Gli ultimi discorsi di Zdanov a cui allude Molotov sono quelli sulla musica (alla quale sia Molotov che Zdanov erano interessati: il primo suonava violino, il secondo piano forte), quelli più criticati dai borghesi.
Qui se ne trova uno in inglese. Di questi discorsi è interessante la seguente citazione, che esprime il coronamento dell'analisi marxista delle correnti artistiche formalistiche iniziata da Lunaciarkij:
La pittura è una vostra sorella, una delle muse. Come ben sapete, le influenze borghesi sulla pittura sono state forti, ad un dato momento; senza alcuna interruzione esse si manifestavano sotto la bandiera della «sinistra», assumevano le etichette del futurismo, del cubismo, del modernismo; si intendeva "rovesciare" l’«accademismo marcio», si esaltava l'innovazione. Questa innovazione si esprimeva in storie da pazzi: si disegnava, per esempio, una donna con una testa e quaranta gambe, con un occhio rivolto da un lato, e l’altro al diavolo. Ma come è finito tutto ciò? Con il disastro completo della nuova tendenza. Il partito ha pienamente riconosciuto tutta la sua importanza all’eredita classica di Repin, di Brjullov, di Verescagin, di Vasnetsov, di Surikov. Abbiamo fatto bene a conservare i tesori della pittura classica e a sconfessare i liquidatori della pittura? Non avrebbe, forse, la sopravvivenza stessa di tali ‘scuole’ significato la liquidazione della stessa pittura? Ma come? Difendendo la tradizione classica in pittura, il Comitato centrale si sarebbe lasciato influenzare dal «tradizionalismo», dall' «epigonismo», ecc.? Ma questo discorso non sta in piedi...
(A. Zdanov,
Sur la litterature, la philosophie e la musique)
E' tratta da un discorso del gennaio 1948 ad un convegno di musicisti sovietici. Ha spesso dato luogo ad interpretazioni erronee sui motivi che spinsero il partito bolscevico a prediligere il realismo. I veri motivi di questa scelta sono spiegati in altri due discorsi di Zdanov: “Sulla letteratura” (il famoso
discorso al I Congresso degli Scrittori sovietici) e “Rapporto sulle riviste
Zviezdà e
Leningrad”. Quest'ultimo discorso fu pronunciato, secondo testimoni oculari (anticomunisti), senza essere stato scritto precedentemente, all'improvviso.
Zdanov ebbe inoltre il merito, come Stalin, di comprendere a fondo il principio dell'identità degli aspetti della contraddizione, a differenza di N.Ja.Marr e Lysenko. Il figlio di Zdanov fu, tra l'altro, uno dei maggiori critici di quest'ultimo.