Comunismo - Scintilla Rossa

The Great Conspiracy. The Secret War Against Soviet Russia, M. Sayers, A. E. Kahn

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-Bardo-
view post Posted on 28/3/2011, 00:12 by: -Bardo-




Terzo capitolo.
Purtroppo mi sono accorto ora che nell'edizione italiana mancano le Note Bibliografiche, per quelle tocchera' tradurre dall'inglese...

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Capitolo terzo
Il grande spione


1. Compare M. Massino.

La Pietrogrado rivoluzionaria, assediata dai nemici stranieri, minacciata all'interno da complotti controrivoluzionari, era una città terribile nel 1918. Il vitto scarso, niente riscaldamento, niente trasporti. File interminabili di uomini e donne, cenciosi e tremanti, facevano la coda davanti ai fornai nelle strade lugubri, non spazzate. Le lunghe notti grige erano turbate dalle cannonate. Bande di criminali, in sfida al regime sovietico, vagavano per la città, derubando e terrorizzando la popolazione. Distaccamenti di operai armati rovistavano un edificio dopo l'altro alla ricerca dei depositi di viveri nascosti dagli speculatori, arrestavano rapinatori e terroristi ...
Quella primavera comparve a Pietrogrado un certo M. Massino. Si presentava come « un mercante turco e orientale ». Era un uomo sulla quarantina, pallido, dal viso allungato, l'aspetto fosco, un'ampia fronte sfuggente, occhi neri inquieti e labbra sensuali. Camminava dritto, quasi con andatura militare, con passo rapido bizzarramente silenzioso. Sembrava assai ricco. Le donne lo giudicavano interessante. Nell'atmosfera inquieta della capitale sovietica provvisoria, M., Massino attendeva ai suoi affari con un à plomb particolare.
La sera, M. Massino era un assiduo del piccolo e affumicato Caffè Balkòv, il covo favorito degli elementi antisovietici di Pietrogrado. Il proprietario, Serghjéj Balkòv, lo salutava con deferenza. In una stanza privata nel retrobottega, M. Massino si intratteneva a voce bassa con uomini e donne misteriosi. Alcuni gli parlavano russo; altri, francese o inglese. M. Massino conosceva molte lingue.
Il giovane governo sovietico stava lottando per far ordine nel caos. I suoi còmpiti organizzativi, già di per sé smisurati, erano ulteriormente complicati dalla minaccia onnipresente della controrivoluzione. « La borghesia, i proprietari fondiari e le classi ricche stanno facendo sforzi disperati per scalzare la rivoluzione » scriveva Lenin. Fu istituita, su proposta di Lenin, una speciale organizzazione di controsabotaggio e controspionaggio, per combattere i nemici esterni ed interni. Fu chiamata Commissione Straordinaria per combattere la controrivoluzione e il sabotaggio.Secondo le iniziali russe fu detta Ceka [1].
Nell'estate del '18, quando il governo sovietico, in previsione di un attacco tedesco, si trasferì a Mosca, M. Massino lo seguì. Ma a Mosca il mellifluo e ricco mercante levantino cambiò stranamente d' aspetto. Indossava ora una giacca di cuoio e un berretto da operaio. Egli visitò il Cremlino . Fermato ai cancelli da una delle giovani guardie comuniste lettoni, del corpo scelto che montava la guardia al governo, l'ex M. Massino presentò un documento sovietico ufficiale. In esso era qualificato come Sidney Georgevic Relinskij, agente della Divisione Criminali della Ceka di Pietrogrado.
- Entra, compagno Relinskij ! - disse la guardia lettone.
In un altro quartiere di Mosca, nel lussuoso appartamento della popolare ballerina Dagmara K., M. Massimo, alias compagno Relinskij della Ceka, era noto come Monsieur Constantine, agente
del Servizio segreto britannico.
All'Ambasciata britannica, Bruce Lockhart conosceva la sua vera identità: « Sidney Reilly, l'uomo-mistero del Servizio segreto britannico e noto come la spia per eccellenza dell'Inghilterra ».

[1] Nel 1919 la Ceka fu soppressa e sostituita con la DGPU (Direzione generale politica dello Stato), sostituita poi a sua volta nel 1934 dalla NKVD (Commissariato del popolo per gli affari interni).


2. Sidney Reilly.

Di tutti gli avventurieri emersi dai bassifondi della Russia zarista durante la prima guerra mondiale per condurre la grande crociata contro il bolscevismo, il più caratteristico e straordinario fu il capitano Sidney George Reilly del Servizio segreto britannico.« Un uomo di tempra napoleonica! », dichiara Bruce Lockhart, che era destinato ad essere coinvolto da Reilly in una delle imprese più pericolose e fantastiche della storia europea .
II modo come Reilly entrò nel Servizio segreto britannico rimane uno dei molti misteri che circondano quest'organizzazione spionistica misteriosa e potente. Sidney Reilly, nato nella Russia zarista, da un capitano di marina irlandese e da una russa, era cresciuto nel porto di Odessa. Avanti la prima guerra mondiale, aveva lavorato nella grande industria zarista di armamenti navali di Mandrochovic e del conte Tchubertskij di Pietroburgo. Anche allora svolgeva un'attività di carattere strettamente riservato. Faceva da agente di collegamento tra l'industria russa e certi interessi industriali e finanziari tedeschi, tra cui i famosi cantieri Bluhm e Voss di Amburgo. Proprio avanti lo scoppio della prima guerra mondiale, cominciarono ad affluire regolarmente all'Ammiragliato britannico preziosissime informazioni sui sottomarini e sul programma di costruzioni navali dei Tedeschi. Venivano da Sidney Reilly.
Nel 1914 Reilly comparve in Giappone come « rappresentante con incarichi riservati » della Banca russo-asiatica. Dal Giappone faceva frequenti viaggi negli Stati Uniti, dove conferiva con banchieri americani e fabbricanti di munizioni. Negli archivi del Servizio segreto britannico, Sidney Reilly era designato con la sigla I Esti ed era noto come un agente segreto di audacia e abilità non comuni.
Reilly - che poteva esprimersi con facilità in sette lingue fu quindi richiamato dagli Stati Uniti per affidargli importanti incarichi in Europa. Nel 1916 attraversava la frontiera svizzera ed entrava in Germania. Facendosi passare per un ufficiale della marina tedesca, entrava nella sede dell'Ammiragliato tedesco, dove si impadroniva, per spedirlo a Londra, di una copia del codice cifrato della marina tedesca. Fu questo probabilmente il maggior colpo compiuto dallo spionaggio nella prima guerra mondiale.
Al principio del 1918 il capitano Reilly fu trasferito in Russia a dirigere le operazioni del corpo di spionaggio britannico. I suoi numerosi amici personali, le sue vaste relazioni d'affari, la sua conoscenza minuziosa dei circoli più autorevoli della controrivoluzione, lo rendevano l'uomo più adatto per questo lavoro. Ma l'incarico in Russia aveva anche, per Reilly, un profondo significato personale: nutriva per i bolscevichi e per tutta quanta la rivoluzione russa un odio profondo . Né nascondeva i suoi scopi controrivoluzionari. « I Tedeschi sono degli esseri umani. Noi possiamo anche permetterci di essere sconfitti da loro. Ma qui a Mosca sta maturando l'arcinemico della razza umana. Se la civiltà non si mette in moto per schiacciare il mostro, finché è ancora tempo, il mostro finirà col sopraffare la civiltà ».
Nei suoi rapporti alla centrale londinese del Servizio Segreto britannico Reilly sollecitò ripetutamente la pace immediata con la Germania e un'alleanza con il Kaiser contro la minaccia bolscevica.
« Ad ogni costo - esclamava - la folle oscenità che s'è manifestata in Russia deve scomparire. Pace con la Germania: si, pace con la Germania, pace con chiunque! C'è un nemico solo. L'umanità deve unirsi in una Santa Alleanza contro questo tenebroso terrore! »
Dal momento del suo arrivo in Russia, Reilly si gettò nella cospirazione antisovietica. Il suo scopo dichiarato era di abbattere il governo sovietico.

3. Delitto e denaro.

In Russia, nel 1918, il partito antibolscevico più forte era il partito socialista-rivoluzionario che sosteneva un programma di socialismo agrario. Diretti da Boris Sàvinkov, ex ministro della guerra di Kèrenskij, che aveva partecipato al fallito putsch di Kornilov, i socialisti-rivoluzionari erano diventati il pernio dell'antibolscevismo. I loro sistemi e la loro propaganda estremisti avevano incontrato il favore dei molti elementi anarchici che generazioni di oppressione zarista avevano suscitato in Russia. I socialisti-rivoluzionari si erano serviti dell'arma del terrorismo contro
gli zar. Ed ora si preparavano a volgere quest'arma contro i bolscevichi.
I socialisti-rivoluzionari ricevevano aiuti finanziari dal servizio di spionaggio francese. Con i fondi forniti dall'ambasciatore francese Noulens, Boris Sàvinkov aveva ricostituito a Mosca il vecchio centro socialista-rivoluzionario sotto il nome di « Lega per la rigenerazione della Russia». Il suo scopo era di preparare l'assassinio di Lenin e di altri capi sovietici. Su proposta di Sidney Reilly, il Servizio di spionaggio britannico cominciò a finanziare Sàvinkov per armare e addestrare i suoi terroristi.
Ma non era intenzione di Reilly, fanatico zarista, affidare ai socialisti-rivoluzionari la formazione del nuovo governo russo che avrebbe rimpiazzato il regime sovietico. Eccettuato Sàvinkov, nel quale aveva completa fiducia, Reilly considerava i socialisti-rivoluzionari come una forza radicale pericolosa. Era noto che alcuni di essi avevano legami con i bolscevichi dell'opposizione trotskista. Reilly era disposto a servirsi di questa gente per i propri fini, ma era egualmente deciso a spazzar via dalla Russia ogni forma di radicalismo. Auspicava una dittatura militare come primo passo verso la restaurazione dello zarismo. Perciò, pur continuando a finanziare ed incoraggiarè i terroristi socialisti-rivoluzionari e altri gruppi radicali antisovietici, la spia britannica attendeva a creare per conto proprio un minuzioso apparato cospirativo.
Le organizzazioni di Reilly non tardarono a spuntare numerose a Mosca ed a Pietrogrado.
Stabiliti legami con l'Unione degli ufficiali zaristi, con i residui della vecchia polizia segreta zarista - la sinistra Ocrana, - con i terroristi di Sàvinkov e altri elementi controrivoluzionari, le organizzazioni di Sàvinkov si moltiplicarono in breve tempo. Un gruppo di vecchi amici di Reilly, conoscenze dei tempi zaristi, si unirono a lui e si dimostrarono di grande utilità.
Costoro e altri agenti, che riuscirono persino ad entrare nel Cremlino e nello stato maggiore dell'esercito rosso, tenevano Reilly perfettamente informato di ogni iniziativa del governo sovietico. La spia britannica si vantava che gli ordini sigillati dell'esercito rosso « erano letti a Londra prima ancora di essere aperti a Mosca».
Somme ingenti di danaro, ammontanti a milioni di rubli, per finanziare le attività di Reilly erano nascoste a Mosca nell'appartamento della ballerina Dagmara. Il denaro era raccolto da Bruce Lockhart e consegnato a Reilly tramite il capitano Hicks del Servizio segreto britannico. Lockhart, che Reilly coinvolse in quest'affare, rivelò in seguito in British Agent come veniva raccolto il denaro:
« Numerosi erano i Russi i quali avevano depositi segreti di rubli e non chiedevano di meglio che affidarceli in cambio di una cambiale esigibile a Londra... I rubli venivano consegnati al consolato generale americano e affidati a Hicks, che li faceva pervenire ai destinatari».
Finalmente, senza trascurare neppure un particolare, la spia britannica descrisse in un piano minutissimo il tipo di governo che avrebbe dovuto prendere il potere non appena il governo sovietico fosse stato rovesciato.
I primi colpi della campagna antisovietica furono vibrati dai terroristi di Sàvinkov.
Il 21 giugno 1918 il Commissario sovietico per la Stampa, Volodarskij, fu assassinato da un terrorista socialista-rivoluzionario, Serghejev, mentre usciva dalla fabbrica Obuchov, dove aveva partecipato a un comizio di operai. Due settimane dopo, il 6 luglio, l'ambasciatore tedesco a Mosca, conte Mirbach, veniva assassinato da un terrorista socialista-rivoluzionario di. nome Bljumkin. Lo scopo dei socialisti-rivoluzionari , era di gettare il terrore nelle file dei bolscevichi e simultaneamente di provocare un attacco tedesco che, a parer loro, avrebbe segnato la fine del bolscevismo.
Il giorno in cui l'ambasciatore tedesco fu ucciso, il quinto Congresso sovietico panrusso era riunito nel teatro dell'opera di Mosca. Gli osservatori alleati seguivano dai palchi dorati i discorsi dei delegati sovietici. L'atmosfera era tesa. Bruce Lockhart, che sedeva in un palco con altri agenti e diplomatici alleati, comprese che era accaduto qualcosa di grave quando vide entrare Sidney Reilly, pallido ed agitato. Con un rapido bisbiglio Rei1ly mise Lockhart a parte dell'accaduto.
Il colpo che aveva ucciso Mirbach sarebbe dovuto essere il segnale di un'insurrezione generale in tutto il paese da parte dei socialisti-rivoluzionari, appoggiati dagli elementi bolscevichi dissidenti. Socialisti-rivoluzionari armati sarebbero dovuti entrare nel teatro e arrestare i delegati sovietici. Ma qualcosa non aveva funzionato. Il teatro dell'opera era invece accerchiato dai soldati dell'esercito rosso. Si sparava nelle strade, ma era chiaro che il governo sovietico dominava saldamente la situazione.
Mentre parlava, Rei1ly frugava le sue tasche per cercarvi documenti compromettenti. Ne trovò uno, lo fece a pezzetti e lo inghiottì. Un agente segreto francese, che sedeva vicino a Lockhart, lo imitò.
Poche ore dopo, un oratore dal palcoscenico dell'opera annunciava che l'esercito rosso e la Ceka avevano rapidamente avuto ragione di un putsch antisovietico, mirante ad abbattere il governo bolscevico con la forza delle armi. La popolazione non aveva dato il minimo aiuto ai putschisti. Decine di socialisti-rivoluzionari armati di bombe, fucili e mitragliatrici erano stati fermati e arrestati. Molti erano stati uccisi. I loro capi erano o morti, o nascosti o in fuga.
Si annunciava ai rappresentanti alleati che potevano rientrare alle rispettive ambasciate senza correre nessun pericolo. La calma regnava nelle strade.
Più tardi giunse la notizia che anche a Jaroslàvl un tentativo insurrezionale, che sarebbe dovuto coincidere con il putsch di Mosca, era stato represso dall'esercito sovietico. Il capo socialista-rivoluzionario, Boris Sàvinkov, che aveva diretto personalmente il tentativo di Jaroslàvl, si era sottratto a malapena alla cattura.
Reilly era furente e deluso. I socialisti-rivoluzionari avevano agito con intempestività e stupidità tipiche! Tuttavia - egli dichiarò - non era sbagliato il loro piano di vibrare un colpo nel momento in cui molti dirigenti sovietici presenziavano un congresso o un comizio in un unico posto. Il pensiero di catturare tutti i capi bolscevichi in un solo colpo piaceva all'immaginazione napoleonica di Reilly.
Ed egli si mise seriamente al lavoro per realizzare questo piano.

4. La cospirazione lettone.

Nell'agosto 1918 i piani segreti per l'intervento alleato in Russia si rivelarono improvvisamente. Il 2 agosto le truppe britanniche sbarcarono ad Arcangelo con lo scopo dichiarato di impedire che « i rifornimenti bellici cadessero in mano dei Tedeschi». Il 4, gli Inglesi occupavano il centro petrolifero di Bakù nel Caucaso. Pochi giorni dopo, contingenti inglesi e francesi sbarcavano a Vladivostòk. Il 12 agosto li seguiva una divisione giapponese, e il 15 e il 16 due reggimenti americani ritirati poco prima dalle Filippine.
Vasti settori della Siberia erano già nelle mani delle forze antisovietiche. In Ucraina, il generale zarista Krasnòv, appoggiato dai Tedeschi, conduceva un'accanita campagna antisovietica. A Kiev il generale Skoropadskij, strumento tedesco divenuto hetman dell'Ucraina, aveva incominciato massacri in massa di ebrei e di comunisti.
Da ogni parte i nemici si preparavano a convergere sulla nuova Mosca.
I pochi rappresentanti alleati che si trovavano ancora colà cominciarono a far le valige, senza neanche informare il governo sovietico. Anni dopo, in British Agent, Bruce Lockhart, scrisse: « Era una situazione senza precedenti. Non c'era stata nessuna dichiarazione di guerra e tuttavia si combatteva lungo un fronte che si stendeva dalla Dvina al Caucaso... Ho avuto varie discussioni con Reilly, che ha deciso di restare a Mosca dopo la nostra partenza ».
Verso la fine dell'agosto 1918, un piccolo gruppo di rappresentanti alleati si raccoglieva per un colloquio di carattere riservato in una sala del Consolato generale americano a Mosca. Avevano scelto il Consolato americano, perché tutti gli altri centri alleati erano sorvegliati dai sovietici. Nonostante gli sbarchi alleati in Siberia, il governo sovietico manteneva ancora un atteggiamento amichevole verso gli Stati Uniti. In tutta Mosca erano affissi ben in vista i manifesti con i 14 punti di Wilson. Un articolo di fondo nelle «Izvestia» aveva dichiarato che « soltanto gli Americani sanno trattare i bolscevichi con dignità ». Ancora non era spenta del tutto l'eco della missione di Raymond Robins.
Al Consolato americano l'assemblea era presieduta dal console francese Grénard. Gli Inglesi erano rappresentati da Reilly e dal capitano George Hill, un ufficiale del Servizio segreto britannico, incaricato di lavorare con Reilly [2]. Inoltre erano presenti alcuni agenti dei servizi diplomatici e segreti alleati, tra cui il giornalista francese René Marchand, corrispondente a Mosca del « Figaro» di Parigi.
Sidney Reilly aveva convocato l'assemblea - come dichiarò più tardi egli stesso nelle sue memorie - per informare gli intervenuti delle sue attività antisovietiche. Informò i rappresentanti alleati di aver « comperato il colonnello Berzin, comandante la guardia del Cremlino ». Per il colonnello aveva dovuto sborsare « due milioni di rubli »; 500 mila rubli in contanti erano stati versati al colonnello Berzin da Reilly; il resto doveva essere versato in sterline inglesi, non appena Berzin avesse compiuto certi determinati servizi e avesse passato le linee inglesi ad Arcangelo.
« La nostra organizzazione è ora straordinariamente forte - dichiarò Reilly - i Lettoni sono dalla nostra parte, e il popolo sarà con noi non appena si sparerà il primo colpo! »
Reilly annunciò quindi che una riunione speciale del Comitato centrale bolscevico sarebbe stata tenuta prossimamente nel gran teatro di Mosca. Nello stesso edificio si sarebbero trovati raccolti tutti i dirigenti dello Stato sovietico. Il piano di Reilly era audace ma semplice.
Come era loro còmpito, le guardie lettoni avrebbero montato la guardia a tutte le uscite ed entrate del teatro durante lo svolgimento dei lavori. Il colonnello Berzin avrebbe scelto per l'occasione uommi « assolutamente fedeli e devoti alla nostra causa ».
A un dato segnale le guardie di Berzin avrebbero chiuso le porte e spianato i loro fucili sul pubblico. Quindi, un « distaccamento speciale », composto dello stesso Reilly e del « circolo più ristretto dei cospiratori », sarebbe salito sul palcoscenico e avrebbe arrestato il Comitato centrale del Partito bolscevico.
Lenin e gli altri dirigenti sarebbero stati fucilati. Prima della loro esecuzione, tuttavia, sarebbero stati fatti sfilare nelle vie di Mosca, « cosicché ciascuno si potesse rendere conto con i propri occhi che i tiranni della Russia erano prigionieri! »
Tolti di mezzo Lenin e i suoi compagni, il regime sovietico sarebbe crollato come un castello di carte. C'erano a Mosca « sessantarnila ufficiali - disse Reilly - pronti a entrare in azione appena dato il segnale» e a formare un esercito per colpire nell'interno della città, mentre le forze alleate avrebbero attaccato dall'esterno. L'uomo che avrebbe diretto questo esercito segreto antisovietico era il « ben noto ufficiale zarista, il generale Judènič ». Un secondo esercito, al comando del « generale » Sàvinkov, sarebbe stato costituito nel nord « e quel che ancora fosse restato dei bolscevichi sarebbe stato schiacciato tra due macine».
Tale il piano di Reilly. Aveva l'appoggio dei Servizi segreti britannico e francese. Gli Inglesi erano in costante contatto con il generale Judènič e si preparavano a fornirgli armi ed equipaggiamento. I Francesi appoggiavano Sàvinkov.
Ai rappresentanti alleati adunati nel Consolato generale americano si disse che potevano aiutare la cospirazione con lo spionaggio, con la propaganda e provvedendo a far saltare i ponti ferroviari strategici intorno a Mosca e a Pietrogrado per impedire che il governo sovietico ricevesse aiuto dall'esercito rosso da altri settori del paese.
Avvicinandosi il giorno del colpo armato, Reilly s'incontrava regolarmente con il colonnello Berzin per elaborare accuratamente ogni particolare del complotto e per tenersi pronto per ogni eventualità. Infine Reilly decise di andare a Pietrogrado per ispezionare ancora una volta i preparativi in quella città.
Munito del falso passaporto che lo identificava come Sidney Georgevic Relinskij, agente della Ceka, Reilly partì da Mosca alla volta di Pietrogrado.

[2] Al suo ritorno in Inghilterra nel 1919 il capitano George Hill fu incaricato dal servizio di spionaggio inglese di svolgere attività come ufficiale di collegamento con le truppe bianche del generale Anton Denikin durante la campagna di intervento in Russia. In seguito Hill passò al servizio, come agente particolare, di sir Henri Detering, il famoso magnate europeo del petrolio, che era ossessionato dall'idea di distruggere l'Unione sovietica e che col suo aiuto finanziario favori l'ascesa al potere di Hitler. In seguito il governo britannico si servi di G. Hill per importanti attività « diplomatiche » nell'Europa orientale. Nel 1932, in un libro pubblicato a Londra , Go spy the land , being the adventures of I.K.8 of the British Secret Service, Hill descrisse alcune delle sue avventure come spia nella Russia sovietica.
Nella primavera del 1945 il governo Churchill inviò George Hill, divenuto brigadiere dell'esercito britannico, in Polonia, come osservatore per studiare la confusa situazione polacca. Ma il governo di Varsavia si rifiutò di concedere al brigadiere Hill l'accesso in Polonia.


5. « Exit» Sidney Reilly.

A Pietrogrado, Reilly si recò subito all'ambasciata britannica e si presentò al capitano Cromie, l'addetto navale britannico. Gli descrisse rapidamente la situazione a Mosca e gli espose il piano della sollevazione. - Mosca è nelle nostre mani! - esclamò. Cromie fu entusiasta. Reilly promise di scrivere una relazione completa da spedire a Londra.
La mattina seguente Reilly si mise in contatto con i capi della macchinazione a Pietrogrado. A mezzogiorno telefonò all'ex agente dell'Ocrana, Grammatikov.
- Sono Relinskij - disse Reilly.
- Chi? - chiese Grammatikov.
Reilly ripeté il suo pseudonimo.
- C'è qui con me qualcuno che ha portato cattive notizie - disse di colpo Grammatikov. - I dottori hanno fatto l'operazione troppo presto. Le condizioni del paziente sono gravi. Venite subito se volete vedermi.
Reilly si precipitò alla casa di Grammatikov. Trovò Grammatikov che stava vuotando febbrilmente i cassetti della sua scrivania e bruciando documenti nella stufa.
- Quegli stupidi hanno cominciato troppo presto - gridò Grammatikov non appena Reilly entrò nella stanza . - Uritskij è stato assassinato nel suo ufficio stamane alle undici!
Mentre parlava, Grammatikov continuava a stracciare documenti e a bruciarli. - È terribilmente pericoloso per voi fermarvi qui. Si sospetta già di me. Se si scopre ancora qualcosa, saranno fatti il mio nome e il vostro.
Reilly decise di correre ancora una volta il rischio di presentarsi all'ambasciata britannica.
Sulla Prospettiva Vlademirovskij vide uomini e donne che correvano a rifugiarsi negli androni e nelle vie laterali. Si sentì il rombo di potenti motori. Come un razzo passò un'auto piena di soldati rossi, poi un'altra, poi un'altra ancora.
Reilly affrettò il passo. Correva quasi quando svoltò nella strada dove si trovava l'ambasciata britannica. Si fermò di colpo. Di fronte all'ambasciata giacevano parecchi cadaveri: erano funzionari sovietici morti. Quattro auto formavano una barriera di fronte all'ambasciata e dall'altro lato della strada c'era un doppio cordone di soldati rossi.
- Bene, compagno Relinskij, siete venuto ad assistere al nostro carnevale!
Reilly si voltò e vide un giovane soldato rosso che aveva incontrato parecchie volte sotto le false spoglie di compagno Relinskij della Ceka. - Che mai succede, compagno? - chiese rapidamente.
- La Ceka stava cercando un tale di nome Sidney Reilly - rispose il soldato.
Reilly seppe più tardi che cos'era accaduto. Dopo l'assassinio di Uritskij, capo della Ceka di Pietrogrado, per mano di un giovane ufficiale chiamato Kenigiessev, le autorità sovietiche di Pietrogrado avevano inviato agenti della Ceka ad accerchiare l'ambasciata britannica. All'interno dell'ambasciata gli impiegati stavano bruciando documenti sotto la direzione dell'addetto navale capitano Cromie. Il capitano Cromie si precipitò giù e sbarrò la porta in faccia agli agenti sovietici. Questi sfondarono la porta; l'agente britannico li accolse dall' alto della scala con una Browning automatica in ciascuna mano. Cromie sparò e uccise un commissario e parecchi altri funzionari. Gli agenti della Ceka risposero.
Cromie cadde con una pallottola nella testa...
Reilly passò il resto della notte in casa di un terrorista socialista-rivoluzionario, di nome Serghjéj Dornoskij. La mattina inviò Dornoskij a esplorare il terreno. Egli ritornò con parecchie copie della « Pravda ». « Il sangue correrà per le strade - disse. - Qualcuno ha colpito Lenin a Mosca. Disgraziatamente ha fallito il colpo! » Porse a Reilly il giornale che annunciava, a caratteri cubitali, l'attentato contro Lenin.
La sera precedente, la terrorista Fanja Kaplàn aveva tirato due colpi a bruciapelo. contro Lenin nel momento in cui questi usciva dalle officine Michelson dove aveva tenuto un comizio. I proiettili erano stati dentellati e avvelenati. Uno di essi era penetrato nel polmone di Lenin sopra il cuore. L'altro nel collo presso la grande arteria. Lenin non era stato ucciso, ma la sua vita era sospesa a un filo.
La pistola che aveva colpito Lenin era stata fornita a Fanja Kaplàn dal complice di Reilly, Boris Sàvinkov. Sàvinkov rivelò questo particolare nelle sue Memorie di un terrorista.
Con una piccola pistola automatica assicurata sotto il braccio Reilly parti immediatamente per Mosca. Durante il viaggio, il giorno dopo, comprò un giornale alla stazione di Klin. Le notizie erano le peggiori che potesse immaginare. Veniva esposta in tutti i suoi particolari la congiura di Rei1ly: il piano di assassinare Lenin e altri capi sovietici, di impadronirsi di Mosca e di Pietrogado e di stabilire una dittatura militare sotto Sàvinkov e Judènič.
Rei1ly leggeva e sudava freddo. René Marchand, il giornalista francese che era stato presente alla riunione nel Consolato americano, aveva informato i bolscevichi di quanto vi era stato detto.
Ma il colpo finale doveva ancora venire.
Il colonnello Berzin, comandante delle guardie lettoni, aveva fatto il nome del capitano Sidney Rei1ly come dell'agente che gli aveva offerto due milioni di rubli per indurlo a partecipare a una congiura che aveva lo scopo di sopprimere i dirigenti sovietici. La stampa sovietica pubblicava anche una lettera che Bruce Lockhart aveva dato a Berzin perché la portasse ad Arcangelo oltre le linee britanniche.
Lockhart era stato arrestato a Mosca dalla Ceka. Altri funzionari e agenti alleati venivano fermati ed arrestati.
I muri di Mosca erano coperti di manifesti che descrivevano Reilly. Veniva dichiarato fuorilegge e venivano elencati tutti i suoi vari pseudonimi: Massino, Constantine, Relinskij. La caccia era cominciata.
Sfidando il pericolo Reilly proseguì per Mosca. Trovò la ballerina Dagmara nell'appartamento di una donna, Vera Petrovna, complice di Fanja Kaplàn, l'autrice dell'attentato contro Lenin.
Dagmara disse a Reilly che il suo appartamento era stato perquisito parecchi giorni prima dalla Ceka. Essa era riuscita a nascondere due milioni di rubli in biglietti da mille rubli l'uno, parte del prezzo della cospirazione versato a Reilly. Gli agenti della Ceka non l'avevano arrestata: essa ne ignorava il perché. Forse credevano, sulle sue piste, di rintracciare Rei1ly.
L'impresa non era facile per Reilly, con soltanto i due milioni di Dagmara a sua disposizione. Travestito ora da mercante greco, ora da ex ufficiale zarista, ora da funzionario sovietico, da operaio comunista, era continuamente in moto per eludere la Ceka.
Reilly rimase in Russia ancora parecchie settimane per raccogliere materiale, consigliare ed incoraggiare gli elementi antisovietici che ancora tenevano duro. Poi, dopo esser più volte sfuggito miracolosamente alla cattura, riuscì infine, munito di un passaporto tedesco falso, a raggiungere Bergen in Norvegia, dove si imbarcò per l'Inghilterra.
Di ritorno a Londra, il capitano Reilly si presentò ai suoi
superiori del Servizio Segreto britannico. Era pieno di rimpianti per le occasioni perdute: « Se René Marchand non fosse stato un traditore..., se a Berzin non fosse mancato il coraggio..., se il corpo di spedizione avesse fatto una rapida avanzata su Vologda..., se avesse potuto accordarsi con Sàvinkov... »
Ma di una cosa Reilly era sicuro. Il fatto che l'Inghilterra fosse ancora in guerra con la Germania costituiva un errore. Bisognava metter immediatamente fine alle ostilità sul fronte orientale e formare una coalizione contro il bolscevismo. Il grido di guerra del capitano Sidney George Reilly era: « Pace, pace ad ogni costo; e poi un fronte unico contro i veri nemici dell'umanità! »
 
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