Comunismo - Scintilla Rossa

Anniversario dalla Rivoluzione di Ottobre, 1917 - 2012

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view post Posted on 7/11/2009, 12:00

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Per ricordare la Rivoluzione di Ottobre voglio riportare un mio articolo già postato nella RPS alcuni mesi fa


La nostalgia dell'Aurora



Su un evento storico sul quale in realtà ci sarebbe moltissimo da dire voglio, invece, cercare di spiegare più che altro quale è la mia modestissima opinione sull’argomento.
Anzitutto ciò che mi fa riflettere è immaginare l’Incrociatore Aurora ormai come un gigante a riposo, un museo galleggiante, una delle principali mete turistiche di Leningrado (San Pietroburgo). Ancorato al molo di quella città che ormai sembra osservare con timidezza e distacco.
In un uno dei libri più famosi di Garcia Marquez ho letto una frase che poi ho trascritto in una piccola agendina dove conservo le citazioni che più mi sono piaciute nelle mie letture: “Le cose spesso hanno vita propria, si tratta solo di risvegliargli l’anima”; se per ipotesi riuscissimo a risvegliare l’anima dell’Incrociatore Aurora scopriremmo senza dubbio un velo di nostalgia per un passato da protagonista.
Le sue cannonate contro il Palazzo d’Inverno diedero il via alla Grande rivoluzione d’Ottobre.
La presa del Palazzo d’Inverno è rimasta, come la presa della Bastiglia nel 1789, un simbolo della rottura rivoluzionaria violenta con cui una classe sociale sfruttata prende il potere politico sotto la guida di un gruppo dirigente deciso a tutto. Fu la prima dopo quella francese di centotrent’anni prima a sconvolgere radicalmente i rapporti tra le classi sociali e come scrive Paolo Viola nel volume “Il Novecento” (testo di storia di contemporanea):
“E' un evento storico che comporta una vera e propria svolta che investe l’Europa e che scuote in modo particolare il mondo arretrato delle colonie suscitando il risveglio delle popolazioni assoggettate all’imperialismo europeo, da vita al primo Stato socialista della storia, nonché ad un movimento, quello comunista, di dimensioni planetarie, che diventerà uno dei grandi attori del XX secolo e che nel secondo dopoguerra guiderà la spinta alla decolonizzazione, cogliendo ovunque significative affermazioni (Cina, Cuba, Africa nera, Vietnam).”
E’ in questo contesto che la Rivoluzione d’Ottobre assume un valore universale, al tempo stesso ciò che avviene in Russia è anche la più clamorosa e consapevole rivolta contro la tragedia della Grande guerra, una guerra che aveva messo in ginocchio l’intero paese. Erano soprattutto i contadini, quasi tutti poverissimi, a soffrire per la fame e il freddo e ad appoggiare i progetti rivoluzionari della classe operaia.
Fatto importante è poi che la rivoluzione scoppia in un paese all'80% rurale, al contrario di quanto era stato teorizzato da Marx, non scoppia in un punto alto del capitalismo, ma in una realtà estremamente arretrata, dove l'industria moderna è da poco sorta.
La vittoria del bolscevichi è inimmaginabile senza il rilevante apporto dei contadini, affamati di terra e desiderosi di pace. (Il governo provvisorio infatti si rivelava incapace di far fronte alle esigenze elementari della popolazione, mentre i Soviet, con i loro slogan semplici ed efficaci, mostravano una via d'uscita basandosi sulla cessazione delle ostilità e la divisione delle terre). Come dichiarato al ritorno dall'esilio in Svizzera, nelle Tesi di Aprile del 1917 di Lenin le priorità dovevano essere: terra ai contadini, il potere subito ai consigli di fabbrica e pace immediata.
Naturalmente non si può poi trascurare la figura di Lenin: quindi non sono soltanto le condizioni sociali ed economiche in cui si trovava la Russia durante il terzo anno di guerra favorirono la rivoluzione, ma anche la presenza di Lenin, determinante alla guida del partito, senza il quale i bolscevichi difficilmente avrebbero trovato la forza di cogliere il momento di squilibrio e rottura di cui bisognava approfittare per impadronirsi del potere. E' proprio Antonio Gramsci a cogliere, in un articolo del 1918 ("La rivoluzione contro il capitale") e a percepire subito la novità della strategia leniniana di conquista del potere, che di discosta, in questo senso, dal marxismo.
Il dirigente politico e teorico marxista credeva proprio che fosse necessario forzare i tempi della storia istaurando immediatamente "la dittatura del proletariato": un'intuizione che si rivelerà azzeccata, visto l'esito della rivoluzione!


http://comunismo.forumfree.net/?t=39918810
 
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Rivoluzionario Spartachista
view post Posted on 7/11/2009, 12:09




92° ANNIVERSARIO DELLA GRANDE RIVOLUZIONE D’OTTOBRE



"Noi vogliamo trasformare il mondo. Vogliamo mettere fine alla guerra imperialista mondiale, nella quale sono coinvolte centinaia di milioni di uomini […] ed alla quale non si potrà mettere fine con una pace davvero democratica senza la più grandiosa rivoluzione che la storia dell'umanità conosce: la rivoluzione proletaria." (V.I. Lenin, aprile 1917).



La Grande Rivoluzione d’Ottobre risvegliò l'entusiasmo e la speranza tra i proletari ed i lavoratori del mondo, e suscitò anche uno smisurato odio delle classi capitaliste, della reazione, contro il partito bolscevico ed i suoi prestigiosi dirigenti. Fu una rivoluzione senza precedenti nella storia dell'umanità, una rivoluzione che "sconvolse il mondo”.

In Russia, la rivoluzione portò a termine la creazione non solo di uno Stato e di un governo differenti, ma anche di un'autentica civiltà, una forma di vita superiore (la socializzazione e collettivizzazione), un'organizzazione nazionale basata sull'uguaglianza e la libertà dei popoli, ed una fioritura culturale e scientifica che sbalordì il mondo.

L'URSS fu per decenni un fattore decisivo nella storia umana; riuscì a consolidare una ferra unità popolare che le permise di superare con successo le dure prove che dovette affrontare: la guerra civile, l'intervento imperialista, la collettivizzazione e l’industrializzazione, la guerra di sterminio e d’invasione perpetrata dalle orde hitleriane istigate dalle cosiddette democrazie occidentali; la spettacolare ricostruzione del paese nel dopoguerra, ecc.

Tra le molte esperienze e lezioni che ci offre la Rivoluzione d’Ottobre, dell'attività del primo Stato socialista della Storia, c’è la messa in pratica dell'internazionalismo proletario, sintetizzato nella famosa e risoluta parola d’ordine formulata nel Manifesto del Partito Comunista: "Proletari di tutti i paesi, unitevi!". Internazionalismo attivo, non parola vuota come quella dei socialdemocratici e di altri. Il Potere sovietico l'applicò in Russia in forma chiara e convincente, fece dell'impero zarista un'unione di Repubbliche con l'adesione volontaria dei popoli delle sue numerose nazionalità.

La stessa URSS ricevette quell’Internazionalismo nella sua lotta contro la coalizione imperialista, collegata coi kerenskisti, che nei primi mesi della Rivoluzione pretesero di soffocarla scatenando una crudele guerra civile. I marinai della flotta francese del Mar Nero che, sotto la guida del comunista Marty, si rifiutarono di attaccare l'URSS, sono una dimostrazione di tale internazionalismo il quale, come indica il suo nome unito alla parola proletario, deve regolare le relazioni tra i partiti fratelli, su un piano di uguaglianza, tenendo in conto lo sviluppo ineguale, tanto nelle questioni organizzative che in quelle politiche.

L'internazionalismo ha non solo manifestazioni congiunturali più o meno grandiose, come furono per esempio le Brigate Internazionali nella lotta contro il nazifascismo in Spagna, ma deve anche avere forme organizzative. Così lo intesero Marx, Engels, Lenin, Stalin e tutti i grandi rivoluzionari. A seguito alla Rivoluzione di Ottobre, Lenin ed i bolscevici organizzarono la III Internazionale, nella quale, tra le altre responsabilità, si stabilì la formazione di partiti bolscevichi, marxisti-leninisti diremmo oggi, in tutti i paesi. Questo è pure oggi un compito posto e che deve essere realizzato. La Conferenza Internazionale di Partiti ed Organizzazioni Marxisti-Leninisti, CIPOML, è un'espressione di questa necessità, ma è ancora lontana dall’essere una nuova Internazionale. L'internazionalismo proletario che difesero con ardore Lenin, Stalin, Dimitrov, ecc., è la solidarietà internazionale dei proletari del mondo e, proprio come fecero i bolscevichi, deve essere uno dei principi e delle componenti dei veri partiti marxisti-leninisti.

Allo stesso modo, seguendo l'esempio dei grandi dirigenti della costruzione del socialismo nell'URSS, affermiamo che la violenza rivoluzionaria è imprescindibile per abbattere la borghesia e le altre forze capitalistiche che agiscono contro il proletariato ed i popoli dal mondo. La violenza rivoluzionaria, a partire da una certa fase della lotta di classe, è inerente a questa. La violenza rivoluzionaria, la cui espressione più alta è la dittatura del proletariato, "l'organizzazione dell'avanguardia degli oppressi in classe dominante per schiacciare gli oppressori", è uno dei principi più denigrati dai socialdemocratici, dai revisionisti e dagli altri opportunisti. Krusciov, nell'infame XX Congresso, lanciò tutta una serie di calunnie ed attacchi contro Stalin, contro la violenza rivoluzionaria e la dittatura del proletariato. Stalin, il grande continuatore dell'opera di Lenin, portò a termine una ferrea lotta per l'applicazione di questo principio che si manterrà nella mente di tutti i comunisti. Noi difendiamo l'opera di Stalin e diciamo con Lenin:

“Marxista è soltanto colui che estende il riconoscimento della lotta delle classi sino al riconoscimento della dittatura del proletariato. In questo consiste la differenza più profonda tra il marxista e il banale piccolo-borghese (e anche il grande).”

Nel corso delle grandi realizzazioni del Potere Sovietico, delle sue vicissitudini e problematiche, venne fuori il colossale tradimento di Krusciov e dei suoi seguaci che, minando le fondamenta dello Stato socialista nell'URSS, scatenarono l'entusiasmo della borghesia e dei reazionari del mondo, tra i quali si dovrebbero includere i revisionisti moderni che, sia pur con differenti forme e manifestazioni, fanno parte dello stesso blocco opportunista ed antimarxista-leninista. La reazione profetizzò la fine delle idee comuniste, del ruolo decisivo del proletariato, della classe operaia, e pertanto, l'inutilità dei partiti comunisti.

I partiti ed organizzazioni membri della CIPOML sostengono ed affermano che il partito comunista è il motore indispensabile che dà coscienza, organizza e dirige al proletariato, come forza principale in alleanza coi contadini poveri, dove ci sono, e le classi popolari, nella sua lotta rivoluzionaria. Lo sviluppo dell'imperialismo, i grandi progressi nella tecnologia, le scoperte di ogni tipo che si sono verificate, non hanno annullato, né potevano farlo, la lotta di classe. Tutte le realizzazioni dell’epopea dell’Ottobre, diretta da Lenin e Stalin, continuano ad essere di attualità; la lotta di classe continua ad essere il motore della Storia, ed il partito comunista il principale propulsore, incaricato di far comprendere l'affermazione di Marx:

"Gli uomini non possono liberarsi che per la loro stessa azione, non per il capriccio di un mecenate o per la volontà di un dittatore illuminato."

La tesi sull'anello debole, cioè quello in cui le contraddizioni fondamentali sono più acutizzate, particolarmente quella che oppone il proletariato alla borghesia, è anch’essa di attualità e deve essere tenuta in conto tatticamente nella lotta internazionale dei comunisti. Tuttavia la rottura della catena imperialista nell’anello debole o negli anelli deboli, che produce il rovesciamento del capitalismo e l'instaurazione del socialismo, sarà possibile solo se la lotta è condotta da un autentico partito comunista, come ha dimostrato la Rivoluzione del 1917. La Russia era un anello debole del sistema capitalista, ma non era l'unico. Fu il partito comunista, sicuramente diretto, ad essere alla testa delle masse di operai, contadini e soldati, quelli che fecero saltare in pezzi quell'anello, quelli che conquistarono il Palazzo d’Inverno e presero tutto il Potere per i soviet: questa è un'altra delle grandi lezioni ed esperienze di quell'eroica impresa che si manterrà negli annali della rivoluzione orientandoci e stimolandoci.

Si può affermare che senza un partito marxista-leninista, temprato nella lotta e con una solida ideologia, con fermezza ed audacia organizzativa e dirigenti sperimentati che sappiano vedere più lontano ed avvantaggiarsi in occasione degli avvenimenti, senza questo Partito le masse popolari potranno ottenere successi momentanei, vittorie parziali, ma non potranno mai portare a termine la rivoluzione nel suo senso più profondo, poichè "solo un Partito diretto da una teoria di avanguardia può assolvere il compito di combattente di avanguardia."

Nel ricordare il 90° Anniversario della Gran Rivoluzione di Ottobre, diretta da Lenin, Stalin ed altri importanti dirigenti bolscevichi, la Conferenza Internazionale di Partiti ed Organizzazioni Marxisti-Leninisti, sottolinea ed enfatizza l'attualità e la validità del marxismo-leninismo per la classe operaia ed i popoli del mondo, di fronte alla schiera delle teorie pseudo marxiste, come l'anarchismo, la socialdemocrazia, l’eurocomunismo, il trotskismo, l’utopismo, ecc., fino a quelle che attualmente tentano di penetrare nella classe operaia e nei settori progressisti. Molte di queste teorie, aizzate dalla borghesia e dal suo esercito di intellettuali "critici", non sono altro che rattoppi di vecchie idee, mascherate da nuove, che sempre, in ogni momento, finiscono per fare il gioco della reazione; sono questi nuovi filosofi che non scoprono niente di nuovo, teoretici che teorizzano e disprezzano ed ignorano la forza dell'azione, della pratica; la loro analisi non serve per trarre conclusioni, ma teorizzano per spiegare conclusioni prestabilite. Sono quelli che affermano che il marxismo è sorpassato, che il leninismo si oppone al marxismo e che tirano fuori delle manica teorie che vanno "oltre il Capitale". Per noi il marxismo, sviluppato dagli enormi e geniali apporti di Lenin (il marxismo-leninismo), non solo è attuale, ma dalla sua corretta applicazione dipende il progresso delle forze proletarie, rivoluzionarie, il suo radicamento tra le masse popolari, l'impulso della lotta vitale per sconfiggere e sradicare il capitalismo, per aprire la via alla costruzione del socialismo. Accogliamo la già classica formula:

"Il marxismo-leninismo è la scienza relativa alle leggi della natura e della società, la scienza della rivoluzione delle masse oppresse e sfruttate […] È l'ideologia della classe operaia e del suo partito comunista."

È una scienza viva, in movimento; non è e non sarà mai, nelle mani dei comunisti, un catechismo, un dogma, bensì una guida per l'azione e l'analisi dialettica. Come evidenziava Lenin: "Senza teoria rivoluzionaria, non vi può essere movimento rivoluzionario." In conclusione, facciamo nostre le parole di Lenin:

"Al proletariato russo è spettato il grande onore di cominciare, ma non bisogna dimenticare che il suo movimento e la sua rivoluzione sono solamente una parte del movimento proletario rivoluzionario mondiale."

VIVA LA GRANDE RIVOLUZIONE D’OTTOBRE!

VIVA IL MARXISMO-LENINISMO!

VIVA L'INTERNAZIONALISMO PROLETARIO!
 
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view post Posted on 7/11/2009, 18:04
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Dovresti citare sempre la fonte, per cortesia.
 
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Aleksei
view post Posted on 7/11/2009, 21:45




Perché ricordiamo la Rivoluzione d’Ottobre

di Alexander Höbel

su L'ERNESTO del 06/11/2009


A 92 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, qualcuno potrebbe chiedersi (e chiederci) perché celebriamo ancora quell’evento. A parte il fatto che anche date come il 14 luglio 1789 continuano a essere giustamente ricordate e celebrate, il punto centrale è un altro; e cioè che continuiamo a pensare che quell’evento abbia cambiato la storia del mondo, e che i suoi insegnamenti – e in generale la lezione del leninismo – siano tuttora fondamentali.

Tanto per cominciare, non si ricorderà mai abbastanza il fatto che quella Rivoluzione nacque in opposizione al massacro della guerra imperialista – la I Guerra mondiale – che stava devastando il mondo, trasformò l’ennesimo macello prodotto dalle logiche del capitale in un’occasione di trasformazione sociale, e costituì la leva essenziale della dissociazione della Russia – ormai Russia dei soviet – da quella “inutile strage”, giungendo a una pace giusta e senza annessioni (anzi, con la perdita di rilevanti pezzi di territorio), con un gesto che valeva molto di più delle vuote invocazioni pacifiste di tante forze democratiche e socialiste, cui poi non corrispondevano scelte conseguenti. Gli altri decreti varati all’indomani della Rivoluzione – quelli sulla terra ai contadini, la nazionalizzazione dei grandi impianti, il potere dei soviet, il rispetto delle nazionalità e il criterio della libera adesione al nuovo Stato – costituirono le prime realizzazioni di quegli obiettivi che i bolscevichi avevano proclamato prima della presa del potere: anche in questo caso, una coerenza tra il dire e il fare, che accrebbe grandemente il consenso popolare.

In secondo luogo, la soluzione rivoluzionaria di quel conflitto consentì di porre all’ordine del giorno – e di rendere per la prima volta concreto, dopo il generoso tentativo della Comune di Parigi – l’obiettivo della costruzione di un sistema economico e sociale diverso, di un sistema socialista. Ciò implicava un primo tentativo di dar vita a un’economia non più regolata dalla legge del profitto e dalle stesse regole del mercato, che pure avevano una storia secolare, realizzando un’organizzazione economica e produttiva il cui criterio essenziale fosse quello del benessere collettivo anziché dell’arricchimento individuale, e al fondo quello del prevalere del valore d’uso di risorse e merci, anziché del loro valore di scambio, che in regime capitalistico porta alla “mercificazione di ogni cosa”, compresi ormai l’acqua, i semi da cui nascono i frutti, il corpo e il DNA. Questa trasformazione costituiva un’impresa enorme, di portata storica, che i bolscevichi dovettero affrontare senza poter contare, come speravano, nella contemporanea trasformazione socialista dei paesi europei più sviluppati (che avrebbe posto su basi strutturali più solide il processo di transizione al socialismo), in un paese arretrato, devastato dalla guerra e poi dalla guerra civile, invaso e poi accerchiato da eserciti stranieri; un paese in cui la grande maggioranza della popolazione era analfabeta e viveva e lavorava nelle zone rurali. In un paese del genere, e con strumenti di calcolo rozzi, lontani anni luce dai moderni computer e calcolatori, si sarebbe dovuta avviare un’economia pianificata, che consentisse una modernizzazione equa, uno sviluppo economico ma al tempo stesso sociale e civile – e l’esempio dei paesi capitalistici ci mostra come raramente questi elementi procedano assieme; e quello sviluppo ci sarà, sebbene con contraddizioni drammatiche, errori e costi umani pesanti.

Infine, quel nuovo sistema produttivo poneva il problema del superamento del lavoro alienato, non solo nel senso dell’espropriazione del lavoratore dal prodotto che ha realizzato, ma anche nel senso della scissione tra lavoro manuale e intellettuale, tra funzioni direttive ed esecutive; il tutto contando, nella migliore delle ipotesi, ossia nelle punte più avanzate delle città industriali, sulla catena di montaggio taylorista, uno strumento di produzione rigido che, come è stato rilevato, ben difficilmente poteva costituire la base di una liberazione del lavoro. E tuttavia anche qui si tentò, lasciando maggiore spazio al ruolo creativo e alle innovazioni dei lavoratori, a una loro funzione anche direttiva, e poi, in anni di maggiore sviluppo e benessere, allentando i ritmi di fabbrica in misura tale che la competizione economica internazionale intanto avviata coi paesi capitalistici non avrebbe perdonato.

Il tema della liberazione del lavoro rientra peraltro in un problema più generale, quello del superamento della scissione tra dirigenti e diretti, governanti e governati, e dunque al tema della democrazia – intesa etimologicamente come potere del popolo –, del potere e dei suoi meccanismi. Anche qui l’Ottobre è essenziale per il tentativo di superare la democrazia come delega, di andare al di là di una democrazia meramente rappresentativa e formale, per affermare un modello di democrazia diretta, sostanziale, basata sulla partecipazione costante dei lavoratori, su un loro effettivo potere di controllo e gestione, su funzioni di delega ben delimitate: il contrario, insomma, di quella delega in bianco, professionalizzazione della politica e quindi crisi della partecipazione e della stessa democrazia, che viviamo oggi nei paesi capitalistici; e invece qualcosa di simile a quello che si cerca di realizzare in esperienze come quelle del Venezuela bolivariano e di Cuba, e soprattutto punti essenziali della riflessione di Lenin, da Stato e rivoluzione agli ultimi scritti sull’“ispezione operaia e contadina” e sulla necessità di difendere e sviluppare questo modello, scongiurando il riproporsi dei vecchi sistemi.

Come si vede, sono tutti obiettivi di portata storica, che alludono a un vero e proprio salto di civiltà e a un processo anch’esso storico, come peraltro preconizzavano Marx ed Engels. La Rivoluzione d’Ottobre e l’esperienza complessa e articolata che ne seguì semplicemente non potevano risolvere da sole questi problemi, vincere da sole e in 74 anni queste sfide. E tuttavia esse hanno costituito un primo, gigantesco passo in questa direzione, hanno consentito l’ingresso nella storia – stavolta da protagonisti – dei popoli coloniali e dei paesi periferici e semiperiferici del sistema, avviando quello smantellamento del modello coloniale che sarebbe proseguito nel secondo dopoguerra; hanno costituito un input essenziale per l’affermarsi dei diritti sociali nell’agenda politica mondiale, favorendo con la loro stessa esistenza la costruzione di sistemi di Welfare anche in Occidente.

Ma soprattutto i problemi e gli obiettivi che quella Rivoluzione poneva sono oggi ancora più attuali di ieri: sono più necessari, poiché solo un sistema economico che sostituisca all’anarchia del mercato e alla produzione illimitata di merci la pianificazione razionale delle risorse e il loro uso sociale potrà salvare il Pianeta dalla crisi alimentare, dalla tragedia della fame e della sete, dalla catastrofe ecologica, dalle guerre per le risorse; e sono maggiormente possibili, perché lo sviluppo delle forze produttive, delle tecnologie informatiche, dei mezzi di comunicazione e degli strumenti di calcolo, e infine il passaggio stesso a un sistema produttivo più flessibile, pongono basi enormemente più avanzate per un’economia socialista. Dunque per chi come noi, marxisti e comunisti, crede nella storia e nelle sue possibilità, l’Ottobre è un esempio ancora vivo; è una tappa essenziale di quello che Domenico Losurdo definisce il lungo “processo di apprendimento” delle classi e dei popoli oppressi per emanciparsi e prendere nelle proprie mani la loro vita, scalzando le vecchie classi dirigenti e superando la vecchia società. Per questo nel nostro calendario il 7 Novembre sarà sempre segnato in rosso.

 
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view post Posted on 29/10/2010, 13:55

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da Accademia delle Scienze dell'URSS, Storia universale vol. VIII, Teti Editore, Milano, 1975


Capitolo I

La rivoluzione d’Ottobre,
svolta decisiva nella storia dell’umanità


Parte Prima
(1 di 3)



Il 25 ottobre (7 novembre) 1917 trionfò in Russia la grande Rivoluzione socialista d’Ottobre, che ha aperto una nuova era nella storia universale. Da quel momento il capitalismo ha cessato di essere l’unico e assoluto sistema economico-sociale. In una sesta parte della terra nasceva una nuova società, quella socialista.

La grande Rivoluzione socialista d’Ottobre fu il risultato obiettivo di tutto il precedente sviluppo della società umana. Le sue premesse materiali si andarono formando nel periodo del dominio del capitale monopolistico e dell’imperialismo, che Lenin definisce “la vigilia della rivoluzione sociale del proletariato”. (V. I. Lenin: “L’imperialismo, fase suprema del capitalismo”, Opere, vol. 22, pag. 196.). La guerra mondiale accelero a ritmi velocissimi il processo di maturazione della rivoluzione socialista, avviando la crisi generale del capitalismo.

La rivoluzione socialista ha vinto per la prima volta in Russia, l’anello più debole del sistema imperialistico mondiale, dove il capitalismo monopolistico conviveva con residui di rapporti feudali, rendendo particolarmente aspri l’oppressione e lo sfruttamento.

In Russia, nel corso delle lotte di classe, si era formata una potente forza sociale capace di abbattere il capitalismo, d’instaurare la dittatura del proletariato e di costruire una società socialista. La classe operaia russa, sotto la guida del partito bolscevico, seppe trascinare i contadini poveri con sé, nella lotta vittoriosa per la liberazione dal giogo sociale e nazionale e per la costruzione di una società comunista.

La classe operaia dei paesi capitalisti più sviluppati, egemonizzata dalla socialdemocrazia, sembrava lontana dal prendere iniziative rivoluzionarie.
Ma la Rivoluzione d’Ottobre, rivoluzione a carattere internazionale ancora prima che nazionale, avrebbe ben presto dato l’esempio al proletariato degli altri paesi che, traducendone gli insegnamenti nell’esperienza nazionale, avrebbero dato il loro contributo alla rivoluzione mondiale e alla difesa del primo Stato socialista.

La Russia alla vigilia della rivoluzione socialista



LA CRISI NAZIONALE GENERALE

La rivoluzione democratico-borghese del febbraio 1917, che aveva abbattuto l’autocrazia, rese possibile il passaggio della Russia alla rivoluzione socialista. Le crisi politiche di aprile, giugno, luglio e il tentativo sedizioso di Kornilov furono gli avvenimenti più importanti del periodo che va dal febbraio all’ottobre e costituirono le tappe della crisi generale del paese. La rivoluzione si andava sviluppando impetuosamente. Il partito bolscevico, con a capo Lenin, agì come suo portabandiera.

Nel corso della lotta i bolscevichi unirono le più larghe masse, formarono l’esercito politico della rivoluzione, rafforzarono l’unità della classe operaia con i contadini poveri: forza sociale determinante nella lotta per la vittoria della rivoluzione socialista. In Russia il processo di trasformazione della rivoluzione democratico-borghese in rivoluzione socialista ebbe, nel corso del suo sviluppo, due periodi fondamentali: fino alla crisi di luglio il partito bolscevico sostenne il corso dello sviluppo pacifico della rivoluzione; poi si preparò ad abbattere il potere della borghesia e dei proprietari fondiari per mezzo dell’insurrezione armata.

Lo sviluppo pacifico della rivoluzione fu interrotto a causa del tradimento degli opportunisti, menscevichi e socialrivoluzionari, che consegnarono volontariamente il potere alla borghesia imperialista e si macchiarono nel luglio del 1917 del sangue di operai e soldati. Il VI congresso del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (Bolscevico) orientò il partito verso la preparazione dell’insurrezione armata e chiamò le masse a prepararsi a impadronirsi del potere statale “per utilizzarlo a fini di pace e per la riorganizzazione socialista della società”. Le contraddizioni politiche ed economico-sociali, che si erano via via approfondite nel paese, accelerarono il processo di maturazione della crisi rivoluzionaria. Le masse popolari russe, con la classe operaia alla testa. furono portate, da tutto il corso dello sviluppo sociale, nell’ottobre 1917, alla rivoluzione socialista come unico mezzo di salvezza da una catastrofe nazionale e di liberazione dei lavoratori dall’oppressione sociale e nazionale.

Il governo provvisorio non aveva soddisfatto nessuna delle rivendicazioni popolari; non aveva dato al popolo né la pace, né la terra, né il parte. Nella sua politica economica esso era guidato dagli interessi del capitale monopolistico. I profitti delle banche, soprattutto della Banca Internazionale Riunita di Pietrogrado, della Banca di Sconto e della Banca Commerciale di Mosca. raggiunsero livelli favolosi. Uguali guadagni si dividevano i grossi monopoli, come il “Prodamet” e altri. Il governo provvisorio, aderendo alle loro richieste, concedeva sussidi finanziari e sanzionava docilmente l’aumento continuo dei prezzi dell’oro. Il potere borghese, d’altra parte, nulla faceva per combattere lo sfacelo in cui versava l’economia del paese e per migliorare le condizioni di vita delle masse lavoratrici.

L’industria versava in condizioni catastrofiche. La sua produzione globale, rispetto al 1916, era diminuita di quasi la metà. Dal marzo all’agosto 1917 cessarono la loro attività, per cause diverse, 568 imprese, molte delle quali a causa di serrate, adottate come rappresaglia contro gli operai rivoluzionari. Negli Urali chiusero sino al 50% delle imprese, né diversa era la situazione nel Donbass e in alcuni altri centri industriali del paese.

Il governo provvisorio incoraggiava il sabotaggio degli imprenditori. Nel settembre 1917 fu deciso di chiudere altre imprese a Charkov e nel bacino del Donez, e nell’ottobre a Mosca. Gli organi governativi definivano demagogicamente questa politica economica come “regolamentazione della produzione”, ma, in effetti, concedevano piena libertà d’azione ai capitalisti. In tal modo però si minacciava una completa bancarotta finanziaria nel paese. L’emissione di cartamoneta e l’apertura di nuovi prestiti dovevano rappresentare le fonti di copertura per le spese militari, continuamente crescenti. Dal 1° luglio 1914 al marzo 1917 la circolazione di cartamoneta salì da 1.600 a 9.500 milioni di rubli; in novembre toccava i 22 miliardi 400 milioni. L’indebitamento statale raggiungeva la colossale cifra di 50 miliardi di rubli, dei quali circa 16 erano per debiti contratti all’estero.

Cresceva costantemente la dipendenza economica della Russia nei confronti delle potenze imperialistiche dell’Occidente, che avevano trasformato il governo provvisorio in un loro servile commesso. La conferenza dei “circoli d’affari”, tenutasi nell’estate 1917 presso il Ministero del Commercio e dell’Industria, prese la decisione di dare in concessione al capitale americano le miniere di minerali ferrosi degli Urali, il bacino carbonifero di Mosca. le miniere aurifere degli Altai, il petrolio e il carbone dell’isola di Sahalin e le miniere di rame del Caucaso. Le condizioni di concessione erano, per la Russia, semplicemente catastrofiche. Approvando questa decisione, il presidente della conferenza speciale per la difesa, P. Palcinskij, ebbe a dire che l’attrazione di capitale americano era per la Russia “questione di saggezza statale e di necessità”.

La guerra, lo sfacelo economico e la fame si abbattevano con tutta la loro gravità sui lavoratori e in primo luogo sulla classe operaia. Il salario reale degli operai era sceso nel 1917 al 57,4% rispetto al 1913. I principali generi alimentari, durante gli anni della guerra, erano rincarati a Mosca di 9,5 volte e i generi di largo consumo di ben 12 volte.

La continuazione della guerra imperialistica e l’attività antipopolare del governo provvisorio accrebbero l’odio dei lavoratori. Verso l’autunno del 1917 la crisi del paese investì tutte le sfere dei rapporti economici e politici e trovò la sua espressione prima di tutto nello sviluppo dell’attività rivoluzionaria creativa delle masse popolari, che si rifiutavano di vivere alla vecchia maniera e decisamente rivendicavano trasformazioni rivoluzionarie del regime sociale.

Lo sviluppo della rivoluzione unì le masse popolari sempre più strettamente attorno al partito bolscevico, guidato da Lenin. Esso accrebbe la sua influenza nei sindacati, nei comitati di fabbrica e nelle altre organizzazioni della classe operaia. I sindacati organizzavano oltre 2 milioni di operai e impiegati. I comitati di fabbrica, nell’autunno del 1917, sulla base di dati non completi, erano presenti in 34 grandi città. Nelle loro elezioni, che si tennero in ottobre, i bolscevichi ottennero una grande vittoria. Nel comitato di fabbrica della officina di tubi di Pietrogrado, per esempio, i bolscevichi conquistarono 23 seggi su 33.

Il movimento degli scioperi acquistava un chiaro e manifesto carattere politico, con parole d’ordine bolsceviche. Lo sciopero dei tipografi, iniziatosi nella prima metà di settembre, si diffuse presto in tutto il paese. Nello stesso tempo lo sciopero generale dei ferrovieri costrinse il governo a fare alcune concessioni. Lo sciopero degli addetti all’industria del petrolio di Baku si concluse con una grande vittoria degli operai, che costrinsero gli imprenditori a sottoscrivere un contratto collettivo di lavoro. Dappertutto gli operai lottavano contro i tentativi della borghesia di fermare il lavoro delle fabbriche e ponevano con forza il problema del controllo sulla produzione e sulla distribuzione. Centomila persone parteciparono allo sciopero di protesta contro le serrate in massa negli Urali.

Gli scioperi erano accompagnati dalla instaurazione del controllo operaio in molte fabbriche degli Urali, di Pietrogrado, di Mosca, del Donbass, di Charkov, di Nižnij Novgorod. della regione tessile di Ivanovo-Kinešima eccetera. Il movimento operaio nel suo sviluppo approdò alla instaurazione della dittatura del proletariato nella forma dei soviet.

La classe operaia riuscì a conquistare alla sua causa la gran massa dei contadini poveri, i quali si convinsero, sulla base dell’esperienza, della necessità di allearsi al proletariato, perché i partiti dominanti dei cadetti, dei menscevichi e dei socialrivoluzionari non volevano risolvere la questione della terra nell’interesse del popolo. Una potente ondata di manifestazioni contadine investì, nell’autunno 1917, il 91,2% di tutti i distretti della Russia. In base a dati ufficiali governativi, nel maggio si ebbero 152 casi di occupazione delle terre e delle tenute dei proprietari fondiari, 440 in agosto e 958 in settembre. Dato che i contadini rappresentavano la stragrande maggioranza della popolazione attiva, questo manifestazioni erano il sintomo più evidente della crisi generale che investiva il paese.

Il rafforzamento dell’influenza dei bolscevichi nell’esercito concorse enormemente al successo dell’imminente rivoluzione socialista. Particolarmente forte era l’influenza bolscevica nelle guarnigioni dei grossi centri industriali, tra i marinai della flotta del Baltico e i soldati dei fronti settentrionale e occidentale. Lo spirito rivoluzionario crebbe rapidamente anche tra i soldati degli altri fronti. Il 1° (14) ottobre 1917 il giornale “Soldat” scriveva: “L’appello ‘Tutto il potere ai soviet!’ si diffonde irresistibilmente per tutto il fronte, dall’estremo sud all’estremo nord; non vi è quasi nessuna rivoluzione che non lo riporti”.

In questo periodo si modificò anche il carattere del movimento di liberazione nazionale. Le masse popolari delle nazioni oppresse si raggruppavano sempre più attivamente attorno alla bandiera internazionalista della classe operaia. E poiché più della metà della popolazione della Russia era composta dai popoli oppressi delle diverse nazionalità, il fatto acquistava un’importanza eccezionale.

Il processo di penetrazione dello spirito rivoluzionario nelle masse popolari trovò la sua chiara espressione nella bolscevizzazione dei soviet. Gli operai delle fabbriche e delle officine sostituivano i delegati socialrivoluzionari e menscevichi con delegati bolscevichi: avvenne così, per esempio, a Pietrogrado, in nove grosse fabbriche dei rioni Moskovskij e Narvskij, al cantiere navale dell’Ammiragliato, alle officine Skorochod ecc. Seguendo l’esempio delle risoluzioni prese dai soviet di Pietrogrado e di Mosca sul passaggio del potere ai soviet, in settembre centinaia di consigli locali si dichiararono per il passaggio di tutto il potere nelle mani degli operai e dei contadini.

La crisi era ormai manifesta anche nel campo della controrivoluzione borghese-latifondista, in preda alla confusione e alla discordia. La coalizione governativa dei partiti borghesi e opportunisti dimostrava chiaramente il suo carattere antipopolare. Il presidente del Consiglio dei ministri del governo provvisorio, A. F. Kerenskij, che dopo la repressione della rivolta di Kornilov occupava anche la carica di comandante supremo, si smascherò agli occhi del popolo come difensore della borghesia russa e straniera, come meschino, presuntuoso aspirante ad avventure di tipo bonapartista.

Anche altri membri del governo di coalizione, e con essi i ministri socialisti V. M. Černov e M. I. Skobelev, si rivelarono difensori aperti della borghesia imperialista. Nei partiti menscevico e social-rivoluzionario aumentò il dissenso e si rafforzarono nuclei di opposizione alla politica dei gruppi dirigenti. I socialrivoluzionari di sinistra, sotto la pressione delle masse rivoluzionarie contadine, formarono una organizzazione autonoma. Tra i menscevichi si formò il gruppo di opposizione degli internazionalisti.

Anche la situazione internazionale favorì il successo della lotta della classe operaia russa per la rivoluzione socialista. La guerra mondiale divideva e indeboliva le maggiori potenze imperialiste. Fra le masse popolari dei paesi in guerra: in Germania, in Austria-Ungheria, in Francia, in Italia, nei Balcani si rafforzava lo spirito pacifista. In alcuni di questi paesi, sotto l’influenza degli avvenimenti rivoluzionari russi, andava maturando una situazione rivoluzionaria. S’allargava il movimento di liberazione nazionale nei paesi coloniali e semicoloniali. Nel settembre 1917, sulla base di una profonda analisi della situazione interna e internazionale, Lenin rilevò la presenza di una crisi nazionale generale: “La crisi è matura”. (V. I. Lenin: “La crisi è matura”, Opere, vol. 26 pag. 69.)

In risposta alla generale indignazione, il governo Kerenskij prese misure per sbarrare il passo all’avanzata rivoluzionaria. Concentrò nella capitale i reparti cosacchi per sostituire la guarnigione rivoluzionaria di Pietrogrado e varò una riorganizzazione dell’esercito per isolare i reggimenti che simpatizzavano per i bolscevichi. Il comando supremo e il governo preparavano un nuovo complotto controrivoluzionario di tipo kornilovista.

I socialrivoluzionari e i menscevichi cercarono di contrapporre ai soviet, nei quali avevano perso la maggioranza, la cosiddetta “Conferenza democratica” e il “Consiglio provvisorio della repubblica” (il pre-Parlamento). Gli atti demagogici del governo Kerenskij (la proclamazione della repubblica, lo scioglimento della IV Duma) avevano lo scopo di mascherare il complotto controrivoluzionario: il governo era intenzionato a cedere Pietrogrado ai tedeschi per avere l’opportunità d’infliggere una sconfitta al movimento rivoluzionario. I controrivoluzionari aprirono contro i bolscevichi una nuova campagna di menzogne e di insinuazioni. La potente ascesa rivoluzionaria delle masse popolari da una parte e la contemporanea offensiva delle forze controrivoluzionarie dall’altra obbligarono il partito bolscevico, in vista della salvezza del popolo e del paese, ad accelerare al massimo la preparazione dell’insurrezione armata.

LA PREPARAZIONE DELL’INSURREZIONE ARMATA

Lenin, dopo i fatti di luglio a Pietrogrado, si trovava nella più completa clandestinità per sfuggire alle persecuzioni del governo provvisorio. Egli visse in tali condizioni in Finlandia nel settembre del 1917. Nelle sue lettere indirizzate al Comitato Centrale e ai comitati di partito di Pietrogrado e di Mosca, ai membri bolscevichi dei soviet di Pietrogrado e di Mosca, alla conferenza cittadina di Pietrogrado, ai partecipanti del congresso regionale dei soviet della regione settentrionale, Lenin svolse una completa argomentazione sulla necessità storica dell’insurrezione armata e dimostrò che essa era dettata tanto dalle condizioni interne quanto da quelle internazionali, che portavano allo sviluppo della rivoluzione russa.

Il passaggio del potere al proletariato, capeggiato dal partito bolscevico, corrispondeva agli interessi vitali dei popoli della Russia e di tutta l’umanità progressiva. “I bolscevichi possono e debbono prendere il potere”, questa era la conclusione sulla quale insisteva Lenin. Nella lettera del 13-14 (26-27) settembre al Comitato Centrale del partito bolscevico, “Il marxismo e l’insurrezione” egli scriveva: “Per riuscire, l’insurrezione deve fondarsi non su di un complotto, non su di un partito, ma sulla classe d’avanguardia. Questo in primo luogo. L’insurrezione deve fondarsi sullo slancio rivoluzionario del popolo. Questo in secondo luogo. L’insurrezione deve saper cogliere quel punto critico nella storia della rivoluzione in ascesa, che è il momento in cui l’attività delle schiere più avanzate del popolo è massima e più forti sono le esitazioni nelle file dei nemici e nelle file degli amici deboli, equivoci e indecisi della rivoluzione. Questo in terzo luogo”. (V. I. Lenin: “Il marxismo e l’insurrezione”, Opere, vol. 26, pagg. 12-13.)

Tutte queste condizioni erano allora presenti in Russia. “Dalla nostra parte - scrive ancora Lenin - è la maggioranza della classe che è l’avanguardia della rivoluzione, l’avanguardia del popolo, capace di trascinare le masse. Dalla nostra parte è la maggioranza del popolo... La nostra vittoria è certa...”. (V. I. Lenin: “Il marxismo e l’insurrezione”, Opere, vol. 26, pag. 14.). Lenin riteneva particolarmente importante per la vittoria dell’insurrezione avere nel momento decisivo e nei punti decisivi un rapporto di forze nettamente favorevole. Ciò riguardava in primo luogo Pietrogrado e Mosca, i vicini fronti settentrionale e occidentale, la flotta del Baltico.

Nella lettera “Il marxismo e l’insurrezione” vengono pure indicate proposte concrete sulle misure per preparare l’insurrezione: la necessità di organizzare uno Stato Maggiore dell’insurrezione, di mobilitare la Guardia Rossa e la guarnigione rivoluzionaria della capitale, di prepararsi a occupare i più importanti punti della città: il telefono, il telegrafo, le stazioni, gli edifici governativi, di arrestare nei giorno e nell’ora stabiliti il governo e i membri del Quartier generale militare.

Nelle lettere al Comitato Centrale V. I. Lenin avvertiva che prolungando la preparazione dell’’insurrezione si rischiava di compromettere l’esito della rivoluzione stessa e che “ogni ritardo equivale[va] alla morte”. (V. I. Lenin: “Lettera ai compagni bolscevichi, delegati alla conferenza ragionale dei soviet del nord”, Opere, vol. 26, pag. 168.). Il 7 (20) ottobre Lenin ritornò dalla Finlandia illegalmente a Pietrogrado. Il giorno seguente scrisse l’articolo “Consigli di un assente”, nei quale indicava nuovamente le tesi fondamentali della dottrina marxista sull’insurrezione armata:

“1) Non giocare mai con l’insurrezione, ma, quando la si inizia, saper fermamente che bisogna andare sino in fondo.
2) È necessario raccogliere nel punto decisivo, nel momento decisivo, forze molto superiori a quelle dell’avversario, perché altrimenti questo, meglio preparato e meglio organizzato, annienterà gli insorti.
3) Una volta iniziata l’insurrezione, bisogna agire con la più grande decisione e passare assolutamente, a qualunque costo, all’offensiva: la difensiva è la morte della insurrezione armata.
4) Bisogna sforzarsi di prendere il nemico alla sprovvista, di cogliere il momento in cui le sue truppe sono disperse.
5) Bisogna riportare ogni giorno (si potrebbe dire anche ‘ ogni ora ’ se si tratta di una solo città) dei successi, sia pure di poca entità, conservando ad ogni costo la ‘ superiorità morale ’” (V. I. Lenin: “Consigli di un assente”, Opere, vol. 26, pag. 166.)

Il 10 (23) ottobre si tenne una riunione del Comitato Centrale del partito. Presentando un rapporto sulla situazione del momento, Lenin indicò che le condizioni politiche per una vittoriosa insurrezione armata erano pienamente maturate e rilevò la necessità di dedicare particolare attenzione al lato tecnico-militare della questione, alla scelta del momento per assestare al nemico il colpo decisivo.

Il Comitato Centrale adottò la risoluzione proposta da Lenin, nella quale era contenuta una analisi della situazione interna e internazionale e venivano precisati i compiti del partito nella lotta per la vittoria della rivoluzione socialista.

“Il Comitato Centrale - si diceva nella risoluzione - riconosce che tanto la situazione internazionale della rivoluzione russa (l’ammutinamento della flotta in Germania, come più alta manifestazione dello sviluppo, in tutta Europa, della rivoluzione socialista mondiale, nonché la minaccia di una pace separata da parte degli imperialisti allo scopo di soffocare la rivoluzione in Russia), quanto la situazione militare (l’incontestabile decisione della borghesia russa e di Kerenskij e consorti di consegnare Pietrogrado ai tedeschi), come pure la conquista della maggioranza nei soviet da parte del partito proletario - connesso tutto ciò con l’insurrezione contadina e con l’orientamento della fiducia del popolo verso il partito bolscevico (elezioni a Mosca), e infine l’evidente preparazione di una seconda avventura alla ‘Kornilov’ (allontanamento delle truppe da Pietrogrado, invio di cosacchi a Pietrogrado, accerchiamento di Minsk da parte dei cosacchi eccetera) mettono all’ordine del giorno l’insurrezione armata. Riconoscendo in tal modo che l’insurrezione armata è inevitabile e completamente matura, il Comitato Centrale invita tutte le organizzazioni del partito a orientarsi sulla base di questa constatazione e a discutere e risolvere da questo punto di vista tutte le questioni pratiche” (V. I. LENIN: “Risoluzione approvata dal Comitato Centrale del POSDR nella seduta del 10 (23) ottobre 1917”, Opere, vol. 26. pag. 176.)

Contro la risoluzione leninista si schierarono solamente Kamenev e Zinov’ev. In sostanza, nei loro interventi essi approdavano alle posizioni mensceviche di difesa della repubblica borghese. Era un tradimento della rivoluzione. La loro posizione capitolarda rappresentava la diretta conseguenza di tutti i loro ondeggiamenti opportunistici. Il Comitato Centrale con 10 voti contro 2 adottò la risoluzione proposta da Lenin, che divenne la direttiva del partito per preparare senza indugi l’insurrezione armata.

In concordanza con la decisione del Comitato Centrale del partito bolscevico, fu creato presso il soviet di Pietrogrado il Comitato militare rivoluzionario, organismo di lotta e centro legale di preparazione e direzione dell’insurrezione. Come aveva indicato Lenin in una lettera a N. I. Podvojskij, V. A. Antonov-Ovseenko, V. I. Nevskij, il Comitato militare rivoluzionario doveva diventare l’organismo, al di fuori del partito e con pieni poteri, dell’insurrezione, “legato con gli strati più larghi degli operai e dei soldati... Il punto essenziale era la vittoria della insurrezione e questo era l’unico obiettivo del Comitato militare rivoluzionario”. (Pubblicata in “Kommunist”, gennaio 1957, n. 1, pagina 37.). Esso fu composto da rappresentanti del Comitato Centrale e del comitato di Pietrogrado del partito bolscevico, della organizzazione militare presso il Comitato Centrale del partito, del presidium del Comitato Esecutivo e della sezione soldati del soviet di Pietrogrado, del comitato regionale finlandese dei soviet, dei sindacati, dei comitati di fabbrica, delle unioni sindacali dei ferrovieri e dei postelegrafonici e di altre organizzazioni.

Tutta l’attività del Comitato militare rivoluzionario era diretta dal Comitato Centrale, con alla testa Lenin. Tra i suoi membri vi erano, fra altri. A. S. Bubnov, F. E. Dzeržinskij, J. M. Sverdlov, J. V. Stalin, M. S. Urickij del Comitato Centrale del partito bolscevico; G. I. Bokij e M. J. Lacis del comitato di Pietrogrado; V. A. Antonov-Ovseenko, K. S. Eremeev, N. V. Krylenko, K. A. Mechonošin, V. I. Nevskij, N. I. Podvojskij, A. D. Sadovskij, G. I. Čudnovskij della organizzazione militare; P. E. Dybenko del centro del Baltico; I. P. Flerovskij del soviet di Kronstadt; P. E. Lazimir per i social-rivoluzionari di sinistra.

Sull’esempio del Comitato militare rivoluzionario di Pietrogrado altri ne sorsero in diversi centri. Essi si appoggiavano sui soviet nelle retrovie e sui comitati dei soldati al fronte, sulle guarnigioni rivoluzionarie e sulla Guardia Rossa. Gli operai di Pietrogrado e di altre città si dedicavano con entusiasmo all’istruzione militare nelle file della Guardia Rossa. Al momento dell’insurrezione la Guardia Rossa aveva preparato più di 20 mila operai armati a Pietrogrado, 12 mila a Mosca, 5 mila a Kiev, 3.500 a Charkov, 2.600 a Saratov, più di mille a Nižnij Novgorod; complessivamente in 62 città dell’intero paese (sulla base di dati incompleti) si contavano al3’incirca 200 mila membri della Guardia Rossa. Questo esercito armato della classe operaia aveva alla base la volontà e l’appoggio di tutto il popolo lavoratore, che dava ai rivoluzionari una forza insuperabile.

La linea del Comitato Centrale di portare avanti l’insurrezione armata, riscosse il consenso di tutto il partito: l’11 (24) ottobre la III conferenza cittadina dei bolscevichi di Pietrogrado, che rappresentava 50 mila membri del partito, approvò la risoluzione leninista sull’insurrezione. Negli stessi giorni una identica decisione venne presa dalla conferenza di partito di Mosca e dal comitato regionale bolscevico moscovita che dirigeva il partito in 13 province della Russia centrale. Tutte le conferenze di partito che si svolsero nel mese di ottobre posero all’ordine del giorno la preparazione e la mobilitazione di tutte le forze e di tutti i mezzi nella lotta per la rivoluzione socialista. Oltre alla piena approvazione della decisione del Comitato Centrale sulla insurrezione armata, tutte le risoluzioni parlavano della decisa volontà di tutti i comunisti di giungere alla vittoria della rivoluzione socialista.

Così, per esempio, nella risoluzione della conferenza straordinaria di partito della Lettonia si diceva: “La conferenza ritiene che è giunto il momento dell’ultima, decisiva battaglia, il momento in cui si decide il destino non solo della rivoluzione russa, ma della rivoluzione mondiale... Preparandosi alle imminenti battaglie, il proletariato della Lettonia si pone il compito di mantenere una stretta unità con gli operai rivoluzionari di Pietrogrado e di Mosca e di sostenere con ogni forza e con ogni mezzo la lotta del proletariato russo nella conquista del potere statale”.

I bolscevichi lettoni assicurarono il Comitato Centrale che i reggimenti lettoni erano pronti a intervenire assieme al proletariato e alla guarnigione di Pietrogrado nella lotta per il potere dei soviet. In tutto il paese, contemporaneamente alle conferenze di partito, ebbero luogo i congressi dei soviet locali, nei quali vennero eletti i delegati al II congresso panrusso dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati. I congressi dimostrarono che i bolscevichi avevano ottenuto successi decisivi nella lotta per la conquista delle masse. Nella maggioranza dei casi ai delegati al congresso panrusso veniva affidato il mandato di esigere il passaggio di tutto il potere ai soviet.

In un clima di crescente ardore rivoluzionario, il 16 (29) ottobre si tenne una seduta allargata del Comitato Centrale del partite bolscevico. A questa riunione, oltre ai membri del Comitato Centrale, parteciparono i rappresentanti del comitato di Pietrogrado, della organizzazione militare, del soviet di Pietrogrado, dei sindacati e dei comitati di fabbrica. Lenin presentò un rapporto sulla situazione politica del paese. Rendendo pubblica la risoluzione del Comitato Centrale del 10 (23) ottobre, egli dichiaro: “La situazione è chiara: o la dittatura kornilovista o la dittatura del proletariato con gli strati poveri dei contadini... Dall’analisi politica della lotta di classe in Russia e in Europa deriva la necessità di una politica estremamente decisa e attiva, che può essere soltanto l’insurrezione armata”. (V. I. Lenin: “Seduta del Comitato Centrale del POSDR del 16 (29) ottobre 1917”, Opere. vol. 26, pagg. 177-178.)

J. M. Sverdlov informò sulla preparazione della insurrezione nei vari centri. Egli rilevò il notevole aumento numerico del partito, che contava in quel periodo non meno di 400 mila iscritti, la sue vasta influenza nelle città, nelle campagne, nell’esercito e nella flotta. I rappresentanti del comitato di Pietrogrado, dell’organizzazione militare e delle organizzazioni operaie dichiararono che gli operai e i soldati della guarnigione appoggiavano i bolscevichi. Il membro del Comitato militare rivoluzionario e della organizzazione militare N. V. Krylenko comunicò, nel suo intervento, che i “reggimenti sono tutti con noi, senza eccezioni”.

Tutto ciò veniva a confermare pienamente la conclusione di Lenin che le condizioni per una insurrezione vittoriosa erano mature. Kamenev e Zinov’ev intervennero mantenendosi sulle loro posizioni opportunistiche, ma ricevettero una decisa risposta. Stalin, Sverdlov, Kalinin, Dzeržinskij e altri sostennero che si doveva passare all’insurrezione.

La seduta allargata del Comitato Centrale approvò la risoluzione di Lenin che diceva: “L’assemblea approva pienamente e sostiene completamente la risoluzione del Comitato Centrale, invita tutte le organizzazioni, tutti gli operai e i soldati a preparare in tutti gli aspetti e con tutte le forze l’insurrezione armata, ad appoggiare il centro creato a questo fine dal Comitato Centrale, ed esprime la piena fiducia che il Comitato Centrale e il soviet indicheranno tempestivamente il momento favorevole e i metodi più opportuni per l’offensiva”. (V. I. Lenin: “Seduta del Comitato Centrale del POSDR del 16 (29) ottobre 1917”, Opere. vol. 26, pag. 179.)

Il Comitato Centrale organizzò un centro militare rivoluzionario così composto: Bubnov, Dzeržinskij, Sverdlov, Stalin e Urickij. Questo centro di partito fu incorporato nel Comitato militare rivoluzionario del soviet di Pietrogrado e ne divenne il nucleo dirigente. Sconfitti nel Comitato Centrale, Kamenev e Zinov’ev compirono un inaudito tradimento. Il 18 (31) ottobre il giornale menscevico “Novaja Zizn” pubblicò un’intervista a Kamenev nella quale egli, a nome suo e di Zinov’ev, dichiarava di non concordare con la risoluzione del Comitato Centrale sulla insurrezione armata, svelando in tal modo ai nemici della rivoluzione la decisione segreta di preparare la insurrezione nei giorni seguenti.

Lenin, profondamente indignato, definì il gesto di Kamenev e Zinov’ev “scandaloso crumiraggio”. Il Comitato Centrale, nella seduta del 20 ottobre (2 novembre), dopo aver preso in esame una lettera di Lenin su questa questione, condannò il tradimento di Kamenev e Zinov’ev e pretese che i due cessassero la loro attività disorganizzatrice, imponendo loro di non fare dichiarazioni contro le decisioni del Comitato Centrale e la linea di lavoro da esso stabilita.

Lenin diresse personalmente tutta la preparazione della rivoluzione proletaria. “Interamente, senza risparmio - ricorderà in seguito la Krupskaja - Lenin visse questo ultimo mese con il pensiero all’insurrezione, pensava solo a questo trasmettendo ai compagni questo suo spirito, questa sua ferma fiducia”. Egli dava le direttive ai membri del Comitato militare rivoluzionario, precisandone il piano di azione; controllava se tutto era stato fatto per garantire ll successo dell’insurrezione. Come racconta nelle sue memorie il presidente del Comitato militare rivoluzionario N. I. Podvojskij, Lenin sottolineava che “...l’insurrezione è la forma di lotta più acuta; è una grande arte... I dirigenti che non conoscono la tattica della battaglia di strada perderanno l’insurrezione!”. In una lettera a Sverdlov, egli scriveva: “Attaccate con tutte le forze e vinceremo in pochi giorni”.

Il Comitato Centrale del partito bolscevico inviava propri rappresentanti in tutto il paese, aiutava con consigli e indicazioni i sindacati, i comitati di fabbrica e le organizzazioni militari rivoluzionarie.

Sottovalutandone la forza, la controrivoluzione borghese-latifondista guidata da Kerenskij e da altri esponenti del governo provvisorio sperava di potere ancora prevenire l’insurrezione e di distruggere il Comitato Centrale, centro dirigente della rivoluzione. Quando uno dei dirigenti del partito dei cadetti, V. D. Nabokov, espresse a Kerenskij il dubbio che il governo non potesse aver ragione dei bolscevichi, questi replicò: “Ho più forze di quel che non mi occorra; i bolscevichi saranno schiacciati definitivamente”.

Tuttavia, alcuni ministri avevano già incominciato a capire che la situazione era disperata. Il 17 (30) ottobre, in una riunione segreta del governo provvisorio, vennero discusse le misure di lotta contro i bolscevichi. La maggioranza dei membri del governo chiedeva azioni decise, ma il ministro della difesa, generale Verchovskij, disse: “Intervenire decisamente non è possibile. Il piano c’è, ma occorre aspettare che sia l’altra parse ad attaccare. I bolscevichi sono nel soviet dei deputati operai e le forze per sciogliere il soviet non ci sono. Io non posso offrire al governo provvisorio una forza effettiva e perciò rassegno le mie dimissioni”. L’intervento del ministro della difesa era una nuova testimonianza della crisi che travagliava i “vertici”.

Il governo provvisorio, allo scopo di sconfiggere la rivoluzione, ammassò nella capitale truppe controrivoluzionarie. Al Quartier generale, che si trovava a Mogilëv, fu inviato l’ordine di accelerare l’invio di unità dal fronte. I reggimenti cosacchi, che erano di stanza a Pietrogrado, furono messi in stato d’allarme. Per la difesa del palazzo d’Inverno, sede del governo, vennero fatti affluire gli junkers con cinque autoblinde; nella piazza antistante il palazzo furono installati cannoni e mitragliatrici; venne pure rafforzata la difesa degli altri edifici governativi. Il comando del distretto militare di Pietrogrado ordinò di rafforzare il servizio di pattuglia in città e di arrestare coloro che si fossero presentati nelle caserme con l’appello all’insurrezione.

Informato dei preparativi del governo, il giornale “Den” scriveva il 17 (30) ottobre: “I preparativi del governo provvisorio contro una possibile azione dei bolscevichi procedono assai energicamente. Il vice-presidente A. I. Konovalov è in continuo contatto telefonico con il comandante del distretto e con le altre persone incaricate della lotta contro un’azione bolscevica... Konovalov ha dichiarato che il governo dispone di un numero sufficiente di forze organizzate per schiacciare un’eventuale azione...”. Il giornale, che presentava queste notizie con ingiustificato ottimismo, concludeva però riconoscendo che l’imminente azione dei bolscevichi era attesa dal governo con grande preoccupazione.

I rappresentanti americani, inglesi e francesi sollecitavano il governo provvisorio a rafforzare la repressione contro i rivoluzionari. In una speciale riunione dei rappresentanti delle missioni militari dei paesi dell’Intesa, che ebbe luogo il 20 ottobre (2 novembre) presso la sede della Croce Rossa americana, il generale inglese Knox invitò il governo provvisorio a “sparare sui bolscevichi”. Essi rimpiangevano il fallimento del putsch di Kornilov e suggerivano di tentarne uno simile,

Ma nessuna misura del governo provvisorio poteva ormai salvare il potere borghese. Il rapporto delle forze di classe nel paese, nell’ottobre 1917, era definitivamente a favore della rivoluzione socialista. Il 21 ottobre (3 novembre) la riunione generale dei comitati di reggimento della guarnigione di Pietrogrado, a nome di tutti i soldati, riconobbe che il Comitato militare rivoluzionario rappresentava lo Stato Maggiore della rivoluzione, permettendogli così di nominare propri commissari in tutti reparti della guarnigione e, successivamente, in alcune altre organizzazioni. Il Comitato militare rivoluzionario rese noto che, nell’ambito della guarnigione, nessun ordine e nessuna disposizione potevano essere esecutivi senza la firma del commissario, in qualità di rappresentante del soviet. Questo atto condizionò tutta l’attività delle unità militari.

Crebbe e si rafforzò la Guardia Rossa operaia. Il 22 ottobre (4 novembre) la conferenza cittadina della Guardia Rossa di Pietrogrado adottò uno statuto, il cui primo punto diceva: “La Guardia Rossa operaia è l’organizzazione delle forze armate del proletariato nella lotta contro la controrivoluzione e per la difesa delle conquiste della rivoluzione”. L’incorporamento nel Comitato militare rivoluzionario della direzione dei reparti della Guardia Rossa e della guarnigione rivoluzionaria diede la possibilità di una completa utilizzazione di tutte le forze combattenti della rivoluzione.

Da Kronstadt e da Helsingfors furono chiamati a Pietrogrado i marinai della flotta del Baltico. All’incrociatore “Aurora” e ad altre navi furono assegnati compiti di combattimento. La flotta del Baltico contava allora oltre 100 mila uomini di equipaggio e 690 navi da combattimento e ausiliarie. La maggioranza dei marinai era pronta a sostenere decisamente gli operai della capitale.

Il 22 ottobre (4 novembre) si celebrò la giornata del soviet di Pietrogrado, che rappresentò una specie di rassegna dei preparativi insurrezionali delle masse popolari rivoluzionarie. Un testimone degli avvenimenti storici dell’ottobre 1917 in Russia, lo scrittore americano John Reed, nel suo libro “Dieci giorni che sconvolsero il mondo” scrisse: “Pietrogrado presentava allora uno spettacolo curioso. Nelle officine le sale dei consigli erano piene di fucili; la Guardia Rossa si addestrava... In tutte le caserme si svolgevano ogni notte comizi, e le giornate trascorrevano in discussioni interminabili e appassionate. Verso sera la folla si addensava nelle strade; si spandeva in lente ondate, su e giù per la Prospettiva Nevskij...”. Tutta questa gigantesca massa andava verso lo Smolnyj, il Quartier generate della rivoluzione.

Il partito bolscevico, con alla testa Lenin, preparava al combattimento il potente esercito della rivoluzione socialista, pronto ad attaccare, nella battaglia decisiva contro il vecchio mondo dello sfruttamento che aveva ormai fatto il suo tempo.

(Continua)


li si andarono formando nel periodo del dominio del capitale monopolistico e dell’imperialismo, che Lenin definisce “la vigilia della rivoluzione sociale del proletariato”. (V. I. Lenin: “L’imperialismo, fase suprema del capitalismo”, Opere, vol. 22, pag. 196.). La guerra mondiale accelero a ritmi velocissimi il processo di maturazione della rivoluzione socialista, avviando la crisi generale del capitalismo.

La rivoluzione socialista ha vinto per la prima volta in Russia, l’anello più debole del sistema imperialistico mondiale, dove il capitalismo monopolistico conviveva con residui di rapporti feudali, rendendo particolarmente aspri l’oppressione e lo sfruttamento.

In Russia, nel corso delle lotte di classe, si era formata una potente forza sociale capace di abbattere il capitalismo, d’instaurare la dittatura del proletariato e di costruire una società socialista. La classe operaia russa, sotto la guida del partito bolscevico, seppe trascinare i contadini poveri con sé, nella lotta vittoriosa per la liberazione dal giogo sociale e nazionale e per la costruzione di una società comunista.

La classe operaia dei paesi capitalisti più sviluppati, egemonizzata dalla socialdemocrazia, sembrava lontana dal prendere iniziative rivoluzionarie.
Ma la Rivoluzione d’Ottobre, rivoluzione a carattere internazionale ancora prima che nazionale, avrebbe ben presto dato l’esempio al proletariato degli altri paesi che, traducendone gli insegnamenti nell’esperienza nazionale, avrebbero dato il loro contributo alla rivoluzione mondiale e alla difesa del primo Stato socialista.

La Russia alla vigilia della rivoluzione socialista

LA CRISI NAZIONALE GENERALE

La rivoluzione democratico-borghese del febbraio 1917, che aveva abbattuto l’autocrazia, rese possibile il passaggio della Russia alla rivoluzione socialista. Le crisi politiche di aprile, giugno, luglio e il tentativo sedizioso di Kornilov furono gli avvenimenti più importanti del periodo che va dal febbraio all’ottobre e costituirono le tappe della crisi generale del paese. La rivoluzione si andava sviluppando impetuosamente. Il partito bolscevico, con a capo Lenin, agì come suo portabandiera.

Nel corso della lotta i bolscevichi unirono le più larghe masse, formarono l’esercito politico della rivoluzione, rafforzarono l’unità della classe operaia con i contadini poveri: forza sociale determinante nella lotta per la vittoria della rivoluzione socialista. In Russia il processo di trasformazione della rivoluzione democratico-borghese in rivoluzione socialista ebbe, nel corso del suo sviluppo, due periodi fondamentali: fino alla crisi di luglio il partito bolscevico sostenne il corso dello sviluppo pacifico della rivoluzione; poi si preparò ad abbattere il potere della borghesia e dei proprietari fondiari per mezzo dell’insurrezione armata.

Lo sviluppo pacifico della rivoluzione fu interrotto a causa del tradimento degli opportunisti, menscevichi e socialrivoluzionari, che consegnarono volontariamente il potere alla borghesia imperialista e si macchiarono nel luglio del 1917 del sangue di operai e soldati. Il VI congresso del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (Bolscevico) orientò il partito verso la preparazione dell’insurrezione armata e chiamò le masse a prepararsi a impadronirsi del potere statale “per utilizzarlo a fini di pace e per la riorganizzazione socialista della società”. Le contraddizioni politiche ed economico-sociali, che si erano via via approfondite nel paese, accelerarono il processo di maturazione della crisi rivoluzionaria. Le masse popolari russe, con la classe operaia alla testa. furono portate, da tutto il corso dello sviluppo sociale, nell’ottobre 1917, alla rivoluzione socialista come unico mezzo di salvezza da una catastrofe nazionale e di liberazione dei lavoratori dall’oppressione sociale e nazionale.

Il governo provvisorio non aveva soddisfatto nessuna delle rivendicazioni popolari; non aveva dato al popolo né la pace, né la terra, né il parte. Nella sua politica economica esso era guidato dagli interessi del capitale monopolistico. I profitti delle banche, soprattutto della Banca Internazionale Riunita di Pietrogrado, della Banca di Sconto e della Banca Commerciale di Mosca. raggiunsero livelli favolosi. Uguali guadagni si dividevano i grossi monopoli, come il “Prodamet” e altri. Il governo provvisorio, aderendo alle loro richieste, concedeva sussidi finanziari e sanzionava docilmente l’aumento continuo dei prezzi dell’oro. Il potere borghese, d’altra parte, nulla faceva per combattere lo sfacelo in cui versava l’economia del paese e per migliorare le condizioni di vita delle masse lavoratrici.

L’industria versava in condizioni catastrofiche. La sua produzione globale, rispetto al 1916, era diminuita di quasi la metà. Dal marzo all’agosto 1917 cessarono la loro attività, per cause diverse, 568 imprese, molte delle quali a causa di serrate, adottate come rappresaglia contro gli operai rivoluzionari. Negli Urali chiusero sino al 50% delle imprese, né diversa era la situazione nel Donbass e in alcuni altri centri industriali del paese.

Il governo provvisorio incoraggiava il sabotaggio degli imprenditori. Nel settembre 1917 fu deciso di chiudere altre imprese a Charkov e nel bacino del Donez, e nell’ottobre a Mosca. Gli organi governativi definivano demagogicamente questa politica economica come “regolamentazione della produzione”, ma, in effetti, concedevano piena libertà d’azione ai capitalisti. In tal modo però si minacciava una completa bancarotta finanziaria nel paese. L’emissione di cartamoneta e l’apertura di nuovi prestiti dovevano rappresentare le fonti di copertura per le spese militari, continuamente crescenti. Dal 1° luglio 1914 al marzo 1917 la circolazione di cartamoneta salì da 1.600 a 9.500 milioni di rubli; in novembre toccava i 22 miliardi 400 milioni. L’indebitamento statale raggiungeva la colossale cifra di 50 miliardi di rubli, dei quali circa 16 erano per debiti contratti all’estero.

Cresceva costantemente la dipendenza economica della Russia nei confronti delle potenze imperialistiche dell’Occidente, che avevano trasformato il governo provvisorio in un loro servile commesso. La conferenza dei “circoli d’affari”, tenutasi nell’estate 1917 presso il Ministero del Commercio e dell’Industria, prese la decisione di dare in concessione al capitale americano le miniere di minerali ferrosi degli Urali, il bacino carbonifero di Mosca. le miniere aurifere degli Altai, il petrolio e il carbone dell’isola di Sahalin e le miniere di rame del Caucaso. Le condizioni di concessione erano, per la Russia, semplicemente catastrofiche. Approvando questa decisione, il presidente della conferenza speciale per la difesa, P. Palcinskij, ebbe a dire che l’attrazione di capitale americano era per la Russia “questione di saggezza statale e di necessità”.

La guerra, lo sfacelo economico e la fame si abbattevano con tutta la loro gravità sui lavoratori e in primo luogo sulla classe operaia. Il salario reale degli operai era sceso nel 1917 al 57,4% rispetto al 1913. I principali generi alimentari, durante gli anni della guerra, erano rincarati a Mosca di 9,5 volte e i generi di largo consumo di ben 12 volte.

La continuazione della guerra imperialistica e l’attività antipopolare del governo provvisorio accrebbero l’odio dei lavoratori. Verso l’autunno del 1917 la crisi del paese investì tutte le sfere dei rapporti economici e politici e trovò la sua espressione prima di tutto nello sviluppo dell’attività rivoluzionaria creativa delle masse popolari, che si rifiutavano di vivere alla vecchia maniera e decisamente rivendicavano trasformazioni rivoluzionarie del regime sociale.

Lo sviluppo della rivoluzione unì le masse popolari sempre più strettamente attorno al partito bolscevico, guidato da Lenin. Esso accrebbe la sua influenza nei sindacati, nei comitati di fabbrica e nelle altre organizzazioni della classe operaia. I sindacati organizzavano oltre 2 milioni di operai e impiegati. I comitati di fabbrica, nell’autunno del 1917, sulla base di dati non completi, erano presenti in 34 grandi città. Nelle loro elezioni, che si tennero in ottobre, i bolscevichi ottennero una grande vittoria. Nel comitato di fabbrica della officina di tubi di Pietrogrado, per esempio, i bolscevichi conquistarono 23 seggi su 33.

Il movimento degli scioperi acquistava un chiaro e manifesto carattere politico, con parole d’ordine bolsceviche. Lo sciopero dei tipografi, iniziatosi nella prima metà di settembre, si diffuse presto in tutto il paese. Nello stesso tempo lo sciopero generale dei ferrovieri costrinse il governo a fare alcune concessioni. Lo sciopero degli addetti all’industria del petrolio di Baku si concluse con una grande vittoria degli operai, che costrinsero gli imprenditori a sottoscrivere un contratto collettivo di lavoro. Dappertutto gli operai lottavano contro i tentativi della borghesia di fermare il lavoro delle fabbriche e ponevano con forza il problema del controllo sulla produzione e sulla distribuzione. Centomila persone parteciparono allo sciopero di protesta contro le serrate in massa negli Urali.

Gli scioperi erano accompagnati dalla instaurazione del controllo operaio in molte fabbriche degli Urali, di Pietrogrado, di Mosca, del Donbass, di Charkov, di Nižnij Novgorod. della regione tessile di Ivanovo-Kinešima eccetera. Il movimento operaio nel suo sviluppo approdò alla instaurazione della dittatura del proletariato nella forma dei soviet.

La classe operaia riuscì a conquistare alla sua causa la gran massa dei contadini poveri, i quali si convinsero, sulla base dell’esperienza, della necessità di allearsi al proletariato, perché i partiti dominanti dei cadetti, dei menscevichi e dei socialrivoluzionari non volevano risolvere la questione della terra nell’interesse del popolo. Una potente ondata di manifestazioni contadine investì, nell’autunno 1917, il 91,2% di tutti i distretti della Russia. In base a dati ufficiali governativi, nel maggio si ebbero 152 casi di occupazione delle terre e delle tenute dei proprietari fondiari, 440 in agosto e 958 in settembre. Dato che i contadini rappresentavano la stragrande maggioranza della popolazione attiva, questo manifestazioni erano il sintomo più evidente della crisi generale che investiva il paese.

Il rafforzamento dell’influenza dei bolscevichi nell’esercito concorse enormemente al successo dell’imminente rivoluzione socialista. Particolarmente forte era l’influenza bolscevica nelle guarnigioni dei grossi centri industriali, tra i marinai della flotta del Baltico e i soldati dei fronti settentrionale e occidentale. Lo spirito rivoluzionario crebbe rapidamente anche tra i soldati degli altri fronti. Il 1° (14) ottobre 1917 il giornale “Soldat” scriveva: “L’appello ‘Tutto il potere ai soviet!’ si diffonde irresistibilmente per tutto il fronte, dall’estremo sud all’estremo nord; non vi è quasi nessuna rivoluzione che non lo riporti”.

In questo periodo si modificò anche il carattere del movimento di liberazione nazionale. Le masse popolari delle nazioni oppresse si raggruppavano sempre più attivamente attorno alla bandiera internazionalista della classe operaia. E poiché più della metà della popolazione della Russia era composta dai popoli oppressi delle diverse nazionalità, il fatto acquistava un’importanza eccezionale.

Il processo di penetrazione dello spirito rivoluzionario nelle masse popolari trovò la sua chiara espressione nella bolscevizzazione dei soviet. Gli operai delle fabbriche e delle officine sostituivano i delegati socialrivoluzionari e menscevichi con delegati bolscevichi: avvenne così, per esempio, a Pietrogrado, in nove grosse fabbriche dei rioni Moskovskij e Narvskij, al cantiere navale dell’Ammiragliato, alle officine Skorochod ecc. Seguendo l’esempio delle risoluzioni prese dai soviet di Pietrogrado e di Mosca sul passaggio del potere ai soviet, in settembre centinaia di consigli locali si dichiararono per il passaggio di tutto il potere nelle mani degli operai e dei contadini.

La crisi era ormai manifesta anche nel campo della controrivoluzione borghese-latifondista, in preda alla confusione e alla discordia. La coalizione governativa dei partiti borghesi e opportunisti dimostrava chiaramente il suo carattere antipopolare. Il presidente del Consiglio dei ministri del governo provvisorio, A. F. Kerenskij, che dopo la repressione della rivolta di Kornilov occupava anche la carica di comandante supremo, si smascherò agli occhi del popolo come difensore della borghesia russa e straniera, come meschino, presuntuoso aspirante ad avventure di tipo bonapartista.

Anche altri membri del governo di coalizione, e con essi i ministri socialisti V. M. Černov e M. I. Skobelev, si rivelarono difensori aperti della borghesia imperialista. Nei partiti menscevico e social-rivoluzionario aumentò il dissenso e si rafforzarono nuclei di opposizione alla politica dei gruppi dirigenti. I socialrivoluzionari di sinistra, sotto la pressione delle masse rivoluzionarie contadine, formarono una organizzazione autonoma. Tra i menscevichi si formò il gruppo di opposizione degli internazionalisti.

Anche la situazione internazionale favorì il successo della lotta della classe operaia russa per la rivoluzione socialista. La guerra mondiale divideva e indeboliva le maggiori potenze imperialiste. Fra le masse popolari dei paesi in guerra: in Germania, in Austria-Ungheria, in Francia, in Italia, nei Balcani si rafforzava lo spirito pacifista. In alcuni di questi paesi, sotto l’influenza degli avvenimenti rivoluzionari russi, andava maturando una situazione rivoluzionaria. S’allargava il movimento di liberazione nazionale nei paesi coloniali e semicoloniali. Nel settembre 1917, sulla base di una profonda analisi della situazione interna e internazionale, Lenin rilevò la presenza di una crisi nazionale generale: “La crisi è matura”. (V. I. Lenin: “La crisi è matura”, Opere, vol. 26 pag. 69.)

In risposta alla generale indignazione, il governo Kerenskij prese misure per sbarrare il passo all’avanzata rivoluzionaria. Concentrò nella capitale i reparti cosacchi per sostituire la guarnigione rivoluzionaria di Pietrogrado e varò una riorganizzazione dell’esercito per isolare i reggimenti che simpatizzavano per i bolscevichi. Il comando supremo e il governo preparavano un nuovo complotto controrivoluzionario di tipo kornilovista.

I socialrivoluzionari e i menscevichi cercarono di contrapporre ai soviet, nei quali avevano perso la maggioranza, la cosiddetta “Conferenza democratica” e il “Consiglio provvisorio della repubblica” (il pre-Parlamento). Gli atti demagogici del governo Kerenskij (la proclamazione della repubblica, lo scioglimento della IV Duma) avevano lo scopo di mascherare il complotto controrivoluzionario: il governo era intenzionato a cedere Pietrogrado ai tedeschi per avere l’opportunità d’infliggere una sconfitta al movimento rivoluzionario. I controrivoluzionari aprirono contro i bolscevichi una nuova campagna di menzogne e di insinuazioni. La potente ascesa rivoluzionaria delle masse popolari da una parte e la contemporanea offensiva delle forze controrivoluzionarie dall’altra obbligarono il partito bolscevico, in vista della salvezza del popolo e del paese, ad accelerare al massimo la preparazione dell’insurrezione armata.

LA PREPARAZIONE DELL’INSURREZIONE ARMATA

Lenin, dopo i fatti di luglio a Pietrogrado, si trovava nella più completa clandestinità per sfuggire alle persecuzioni del governo provvisorio. Egli visse in tali condizioni in Finlandia nel settembre del 1917. Nelle sue lettere indirizzate al Comitato Centrale e ai comitati di partito di Pietrogrado e di Mosca, ai membri bolscevichi dei soviet di Pietrogrado e di Mosca, alla conferenza cittadina di Pietrogrado, ai partecipanti del congresso regionale dei soviet della regione settentrionale, Lenin svolse una completa argomentazione sulla necessità storica dell’insurrezione armata e dimostrò che essa era dettata tanto dalle condizioni interne quanto da quelle internazionali, che portavano allo sviluppo della rivoluzione russa.

Il passaggio del potere al proletariato, capeggiato dal partito bolscevico, corrispondeva agli interessi vitali dei popoli della Russia e di tutta l’umanità progressiva. “I bolscevichi possono e debbono prendere il potere”, questa era la conclusione sulla quale insisteva Lenin. Nella lettera del 13-14 (26-27) settembre al Comitato Centrale del partito bolscevico, “Il marxismo e l’insurrezione” egli scriveva: “Per riuscire, l’insurrezione deve fondarsi non su di un complotto, non su di un partito, ma sulla classe d’avanguardia. Questo in primo luogo. L’insurrezione deve fondarsi sullo slancio rivoluzionario del popolo. Questo in secondo luogo. L’insurrezione deve saper cogliere quel punto critico nella storia della rivoluzione in ascesa, che è il momento in cui l’attività delle schiere più avanzate del popolo è massima e più forti sono le esitazioni nelle file dei nemici e nelle file degli amici deboli, equivoci e indecisi della rivoluzione. Questo in terzo luogo”. (V. I. Lenin: “Il marxismo e l’insurrezione”, Opere, vol. 26, pagg. 12-13.)

Tutte queste condizioni erano allora presenti in Russia. “Dalla nostra parte - scrive ancora Lenin - è la maggioranza della classe che è l’avanguardia della rivoluzione, l’avanguardia del popolo, capace di trascinare le masse. Dalla nostra parte è la maggioranza del popolo... La nostra vittoria è certa...”. (V. I. Lenin: “Il marxismo e l’insurrezione”, Opere, vol. 26, pag. 14.). Lenin riteneva particolarmente importante per la vittoria dell’insurrezione avere nel momento decisivo e nei punti decisivi un rapporto di forze nettamente favorevole. Ciò riguardava in primo luogo Pietrogrado e Mosca, i vicini fronti settentrionale e occidentale, la flotta del Baltico.

Nella lettera “Il marxismo e l’insurrezione” vengono pure indicate proposte concrete sulle misure per preparare l’insurrezione: la necessità di organizzare uno Stato Maggiore dell’insurrezione, di mobilitare la Guardia Rossa e la guarnigione rivoluzionaria della capitale, di prepararsi a occupare i più importanti punti della città: il telefono, il telegrafo, le stazioni, gli edifici governativi, di arrestare nei giorno e nell’ora stabiliti il governo e i membri del Quartier generale militare.

Nelle lettere al Comitato Centrale V. I. Lenin avvertiva che prolungando la preparazione dell’’insurrezione si rischiava di compromettere l’esito della rivoluzione stessa e che “ogni ritardo equivale[va] alla morte”. (V. I. Lenin: “Lettera ai compagni bolscevichi, delegati alla conferenza ragionale dei soviet del nord”, Opere, vol. 26, pag. 168.). Il 7 (20) ottobre Lenin ritornò dalla Finlandia illegalmente a Pietrogrado. Il giorno seguente scrisse l’articolo “Consigli di un assente”, nei quale indicava nuovamente le tesi fondamentali della dottrina marxista sull’insurrezione armata:

“1) Non giocare mai con l’insurrezione, ma, quando la si inizia, saper fermamente che bisogna andare sino in fondo.
2) È necessario raccogliere nel punto decisivo, nel momento decisivo, forze molto superiori a quelle dell’avversario, perché altrimenti questo, meglio preparato e meglio organizzato, annienterà gli insorti.
3) Una volta iniziata l’insurrezione, bisogna agire con la più grande decisione e passare assolutamente, a qualunque costo, all’offensiva: la difensiva è la morte della insurrezione armata.
4) Bisogna sforzarsi di prendere il nemico alla sprovvista, di cogliere il momento in cui le sue truppe sono disperse.
5) Bisogna riportare ogni giorno (si potrebbe dire anche ‘ ogni ora ’ se si tratta di una solo città) dei successi, sia pure di poca entità, conservando ad ogni costo la ‘ superiorità morale ’” (V. I. Lenin: “Consigli di un assente”, Opere, vol. 26, pag. 166.)

Il 10 (23) ottobre si tenne una riunione del Comitato Centrale del partito. Presentando un rapporto sulla situazione del momento, Lenin indicò che le condizioni politiche per una vittoriosa insurrezione armata erano pienamente maturate e rilevò la necessità di dedicare particolare attenzione al lato tecnico-militare della questione, alla scelta del momento per assestare al nemico il colpo decisivo.

Il Comitato Centrale adottò la risoluzione proposta da Lenin, nella quale era contenuta una analisi della situazione interna e internazionale e venivano precisati i compiti del partito nella lotta per la vittoria della rivoluzione socialista.

“Il Comitato Centrale - si diceva nella risoluzione - riconosce che tanto la situazione internazionale della rivoluzione russa (l’ammutinamento della flotta in Germania, come più alta manifestazione dello sviluppo, in tutta Europa, della rivoluzione socialista mondiale, nonché la minaccia di una pace separata da parte degli imperialisti allo scopo di soffocare la rivoluzione in Russia), quanto la situazione militare (l’incontestabile decisione della borghesia russa e di Kerenskij e consorti di consegnare Pietrogrado ai tedeschi), come pure la conquista della maggioranza nei soviet da parte del partito proletario - connesso tutto ciò con l’insurrezione contadina e con l’orientamento della fiducia del popolo verso il partito bolscevico (elezioni a Mosca), e infine l’evidente preparazione di una seconda avventura alla ‘Kornilov’ (allontanamento delle truppe da Pietrogrado, invio di cosacchi a Pietrogrado, accerchiamento di Minsk da parte dei cosacchi eccetera) mettono all’ordine del giorno l’insurrezione armata. Riconoscendo in tal modo che l’insurrezione armata è inevitabile e completamente matura, il Comitato Centrale invita tutte le organizzazioni del partito a orientarsi sulla base di questa constatazione e a discutere e risolvere da questo punto di vista tutte le questioni pratiche” (V. I. LENIN: “Risoluzione approvata dal Comitato Centrale del POSDR nella seduta del 10 (23) ottobre 1917”, Opere, vol. 26. pag. 176.)

Contro la risoluzione leninista si schierarono solamente Kamenev e Zinov’ev. In sostanza, nei loro interventi essi approdavano alle posizioni mensceviche di difesa della repubblica borghese. Era un tradimento della rivoluzione. La loro posizione capitolarda rappresentava la diretta conseguenza di tutti i loro ondeggiamenti opportunistici. Il Comitato Centrale con 10 voti contro 2 adottò la risoluzione proposta da Lenin, che divenne la direttiva del partito per preparare senza indugi l’insurrezione armata.

In concordanza con la decisione del Comitato Centrale del partito bolscevico, fu creato presso il soviet di Pietrogrado il Comitato militare rivoluzionario, organismo di lotta e centro legale di preparazione e direzione dell’insurrezione. Come aveva indicato Lenin in una lettera a N. I. Podvojskij, V. A. Antonov-Ovseenko, V. I. Nevskij, il Comitato militare rivoluzionario doveva diventare l’organismo, al di fuori del partito e con pieni poteri, dell’insurrezione, “legato con gli strati più larghi degli operai e dei soldati... Il punto essenziale era la vittoria della insurrezione e questo era l’unico obiettivo del Comitato militare rivoluzionario”. (Pubblicata in “Kommunist”, gennaio 1957, n. 1, pagina 37.). Esso fu composto da rappresentanti del Comitato Centrale e del comitato di Pietrogrado del partito bolscevico, della organizzazione militare presso il Comitato Centrale del partito, del presidium del Comitato Esecutivo e della sezione soldati del soviet di Pietrogrado, del comitato regionale finlandese dei soviet, dei sindacati, dei comitati di fabbrica, delle unioni sindacali dei ferrovieri e dei postelegrafonici e di altre organizzazioni.

Tutta l’attività del Comitato militare rivoluzionario era diretta dal Comitato Centrale, con alla testa Lenin. Tra i suoi membri vi erano, fra altri. A. S. Bubnov, F. E. Dzeržinskij, J. M. Sverdlov, J. V. Stalin, M. S. Urickij del Comitato Centrale del partito bolscevico; G. I. Bokij e M. J. Lacis del comitato di Pietrogrado; V. A. Antonov-Ovseenko, K. S. Eremeev, N. V. Krylenko, K. A. Mechonošin, V. I. Nevskij, N. I. Podvojskij, A. D. Sadovskij, G. I. Čudnovskij della organizzazione militare; P. E. Dybenko del centro del Baltico; I. P. Flerovskij del soviet di Kronstadt; P. E. Lazimir per i social-rivoluzionari di sinistra.

Sull’esempio del Comitato militare rivoluzionario di Pietrogrado altri ne sorsero in diversi centri. Essi si appoggiavano sui soviet nelle retrovie e sui comitati dei soldati al fronte, sulle guarnigioni rivoluzionarie e sulla Guardia Rossa. Gli operai di Pietrogrado e di altre città si dedicavano con entusiasmo all’istruzione militare nelle file della Guardia Rossa. Al momento dell’insurrezione la Guardia Rossa aveva preparato più di 20 mila operai armati a Pietrogrado, 12 mila a Mosca, 5 mila a Kiev, 3.500 a Charkov, 2.600 a Saratov, più di mille a Nižnij Novgorod; complessivamente in 62 città dell’intero paese (sulla base di dati incompleti) si contavano al3’incirca 200 mila membri della Guardia Rossa. Questo esercito armato della classe operaia aveva alla base la volontà e l’appoggio di tutto il popolo lavoratore, che dava ai rivoluzionari una forza insuperabile.

La linea del Comitato Centrale di portare avanti l’insurrezione armata, riscosse il consenso di tutto il partito: l’11 (24) ottobre la III conferenza cittadina dei bolscevichi di Pietrogrado, che rappresentava 50 mila membri del partito, approvò la risoluzione leninista sull’insurrezione. Negli stessi giorni una identica decisione venne presa dalla conferenza di partito di Mosca e dal comitato regionale bolscevico moscovita che dirigeva il partito in 13 province della Russia centrale. Tutte le conferenze di partito che si svolsero nel mese di ottobre posero all’ordine del giorno la preparazione e la mobilitazione di tutte le forze e di tutti i mezzi nella lotta per la rivoluzione socialista. Oltre alla piena approvazione della decisione del Comitato Centrale sulla insurrezione armata, tutte le risoluzioni parlavano della decisa volontà di tutti i comunisti di giungere alla vittoria della rivoluzione socialista.

Così, per esempio, nella risoluzione della conferenza straordinaria di partito della Lettonia si diceva: “La conferenza ritiene che è giunto il momento dell’ultima, decisiva battaglia, il momento in cui si decide il destino non solo della rivoluzione russa, ma della rivoluzione mondiale... Preparandosi alle imminenti battaglie, il proletariato della Lettonia si pone il compito di mantenere una stretta unità con gli operai rivoluzionari di Pietrogrado e di Mosca e di sostenere con ogni forza e con ogni mezzo la lotta del proletariato russo nella conquista del potere statale”.

I bolscevichi lettoni assicurarono il Comitato Centrale che i reggimenti lettoni erano pronti a intervenire assieme al proletariato e alla guarnigione di Pietrogrado nella lotta per il potere dei soviet. In tutto il paese, contemporaneamente alle conferenze di partito, ebbero luogo i congressi dei soviet locali, nei quali vennero eletti i delegati al II congresso panrusso dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati. I congressi dimostrarono che i bolscevichi avevano ottenuto successi decisivi nella lotta per la conquista delle masse. Nella maggioranza dei casi ai delegati al congresso panrusso veniva affidato il mandato di esigere il passaggio di tutto il potere ai soviet.

In un clima di crescente ardore rivoluzionario, il 16 (29) ottobre si tenne una seduta allargata del Comitato Centrale del partite bolscevico. A questa riunione, oltre ai membri del Comitato Centrale, parteciparono i rappresentanti del comitato di Pietrogrado, della organizzazione militare, del soviet di Pietrogrado, dei sindacati e dei comitati di fabbrica. Lenin presentò un rapporto sulla situazione politica del paese. Rendendo pubblica la risoluzione del Comitato Centrale del 10 (23) ottobre, egli dichiaro: “La situazione è chiara: o la dittatura kornilovista o la dittatura del proletariato con gli strati poveri dei contadini... Dall’analisi politica della lotta di classe in Russia e in Europa deriva la necessità di una politica estremamente decisa e attiva, che può essere soltanto l’insurrezione armata”. (V. I. Lenin: “Seduta del Comitato Centrale del POSDR del 16 (29) ottobre 1917”, Opere. vol. 26, pagg. 177-178.)

J. M. Sverdlov informò sulla preparazione della insurrezione nei vari centri. Egli rilevò il notevole aumento numerico del partito, che contava in quel periodo non meno di 400 mila iscritti, la sue vasta influenza nelle città, nelle campagne, nell’esercito e nella flotta. I rappresentanti del comitato di Pietrogrado, dell’organizzazione militare e delle organizzazioni operaie dichiararono che gli operai e i soldati della guarnigione appoggiavano i bolscevichi. Il membro del Comitato militare rivoluzionario e della organizzazione militare N. V. Krylenko comunicò, nel suo intervento, che i “reggimenti sono tutti con noi, senza eccezioni”.

Tutto ciò veniva a confermare pienamente la conclusione di Lenin che le condizioni per una insurrezione vittoriosa erano mature. Kamenev e Zinov’ev intervennero mantenendosi sulle loro posizioni opportunistiche, ma ricevettero una decisa risposta. Stalin, Sverdlov, Kalinin, Dzeržinskij e altri sostennero che si doveva passare all’insurrezione.

La seduta allargata del Comitato Centrale approvò la risoluzione di Lenin che diceva: “L’assemblea approva pienamente e sostiene completamente la risoluzione del Comitato Centrale, invita tutte le organizzazioni, tutti gli operai e i soldati a preparare in tutti gli aspetti e con tutte le forze l’insurrezione armata, ad appoggiare il centro creato a questo fine dal Comitato Centrale, ed esprime la piena fiducia che il Comitato Centrale e il soviet indicheranno tempestivamente il momento favorevole e i metodi più opportuni per l’offensiva”. (V. I. Lenin: “Seduta del Comitato Centrale del POSDR del 16 (29) ottobre 1917”, Opere. vol. 26, pag. 179.)

Il Comitato Centrale organizzò un centro militare rivoluzionario così composto: Bubnov, Dzeržinskij, Sverdlov, Stalin e Urickij. Questo centro di partito fu incorporato nel Comitato militare rivoluzionario del soviet di Pietrogrado e ne divenne il nucleo dirigente. Sconfitti nel Comitato Centrale, Kamenev e Zinov’ev compirono un inaudito tradimento. Il 18 (31) ottobre il giornale menscevico “Novaja Zizn” pubblicò un’intervista a Kamenev nella quale egli, a nome suo e di Zinov’ev, dichiarava di non concordare con la risoluzione del Comitato Centrale sulla insurrezione armata, svelando in tal modo ai nemici della rivoluzione la decisione segreta di preparare la insurrezione nei giorni seguenti.

Lenin, profondamente indignato, definì il gesto di Kamenev e Zinov’ev “scandaloso crumiraggio”. Il Comitato Centrale, nella seduta del 20 ottobre (2 novembre), dopo aver preso in esame una lettera di Lenin su questa questione, condannò il tradimento di Kamenev e Zinov’ev e pretese che i due cessassero la loro attività disorganizzatrice, imponendo loro di non fare dichiarazioni contro le decisioni del Comitato Centrale e la linea di lavoro da esso stabilita.

Lenin diresse personalmente tutta la preparazione della rivoluzione proletaria. “Interamente, senza risparmio - ricorderà in seguito la Krupskaja - Lenin visse questo ultimo mese con il pensiero all’insurrezione, pensava solo a questo trasmettendo ai compagni questo suo spirito, questa sua ferma fiducia”. Egli dava le direttive ai membri del Comitato militare rivoluzionario, precisandone il piano di azione; controllava se tutto era stato fatto per garantire ll successo dell’insurrezione. Come racconta nelle sue memorie il presidente del Comitato militare rivoluzionario N. I. Podvojskij, Lenin sottolineava che “...l’insurrezione è la forma di lotta più acuta; è una grande arte... I dirigenti che non conoscono la tattica della battaglia di strada perderanno l’insurrezione!”. In una lettera a Sverdlov, egli scriveva: “Attaccate con tutte le forze e vinceremo in pochi giorni”.

Il Comitato Centrale del partito bolscevico inviava propri rappresentanti in tutto il paese, aiutava con consigli e indicazioni i sindacati, i comitati di fabbrica e le organizzazioni militari rivoluzionarie.

Sottovalutandone la forza, la controrivoluzione borghese-latifondista guidata da Kerenskij e da altri esponenti del governo provvisorio sperava di potere ancora prevenire l’insurrezione e di distruggere il Comitato Centrale, centro dirigente della rivoluzione. Quando uno dei dirigenti del partito dei cadetti, V. D. Nabokov, espresse a Kerenskij il dubbio che il governo non potesse aver ragione dei bolscevichi, questi replicò: “Ho più forze di quel che non mi occorra; i bolscevichi saranno schiacciati definitivamente”.

Tuttavia, alcuni ministri avevano già incominciato a capire che la situazione era disperata. Il 17 (30) ottobre, in una riunione segreta del governo provvisorio, vennero discusse le misure di lotta contro i bolscevichi. La maggioranza dei membri del governo chiedeva azioni decise, ma il ministro della difesa, generale Verchovskij, disse: “Intervenire decisamente non è possibile. Il piano c’è, ma occorre aspettare che sia l’altra parse ad attaccare. I bolscevichi sono nel soviet dei deputati operai e le forze per sciogliere il soviet non ci sono. Io non posso offrire al governo provvisorio una forza effettiva e perciò rassegno le mie dimissioni”. L’intervento del ministro della difesa era una nuova testimonianza della crisi che travagliava i “vertici”.

Il governo provvisorio, allo scopo di sconfiggere la rivoluzione, ammassò nella capitale truppe controrivoluzionarie. Al Quartier generale, che si trovava a Mogilëv, fu inviato l’ordine di accelerare l’invio di unità dal fronte. I reggimenti cosacchi, che erano di stanza a Pietrogrado, furono messi in stato d’allarme. Per la difesa del palazzo d’Inverno, sede del governo, vennero fatti affluire gli junkers con cinque autoblinde; nella piazza antistante il palazzo furono installati cannoni e mitragliatrici; venne pure rafforzata la difesa degli altri edifici governativi. Il comando del distretto militare di Pietrogrado ordinò di rafforzare il servizio di pattuglia in città e di arrestare coloro che si fossero presentati nelle caserme con l’appello all’insurrezione.

Informato dei preparativi del governo, il giornale “Den” scriveva il 17 (30) ottobre: “I preparativi del governo provvisorio contro una possibile azione dei bolscevichi procedono assai energicamente. Il vice-presidente A. I. Konovalov è in continuo contatto telefonico con il comandante del distretto e con le altre persone incaricate della lotta contro un’azione bolscevica... Konovalov ha dichiarato che il governo dispone di un numero sufficiente di forze organizzate per schiacciare un’eventuale azione...”. Il giornale, che presentava queste notizie con ingiustificato ottimismo, concludeva però riconoscendo che l’imminente azione dei bolscevichi era attesa dal governo con grande preoccupazione.

I rappresentanti americani, inglesi e francesi sollecitavano il governo provvisorio a rafforzare la repressione contro i rivoluzionari. In una speciale riunione dei rappresentanti delle missioni militari dei paesi dell’Intesa, che ebbe luogo il 20 ottobre (2 novembre) presso la sede della Croce Rossa americana, il generale inglese Knox invitò il governo provvisorio a “sparare sui bolscevichi”. Essi rimpiangevano il fallimento del putsch di Kornilov e suggerivano di tentarne uno simile,

Ma nessuna misura del governo provvisorio poteva ormai salvare il potere borghese. Il rapporto delle forze di classe nel paese, nell’ottobre 1917, era definitivamente a favore della rivoluzione socialista. Il 21 ottobre (3 novembre) la riunione generale dei comitati di reggimento della guarnigione di Pietrogrado, a nome di tutti i soldati, riconobbe che il Comitato militare rivoluzionario rappresentava lo Stato Maggiore della rivoluzione, permettendogli così di nominare propri commissari in tutti reparti della guarnigione e, successivamente, in alcune altre organizzazioni. Il Comitato militare rivoluzionario rese noto che, nell’ambito della guarnigione, nessun ordine e nessuna disposizione potevano essere esecutivi senza la firma del commissario, in qualità di rappresentante del soviet. Questo atto condizionò tutta l’attività delle unità militari.

Crebbe e si rafforzò la Guardia Rossa operaia. Il 22 ottobre (4 novembre) la conferenza cittadina della Guardia Rossa di Pietrogrado adottò uno statuto, il cui primo punto diceva: “La Guardia Rossa operaia è l’organizzazione delle forze armate del proletariato nella lotta contro la controrivoluzione e per la difesa delle conquiste della rivoluzione”. L’incorporamento nel Comitato militare rivoluzionario della direzione dei reparti della Guardia Rossa e della guarnigione rivoluzionaria diede la possibilità di una completa utilizzazione di tutte le forze combattenti della rivoluzione.

Da Kronstadt e da Helsingfors furono chiamati a Pietrogrado i marinai della flotta del Baltico. All’incrociatore “Aurora” e ad altre navi furono assegnati compiti di combattimento. La flotta del Baltico contava allora oltre 100 mila uomini di equipaggio e 690 navi da combattimento e ausiliarie. La maggioranza dei marinai era pronta a sostenere decisamente gli operai della capitale.

Il 22 ottobre (4 novembre) si celebrò la giornata del soviet di Pietrogrado, che rappresentò una specie di rassegna dei preparativi insurrezionali delle masse popolari rivoluzionarie. Un testimone degli avvenimenti storici dell’ottobre 1917 in Russia, lo scrittore americano John Reed, nel suo libro “Dieci giorni che sconvolsero il mondo” scrisse: “Pietrogrado presentava allora uno spettacolo curioso. Nelle officine le sale dei consigli erano piene di fucili; la Guardia Rossa si addestrava... In tutte le caserme si svolgevano ogni notte comizi, e le giornate trascorrevano in discussioni interminabili e appassionate. Verso sera la folla si addensava nelle strade; si spandeva in lente ondate, su e giù per la Prospettiva Nevskij...”. Tutta questa gigantesca massa andava verso lo Smolnyj, il Quartier generate della rivoluzione.

Il partito bolscevico, con alla testa Lenin, preparava al combattimento il potente esercito della rivoluzione socialista, pronto ad attaccare, nella battaglia decisiva contro il vecchio mondo dello sfruttamento che aveva ormai fatto il suo tempo.

(Continua)
 
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7 NOVEMBRE A MOSCA: IL DISCORSO DI ZIUGANOV



faccio un ringraziamento particolare per l'ottima traduzione ad una compagna mia amica


Il 7 novembre (2010) si è svolta a Mosca la tradizionale manifestazione celebrativa della Rivoluzione d’Ottobre. Pubblichiamo qui di seguito il resoconto dell’intervento di Gennady Ziuganov, Segretario generale del Partito Comunista della Federazione Russa, riportato dalla “Pravda”..


La piazza era gremita di gente sulle cui teste sventolava una marea di Bandiere Rosse. Una volta cessato il magnifico inno dell'Unione Sovietica, ha preso la parola il leader delle forze Patriottiche popolari, nonché presidente del Comitato Centrale del Partito Comunista, Gennady Zyuganov:


“Cari amici, compagni! La celebrazione del Grande Ottobre cammina con sicurezza su tutto il nostro pianeta. Le sue idee di libertà, di amicizia, di verità e giustizia, il rispetto per i lavoratori, ancora una volta bussano a tutte le porte.
L'anno passato abbiamo condotto sotto la bandiera del Gran Ottobre le celebrazioni del 130° anniversario della nascita di Stalin e del 140° anniversario della nascita di Lenin e all’appello di Lenin e Stalin al nostro partito si iscrissero in 25.000. Quest'anno abbiamo fatto un passo decisivo verso una nuova vittoria della Rivoluzione d'Ottobre. Siamo riusciti a conquistare le posizioni chiave nelle elezioni nei confronti del «partito al potere». Abbiamo vinto a Tver e Rzhev, la capitale del Novocherkassk cosacco, la capitale culturale della Siberia, Irkutsk, la leggendaria città di Bratsk. Abbiamo dimostrato che possiamo battere il «partito al potere» e in collegi uninominali. Ad esempio, a Novosibirsk siamo stati in grado di vincere in 5 dei 6 distretti. Questo significa che il nostro programma anti-crisi, la nostra modernizzazione in senso socialista, il nostro programma per il rilancio del settore agricolo ha ricevuto un sostegno enorme da tutti coloro che oggi lavorano, pensano, leggono, e in cui la coscienza è ancora viva. Sono sicuro che l'anno prossimo ci può portare nuove vittorie, ma dobbiamo ricordare i pericoli che incombono sul nostro Paese.
Probabilmente avete notato con quale impudenza il nostro Paese viene attirato nella OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio), seguendo le istruzioni imposte dallo zio d'oltremare, che ha formulato tre requisiti d’obbligo difficili per la Russia. Il primo requisito è non aiutare l’agricoltura russa, che si contorce in agonia. Quest'anno abbiamo prodotto 30 milioni tonnellate di cereali in meno dell’anno passato, che appena appena rientrano nel fabbisogno nazionale per non fare morire il Paese di fame vera. Cosa significa non aiutare i nostri contadini, cui i signori Putin e Kudrin oramai da cinque anni consecutivi assegnano nel bilancio meno dell'1% della spesa? A proposito, gli Stati Uniti quest’anno per sostenere i loro agricoltori hanno assegnato il 24% del bilancio, la Bielorussia il 21%, il Kazakistan il 18%, l’Ucraina il 10% e nel bilancio russo per i prossimi tre anni per sostenere il settore agricolo è stato assegnato soltanto 1%. Ciò significa che i nostri prodotti della terra saranno sempre più scarsi, e saremo nutriti con un cucchiaio di altri.
Noi non abbiamo adottato questo programma. Abbiamo detto che un tale programma non è solo una vergogna, ma che esso sarà boicottato dalla nostra popolazione. Vergogna su coloro che non aiutano la campagna russa e non hanno intenzione di sostenere i suoi produttori. (I manifestanti scandiscono: «Vergogna! Vergogna! Vergogna!»).
Noi diciamo che per il sostegno dell’agricoltura, delle foreste, delle acque è necessario destinare almeno il 10-15% delle spese di bilancio e all’ultimo plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista e alle audizioni parlamentari abbiamo presentato un programma speciale, sostenuto da tutti i principali produttori e gli scienziati del nostro Paese.
Il secondo pericolo deriva dal fatto che ci impongono la NATO come uno scudo militare. Probabilmente avrete visto recentemente in televisione il signor Zhirinovsky con la schiuma alla bocca per convincerci dell’urgente bisogno di coinvolgere il nostro Paese in questa organizzazione militare. Implicare il nostro Paese nella NATO non è soltanto una provocazione, ma è uno strangolamento del nostro complesso militare-industriale. Questa sarebbe la sconfitta definitiva dell'esercito, da cui Serdyukov, ha già cacciato 200.000 ufficiali e 140.000 sottufficiali. Questo significherebbe la distruzione di tutto il sistema di formazione del personale militare cui pose le fondamenta ancora Pietro il Grande. Questo significa l'atteggiamento sprezzante per l'impresa unica dei nostri comandanti, guidata da Georgy Zhukov, di cui le operazioni militari vengono studiate in tutte le accademie militari del mondo. Questo significa che noi sosteniamo il pogrom che il blocco della NATO fece nei Balcani. Questo significa che noi ci associamo alla politica della mediocrità dei vari Bush, che distrusse l'Iraq e continua a sterminare il suo popolo. Questo significa che noi sosteniamo l'avventura degli Stati Uniti e della Nato in Afghanistan. Tuttavia questo è oggi, mentre domani ci useranno per il confronto con la grande Cina, un Paese in cui oggi vivono 1 miliardo e 400 milioni di persone. La Cina è lo Stato migliore nel superamento dalla pesante crisi economica e finanziaria, a dimostrazione che il socialismo può anche in queste condizioni aumentare ogni anno del 10-12% il proprio PIL. Ma ciò significa anche che la nostra enorme frontiera di 15 mila km del sud coll'Estremo Oriente potrebbe diventare instabile per le nuove avventure della NATO in Asia e in Russia meridionale. Dobbiamo dire categoricamente: «No alla NATO»! Noi potenzieremo gli armamenti del nostro esercito! Noi rinforzeremo la nostra sicurezza!
Il terzo pericolo deriva dal fatto che nuovamente coloro che distrussero l’URSS premono sui pedali dei conflitti, cercando di mettere discordia tra noi e la fraterna Bielorussia. Nella vastità del Paese Sovietico, la Bielorussia di oggi dimostra in assoluto i risultati migliori. Se prendiamo come punto di partenza l’anno 1990: la Bielorussia sta dando il 150% dei suoi indicatori, la Russia non ha raggiunto neanche 100%, l’Ucraina è al 80%, la Georgia si è bloccata a metà. La piccola Bielorussia di dieci milioni di abitanti, la nostra partner ed alleata, ora produce un terzo dei camion da auto-scarico pesante del pianeta, di cui metà lavora nelle nostre cave. Produce ottimi trattori che vengono venduti in 72 Paesi in tutto il mondo. Soltanto la fabbrica di Minsk produce 60 mila trattori, mentre le nostre cinque fabbriche non ne producono nemmeno 10 mila. I russi si sentono benissimo in Bielorussia, non c’è nessun pregiudizio per la lingua russa, tutti guardano i programmi della televisione della Russia in lingua russa. Lì non ci sono né oligarchi, né banditi. Sembrerebbe che basti unire i nostri sforzi, prendere l’esempio, sostenere le politiche perseguite dal presidente Alexander Lukashenko, e poi vivremo insieme molto meglio. Invece, alla televisione di Stato della Russia abbiamo visto certi programmi, che ci fanno ricordare i peggiori e i più sporchi tempi di Eltsin.

Noi siamo oggi nel giorno del Grande Ottobre, affermiamo esplicitamente: la cosa principale per noi è l'amicizia dei popoli, e soprattutto di tutti i popoli della Russia, dell’Ucraina e della Bielorussia, che creerà il nucleo slavo e ci garantirà l’indipendenza e nuove vittorie.
Dobbiamo guardare con sicurezza al futuro. Oggi la crisi, il caldo estivo hanno aperto gli occhi a tanta gente. Tutti abbiamo accertato l'impotenza del potere durante degli incendi in cui bruciavano la Russia Centrale e la regione del Volga, le aree più densamente popolate. Bruciò 1 milione e 200 mila ettari di boschi selezionati. Essi stavano bruciando a causa del nuovo Codice Forestale per cui è distrutta quasi l’intera struttura umana della Forestale: da 70 mila ne sono rimasti in servizio meno di 10 mila.
Le foreste bruciavano perché 50 mila fattorie collettive sono state eliminate e insieme ad esse tutti i reparti dei vigili del fuoco. Bruciavano perché i 17 mila villaggi sono stati sradicati e non c'è nessuno per lavorare in molte località abitate. Bruciavano per via del mediocri del partito "Russia Unita", che, insieme al loro governo della stessa portata, spinsero spietatamente i loro Codici sulle Foreste, Acque e Terre, e privarono il principale Padrone dello Stato ─ l'uomo che lavora ─ del diritto di disporre e di governare egli stesso i valori e le ricchezze da lui creati. Pertanto, sullo sfondo di questa politica mediocre, il nostro partito (KPRF) presenta la proposta di indire un referendum di tutta la Russia, in cui il quesito principale sarà che tutte le risorse minerali appartengano al popolo, tutti i settori strategici passino sotto il controllo del popolo e che sia formato un Governo di fiducia popolare (nazionale).
Cari amici, l'anno prossimo festeggeremo una grande data: 50 anni or sono il cosmonauta Yurij Alekseevič Gagarin per la prima volta sfrecciò sopra la Terra. Lo Spazio per la prima volta ha sentito parlare russo, ha visto il sorriso di Gagarin. Il Pianeta comprese che il primo uomo che spiccò il volo nello spazio dalla Terra era un comunista russo-sovietico, cui disse che l'uomo può essere felice soltanto insieme al proprio Paese.
Il prossimo anno si concluderà con le elezioni per la Duma dello Stato. Nel corso di questo anno abbiamo svolto 15 manifestazioni importanti a sostegno delle persone che lavorano, del nostro esercito, dei contadini e di tutti coloro che studiano e lavorano. L'anno seguente, i nostri governanti lanceranno il programma di privatizzazione ulteriore della Patria. Se guardate la finanziaria, che presentano alla Duma dello Stato Putin e Kudrin, la parte principale di essa è fatta di nuovi debiti della Russia e di nuove privatizzazioni selvagge. Per adempiere ai pagamenti del debito estero, noi dobbiamo già quest'anno pagare 280 miliardi di rubli, cioè la stessa cifra che viene elargita per servizi comunali, cultura, sport, mass-media, messi insieme. Per tre anni il signor Kudrin propone di aumentare il debito e raddoppiarlo, infatti, scaricando questo giogo su ogni giovane di questo Paese, sui nostri figli e nipoti. Questa non è la finanziaria per lo sviluppo, non ci sono fondi per la modernizzazione. Ci dicono che abbiamo un grande bisogno del centro scientifico, SKOLKOVO, ma se soltanto nella regione di Mosca abbiamo 27 grandi città delle scienze, abbiamo un centro scientifico Zhukovsky, che ha insegnato a volare a tutto il Paese. C'è Pushchino, il Biological Center è il più grande d’Europa. Il centro Dubna, che impiega i migliori fisici nucleari del mondo. Ma c'è anche la Akademgorodok (la cittadella degli scienziati accademici) di Novosibirsk, in cui venivano ad imparare gli scienziati dall'intero pianeta. Facendo gli investimenti nella nostra scienza e istruzione, otterremo un effetto positivo colossale”.
In conclusione, Gennady Zyuganov ha detto che nel XX secolo il Partito Comunista per tre volte riuscì a guidare il popolo e il Paese fuori dalle situazioni disastrose. E nel XXI secolo i comunisti, insieme alle forze patriottiche del popolo, sotto la bandiera della Grande Rivoluzione d'Ottobre e della Grande Vittoria, si sapranno aprire una nuova strada giusta per il futuro. Le parole conclusive: «La nostra causa è giusta, la vittoria sarà nostra!» sono state sommerse da un potente boato della piazza: «HURRA!».
Al comizio intervennero anche: il capo della fazione del Partito comunista per la città di Mosca alla Duma, A. Klychkov; il direttore tecnico della cooperativa agricola «Lavrovo», sita nella regione della città di Vladimir, O. Krylov; un membro dell'Unione degli ufficiali sovietici, il Tenente Colonnello I Khoroshilov; un rappresentante di una delle fabbriche di Mosca, N. Zubrilin; un’attivista dell’associazione di tutta la Russia dei co-investitori truffati, A. Loseva.
Il comizio era stato condotto dal membro del Comitato Centrale KPRF, Eugenij Dorovin, e dal vice capo del Comitato Organizzativo del Comitato Centrale KPRF per la regione di Mosca, Alexandr Potapov. Davanti ai manifestanti si sono esibiti i cantanti: Anastasia Lysyakova, Artem Shlepetinsky, Vittoria Koroljova e Vladimir Dolmatovsky.
La risoluzione approvata all'unanimità ha reclamato le dimissioni dei ministri Fursenko, Kudrin, Serdyukov e ha espresso sfiducia al governo di Putin, responsabile della politica atta alla distruzione della Russia e della sua popolazione. I partecipanti alla manifestazione hanno espresso la loro determinazione nel lottare per il ritorno del Socialismo nel nostro Paese, per la rinascita dell'Unione Sovietica.
 
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view post Posted on 25/10/2011, 16:57

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il 25 ottobre 1917 l’esercito rivoluzionario sovietico prende possesso di Mosca e proclama il nuovo governo con a capo Lenin.

 
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ascoltare la voce di Lenin fa un certo effetto

1917 - 2011

 
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Lenin

Discorso per l'inaugurazione della lapide in onore dei combattenti della Rivoluzione d'ottobre



7 novembre 1918

Compagni, noi inauguriamo oggi, un monumento ai combattenti d'avanguardia della rivoluzione dell'ottobre 1917. Gli elementi migliori delle masse lavoratrici hanno dato la loro vita insorgendo per liberare i popoli dall'imperialismo, per mettere fine alle guerre tra i popoli, per abbattere il dominio del capitale, per far trionfare il socialismo.

Compagni, la storia della Russia si presenta a noi, nei vari decenni dell'età moderna, come un lungo martirologio di rivoluzionari. Migliaia e migliaia di combattenti sono caduti nella lotta contro lo zarismo. La loro morte ha ridestato nuovi combattenti e chiamato alla lotta masse sempre più grandi.

Ai compagni caduti nei giorni di ottobre dello scorso anno è toccata la grande felicità della vittoria. L'onore più grande a cui aspirano i capi rivoluzionari dell'umanità fa parte del loro patrimonio: ai compagni caduti eroicamente in battaglia sono succeduti migliaia e migliaia di nuovi combattenti, non meno coraggiosi, per assicurare la vittoria con il loro eroismo di massa.

Oggi la rivolta degli operai ribolle è fermenta in tutti i paesi. In alcuni di essi la rivoluzione operaia socialista è in ascesa. I capitalisti di tutto il mondo, con terrore e con odio, si affrettano a unirsi per schiacciare l'insurrezione. Essi detestano con particolare accanimento la repubblica socialista sovietica di Russia. Gli imperialisti di tutti i paesi si coalizzano per preparare contro di noi una campagna; dovremo affrontare nuove battaglie; nuovi sacrifici ci aspettano.

Compagni, onoriamo la memoria dei combattenti di ottobre, giurando dinanzi al loro monumento che seguiremo le loro orme, che imiteremo il loro coraggio e il loro eroismo. La loro parola d'ordine diventi la nostra parola d'ordine, la parola d'ordine degli operai che insorgono in tutti i paesi! Questa parola d'ordine è «vittoria o morte».

Con questa parola d'ordine i combattenti della rivoluzione socialista internazionale del proletariato saranno invincibili.

Un breve resoconto uscì nelle Vecernye izvestia moskovskovo sovieta, n. 93, 8 novembre 1918.
Pubblicato integralmente nella Pravda, n. 76, 3 aprile 1924.
da Lenin, Opere Complete, vol. 28, Editori Riuniti, Roma, 1967, pp. 169-170
 
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IL 7 Novembre del 1917 alle 21.45 uno sparo di cannone fa tremare di paura la borghesia di tutto il mondo: la rivoluzione proletaria in Russia ha vinto!
 
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G.Stalin- Per il decimo anniversario dell’Ottobre – Il carattere internazionale della Rivoluzione d’Ottobre
http://paginerosse.wordpress.com/2013/11/0...ber-revolution/

LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE E LA TATTICA DEI COMUNISTI RUSSI
https://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=48982685

XXIX ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE, ANDREI ZDANOV
https://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=52130920

8 tesi sul significato della Rivoluzione d'Ottobre
https://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=7007730

Per il quarto anniversario della Rivoluzione d'Ottobre
https://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=4874145

Il IV anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, Vladimir Il'c 'Lenin' Ulianov
https://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=5923250

libro veramente interessante sulla rivoluzione di Ottobre
https://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=11319333

Ottobre, ovvero i dieci giorni che sconvolsero il cinema
https://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=21513620
 
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Il 96 ° anniversario della Grande Rivoluzione d'Ottobre a Dnepropetrovsk (FOTO)
http://ursr.com.ua/rabota-organizacii/sovi...oreportazh.html

non abbiamo la traduzione ma le immagini possiamo vederle

jrdo

 
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Viva la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre!



Partito Comunista Operaio di Russia (RCWP) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

31/10/2014

Cari compagni!

Il Comitato Centrale del Partito Comunista Operaio di Russia saluta sinceramente tutti i nostri compagni in occasione dell'anniversario del più grande evento nella storia dell'Umanità, del principale giorno di festa per i lavoratori di tutto il mondo, il giorno della vittoriosa Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre!

La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre ed i seguenti eventi storici hanno pienamente confermato la correttezza della dottrina marxista-leninista sulla ineluttabilità del rovesciamento rivoluzionario della dittatura borghese e la sua sostituzione con la dittatura del proletariato. La dittatura del proletariato è indispensabile al proletariato stesso per vincere la lotta di classe con il capitale, per vincere la battaglia dell'edificazione e dello sviluppo del socialismo come prima fase del comunismo, con l'obiettivo di una successiva e completa abolizione della divisione in classi della società, per garantire il pieno benessere e le condizioni di un libero e completo sviluppo di tutti i membri della società. La lotta per le riforme sociali sotto il capitalismo e le lotte parlamentari sono tipi secondari di lotta di classe, subordinati a quella principale, ovvero la lotta per l'instaurazione rivoluzionaria della dittatura del proletariato, e che di per sé non possono portare al cambiamento dell'ordine politico sociale.

Nell'ottobre del 1917, i nostri predecessori, operai rivoluzionari, i contadini più poveri, soldati e marinai, impressero una svolta rivoluzionaria al futuro, rovesciando la detestata legalità degli sfruttatori e stabilendo la loro legge, il potere sovietico, dando così inizio alla costruzione della nuova società socialista, seppur alle prese con le enormi difficoltà da superare. Quello in costruzione era il tipo di potere più democratico al mondo, il potere dei lavoratori per i lavoratori. E' stata la società più libera e più democratica, nella quale i lavoratori erano al comando delle loro vite. Le grandi conquiste dell'URSS hanno dimostrato la correttezza della via scelta dai lavoratori.

L'esperienza dell'Unione Sovietica ha dimostrato il ruolo indispensabile dell'avanguardia rivoluzionaria, del partito della classe operaia come forza dirigente per la costruzione e lo sviluppo della nuova società. E' stata confermata la tesi di Lenin per cui non ci può essere movimento rivoluzionario senza partito rivoluzionario. La teoria leniniana del partito ha pienamente mantenuto la sua importanza fino ad oggi. Tale era il partito dei bolscevichi, il partito di Lenin. Sotto la guida di questo partito, il popolo sovietico riuscì a dare risposta a molte e importantissime questioni fondamentali, problemi che in precedenza mai erano stati risolti e che mai potevano esserlo in qualsiasi paese capitalista. Tali questioni sono: la garanzia della piena occupazione, la gratuità dell'istruzione, della sanità, dell'accesso alla cultura e alla scienza. In Unione Sovietica erano disponibili ed estremamente economiche cose come le abitazioni, i servizi pubblici, i trasporti e alcune altre strutture universali vitali. Non solo in URSS erano in grado di soddisfare concretamente le basilari necessità materiali e spirituali, ma avevano anche posto le basi per assicurare le condizioni di uno sviluppo complessivo e del perfezionamento della personalità umana. Nessun paese capitalista poteva vantare di essere in grado di garantire il più alto grado di sicurezza della vita umana, come venne garantito nella socialista Unione Sovietica.

L'esperienza dell'URSS ha anche dimostrato in modo convincente che la proprietà pubblica dei mezzi di produzione, accompagnata dalla produzione pubblica pianificata volta a fornire la piena prosperità e un libero e completo sviluppo di tutti i membri della società rappresentano la base economica per la realizzazione, il rafforzamento e lo sviluppo del potere dei Soviet come forma organizzativa della dittatura del proletariato.

Nel nostro paese tutto è cambiato 25 anni fa, dopo che il dominio degli sfruttatori è stato reinstallato (ma crediamo nella temporaneità di questi cambiamenti). I lavoratori faticano duramente ancora una volta per i loro padroni, mentre costoro affondano le mani sul prodotto del loro lavoro e godono di un lusso sfrenato facendosi chiamare élite nazionale.

Il nostro partito ha da tempo analizzato a fondo le circostanze, gli errori commessi e le condizioni che hanno permesso di abbandonare i principi fondamentali dell'edificazione socialista e di avviare quelle riforme orientate al mercato che inevitabilmente hanno portato alla restaurazione del capitalismo nel nostro paese.

L'aumento dell'aggressività imperialistica che si può osservare oggi è dovuto al peggioramento dei contrasti inter-imperialistici per il controllo delle risorse naturali e delle rotte energetiche. L'imperialismo scatena le guerre tra stati, si avvicina ai metodi fascisti di terrore contro il suo stesso popolo e contro le altre nazioni.

Le borghesie di ciascun paese, mentre si sforzano di aumentare i loro profitti, intensificano l'offensiva contro la classe operaia e gli strati poveri della società. Le loro armi ideologiche sono rappresentate dai concetti neoliberisti e socialdemocratici di cooperazione sociale, di collaborazione tra le classi, di pace civile e di limiti da porre alle rivoluzioni. Questo arsenale ideologico della borghesia è servito e supportato dal revisionismo e dall'opportunismo che le borghesia innesta e coltiva nel movimento comunista.

Tuttavia dobbiamo ricordare che, sebbene la ruota della storia può essere fatta girare indietro per un po' in alcuni paesi, essa non può essere fermata in modo permanente. L'incessante crescita e profondità della natura sociale della produzione entra via via in contraddizione con la forma capitalistica privata dell'appropriazione del risultato della produzione. Tutte le contraddizioni economiche e politiche caratteristiche del capitalismo sono ulteriormente acuite come risultato di questa contraddizione di base. Ecco perché i comunisti hanno tutte le ragioni nell'affermare: "La rivoluzione non può essere fermata! A qualsiasi controrivoluzione segue una nuova rivoluzione!".

Non è possibile uccidere il sogno del popolo ad una vita giusta e libera. I bolscevichi hanno mostrato a tutto il mondo come questo sogno può essere trasformato in realtà. Dobbiamo capire una semplice verità: si deve combattere per la felicità. E' giunta l'ora di smettere di tollerare l'umiliazione da parte dei nuovi padroni e ascoltare le menzogne sull'unità tra i ladri e derubati. E' tempo di avviare una risoluta marcia dei lavoratori, verso la conquista del nuovo Ottobre!

Il movimento comunista acquisisce la sua forza nel corso della lotta, aumentando il suo atteggiamento rivoluzionario. I comunisti svelano la falsità dello slogan borghese sulla "democrazia mondiale" e annunciano al mondo intero che solo la lotta contro l'imperialismo e le prospettive di costruzione del socialismo, da sviluppare ulteriormente nella fase più alta del comunismo, vale a dire la via aperta dalla Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, sono la strada principale per sbarazzarsi dello sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo e per soddisfare le moderne necessità popolari.

Le rivoluzioni non possono essere limitate. Esse si verificano a prescindere dalla volontà dei partiti e dei loro leader. Le rivoluzioni sono la prepotente manifestazione dell'aspirazione della classe d'avanguardia, di tutti gli sfruttati a utilizzare i risultati del loro lavoro produttivo per il bene del libero sviluppo di tutti.

Qual è il significato della rivoluzione nella Russia moderna? Esso è il rovesciamento del potere del "vitello d'oro", il potere dei capitalisti e dei funzionari. Significa il ritorno alla proprietà pubblica della totalità della ricchezza rubata dai capitalisti locali. Significa che bisogna ripetere ancora una volta la famosa frase "Le sentinelle si sono stancate" e mandare al diavolo tutti i deputati della Duma e i senatori, nonché gli altri funzionari di vertice a tutti i livelli che controllano con arroganza l'intero popolo lavoratore. Questo significa che dovremmo dare il potere a chi effettivamente crea tutti i valori materiali e spirituali, cioè stabilire il potere dei Soviet. Solo la rivoluzione può fermare il terribile spargimento di sangue causato da innumerevoli guerre e conflitti. Solo la rivoluzione può fermare il tormento di chi soffre lo sfruttamento.

La storia non conosce limiti per le rivoluzioni. Rivoluzione è sempre stata e rimarrà un evento giovane e gioioso in quanto getta via il vecchio, il decaduto e tutto ciò che osteggia lo sviluppo. Rivoluzione significa una svolta verso nuovi e più alti livelli, uno sviluppo, un progresso nella scienza, nella tecnologia e nella cultura, come nella vita della società umana. Non ci può essere alcun arresto dello sviluppo storico della società o svolta all'indietro. Come disse Lenin: "Non dipende solo da noi se la rivoluzione c'è oppure no. Nel frattempo faremo il nostro lavoro e il risultato non sarà mai perso".

Celebriamo questa data gloriosa dando nuova energia alla nostra lotta!

I grandi ideali della Rivoluzione d'Ottobre vivranno nei secoli!

Abbasso il potere del capitale!

Viva la rivoluzione socialista che porta la libertà ai lavoratori!

I lavoratori, i popoli sfruttati e oppressi resistono e combattono!

Viva la Rivoluzione Socialista Sovietica!

Lavoratori di tutto il mondo unitevi!

Il CC del RCWP-PCUS, Ottobre 2014
 
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