del "regime'' americano di occupazione. Ma questi paesi erano ancora ieri grandi potenze imperialistiche, che scossero le basi del dominio dell'Inghilterra, degli Stati Uniti d'America e della Francia in Europa e in Asia. Pensare che questi paesi non tenteranno nuovamente di rimettersi in piedi, di infrangere il « regime » degli Stati Uniti d'America e porsi sulla strada dello sviluppo autonomo significa credere nei miracoli.
Si dice che i contrasti tra il capitalismo e il socialismo sono più forti che i contrasti fra i paesi capitalistici. Teoricamente, certo, questo è vero. è vero non solo oggi, ai nostri giorni, ma era vero anche alla vigilia della seconda guerra mondiale. E lo capivano, in maggiore o minore misura, anche i dirigenti dei paesi capitalistici. Eppure la seconda guerra mondiale non incominciò con la guerra contro l'Urss, ma con la guerra fra i paesi capitalistici. Perché? Perché, in primo luogo, la guerra contro la Urss, in quanto guerra contro il paese del socialismo, è più pericolosa per il capitalismo della guerra fra i paesi capitalistici, giacché mentre la guerra fra i paesi capitalistici pone solo la questione del predominio di determinati paesi capitalistici su altri paesi capitalistici, la guera contro l'Urss deve invece necessariamente porre la questione dell'esistenza del capitalismo stesso. In secondo luogo, perché i capitalisti, sebbene a scopo di « propaganda » facciano chiasso circa la aggressività dell'Unione Sovietica, non credono essi stessi a questa aggressività, poiché tengono conto della politica pacifica dell'Unione Sovietica e sanno che l'Unione Sovietica non attaccherà, dal canto suo, i paesi capitalistici.
Anche dopo la prima guerra mondiale si riteneva che la Germania fosse stata definitivamente messa fuori combattimento, così come alcuni compagni pensano oggi che siano stati messi definitivamente fuori combattimento il Giappone e la Germania. Anche allora sulla stampa si parlava e faceva chiasso circa il fatto che gli Stati Uniti d'America avevano messo al passo l'Europa, che la Germania non avrebbe più potuto rimettersi in piedi, che non ci dovevano più essere guerre fra i paesi capitalistici. Ma cionondimeno la Germania, a distanza di circa 15-20 anni dalla sua sconfitta, si risollevò e si rimise in piedi come grande potenza, sottraendosi alla schiavitù e prendendo il cammino di uno sviluppo autonomo. è significativo inoltre che nessu altro se non l'Inghilterra e gli Stati Uniti d'America avevano aiutato la Germania a risollevarsi economicamente e ad accrescere il proprio potenziale economico e militare. Naturalmente, gli Stati Uniti d'America e l'Inghilterra, aiutando la Germania a risollevarsi economicamente, miravano a rivolgere contro l'Unione Sovietica la Germania risollevata, a servirsene contro il paese del socialismo. Ma la Germania diresse le sue forze innanzi tutto contro il blocco anglo-franco-americano, e quando la Germania hitleriana dichiarò guerra all'Unione Sovietica, il blocco anglo-franco-americano non solo non si associò alla Germania hitleriana, ma, al contrario, fu costretto a entrare in coalizione con l'Urss contro la Germania hitleriana.
Per conseguenza, la lotta dei paesi capitalistici per i mercati e il desiderio di sommergere i propri concorrenti si rivelarono praticamente più forti che i contrasti fra il campo dei capitalisti e il campo del socialismo.
Si domanda: quale garanzia esiste che la Germania e il Giappone non si rimettano nuovamente in piedi e non tentino di sottrarsi dalla schiavitù americana e di vivere una propria vita autonoma? Penso che non esistano garanzie di questo genere.
Ma da ciò deriva che l'inevitabilità delle guerre fra i paesi capitalistici continua a sussistere.
Si dice che la tesi di Lenin secondo cui l'imperialismo genera inevitabilmente le guerre deve considerarsi superata, perché attualmente si sono sviluppate potenti forze popolari che agiscono in difesa della pace, contro una nuova guerra mondiale. Questo non è vero.
L'attuale movimento per la pace ha lo scopo di sollevare le masse popolari alla lotta per mantenere la pace, per scongiurare una nuova gerra mondiale. Per conseguenza, esso non persegue lo scopo di rovesciare il capitalismo e di istaurare il socialismo, - esso si limita a perseguire i fini democratici della lotta per mantenere la pace. Sotto questo aspetto l'auttuale movimento per mantenere la pace si distingue dal movimento svoltosi durante la prima guerra mondiale per trasformare la guerra imperialistica in guerra civile, giacché questo ultimo movimento andava oltre e perseguiva fini socialisti.
Può darsi che, per un concorso di circostanze, la lotta per la pace si sviluppi in certe zone trasformandosi in lotta per il socialismo, ma questo non sarebbe più l'attuale movimento per la pace, bensì un movimento per rovesciare il capitalismo.
La cosa più probabile è che l'attuale movimento per la pace, inteso come movimento per mantenere la pace, in caso di successo porterà a scongiurare una guerra determinata, a rinviarla per un certo tempo, a mantenere per un certo tempo una pace determinata, a costringere alle dimissioni un governo guerrafondaio sostituendolo con un altro governo, disposto a salvaguardare per un certo tempo la pace. Questa, naturalmente, è una cosa buona. Anzi, è una cosa ottima. Tuttavia questo non basta per eliminare l'inevitabilità delle guerre fra i paesi capitalistici. Non basta, perché, nonostante tutti questi successi del movimento per la difesa della pace, l'imperialismo continua a sussistere, conserva le sue forze, - e per conseguenza, continua a sussistere l'inevitabilità delle guerre.
Per eliminare l'inevitabilità delle guerre, è necessario distruggere l'imperialismo.



XIX - DISCORSO AL XIX° CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA DELL’UNIONE SOVIETICA
14 ottobre 1952.


Compagni!

Permettetemi di esprimere a nome del nostro congresso a tutti i partiti e raggruppamenti fratelli, i cui rappresentanti hanno onorato il nostro congresso con la loro presenza o che hanno fatto pervenire al congresso messaggi di saluto, il ringraziamento per gli amichevoli saluti, per gli auguri di successo, per la loro fiducia.
Ci è particolarmente cara questa fiducia, che significa da parte loro precisa volontà di appoggiare il nostro partito nella lotta per un luminoso avvenire dei popoli, nella sua lotta contro la guerra, nella sua lotta per il mantenimento della pace.
Sarebbe un errore pensare che il nostro partito, divenuto una forza potente, non abbia più bisogno di appoggio. Questo non è vero. Il nostro partito, il nostro paese sempre ebbero e avranno bisogno della fiducia, della simpatia e dell’appoggio dei popoli fratelli degli altri paesi. La particolarità di questo appoggio consiste nel fatto che ogni appoggio alle pacifiche aspirazioni del nostro partito nel suo sforzo per il mantenimento della pace da parte di qualsiasi partito fratello, significa, nel medesimo tempo, un appoggio dato da quello stesso partito al proprio popolo nella sua lotta per il mantenimento della pace.
Quando gli operai inglesi, nel 1918-1919, durante l’intervento armato della borghesia inglese contro l’Unione Sovietica, organizzarono la lotta contro la guerra, con la parola d’ordine «Giù le mani dalla Russia», questo fu in primo luogo un appoggio alla lotta del loro popolo per la pace e, in secondo luogo, un appoggio all’Unione Sovietica.
Quando il compagno Thorez o il compagno Togliatti dichiararono che i loro popoli non faranno la guerra contro i popoli dell’Unione Sovietica, questo è in primo luogo un appoggio agli operai e ai contadini di Francia e d’Italia che lottano per la pace e, in secondo luogo, un appoggio alle aspirazioni pacifiche dell’Unione Sovietica.
Il carattere particolare di quest’appoggio reciproco si spiega con il fatto che gli interessi del nostro partito non solo non sono in contraddizione, al contrario si fondono con gli interessi dei popoli amanti della pace. Per quanto concerne l’Unione Sovietica, i suoi interessi sono inseparabili in generale dalla causa della pace in tutto il mondo.
Naturalmente il nostro partito non può rimanere in debito verso i partiti fratelli, ed esso stesso deve dare a sua volta il suo appoggio a loro e ai loro popoli, nella loro lotta per la liberazione, nella loro lotta per il mantenimento della pace. Come noto, il nostro partito agisce così.
Dopo che il nostro partito ebbe preso il potere nel 1917 ed ebbe adottato una serie di misure concrete per la liquidazione dell'oppressione dei capitalisti e dei grandi proprietari fondiari, i rappresentanti dei partiti fratelli furono orgogliosi del coraggio e dei successi del nostro partito e gli diedero il titolo di « reparto d'assalto » del movimento operaio rivoluzionarlo mondiale. Con ciò essi esprimevano la speranza che i successi del “reparto d'assalto avrebbero reso meno grave la situazione dei popoli che si trovavano ancora sotto il giogo del capitalismo. Io penso che il nostro partito ha corrisposto a tali speranze, particolarmente durante il periodo della seconda guerra mondiale, quando l’Unione Sovietica annientando la tirannide fascista tedesca e giapponese, ha liberato i popoli dell’Europa e dell’Asia dalla minaccia della schiavitù fascista. Certo, era molto difficile adempiere questo compito d'onore, quando il «reparto d'assalto» era il solo, l'unico, quando doveva adempiere a questo compito di avanguardia quasi solo. Ma oggi non è più così; oggi la situazione è completamente diversa. Oggi, che dalla Cina alla Corea, dalla Cecoslovacchia all'Ungheria sono sorti nuovi « reparti d'assalto » - i paesi di democrazia popolare - oggi è diventato più facile per 11 nostro partito condurre la sua lotta e anche il lavoro procede con maggiore slancio.
Una particolare attenzione meritano quei partiti comunisti, democratici, operai e contadini che non sono ancora giunti al potere e continuano a lavorare sotto il tallone delle draconiane leggi borghesi. Per essi, evidentemente, il lavoro è molto più difficile. Tuttavia il loro lavoro non è così difficile come fu per noi comunisti russi, sotto il regime zarista, quando il più piccolo movimento in avanti veniva considerato come il più grave dei delitti. Tuttavia i comunisti russi hanno tenuto duro, non hanno avuto paura delle difficoltà e hanno ottenuto la vittoria. La stessa cosa avverrà per questi partiti.
Perché il lavoro di questi partiti non sarà così difficile come quello dei comunisti russi all'epoca dello zarismo?
In primo luogo, perché essi hanno di fronte a sé l'esempio di lotte e di successi come quelli dell'Unione Sovietica e delle democrazie popolari. Di conseguenza possono trarre insegnamento dagli errori e dai successi di questi paesi e rendere così più facile il proprio lavoro.
In secondo luogo perché la stessa borghesia - il nemico principale del movimento di liberazione - è divenuta un'altra, si è trasformata in modo molto profondo, è divenuta più reazionaria, ha perso i legami col popolo e, di conseguenza, si è indebolita. Si comprende che questo fatto deve rendere più facile l'azione dei partiti comunisti e dei partiti democratici.
Prima, la borghesia si permetteva di fare del liberalismo, difendeva le libertà democratico-borghesi e, in tal modo, si creava una popolarità. Oggi del liberalismo non è rimasta traccia: non vi è più « libertà individuale » e i diritti della persona sono riconosciuti solo a chi ha il capitale, mentre tutti gli altri cittadini sono considerati come grezzo materiale umano, buono soltanto per essere sfruttato.
Viene calpestato il principio dell'uguaglianza dei diritti degli uomini e delle nazioni: esso è sostituito dal principio dei pieni diritti solo per la minoranza degli sfruttatori e dalla mancanza di diritti per la maggioranza sfruttata dei cittadini.
La bandiera delle libertà democratico-borghesi la borghesia l'ha buttata a mare; io penso che tocca a voi, rappresentanti dei partiti comunisti e democratici, di risollevarla e portarla avanti, se volete raggruppare attorno a voi la maggioranza del popolo. Non vi è nessun altro che la possa levare in alto.
Prima, la borghesia era considerata la guida della nazione: essa difendeva i diritti e l'indipendenza della nazione e li poneva « al di sopra di tutto ». Ora non vi è più traccia del « principio nazionale », oggi la borghesia vende i diritti e l'indipendenza della nazione per dei dollari.
La bandiera della indipendenza nazionale e della sovranità nazionale è stata gettata a mare: non vi è dubbio che questa bandiera toccherà a voi di risollevarla e portarla in avanti, a voi rappresentanti dei partiti comunisti e democratici, se volete essere i patrioti del vostro paese, se volete essere la forza dirigente della nazione. Non vi è nessun altro che la possa levare in alto.
Tale è oggi la situazione.
Si comprende che tutte queste circostanze devono rendere più facile il lavoro dei partiti comunisti e democratici, che non sono ancora giunti al potere. Di conseguenza ci sono tutte le condizioni per prevedere il successo e la vittoria del partiti fratelli nei paesi dove domina ancora il capitalismo.
Viva i nostri partiti fratelli!
Lunga vita e salute ai dirigenti dei partiti fratelli!
Viva la pace fra i popoli!
Abbasso i fomentatori di guerra!


XXX - RISPOSTE A JAMES RESTON
Le risposte furono date al Reston, corrispondente diplomatico del New York Times, il 21 dicembre 1952.


Domanda. - Con l'avvicinarsi dell'anno nuovo, con l'inizio della nuova amministrazione negli Stati Uniti, è ancora vostro convincimento che l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e gli Stati Uniti possano vivere pacificamente negli anni venturi?
Risposta. - Continuo a credere che la guerra fra gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica non possa considerarsi inevitabile e che i nostri paesi possano continuare a vivere in pace.

Domanda. - Dove sono secondo il vostro giudizio le cause della presente tensione internazionale?
Risposta. - In ogni luogo e in ogni cosa, dove le azioni aggressive della politica della «guerra fredda », diretta contro I'Unione Sovietica, trovano la loro espressione.

Domanda. - Accogliereste favorevolmente trattative diplomatiche con i rappresentanti della nuova amministrazione Eisenhower per esaminare le possibilità di un incontro fra voi e il generale Eisenhower allo scopo di alleviare la tensione internazionale?
Risposta. - Considero favorevolmente una tale proposta.

Domanda. - Collaborereste a qualsiasi nuova iniziativa diplomatica intesa a porre termine alla guerra in Corea?
Risposta. - Consento a collaborare perchè l'U.R.S.S. è interessata a liquidare la guerra in Corea.


-FINE-


 
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2 replies since 15/12/2011, 12:45   1696 views
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