Comunismo - Scintilla Rossa

Stalin, Problemi della pace (Edizioni di Cultura Sociale, 1953)

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-Bardo-
view post Posted on 15/12/2011, 12:51




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Propongo ai compagni del forum la trascrizione della raccolta "Problemi della pace" delle Edizioni di Cultura Sociale, del 1953.
Alcuni testi sono già presenti sul web, altri sono inediti.
Di seguito la trascrizione dei primi capitoli.



Stalin
Problemi della pace
Prefazione di Pietro Secchia
Edizioni di Cultura Sociale, 1953



Indice

Prefazione
I - Messaggio al popolo sovietico
II - Brindisi al popolo russo
III - Brindisi agli uomini semplici
IV - Agli elettori della circoscrizione « Stalin » di Mosca
V - Il ventottesimo anniversario dell'Esercito rosso
VI - Sul discorso di Churchill a Fulton
VII - Intervista di Gilmore
VIII - Risposta al telegramma di Hugh Baillie
IX - Ordine del giorno per il Primo maggio 1946
X - Ordine del giorno per l'anniversario della vittoria
XI - Risposte ad Alexander Werth
XII - Risposte ad Hugh Baillie
XIII - Intervista ad Elliot Roosevelt
XIV - Risposta al colonnello Razin
XV - Ordine del giorno per la giornata dell'Esercito sovietico
XVI - Resoconto dell'intervista di Harold Stassen
XVII - Discorso alla delegazione del governo finlandese
XVIII - Risposta alla « lettera aperta » di Wallace
XIX - Risposte al corrispondente della « Pravda »
XX - Risposte a Kingsbury Smith
XXI - Messaggio per la fondazione della Repubblica democratica tedesca
XXII - Risposta al Pandit Nehru
XXIII - Intervista alla « Pravda »
XXIV - Al corrispondente della « Pravda » sull'arma atomica
XXV - Messaggio al popolo giapponese
XXVI - Risposte alle domande di un gruppo di giornalisti americani
XXVII - L'aggravarsi della crisi del sistema capitalistico mondiale
XXVIII - L'inevitabilità della guerra fra i paesi capitalistici
XXIX - Discorso al XIX Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica
XXX - Risposte a James Reston


Prefazione

Nell'accettare di presentare con poche parole, certamente inadeguate, questi imperituri documenti del grande scomparso non facciamo che indulgere ad una insistente richiesta della Casa editrice, giustificata solo dalla consuetudine.
Gli scritti di Stalin non hanno bisogno di prefazione. Coloro che hanno avvicinato Stalin, che l'hanno inteso non fosse che Una volta sola conservano in sè per sempre vivente l'immagine della sua forza incomparabile. Per gli altri, ogni scritto, ogni suo discorso anche presi separatamente sono sufficienti a rivelare i tratti possenti e geniali del gigante del pens iero e dell'azione del grande costruttore della pace e del socialismo.
Il nome di Stalin resterà per sempre legato all'idea della pace e del socialismo. Tutta la sua vita sino all'ultimo istante Stalin ha consacrato alla lotta per salvare la pace del mondo.
« Compagni, la grande guerra in difesa della patria è terminata con la nostra piena vittoria. Il periodo della guerra in europa è finito. Comincia il periodo dello sviluppo pacifico ».
Così Stalin annuncia la fine della guerra nel messaggio al popolo sovietico pubblicato nelle prime pagine di questo volume. Per la seconda volta nel corso di trent'anni gli uomini dell'Unione Sovietica dopo essere stati proditoriamente aggrediti e dopo aver conquistato una vittoria piena , completa, deponevano le armi lanciando il fatidico grido di: « Viva la pace » ed annunciando al mondo che era cominciato il periodo dello sviluppo pacifico.
Tutti gli atti di Stalin sino all'ultimo minuto della sua vita sono stati degli atti tesi ad assicurare al mondo una pace stabile, un effettivo periodo di sviluppo pacifico.
Stalin è stato la guida, la stella orientatrice per tutti gli uomini che consacrano le loro energie, il loro tempo, le loro preoccupazioni a questo bene immenso, inestimabile: la pace e l'amicizia tra i popoli.
Se oggi la pace è salva, se oggi le forze della pace sono assai più potenti di ieri , se i guerrafondai sono costretti a marcare il passo, se le luci di speranza appaiono all' orizzonte questo lo dobbiamo a Stalin. È a Stalin che dobbiamo la grandiosa, affascinante idea che è possibile salvare la pace purché i popoli prendano nelle loro mani la causa della pace. Quest'idea è un appello permanente all'azione contro la guerra, è la forza che mobilita, che organizza centinaia di milioni di uomini a lottare per la pace.
Stalin dimostra, negli scritti qui raccolti, che le contraddizioni della società capitalista permangono, anzi si sono ulteriormente aggravate con la fine della seconda guerra mondiale, con la disgregazione dell'unico mercato mondiale, ma dimostra nello stesso tempo che la guerra non è fatale.
Egli ha smentito le false teorie reazionarie della borghesia sull'umanità che ha sempre fatto e farà sempre la guerra, ha smentito le menzognere affermazioni degli ideologhi dell'imperialismo secondo le quali la biologia e la sociologia starebbero a testimoniare che il mondo non può esistere senza la guerra.
Nel suo discorso agli elettori di Mosca nel 9 febbraio 1946 Stalin afferma che la seconda guerra mondiale, come la prima, non è scoppiata casualmente, ma come « risultato inevitabile dello sviluppo delle forze economiche e politiche mondiali sulla base dell'odierno capitalismo monopolista ».
Queste forze continuano ad esistere e ad agire: da ciò deriva che l'inevitabilità delle guerre tra i paesi capitalistici continua a sussistere.
Però il possente sviluppo del movimento della pace, la lotta che centinaia di milioni di uomini conducono per non essere trascinati ad una nuova carneficina, può avere successo può « riuscire a scongiurare una guerra determinata, a rinviarla per un certo tempo, a mantenere per un certo tempo una pace determinata, a costringere alle dimissioni un governo guerrafondaio, sostituendolo con un altro governo disposto a salvaguardare per un certo tempo la pace ».
L'obbiettivo fondamentale che noi ci proproniamo nella campagna elettorale in corso è appunto quello di dare all'Italia un governo di pace, un governo che assicuri al nostro paese la libertà e l'indipendenza, la possibilità di vivere in pace e in amicizia con tutti i popoli.
Naturalmente Stalin ci avverte pure che la lotta per quanto efficace e possente del movimento mondiale dei partigiani della pace, per quanto passa avere un temporaneo successo, da sola « non basta per elimìnare le inevitabililà delle guerre tra i paesi capitalistici. Non basta perché nonostante tutti i successi del movimento per la difesa della pace, l'imperialismo continua a sussistere, conserva le sue forze e per conseguenza continua a sussistere l'inevitabilità delle guerre ».
Ma Stalin ha indicato anche la via per eliminare l'inevitabilità delle guerre. Non è vero che la guerra sia connaturata con la società umana. La guerra è insita nella società capitalistica, è l'imperialismo che genera inevitabilmente le guerre, ma questa inevitabilità delle guerre può essere anch 'essa eliminata distruggendo l'imperialismo.
La profonda analisi scientifica fatta da Stalin sulle leggi che regolano l'imperialismo nell'epoca della crisi generale del capitalismo, sulla disgregazionedel mercato unico e universale (circostanza che ha determinato l'ulteriore approfondimento della crisi generale del capitalismo), sulle cause che generano le guerre, lo smascheramento fatto da Stalin dei provocatori di guerra, tutta l'attività dello Stato sovietico nel campo internazionale durante i 35 anni della sua esistenza, hanno contribuito ad aprire gli occhi a milioni di lavoratori, a larghi strati delle masse popolari sulle cause delle guerre, sui loro fautori e sulla lotta che i lavoratori devono condurre se vogliono non soltanto impedire temporaneamente la guerra, ma eliminare l'inevitabilità delle guerre.
Grazie a Stalin tutti gli uomini in buona fede sono oggi armati per condurre con successo la lotta per la pace.
Quanto ai rapporti tra il mondo del socialismo e quello capitalista, Stalin nelle interviste a Gilmore, ad Alexander Werth, ad Elliot Roosevelt, ad Harold Stassen, alla Pravda, nelle risposte a Henry Wallace ed a Kingsbury Smith. ed in altri scritti qui pubblicati non solo ha affermato, ma ha dimostrato che è possibile la coesistenza dei due sistemi, ed ha respinto l'assurdità della guerra inevitabile tra di essi.
L 'Unione Sovietica ha sempre posto alla base della sua politica questo principio. Esso costituisce la dottrina ufficiale dello Stato sovietico. Stalin ha dimostrato non solo la possibilità della coesistenza, ma della collaborazione tra i due sistemi facendo rilevare che « se c'è desiderio di collaborare, la collaborazione è assolutamente possibile tra sistemi economici differenti; se invece non c'è desiderio di collaborare allora anche se i sistemi economici sono gli stessi, gli Stati e i popoli possono dilaniarsi reciprocamente ».
Stassen non era il solo che aveva creduto di cogliere Stalin in contraddizione con quanto si diceva avesse altre volte (prima della seconda guerra mondiale) affermato circa l'impossibilità della collaborazione tra i due sistemi. Stalin ha risposto e dimostrato che « in nessun caso egli ha potuto dire che due sistemi differenti non possono collaborare ». Ha ricordato che Lenin è stato il primo ad esprimere l'idea della collaborazione tra i due sistemi differenti e che non c'è nessun motivo perché tale prezioso insegnamento debba essere riveduto od accantonato. Tale principio rimane valido anche nella nuova situazione creatasi dopo la seconda guerra mondiale, anche nella situazione in cui è stato da Stalin ribadito.
« Noi non ci siamo mai allontanati e non ci allontaneremo mai dagli insegnamenti di Lenin » ha detto Stalin. Senz'altro ha ammesso come possibile che egli, Stalin, abbia detto che « uno dei sistemi, per esempio il sistema capitalistico, non voleva collaborare, ma ciò si riferiva ai desideri e non alle possibilità di collaborare ».
In politica si deve sempre distinguere tra i desideri e le possibilità. Tra due sistemi, ha detto Stalin, vi è sempre la possibilità di collaborare, ma non sempre ve n'è il desiderio.
Particolarmente inportante per noi italiani è il richiamo che Stalin fa a tenere presente che prima di attaccare i guerrafondai dei principali Stati fascisti, la Germania, l'italia, il Giappone avevano distrutto nei loro paesi gli ultimi resti delle libertà democratico-borghesi. Si è conclusa da noi in questi giorni la prima fase della battaglia contro la legge elettorale truffa che giustamente è stata definita una legge di guerra dettata dallo straniero e dai suoi interessi . Così è stata definita perché tale legge mira a limitare ed a sopprimere le libertà democratiche allo scopo di preparare il paese alla guerra, perché mira a creare un Parlamento fantoccio pronto ad approvare qualsiasi avventura, qualsiasi esigenza imposta dall'imperialismo americano.
La crociata contro le Costituzioni democratico-borghesi, condotta in tutti i paesi aderenti al blocco atlantico, ha uno scopo ben preciso: assicurare ai circoli governativi reazionari di questi Stati ogni libertà d'azione per una guerra di aggressione agli ordini degli imperialisti americani.

Gli scritti qui raccolti hanno come argomento fondamentale la pace, la possibilità di condurre con successo la lotta per salvare la pace, ma essi da soli sono sufficienti a rivelare lo spirito enclopedico di Stalin, la sua grande forza Come uomo di scienza.
Stalin ha costruito il socialismo in una sesta parte del mondo. Quest'opera gigantesca che non ha nulla a che fare con le costruzioni immaginarie e romanzesche dei sociologhi del secolo scorso si è realizzata con il concorso di milioni di uomini. Alla realizzazione di quest'opera hanno confluito tutte le attività degli uomini che hanno trasformato la steppa, deviato il corso dei fiumi, costruito l'industria pesante, meccanizzata l'agricoltura, elettrificato il paese, applicata la chimica, utilizzata l'energia atomica, organizzati i migliori cittadini nel partito comunista, insegnata la storia del Partito comunista bolscevico. Si tratta di attività diverse e complesse: le une hanno oggetto la natura, le altre hunno per oggetto gli uomini. Stalin che ha diretto questo gigantesco movimento ha dovuto presiedere ed occuparsi di queste attività che presuppongono la conoscenza dell'economia, della storia, delle scienze naturali.
L 'economia, la storia, le scienze naturali costituiscono nella società socialista gli elementi di una scienza fondamentale: la scienza dell'edificazione del socialismo, la scienza definita da Stalin « della vittoria del comunismo ».
Il rigore scientifico staliniano è un rigore completamente e coscientemente obbiettivo che rimane sempre fedele allo scopo che la realtà pone e che solo mette in moto l'azione trasformatrice della classe operaia e dei lavoratori.
Qui sta il segreto dell'efficacia della politica staliniana, qui sta il segreto delle grandi vittorie conseguite da Stalin e dal Partito comunista dell'Unione Sovietica, qui sta l'origine e la spiegazione dell'immenso contributo portato da Stalin allo sviluppo della dottrina marxista in ogni campo e allo sviluppo della stessa scienza militare.
Tra gli scritti qui raccolti ve ne sono alcuni di sommo interesse per quanto riguarda lo studio delle cose militari. Nella lettera in risposta al colonnello Razin Stalin critica con grande maestria la dottrina militare di Clausewitz considerata prima d'allora nel campo borghese l'espressione più alta della scienza militare.
« Non si può progredire - scrive Stalin - e fare progredire la scienza senza sottoporre ad un esame critico le tesi e le opinioni invecchiate delle autorità famose. Ciò vale non soltanto per le autorità nell'arte militare, ma anche per i classici del marxismo ».
Secondo Stalin, il Clausewitz era propriamente il rappresentante del periodo manifatturiero della guerra, mentre ora abbiamo il periodo meccanizzato della guerra. Sarebbe ridicolo, afferma Stalin, prendere ora lezioni da Clausewitz.
È comprensibile come per molto tempo gli scrittori militari borghesi si siano richiamati e si richiamino tutt'ora spesso a Clausewitz per giustificare la loro strategia e la condotta delle loro guerre. Enumerando gli elementi che caratterizzano la guerra, Clausewitz pone tra i più importanti « l'ignoto e la casualità », trattando dei fattori che decidono dell'esito di una guerra; Clausewitz oltre a richiamarsi all'ignoto e alla casualità vi aggiunge la fortuna e la sfortuna.
Queste tesi antiscientifiche e reazionarie servono a spiegare la strategia megalomane e avventuriera di Hitler e di Mussolini che si basano sulla completa ignoranza di qualsiasi legge obbiettiva. I fascisti pensavano di poter fare tutto ciò che volevano: nella loro sfrenata ambizione pensavano di poter soggiogare il mondo. Tali concezioni, anche se appoggiate sulle teorie di Clausewitz, non potevano che portare i generali hitleriani alla sconfitta.
Nel discorso agli elettori di Mosca ed in alcuni proclami all 'Esercito rosso pubblicati in questo volume, Stalin traccia un bilancio della guerra vinta dall'Unione Sovietica con un'analisi approfondita che non si limita ad alcune considerazioni generali sui risultati principali, ma va concretamente al fondo delle cose mettendo in luce tutti gli elementi atti a spiegare ed a far comprendere i motivi, il significato della grande vittoria sovietica e la SUa portata storica. In questa analisi vi è la dimostrazione che una simile vittoria sarebbe stata impossibile senza il regime sociale sovietico che ha provato così la sua forza e la sua superiorità sul regime capitalista; la vittoria sarebbe stata impossibile senza il partito comunista, non sarebbe stata possibile senza una lunga, preliminare preparazione di tutto il paese alla difesa attiva.
L'attaccamento del popolo sovietico alla patria socialista, il coraggio e l'eroismo da soli non sarebbero bastati, sarebbero stati insufficienti a conquistare la vittoria. L'Unione Sovietica alla vigilia della guerra disponeva già del minimo indispensabile di risorse materiali occorrenti per sostenere l'urto dell'aggressore, per batterlo e sconfiggerlo in pieno. E questo grazie soprattutto alla genialità, alla preveggenza di Stalin ed alla sua impostazione di quei piani quinquennali che crearono le condizioni per la difesa, la controffensiva e la vittoria del grande paese del socialismo.
In base a quei piani uno dei più arretrati paesi agricoli fu trasformato nel corso di tredici anni in un grande paese industriale, nel paese economicamente e socialmente più sviluppato del mondo.
Stalin dimostra ccme il metodo sovietico di industrializzazione si differenzia completamente dal metodo di industrializzazione capitalista. A differenza dei paesi capitalisti, Stalin e il Partito comunista dell'Unione Sovietica cominciarono ad industrializzare la nazione, sviluppando prima, malgrado le grandi difficoltà, l'industria pesante.
In quest'opera grandiosa Stalin e il partito comunista incontrarono l'opposizione non solo « degli uomini arretrati che rifuggono sempre da tutto ciò che è nuovo », ma anche di molti comunisti in vista del partito che, spaventati dalle difficoltà, privi di sufficiente fiducia nelle proprie forze, nelle capacità creative e di lotta del popolo arretrarono e cercarono di trarre sistematicamente indietro il partito.
Stalin ed il Partito comunista dell 'Unione Sovietica « non cedettero né alle minacce degli uni, né ai lamenti degli altri e nonostante tutto andarono avanti sicuri ».
Grande lezione questa per i comunisti di tutti i paesi, grande lezione sulla necessità assoluta per ogni partito comunista di non sottovalu tare mai le proprie forze, di non lasciarsi superare dalla situazione, intimidire dal nemico, di non mettersi mai al rimorchio degli elementi arretrati, di non temere di andare se necessario contro corrente, di mantenere sempre in ogni situazione la posizione di avanguardia, di forza dirigente.
In questi, come in tutti gli altri scritti di Stalin, rifulge la sua immensa fiducia nelle capacità creatrici della classe operaia. Nelle grandi come nelle piccole occasioni, si tratti di un brindisi in occasione di una festa, oppure di un rapporto ad un congresso, di una direttiva o di un appello al paese, il suo pensiero è sempre rivolto al popolo ed alla parte più umile del popolo « agli uomini semplici, ordinari e modesti, alle viti della nostra immensa macchina statale, in tutti i campi della scienza , della economia e della guerra. Essi sono numerosi, il loro nome è legione, sono decine di milioni. Sono uomini modesti, di cui nessuno scrive, non hanno grandi incarichi o gradi elevati, ma sono essi che ci sostengono come le fondamenta sostengono l'edificio ».
Rifulge in questi scritti l'immensa fiducia di Stalin nella vittoria del comunismo, la fedeltà ai principi, la forza schiacciante della sua logica, l'entusiasmo e l'ardore del combattente, del creatore, la volontà inflessibile che fa sormontare tutte le difficoltà, la fermezza dell'acciaio che le prove più dure non possono intaccare; in questi scritti emergono la sua calma, la sua energia, la sua umanità, il talento dell'organizzatore che sa unire il pensiero all'azione e trarre vantaggio da ogni possibilità, la vigilanza rivoluzionaria, la lotta implacabile da lui condotta contro tutti i nemici del popolo, soprattutto emerge il suo genio rivoluzionario.
Le grandi epoche storiche creano i loro geni. Noi non possiamo concepire il movimento operaio senza Marx ed Engels, non possiamo pensare alla Rivoluzione d'Ottobre, alla costruzione del socialismo, senza Lenin e Stalin.
La teoria marxista è la grande forza dei comunisti: essa porta alla conoscenza delle leggi dello sviluppo della società, ma non è di tutti - sulla base di tale conoscenza - comprendere giustamente la complessità dei fenomeni della vita sociale, gli intricati legami e i rapporti tra questi fenomeni, non è dato a tutti saper prevedere scientifìcamente lo sviluppo degli avvenimenti non solo del momento presente, ma soprattutto del futuro.
Stalin ha detto di Lenin: « Nel momento delle svolte brusche indovinava il movimento delle classi, i tratti essenziali della rivoluzione come se li leggesse sul palmo della mano ».
La stessa cosa può dirsi di Stalin. Egli, come Lenin, ci ha dato degli esempi insuperabili di applicazione della dialettica marxista, di geniale previsione . La sua vita è un susseguirsi di previsioni scientifiche, di epiche lotte, di grandi vittorie.
Nel luglio 1926, al VI Congresso del partito bolscevico vi era chi affermava, richiamandosi al marxismo, che solo dopo la conquista del potere nei paesi occidentali la Russia avrebbe potuto marciare sulla grande strada del socialismo. Stalin combattè decisamente tale tesi: « Non è escluso, egli disse, che sia invece la Russia ad aprire la strada al socialismo. Bisogna respingere la vecchia idea che solo l'Europa può indicarci la strada. Esiste un marxismo dogmatico e un marxismo creatore. Io mi schiero sul terreno di quest'ultimo » .
In questa affermazione si rivela tutta la forza del compagno Stalin che al fuoco delle grandi battaglie dei lavoratori dell'Unione Sovietica e di tutti i paesi ha sviluppato ed arricchito la dottrina del marxismo-leninismo.
Nell'ottobre del 1917 Stalin fu con Lenin decisamente per l'insurrezione. Altri sostenevano che la situazione non era matura, che le masse non volevano la lotta, che in quelle condizioni sarebbe stato grave errore porre il problema della conquista del potere da parte del proletariato, ecc. ecc.
La decisione e la fermezza di Lenin e di Stalin in quell'occasione ebbero un peso inestimabile sullo sviluppo della storia e sull'avvenire del socialismo. La pace di Brest-Litovsk, firmata dai bolscevichi dopo una lotta accanita di Lenin e di Stalin contro coloro che non la volevano firmare, salvò l'Unione Sovietica in pericolo. Il prevalere del punto di vista degli oppositori avrebbe significato la sconfitta della repubblica dei Soviet.
Nel 1925, nel momento in cui altri capitolavano di fronte alle difficoltà e sostenevano l'impossibilità di costruire il socialismo nell'Unione Sovietica, Stalin seppe indicare con chiarezza la via da seguire, « È impossibile costruire, disse egli allora, senza sapere ciò che si costruisce. Non si può avanzare di un passo senza conoscere il senso degli avvenimenti. La questione della prospettiva è il problema più importante del nostro partito. Costruiamo noi il socialismo oppure lavoriamo a caso, alla cieca? Non si può costruire senza dare una risposta chiara a questa questione ».
Stalin diede una risposta chiara e positiva: l'economia socialista poteva e doveva essere edificata nell'Unione Sovietica. Ancora una volta Stalin ebbe ragione: la vittoria del socialismo in un solo paese è oggi un fatto compiuto. Grazie alla preveggenza di Stalin l'Unione Sovietica marcia a grandi passi verso la realizzazione della società comunista.
Nel 1927, nel momento in cui le grandi teste dell'economia borghese esaltano la stabilità del capitalismo, parlavano anzi di una nuova fase di fìoritura del capitalismo, Stalin metteva invece in luce le contraddizioni della stabilizzazione, ne sottolineava il suo carattere relativo, parziale, vacillante e annunciava l'imminenza di una grave crisi.
« ...dalla stabilizzazione stessa, dal fatto che la produzione cresce, dal fatto che il progresso tecnico e le possibilità produttive si sviluppano mentre il mercato mondiale, i suoi limiti e le sfere d'influenza dei singoli gruppi imperialisti rimangono più o meno stabili, da questo fatto per l'appunto si sviluppa la più profonda e acuta crisi del capitalismo mondiale, crisi gravida di nuove guerre e minacciante l'esistenza di qualsiasi stabilizzazione ».
Due anni dopo la previsione di Stalin era C0nfermata in pieno. Nel 1929 scoppiava la grave crisi economica e politica del 1929-1934 che, sviluppatasi sul terreno della crisi generale del capitalismo, scosse le fondamenta di tutto il sistema capitalista.
Infine Stalin seppe prevedere la guerra e preparare l'Unione Sovietica a fare fronte all'attacco del nemico ed a sconfiggere il fascismo. Nessun altro uomo di Stato, nessuno dei luminari dei paesi cosidetti democratici seppe, neppure lontanamente, fare qualcosa di simile. Al contrario, con la politica di Monaco, portarono i loro paesi al disastro militare ed alla rovina. Mentre il 30 settembre del 1938 Chamberlain tornando da Monaco proclamava trionfalmente: « Io vi porto la pace e credo sia la pace per la nostra epoca », Stalin affermava invece ( XVIII Congresso del P.C. dell'Unione Sovietica): « La nuova guerra imperialista è diventata un fatto. La guerra è inesorabile, non c'è velo che possa nasconderla ». Mettendo in rilievo tutta la perfidia e la criminalità della politica di Monaco, Stalin ammoniva i sostenitori di tale politica che « il loro pericoloso giuoco poteva terminare con un loro grave fallimento ». E così fu; anche questa volta Stalin previde giusto.
Nel suo discorso del 3 luglio 1941, quando gli eserciti fascisti di Hitler avevano invaso l'Unione Sovietica, occupata la Lituania, una parte della Lettonia e dell'Ucraina, quando molti dubitavano, Stalin previde in maniera geniale l'andamento della guerra, enunciò le condizioni della resistenza, impartì le direttive che servirono a mobilitare tutte le forze e a schiacciare il nemico.
Di fronte alla confusione ed allo smarrimento dei partiti borghesi e dei loro capi che marciano a tentoni, senza prospettive, incapaci di prevedere un qualsiasi avvenimento, Stalin ha sbalordito il mondo con le sue geniali previsioni, con le grandi vittorie del socialismo nell'Unione Sovietica e negli altri paesi.
Stalin ha conquistato la fiducia, l'affetto di centinaia di milioni di uomini che vedranno sempre in lui l'immortale gigante della costruzione del socialismo, il difensore intrepido della pace, la guida sicura dei lavoratori.
Egli ha arricchito notevolmente il marxismo in estensione ed in profondità perchè seguendo la celebre indicazione data da Lenin non ha mai considerato la « teoria di Marx come una cosa compiuta ed intangibile »: era convinto al contrario che « essa ha solo posto le pietre angolari di quella scienza che i socialisti devono spingere avanti in tutte le direzioni se non vogliono lasciarsi distanziare dalla vita ».
Stalin ha sviluppato il marxismo-leninismo nel periodo dell'imperialismo morente, nel periodo della costruzione del socialismo e del comunismo. Ha risolto dei problemi economici, politici, militari, giuridici di fronte ai quali nessun dirigente della classe operaia si era mai trovato. Ha allargato il campo della dottrina marxista perchè ha dovuto affrontare e saputo risolvere problemi nuovi quali, ad esempio, la teoria dello Stato e della società socialista, la teoria della collettivazione delle terre, la teoria della pianificazione, la teoria della strategia e della tattica politica e militare, la teoria dei rapporti internazionali e della nuova diplomazia, ecc. ecc.
Nei documenti qui pubblicati, come in tutti gli scritti di Stalin non manca mai la critica e l'autocritica: l'arma fondamentale per lo sviluppo del partito ed il rafforzamento del movimento democratico.
« Il nostro governo ha commesso non pochi errori - afferma nel brindisi al popolo russo, - 24 maggio 1949 - vi sono stati momenti nel 1941-42 in cui la situazione era disperata, in cui il nostro esercito ritirandosi abbandonava villaggi e città... ».
E nel suo discorso agli elettori di Mosca del 9 febbraio 1946 egli invita i cittadini sovietici a giudicare in quale misura il partito ha lavorato e lavora bene, egli batte in breccia l'errata tesi di coloro che sostengono che i vincitori non bisogna giudicarli, « I vincitori, egli afferma, si possono e si devono giudicare, si possono e si devono criticare e controllare. »
Questo volume si chiude con il discorso entusiasmante tenuto da Stalin al XIX congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica.
Alla luce della teoria rivoluzionaria, nello spirito dell'internazionalismo, Stalin in questo discorso ha indicato a tutti i comunisti l'unità grandiosa degli obiettivi nazionali ed internazionali dei partiti comunisti ed operai di tutti i paesi, ha dimostrato che l'appoggio dato dai partiti comunisti
degli altri paesi alle aspirazioni pacifiche del Partito comunista dell'Unione Sovietica è nello stesso tempo un appoggio dato ai loro rispettivi popoli nella lotta per il mantenimento della pace.
Stalin ha chiarito per tutti i partiti comunisti, la via da seguire per conquistare la vittoria, per diventare la forza dirigente delle loro nazioni. Rivolgendo ai partiti comunisti un saluto che era nello stesso tempo un appello e monito il compagno Stalin ha detto:
« La bandiera delle libertà democratico-borghesi, la borghesia l'ha buttata a mare; io penso che tocca a voi, rappresentanti dei partiti comunisti e democratici, di risollevarla e portarla avanti, se volete riunire attorno a voi la maggioranza del popolo. Non vi è nessun altro che la possa levare in alto... ».
Questa preziosissima indicazione lasciataci da Stalin, quasi a testamento, alcuni mesi prima della sua morte è diventata per noi un impegno solenne. In ogni momento Stalin ha saputo indicare l'anello principale della catena al quale aggrapparci ed il modo per trascinare tutta la catena.
Sappiamo che la nostra lotta non è facile, sarà ancora lunga e dura perchè il grande capitale è deciso a tradire la patria ed a commettere tutti i delitti pur di salvare i suoi privilegi; ma sappiamo pure che la strada indicataci da Stalin è quella giusta e che per questa strada sapremo conquistare la vittoria.
I comunisti italiani alla testa della classe operaia e del popolo sapranno mantenere l'impegno assunto nel giorno dei funerali di Stalin, lotteranno con tutte le loro energie, unitamente a tutte le forze democratiche per la difesa delle libertà, per spezzare l'offensiva reazionaria, per dare all'Italia un governo di pace, un governo che assicuri al paese l'indipendenza ed un migliore avvenire.
Stalin è morto ma la sua opera vive immortale. Il suo insegnamento guiderà sempre, quale bandiera invincibile, i comunisti di tutto il mondo. Ovunque vive un partito comunista, Stalin vive.


PIETRO SECCHIA
5 aprile 1953.



I - MESSAGGIO AL POPOLO SOVIETICO
9 maggio 1945


Compagni! Compatrioti e compatriote!
Il grande giorno della vittoria sulla Germania è giunto. La Germania fascista messa in ginocchio dall'Esercito rosso e dalle truppe dei nostri alleati si è dichiarata vinta ed ha annunciato la capitolazione incondizionata.
Il 7 maggio, nella città di Reims, è stato firmato il protocollo preliminare della capitolazione. L'8 maggio, i rappresentanti del Comando supremo tedesco, alla presenza dei rappresentanti del Comando supremo delle forze alleate e del Comando supremo delle forze sovietiche hanno firmato a Berlino l'atto definitivo della capitolazione entrato in vigore alle ore 24 dell'8 maggio.
Conosciamo la natura da lupi dei governanti tedeschi, i quali considerano carta straccia trattati ed accordi, e non abbiamo motivo di credere loro sulla parola. Ma da questa mattina le truppe tedesche, in esecuzione dell'atto di capitolazione, hanno incominciato a deporre in massa le armi e ad arrendersi alle nostre truppe. Questa non è più carta straccia. È la capitolazione effettiva delle forze armate della Germania. È vero, un gruppo dell'esercito tedesco nella zona cecoslovacca sfugge ancora alla capitolazione. Ma spero che l'Esercito rosso riuscirà a ridurlo alla ragione.
Possiamo ora dichiarare con pieno diritto che lo storico giorno della disfatta definitiva della Germania è giunto, che è giunto il giorno della grande vittoria del nostro popolo sull'imperialismo tedesco.
I grandi sacrifici da noi sopportati in nome della libertà e dell'indipendenza della nostra patria, le innumerevoli privazioni e sofferenze subite dal nostro popolo nel corso della guerra, l'intenso lavoro nelle retrovie e al fronte, offerto sull'altare della patria, non sono stati vani e sono stati coronati dalla piena vittoria sul nemico. La lotta secolare dei popoli slavi per la loro esistenza e la loro indipendenza è terminata con la vittoria sugli invasori tedeschi e sulla tirannide tedesca.
D'ora innanzi sventolerà sull'Europa il grande vessillo della libertà dei popoli e della pace fra i popoli.
Tre anni or sono Hitler dichiarò pubblicamente che uno dei suoi compiti era di smembrare la Unione Sovietica e di strapparle il Caucaso, 1'Ucraina, la Bielorussia, i Paesi Baltici e altre regioni. Egli dichiarò apertamente : «Noi annienteremo la Russia, perchè non possa mai più sollevarsi ». Ciò fu detto tre anni or sono. Ma le folli idee di Hitler non dovevano realizzarsi, il corso della guerra le ha ridotte in polvere. In realtà è avvenuto qualcosa di diametralmente opposto ai sogni deliranti degli hitleriani. La Germania è debellata. Le truppe tedesche capitolano. L'Unione Sovietica celebra la vittoria, pur non proponendosi nè di smembrare, nè di annientare la Germania.
Compagni! La grande guerra in difesa della patria è terminata con la nostra piena vittoria. Il periodo della guerra in Europa è finito. Comincia il periodo dello sviluppo pacifico.
Mi felicito con voi per la vittoria, miei cari compatrioti e compatriote!
Gloria al nostro eroico Esercito rosso, che ha difeso l'indipendenza della nostra patria e ha riportato la vittoria sul nemico!
Gloria al nostro grande popolo, gloria al popolo vincitore!
Gloria eterna agli eroi caduti combattendo contro il nemico, immolando la loro vita per la libertà e la felicità del nostro popolo!


II - BRINDISI AL POPOLO RUSSO
Brindisi pronunciato il 24 maggio 1945 al ricevimento in onore dei comandanti dell'Esercito rosso.


Compagni, permettetemi di fare ancora un brindisi, l'ultimo.
Vorrei fare un brindisi alla salute del nostro popolo sovietico e, in primo luogo, del popolo russo.
Bevo, innanzi tutto, alla salute del popolo russo, perchè è la nazione più eminente fra tutte le nazioni che fanno parte dell'Unione Sovietica.
Faccio un brindisi alla salute del popolo russo, perchè esso in questa guerra ha meritato il riconoscimento unanime quale forza dirigente dell'Unione Sovietica fra tutti i popoli del nostro paese.
Faccio un brindisi alla salute del popolo russo, non solo perchè è il popolo dirigente, ma anche perchè possiede una intelligenza chiara, un carattere fermo e paziente.
Il nostro governo ha commesso non pochi errori, vi sono stat i momenti, nel 1941-42, in cui la situazione era disperata, in cui il nostro esercito, ritirandosi, abbandonava villaggi e città a noi cari dell'Ucraina, della Bielorussia, della Moldavia, della regione di Leningrado, dei Paesi Baltici, della Repubblica carelo-finnica: li abbandonava perchè non v'era altra alternativa. Un altro popolo avrebbe potuto dire al governo: avete deluso le nostre speranze, andatevene, nomineremo un altro governo che concluda la pace con la Germania e ci assicuri la tranquillità. Ma il popolo russo non seguì questa via, perchè aveva fiducia nella giusta politica del suo governo e accettò ogni sacrificio pur di assicurare la sconfitta della Germania. E questa fiducia del popolo russo nel governo sovietico è stata la forza decisiva che ha assicurato la storica vittoria sul nemico dell'umanità, sul fascismo.
Grazie, popolo russo, per questa tua fiducia!
Alla salute del popolo russo!


III - BRINDISI AGLI UOMINI SEMPLICI
25 giugno 1945


Non pensate che dirò cose straordinarie. Il brindisi che desidero fare è semplice e comune. Vorrei bere alla salute degli uomini che non hanno grandi incarichi, che sono di grado modesto; degli uomini che sono considerati come le « viti » della grande macchina dello Stato, ma senza i quali tutti noi, marescialli, comandanti di gruppi d'armate, comandanti di armate, non varremmo, oserei dire, un chiodo. Basta infatti che se ne vada una vite e tutto è finito. Bevo alla salute degli uomini semplici, comuni e modesti, alle viti della nostra immensa macchina statale, in tutti i campi della scienza, della economia, della guerra. Essi sono numerosi, il loro nome è legione, sono decine di milioni. Sono uomini modesti, di cui nessuno scrive, non hanno grandi incarichi o gradi elevati, ma sono essi che ci sostengono come le fondamenta sostengono l'edificio.
Bevo alla salute di questi uomini, di questi nostri compagni dei quali abbiamo la più grande stima.


IV - AGLI ELETTORI DELLA CIRCOSCRIZIONE « STALIN » DI MOSCA
9 febbraio 1946


Compagni!
Sono passati otto anni dalle ultime elezioni del Soviet supremo. È stato questo un periodo ricco di avvenimenti decisivi. I primi quattro anni sono trascorsi in un intenso lavoro del popolo sovietico per la realizzazione del terzo piano quinquennale. I rimanenti quattro anni sono contrassegnati dagli eventi della guerra contro gli aggressori tedeschi e giapponesi, dagli eventi della seconda guerra mondiale. Non vi è dubbio che la guerra è l'avvenimento principale di questo periodo.
Sarebbe errato credere che la seconda guerra mondiale sia scoppiata per caso, o in seguito agli errori di qualche uomo di Stato, benché, indubbiamente, errori se ne siano commessi. In realtà, la guerra è scoppiata come risultato inevitabile dello sviluppo delle forze economiche e politiche mondiali, sulla base del moderno capitalismo monopolistico.
I marxisti hanno dichiarato più volte che il sistema capitalistico dell'economia mondiale nasconde in sé gli elementi di una crisi generale e di conflitti armati, e che di conseguenza lo sviluppo del capitalismo mondiale, al tempo nostro, non procede come un movimento progressivo pianificato e regolare, ma attraverso crisi e catastrofi militari. Sta di fatto che lo sviluppo ineguale dei paesi capitalistici porta di solito, con l'andar del tempo, a una brusca rottura dell'equilibrio interno nel sistema mondiale del capitalismo, in quantoché il gruppo di paesi capitalistici che si considera meno fornito di materie prime e di mercati di sbocco tenta abitualmente di cambiare la situazione e di procedere a una nuova ripartizione delle "sfere d'influenza" a proprio vantaggio, con l'impiego delle forze armate. Il risultato è una scissione del mondo capitalistico in due campi avversi e la guerra tra di loro.
La catastrofe della guerra potrebbe forse essere evitata se vi fosse la possibilità di nuove periodiche ripartizioni delle materie prime e dei mercati di sbocco tra i vari paesi, a seconda della loro importanza economica, con l'accettazione di soluzioni concordate e pacifiche. Ma nelle attuali condizioni capitalistiche di sviluppo dell'economia mondiale ciò non è possibile.
Così, in seguito alla prima crisi del sistema capitalistico dell'economia mondiale, scoppiò la prima guerra mondiale; in seguito alla seconda crisi, è scoppiata la seconda guerra mondiale. Evidentemente ciò non significa che la seconda guerra mondiale sia una copia della prima. Al contrario, la seconda guerra mondiale si differenzia sostanzialmente dalla prima per il suo carattere.
Bisogna tener presente che i principali Stati fascisti - la Germania, il Giappone e l'Italia - prima di aggredire i paesi alleati distrussero all'interno gli ultimi residui delle libertà democratiche borghesi, instaurando un crudele regime di terrore, calpestarono il principio della sovranità e del libero sviluppo dei piccoli paesi, proclamarono che la politica di conquista delle terre altrui era la loro politica e dichiararono su tutti i toni che miravano al dominio mondiale e alla diffusione del regime fascista in tutto il mondo. Con la conquista della Cecoslovacchia e delle regioni centrali della Cina, gli Stati dell'"Asse" mostrarono di essere pronti a tradurre in atto la loro minaccia attraverso l'asservimento di tutti i popoli amanti della libertà. Perciò la seconda guerra mondiale contro gli Stati dell'"Asse", a differenza della prima guerra mondiale, prese sin dall'inizio un carattere di guerra antifascista e di liberazione, uno dei compiti della quale era anche il ristabilimento delle libertà democratiche.
L'entrata in guerra dell'Unione Sovietica contro gli Stati dell'"Asse" non poteva che rafforzare - e rafforzò effettivamente - il carattere antifascista e di liberazione della seconda guerra mondiale. Su questo terreno sorse la coalizione antifascista dell'Unione Sovietica, degli Stati Uniti d'America, della Gran Bretagna e degli altri Stati amanti della libertà, coalizione che ebbe poi una parte decisiva nella sconfitta delle forze armate degli Stati dell'"Asse".
Così stanno le cose per quel che riguarda l'origine e il carattere della seconda guerra mondiale.
Oggi, forse, tutti riconoscono che la guerra effettivamente non era e non poteva essere un fatto fortuito nella vita dei popoli, che essa si trasformò concretamente in una guerra di popoli per la loro esistenza, che proprio per questo essa non poteva essere rapida, fulminea.
Per quel che concerne il nostro paese, questa guerra è stata la più crudele di tutte le guerre combattute nel corso della storia della nostra patria. Ma la guerra non è stata soltanto una maledizione. Essa è stata anche una grande scuola, un esame e una verifica di tutte le forze del popolo. La guerra ha messo a nudo tutto quello che avveniva nelle retrovie e sul fronte, ha strappato senza pietà tutti i veli e le maschere che nascondevano il vero volto degli Stati, dei governi, dei partiti, portandoli alla ribalta della storia senza maschera, senza belletto, con tutti i loro difetti e le loro qualità.
La guerra ha sottoposto a una specie di esame il nostro regime sovietico, il nostro Stato, il nostro governo, il nostro partito comunista e ha tirato le somme del loro lavoro, come se ci avesse detto: Eccoli, i vostri uomini e le vostre organizzazioni, le loro opere e i loro giorni, esaminateli con attenzione e date loro a seconda delle loro opere. Questo è uno dei lati positivi della guerra. Per noi, per gli elettori, questo fatto ha una grande importanza, perché ci aiuta a valutare rapidamente e obiettivamente l'attività del partito e dei suoi uomini e a trarne le giuste conclusioni. In altri tempi sarebbe stato necessario studiare i discorsi e i rapporti dei rappresentanti del partito, analizzarli, confrontare le loro parole con i loro atti, trarne le conclusioni, ecc. Ciò richiede un lavoro complicato e difficile e, per di più, senza garanzie di non commettere errori. La cosa è diversa ora che la guerra è finita, ora che la guerra stessa ha vagliato il lavoro delle nostre organizzazioni e dei dirigenti e ne ha tratto le conclusioni. è ora molto più facile, per noi, dare un giudizio e giungere a giuste conclusioni.
Ebbene, quali sono i risultati?
C'è un risultato fondamentale, dal quale sono scaturiti tutti gli altri. Questo risultato consiste nel fatto che, alla fine della guerra, i nemici sono stati sconfitti, mentre noi, assieme ai nostri Alleati, siamo usciti vincitori. Abbiamo terminato la guerra con una vittoria completa sui nemici: questo è il risultato principale della guerra. Ma questa è una conclusione troppo generica e non possiamo fermarci qui. Sconfiggere i nemici in una guerra come la seconda guerra mondiale, che non ha uguali nella storia dell'umanità, significa certamente riportare una vittoria storica, d'importanza universale. Tutto questo è giusto; ma è generico e non possiamo accontentarcene. Per comprendere il grande significato storico della nostra vittoria, è indispensabile esaminare la questione in modo concreto.
Come bisogna dunque intendere la nostra vittoria sui nemici, che cosa può significare questa vittoria dal punto di vista della situazione e dello sviluppo delle forze interne del nostro paese?
La nostra vittoria significa, in primo luogo, che ha vinto il nostro regime sociale sovietico, che il regime sociale sovietico ha superato con successo la prova del fuoco, nella guerra, e ha dimostrato la sua piena vitalità. Nella stampa straniera, com'è noto, si era affermato più di una volta che il regime sociale sovietico è un'"esperienza arrischiata", destinata al fallimento, che il regime sovietico è un "castello di carte" senza basi nella vita e imposto al popolo dagli organi della Ceka, che sarebbe bastata una piccola spinta esterna perché questo "castello di carte" crollasse. Oggi possiamo dire che la guerra ha smentito tutte queste affermazioni della stampa straniera e le ha dimostrate infondate.
La guerra ha dimostrato che il regime sociale sovietico è un vero regime di popolo, che si è sviluppato nel seno del popolo e gode del suo appoggio potente; che il regime sociale sovietico è una forma di organizzazione della società pienamente vitale e stabile. Ormai, anzi, non è più questione della vitalità o meno del regime sociale sovietico, perché dopo gli evidenti insegnamenti della guerra non c'è scettico che abbia ancora il coraggio di esprimere dubbi sulla sua vitalità. Si tratta ora del fatto che il regime sociale sovietico si è dimostrato più vitale e più stabile dei regimi sociali non sovietici, che il regime sociale sovietico è una forma di organizzazione della società migliore di qualsiasi regime sociale non sovietico.
La nostra vittoria significa, in secondo luogo, che ha vinto la nostra struttura statale sovietica, che il nostro Stato sovietico plurinazionale ha saputo affrontare tutte le prove della guerra e ha dimostrato la propria vitalità. Eminenti giornalisti stranieri, com'è noto, avevano ripetutamente manifestato l'opinione che lo Stato plurinazionale sovietico fosse una "costruzione artificiale e non vitale", che in caso, di complicazioni qualsiasi il crollo dell'Unione Sovietica sarebbe stato inevitabile, che all'Unione Sovietica sarebbe toccata la sorte dell'Impero Austro-Ungarico. Ora possiamo dire che la guerra ha smentito queste affermazioni della stampa straniera, dimostrandole prive di ogni fondamento.
La guerra ha dimostrato che la struttura statale plurinazionale sovietica ha superato la prova con successo, si è rafforzata ancora di più durante la guerra e si è dimostrata pienamente vitale. Quei signori non avevano capito che il paragone coll'Impero Austro-Ungarico era infondato, perché il nostro Stato plurinazionale non è sorto su una base borghese, che alimenta sentimenti di sfiducia e di inimicizia nazionale, ma su una base sovietica, che promuove invece sentimenti di amicizia e di collaborazione fraterna tra i popoli del nostro Stato.
Del resto, dopo gli insegnamenti della guerra, questi signori non osano più negare la vitalità della struttura statale sovietica. Non è più questione della vitalità della struttura statale sovietica, perché questa vitalità non ammette dubbi. Si tratta ora del fatto che la struttura statale sovietica si è dimostrata un modello di Stato plurinazionale, che la struttura statale sovietica rappresenta un sistema di organizzazione statale in cui il problema nazionale e il problema della collaborazione tra le nazioni sono risolti meglio che in qualsiasi altro Stato plurinazionale.
La nostra vittoria significa, in terzo luogo, che hanno vinto le forze armate sovietiche, che ha vinto il nostro Esercito rosso, che l'Esercito rosso ha superato eroicamente tutti i disagi della guerra, ha sbaragliato gli eserciti dei nostri nemici ed è uscito vittorioso dalla guerra.
Tutti ormai, tanto gli amici quanto i nemici, riconoscono che l'Esercito rosso si è mostrato all'altezza dei suoi grandi compiti. Ma non era così sei anni addietro, prima della guerra.
Eminenti giornalisti stranieri e molte autorevoli personalità militari straniere, com'è noto, avevano ripetutamente affermato che l'efficienza dell'Esercito rosso sollevava forti dubbi, che l'Esercito rosso era male armato e non possedeva buoni quadri di comando, che il suo morale era al di sotto di qualsiasi critica, che forse poteva essere adatto alla difesa ma non all'offensiva, che in caso di attacco da parte delle truppe tedesche l'Esercito rosso doveva crollare come un "colosso dai piedi d'argilla". Si facevano simili affermazioni non solo in Germania, ma anche in Francia, Inghilterra, in America. Ora possiamo dire che la guerra ha smentito tutte queste affermazioni, dimostrandole infondate e ridicole.
La guerra ha dimostrato che l'Esercito rosso non è un "colosso dai piedi d'argilla", ma un esercito moderno di prim'ordine, che possiede un armamento modernissimo, quadri di comando espertissimi e alte qualità morali e combattive. Non bisogna dimenticare che l'Esercito rosso è quello stesso che ha sbaragliato le forze armate tedesche, che ieri ancora gettavano lo spavento negli eserciti degli Stati europei. Bisogna rilevare che i "critici" dell'Esercito rosso diventano sempre meno numerosi. Dirò di più, nella stampa straniera appaiono sempre più spesso articoli che rilevano le alte qualità dell'Esercito rosso, le capacità dei suoi ufficiali e soldati, la perfezione della sua strategia e della sua tattica. E si capisce. Dopo le brillanti vittorie dell'Esercito rosso davanti a Mosca e a Stalingrado, a Kursk e a Bielgorod, a Kiev e a Kirovograd, a Minsk e a Bobruisk, davanti a Leningrado e a Tallin, a Yassi e a Leopoli, sulla Vistola e sul Niemen, sul Danubio e sull'Oder, a Vienna e a Berlino, dopo tutto questo non si può non riconoscere che l'Esercito rosso è un esercito di prim'ordine dal quale si può molto imparare.
In questo modo noi comprendiamo concretamente la vittoria del nostro paese sui suoi nemici. Questi sono, fondamentalmente, i risultati della guerra.
Non sarebbe giusto pensare che una tale storica vittoria fosse possibile senza la preparazione preventiva di tutto il Paese alla difesa attiva. Non meno errato sarebbe credere che una tale preparazione fosse possibile in un breve periodo di tempo, in tre o quattro anni. Sarebbe ancora più errato affermare che abbiamo ottenuto la vittoria solo grazie al coraggio delle nostre truppe. Senza coraggio evidentemente sarebbe stato impossibile ottenere la vittoria. Ma il solo coraggio non è sufficiente per abbattere un nemico che ha un esercito numeroso, un armamento di prim'ordine, quadri di ufficiali ben preparati e rifornimenti bene organizzati.
Per far fronte all'attacco di un tale nemico, per respingerlo e poi infliggerli una completa sconfitta, era necessario, oltre al coraggio incomparabile delle nostre truppe, disporre di un armamento modernissimo, in quantità sufficiente, e di rifornimenti bene organizzati, anch'essi in quantità sufficiente. Ma per questo era necessario avere - e in quantità sufficiente - alcune cose elementari, come il metallo per produrre le armi, le munizioni e l'attrezzatura delle officine, il combustibile per assicurare il lavoro delle industrie e dei trasporti, il cotone per la confezione del vestiario, il grano per il vettovagliamento dell'esercito.
Si può affermare che prima di entrare nella seconda guerra mondiale il nostro paese disponesse già delle possibilità materiali minime indispensabili per soddisfare fondamentalmente a queste necessità?
Credo che lo si possa affermare. Per ottenere questo grandioso risultato è stato necessario realizzare tre piani quinquennali di sviluppo della economia nazionale. Sono appunto i tre piani quinquennali che ci hanno permesso di creare queste possibilità materiali. In ogni caso, a questo riguardo, la situazione del nostro paese, prima della seconda guerra mondiale, nel 1940, era di parecchie volte migliore che non prima della precedente guerra mondiale, nel 1913.
Di quali possibilità materiali disponeva il nostro paese prima della seconda guerra mondiale?
Per aiutarci nell'esame della questione, dovrò qui fare un breve resoconto dell'attività del partito comunista per la preparazione del nostro paese alla difesa attiva. Se prendiamo i dati per il 1940 - alla vigilia della seconda guerra mondiale - e li confrontiamo con quelli del 1913 - alla vigilia della prima guerra mondiale - otterremo il quadro seguente: Durante il 1913 nel nostro paese si produssero 4.220.000 tonn. di ghisa, 4.230.000 tonn. di acciaio, 29 milioni di tonn. di carbone, 9 milioni di tonn. di nafta, 21.600.000 tonn. di grano mercantile, 740.000 tonn. di cotone grezzo. Queste erano le possibilità materiali del nostro paese quando esso entrò nella prima guerra mondiale. Questa era la base economica della vecchia Russia, che poteva essere utilizzata per la condotta della guerra.
Quanto al 1940, nel corso di quell'anno si produssero nel nostro paese 15 milioni di tonn. di ghisa, cioè quasi 4 volte di più che nel 1913; 18.300.000 tonnellate di acciaio, cioè 4 volte e mezzo di più che nel 1913; 166 milioni di tonn. di carbone, cioè 5 volte e mezzo di più che nel 1913; 31 milioni di tonn. di nafta, cioè 3 volte e mezzo di più che nel 1913; 38.300.000 tonn. di grano mercantile, cioè 17 milioni di tonn. di più che nel 1913; 2.700.000 tonn. di cotone grezzo, cioè 3 volte e mezzo di più che nel 1913. Queste erano le possibilità materiali del nostro paese, quando esso entrò nella seconda guerra mondiale. Questa era la base economica dell'Unione Sovietica, che poteva essere utilizzata per la condotta della guerra. La differenza, come vedete, è colossale.
Un simile straordinario aumento della produzione non può essere considerato come il semplice e abituale sviluppo di un paese dall'arretratezza al progresso. è stato invece un balzo, grazie al quale la nostra Patria, da paese arretrato, si è trasformata in paese d'avanguardia, da paese agrario in paese industriale. Questa trasformazione storica si è compiuta nel corso dei tre piani quinquennali, a cominciare dal 1928, primo anno del primo piano quinquennale. Fino ad allora noi avevamo dovuto preoccuparci di ricostruire l'industria distrutta e di curare le ferite riportate nella prima guerra mondiale e nella guerra civile.
Se consideriamo poi che il primo piano quinquennale fu eseguito in quattro anni e che la realizzazione del terzo piano quinquennale fu interrotta dalla guerra, al quarto anno della sua esecuzione, risulta che per trasformare il nostro paese da paese agrario in paese industriale sono stati necessari in tutto circa tredici anni. Non si può non riconoscere che tredici anni sono un periodo incredibilmente breve, per ottenere un risultato così grandioso.
Questo spiega per l'appunto come mai la pubblicazione di queste cifre abbia sollevato a suo tempo nella stampa estera una tempesta di opinioni divergenti. Gli amici conclusero che era avvenuto un "miracolo". Gli avversari affermarono invece che i piani quinquennali erano della "propaganda bolscevica" e dei "trucchi della Ceka". Ma poiché al mondo non avvengono miracoli e la Ceka non è così forte da poter abolire le leggi dello sviluppo sociale, "l'opinione pubblica" straniera ha dovuto adattarsi ai fatti.
Grazie a quale politica il partito comunista è riuscito ad assicurare al paese queste possibilità materiali, in un periodo così breve?
In primo luogo, grazie alla politica sovietica di industrializzazione del paese. Il metodo sovietico di industrializzazione del paese si distingue radicalmente dal metodo capitalistico di industrializzazione. Nei paesi capitalistici l'industrializzazione comincia di solito con l'industria leggera. Poiché nell'industria leggera si richiedono minori investimenti e il capitale circola più rapidamente, sì che la realizzazione degli utili è più facile che non nell'industria pesante, l'industria leggera è là il primo obiettivo d'industrializzazione. Solo dopo un lungo periodo, durante il quale l'industria leggera accumula utili e li concentra nelle banche, solo dopo questo viene il turno dell'industria pesante e comincia il trasferimento progressivo nell'industria pesante del capitale accumulato per creare le condizioni del suo sviluppo. Ma questo, è un lungo processo, che esige parecchie decine di anni, durante i quali si è costretti ad aspettare lo sviluppo dell'industria leggera e a vegetare senza industria pesante.
Si capisce che il partito comunista non poteva mettersi su questa via. Il partito sapeva che la guerra si avvicinava, che difendere il paese senza industria pesante era impossibile, che bisognava quindi procedere al più presto allo sviluppo dell'industria pesante, che ritardare in questo campo significava perdere. Il partito ricordava le parole di Lenin, che senza industria pesante è impossibile assicurare l'indipendenza del paese, che senza di essa il regime sovietico può perire. Perciò il partito comunista del nostro paese rifiutò la via "solita" dell'industrializzazione e iniziò l'industrializzazione del paese con lo sviluppo dell'industria pesante. Era molto difficile, ma non impossibile. Di grande aiuto fu la nazionalizzazione dell'industria e delle banche, che diede la possibilità di raccogliere e trasferire rapidamente i mezzi nell'industria pesante. Non vi è dubbio che senza questo sarebbe stato impossibile, in un termine così breve, ottenere la trasformazione del nostro paese in paese industriale.
In secondo luogo, grazie alla politica di collettivizzazione dell'agricoltura. Per finirla con la nostra arretratezza nel campo dell'agricoltura e dare al paese una maggiore quantità di grano mercantile, di cotone, ecc., era indispensabile passare dalla piccola azienda contadina alla grande azienda, perché solo la grande azienda ha la possibilità di utilizzare la nuova tecnica, le innovazioni agronomiche e di dare una maggiore produzione mercantile. Ma la grande azienda può essere di due specie, capitalistica e collettiva.
Il partito comunista non poteva mettersi sulla via capitalistica di sviluppo dell'agricoltura, non solo in forza di considerazioni di principio, ma anche perché essa è una via di sviluppo troppo lenta e comporta la rovina preliminare dei contadini e la loro trasformazione in braccianti. Perciò il partito comunista scelse la via della collettivizzazione della agricoltura, della creazione di grandi aziende agricole per mezzo dell'unificazione dei poderi contadini nei colcos.
Il metodo della collettivizzazione si è dimostrato progressivo al massimo grado, non solo perché non comportava la rovina dei contadini, ma soprattutto perché offriva la possibilità di coprire, in pochi anni, tutto il paese di grandi aziende collettive, che avevano la possibilità di utilizzare la nuova tecnica, di sfruttare tutte le innovazioni agronomiche e di dare al paese una maggiore produzione mercantile. Non vi è dubbio che senza la politica di collettivizzazione non avremmo potuto metter fine, in così breve tempo, alla secolare arretratezza della nostra agricoltura.
Non si può dire che la politica del partito non abbia incontrato opposizioni. Non solo persone arretrate, che rifuggono sempre da qualsiasi novità, ma anche molti membri in vista del partito tiravano sistematicamente indietro il partito e tentavano con tutti i mezzi di trascinarlo sulla "solita" via capitalistica di sviluppo. Tutte le macchinazioni dei trotzkisti e dei destri contro il partito tutto il loro "lavoro" per sabotare i provvedimenti del nostro governo, avevano uno scopo solo: far fallire la politica del partito e frenare l'opera di industrializzazione e di collettivizzazione. Ma il partito non si lasciò influenzare né dalle minacce di certuni, né dagli strilli degli altri, e tirò decisamente innanzi malgrado tutto. Il merito del partito sta nel non essersi adattato ai ritardatari, nel non aver temuto di andare contro corrente e di conservare sempre la sua posizione di forza d'avanguardia. Non ci può esser dubbio che senza una tale fermezza il partito comunista non avrebbe potuto difendere la politica di industrializzazione del paese e di collettivizzazione dell'agricoltura.
Ha saputo il partito comunista utilizzare giustamente le possibilità materiali create in questa maniera per sviluppare la produzione bellica e rifornire l'Esercito rosso dell'armamento indispensabile?
Io credo che esso lo abbia saputo fare, e col maggior successo. Se non consideriamo il primo anno della guerra, quando l'evacuazione dell'industria ad Oriente frenò lo sviluppo della produzione bellica, nel corso degli altri tre anni di guerra il partito ha saputo ottenere successi tali, che gli è stato possibile non solo di rifornire il fronte di artiglieria, mitragliatrici, fucili, aeroplani, carri armati e munizioni in quantità sufficiente, ma anche di accumulare delle riserve. è noto, inoltre, che il nostro armamento non solo non era inferiore, come qualità, a quello tedesco, ma, in genere, era persino superiore.
è noto che la nostra industria di carri armati, durante tutti i tre anni di guerra, produceva annualmente in media più di 30.000 carri armati, cannoni semoventi e autoblinde. è noto, inoltre, che la nostra industria d'aviazione, nello stesso periodo, produceva annualmente 40.000 apparecchi. è noto pure che le nostre industrie di armamenti, nello stesso periodo, producevano, annualmente, 120.000 cannoni di tutti i calibri, 450.000 mitragliatrici leggere e pesanti, più di 3 milioni di fucili e circa 2 milioni di fucili mitragliatori. è noto, infine, che la nostra industria di mortai nel periodo 1942-44 produceva annualmetne in media 100.000 mortai. è ovvio che contemporaneamente veniva prodotta una quantità corrispondente di munizioni di artiglieria, di mine di diverso tipo, di bombe di aviazione, di cartucce per fucili e per mitragliatrici. è noto, per esempio, che nel solo 1944 furono prodotti più di 240 milioni di granate, di bombe e di mine, nonché 7 miliardi e 400 milioni di cartucce.
Questo è, nelle linee generali, il quadro di riferimenti di armi e munizioni per l'Esercito rosso. Come vedete, esso non somiglia al quadro dei rifornimenti del nostro esercito nel periodo della prima guerra mondiale, quando il fronte soffriva di una mancanza cronica di artiglieria e di munizioni, quando l'esercito combatteva senza carri armati e senza aviazione, quando per ogni tre soldati si distribuiva un fucile. Per ciò che riguarda i rifornimenti dell'Esercito rosso in viveri ed equipaggiamento, è noto a tutti che il fronte non solo non soffriva a questo riguardo di qualsiasi penuria, ma disponeva anche delle riserve necessarie.
Così stanno le cose per quel che riguarda il lavoro del partito comunista del nostro paese, nel periodo prebellico e durante la guerra.
Ed ora qualche parola sui piani di lavoro del partito comunista per il prossimo futuro. Questi piani, com'è noto, sono esposti nel nuovo piano quinquennale che deve essere approvato al più presto.
I compiti fondamentali del nuovo piano quinquennale consistono nel ricostruire le regioni devastate del paese, nel ristabilire il livello d'anteguerra dell'industria e dell'agricoltura e, in seguito, di superare questo livello in proporzioni più o meno grandi. Oltre al fatto che al più presto sarà abolito il sistema del tesseramento annonario, un'attenzione particolare sarà dedicata all'aumento della produzione dei generi di largo consumo, all'elevazione del livello di vita dei lavoratori per mezzo di una diminuzione continua dei prezzi di tutte le merci e ad una vasta costruzione di istituti di ricerca scientifica di ogni genere, che possano dare alla scienza la possibilità di sviluppare le sue forze. Io non dubito che se noi daremo il debito aiuto ai nostri scienziati, essi sapranno non solo raggiungere, ma anche superare nel prossimo futuro i successi conseguiti dalla scienza oltre i confini del nostro paese.
Per quanto concerne i piani per un periodo più lungo, il partito intende organizzare un nuovo potente sviluppo della economia nazionale, in modo da portare la nostra industria per esempio, a un livello tre volte superiore rispetto al periodo prebellico.
Dobbiamo ottenere che la nostra industria produca annualmente 50 milioni di tonnellate di ghisa, 60 milioni di tonn. di acciaio, 500 milioni di tonn. di carbone, 60 milioni di tonn. di nafta. Solo a questa condizione si potrà considerare la nostra patria garantita contro qualsiasi eventualità. Per questo ci vorranno probabilmente tre nuovi piani quinquennali, se non di più. Ma questo può essere fatto e noi dobbiamo farlo.
Questo è il mio breve resoconto sull'attività del partito comunista nel recente passato e sui piani del suo lavoro per il futuro.
Spetta a voi giudicare a che punto il partito ha lavorato e lavora in modo giusto e se non poteva lavorare meglio.
Si dice che non si giudicano i vincitori, che essi non debbono essere criticati, non debbono essere controllati. Questo non è giusto. I vincitori devono e possono essere giudicati, possono e devono essere criticati e controllati. Questo è utile non solo per la causa, ma per gli stessi vincitori: vi sarà meno presunzione e tanta maggiore modestia.
Considero la campagna elettorale come il giudizio degli elettori sul partito comunista, in quanto partito di governo. I risultati delle elezioni saranno il verdetto degli elettori. Il partito comunista del nostro paese varrebbe poco, se avesse paura della critica, del controllo. Il partito comunista è pronto ad accettare il verdetto degli elettori.
Nella lotta elettorale il partito comunista non interviene solo. Esso va alle elezioni in blocco con i senza partito. Nei tempi passati i comunisti guardavano ai senza partito e al fatto di essere senza partito con una certa sfiducia. Questo si spiega con ciò, che sotto la bandiera dei senza partito non di rado si nascondevano vari gruppi borghesi, ai quali non conveniva presentarsi agli elettori senza maschera. Così era nel passato. Ma ora viviamo in tempi diversi. I senza partito adesso sono separati dalla borghesia da una barriera che si chiama il regime sociale sovietico. Questa stessa barriera unisce invece i senza partito e i comunisti in una unica collettività di uomini sovietici. Vivendo in questa unica collettività, essi hanno lottato insieme per consolidare la potenza del nostro paese, insieme hanno combattuto e versato il loro sangue sui fronti, in nome della libertà e della grandezza della Patria, insieme hanno forgiato la vittoria sui nemici del nostro paese. La sola differenza tra essi consiste nel fatto che gli uni sono membri del partito e gli altri no. Ma questa è una differenza formale. L'importante è che gli uni come gli altri collaborano insieme alla stessa opera. Perciò il blocco dei comunisti e dei senza partito è un fatto naturale e vitale.
In conclusione, permettetemi di esprimere la mia gratitudine per la fiducia che mi avete dimostrato ponendo la mia candidatura a deputato del Soviet supremo. Potete esser certi che cercherò di giustificare la vostra fiducia.


V - IL VENTOTTESIMO ANNIVERSARIO DELL' ESERCITO ROSSO
Ordine del giorno alle forze armate del 23 febbraio 1946.


Compagni soldati e marinai rossi, sottufficiali, ufficiali e generali, noi celebriamo oggi il ventottesimo anniversario dell'Esercito rosso.
L 'Esercito rosso celebra il suo ventottesimo anniversario nel pieno rigoglio delle sue forze, circondato dall'alone della gloria delle vittorie riportate sugli imperialisti tedeschi e giapponesi. Impegnato in una guerra lunga e dura, l'Esercito rosso ne è uscito come un esercito di prim'ordine, dotato di alte qualità morali e combattive, fornito d'un armamento modernissimo e di quadri altamente sperimentati e temprati nei combattimenti. Durante la guerra contro gli invasori fascisti, l'Esercito rosso si è mostrato all'altezza dei suoi grandi compiti, si è mostrato il difensore fedele e incrollabile degli interessi dello Stato sovietico. I nostri soldati, ufficiali e generali, hanno giustificato la fiducia del popolo ed hanno compiuto con onore il loro dovere verso la patria. Gli uomini sovietici si sono convinti con i loro propri occhi che essi potevano fare sicuro affidamento sull'Esercito rosso. Tutti i popoli del nostro paese sono legittimamente fieri del loro esercito e delle sue vittorie e venerano la sacra memoria degli eroi caduti valorosamente nei combattimenti per la patria.
Le grandi vittorie dell 'Esercito rosso si spiegano innanzitutto col fatto che esso è un esercito veramente popolare, che difende gli interessi del suo popolo. Gli uomini sovietici amano il loro esercito e hanno costantemente la preoccupazione di accrescerne la potenza. Questa preoccupazione ha avuto la sua espressione più viva durante i duri anni della grande guerra patria. Tutto il nostro popolo ha lavorato senza tregua nè riposo, giorno e notte, per il fronte e per la vittoria. Senza il lavoro pieno di abnegazione degli operai, dei contadini, degli intellettuali, senza il loro sostegno materiale e morale l'Esercito rosso non avrebbe potuto vincere il nemico.
Le vittorie dell'Esercito rosso si spiegano poi con l'attenzione ad esso accordata dal partito comunista e con l'opera di educazione da questi svolta nelle sue file. Seguendo gli insegnamenti del grande Lenin, il popolo sovietico, sotto la direzione del partito comunista, ha trasformato la nostra patria da paese arretrato in paese d'avanguardia, da paese agricolo in paese industriale. Al tempo stesso furono create tutte le possibilità materiali necessarie a una lotta vittoriosa dell'Esercito rosso contro i suoi nemici. Durante la grande guerra patria, il partito comunista ha riunito il nostro paese in un solo campo militare e ha orientato tutti gli sforzi del popolo e dell'esercito verso un unico obiettivo comune: schiacciare il nemico. Il partito comumsta ha chiarito ai soldati sovietici il significato e gli scopi della guerra, ha alimentato in essi l'amore della patria, ha rafforzato il loro spirito combattivo, ha ispirato loro il coraggio e la disciplina. Tutto ciò ha costituito una condizione importante della nostra vittoria.
Dopo aver concluso la guerra con la vittoria sui nemici, l'Unione Sovietica è entrata in un nuovo periodo, in un periodo pacifico del suo sviluppo economico. Un compito si pone attualmente al popolo sovietico: consolidare le posizioni conquistate e proseguire poi in avanti verso una nuova ascesa economica. Noi non possiamo limitarci a consolidare semplicemente queste posizioni, perchè ciò porterebbe a una stagnazione: noi dobbiamo proseguire in avanti, per creare le condizioni di una nuova e potente ascesa dell'economia nazionale. Dobbiamo, nel termine più breve, sanare le ferite inferte dal nemico al nostro paese e ristabilire il livello di sviluppo dell'anteguerra dell'economia nazionale, in modo da superare considerevolmente questo livello in un prossimo avvenire, di accrescere il benessere materiale del popolo e di sviluppare ancor più la potenza economica e militare dello Stato sovietico.
In queste nuove condizioni, l'Esercito rosso deve proteggere vigile il lavoro creativo pacifico del popolo sovietico, garantire saldamente gli interessi statali dell'Unione Sovietica e rendere inaccessibili ai nemici le frontiere della nostra patria.
Durante la guerra, il compito principale dei soldati, degli ufficiali e dei generali dell'Esercito rosso consisteva nel riportare la vittoria, nell'impiegare nel miglior modo possibile le proprie forze e cognizioni, allo scopo di schiacciare completamente il nemico. In tempo di pace, il primo compito di tutti i soldati, ufficiali e generali, senza eccezione, consiste nel perfezionare sempre più le proprie cognizioni militari e politiche. Tutti i soldati e sottufficiali dell'Esercito rosso debbono studiare costantemente l'arte militare, conoscere le loro armi e compiere in modo irreprensibile i loro doveri di servizio. Gli ufficiali debbono, ora più che mai, saper bene istruire ed educare i loro subordinati.
Durante la guerra, gli ufficiali e i generali dell'Esercito rosso si sono resi padroni dell'arte di guidare le truppe sui campi di battaglia. Attualmente tutti gli ufficiali e generali debbono rendersi perfettamente padroni dell'arte di istruire e di educare le truppe in tempo di pace.
La grande guerra patria ha portato molte novità nell'arte militare. L'esperienza di combattimento acquisita sui campi di battaglia costituisce un ricco patrimonio per l'istruzione e l'educazione delle truppe. Infatti tutta l'istruzione dell'esercito deve essere condotta sulla base dell'assimilazione intelligente dell'esperienza di questa guerra. È ugualmente necessario utilizzare questa esperienza in tutti i campi per l'istruzione teorica dei quadri degli ufficiali e per lo sviluppo ulteriore della scienza militare sovietica. Bisogna ricordare che l'arte militare si sviluppa costantemente e rapidamente. L'Esercito rosso è tenuto non soltanto a seguire lo sviluppo dell'arte militare, ma anche a promuoverlo.
L'Esercito rosso è dotato di un materiale di prim'ordine, che costituisce la base della sua potenza di combattimento. Si tratta di conoscere perfettamente questo materiale, di servirsene nel modo migliore e di curarlo come la pupilla dei propri occhi.
Non è possibile conseguire successi nell'istruzione e nell'educazione delle truppe, senza una salda disciplina e un ordine militare rigoroso. Mantenere una salda disciplina e un rigoroso ordine militare è il principale dovere di tutti i componenti dell'esercito. Il punto cardine della disciplina e dell'ordine debbono essere anzitutto i nostri quadri di comando, compresi gli aiutanti e i sergenti, i quali sono i capi più vicini al soldato e gli educatori diretti dell'Esercito rosso. I soldati, gli ufficiali e i generali dell'Esercito rosso hanno dei grandi meriti di fronte al popolo e alla patria. Ciò, tuttavia, non deve portare alla vanità o all'inerzia. Non inorgoglirsi dei propri meriti, ma lavorare coscienziosamente al proprio posto mettendo tutte le proprie forze e le proprie cognizioni al servizio dell'Esercito rosso: ecco ciò che si esige da ogni soldato sovietico.
Compagni soldati e marinai rossi, sottufficiali, ufficiali e generali! A nome del governo sovietico e del nostro partito comunista, io vi saluto e vi faccio i miei auguri in occasione del ventottesimo anniversario dell'Esercito rosso.
Per celebrare la giornata dell'Esercito rosso, ordino: oggi, 23 febbraio, di sparare venti salve d'artiglieria nella capitale della nostra patria, Mosca, nelle capitali delle repubbliche federate e nelle città eroiche di Leningrado, Stalingrado, Sebastopoli e Odessa.
Viva il nostro Esercito rosso vittorioso!
Viva la nostra marina da guerra vittoriosa!
Viva il nostro glorioso partito comunista!
Viva il grande popolo sovietico!
Viva la nostra patria potente!

VI - SUL DISCORSO DI CHURCHILL A FULTON
Intervista concessa ad un corrispondente della Pravda il 13 marzo 1946.



Domanda. - Come giudicate il discorso pronunciato recentemente dal sig. Churchill negli Stati Uniti d'America?

Risposta. - Lo giudico un atto pericoloso, diretto a seminare i germi della discordia tra gli Stati alleati e a rendere difficile la loro collaborazione.

Domanda. - Si può ritenere che il discorso del sig. Churchill arrechi pregiudizio alla causa della pace e della sicurezza mondiale?

Risposta. - Certamente. Di fatto il sig. Churchill si trova ora nella posizione dei provocatori di guerra. E il sig. Churchill non è solo in questo; egli ha degli amici non soltanto in Inghilterra, ma anche negli Stati Uniti d'America.
È da notare che il sig. Churchill e i suoi amici, sotto questo aspetto, ricordano in maniera sorprendente Hitler e i suoi amici. Hitler cominciò a preparare la guerra nel momento in cui proclamò la teoria razzista, dichiarando che solo gli uomini di lingua tedesca costituivano una nazione autentica. Il sig. Churchill inizia anche lui la preparazione alla guerra con la teoria razzista, affermando che solo le nazioni di lingua inglese sono nazioni autentiche, chiamate a decidere le sorti di tutto il mondo. La teoria razzista tedesca portava Hitler e i suoi amici a concludere che i tedeschi, in quanto unica nazione autentica, dovevano dominare le altre nazioni. La teoria razzista inglese porta il sig. Churchill e i suoi amici a concludere che le nazioni di lingua inglese, in quanto uniche nazioni autentiche, devono dominare le altre nazioni del mondo.
Di fatto il sig. Churchill e i suoi amici in Inghilterra e negli Stati Uniti d'America presentano alle nazioni che non parlano la lingua inglese una specie di ultimatum; riconoscete volontariamente il nostro dominio, e tutto andrà bene; in caso contrario, la guerra sarà inevitabile.
Ma le nazioni in cinque anni di guerra feroce hanno versato il sangue per la libertà e l'indipendenza dei loro paesi e non per sostituire al dominio degli Hitler il dominio dei Churchill. È perciò molto probabile che le nazioni che non parlano inglese e che costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione della terra non acconsentiranno a sottostare a una nuova schiavitù.
La tragedia del sig. Churchill consiste nel fatto che egli, da tory incallito, non comprende questa semplice, evidente verità.
Non c'è dubbio che la posizione del sig. Churchill è una posizione che porta alla guerra, è un appello alla guerra contro l'URSS. È chiaro anche che una tale posizione del sig. Churchill è incompatibile con il trattato di alleanza esistente tra l'Inghilterra e l'URSS. È vero che il sig. Churchill, per confondere i lettori, dichiara di sfuggita che si potrebbe prolungare a 50 anni il termine del trattato anglo-sovietico di mutua assistenza e collaborazione. Ma come si concilia una tale dichiarazione del sig. Churchill con la sua posizione che porta alla guerra contro l'URSS, con il fatto che egli predica la guerra contro l'URSS? È chiaro che queste cose non sono affatto conciliabili. E se il sig. Churchill, che incita alla guerra contro l'URSS, ritiene al tempo stesso possibile prolungare a 50 anni il termine del trattato anglo-sovietico, questo significa che egli considera questo trattato come un pezzo di carta a lui necessario soltanto per coprire e mascherare la sua posizione antisovietica. Per questo non si possono prendere sul serio le false dichiarazioni degli amici del sig. Churchill in Inghilterra relative al prolungamento fino a 50 anni e oltre del termine del trattato anglo-sovietico. Il prolungamento del termine del trattato non ha senso, se una delle parti viola il trattato e lo trasforma in un pezzo di carta privo di contenuto.

Domanda. - Come giudicate quella parte del discorso del sig. Churchill, in cui egli attacca il regime democratico dei paesi europei nostri vicini e critica i rapporti di buon vicinato stabiliti tra questi Stati e l'Unione Sovietica?

Risposta. - Questa parte del discorso del sig. Churchill rappresenta una mescolanza di elementi di calunnia con elementi di grossolanità e di mancanza di tatto. Il sig. Churchill afferma che "Varsavia. Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest, Sofia, tutte queste famose città, e la popolazione di queste regioni, si trovano nella sfera sovietica e sono tutte soggette, in una forma o nell'altra, non solo alla influenza sovietica, ma anche in notevole misura al controllo crescente di Mosca". Il sig. Churchill qualifica tutto ciò come illimitate "tendenze espansionistiche" dell'Unione Sovietica.
Non ci vuole molta fatica a dimostrare che qui il sig. Churchill calunnia in modo grossolano e imperdonabile sia Mosca che i suddetti Stati vicini dell'URSS.
In primo luogo, è completamente assurdo parlare di un controllo esclusivo dell'URSS a Vienna e a Berlino, dove esistono dei Consigli di controllo alleati formati dai rappresentanti dei quattro Stati e dove l'URSS ha solo un quarto dei voti. Capita che taluni non possono fare a meno di calunniare, ma non bisogna oltrepassare la misura.
In secondo luogo, non bisogna dimenticare la circostanza seguente. I tedeschi hanno invaso l'URSS attraverso la Finlandia, la Polonia, la Romania, la Bulgaria, l'Ungheria. I tedeschi poterono effettuare l'invasione attraverso questi paesi, perché in questi paesi esistevano allora governi ostili all'Unione Sovietica. In seguito all'invasione tedesca l'Unione Sovietica ha perduto irrimediabilmente nelle battaglie contro i tedeschi, e anche per l'effetto dell'occupazione tedesca e della deportazione di cittadini sovietici nelle galere tedesche, circa sette milioni di uomini. In altre parole, l'Unione Sovietica ha subìto perdite in uomini di alcune volte superiori a quelle dell'Inghilterra e degli Stati Uniti d'America presi insieme. È possibile che in qualche luogo si sia propensi a relegare nel dimenticatoio queste colossali perdite del popolo sovietico, che hanno assicurato la liberazione dell'Europa dal giogo hitleriano. Ma l'Unione Sovietica non può dimenticarle. Si domanda che cosa ci sia di strano nel fatto che l'Unione Sovietica, volendo premunirsi per l'avvenire, cerca di ottenere che in questi paesi esistano governi che si comportino lealmente verso l'Unione Sovietica? Come è possibile, se non si è pazzi, qualificare queste aspirazioni pacifiche dell'Unione Sovietica come tendenze espansionistiche del nostro Stato?
Il sig. Churchill afferma più oltre che "il governo polacco, che si trova sotto il dominio dei russi, è istigato a commettere enormi e ingiusti attentati alla Germania".
Qui ogni parola è una grossolana e oltraggiosa menzogna. La moderna Polonia democratica è governata da uomini insigni. Essi hanno dimostrato con i fatti di saper difendere gli interessi e la dignità della loro patria così come non seppero fare i loro predecessori. Con quale fondatezza il sig. Churchill afferma che i governanti della Polonia di oggi possono tollerare nel proprio paese il "dominio" dei rappresentanti di un qualsiasi Stato straniero? Se a questo punto il sig. Churchill calunnia i "russi" non è forse perché egli ha intenzione di seminare i germi della discordia nei rapporti tra la Polonia e l'Unione Sovietica?
Al sig. Churchill dispiace che la Polonia abbia compiuto una svolta nella sua politica in favore dell'amicizia e dell'alleanza con l'URSS. Ci fu un tempo in cui nei rapporti tra Polonia e Unione Sovietica predominavano gli elementi di conflitto e di contrasto. Questa circostanza dava la possibilità a uomini di Stato come Churchill di sfruttare questi contrasti, di mettere le mani sulla Polonia con il pretesto di difenderla dai russi, di spaventare la Russia agitando lo spettro di una guerra tra essa e la Polonia e di conservare per loro la posizione di arbitri. Ma questo tempo è passato, poiché l'inimicizia tra Polonia e Russia ha ceduto il posto all'amicizia fra di loro, e la Polonia, l'attuale Polonia democratica, non vuole più essere un giocattolo nelle mani degli stranieri. Mi sembra che proprio questa circostanza irriti il sig. Churchill e lo spinga a sfoghi grossolani e privi di tatto contro la Polonia. Pensate un po': non gli permettono di dilettarsi a spese altrui...
Per quanto riguarda gli attacchi del sig. Churchill all'Unione Sovietica, in relazione all'estensione dei confini occidentali della Polonia grazie al ricupero dei territori polacchi conquistati in passato dai tedeschi, qui, mi sembra, egli cambia apertamente le carte in tavola. Come è noto, la decisione relativa ai confini occidentali della Polonia fu presa alla Conferenza di Berlino delle tre Potenze, sulla base delle richieste della Polonia. L'Unione Sovietica ha dichiarato più volte di considerare giuste e legittime le richieste della Polonia. È molto probabile che al sig. Churchill questa decisione dispiaccia. Ma perché il sig. Churchill, che non risparmia i colpi alle posizioni russe in questa questione, nasconde ai suoi lettori il fatto che la decisione alla conferenza di Berlino fu presa all'unanimità, che a favore di questa decisione votarono non soltanto i russi, ma anche gli inglesi e gli americani? Perché il sig. Churchill ha bisogno di indurre in errore la gente?
Il sig. Churchill asserisce più oltre che "i partiti comunisti, che erano insignificanti in tutti questi Stati dell'Europa orientale, hanno acquistato una forza eccezionale, che supera di molto la loro importanza numerica, e tendono ovunque a instaurare un controllo totalitario; i governi polizieschi prevalgono in quasi tutti questi paesi e al momento attuale non c'è, ad eccezione della Cecoslovacchia, nessuna vera democrazia".
Come è noto, lo Stato inglese è oggi amministrato da un solo partito, il partito laburista, mentre i partiti di opposizione sono privi del diritto di partecipare al governo dell'Inghilterra. Questo per il sig. Churchill è vera democrazia. In Polonia, in Romania, in Jugoslavia, in Bulgaria, in Ungheria governa un blocco di vari partiti, da quattro a sei partiti, e l'opposizione, se è più o meno leale, ha assicurato il diritto di partecipazione al governo. Questo per il sig. Churchill è totalitarismo, tirannia, regime di polizia. Perché? Per qual motivo? Non vi attendete una risposta dal sig. Churchill. Il sig. Churchill non comprende in quale ridicola situazione egli si caccia con i suoi rumorosi discorsi sul totalitarismo, la tirannia e il regime di polizia.
Il sig. Churchill vorrebbe che la Polonia fosse governata da Sosnkowski e Anders, la Jugoslavia da Mikhailovic e Pavelic, la Romania dal principe Stirbey e da Radescu, l'Ungheria e l'Austria da un qualche re della casa di Asburgo e così via. Il sig. Churchill vuole convincerci che questi signori della greppia fascista possono assicurare "una vera democrazia". Questa è la "democrazia" del sig. Churchill.
Il sig. Churchill sfiora la verità, quando parla dell'aumentata influenza dei partiti comunisti nell'Europa orientale. Bisogna però osservare che egli non è del tutto preciso. L'influenza dei partiti comunisti è cresciuta non soltanto nell'Europa, in cui prima dominava il fascismo (Italia, Germania, Ungheria, Bulgaria, Romania, Finlandia), o vi fu l'occupazione tedesca, italiana o ungherese (Francia, Belgio, Olanda, Norvegia, Danimarca, Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Grecia, Unione Sovietica, ecc).
L'aumentata influenza dei comunisti non può essere considerata un fatto casuale. È un fenomeno completamente razionale. L'influenza dei comunisti è aumentata, perché nei duri anni del dominio fascista in Europa i comunisti si sono rivelati combattenti risoluti, audaci e pieni di abnegazione contro il regime fascista e per la libertà dei popoli. Il sig. Churchill ricorda talvolta nei suoi discorsi "gli uomini semplici che vivono in case modeste", dando loro, da gran signore, delle manate sulle spalle e fingendosi loro amico. Ma questi uomini non sono così semplici come può sembrare a prima vista. Essi, questi "uomini semplici", hanno le loro opinioni, la loro politica, sanno difendersi. Essi, questi milioni di "uomini semplici", hanno battuto in Inghilterra Churchill e il suo partito, dando il loro voto ai laburisti. Essi, questi milioni di "uomini semplici", hanno isolato in Europa i reazionari, fautori della collaborazione con il fascismo, e hanno dato la loro preferenza ai partiti democratici di sinistra. Essi, questi milioni di "uomini semplici", avendo provato i comunisti nel fuoco della lotta e della resistenza al fascismo, hanno deciso che i comunisti meritavano pienamente la fiducia del popolo. In questo modo è aumentata l'influenza dei comunisti in Europa. Tale è la legge dello sviluppo storico.
Certo, al sig. Churchill non piace un tale sviluppo degli avvenimenti, ed egli lancia l'allarme, facendo appello alla forza. Ma a Churchill non piacque nemmeno l'apparizione del regime sovietico in Russia dopo la prima guerra mondiale. Anche allora egli lanciò l'allarme e organizzò la campagna militare dei "14 Stati" contro la Russia, con il proposito di far girare all'indieetro la ruota della storia. Ma la storia si rivelò più forte dell'intervento di Churchill, e le contorsioni donchisciottesche del sig. Churchill lo portarono allora a subire una completa sconfitta. Io non so se il sig. Churchill e i suoi amici riusciranno, dopo la seconda guerra mondiale, a organizzare una nuova campagna militare contro "L'Europa orientale". Ma se vi riusciranno, il che è poco verosimile, perché milioni di "uomini semplici" montano la guardia alla causa della pace, ebbene si può dire con sicurezza che essi saranno battuti così come furono battuti in passato, ventisei anni or sono.


VII - INTERVISTA DI GILMORE
Intervista concessa il 22 marzo 1946 al corrispondente dell'Associated Press, Gilmore.


Domanda. - Quale importanza attribuite all'Organizzazione delle Nazioni Unite, come strumento per il mantenimento della pace nel mondo?

Risposta. - Attribuisco grande importanza all'Organizzazione delle Nazioni Unite, perchè essa è un valido strumento per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. La forza di questa organizzazione internazionale deriva dal fatto che essa si basa sul principio dell'eguaglianza di diritti degli Stati e non sul principio del dominio degli uni sugli altri. Se l'Organizzazione delle Nazioni Unite riuscirà anche in avvenire ad osservare il principio dell'eguaglianza di diritti, essa assolverà certamente una grande e positiva funzione nell'assicurare la pace generale e la sicurezza.

Domanda. - Da che cosa è provocato, secondo Voi, l'attuale timore di una guerra, che molte persone provano in molti paesi?

Risposta. - Io sono convinto che nè le nazioni nè i loro eserciti cercano una nuova guerra. Essi vogliono la pace e cercano di assicurare la pace. Ciò significa che « l'attuale timore di una guerra » non viene da questa parte. Io credo che « l'attuale timore di una guerra » sia suscitato dagli atti di alcuni gruppi politici che si dedicano alla propaganda di una nuova guerra e seminano così i germi della discordia e dell'incertezza.

Domanda. - Che cosa debbono fare attualmente i governi dei paesi amanti della pace per conservare la pace e la tranquillità in tutto il mondo?

Risposta. - È necessario che l'opinione pubblica e i circoli dirigenti degli Stati organizzino una larga contropropaganda contro i propagandisti di una nuova guerra e per assicurare la pace, perchè nessuna azione dei propagandisti di una nuova guerra rimanga senza la dovuta risposta da parte dell'opinione pubblica e della stampa, perchè siano in tal modo tempestivamente smascherati i provocatori di una nuova guerra e non sia data loro la possibilità di abusare della libertà di parola a danno degli interessi della pace.



VIII - RISPOSTA AL TELEGRAMMA DI HUGH BAILLIE
Il 22 marzo 1946 Hugh Baillie, presidente dell'United Press, inviava a Stalin un telegramma sottoponendogli alcuni quesiti relativi ad una dichiarazione di Churchill all'U.P. e alla situazione iraniana. Stalin rispondeva in data 25 marzo 1946
.

Telegramma. - Vorrei richiamare la Vostra attenzione sulla dichiarazione che Winston Churchill ha fatto all'United Press, per essere trasmessa ai giornali e alle compagnie di radiodiffusione di tutto il mondo. A questo proposito voglio rinnovarVi la mia proposta di fare all'United Press una dichiarazione sulla situazione internazionale. Se voi volete rispondere all'argomentazione di Churchill sulla necessità di azioni rapide da parte del Consiglio di Sicurezza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per quanto concerne la questione iraniana, l'agenzia United Press sarà lieta di ritrasmettere le Vostre opinioni al mondo intero. Nel caso che voi desideriate affrontare qualsiasi altra questione riguardante l'Iran e la pace e la sicurezza internazionale, Vi prego di utilizzare le nostre possibilità che noi mettiamo a Vostra disposizione con i nostri migliori auguri.

Risposta. - Vi ringrazio della Vostra cortese proposta. Io non posso ritenere convincente l'argomentazione del sig. Churchill. Per quanto concerne la questione del ritiro delle truppe sovietiche dall'Iran, essa, come è noto, è già stata risolta in senso positivo mediante accordo tra il governo sovietico e il governo dell'Iran.


IX - ORDINE DEL GIORNO PER IL I MAGGIO 1946

Compagni soldati e marinai dell'Esercito rosso e della Marina rossa, graduati e sottufficiali! Compagni ufficiali, generali e ammiragli!
Lavoratori dell'Unione Sovietica!
Oggi, per la prima volta dopo la fine vittoriosa della grande guerra patria, trascorriamo il I maggio, festa internazionale dei lavoratori, in condizioni di vita pacifiche, conquistate nella dura lotta contro il nemico, a prezzo di grandi sacrifici e privazioni.
Un anno fa, l'Esercito rosso innalzava su Berlino la bandiera della vittoria e portava a termine la disfatta della Germania fascista. A quattro mesi di distanza dalla fine vittoriosa della guerra con la Germania, ha deposto le armi il Giappone imperialista. La seconda guerra mondiale, preparata dalle forze della reazione internazionale e scatenata dai principali Stati fascisti, si è conclusa con la piena vittoria dei popoli amanti della libertà.
La disfatta e l'eliminazione dei principali focolai del fascismo e dell'aggressione internazionale hanno portato a mutamenti profondi nella vita politica dei popoli, a un largo sviluppo del movimento democratico tra i popoli. Ammaestrate dall'esperienza della guerra, le masse popolari hanno compreso che non si debbono affidare le sorti degli Stati a governi reazionari che perseguono gretti fini di casta, fini egoistici di guadagno e antipopolari. Proprio per questo i popoli, non volendo più vivere come in passato, prendono in mano le sorti dei loro Stati, instaurano ordinamenti democratici e conducono una lotta attiva contro le forze della reazione contro i fautori di una nuova guerra.
I popoli non vogliono che si ripetano le sciagure della guerra. Essi combattono con tenacia per consolidare la pace e la sicurezza.
All'avanguardia della lotta per la pace e la sicurezza si trova l'Unione Sovietica che ha avuto una funzione preminente nella disfatta del fascismo e che ha adempiuto la sua grande missione liberatrice.
I popoli che l'Unione Sovietica ha liberato dal giogo fascista hanno avuto la possibilità di costruire il loro Stato su basi democratiche, realizzando così le loro storiche aspirazioni. Su questa via essi ricevono l'aiuto fraterno dell'Unione Sovietica.
Il mondo intero ha avuto la possibilità di convincersi non solo della potenza dello Stato sovietico ma anche del carattere giusto della sua politica che si fonda sul riconoscimento dell'eguaglianza dei diritti di tutti i popoli, sul rispetto della loro libertà e indipendenza. Non v'è ragione di dubitare che anche in avvenire l'Unione Sovietica resterà fedele alla sua politica: politica di pace e di sicurezza, politica di eguaglianza e di amicizia fra i popoli.
L'Unione Sovietica, finita la guerra, si è accinta alla pacifica edificazione socialista. Gli uomini sovietici hanno ripreso con entusiasmo il pacifico lavoro costruttivo interrotto dalla guerra. La legge, approvata dal Soviet supremo dell'Unione Sovietica, sul piano quinquennale di riscostruzione e di sviluppo dell'economia nazionale per gli anni 1946-1950, apre nuove prospettive di ulteriore sviluppo delle forze produttive della nostra patria, della sua potenza economica, del suo benessere materiale e della sua cultura.
Gli operai, i contadini e gli intellettuali del nostro paese hanno accolto il piano quinquennale come un programma di lotta rispondente ai loro interessi vitali. Si ha ragione di sperare che i cittadini sovietici, con a capo il partito comunista, non risparmieranno energie e lavoro per compiere, e superare, il nuovo piano.
Nello sviluppare la pacifica edificazione socialista non dobbiamo dimenticare nemmeno per un momento le mene della reazione internazionale che cova i piani di una nuova guerra. Bisogna tenere a mente le indicazioni del grande Lenin: che, nel passare al lavoro pacifico, occorre stare costantemente in guardia, e avere cura come della pupilla dell'occhio, delle nostre forze armate e della capacità difensiva del nostro paese.
Le forze armate dell'Unione Sovietica, le nostre truppe terrestri e le nostre forze armate aeree e navali hanno compiuto il loro dovere verso la patria nella grande guerra patria. Ora le nostre forze armate hanno di fronte un compito non meno importante: vigilare per difendere la pace conquistata e il lavoro costruttivo del popolo sovietico, essere il baluardo sicuro degli interessi dell'Unione Sovietica.
Assolvere con successo questo compito d'onore è possibile soltanto a condizione di sviluppare ulteriormente la cultura e le capacità militari dei soldati e dei comandanti del nostro esercito, della nostra marina, della nostra aviazione.
Le forze armate dell'Unione Sovietica devono elevare ogni giorno di più il livello della propria arte militare, basandosi sull'esperienza della guerra e sui progressi della scienza e della tecnica militari.
Non v'è dubbio che il nostro esercito, la nostra flotta, la nostra aviazione assolveranno con onore i compiti che hanno di fronte.
Compagni soldati e marinai dell'Esercito rosso e della Marina rossa, graduati e sottufficiali! Compagni ufficiali, generali e ammiragli!
Compagni operai e operaie, contadini e contadine, lavoratori intellettuali!
Combattenti smobilitati dalle file dell'Esercito rosso!
A nome del governo e del partito comunista vi saluto e mi congratulo con voi in occasione del Primo maggio!
In onore della festa internazionale dei lavoratori ordino:
Oggi, Primo maggio, di sparare venti salve d'artiglieria nella capitale della nostra patria, Mosca, nelle capitali delle repubbliche federate e inoltre a Leopoli, Königsberg, Khabarovsk, Vladivostok, Port-Arthur e nelle città eroiche di Leningrado, Stalingrado, Sebastopoli e Odessa.
Evviva le nostre valorose forze armate!
Evviva il nostro glorioso partito comunista!
Evviva il grande popolo sovietico!
Evviva la nostra potente patria sovietica!


X - ORDINE DEL GIORNO PER L'ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA
9 maggio 1946


Compagni soldati e marinai dell'Esercito rosso e della Marina rossa, graduati e sottufficiali! Compagni ufficiali, generali e ammiragli!
Lavoratori dell'Unione Sovietica!
Celebriamo oggi il primo anniversario della grande vittoria riportata dal nostro popolo sulla Germania fascista che aveva attentato alla libertà e alla indipendenza della nostra patria.
A nome del governo sovietico e del nostro partito comunista vi saluto e mi congratulo con voi in occasione del giorno della grande ricorrenza popolare: la Festa della Vittoria sul fascismo tedesco.
In onore della Festa della Vittoria ordino, oggi, 9 maggio, di sparare trenta salve di artiglieria nella capitale della nostra patria, Mosca, nelle capitali delle repubbliche federate e, inoltre, a Leopoli, a Königsberg e nelle città eroiche di Leningrado, Stalingrado, Sebastopoli e Odessa.
Gloria alle nostre forze armate che hanno difeso l'onore e l'indipendenza della nostra patria e hanno riportato la vittoria sulla Germania hitleriana!
Gloria al Partito comunista dell'U.R.S.S., ispiratore e organizzatore delle nostre vittorie!
Gloria al nostro grande popolo, popolo vincitore!
Gloria eterna agli eroi caduti combattendo per la libertà e l'indipendenza della nostra patria!


XI - RISPOSTE AD ALEXANDER WERTH
Intervista concessa il 17 settembre 1946 ad Alexandcr Werth, corrispondente a Mosca del Sunday Times.


Domanda. - Credete Voi al pericolo reale di una « nuova guerra », di cui tanto si parla, attualmente, e in modo irresponsabile, in tutto il mondo? Quali passi devono essere fatti per impedire la guerra, se tale pericolo esiste?

Risposta. - Io non credo al pericolo reale di una «nuova guerra».
Sono soprattutto gli agenti dei servizi di spionaggio politici e militari e i loro scarsi aderenti tra i funzionari civili che menano scalpore a proposito di una « nuova guerra ». Essi hanno bisogno di questo scalpore, se non altro per: a) intimidire con lo spettro della guerra alcuni ingenui uomini politici tra i loro contraenti e aiutare in tal modo i propri governi ad estorcere a questi contraenti più concessioni; b) ostacolare per qualche tempo la riduzione dei bilanci militari dei propri paesi; c) frenare la smobilitazione delle truppe e impedire così un rapido aumento della disoccupazione nei propri paesi.
Bisogna fare una rigorosa distinzione tra i clamori oggi sollevati a proposito di una « nuova guerra» e il pericolo reale di una « nuova guerra », pericolo che attualmente non esiste.

Domanda. - Ritenete che la Gran Bretagna e gli Stati Uniti d'America intendano realizzare scientemente « l'accerchiamento capitalistico » dell'Unione Sovietica?

Risposta. - Non credo che i circoli governativi della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d'America possano realizzare « l'accerchiamento capitalistico» dell'Unione Sovietica, anche se lo volessero, cosa che tuttavia non posso affermare.

Domanda. - Per usare le parole pronunciate dal sig. Wallace nel suo ultimo discorso, l'Inghilterra, l'Europa occidentale e gli Stati Uniti possono essere sicuri che la politica sovietica in Germania non si trasformi in uno strumento di mire russe dirette contro l'Europa occidentale?

Risposta. - Io considero esclusa la possibilità che l'Unione Sovietica si serva della Germania contro l'Europa occidentale e gli Stati Uniti d'America.
La considero esclusa non solo perchè l'Unione Sovietica è legata alla Gran Bretagna e alla Francia da un trattato di mutua assistenza contro l'aggressione tedesca e agli Stati Uniti d'America dalle decisioni della Conferenza di Potsdam delle tre grandi potenze, ma anche perchè una politica che si servisse della Germania contro l'Europa occidentale e gli Stati Uniti d'America significherebbe per l'Unione Sovietica allontanarsi dai suoi fondamentali interessi nazionali.
In breve, la politica dell'Unione Sovietica nei riguardi della questione tedesca si riduce alla smilitarizzazione e alla democratizzazione della Germania. Credo che la smilitarizzazione e la democratizzazione della Germania costituiscano una delle più importanti garanzie per stabilire una pace solida e duratura.

Domanda, - Qual'è la vostra opinione a proposito delle accuse, secondo le quali la politica dei partiti comunisti dell'Europa occidentale sarebbe « dettata da Mosca »?

Risposta. - La considero un'accusa assurda, presa in prestito dal fallito armamentario di Hitler e Goebbels.

Domanda. - Credete nella possibilità di una amichevole e duratura collaborazione tra la Unione Sovietica e le democrazie occideniali nonostante l'esistenza di divergenze ideologiche, e nella « amichevole emulazione » tra i due sistemi, di cui ha parlato Wallace nel suo discorso?

Risposta. - Lo credo senz'altro.

Domanda. - Durante il soggiorno nell'Unione Sovietica della delegazione del partito laburista, Voi, a quanto so, vi siete detto convinto della possibilità di rapporti di amicizia tra l'Unione Sovietica e la Gran Bretagna. Che cosa potrebbe contribuire a stabilire questi rapporti così ardentemente auspicati da larghe masse del popolo inglese?

Risposta. - Io sono realmente convinto della possibilità di rapporti di amicizia tra l'Unione Sovietica e la Gran Bretagna. A stabilire tali rapporti contribuirebbe notevolmente il rafforzamento delle relazioni politiche, commerciali e culturali tra questi paesi.

Domanda. - Ritenete che sia d'importanza vitale per la pace futura il sollecito ritiro di tutte le truppe americane dalla Cina?

Risposta. - Sì, lo ritengo.

Domanda. - Ritenete che il monopolio effettivo del possesso della bomba atomica detenuto dagli Stati Uniti d'America costituisca una delle principali minacce alla pace?

Risposta. - Non considero la bomba atomica una forza così seria quale alcuni uomini politici sono propensi a crederla. Le bombe atomiche hanno lo scopo di spaventare gli uomini dai nervi deboli; ma non possono decidere le sorti della guerra, dato che per questo le bombe atomiche sono assolutamente insufficienti. Certo, il monopolio del possesso del segreto della bomba atomica crea una minaccia, ma contro questo fatto esistono per lo meno due rimedi: a) il monopolio del possesso della bomba atomica non può durare a lungo; b) l'impiego della bomba atomica può essere interdetto.

Domanda. - Supponete che con l'ulteriore progresso dell'Unione Sovietica verso il comunismo le possibilità di una pacifica collaborazione con il mondo esterno non diminuiscano, per quanto riguarda l'Unione Sovietica? È possibile « il comunismo in un solo paese »?

Risposta. - Io sono sicuro che le possibilità di una pacifica collaborazione non solo non diminuiranno, ma potranno persino aumentare.
« Il comunismo in un solo paese » è pienamente possibile, specie in un paese come l'Unione Sovietica.
 
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-Bardo-
view post Posted on 20/2/2012, 00:59




XII - RISPOSTE A HUGH BAILLIE
23 ottobre 1946


Domanda. - Siete d'accordo con l'opinione espressa dal Segretario di Stato Byrnes nel suo discorso alla radio del venerdì scorso, secondo cui si intensificherebbe la tensione tra l'U.R.S.S. e gli Stati Uniti?
Risposta. - No.

Domanda. - Se una tale tensione crescente esiste, potete Voi indicarne la causa o le cause e i mezzi principali per eliminarla?
Risposta. - La domanda non ha più ragione di essere, dopo la risposta alla precedente domanda.

Domanda. - Ritenete che le attuali trattative condurranno alla stipulazione di trattati di pace che stabiliscano rapporti cordiali tra i popoli già alleati nella guerra contro il fascismo, ed eliminino il pericolo dello scatenamento di un guerra da parte dei vecchi paesi dell'asse!
Risposta. - Lo spero.

Domanda. - Quali sono, nel caso contrario, i principali ostacoli allo stabilimento di tali rapporti cordiali tra i popoli che sono stati alleati nella grande guerra?
Risposta. - La domanda non ha più ragione di essere, dopo la risposta alla domanda precedente.

Domanda. - Qual é l'atteggiamento della Russia nei riguardi della decisione della Jugoslavia di non firmare il trattato di pace con l'Italia?
Risposta. - La Jugoslavia ha motivo di essere insoddisfatta.

Domanda. - Nel momento attuale da che cosa è costituita, secondo voi, la più grave minaccia alla pace in tutto il mondo?
Risposta. - Dai provocatori di una nuova guerra, Churchill in primo luogo e coloro che la pensano come lui in Inghilterra e negli Stati Uniti d'America.

Domanda - Se una tale minaccia si presenterà, quali passi dovranno essere intrapresi dai popoli del mondo per evitare una nuova guerra?
Risposta. - Bisogna smascherare e imbrigliare i provocatori di una nuova guerra.

Domanda. - L'Organizzazione delle Nazioni Unite costituisce una garanzia per l'integrità dei piccoli paesi?
Risposta. - Per il momento è difficile dirlo.

Domanda. - Credete che in un prossimo avvenire le quattro zone d'occupazione della Germania debbano essere unificate per quanto riguarda l'amministrazione economica, allo scopo di ricostituire la Germania come unità economica pacifica e di alleviare in tal modo alle quattro potenze il peso dell' occupazione?
Risposta. - Bisogna ricostituire non soltanto l'unità economica ma anche l'unità politica della Germania.

Domanda. - Ritenete possibile, nel momento attuale, la Creazione di una specie di amministrazione centrale nelle mani dei tedeschi, ma sotto il controllo alleato, amministrazione che darebbe al Consiglio dei ministri degli esteri la possibilità di elaborare il trattato di pace con la Germania?
Risposta. - Sì, la ritengo possibile.

Domanda. - Siete sicuro che la Germania, a giudicare dalle elezioni avvenute questa estate nelle varie zone, si sviluppi politicamenie in un senso democratico che fa sperare nel suo avvenire di nazione pacifica?
Risposta. - Per il momento non ne sono Sicuro.

Domanda. - Ritenete che il livello dell'industria consentito alla Germania debba essere elevato, come è stato proposto da vari ambienti, affinchè la Germania possa soddisfare meglio i suoi bisogni?
Risposta. - Sì, lo ritengo.

Domanda. - Che cosa bisogna fare , a prescindere dal programma esistente delle quattro potenze, per impedire che la Germania costituisca di nuovo una minaccia militare alla pace?
Risposta. - Bisogna estirpare realmente i resti del fascismo in Germania e democratizzarla sino in fondo.

Domanda. - Si deve permettere al popolo tedesco di ricostruire la propria industria e il proprio commercio, perchè esso possa bastare a sè stesso?
Risposta. - Sì, lo si deve permettere.

Domanda. - Vengono attuate, secondo Voi le decisioni della conferenza di Potsdam? Altrimenti, che cosa è necessario per rendere la dichiarazione di Potsdam uno strumento efficiente?
Risposta. - Non sempre vengono attuate, specie nel campo della democratizzazione della Germania.

Domanda. - Ritenete che si sia abusato del diritto di veto durante le trattative dei quattro ministri degli esteri nelle riunioni del Consiglio dell'O .N.U.?
Risposta. - No, non lo ritengo.

Domanda. - Fin dove devono arrivare in Germania, secondo il parere del Cremlino, le potenze alleate nel ricercare e nel tradurre in giudizio i criminali di guerra di second'ordine? Ritenete che le decisioni di Norimberga abbiano creato una base sufficientemente solida per tali azioni?
Risposta. - Più lontano si arriverà, meglio sarà.

Domanda. - La Russia considera definitivi i confini occidentali della Polonia?
Risposta. - Sì, li considera tali.

Domanda. - Come giudica l'U.R.S.S. la presenza di truppe britanniche in Grecia? Ritiene che l'Inghilterra debba consegnare più armi all'attuale governo della Grecia?
Risposta. - La giudica non necessaria.

Domanda. - Quanti sono i contingenti militari russi in Polonia, Ungheria, Bulgaria, Jugoslavia e Austria, e per quanto tempo secondo il vostro parere, devono essere mantenuti questi contingenti nell' interesse della salvaguardia della pace?
Risposta. - In Occidente e cioè in Germania, Austria, Ungheria , Bulgaria, Romania, e Polonia, l'Unione Sovietica ha attualmente 60 divisioni in tutto (di fanteria e corazzate). La maggior parte di esse hanno effettivi incompleti. In Jugoslavia non ci sono truppe sovietiche. Tra due mesi, quando sarà attuato il decreto del Presidium del Soviet supremo del 22 ottobre sull'ultimo turno di smobilitazione, nei paesi suddetti rimarranno 40 divisioni sovietiche.

Domanda. - Quale è l'atteggiamento del governo dell'U.R.S.S. per quanto concerne la presenza di navi da guerra americane nel Mediterraneo?
Risposta. - Indifferente.

Domanda. - Quali sono attualmente le prospettive di un accordo commerciale tra la Russia e la Norvegia?
Risposta . - Per il momento è difficile dirlo.

Domanda. - È possibile per la Finlandia ridiventare una nazione autosufficiente dopo che saranno state pagate le riparazioni, ed esiste una qualche opinione in merito alla revisione del programma di riparazioni, per accelerare la rinascita della Finlandia?
Risposta. - La domanda è mal posta. La Finlandia è stata e rimane una nazione pienamente sufficiente a sè stessa.

Domanda. - Quale significato avranno gli accordi commerciali con la Svezia e altre nazioni per la ricostruzione dell'U.R.S.S.? Quale aiuto esterno ritenete opportuno per la realizzazione di questo grande compito?
Risposta. - L'accordo con la Svezia rappresenta un contributo alla causa della collaborazione economica delle nazioni.

Domanda. - La Russia ha ancora interesse a ricevere un prestito dagli Stati Uniti?
Risposta. - Ha interesse.

Domanda. - La Russia possiede già la bomba atomica o una qualche arma simile?
Risposta. - No.

Domanda. - Quale è la Vostra opinione sulla bomba atomica o altra arma simile, quali strumenti di guerra?
Risposta. - Ho già espresso il mio giudizio sulla bomba atomica nella nota risposta al sig. Werth.

Domanda. - Secondo Voi, qual è il modo migliore per controllare la energia atomica? Questo controllo deve essere creato su base internazionale? E in quale misura le potenze devono sacrificare la loro sovranità nell'interesse dello stabilimento di un controllo efficiente?
Risposta. - Occorre un controllo internazionale rigoroso.

Domanda. - Quanto tempo occorrerà per la ricostruzione delle regioni devastate della Russia occidentale?
Risposta. - Sei, sette anni, se non di più.

Domanda. - Permetterà la Russia il funzionamento di linee aeree commerciali sul territorio dell'Unione Sovietica? La Russia ha intenzione di estendere le sue aviolinee ad altri continenti su base di reciprocità?
Risposta. - Ciò non e escluso, a certe condizioni.

Domanda. - Come giudica il Vostro governo l'occupazione del Giappone? La ritenete un successo sulla base attuale?
Risposta. - I successi ci sono, ma se ne potrebbero conseguire di migliori.



XIII - INTERVISTA AD ELLIOT ROOSEVELT
21 dicembre 1946.


Domanda. - Ritiene possibile per una democrazia come quella degli Statl Uniti vivere in questo mondo a fianco di una forma di governo comunista come quella dell'Unione Sovietica senza che da parte di nessuna delle due venga fatto alcun tentativo di interferire nella politica interna dell'altra?
Risposta. - Ciò non è soltanto possibile: è cosa saggia e del tutto realizzabile. Nei tempi più difficili della guerra, le differenze nella forma di governo non impedirono alle nostre due nazioni di unirsi e di sgominare i nostri nemici. Tanto più deve essere possibile mantenere queste relazioni in tempo di pace.

Domanda. - Crede che il successo delle Nazioni Unite dipenda dall'accordo tra Unione Sovietica, Gran Bretagna e Stati Uniti riguardo alle direttive politiche e agli scopi fondamentali?
Risposta. - Sì, credo che sia così. Sotto molti aspetti il destino dell'O.N.U., in quanto organizzazione; dipende dal grado di armonia che sarà raggiunto tra queste tre potenze.

Domanda. - Ritiene che il raggiungimento di un accordo economico su base molto più vasta per lo scambio di prodotti manifatturati e di materie prime tra i nostri due paesi costituirebbe un importante passo in avanti verso la pace mondiale?
Risposta. - Sì, ritengo che ciò costituirebbe un importante passo verso lo stabilimento della pace mondiale. L'espansione del commercio mondiale gioverebbe sotto molti aspetti allo sviluppo delle buone relazioni fra i nostri due paesi.

Domanda. - L'Unione Sovietica è favorevole alla creazione immediata da parte del Consiglio di Sicurezza di una forza di polizia internazionale di cui facciano parte tutte la Nazioni Unite, e che dovrebbe essere pronta a intervenire immediatamente ovunque la minaccia di conflitti armati si ergesse contro la pace?
Risposta. - Senza dubbio.

Domanda. - Se Lei è del parere che la bomba atomica debba essere sotto posta al controllo delle Nazioni Unite, non crede che queste dovrebbero, mediante ispezioni, controllare tutte le ricerche e le attrezzature di fabbricazion e di armamenti di ogni specie, nonchè l'uso in tempo di pace e gli sviluppi dell'energia atomica?
Risposta. - Certo, in base al principio della uguaglianza, non dovrebbe esserci nessuna eccezione per la Russia. La Russia dovrebbe essere soggetta alle stesse norme di ispezione e di controllo come qualsiasi altro paese.

Domanda. - Secondo Lei, un altro incontro dei « Tre Grandi» , in cui venissero discusse tutte le questioni internazionali che presentemente minacciano la pace mondiale, potrebbe essere utile?
Risposta. - Credo che dovrebbero aver luogo, non uno, ma diversi di questi incontri. Essi sarebbero molto utili.

Domanda. - So che Lei si interessa dei problemi sociali e politi ci degli altri paesi; vorrei quindi chiederLe se, a parer Suo, le elezioni americane del novembre scorso indichino che il popolo sta allontanandosi dalla politica di Roosevelt per avviarsi alla politica isolazionista dei suoi avversari politici.
Risposta. - Non sono molto informato della vita politica interna del popolo degli Stati Uniti, tuttavia ritengo che le elezioni abbiano indicato che l'attuale governo sta dilapidando il capitale morale e politico creato dal defunto Presidente facilitando in tal modo la vittoria dei repubblicani.

Domanda. - A che cosa attribuisce Lei il rallentamento verificatosi nelle relazioni amichevoli e nell'intesa fra i nostri due paesi dopo la morte di Roosevelt?
Risposta. - Se questa domanda si riferisce alle relazioni ed all'intesa fra i popoli russo ed americano, rispondo che nessun peggioramento si è verificato, ma che, al contrario, le relazioni sono migliorate. Per quanto riguarda le relazioni fra i due governi, vi sono stati dei malintesi. Un certo peggioramento nelle relazioni c'è stato, dopo di che si è fatto un gran parlare di un probabile ulteriore peggioramento. Ma in tutto questo, io non vedo nulla di temibile nel senso di una violazione della pace o di un conflitto militare. Nessuna grande potenza, anche se il suo governo avesse intenzioni del genere, potrebbe in questo momento costituire un numeroso esercito per combattere contro una potenza alleata, contro una grande potenza, in quanto al giorno d'oggi nessuno può fare una guerra senza il proprio popolo ed i popoli non vogliono combattere: sono stanchi di guerre. A parte questo, non esiste nessun comprensibile scopo che possa giustificare una nuova guerra. Non si saprebbe per quale motivo si dovrebbe combattere. Quindi io non vedo nulla di pericoloso nel fatto che alcuni rappresentanti del governo americano parlino di un peggioramento delle relazioni fra i nostri due paesi. In base a tutte queste considerazioni, ritengo che il pericolo di una nuova guerra sia inesistente.

Domanda. - È favorevole ad un ampio scambio di informazioni culturali e scientifiche fra i nostri due paesi? È favorevole anche allo scambio di studenti, artisti, scienziati e professori?
Risposta. - Certamente.

Domanda. - Secondo Lei, Stati Uniti ed Unione Sovietica dovrebbero accordarsi su una politica comune a lunga scadenza per aiutare i popoli dell'Estremo Oriente?
Risposta. - Ritengo che, se possibile, una politica del genere sarebbe utile. Comunque, il nostro governo è disposto a perseguire una politica comune con gli Stati Uniti per le questioni dell'Estremo Oriente.

Domanda. - Qualora un sistema di prestiti e di crediti venisse concordato tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, porterebbero questi accordi un duraturo vantaggio all'economia degli Stati Uniti?
Risposta. - Un sistema di crediti del genere sarebbe di reciproco vantaggio sia per gli Stati Uniti che per l'Unione Sovietica.

Domanda. - La mancata attuazione della denazificazione della zona americana e britannica della Germania costituisce un grave motivo di preoccupazione per il governo sovietico?
Risposta. - No, ciò non costituisce un grave motivo di preoccupazione; ma è spiacevole per l'Unione Sovietica che una parte del nostro programma comune non sia messa in atto.



XIV - RISPOSTA AL COLONNELLO RAZIN
Febbraio 1947.


Egregio compagno Razin,

ho ricevuto la Vostra lettera del 30 gennaio riguardante Clausewitz e le Vostre brevi tesi sulla guerra e l'arte militare.

1. - Voi domandate: non sono invecchiate le tesi di Lenin in cui si dà un giudizio su Clausewitz?
Secondo me, la questione non è impostata in modo giusto.
Impostando così la questione, si potrebbe credere che Lenin abbia analizzato la dottrina militare e le opere militari di Clausewitz, ne abbia dato un apprezzamento militare e ci abbia lasciato in eredità una serie di tesi direttive sulle questioni militari, tesi che noi dovremmo prendere come guida. Una tale impostazione del problema è sbagliata, poiché non c'è, in realtà, nessuna “tesi” di Lenin del genere sulla dottrina militare di Clausewitz e sulle sue opere.
A differenza di Engels, Lenin non si riteneva un esperto di questioni militari. Non si riteneva esperto di questioni militari non soltanto nel passato, prima della Rivoluzione d'Ottobre, ma anche in seguito dopo la Rivoluzione d'Ottobre e fino al termine della guerra civile. Durante la guerra civile, Lenin ci impegnava, noi che allora eravamo ancora giovani compagni del Comitato Centrale, a “studiare a fondo l'arte militare”. Quanto a se stesso, egli ci diceva apertamente che per lui era ormai troppo tardi per studiare l’arte militare. Così si spiega appunto perché Lenin, nei suoi riferimenti a Clausewitz e nelle sue osservazioni sul libro di Clausewitz, non tratta questioni puramente militari, come le questioni della strategia e della tattica militare e dei loro rapporti reciproci, dei rapporti tra offensiva e ritirata, tra difesa e controffensiva, ecc.
Che cosa dunque interessava Lenin in Clausewitz e per che cosa lo elogiava?
Egli elogiava Clausewitz prima di tutto perché il non marxista Clausewitz, che godeva ai suoi tempi fama di esperto in cose militari, confermava nelle sue opere la nota tesi marxista che tra guerra e politica esiste un legame diretto, che la politica genera la guerra, che la guerra è la continuazione, con mezzi violenti, della politica. Il riferimento a Clausewitz occorreva in questo caso a Lenin per denunciare ancora una volta il socialsciovinismo, il socialimperialismo di Plekhanov, Kautsky e altri.
Egli elogiava Clausewitz, inoltre, perché Clausewitz confermava nelle sue opere la tesi, giusta dal punto di vista marxista, che la ritirata, in certe condizioni sfavorevoli, è una forma di lotta tanto legittima quanto l'avanzata. Il riferimento a Clausewitz occorreva in questo caso a Lenin per denunciare ancora una volta i comunisti “di sinistra” che non riconoscevano la ritirata come forma legittima di lotta.
Per conseguenza, Lenin esaminava le opere di Clausewitz non da militare, ma da politico e si interessava, nelle opere di Clausewitz, a quelle questioni che dimostrano il legame tra guerra e politica.
Cosicché nella critica della dottrina militare di Clausewitz, noi, eredi di Lenin, non siamo vincolati a nessuna indicazione di Lenin che limiti la nostra libertà di critica.
Ne consegue che il Vostro apprezzamento dell'articolo del compagno Mestceriakov (v. Il Pensiero Militare n. 6-7 del 1945) in cui si critica la dottrina di Clausewitz e che Voi considerate come “una tirata antileninista” e come “una revisione” del giudizio di Lenin, non coglie nel segno.

2. - Dobbiamo noi criticare in sostanza la dottrina militare di Clausewitz? Si, dobbiamo farlo. Abbiamo l'obbligo, dal punto di vista dell'interesse della nostra causa e della scienza militare contemporanea, di criticare non solo Clausewitz, ma anche Moltke, Schlieffen, Ludendorff, Keitel altri esponenti dell’ideologia militare della Germania. Negli ultimi trent'anni la Germania ha imposto per due volte al mondo una guerra sanguinosissima, e ambedue le volte è stata battuta. E’ stato un caso? No di certo. Non significa questo che non solo la Germania nel suo complesso, ma anche la sua ideologia militare non ha resistito alla prova? Senza dubbio. Tutti sanno quale rispetto i militari di tutto il mondo, compresi anche i nostri militari russi, nutrissero per gli autorevoli esponenti militari della Germania. Non bisogna finirla con questo rispetto immeritato? Bisogna finirla. E allora la critica è necessaria, particolarmente da parte nostra, da parte dei vincitori della Germania.
Per quanto riguarda Clausewitz in particolare, egli è certo invecchiato come autorità militare. Clausewitz era propriamente il rappresentante del periodo manifatturiero della guerra. Ora abbiamo il periodo meccanizzato della guerra. Non c'è dubbio che il periodo meccanizzato richiede nuovi ideologi militari. E’ ridicolo prendere ora lezioni da Clausewitz.
Non si può progredire e far progredire la scienza senza sottoporre a un esame critico le tesi e le opinioni invecchiate di autorità famose. Ciò vale non soltanto per le autorità nell'arte militare, ma anche per i classici del marxismo. Engels disse una volta che fra i capi militari russi del periodo 1812 Barclay de Tolly era l'unico che meritasse attenzione. Engels, certo, sbagliava, perché Kutuzov, come condottiero, superava indiscutibilmente Barclay de Tolly di due teste. Eppure si possono trovare ai nostri giorni persone pronte a difendere con la schiuma alla bocca questo giudizio sbagliato di Engels.
Nella nostra critica non dobbiamo lasciarci guidare da singole tesi e sentenze dei classici, ma da quella celebre indicazione che a suo tempo ci ha dato Lenin:
“Non consideriamo affatto la teoria di Marx come una cosa compiuta e intangibile; siamo convinti, al contrario, che essa ha posto solo le pietre angolari di quella scienza che i socialisti devono spingere avanti in tutte le direzioni, se non vogliono lasciarsi distanziare dalla vita. Riteniamo che per i socialisti russi sia particolarmente necessaria una elaborazione indipendente della dottrina di Marx, poiché questa dottrina fornisce soltanto principi direttivi generali, che si applicano in particolare all'Inghilterra diversamente che alla Francia, alla Francia diversamente che alla Germania, alla Germania diversamente che alla Russia”.
Questo modo di procedere è ancor più obbligatorio per noi nei confronti delle autorità nel campo militare.

3. - Quanto alle Vostre brevi tesi sulla guerra e l'arte della guerra, dato il loro carattere schematico, posso fare soltanto delle osservazioni generali. In queste tesi ci sono troppa filosofia e troppe affermazioni astratte. Urta l’orecchio la terminologia di Clausewitz circa la grammatica e la logica militare. E’ posta in modo troppo primitivo la questione di una scienza militare di partito. Urtano l'orecchio i ditirambi in onore di Stalin: addirittura fastidioso leggerli. Manca la parte concernente la controffensiva (da non confondere con il contrattacco). Io parlo di controffensiva dopo una offensiva vittoriosa del nemico, la quale non abbia dato tuttavia risultati decisivi e durante la quale la parte che si difende raccoglie le forze, passa alla controffensiva e infligge al nemico la disfatta decisiva. Ritengo che una controffensiva ben organizzata sia una forma assai interessante di offensiva. Voi, in qualità di storico, dovreste interessarvi di questo problema. Gli antichi Parti conoscevano già tale forma di controffensiva quando attirarono il condottiero romano Crasso e le sue truppe molto all'interno del loro paese, e poi scatenarono la controffensiva e li distrussero. Molto bene conosceva questo anche il nostro geniale condottiero Kutuzov che rovinò Napoleone e il suo esercito con una controffensiva ben organizzata.




XV - ORDINE DEL GIORNO PER LA GIORNATA DELL'ESERCITO SOVIETICO
23 febbraio 1947.


Compagni soldati e marinai , graduati e sottufficiali ! Compagni ufficiali, generali e ammiragli!
Oggi il nostro paese festeggia il ventinovesimo anniversario della fondazione dell'Esercito Sovietico. Fondato dal grande Lenin, l'Esercito Sovietico ha percorso un cammino glorioso. Tutta la sua storia è un vivo esempio di eroismo, di devozione assoluta alla patria e di valoroso adempimento del dovere militare. Qualità che si sono manifestate con particolare evidenza nelle splendide vittorie riportate dall'Esercito Sovietico nella grande guerra patria. La patria non dimenticherà mai le gesta eroiche dei suoi figli.
L'Esercito sovietico celebra Il suo ventinovesimo anniversario in un momento in cui tutto il nostro popolo lavora intensamente per eliminare le conseguenze della guerra e per ricostruire e sviluppare ulteriormente l'economia nazionale.
Gli operai, i contadini e gli intellettuali del nostro paese, che hanno raggiunto con successo gli obiettivi del primo anno del nuovo piano quinquennale, lottano con abnegazione per accelerare ulteriormente i tempi di costruzione e di sviluppo della produzione in tutti i rami dell'economia nazionale, per una nuova ascesa dell'industria e dell'agricoltura, per aumentare la produzione dei beni di largo consumo, per far progredire rapidamente la scienza e la tecnica sovietiche.
Le ultime elezioni al Soviet supremo delle repubbliche federate sono state coronate dalla piena vittoria del blocco dei comunisti e dei senza partito. Questo significa che l'unità della società sovietica è incrollabile, che tutti i cittadini sovietici si raccolgono compatti attorno al loro governo, al partito comunista, decisi a promuovere ulteriormente la prosperità della patria.
In tempo di pace l'Esercito sovietico, oltre ad assolvere i compiti assegnatigli dell'istruzione militare, deve progredire ancora, deve ottenere nuovi e maggiori successi nella preparazione militare e politica. La causa del rafforzamento della pace, la sicurezza della nostra patria ce lo impongono.
Il principio direttivo della preparazione militare delle forze armate sovietiche è sempre stato e rimane oggi quello di insegnare alle truppe ciò che è necessario in guerra. L 'esperienza ha dimostrato che la guerra moderna esige dalle truppe alte qualità combattive e morali, una buona preparazione militare e politica, una grande padronanza della tecnica militare, coordinamento sicuro e grande resistenza fisica.
Il compito di tutti gli effettivi del nostro esercito dell'aviazione e della marina è di perfezionare instancabilmente, ogni giorno di più, la propria esperienza militare, di continuare a studiare profondamente e a utilizzare abilmente l'esperienza della guerra.
I generali, gli ammiragli e gli ufficiali hanno il dovere di arricchire costantemente le proprie cognizioni teoriche militari e politiche, di impadronirsi dei metodi di addestramento delle truppe, così necessari per l'istruzione militare del tempo di pace.
l sottufficiali e i graduati devono impadronirsi con tenacia della pratica di comando, per diventare realmente i collaboratori più preziosi degli ufficiali nel far rispettare la disciplina militare e nell'istruire ed educare i soldati e i marinai.
I soldati e i marinai devono perfezionare scrupolosamente, con tutte le loro energie, la loro preparazione specifica, dal punto di vista del tiro, della tattica e dello schieramento, e la loro preparazione politica, devono temprarsi fisicamente, per diventare dei combattenti abili, capaci di superare qualsiasi difficoltà di una campagna di guerra.
Nell'istruire ed educare i subordinati, tutti i comandanti e i superiori devono preoccuparsi delle loro condizioni di vita, dell'alimentazione, dell'alloggiamento, dell'equipaggiamento in modo che i militari siano tempestivamente e completamente riforniti di quanto loro spetta.
La condizione essenziale dello spirito combattivo delle nostre forze armate è una ferma disciplina militare, fondata anzitutto sull'elevata coscienza e sull'educazione politica dei militari. Perciò tutti i comandanti e i superiori, rafforzando instancabilmente la disciplina militare e mostrandosi in questo esigenti e severi, devono insieme educare i subordinati nello spirito di devozione alla patria, nello spirito dell'adempimento cosciente del loro dovere militare e della responsabilità personale di ogni militare per la causa della difesa della patria.
Compagni soldati e marinai, graduati e sottufficiali!
Compagni ufficiali, generali e ammiragli!
A nome del governo sovietico e del nostro partito comunista vi saluto e mi congratulo con voi in occasione del ventinovesimo anniversario dell'Esercito sovietico.
In onore del ventinovesimo anniversario dell'Esercito sovietico ordino:
oggi, 23 febbraio, di sparare venti salve di artiglieria nella capitale della nostra patria, Mosca, nelle capitali delle repubbliche federate, e inoltre a Kaliningrad, Leopoli, Khabarovsk, Vladivostok, Port-Arthur, e nelle città eroiche di Leningrado, Stalingrado, Sebastopoli e Odessa.
Viva l'Esercito sovietico e la Marina militare sovietica!
Viva il nostro governo sovietico!
Viva il nostro partito comunista!
Viva il grande popolo sovietico!
Viva la nostra potente patria!



XVI - RESOCONTO DELL'INTERVISTA DI HAROLD STASSEN
Resoconto non ufficiale del colloquio di Stalin con Harold Stassen, rappresentante del Partito repubblicano degli Stati Uniti, svoltosi il 9 aprile 1947.


Il signor Stassen dichiara che è riconoscente a Stalin per averlo ricevuto. Egli aveva chiesto di esser ricevuto per testimoniare il suo rispetto verso Stalin in quanto capo di Stato. Egli ha fatto un interessante viaggio attraverso l'Europa, nel corso del quale si è particolarmente interessato della situazione economica di alcuni paesi nel dopoguerra.
Il signor Stassen ritiene che il tenore di vita dei popoli abbia una grande importanza per la loro prosperità. Le relazioni fra l'U.R.S.S. e gli Stati Uniti avevano già una grande importanza durante la guerra e saranno ugualmente importanti in seguito.
Egli si rende conto che il sistema economico dell'U.R.S.S. e quello degli Stati Uniti sono differenti. L'economia dell 'U.R.S.S. si fonda su principi di pianificazione, su principi socialisti, e il partito comunista dirige il suo sviluppo. Negli Stati Uniti esiste l'economia libera con il capitale privato. Egli desidererebbe sapere se Stalin ritiene che questi due sistemi economici possano coesistere nel mondo e collaborare dopo la guerra.
Stalin risponde che essi possono evidentemente collaborare, che la differenza fra di essi non ha una importanza essenziale per ciò che riguarda la loro collaborazione. l sistemi economici della Germania e degli Stati Uniti erano identici e, tuttavia, la guerra è scoppiata fra i due paesi. l sistemi economici degli Stati Uniti e dell'U.R.S.S. differiscono. Eppure essi non sono stati in guerra, ma hanno collaborato durante la guerra.
Se due sistemi differenti hanno potuto collaborare durante la guerra, perchè non potrebbero collaborare in tempo di pace? Va da sè che, se c'è il desiderio di collaborare, la collaborazione è assolutamente possibile tra sistemi economici differenti. Ma se non c'è desiderio di collaborare, allora - anche se i sistemi economici sono gli stessi - gli Stati e i popoli possono dilaniarsi reciprocamente.
Il signor Stassen dichiara che, beninteso, il desiderio di collaborare ha una grande importanza, ma che altre volte, prima della guerra, sono state fatte nei due paesi molte dichiarazioni sull'impossibilità di collaborare. Prima della guerra lo stesso Stalin aveva fatto queste dichiarazioni. Ma Stassen vorrebbe sapere se Stalin ritiene che gli avvenimenti della guerra e la disfatta dell'asse fascista, cioè della Germania e del Giappone, hanno cambiato la situazione e che ora, se ne esiste il desiderio si può sperare in una collaborazione fra l'U.R.S.S. e gli Stati Uniti.
Stalin risponde che in nessun caso egli ha potuto dire che due sistemi dilfferenti non possono collaborare. Lenin è stato il primo che ha espresso l'idea della collaborazione di due sistemi differenti. «Lenin è il nostro maestro, dice Stalin, e noi, popolo sovietico, siamo i discepoli di Lenin ». Noi non ci siamo mai allontanati e non ci allaontaneremo dagli insegnamenti di Lenin. È possibile che egli, Stalin, abbia detto che uno dei sistemi, per esempio il sistema capitalistico, non voleva collaborare, ma ciò si riferiva ai desideri e non alle possibilità di collaborare. Quanto alla possibilità di collaborare, Stalin sostiene il punto di vista di Lenin, secondo il quale la collaborazione tra due sistemi economici è possibile e desiderabile. Il popolo sovietico e il Partito comunista dell'U.R.S.S. hanno ugualmente lo stesso desiderio di collaborare. È fuori di dubbio che questa collaborazione non può essere che utile ai due paesi.
Il signor Stassen risponde che ciò è chiaro. Le dichiarazioni di Stalin, alle quali eglli aveva fatto allusione, erano state fatte al XVIII Congresso del Partito comunista dell'U.R.S.S. e alla sessione plenaria del Comitato centrale del 1937. Si discuteva dell'« accerchiamento capitalistico », dello « sviluppo imperialistico e dello sviluppo monopolistico ». Dalle dichiarazioni fatte oggi da Stalin egli conclude che la situazione è adesso cambiata, dopo la disfatta della Germania e del Giappone.
Stalin dichiara che in nessun congresso e in nessuna sessione plenaria del Comitato centrale del partito comunista egli aveva parlato o ha potuto parlare di impossibilità di collaborazione fra i due sistemi. Egli ha detto che l'accerchiamento capitalistico esisteva, come esisteva il pericolo di un attacco contro l'Unione Sovietica. Se uno dei due paesi non vuole collaborare, ciò significa che vi è una minaccia di aggressione. In effetti la Germania, che si è rifiutata di collaborare con l'U.R.S.S., l'ha attaccata.
Poteva l'U.R.S.S. collaborare con la Germania? Sì, ma i tedeschi non hanno voluto. In caso contrario I'U.R.S.S. avrebbe collaborato con la Germania come con qualsiasi altro paese. Come voi vedete, dice Stalin, si tratta di desiderio di collaborare e non di possibilità di collaborare.
Bisogna distinguere tra desiderio e possibilità di collaborare. Vi è sempre possibilità di collaborare, ma non sempre ve ne è il desiderio. Se un paese non vuole collaborare, il risultato sarà un conflitto: la guerra.
Il signor Stassen dice che questo desiderio deve essere reciproco.
Stalin risponde che egli può farsi garante che i russi hanno questo desiderio.
Il signor Stassen dice che egli è felice di prenderne atto, ma che vorrebbe soffermarsi sulle dichiarazioni di Stalin, per ciò che concerne la somiglianza dei sistemi economici degli Stati Uniti e della Germania.
Egli deve dire che i sistemi economici degli Stati Uniti e della Germania differivano quando questa ultima ha scatenato la guerra.
Stalin non è d'accordo in proposito: egli dice che vi erano delle differenze di regime fra gli Stati Uniti e la Germania , ma che non vi era differenza di sistema economico. Il regime è un elemento transitorio, politico.
Il signor Stassen dice che si è scritto molte volte che il sistema capitalistico genera i monopoli , l'imperialismo e l'oppressione degli operai, ma egli crede che negli Stati Uniti si sia riusciti a impedire lo sviluppo delle tendenze monopolistiche e imperialistiche del capitalismo, e che gli operai, negli Stati Uniti, godano di un grado di libertà più alto di quello che Marx ed Engels s'erano potuti immaginare. Questa è la differenza fra il sistema economico degli Stati Uniti e quello che esisteva nella Germania hitleriana.
Stalin dice che non bisogna lasciarsi indurre a criticare astrattamente ciascuno il sistema dell'altro. Ogni popolo sostiene il sistema che desidera e potrà sostenerlo. Quanto a sapere qual'è il sistema migliore, sarà la storia a dimostrarlo.
Bisogna rispettare i sistemi scelti e approvati dal popoli. Che il sistema degli Stati Uniti sia buono o cattivo, è il popolo americano che deve deciderlo. La collaborazione non esige che i popoli abbiano lo stesso sistema. Bisogna rispettare i sistemi approvati dal popolo. Solamente a questa condizione è possibile collaborare.
Per quanto si riferisce a Marx ed Engels, essi non potevano evidentemente prevedere ciò che sarebbe avvenuto quarant'anni dopo la loro morte.
Si definisce il sistema sovietico totalitario, dittatoriale, e il popolo sovietico chiama il sistema americano capitalismo monopolistico. Ma, in realtà, bisogna partire dal fatto storico dell'esistenza dei due sistemi. Soltanto su questa base è possibile la collaborazione.
Per ciò che si riferisce alla critica eccessiva riguardo ai monopoli e al totalitarismo, si tratta di propaganda. Ora Stalin dichiara, che egli non è un propagandista, ma un uomo d'azione. Non dobbiamo esser settari, egli aggiunge. Quando un popolo vorrà cambiare il suo sistema lo farà. Quand'egli, Stalin, si è incontrato con Roosevelt, per discutere di questioni militari, essi non si sono trattati da monopolista e da totalitarista, il che ha contribuito molto a stabilire la collaborazione e a riportare la vittoria sul nemico.
Il signor Stassen dice che le critiche di questo genere contro i due paesi dopo la guerra sono state una delle cause dei malintesi. Egli vorrebbe sapere se Stalin spera in uno scambio più largo di idee, di studenti, di insegnanti, d'artisti e di turisti nell'avvenire, nel caso che si stabilisse la collaborazione tra l'U.R.S.S. e gli Stati Uniti.
Stalin risponde che, in questo caso, ciò sarà inevitabile. Lo scambio di merci comporta lo scambio di uomini.
Il signor Stassen dice che, nel passato, si sono avuti dei malintesi tra l'U.R.S.S. e gli Stati Uniti per il fatto che, da parte sovie tica, non si desiderava uno scambio di idee. Un'espressione di ciò è l'introduzione della censura dei rapporti dei corrispondenti stranieri da Mosca. Così, per esempio, il rifiuto di permettere alla New York Herald Tribune di inviare un suo corrispondente a Mosca è stato uno dei motivi dell'incomprensione tra i popoli dell'U.R.S.S. e degli Stati Uniti.
Stalin risponde che si è avuto, in effetti, il rifiuto di accordare il visto al corrispondente della New York Herald Tribune. Ciò è stato un malinteso fortuito che non ha avuto niente a che fare con la politica del governo sovietico. Egli (Stalin) sa che la New York Herald Tribune è un giornale importante. Ora, il fatto che, l'atteggiamento di certi corrispondenti americani nei confronti dell'Unione Sovietica è ostile ha anche la sua importanza.
Il signor Stassen risponde che in effetti vi sono stati corrispondenti di questo genere. Il corrispondente della New York Herald Tribune ebbe l'autorizzazione di venire a Mosca, ma solamente durante la sessione del Consiglio dei ministri degli esteri. Ora questo giornale vorrebbe avere un corrispondente permanente a Mosca. La New York Herald Tribune è l'organo principale dei repubblicani e ciò ha importanza tanto maggiore ora che i repubblicani costituiscono la maggioranza al Congresso.
Stalin dice: «È lo stesso, perchè noi non vediamo grande differenza fra i repubblicani e i democratici ». Quanto alla questione dei corrispondenti, Stalin ricorda un incidente: a Teheran, le tre potenze tennero una conferenza; esse vi svolsero un buon lavoro in un'atmosfera di amicizia. Un corrispondente americano, di cui non rammenta il nome, inviò un rapporto nel quale diceva che il maresciallo Timoscenko era presente alla Conferenza di Teheran - benchè non vi fosse - e che egli, Stalin, avrebbe colpito il maresciallo Timoscenko durante il pranzo. Era una calunnia grossolana e diffamatoria. Ebbene, bisogna cantar le lodi di un simile corrispondente? A questo pranzo, in cui i partecipanti alla Conferenza di Teheran festeggiarono il 69° compleanno del signor Churchill, vi erano il signor Churchill, sir Allen Brooks, l'ammiraglio Leahy e altri, circa trenta persone, che possono testimoniare che non è accaduto niente di simile. Non di meno questo corrispondente inviò al suo giornale questo falso rapporto, che fu pubblicato sulla stampa degli Stati Uniti. Si può avere fiducia in un corrispondente simile? Noi non diciamo che gli Stati Uniti o la loro politica debbano essere biasimati per questo, dice Stalin. Tuttavia certi incidenti accadono. Ciò provoca un senso di disagio fra i cittadini sovietici.
Il signor Stassen dice che, evidentemente, si sono avuti degli esempi di irresponsabilità da parte di corrispondenti che inviano rapporti inesatti, ma altri corrispondenti rettificano gli errori dei primi e, a lungo andare, il popolo conosce quali sono i corrispondenti degni di fiducia e quali non lo sono. Infine, abbiamo visto che il popolo si è reso conto della realtà dei fatti ed è stato unito per i grandi sforzi della guerra.
Stalin risponde che ciò è giusto.
Il signor Stassen dice che ogni volta che un corrispondente, in modo assolutamente premeditato, fa delle dichiarazioni false, il suo giornale lo richiama. Così i giornali si creano dei quadri di corrispondenti capaci e onesti.
Stalin dice che questi corrispondenti scrivono prima dei rapporti scandalistici, i giornali li pubblicano e guadagnano denaro, e in seguito sconfessano questi corrispondenti.
Il signor Stassen dice che la stampa, il commercio e lo scambio culturale sono delle sfere in cui i due sistemi debbono trovare il mezzo di regolare i loro rapporti.
Stalin dice che ciò è esatto.
Il signor Stassen assicura che a suo avviso, se non vi fosse nessuna censura per le informazioni dei corrispondenti, questo sarebbe il miglior terreno di collaborazione e comprensione fra i due popoli.
Stalin dice che in U.R.S.S. sarà difficile abolire la censura. Molotov ci ha provato, a più riprese, ma senza successo. Ogni volta che il governo sovietico aboliva la censura, se ne doveva poi pentire e ristabilirla. Nell'autunno 1945 la censura era stata abolita nell'U.R.S.S. Stalin era in ferie. I corrispondenti si misero a scrivere che Molotov l'aveva costretto a prendersi le vacanze, poi scrissero che Stalin sarebbe ritornato e avrebbe scacciato Molotov. In questo modo i corrispondenti rappresentavano il governo sovietico come una specie di serraglio. Naturalmente i sovietici furono indignati e dovettero nuovamente ristabilire la censura.
Il signor Stassen dice che, se ben comprende, Stalin giudica possibile la collaborazione se la buona volontà e il desiderio di collaborare si fanno sentire.
Stalin risponde che ciò è perfettamente esatto.
Il signor Stassen dice che, nell'opera di elevazione del tenore di vita, la meccanizzazione e l'elettrificazione hanno una grandissima importanza. Quanto all'uso dell'energia atomica nell'industria, esso è molto importante per tutti i paesi, U.R.S.S. e Stati Uniti compresi. Egli, Stassen, ritiene che la creazione di un sistema d'ispezione, di controllo e di interdizione dell'uso dell'energia atomica per scopi bellici ha una grande importanza per i popoli del mondo intero. Ritiene Stalin che vi siano delle prospettive per l'elaborazione, in avvenire, di un accordo sul controllo e la regolamentazione della produzione dell'energia atomica e del suo uso pacifico?
Stalin risponde che lo spera. Esistono in proposito fra l'U.R.S.S . e gli Stati Uniti delle grandi divergenze, ma, in definitiva, come egli spera, i due paesi arriveranno a intendersi. Secondo lui sarà istituito un controllo internazionale e un'ispezione, e ciò avrà una grande importanza. L'uso dell'energia atomica a scopi di pace rivoluzionerà i processi della tecnica. Per gli scopi di guerra, esso, con tutta probabilità, sarà interdetto: lo esigono il desiderio e la coscienza dei popoli.
Il signor Stassen dice che questo è uno dei problemi più importanti: se sarà risolto, l'energia atomica sarà un immenso beneficio per tutti i popoli, altrimenti sara la più grande maledizione.
Stalin spera che si riuscirà a istituire l'ispezione e il controllo dell'energia atomica. A ciò portano gli avvenimenti.
Il signor Stassen ringrazia Stalin della sua intervista. Stalin risponde che egli è a disposizione del signor Stassen e che i russi fanno onore ai propri ospiti.
Il signor Stassen dice che la sua intervista privata con Molotov a San Francisco è terminata con un invito a visitare l'U.R.S.S.
Stalin dice che gli sembra che le cose vadano molto male in Europa. Che ne pensa Stassen?
Il signor Stassen risponde che ciò è esatto, in generale, ma che alcuni paesi non hanno sofferto per la guerra e non sono in così cattivo stato, per esempio la Svizzera e la Cecoslovacchia. .
Stalin dice che la Svizzera e la Cecoslovacchia non sono grandi paesi.
Il signor Stassen dice che i grandi paesi sono in una pessima situazione; i problemi economici che si pongono loro sono le finanze, le materie prime e il vettovagliamento.
Stalin dichiara che l'Europa è una parte del mondo in cui si trovano molte fabbriche, ma in cui si fa sentire la penuria delle materie prime e del vettovagliamento. È questa la sua tragedia.
Il signor Stassen dice che lo scarso livello dell'estrazione carbonifera nella Ruhr ha causato la mancanza di carbone in Europa.
Stalin risponde che in Inghilterra manca pure il carbone, ciò che egli trova strano.
Il signor Stassen dice che negli Stati Uniti, fortunatamente l'estrazione carbonifera si mantiene a un alto livello: due milioni di tonnellate di carbone bituminoso vengono estratti ogni ventiquattr'ore. Ciò ha permesso loro di inviare delle grandi quantità di carbone in Europa.
Stalin dichiara che gli Stati Uniti non si trovano in cattive condizioni. L'America è difesa da due oceani. A nord essa confina con il Canadà e a sud con il Messico. Gli Stati Uniti non hanno nulla da temere da questi due paesi. Dopo la guerra d'indipendenza gli Stati Uniti non hanno fatto guerre e hanno goduto della pace per 60 anni. Tutto ciò ha facilitato il rapido sviluppo degli Stati Uniti. Inoltre la popolazione americana è composta di uomini che da lungo tempo sono liberi dall'oppressione dei re e dell'aristocrazia terriera. Anche questa circostanza ha facilitato il rapido sviluppo degli Stati Uniti.
Il signor Stassen aggiunge che il suo bisnonno fuggì dalla Cecoslovacchia a causa dell'imperialismo. Senza alcun dubbio la posizione geografica degli Stati Uniti è stata loro di grande vantaggio. Abbiamo avuto fortuna, dice Stassen, perchè è stata inflitta una sconfitta a un nemico lontano dalle nostre coste. Gli Stati Uniti hanno avuto la possibilità di operare la riconversione e, una volta terminata la guerra , di ricominciare a produrre su vasta scala. Ora Il loro compito è di evitare la depressione e la crisi economica.
Stalin chiede se gli Stati Uniti si aspettano questa crisi economica.
Il signor Stassen risponde che egli personalmente non si aspetta una crisi economica e crede possibile regolarizzare ilcapitalismo negli Stati Uniti e mantenere il volume dei lavori a un alto livello; si eviterebbe così ogni forma di crisi seria. E il compito essenziale è quello di evitare una crisi del sistema economico americano. Se il governo segue una politica saggia, se tiene conto degli ammaestramenti del 1929-1930, un capitalismo non monopolistico, ma regolarizzato, potrà regnare negli Stati Uniti, e questo permetterà di evitare una crisi.
Stalin dice che per arrivare a questo sarà necessario un governo molto forte e molto risoluto.
Il signor Stassen riconosce che ciò è esatto e che inoltre il popolo deve comprendere le misure dirette a stabilizzare e a sostenere il sistema economico. Si tratta di un compito nuovo, senza eguale nei sistemi economici mondiali.
Stalin rileva che vi è una condizione favorevole agli Stati Uniti: il fatto che due dei loro concorrenti sul mercato mondiale, il Giappone e la Germania, sono stati eliminati. Per conseguenza le domande di prodotti americani si accresceranno, e questo creerà condizioni favorevoli allo sviluppo degli Stati Uniti. Ad essi sono aperti i mercati come l'Europa, la Cina e il Giappone; questo aiuterà gli Stati Uniti. Condizioni analoghe non si sono mai prima verificate.
Il signor Stassen dice che, d'altra parte, questi mercati non dispongono di mezzi di pagamento e costituiscono pertanto un peso piuttosto che un profitto per gli Stati Uniti. Ma, evidentemente, l'eliminazione della Germania e del Giappone è un gran vantaggio per gli Stati Uniti, e per gli altri paesi, dal punto di vista della pace. Talvolta, com'è naturale, il commercio mondiale non è stato un fattore d'importanza preponderante per gli Stati Uniti. I mercati americani si limitavano agli Stati Uniti o all'emisfero occidentale.
Stalin dice che prima della guerra circa il 10% della produzione americana era esportato in paesi stranieri. Quanto al potere d'acquisto, egli crede che i commercianti troveranno i mezzi di acquistare le merci americane e di rivenderle ai contadini nei loro paesi. I commercianti della Cina, del Giappone, dell'Europa e dell'America del sud hanno accumulato denaro. Ora l'esportazione degli Stati Uniti salirà probabilmente fino al 20%. Non è esatto ciò?
Il signor Stassen risponde che egli non lo crede.
Stalin domanda: « Veramente? ».
Il signor Stassen risponde affermativamente e dice che, se le esportazioni americane aumenteranno fino al 15%, egli riterrà che gli Stati Uniti saranno ben fortunati. La maggior parte dei commercianti ha accumulato divise locali che, nella maggior parte dei casi, sono bloccate e senza alcuna utilità per ciò che riguarda i pagamenti all'estero. Così egli crede che l'esportazione americana non supererà il 15%.
Stalin dice che, tuttavia, se si considera il volume della produzione degli Stati Uniti il 15% non sarà una cifra insignificante.
Il signor Stassen è d'accordo.
Stalin aggiunge che - a quanto si dice - l'industria americana ha attualmente molte commesse. È vero? Si dice che le officine americane non possono soddisfare tutte queste commesse e lavorano al 100%. È vero?
Il signor Stassen risponde che ciò è esatto, ma che si tratta di commesse per il mercato interno.
Stalin rileva che ciò è molto importante.
Il signor Stassen dice che si arriva a soddisfare le domande di prodotti alimentari, di vestiario femminile e di calzature, ma che la produzione delle macchine utensili, delle automobili e delle locomotive è insufficiente.
Stalin dice che nella stampa ame ricana si trovano delle informazioni che parlano di una crisi economica che sarebbe imminente.
Il signor Stassen dice che la stampa americana aveva annunciato che il numero dei disoccupati negli Stati Uniti sarebbe stato di circa 8 milioni nel novembre scorso e, tuttavia, queste notizie si sono rivelate inesatte. Attualmente bisogna livellare un pò la produzione e assicurare la stabilità, pur evitando la crisi economica.
Stalin osserva che Stassen si riferisce evidentemente al controllo della produzione.
Il signor Stassen risponde che ciò è esatto, e che si trova in America della gente la quale sostiene che vi sarà una depressione, ma che egli, per conto suo, è più che ottimista e dichiara che si può evitare la depressione poichè si riscontra nella popolazione una comprensione del controllo più grande che per l'innanzi.
Stalin domanda: « E gli uomini d'affari? Accetteranno di essere controllati e sottoposti a restrizioni? ».
Il signor Stassen risponde che, generalmente gli uomini d'affari fanno delle obiezioni.
Stalin osserva che evidentemente faranno obiezioni anche questa volta.
Il signor Stassen dice che non di meno essi comprendono che la depressione del 1929 non deve ripetersi e che essi dimostrano maggiore comprensione per quanto si riferisce alla necessità del controllo. Evidentemente, un controllo a fondo, un gran numero di decisioni, prese dal governo e seguite da misure ragionevoli, sono necessari.
Stalin dice che ciò è esatto.
Il Signor Stassen aggiunge che ciò è necessario in qualsiasi sistema o forma di governo. Se si commettono degli errori, non importa quale sia il tipo di governo, il danno è per il popolo.
Stalin approva.
Il signor Stassen aggiunge che la Germania e il Giappone ne hanno dato dimostrazione.
Stalin dice che l'economia in questi paesi era nelle mani di militari che non comprendevano nulla di questioni economiche. Così l'economia giapponese era diretta da Tojo, che sapeva solamente far la guerra.
Il signor Stassen riconosce che ciò è esatto. Egli ringrazia Stalin dell'occasione che gli ha dato di intrattenersi con lui e del tempo che gli ha concesso.
Stalin domanda per quanto tempo il signor Stassen ha intenzione di visitare l'U.R.S.S.
Il signor Stassen risponde che l'indomani vuol andare a Kiev e poi andare a rendere omaggio ai valorosi difensori di Stalingrado e infine lasciare l'U.R.S.S. passando per Leningrado. Durante l'assedio di Stalingrado, egli si trovava con la marina americana nel Pacifico, di dove ha seguito con estrema attenzione l'epopea di Stalingrado.
Stalin dice che l'ammiraglio Nimitz era, evidentemente, un capo della marina militare di primo ordine. Stalin chiede al signor Stassen se è mai stato a Leningrado.
Il signor Stassen dice che non è mai stato a Leningrado, ma che progetta di lasciare l'U.R.S.S. passando per Leningrado.
Stalin dice che egli ha molto imparato dalla sua conversazione con il signor Stassen.
Il signor Stassen dice che, anche lui, ha molto imparato dalla sua conversazione con Stalin, dal punto di vista dello studio dei problemi economici.
Stalin dice che prima della guerra anch'egli aveva dedicato molto tempo allo studio delle questioni economiche, e che non è diventato un militare che per la forza delle cose.
Il sig. Stassen chiede se potrà avere gli appunti della conversazione, presi da Pavlov, e se sarà autorizzato a parlare di questa conversazione con i giornalisti quando egli si troverà con loro.
Stalin risponde che il signor Stassen potrà avere appunti, e naturalmente, potrà parlare con i giornalisti di questa conversazione di cui non c'è nulla da nascondere.



XVII - DISCORSO ALLA DELEGAZIONE DEL GOVERNO FINLANDESE
7 aprile 1948.


Vorrei dire qualche parola sul significato del trattato di amicizia e di mutua assistenza firmato ieri tra l'Unione Sovietica e la Finlandia.
Questo trattato segna una svolta nei rapporti tra i nostri paesi. E’ noto che durante un secolo e mezzo i rapporti tra Russia e Finlandia sono stati improntati a diffidenza reciproca. I finlandesi diffidavano dei russi e i russi dei finlandesi. Da parte dell’Unione Sovietica fu fatto in passato un tentativo per dissipare la diffidenza esistente tra russi e finlandesi. Questo avvenne nel 1917, quando Lenin proclamò 1'indipendenza della Finlandia. Fu un atto notevole dal punto di vista storico, ma, purtroppo, la diffidenza rimase diffidenza e il risultato sono state le due guerre tra di noi.
Io vorrei che dal lungo periodo della diffidenza reciproca, durante il quale noi abbiamo due volte combattuto gli uni contro gli altri, noi passassimo a un periodo nuovo nei nostri rapporti, al periodo della fiducia reciproca. Bisogna che il trattato che abbiamo concluso dissipi la diffidenza e crei una nuova base ai rapporti tra i nostri popoli, che esso segni una grande svolta nei rapporti tra i due paesi nel senso della fiducia e dell'amicizia.
Noi vogliamo che ciò sia ben compreso non solo dai presenti in questa sala, ma anche da coloro che sono fuori da questa sala, sia in Finlandia che nell’Unione Sovietica.
Non si deve credere che la diffidenza fra popoli possa essere liquidata tutta in una volta. Questo non può essere fatto rapidamente. Per lungo tempo rimarranno i residui, gli strascichi di questa diffidenza, e dovremo molto lavorare e lottare per liquidarli e per creare e rendere stabili delle tradizioni di amicizia reciproca tra l'U.R.S.S. e la Finlandia.
Esistono trattati eguali e ineguali. Il trattato sovietico-finlandese è un trattato eguale, perché è stato concluso sulla base della piena parità di diritti delle parti.
Molti non credono che vi possano essere dei rapporti di eguaglianza tra una grande e una piccola nazione. Ma noi, uomini sovietici, riteniamo che ogni nazione, non importa se grande o piccola, ha le sue particolarità qualitative, un suo carattere specifico che appartiene soltanto a lei e che le altre nazioni non possiedono. Queste particolarità sono il contributo che ogni nazione apporta al tesoro comune della cultura mondiale, completandola e arricchendola. In questo senso, tutte le nazioni, piccole e grandi, si trovano in una identica situazione, e ogni nazione equivale a qualsiasi altra nazione.
Perciò gli uomini sovietici ritengono che la Finlandia, quantunque piccola nazione, entri in questo trattato a parità di diritti con l'Unione Sovietica.
Non si troveranno molti uomini politici delle grandi potenze disposti a considerare le piccole nazioni come eguali di diritti alle grandi nazioni. La maggior parte di costoro guarda alle piccole nazioni dall'alto in basso, con condiscendenza. Essi non sono contrari talvolta alla concessione di una garanzia unilaterale alle piccole nazioni. Ma in generale questi uomini politici non giungono a concludere con le piccole nazioni dei trattati eguali, perché non ritengono loro pari le piccole nazioni.
Io faccio un brindisi al trattato sovietico-finlandese, alla svolta che questo trattato segna per il miglioramento dei rapporti tra i nostri due paesi.



XVIII - RISPOSTA ALLA « LETTERA APERTA» DI WALLACE
18 maggio 1948.


Io penso che, tra i documenti politici di questi ultimi tempi che Si propongono di consolidare la pace, di promuovere la collaborazione internazionale e di garantire la democrazia, la Lettera aperta del Sig. Wallace, candidato del Terzo partito alla presidenza degli Stati Uniti costituisca il documento più importante.
La Lettera aperta del signor Wallace non può essere considerata una semplice dichiarazione secondo la quale sarebbe augurabile migliorare la situazione internazionale, regolare pacificamente le controversie tra U.R.S.S. e Stati Uniti, ricercare le vie per giungere a tale sistemazione. L'insufficienza della dichiarazione del 4 maggio del governo degli Stati Uniti e della risposta del 9 maggio del governo dell'U.R.S.S. sta nel fatto che esse si limitano a dichiarare che sarebbe augurabile regolare le controversie sovietico-americane.
La grande importanza della Lettera aperta sta nel fatto che essa non si limita a una dichiarazione, ma va oltre, fa un serio passo in avanti e traccia un programma concreto per regolare pacificamente le controversie tra U.R.S.S. e Stati Uniti.
Non si può dire che la Lettera aperta del signor Wallace comprenda tutte senza eccezione le questioni essenziali che sono oggetto di dissenso. Non si può dire nemmeno che alcune formulazioni e alcuni commenti della Lettera aperta non abbiano bisogno di essere migliorati. Ma non è questo ora l'essenziale. L'essenziale è che nella sua lettera il signor Wallace fa un tentativo chiaro ed aperto di tracciare un programma concreto di sistemazione pacifica, avanzando proposte concrete su tutte le questioni essenziali che sono oggetto di dissenso tra U.R.S.S. e Stati Uniti.
Queste proposte sono a tutti note: riduzione generale degli armamenti e interdizione dell'arma atomica; stipulazione dei trattati di pace con la Germania e il Giappone e ritiro delle truppe da questi paesi; ritiro delle truppe dalla Cina e dalla Corea; rispetto della sovranità delle singole nazioni e non ingerenza nei loro affari interni; inammissibilità di basi militari nei paesi membri dell'Organizzazione delle Nazioni Unite; sviluppo con tutti i mezzi e senza alcuna discriminazione, del commercio internazionale; assistenza ai paesi che hanno sofferto dalla guerra e loro ricostruzione nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite; difesa della democrazia e garanzia dei diritti civili in ogni paese, ecc.
Si può essere o non essere d'accordo con il programma del signor Wallace. Ma una cosa è incontestabile: nessun uomo di Stato che abbia a cuore la pace e la collaborazione dei popoli può ignorare questo programma, poichè esso riflette le speranze e le aspirazioni dei popoli per il consolidamento della pace, e avrà senza dubbio l'appoggio di molti milioni di « uomini semplici ».
Io non so se il governo degli Stati Uniti approverà il programma del signor Wallace come base d'accordo tra U.R.S.S. e Stati Uniti. Per quanto concerne il governo dell'U.R.S.S., esso ritiene che il programma del signor Wallace potrebbe essere una ottima e feconda base per un tale accordo e per lo sviluppo della collaborazione internazionale, poichè il governo dell'U.R.S.S. ritiene che nonostante la differenza dei sistemi economici e delle ideologie, la coesistenza di questi sistemi e il regolamento pacifico delle controversie tra U.R.S.S. e Stati Uniti sono non soltanto possibili, ma anche assolutamente necessari nell 'interesse della pace universale.



XIX - RISPOSTE AL CORRISPONDENTE DELLA « PRAVDA »
28 ottobre 1948.


Domanda. - Come giudicate i risultati della discussione al Consiglio di Sicurezza sulla questione della situazione a Berlino e la condotta dei rappresentanti anglo-americani e francesi in questa questione?
Risposta. - Li giudico una manifestazione dell'aggressività della politica dei circoli governativi anglo-americani e francesi.

Domanda. - È vero che nell'agosto di quest'anno era già stato raggiunto una volta l'accordo tra le quattro poten ze sulla questione di Berlino?
Risposta. - Sì, è vero. Come è noto, il 30 agosto di quest'anno era stato raggiunto a Mosca un accordo tra i rappresentanti dell'U.R.S.S., degli Stati Uniti, dell'Inghilterra e della Francia sull'applicazione simultanea di misure riguardanti, da una parte, l'annullamento delle restrizioni al traffico e, dall'altra, l'introduzione in Berlino del marco tedesco della zona sovietica, quale unica valuta. Questo accordo non intaccava il prestigio di chicchesia, teneva conto degli interessi delle parti e assicurava la possibilità di un'ulteriore collaborazione. Ma i governi degli Stati Uniti e dell'Inghilterra sconfessarono i loro rappresentanti a Mosca e dichiararono inesistente questo accordo, vale a dire, lo violarono, decidendo di sottoporre la questione al Consiglio di Sicurezza, dove gli anglo-americani hanno una maggioranza sicura.

Domanda. - È vero, che recentemente a Parigi, durante la discussione della questione al Consiglio di Sicurezza, era stato raggiunto di nuovo, in trattative non ufficiali, un accordo sulla questione della situazione a Berlino, prima ancora della votazione al Consiglio di Sicurezza?
Risposta. - Sì, è vero. Il rappresentante dell'Argentina e presidente del Consiglio di Sicurezza, signor Bramuglia, che conduceva le trattative non ufficiali con il compagno Viscinski a nome delle altre potenze interessate, ebbe effettivamente nelle mani il progetto concordato di soluzione per la questione della situazione a Berlino. Ma i rappresentanti degli Stati Uniti e dell'Inghilterra dichiararono di nuovo inesistente questo accordo.

Domanda. - Per quale ragione?
Risposta. - La ragione è che gli ispiratori della politica aggressiva negli Stati Uniti e in Inghilterra non si ritengono interessati all'accordo e alla collaborazione con l'U.R.S.S. Essi non non hanno bisogno dell'accordo e della collaborazione, ma di discorsi sull'accordo e sulla collaborazione, in modo che, dopo aver fatto fallire l'accordo, essi possano far ricadere la colpa sull'U.R.S.S. e « dimostrare » con questo l'impossibilità di collaborare con l'U.R.S.S. I provocatori di guerra, che aspirano a scatenare una nuova guerra, hanno più che mai paura degli accordi e della collaborazione con l'U.R.S.S., poichè la politica degli accordi con l'U.R.S.S. mina le posizioni dei provocatori di guerra e toglie il fondamento alla politica aggressiva di questi signori. Proprio per questo essi sabotano gli accordi già esistenti, sconfessano i loro rappresentanti che avevano elaborato insieme con l'U.R.S.S. tali accordi, e, in violazione dello Statuto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, portano la questione al Consiglio di Sicurezza, dove essi hanno una maggioranza sicura e dove possono « dimostrare » tutto ciò che vogliono. Tutto questo per « dimostrare » l'impossibilità di collaborare con l'U.R.S.S., per « dimostrare » la necessità di una nuova guerra e preparare con ciò le condizioni per scatenare la guerra.
La politica degli attuali dirigenti degli Stati Uniti e dell'Inghilterra è una politica d 'aggressione, una politica di scatenamento di una nuova guerra.

Domanda. - E come bisogna giudicare la condotta dei rappresentanti dei sei Stati membri del Consiglio di Sicurezza: Cina, Canadà, Belgio, Argentina, Colombia, Siria?
Risposta - È evidente che questi signori appoggiano la politica di aggressione, la politica di scatenamento di una nuova guerra.

Domanda. - Come potrà finire tutto ciò?
Risposta - Ciò potrà finire soltanto con un vergognoso fallimento dei provocatori di una nuova guerra. Churchill, il principale provocatore di una nuova guerra, è già riuscito a perdere la fiducia della sua nazione e delle forze democratiche di tutto il mondo. La stessa sorte attende tutti gli altri provocatori di guerra. Sono troppo vivi nella memoria gli orrori della recente guerra e troppo grandi le forze sociali che vogliono la pace, perchè i discepoli di Churchill in materia d'aggressione possano vincerle e indirizzarle verso una nuova guerra.



XX - RISPOSTE A KINGSBURY SMITH
Il 27 gennaio 1949 Kingsbury Smith, direttore generale per l'Eur opa dell'International News Service faceva pervenire a Stalin alcune domande in merito alla situazione internazionale. In data 30 gennaio 1949 Stalin dava le seguenti risposte.


Domanda. - Sarebbe disposto il governo dell'U.R.S.S. a prendere in esame, insieme con il governo degli Stati Uniti d'America, la pubblicazione di una dichiarazione comune, per confermare che nessuno dei due governi ha intenzione di ricorrere alla guerra contro l'altro?
Risposta. - Il governo sovietico sarebbe disposto a prendere in esame la questione della pubblicazione di una tale dichiarazione.

Domanda. - Sarebbe disposto il governo dell'U R S.S. a prendere, insieme con il governo degli Stati Uniti d'America, delle misure dirette a realizzare questo Patto di pace, come il disarmo graduale?
Risposta. - Naturalmente il governo dell'U.R.S.S. potrebbe collaborare con il governo degli Stati Uniti d'America nell'applicazione di misure dirette a realizzare un Patto di pace e che portino a un disarmo graduale.

Domanda. - Se i governi degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito e della Francia consentissero a rinviare la creazione di uno Stato separato della Germania occidentale fino alla convocazione di una sessione del Consiglio dei ministri degli affari esteri dedicata all'esame del problema tedesco nel suo insieme, sarebbe disposto il governo dell'U.R.S.S. ad abrogare le restrizioni apportate dalle autorità sovietiche alle comunicazioni tra Berlino e le zone occidentali della Germania?
Risposta. - Se gli Stati Uniti d'America, la Gran Bretagna e la Francia osserveranno le condizioni formulate nella terza domanda, il governo sovietico non vede ostacolo alcuno all'abrogazione delle restrizioni apportate al traffico, purchè siano contemporaneamente abrogate le restrizioni apportate al traffico e al commercio dalle tre potenze.

Domanda. - Sarebbe disposta Vostra Eccellenza ad incontrarsi con il Presidente Truman in qualsiasi località accettabile da entrambe le parti per esaminare la possibilità di stipulare un tale Patto di pace?
Risposta. - Ho già dichiarato anche in passato che non ho obiezioni da fare a un incontro.

XXI - MESSAGGIO PER LA FONDAZIONE DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA
13 ottobre 1949.


Al Presidente della Repubblica democratica tedesca
Signor Wilhelm Pieck
Al Primo ministro del governo della Repubblica democratica tedesca
Signor Otto Grotewohl


Permettetemi di salutare voi e, nella vostra persona, il popolo tedesco, in occasione della fondazione della Repubblica democratica tedesca e dell'elezione del primo a Presidente e del secondo a Primo ministro della Repubblica democratica tedesca.
La fondazione di una repubblica tedesca democrativa e pacifica costituisce una svolta nella storia d'Europa. Non può esservi dubbio che l'esistenza di una Germania pacifica e democratica, insieme con l'esistenza della pacifica Unione Sovietica, esclude la possibilità di nuove guerre in Europa, pone fine agli spargimenti di sangue in Europa e rende impossibile l'asservimento dei paesi europei da parte degli imperialisti mondiali.
L'esperienza dell'ultima guerra ha dimostrato che i maggiori sacrifici in questa guerra sono stati sopportati dai popoli tedesco e sovietico, che questi due popoli dispongono in Europa del maggior potenziale per il compimento di grandi azioni di portata mondiale. Se questi due popoli dimostreranno di essere decisi a combattere per la pace con la stessa tensione di energie con la quale hanno condotto la guerra, allora la pace in Europa può considerarsi assicurata.
In tal modo, gettando le basi di una Germania unita, democratica e pacifica, voi compite al tempo stesso una grande opera a vantaggio di tutta l'Europa, assicurandole una pace stabile.
Potete essere certi che, procedendo per questa via e rafforzando la causa della pace, voi incontrerete la grande simpatia e l'appoggio attivo di tutti i popoli del mondo, compresi i popoli americano, inglese, francese, polacco, cecoslovacco, italiano, senza parlare poi del pacifico popolo sovietico.
Vi auguro successo in questo nuovo glorioso cammino.
Viva e prosperi la Germania unita, indipendente,
democratica, pacifica!



XXII - RISPOSTA AL PANDIT NEHRU
15 luglio 1950.


Saluto la sua iniziativa di pace. Condivido pienamente il suo punto di vista in merito all'opportunità di una sistemazione pacifica della questione coreana tramite il Consiglio di Sicurezza, con la partecipazione obbligatoria delle cinque grandi potenze, compreso il governo popolare della Cina. Ritengo che per una sollecita sistemazione della questione coreana sarebbe opportuno ascotare nel Consiglio di Sicurezza i rappresentanti del popolo coreano.
Rispettosamente
G. STALIN
Primo ministro dell'U.R.S.S.



XXIII - INTERVISTA ALLA «PRAVDA»
16 febbraio 1951.


Domanda. - Come valutate la recente dichiarazione del primo ministro inglese Attlee alla Camera dei Comuni secondo cui, dopo la fine della guerra, l'Unione Sovietica non ha proceduto al disarmo, cioè non ha smobilitato le sue truppe, ma ha da allora continuamente aumentato le sue forze armate?
Risposta. - Considero questa dichiarazione del primo ministro Attlee come una calunnia nei confronti dell'Unione Sovietica.
A tutto il mondo è noto che dopo la guerra l'Unione Sovie tica ha smobilitato le sue truppe. Come è noto, la smobilitazione venne effettuata in tre fasi: la prima e la seconda fase nel corso del 1945, e la terza dal maggio al settembre del 1946. Inoltre nel 1946 e nel 1947 venne effettuata la smobilitazione de lle classi più anziane dell'organico dell'Esercito sovietico, mentre all'inizio del 1948 vennero smobilitate le rimanenti classi anziane.
Tali sono i fatti di pubblico dominio.
Se il primo ministro Atlee fosse forte in scienze finanziarie o economiche egli comprenderebbe senza fatica che nessuno Stato, compresa l'Unione Sovietica, sarebbe in grado di sviluppare al massimo le industrie civili, di iniziare grandi costruzioni quali le centrali idroelettriche sul Volga, sul Dniepr, sull'Amu-D aria, che esigono decine di miliardi di spese di bilancio, di continuare la politica di sistematica riduzione del prezzi dei prodotti di largo consumo, ciò che pure esige decine di miliardi di spese di bilancio, di investire centinaia di miliardi nella ricostruzione dell'economia nazionale distrutta dagli invasori tedeschi e, inoltre e contemporaneamente a tutto ciò, di aumentare le proprie forze armate e sviluppare la propria industria bellica. Non è difficile comprendere che una simile folle politica porterebbe alla bancarotta dello Stato. Il primo ministro Attlee dovrebbe sapere per esperienza propria e per l'esperienza degli Stati Uniti che l'aumento delle forze armate del paese e la corsa agli armamenti portano allo sviluppo dell'industria bellica, alla contrazione dell'industria civile, all'arresto dei grandi lavori civili, all'aumento delle imposte, all'aumento dei prezzi dei prodotti di largo consumo. È evidente che se l'Unione Sovietica non riduce, ma al contrario sviluppa l'industria civile, non arresta, ma al contrario sviluppa la costruzione di nuove grandiose centrali idroelettriche e di sistemi di irrigazione, non sospende, ma al contrario continua la sua politica di riduzione dei prezzi, essa non può contemporaneamente potenziare l'industria bellica e aumentare le proprie forze armate senza correre il rischio di una bancarotta. E se il primo ministro Attlee, nonostante tutti questi fatti e queste considerazioni scientifiche, continua a ritenere possibile calunniare apertamente l'Unione Sovietica e la sua politica di pace, questo si può spiegare solo con il fatto che egli, con queste calunnie contro l'Unione Sovietica, pensa di poter giustificare la corsa agli armamenti attuata oggi dal governo laburista in Inghilterra.
Il primo ministro Attlee ha bisogno della menzogna contro l'Unione Sovietica, ha bisogno di presentare la politica di pace dell'Unione Sovietica come aggressiva e di presentare la politica aggressiva del governo inglese come pacifica, al fine di trarre in inganno il popolo inglese, di inculcare in esso queste menzogne sull'Unione Sovietica e di trascinarlo in tal modo, con l'inganno, in una nuova guerra mondiale organizzata dai circoli dirigenti degli Stati Uniti d'America.
Il primo ministro Attlee si presenta come partigiano della pace. Ma se egli è veramente per la pace, perchè ha respinto le proposte dell'Unione Sovietica alla Organizzazione delle Nazioni Unite per l'immediata stipulazione di un patto di pace tra l'Unione Sovietica, l'lnghilterra, gli Stati Uniti d'America, la Cina e la Francia?
Se egli è veramente per la pace, perchè ha respinto le proposte dell'Unione Sovietica per un immediato inizio della riduzione degli armamenti e per una immediata interdizione della bomba atomica?
Se egli è veramente per la pace, perchè perseguita i partigiani della difesa della pace, perchè ha vietato il Congresso dei difensori della pace in Inghilterra? Forse la campagna in difesa della pace può minacciare la sicurezza dell'Inghilterra?
È chiaro che il primo ministro Attlee non è per il mantenimento della pace ma per lo scatenamento di una nuova guerra mondiale di aggressione.

Domanda. - Che cosa pensate dell'intervento in Corea? In che modo potrà finire?
Risposta. - Se Inghilterra e Stati Uniti d'America respingeranno definitivamente le proposte di pace del governo popolare della Cina la guerra in Corea potrà finire soltanto con la sconfitta degli interventisti.

Domanda. - Perchè? I generali e gli ufficiali americani e inglesi sono forse peggiori di quelli cinesi e coreani?
Risposta. - No, essi non sono peggiori. I generali e gli ufficiali americani e inglesi non sono affatto peggiori dei generali e degli ufficiali di qualsiasi altro paese. Per quanto riguarda i soldati degli Stati Uniti e dell'Inghilterra, nella guerra contro la Germania hitleriana e il Giappone militarista, essi, come è noto, hanno dato un'ottima prova di se. Allora di che si tratta? Si tratta del fatto che la guerra contro la Corea e la Cina è considerata dai soldati ingiusta, mentre la guerra contro la Germania hitleriana e il Giappone militarista era considerata assolutamente giusta. Il fatto è che questa guerra estremamente impopolare fra i soldati americani e inglesi.
In realtà è difficile convincere i soldati che la Cina, la quale non minaccia nè l'Inghilterra nè l'America e alla quale gli americani hanno sottratto l'isola di Formosa, è l'aggressore, e che gli Stati Uniti d 'America, che si sono impadroniti dell'isola di Formosa e che hanno portato le loro truppe ai confini stessi della Cina, sono la parte che si difende. È difficile convincere i soldati che gli Stati Uniti d'America hanno il diritto di difendere la loro sicurezza sul territorio della Corea e ai confini della Cina, mentre la Cina e la Corea non hanno il diritto di difendere la loro sicurezza sul proprio territorio e ai confini del proprio Stato.
Di qui la impopolarità della guerra fra i soldati anglo-americani.
È evidente che i generali e gli ufficiali più esperti possono essere sconfitti se i soldati considerano la guerra ad essi imposta come profondamente ingiusta e se in conseguenza di ciò essi adempiono i loro doveri al fronte formalmente, senza fede nella giustezza della loro missione, senza entusiasmo.

Domanda. - Come giudicate la decisione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite che dichiara aggressore la R epubblica Popolare cinese?
Risposta. - La considero una decisione vergognosa. Bisogna davvero perdere gli ultimi bricioli di coscienza per asserire che gli Stati Uniti d'America i quali, impossessatisi del territorio cinese dell 'isola di Formosa, hanno invaso la Corea fino alla frontiera della Cina, siano la parte aggredita, mentre la Repubblica popolare cinese, che difende le proprie frontiere e che cerca di riprendere l'isola di Formosa invasa dagli americani, sia l'aggressore.
L'Organizzazione delle Nazioni Unite, creata come baluardo e salvaguardia della pace, viene trasformata in uno strumento di guerra, in un mezzo per scatenare una nuova guerra mondiale. Il nucleo aggressivo dell'O.N.U. è costituito dai dieci paesi membri del Patto nordatlantico d'aggressione (Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Canadà, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia, Islanda) e dai venti paesi dell'America latina (Argentina, Brasile, Bolivia, Cile, Colombia, Costarica, Cuba, Repubblica dominicana, Ecuador, Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras,Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù,Uruguay, Venezuela). I rappresentanti di questi paesi sono quelli che attualmente decidono all'O.N.U. le sorti della guerra e della pace. Sono essi che hanno fatto passare all'O.N.U. la vergognosa decisione sull 'aggressività della Repubblica popolare cinese.
È caratteristico dello stato di cose attualmente prevalente all'O.N.U. il fatto che ad esempio, la piccola Repubblica dominicana che conta appena due milioni di abitanti, abbia ora nell'O.N.U. lo stesso peso dell'India e un peso assai maggiore della Repubblica popolare cinese che è priva del diritto di voto.
In tal modo, trasformandosi in uno strumento della guerra di aggressione, l'O.N.U. cessa in pari tempo di essere una organizzazione mondiale di nazioni aventi pari diritti. In realtà l'O.N.U. attualmente non è tanto una organizzazione internazionale quanto una organizzazione per gli americani, che agisce secondo le esigenze degli aggressori americani. Non soltanto gli Stati Uniti d 'America e il Canadà aspirano a scatenare una nuova guerra; su questa via si sono messi anche i venti paesi dell'America latina, i cui proprietari fondiari e mercanti sono assetati di una nuova guerra in qualche parte dell'Europa o dell'Asia, per vendere ai paesi belligeranti le loro merci a prezzi esosi e guadagnare milioni in questo affare sanguinoso. Non è un mistero per nessuno il fatto che i venti rappresentanti dei venti paesi dell'America latina costituiscono attualmente, all'O.N.U., l'esercito più compatto e più obbediente degli Stati Uniti d 'America.
L'Organizzazione delle Nazioni Unite si avvia in tal modo sull'inglorioso cammino della Società delle Nazioni. Con ciò essa seppellisce la sua autorità morale e si condanna alla disgregazione.

Domanda. - Considerate inevitabile una nuova guerra mondiale?
Risposta. - No. Per lo meno nel momento attuale non la si può considerare inevitabile. Certo, negli Stati Uniti, in Inghilterra, così come in Francia, vi sono forze aggressive che sono assetate di una nuova guerra. Esse hanno bisogno della guerra per realizzare sovrapprofitti, per depredare gli altri paesi. Si tratta dei miliardari e dei milionari che considerano la guerra come una fonte di entrate che apporta enormi benefici.
Queste forze aggressive hanno nelle loro mani i governi reazionari e sono esse a dirigerli. Ma al tempo stesso temono i loro popoli, i quali non vogliono una nuova guerra e desiderano il mantenimento della pace. Perciò esse cercano di utilizzare i governi reazionari per avvolgere in una rete di menzogne i loro popoli, per ingannarli, presentando la nuova guerra come una guerra di difesa e la politica di pace dei paesi amanti della pace come aggressiva . Esse cercano di ingannare i loro popoli per imporre loro i propri piani aggressivi e coinvolgerli in una nuova guerra.
Appunto perciò esse hanno paura della campagna in difesa della pace, temendo che essa possa smascherare le mire aggressive dei governi reazionari.
Appunto perciò esse hanno fatto fallire le proposte dell'Unione Sovietica per la stipulazione di un patto di pace, per la riduzione degli armamenti, per l'interdizione della bomba atomica, temendo che l'adozione di queste proposte faccia fallire i piani aggressivi dei governi reazionari e renda inutile la corsa agli armamenti .
In che modo finirà questa lotta tra le forze aggressive e le forze amanti della pace?
La pace sarà salvaguardata e consolidata se i popoli prenderanno nelle proprie mani la causa della salvaguardia della pace e la difenderanno fino in fondo. La guerra può diventare inevitabile se i provocatori di guerra riusciranno ad avviluppare le masse popolari in una rete di menzogne, a ingannarle e a coinvolgerle in una nuova guerra mondiale.
Perciò una vasta campagna per la salvaguardia della pace, come mezzo per smascherare le criminose macchinazioni dei provocatori di guerra, ha attualmente una importanza di primo piano.
Per quanto riguarda l'Unione Sovietica essa anche in avvenire, continuerà a condurre inflessibilmente una politica diretta a impedire la guerra e a salvaguardare la pace.



XXIV - AL CORRISPONDENTE DELLA «PRAVDA» SULL'ARMA ATOMICA
6 ottobre 1951.


Domanda. - Che cosa pensate del clamore sollevato recentemente dalla stampa straniera in relazione all'esperimento della bomba atomica effettuato nell' Unione Sovietica?
Risposta - Effettivamente, uno dei tipi di bombe atomiche è stato recentemente sperimentato nel nostro paese. Esperimenti con bombe atomiche di differente calibro saranno effettuati anche in avvenire, conformemente al piano per la difesa del nostro paese da un attacco del blocco aggressivo anglo-americano.

Domanda - In relazione all'esperimento della bomba atomica, diverse personalità negli Stati Uniti d'America vanno diffondendo l'allarme e parlano di minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti. Vi è motivo per un tale allarme?
Risposta - Non vi è alcun motivo per un tale allarme.
Le personalità americane non possono ignorare che l'Unione Sovietica è non soltanto contraria all'impiego dell'arma atomica, ma altresì favorevole alla sua interdizione e alla cessazione della sua produzione. Come è noto, l'Unione Sovietica ha più volte chiesto l'interdizione dell'arma atomica, ma ha incontrato ogni volta il rifiuto delle potenze del blocco atlantico. Ciò significa che nel caso di un attacco degli Stati Uniti contro il nostro paese i circoli governativi statunitensi impiegheranno la bomba atomica. È proprio questa circostanza che ha costretto l'Unione Sovietica ad avere l'arma atomica, al fine di affrontare gli aggressori pienamente preparata.
Certo, gli aggressori vogliono che l'Unione Sovietica sia disarmata in caso di un loro attacco contro di essa. L'Unione Sovietica però non è d'accordo su questo punto, e pensa che l'aggressore bisogna affrontarlo pienamente preparati.
Ne consegue che, se gli Stati Uniti non hanno intenzione di attaccare l'Unione Sovietica, l'allarme delle personalità americane deve essere considerato infondato e falso, poiché l'Unione Sovietica non intende attaccare nè gli Stati Uniti nè alcun altro paese.
Le personalità americane sono scontente perchè il segreto della bomba atomica è posseduto non solo dagli Stati Uniti, ma anche da altri paesi, innanzitutto dall'Unione Sovietica. Esse vorrebbero che gli Stati Uniti avessero il monopolio della produzione della bomba atomica, vorrebbero che gli Stati Uniti avessero l'illimitata possibilità di intimidire e ricattare gli altri paesi. Ma quale fondamento e quale diritto essi hanno per pensare così? L 'interesse del mantenimento della pace richiede, forse, un tale monopolio? Non sarebbe più esatto dire che le cose stanno proprio all'opposto e che proprio l'interesse del mantenimento della pace richiede anzitutto l'eliminazione di un tale monopolio e, poi, anche l'incondizionato divieto dell'arma atomica? Io penso che i fautori della bomba atomica possano accettare l'interdizione dell'arma atomica solo se vedono che non ne sono più i monopolisti.

Domanda. - Che cosa pensate in merito al controllo internazionale nel campo dell'arma atomica?
Risposta. - L'Unione Sovietica è per l'interdizione dell'arma atomica e per la cessazione della produzione di tale arma. L'Unione Sovietica è per la istituzione di un controllo internazionale, affinchè la decisione di vietare l'arma atomica, di cessarne la produzione e di utilizzare le bombe atomiche già prodotte unicamente per scopi civili, sia attuata rigorosamente e coscienziosamente. L'Unione Sovietica è proprio per questo genere di controllo.
Le personalità americane parlano anch'esse di « controllo», ma il loro « controllo » presuppone non la cessazione della produzione dell'arma atomica, bensì la continuazione di una tale produzione in misura proporzionata alla quantità delle materie prime a disposizione dei singoli paesi. Pertanto, iI «controllo » americano presuppone non già l'interdizione dell'arma atomica, ma la legalizzazione e la legittimazione di essa. In base ad esso il diritto dei provocatori di guerra di annientare mediante l'arma a tomica decine e centinaia di migliaia di pacifici cittadini verrebbe legalizzato. Non è difficile comprendere che questo non è un controllo, ma una beffa di controllo, è un inganno alle pacifiche aspirazioni dei popoli. È chiaro che un simile controllo non può soddisfare i popoli amanti della pace i quali esigono l'interdizione dell'arma atomica e la cessazione della sua produzione.



XXV - MESSAGGIO AL POPOLO GIAPPONESE
31 dicembre 1951.


Al signor Kiisi Iwamoto, redattore capo dell'Agenzia Kyodo.

Stimato signor K. Iwamoto!
Ho ricevuto la vostra lettera in cui mi si prega di inviare un messaggio di Capodanno al popolo giapponese.
Tra gli uomini di Stato sovietici non vige la tradizione che il primo ministro di uno Stato estero invii i suoi auguri al popolo di un altro Stato. Tuttavia la profonda simpatia dei popoli dell'Unione Sovietica per il popolo giapponese, venutosi a trovare in una grave situazione in seguito all'occupazione straniera, mi induce a fare un'eccezione alla regola e a soddisfare la vostra richiesta.
Prego di trasmettere al popolo giapponese che gli auguro libertà, felicità e pieno successo nella sua coraggiosa lotta per l'indipendenza della propria patria.
I popoli dell'Unione Sovietica hanno provato essi stessi nel passato gli orrori dell'occupazione straniera, alla quale parteciparono anche gli imperialisti giapponesi. Perciò essi comprendono perfettamente le sofferenze del popolo giapponese, nutrono per esso profonda simpatia e credono che esso riuscirà a conseguire la rinascita e l'indipendenza della propria patria, così come le hanno conseguite, a suo tempo, i popoli dell' Unione Sovietica.
Auguro agli operai giapponesi la liberazione dalla disoccupazione e dai bassi salari, la liquidazione degli alti prezzi sui prodotti di largo consumo e successi nella lotta per il mantenimento della pace.
Auguro ai contadini giapponesi la liberazione dalla mancanza e dall'insufficienza di terra, la liquidazione delle alte imposte e successi nella lotta per il mantenimento della pace.
Auguro a tutto il popolo giapponese e ai suoi intellettuali la vittoria completa delle forze democratiche del Giappone, la ripresa e l'ascesa della vita economica del paese, il fiorire della cultura, della scienza e dell'arte nazionali e successi nella lotta per il mantenimento della pace.
Con stima

GIUSEPPE STALIN



XXVI - RISPOSTE ALLE DOMANDE DI UN GRUPPO DI GIORNALISTI AMERICANI
1 aprile 1952.


Domanda. - È una terza guerra mondiale più vicina nel momento attuale di quanto non fosse due o tre anni fa?
Risposta. - No, non lo è.

Domanda. - Sarebbe utile un incontro dei capi delle grandi potenze?
Risposta. - Probabilmente sarebbe utile.

Domanda. - Ritenete l'attuale momento appropriato per la unificazione della Germania?
Risposta. - Sì, lo ritengo.

Domanda. - Su quale base è possibile la coesistenza del capitalismo e del comunismo?
Risposta. - La pacifica coesistenza del capitalismo e del comunismo è pienamente possibile se esiste un reciproco desiderio di collaborare, se si è disposti ad adempiere gli impegni presi, se viene osservato il principio dell'eguaglianza e della non ingerenza negli affari interni degli altri Stati.



XXVII - L'AGGRAVARSI DELLA CRISI DEL SISTEMA CAPITALISTICO MONDIALE
Da Problemi economici del socialismo nell'U.R.S.S., 1° febbraio 1952.


La disgregazione del mercato mondiale unico e universale deve considerarsi il risultato economico più importante della seconda guerra mondiale e delle sue conseguenze economiche. Questa circostanza ha determinato l'ulteriore approfondimento della crisi generale del sistema capitalistico mondiale.
La seconda guerra mondiale stessa fu generata da questa crisi. Ciascuna delle due coalizioni capitalistiche, scagliatesi l'una contro l'altra durante la geurra, contava di schiacciare l'avversario e di conquistare il dominio mondiale. In questo esse cercavano una via di uscita dalla crisi. Gli Stati Uniti d'America contavano di eliminare la Germania e il Giappone dalla schiera dei loro concorrenti più pericolosi, di impadronirsi dei mercati esteri, delle risorse mondiali di materie prime e conquistare il dominio mondiale.
Ma la guerra non soddisfece queste speranze. E' vero, la Germania e il Giappone furono messi fuori combattimento come concorrenti dei tre principali paesi capitalistici: gli Stati Uniti d'America, l'Inghilterra e la Francia. Ma in pari tempo la Cina e gli altri paesi di democrazia popolare in Europa si staccarono dal sistema capitalistico, formando insieme all'Unione Sovietica un unico e potente campo socialista, opposto al campo del capitalismo. Il risultato economico dell'esistenza di due campi opposti è stato che il mercato mondiale unico e universale si è spezzato, per cui abbiamo oggi due mercati mondiali paralleli, anch'essi opposti l'uno all'altro.
E' necessario osservare che gli Stati Uniti d'America e l'Inghilterra con la Francia hanno favorito essi stessi, naturalmente contro la loro volontà, la formazione e il consolidamento del nuovo mercato mondiale parallelo. Essi hanno sottoposto a un blocco economico l'Urss, la Cina e i paesi europei di democrazia popolare, che non erano entrati nel sistema del « piano Marshall », pensando con ciò di soffocarli. Ma di fatto si è avuto non un soffocamento, bensì un consolidamento del nuovo mercato mondiale.
Certo, l'elemento essenziale è dato qui non dal blocco economico, ma dal fatto che nel periodo dopo la guerra questi paesi si sono avvicinati economicamente e hanno avviato fra loro una collaborazione economica e una mutua assistenza. L'esperienza di questa collaborazione dimostra che nessun paese capitalistico avrebbe potuto prestare un aiuto così efficace e tecnicamente qualificato ai paesi di democrazia popolare, come quello che presta loro l'Unione Sovietica. Non si tratta solo del fatto che questo aiuto ha un costo minimo per questi paesi ed è tecnicamente di prim'ordine. Si tratta, innanzi tutto, del fatto che questa collaborazione si basa sul desiderio più sincero di aiutarsi a vicenda e di realizzare uno sviluppo economico comune. Come risultato, abbiamo ritmi elevati di sviluppo dell'industria in questi paesi. Si può affermare con sicurezza che, grazie a questi ritmi di sviluppo dell'industria, si arriverà rapidamente a ottenere che questi paesi non solo non abbiano bisogno di importare merci dai paesi capitalistici, ma sentano essi stessi la necessità di esportare le merci eccedenti della loro produzione.
Ma da questo deriva che la sfera d'applicazione delle forze dei principali paesi capitalistici (Stati Uniti d'America, Inghilterra, Francia) alle risorse mondiali non si estenderà, ma si ridurrà; che le condizioni del mercato mondiale di sbocco per questi paesi peggioreranno e si accentuerà la contrazione della produzione per le aziende di questi paesi. In questo consiste, propriamente, l'approfondirsi della crisi generale del sistema capitalistico mondiale per quanto riguarda la disgregazione del mercato mondiale.
Di questo si accorgono anche i capitalisti, perché è difficile non accorgersi della perdita di mercati come l'Urss e la Cina. Essi si sforzano di superare queste difficoltà con il "piano Marshall'', con la guerra in Corea, con la corsa degli armamenti, con la militarizzazione dell'industria. Ma questo ricorda gli annegati che si afferrano a un fuscello.
In riferimento a questa situazione sono sorte per gli economisti due questioni.
a) Si può affermare che sia tuttora valida la nota tesi di Stalin sulla relativa stabilità dei mercati nel periodo della crisi generale del capitalismo, enunciata prima della seconda guerra mondiale?
b) Si può affermare che sia tuttora valida la nota tesi di Lenin, da lui enunciata nella primavera del 1916, che, nonostante la putrefazione del capitalismo, « nel suo insieme il capitalismo cresce con un ritmo incomparabilmente più rapido di prima »?
Penso che non lo si possa affermare. Le nuove condizioni sorte in legame con la seconda guerra mondiale han fatto sì che entrambe queste tesi debbano considerarsi superate.



XXVIII - L'INEVITABILITÀ DELLE GUERRE FRA I PAESI CAPITALISTICI
Da Problemi economici del socialismo nell'U.R.S.S., 1° febbraio 1952.


Alcuni compagni affermano che in seguito allo sviluppo delle nuove condizioni internazionali dopo la seconda guerra mondiale, le guerre fra i paesi capitalistici hanno cessato di essere inevitabili. Essi ritengono che i contrasti fra il campo del socialismo e il campo del capitalismo siano più forti dei contrasti fra i paesi capitalistici; che gli Stati Uniti d'America abbiano sufficientemente soggiogato gli altri paesi capitalistici per impedire che essi combattano fra loro e si indeboliscano a vicenda; che gli uomini più intelligenti del capitalismo siano stati abbastanza istruiti dall'esperienza delle due guerre mondiali, che hanno inflitto sì gravi danni a tutto il mondo capitalistico, per permettersi di trascinare nuovamente i paesi capitalistici in una guerra fra loro, - che, in considerazione di tutto questo, le guerre tra i paesi capitalistici abbiano cessato di essere inevitabili.
Questi compagni sbagliano. Essi vedono i fenomeni esteriori, che affiorano alla superficie, ma non vedono le forze profonde, le quali, anche se per un momento agiscono senza farsi notare, determineranno tuttavia il corso degli avvenimenti.
Esteriormente tutto sembrerebbe andare « ottimamente »: gli Stati Uniti d'America hanno messo al passo la Europa occidentale, il Giappone e gli altri paesi capitalistici; la Germania (occidentale), l'Inghilterra, la Francia, l'Italia, il Giappone, caduti tra gli artigli degli Stati Uniti di America, eseguono docilmente gli ordini degli Stati Uniti. Ma sarebbe errato pensare che questo andare « ottimamente » possa mantenersi « nei secoli dei secoli », che questi paesi sopporteranno senza fine il dominio e l'oppressione degli Stati Uniti d'America, che essi non tenteranno di sottrarsi alla schiavitù americana e di porsi sulla strada di uno sviluppo autonomo.
Prendiamo prima di tutto l'Inghilterra e la Francia. Non vi è dubbio che le materie prime a buon mercato e i mercati di sbocco assicurati hanno per essi un'importanza di prim'ordine. Si può ammettere che essi sopporteranno senza fine la situazione attuale, in cui gli americani, con il pretesto di « aiutarli » mediante il « piano Marshall », si istallano nell'economia dell'Inghilterra e della Francia, cercando di trasformarla in una appendice dell'economia degli Stati Uniti d'America; in cui il capitale americano si impadronisce delle materie prime e dei mercati di sbocco delle colonie anglo-francesi, preparando così una catastrofe per gli alti profitti dei capitalisti anglo-francesi? Non sarebbe più giusto dire che l'Inghilterra capitalistica, e dopo di essa anche la Francia capitalistica, saranno costrette in fin dei conti a svincolarsi dalla stretta degli Stati Uniti d'America e a entrare in conflitto con essi per assicurarsi una situazione autonoma e, naturalmente, alti profitti?
Passiamo ai principali paesi vinti, alla Germania (occidentale), al Giappone. Questi paesi trascinano oggi una misera esistenza sotto lo stivale dell'imperialismo americano. La loro industria e l'agricoltura, il loro commercio, la loro politica interna ed esterna, tutta la loro esistenza è avvinta dalle catene del "regime'' americano di occupazione. Ma questi paesi erano ancora ieri grandi potenze imperialistiche, che scossero le basi del dominio dell'Inghilterra, degli Stati Uniti d'America e della Francia in Europa e in Asia. Pensare che questi paesi non tenteranno nuovamente di rimettersi in piedi, di infrangere il « regime » degli Stati Uniti d'America e porsi sulla strada dello sviluppo autonomo significa credere nei miracoli.
Si dice che i contrasti tra il capitalismo e il socialismo sono più forti che i contrasti fra i paesi capitalistici. Teoricamente, certo, questo è vero. è vero non solo oggi, ai nostri giorni, ma era vero anche alla vigilia della seconda guerra mondiale. E lo capivano, in maggiore o minore misura, anche i dirigenti dei paesi capitalistici. Eppure la seconda guerra mondiale non incominciò con la guerra contro l'Urss, ma con la guerra fra i paesi capitalistici. Perché? Perché, in primo luogo, la guerra contro la Urss, in quanto guerra contro il paese del socialismo, è più pericolosa per il capitalismo della guerra fra i paesi capitalistici, giacché mentre la guerra fra i paesi capitalistici pone solo la questione del predominio di determinati paesi capitalistici su altri paesi capitalistici, la guera contro l'Urss deve invece necessariamente porre la questione dell'esistenza del capitalismo stesso. In secondo luogo, perché i capitalisti, sebbene a scopo di « propaganda » facciano chiasso circa la aggressività dell'Unione Sovietica, non credono essi stessi a questa aggressività, poiché tengono conto della politica pacifica dell'Unione Sovietica e sanno che l'Unione Sovietica non attaccherà, dal canto suo, i paesi capitalistici.
Anche dopo la prima guerra mondiale si riteneva che la Germania fosse stata definitivamente messa fuori combattimento, così come alcuni compagni pensano oggi che siano stati messi definitivamente fuori combattimento il Giappone e la Germania. Anche allora sulla stampa si parlava e faceva chiasso circa il fatto che gli Stati Uniti d'America avevano messo al passo l'Europa, che la Germania non avrebbe più potuto rimettersi in piedi, che non ci dovevano più essere guerre fra i paesi capitalistici. Ma cionondimeno la Germania, a distanza di circa 15-20 anni dalla sua sconfitta, si risollevò e si rimise in piedi come grande potenza, sottraendosi alla schiavitù e prendendo il cammino di uno sviluppo autonomo. è significativo inoltre che nessu altro se non l'Inghilterra e gli Stati Uniti d'America avevano aiutato la Germania a risollevarsi economicamente e ad accrescere il proprio potenziale economico e militare. Naturalmente, gli Stati Uniti d'America e l'Inghilterra, aiutando la Germania a risollevarsi economicamente, miravano a rivolgere contro l'Unione Sovietica la Germania risollevata, a servirsene contro il paese del socialismo. Ma la Germania diresse le sue forze innanzi tutto contro il blocco anglo-franco-americano, e quando la Germania hitleriana dichiarò guerra all'Unione Sovietica, il blocco anglo-franco-americano non solo non si associò alla Germania hitleriana, ma, al contrario, fu costretto a entrare in coalizione con l'Urss contro la Germania hitleriana.
Per conseguenza, la lotta dei paesi capitalistici per i mercati e il desiderio di sommergere i propri concorrenti si rivelarono praticamente più forti che i contrasti fra il campo dei capitalisti e il campo del socialismo.
Si domanda: quale garanzia esiste che la Germania e il Giappone non si rimettano nuovamente in piedi e non tentino di sottrarsi dalla schiavitù americana e di vivere una propria vita autonoma? Penso che non esistano garanzie di questo genere.
Ma da ciò deriva che l'inevitabilità delle guerre fra i paesi capitalistici continua a sussistere.
Si dice che la tesi di Lenin secondo cui l'imperialismo genera inevitabilmente le guerre deve considerarsi superata, perché attualmente si sono sviluppate potenti forze popolari che agiscono in difesa della pace, contro una nuova guerra mondiale. Questo non è vero.
L'attuale movimento per la pace ha lo scopo di sollevare le masse popolari alla lotta per mantenere la pace, per scongiurare una nuova gerra mondiale. Per conseguenza, esso non persegue lo scopo di rovesciare il capitalismo e di istaurare il socialismo, - esso si limita a perseguire i fini democratici della lotta per mantenere la pace. Sotto questo aspetto l'auttuale movimento per mantenere la pace si distingue dal movimento svoltosi durante la prima guerra mondiale per trasformare la guerra imperialistica in guerra civile, giacché questo ultimo movimento andava oltre e perseguiva fini socialisti.
Può darsi che, per un concorso di circostanze, la lotta per la pace si sviluppi in certe zone trasformandosi in lotta per il socialismo, ma questo non sarebbe più l'attuale movimento per la pace, bensì un movimento per rovesciare il capitalismo.
La cosa più probabile è che l'attuale movimento per la pace, inteso come movimento per mantenere la pace, in caso di successo porterà a scongiurare una guerra determinata, a rinviarla per un certo tempo, a mantenere per un certo tempo una pace determinata, a costringere alle dimissioni un governo guerrafondaio sostituendolo con un altro governo, disposto a salvaguardare per un certo tempo la pace. Questa, naturalmente, è una cosa buona. Anzi, è una cosa ottima. Tuttavia questo non basta per eliminare l'inevitabilità delle guerre fra i paesi capitalistici. Non basta, perché, nonostante tutti questi successi del movimento per la difesa della pace, l'imperialismo continua a sussistere, conserva le sue forze, - e per conseguenza, continua a sussistere l'inevitabilità delle guerre.
Per eliminare l'inevitabilità delle guerre, è necessario distruggere l'imperialismo.



XIX - DISCORSO AL XIX° CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA DELL’UNIONE SOVIETICA
14 ottobre 1952.


Compagni!

Permettetemi di esprimere a nome del nostro congresso a tutti i partiti e raggruppamenti fratelli, i cui rappresentanti hanno onorato il nostro congresso con la loro presenza o che hanno fatto pervenire al congresso messaggi di saluto, il ringraziamento per gli amichevoli saluti, per gli auguri di successo, per la loro fiducia.
Ci è particolarmente cara questa fiducia, che significa da parte loro precisa volontà di appoggiare il nostro partito nella lotta per un luminoso avvenire dei popoli, nella sua lotta contro la guerra, nella sua lotta per il mantenimento della pace.
Sarebbe un errore pensare che il nostro partito, divenuto una forza potente, non abbia più bisogno di appoggio. Questo non è vero. Il nostro partito, il nostro paese sempre ebbero e avranno bisogno della fiducia, della simpatia e dell’appoggio dei popoli fratelli degli altri paesi. La particolarità di questo appoggio consiste nel fatto che ogni appoggio alle pacifiche aspirazioni del nostro partito nel suo sforzo per il mantenimento della pace da parte di qualsiasi partito fratello, significa, nel medesimo tempo, un appoggio dato da quello stesso partito al proprio popolo nella sua lotta per il mantenimento della pace.
Quando gli operai inglesi, nel 1918-1919, durante l’intervento armato della borghesia inglese contro l’Unione Sovietica, organizzarono la lotta contro la guerra, con la parola d’ordine «Giù le mani dalla Russia», questo fu in primo luogo un appoggio alla lotta del loro popolo per la pace e, in secondo luogo, un appoggio all’Unione Sovietica.
Quando il compagno Thorez o il compagno Togliatti dichiararono che i loro popoli non faranno la guerra contro i popoli dell’Unione Sovietica, questo è in primo luogo un appoggio agli operai e ai contadini di Francia e d’Italia che lottano per la pace e, in secondo luogo, un appoggio alle aspirazioni pacifiche dell’Unione Sovietica.
Il carattere particolare di quest’appoggio reciproco si spiega con il fatto che gli interessi del nostro partito non solo non sono in contraddizione, al contrario si fondono con gli interessi dei popoli amanti della pace. Per quanto concerne l’Unione Sovietica, i suoi interessi sono inseparabili in generale dalla causa della pace in tutto il mondo.
Naturalmente il nostro partito non può rimanere in debito verso i partiti fratelli, ed esso stesso deve dare a sua volta il suo appoggio a loro e ai loro popoli, nella loro lotta per la liberazione, nella loro lotta per il mantenimento della pace. Come noto, il nostro partito agisce così.
Dopo che il nostro partito ebbe preso il potere nel 1917 ed ebbe adottato una serie di misure concrete per la liquidazione dell'oppressione dei capitalisti e dei grandi proprietari fondiari, i rappresentanti dei partiti fratelli furono orgogliosi del coraggio e dei successi del nostro partito e gli diedero il titolo di « reparto d'assalto » del movimento operaio rivoluzionarlo mondiale. Con ciò essi esprimevano la speranza che i successi del “reparto d'assalto avrebbero reso meno grave la situazione dei popoli che si trovavano ancora sotto il giogo del capitalismo. Io penso che il nostro partito ha corrisposto a tali speranze, particolarmente durante il periodo della seconda guerra mondiale, quando l’Unione Sovietica annientando la tirannide fascista tedesca e giapponese, ha liberato i popoli dell’Europa e dell’Asia dalla minaccia della schiavitù fascista. Certo, era molto difficile adempiere questo compito d'onore, quando il «reparto d'assalto» era il solo, l'unico, quando doveva adempiere a questo compito di avanguardia quasi solo. Ma oggi non è più così; oggi la situazione è completamente diversa. Oggi, che dalla Cina alla Corea, dalla Cecoslovacchia all'Ungheria sono sorti nuovi « reparti d'assalto » - i paesi di democrazia popolare - oggi è diventato più facile per 11 nostro partito condurre la sua lotta e anche il lavoro procede con maggiore slancio.
Una particolare attenzione meritano quei partiti comunisti, democratici, operai e contadini che non sono ancora giunti al potere e continuano a lavorare sotto il tallone delle draconiane leggi borghesi. Per essi, evidentemente, il lavoro è molto più difficile. Tuttavia il loro lavoro non è così difficile come fu per noi comunisti russi, sotto il regime zarista, quando il più piccolo movimento in avanti veniva considerato come il più grave dei delitti. Tuttavia i comunisti russi hanno tenuto duro, non hanno avuto paura delle difficoltà e hanno ottenuto la vittoria. La stessa cosa avverrà per questi partiti.
Perché il lavoro di questi partiti non sarà così difficile come quello dei comunisti russi all'epoca dello zarismo?
In primo luogo, perché essi hanno di fronte a sé l'esempio di lotte e di successi come quelli dell'Unione Sovietica e delle democrazie popolari. Di conseguenza possono trarre insegnamento dagli errori e dai successi di questi paesi e rendere così più facile il proprio lavoro.
In secondo luogo perché la stessa borghesia - il nemico principale del movimento di liberazione - è divenuta un'altra, si è trasformata in modo molto profondo, è divenuta più reazionaria, ha perso i legami col popolo e, di conseguenza, si è indebolita. Si comprende che questo fatto deve rendere più facile l'azione dei partiti comunisti e dei partiti democratici.
Prima, la borghesia si permetteva di fare del liberalismo, difendeva le libertà democratico-borghesi e, in tal modo, si creava una popolarità. Oggi del liberalismo non è rimasta traccia: non vi è più « libertà individuale » e i diritti della persona sono riconosciuti solo a chi ha il capitale, mentre tutti gli altri cittadini sono considerati come grezzo materiale umano, buono soltanto per essere sfruttato.
Viene calpestato il principio dell'uguaglianza dei diritti degli uomini e delle nazioni: esso è sostituito dal principio dei pieni diritti solo per la minoranza degli sfruttatori e dalla mancanza di diritti per la maggioranza sfruttata dei cittadini.
La bandiera delle libertà democratico-borghesi la borghesia l'ha buttata a mare; io penso che tocca a voi, rappresentanti dei partiti comunisti e democratici, di risollevarla e portarla avanti, se volete raggruppare attorno a voi la maggioranza del popolo. Non vi è nessun altro che la possa levare in alto.
Prima, la borghesia era considerata la guida della nazione: essa difendeva i diritti e l'indipendenza della nazione e li poneva « al di sopra di tutto ». Ora non vi è più traccia del « principio nazionale », oggi la borghesia vende i diritti e l'indipendenza della nazione per dei dollari.
La bandiera della indipendenza nazionale e della sovranità nazionale è stata gettata a mare: non vi è dubbio che questa bandiera toccherà a voi di risollevarla e portarla in avanti, a voi rappresentanti dei partiti comunisti e democratici, se volete essere i patrioti del vostro paese, se volete essere la forza dirigente della nazione. Non vi è nessun altro che la possa levare in alto.
Tale è oggi la situazione.
Si comprende che tutte queste circostanze devono rendere più facile il lavoro dei partiti comunisti e democratici, che non sono ancora giunti al potere. Di conseguenza ci sono tutte le condizioni per prevedere il successo e la vittoria del partiti fratelli nei paesi dove domina ancora il capitalismo.
Viva i nostri partiti fratelli!
Lunga vita e salute ai dirigenti dei partiti fratelli!
Viva la pace fra i popoli!
Abbasso i fomentatori di guerra!


XXX - RISPOSTE A JAMES RESTON
Le risposte furono date al Reston, corrispondente diplomatico del New York Times, il 21 dicembre 1952.


Domanda. - Con l'avvicinarsi dell'anno nuovo, con l'inizio della nuova amministrazione negli Stati Uniti, è ancora vostro convincimento che l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e gli Stati Uniti possano vivere pacificamente negli anni venturi?
Risposta. - Continuo a credere che la guerra fra gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica non possa considerarsi inevitabile e che i nostri paesi possano continuare a vivere in pace.

Domanda. - Dove sono secondo il vostro giudizio le cause della presente tensione internazionale?
Risposta. - In ogni luogo e in ogni cosa, dove le azioni aggressive della politica della «guerra fredda », diretta contro I'Unione Sovietica, trovano la loro espressione.

Domanda. - Accogliereste favorevolmente trattative diplomatiche con i rappresentanti della nuova amministrazione Eisenhower per esaminare le possibilità di un incontro fra voi e il generale Eisenhower allo scopo di alleviare la tensione internazionale?
Risposta. - Considero favorevolmente una tale proposta.

Domanda. - Collaborereste a qualsiasi nuova iniziativa diplomatica intesa a porre termine alla guerra in Corea?
Risposta. - Consento a collaborare perchè l'U.R.S.S. è interessata a liquidare la guerra in Corea.


-FINE-


 
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view post Posted on 20/2/2012, 15:11

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