Comunismo - Scintilla Rossa

Sulla tesi riformista del socialismo del XXI secolo, (estratti)

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view post Posted on 6/5/2010, 19:20
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compagno

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Sulla tesi riformista del socialismo del XXI secolo


(estratti)

Nel corso della storia della lotta di classe si sono sviluppate differenti teorie sul socialismo. Già il Manifesto del Partito Comunista espose chiaramente in quali condizioni sorgono queste teorie, e dimostra che ciò che prospettano come via d'uscita ai mali degli oppressi, alla lunga, finisce per rafforzare la classe dominante.
Come i nostri compagni Marx, Engels, Lenin e Stalin nei loro classici si sforzarono di smascherare ogni tipo di deviazione ideologica, così tocca alla nostra generazione di comunisti analizzare e scrivere su questa teoria del socialismo del XXI secolo che si sviluppa in America latina in generale e in Venezuela in particolare. [...]
Questa teoria fu elaborata e sviluppata nel 1996 da Heinz Dieterich, sociologo di origine tedesca e nazionalità messicana. Questa teoria riformista è stata adottata dal governo venezuelane di Hugo Chavez e da altri governi
progressisti dell'America Latina. Come esempio di qualcosa di nuovo che prospetta il socialismo di Dieterich c'è il seguente: "La nazionalizzazione dei mezzi dì produzione non risolve il problema dell'economia socialista del XXI secolo; il problema della nuova socialismo è una tappa di civiltà consiste nella sostituzione del prezzo con il valore con il comunismo, e che non può esistere valore oggettivo del lavoro". Da questa breve frase tratta dal suo libro "Il socialismo del XXI secolo" ne deduciamo l'evidente negazione del marxismo-leninismo, che Dieterich e i suoi discepoli considerano obsoleto rispetto alla nuova composizione di classe del XXI secolo; inoltre possiamo osservare il suo profondo rispetto della proprietà privata dei mezzi di produzione. il che assicura l'espropiazione del plusvalore e la continuità dello sfruttamento [...].
In quanto comunisti abbiamo l'obbligo di chiarire che il socialismo è una tappa di transizione dal capitalismo al comunismo e che non può esistere uno stadio intermedio o una "transizione" tra capitalismo e socialismo*, come descrive
Dieterich. Respingiamo fermamente il suo tentativo di sostenere la credibilità di un sistema dì riforme e lotte nelle aule dei Parlamenti che cercano di occultare la situazione di miseria nella quale vivono gli sfruttati nel capitalismo con pressanti miglioramenti che svaniscono ancor prima che la classe possa beneficiarne.
È evidente che, in Venezuela, dov si "costruisce il socialismo del XXI secolo", il sistema di sfruttamento capitalista non è cambiato, la sua base non è stata intaccata, la borghesia e il proletariato mantengono una lotta antagonista ed esistono come classi sociali che si polarizzano sempre di più per le contraddizioni intrinseche del sistema. [...] La proposta del socialismo del XXI secolo è una proposta anticomunista che i partiti marxisti leninisti del mondo hanno il dovere di smascherare, alzando la bandiera del socialismo scientifico, che solo può dare alla classe oppressa il potere.[...]

Da ACERO REVOLUZIONARIO n. 4, marzo 2010, Organo Centrale del Partito Comunista Marxista Leninista del Venezuela

* il sottolineato è mio - carre
 
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Sakiemi
view post Posted on 6/5/2010, 20:09




CITAZIONE
Da ACERO REVOLUZIONARIO n. 4, marzo 2010, Organo Centrale del Partito Comunista Marxista Leninista del Venezuela

:woot:
No carre, questo da te non me l'aspettavo.


CITAZIONE
inoltre possiamo osservare il suo profondo rispetto della proprietà privata dei mezzi di produzione.

Ma è una presa per il culo?
CITAZIONE
È evidente che, in Venezuela, dov si "costruisce il socialismo del XXI secolo", il sistema di sfruttamento capitalista non è cambiato, la sua base non è stata intaccata,

O_O
 
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Comandante Carlos
view post Posted on 7/5/2010, 11:36




CITAZIONE (carre @ 6/5/2010, 20:20)
non può esistere uno stadio intermedio o una "transizione" tra capitalismo e socialismo

Chissà come mai i più grandi studiosi contemporanei di marxismo e storia del movimento operaio non la pensino così e anzi abbiano svolto un convegno e scritto un libro sulle difficoltà della transizione al socialismo (nel caso specifico in URSS)

www.resistenze.org/sito/se/ap/seap3m07.htm
 
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view post Posted on 7/5/2010, 12:41
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compagno

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Anche Bernstein, Kautsky, Plekanov erano grandissimi conoscitori del marxismo......


Ma non hanno fatto la rivoluzione socialista, mentre Lenin e Mao sì.
 
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Sakiemi
view post Posted on 7/5/2010, 13:32




CITAZIONE (carre @ 7/5/2010, 13:41)
Anche Bernstein, Kautsky, Plekanov erano grandissimi conoscitori del marxismo......


Ma non hanno fatto la rivoluzione socialista, mentre Lenin e Mao sì.

I compagni di cui parla Carlos però sono marxisti, Bernstein, Kautsky e Plekhanov non lo erano.
Le tesi del socialismo del XXI hanno portato avanti il movimento operaio internazionale in maniera non irrilevante, specie in America Latina.
E questo è innegabile. Se poi mi presenti dati per i quali mi sto sbagliando, sarò ben felice di rivedere le mie posizioni. Ma per quel che sò, in America Latina le rivendicazioni operaie sono state portate avanti con successo da Chavez e compagni.
 
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view post Posted on 7/5/2010, 14:15
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compagno

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CITAZIONE
Bernstein, Kautsky e Plekhanov non lo erano.

:woot:

Invece poi di dire "però pincopallo dice che è così e cosà", sarebbe bene entrare nel merito degli argomenti.
Che ci sia sempre qualche cialtrone che si definisca marxista e che dia le sue interpretazioni di Marx confacenti agli interessi della borghesia, lo sappiamo bene.

'Sto "Socialismo XXI" dice cose marxiste-leniniste o no?
Su questo bisogna discutere.
Anche Andreotti, Vespa e Pansa interpretano, ad esempio, la storia e quant'altro, ma noi di certo non ci rifacciamo a loro.
Allora che cavolo di risposta è "pincopallo è marxista"? A me sembra una risposta preconcetta di chi non sa che cosa controbattere.
Andiamo ad analizzare le cose con una concezione marxista e leninista del mondo.
E poi vediamo ....


" [...] già da tempo si muoveva contro il marxismo questa critica dall’alto della tribuna politica e della cattedra universitaria, in innumerevoli opuscoli e in una serie di dotti trattati [...] "
Lenin - "Che fare?"


Edited by carre - 7/5/2010, 18:25
 
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view post Posted on 7/5/2010, 18:19
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compagno

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Ho riletto questo articolo.
Non so se tu l'abbia mai fatto. Lo sai tu.
I compagni che diedero vita all'iniziativa a mio giudizio non pensavavano minimamente, da marxisti, che esistesse una fase di transizione tra capitalismo e socialismo, cioè una terza ipotetica fase tra la dittatura delle borghesia e quella del proletariato (perché di questo si tratta!).
Essi parlano delle forme che assunse la dittatura del proletariato in URSS durante il periodo dell'edificazione al socialismo (quello vero!).
Ed in questo non si può che plaudire all'intento ed alle analisi di molti compagni, non di tutti. Esistono talora delle divergenze nell'analisi delle realtà economiche e sociali di alcuni paesi, in primis della Cina.
Ma non era questo il compito ed il significato di quel convegno.
Una cosa del tutto diversa è l'astrusa ed anticomunista - anticomunista perché antimarxista ed antileninista - teoria del "Socialismo del XXI secolo" che viene ampiamente spiegata e criticata nell'apposito intervento dei compagni colombiani che ho postato in "Teoria marxista".
Il "Socialismo del XXI" secolo è una teoria interclassista che abiura totalmente il marxismo per quanto riguarda, la lotta di classe, la dittatura del proletariato, la teoria e la pratica rivoluzionarie, ed in molto altro.
E' una teoria che, con accenni di modernismo talora - paradossalmente - "berlusconiano", si rifà ad ottocentesche deviazioni del marxismo, già criticate e battute da Engels nell'AntiDuhring ed accennate anche dal Labriola nel suo scritto commemorativo del "Manifesto" di Marx-Engels.
Quindi nulla c'entra col convegno di cui ha postato l'URL.
 
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Comandante Carlos
view post Posted on 7/5/2010, 20:46




<<essi parlano delle forme che assunse la dittatura del proletariato in URSS durante il periodo dell'edificazione al socialismo>>

Ti rendi conto che stai dicendo in modo diverso quello che dico io

Non capisco come si possa travisare il significato di: "transizione al socialismo". A me sembra lampante.

Transizione (dal latino transitionis, a sua volta dal verbo transire, "passare"), indica un passaggio da una condizione all'altra o da una situazione all'altra.

Tradotto: Nel libro si parla dei problemi del passaggio da una condizione (capitalismo) ad un altra (il socialismo)

Inoltre il libro in più passaggi rimarca il fatto che fu la poca elasticità del sistema economico una delle principali cause del crollo del sistema sovietico. E' quindi evvidente che i nuovi sistemi socialisti devono tenere conto degli errori passati (che non sono solamente il revisionismo e via discorrendo) e provare a correggerli. Questo non significa che anche loro non incappino in errori. Fa tutto parte del processo di apprendimento. Non c'è una dottrina rivelata da seguire per non sbagliare.
 
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view post Posted on 7/5/2010, 22:04
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compagno

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CITAZIONE
Ti rendi conto che stai dicendo in modo diverso quello che dico io

Molto probabilmente non ho capito bene quello che hai detto tu.
Purtroppo ho capito benissimo la teoria anticomunista del "Socialsimo del XXI secolo".
 
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cizikov
view post Posted on 9/5/2010, 21:22




in effetti dire che non esiste una fase intermedia tra capitalismo e socialismo è da massimalisti/idealisti/utopisti/trotskisti(?) è impossibile fare il salto più lungo della gamba,non è un processo che avviene dall'oggi al domani. Ha senso ed'è legittimo invece avanzare alcune critiche ed osservazioni su questo nuovo Socialismo del XXI°secolo
 
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Lepontico
view post Posted on 11/5/2010, 22:44




CITAZIONE
Purtroppo ho capito benissimo la teoria anticomunista del "Socialsimo del XXI secolo".

la teoria del socialismo del XXI secolo è ciò che nel passato è sempre stato, cioè analisi concreta della situazione concreta.
 
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view post Posted on 31/7/2022, 11:37

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Di recente ho avuto modo di discutere con un marxista revisionista americano e vorrei riassumere in queste righe la sua posizione.

La produzione capitalistica e i rapporti sociali capitalistici gia montavano, assieme, nella struttura feudale. La grande produzione, agricola, ancora rimaneva nelle mani dei feudatari, e solo raggiunto un sufficiente grado di sviluppo e di dominio nella piccola-media produzione, la borghesia pote' compiere il salto qualitativo: la rottura rivoluzionaria che si tradusse nell'abbattimento dello stato feudale e nell'espropriazione delle terre nobiliari. In quel frangente, il parto era gravido ed ebbe successo. La produzione capitalistica non era una chimera ma una realta gia presente nella struttura. Al contrario, la produzione socialista e i rapporti sociali socialisti non sono attualmente presenti. Tutta la produzione, dalla piccola alla grande, rimane ancora nelle mani della borghesia. Il parto non e' gravido e nemmeno il cesareo puo' fare altro che tradursi in un aborto. L'errore fondamentale delle teorie rivoluzionarie del passato, l'idealismo in esso paradossalmente presente, e' stato credere che la sovra-struttura (lo stato, il partito, l'ideologia) possano rivoluzionare in senso socialista la struttura dove il socialismo non e' minimamente presente. In realta, l'egemonia di un'ideologia marxista, la formazione di un partito rivoluzionario, e l'abbattimento dello stato saranno tutte conseguenze di una struttura gia prevalentemente socialista, non le cause. La rivoluzione socialista avverra' tra i paesi avanzati in seguito ad una rottura rivoluzionaria nell'anello debole della catena imperialistica ma in nessun caso tale rottura potra resistere ad una controrivoluzione borghese se il socialismo non sara' gia predominante nella piccola-media produzione. Cosi come la rivoluzione socialista sara' di massa quando le forze produttive e i rapporti sociali saranno gia' socialisti, la controrivoluzione borghese e' stata di massa quando le forze produttive e i rapporti sociali non erano gia' socialisti. Tentare di instaurare permanentemente il socialismo oggi sarebbe tanto avventurista come tentare di instaurare il capitalismo nel Medioevo.
La piccola-media produzione socialista verra a formarsi nei paesi imperialisti avanzati. Con la concentrazione di capitale in monopoli e la conseguente proletarizzazione della piccola-media borghesia, l'unico modo per raccogliere capitale per la piccola-media produzione sara' la formazione volontaria di gruppi di lavoratori che uniranno piccole accumulazioni originarie per formare delle cooperative. Col tempo anche gli istituti bancari capitalistici, vedendo nuove opportunita, comincerenno a dare credito a queste nuove aziende. Come sappiamo dai paesi socialisti del passato, la produzione socialista e' molto piu efficiente della produzione capitalistica. I lavoratori raccolgono appieno i frutti del loro lavoro, decidono democraticamente all'interno dell'azienda ogni aspetto della produzione, e soprattutto decidono quanto profitto destinare alla riproduzione allargata e quanto redistribuirsene. I lavoratori diventano capitalisti di se stessi, la produzione e' nelle loro mani. Queste caratteristiche portano a maggiore partecipazione e interesse delle masse a produrre meglio, in quanto sono loro stesse a guadagnarci. In tali condizioni la piccola-media produzione capitalistica sara' attanagliata dalla nascente piccola-media produzione socialista e dalla grande produzione capitalistica imperialista, fino a scomparire. Una volta che la piccola-media produzione sara' pienamente socialista e anche la grande produzione (ancora nelle mani della borghesia) comincera' ad essere contesa da essa, la contraddizione tra carattere sociale della produzione e proprieta privata dei mezzi di produzione scoppiera'. La borghesia imperialista, marcescente e puramente parassitica, tentera' gli ultimi attacchi reazionari, ma le forze socialiste, gia presenti nella societa e pronte a prendere in mano la produzione, guidate da un partito comunista, avranno la meglio, lo stato borghese verra' abbattuto e i monopoli espropriati dai lavoratori. A quel punto il socialismo, che di fatto stava gia sviluppandosi dall'interno del capitalismo, sara' presente in ogni ramo della produzione, senza necessita' alcuna di nuovi esperimenti di ingegneria sociale quali collettivizzazioni e statalizzazioni.
Il carattere sociale della produzione non puo' essere inteso come una semplice produzione di massa, questa e' una interpretazione unilaterale che della produzione considera esclusivamente le forze produttive. In realta la produzione, in quanto tale, comprende anche i rapporti di produzione. Da qui ne viene allora che il carattere sociale della produzione dovra' presentarsi non solo nelle forze produttive ma anche gia' nei rapporti sociali, cosa che nella situazione attuale non avviene e men che meno avvenne in passato. I germogli del socialismo si presentano tutt'oggi solamente in pochi esperimenti di aziende cooperative le quali, benche' spesso performanti, non hanno ancora il potenziale di estendersi a tutta la produzione e scalzare quella capitalistica.
Il ruolo del partito dei lavoratori sara' quello di lottare per agevolare la formazione di cooperative con la propaganda e la partecipazione al parlamento borghese. Lottare nei sindacati per proteggere chi ancora lavora all'interno delle aziende capitalistiche. E preparare le condizioni per la rottura rivoluzionaria educando le masse ad una coscienza di classe e formando nuovi quadri di partito.
Quale sara' il ruolo della borghesia in questo processo? La piccola-media borghesia verra' semplicemente spazzata via. La grande borghesia, con l'industrializzazione e le lotte di indipendenza dei paesi arretrati, vedra' la terra su cui poggia (neocolonie) mancarle da sotto i piedi venendo costretta ad usare la forza per sopravvivere, ma facendosi la guerra da sola finira' per autodistruggersi. In una societa' che gia presenta in larga parte della produzione un'alternativa reale, il socialismo, i salariati dei monopoli si licenzieranno in massa per unirsi alle cooperative, la masse scoppieranno in rivolta ed esproprieranno i monopoli, ultimi baluardi di un sistema morente. Fatta la rivoluzione in un paese, nei paesi relativamente arretrati verranno a formarsi dei vuoti lasciati dalla vecchia borghesia imperialista rovesciata. I rimanenti paesi imperialisti lotteranno fra loro per colmare quei vuoti, acuiranno le contraddizioni con le popolazioni di quei paesi, causando nuove rotture rivoluzionarie negli anelli deboli della catena imperialistica fino alla caduta definitiva dell'imperialismo ed all'espansione a macchia d'olio del socialismo dai paesi avanzati a quelli relativamente piu arretrati.
Distrutto l'imperialismo, le cooperative di tutto il mondo inizieranno ad unirsi in corporazioni sempre piu grandi, senza necessita' alcuna di statalizzazioni burocratiche. Non dovendo competere fra loro infatti ma semplicemente migliorare il processo produttivo, i lavoratori-proprietari avranno tutto il vantaggio a fondere i loro capitali e condividere tecnica e conoscenza. La proprieta diventera allora sempre piu comune e la pianificazione sempre piu centralizzata, le aziende entreranno sempre piu in simbiosi le une con le altre, sino ad arrivare ad un sistema economico mondiale. Compiuto questo passaggio della proprieta dei mezzi di produzione dalle cooperative a tutto il popolo, raggiunto un livello di abbondanza ed elevamento culturale delle masse senza precedenti, il socialismo si estinguera' lasciando finalmente il posto al comunismo.


Che ne pensate?

Edited by k7ygd - 20/10/2022, 09:58
 
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view post Posted on 31/7/2022, 12:26
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QUOTE (k7ygd @ 31/7/2022, 12:37) 
La produzione capitalistica e i rapporti sociali capitalistici gia montavano, assieme, nella struttura feudale

Infatti, per questo poi la borghesia è diventata la classe dominante, era incatenata nei rapporti di produzione feudali

QUOTE
La grande produzione, agricola, ancora rimaneva nelle mani dei feudatari, e solo raggiunto un sufficiente grado di sviluppo e di dominio nella piccola-media produzione, la borghesia pote' compiere il salto qualitativo: la rottura rivoluzionaria che si tradusse nell'abbattimento dello stato feudale e nell'espropriazione delle terre nobiliari

Già qua commette i primi errori, la sconfitta del feudalesimo non è avvenuta in maniera omogenea nei diversi paesi, ma è durata secoli, la lotta era di tipo materiale ma è stata anche dal punto di vista sovrastrutturale, quindi lotta ideale, se sarebbero contati solo gli aspetti materiali la borghesia avrebbe già avuto i pieni poteri da secoli, è un po' come adesso che il proletariato che sebbene ha il potere materiale non ha quello spirituale. Resta il fatto che se in un dato periodo storico il potere è nelle mani della classe conservatrice e non di quella rivoluzionaria, quella società sarà conservatrice

QUOTE
. In quel frangente, il parto era gravido ed ebbe successo. La produzione capitalistica non era una chimera ma una realta gia presente nella struttura. Al contrario, la produzione socialista e i rapporti sociali socialisti non sono attualmente presenti. Tutta la produzione, dalla piccola alla grande, rimane ancora nelle mani della borghesia. Il parto non e' gravido e nemmeno il cesareo puo' fare altro che tradursi in un aborto. L'errore fondamentale delle teorie rivoluzionarie del passato, l'idealismo in esso paradossalmente presente, e' stato credere che la sovra-struttura (lo stato, il partito, l'ideologia) possano rivoluzionare in senso socialista la struttura dove il socialismo non e' minimamente presente.

Qua non ho capito molto, secondo ma ha le idee un po' confuse

QUOTE
In realta, l'egemonia di un'ideologia marxista, la formazione di un partito rivoluzionario, e l'abbattimento dello stato saranno tutte conseguenze di una struttura gia prevalentemente socialista, non le cause.

La rivoluzione socialista avverra tra i paesi avanzati in seguito ad una rottura rivoluzionaria nell'anello debole della catena imperialistica ma in nessun caso tale rottura potra resistere ad una controrivoluzione borghese se il socialismo non sara' gia predominante nella piccola-media produzione. Cosi come la rivoluzione socialista sara' di massa quando le forze produttive e i rapporti sociali saranno gia' socialisti, la controrivoluzione borghese e' stata di massa quando le forze produttive e i rapporti sociali non erano gia' socialisti. Tentare di instaurare permanentemente il socialismo oggi sarebbe tanto avventurista come tentare di instaurare il capitalismo nel Medioevo.

Qui vuole sostanzialmente dire che dobbiamo fare da spettatori in attesa che si sviluppano le forze produttive, chi lo farà poco importa, ragionamente che può anche essere valido, ma in sostanza non fa altro che giustificare l' attuale società capitalista

QUOTE
La piccola-media produzione socialista verra a formarsi nei paesi imperialisti avanzati. Con la concentrazione di capitale in monopoli e la conseguente proletarizzazione della piccola-media borghesia, l'unico modo per raccogliere capitale per la piccola-media produzione sara' la formazione volontaria di gruppi di lavoratori che uniranno piccole accumulazioni originarie per formare delle cooperative. Col tempo anche gli istituti bancari capitalistici, vedendo nuove opportunita, comincerenno a dare credito a queste nuove aziende. Come sappiamo dai paesi socialisti del passato, la produzione socialista e' molto piu efficiente della produzione capitalistica. I lavoratori raccolgono appieno i frutti del loro lavoro, decidono democraticamente all'interno dell'azienda ogni aspetto della produzione, e soprattutto decidono quanto profitto destinare alla riproduzione allargata e quanto redistribuirsene. I lavoratori diventano capitalisti di se stessi, la produzione e' nelle loro mani. Queste caratteristiche portano a maggiore partecipazione e interesse delle masse a produrre meglio, in quanto sono loro stesse a guadagnarci. In tali condizioni la piccola-media produzione capitalistica sara' attanagliata dalla nascente piccola-media produzione socialista e dalla grande produzione capitalistica imperialista, fino a scomparire.

Qua abbiamo finalmente chiaro da dove viene il suo pensiero

QUOTE
Una volta che la piccola-media produzione sara' pienamente socialista e anche la grande produzione (ancora nelle mani della borghesia) comincera' ad essere contesa da essa, la contraddizione tra carattere sociale della produzione e proprieta privata dei mezzi di produzione scoppiera'. La borghesia imperialista, marcescente e puramente parassitica, tentera' gli ultimi attacchi reazionari, ma le forze socialiste, gia presenti nella societa e pronte a prendere in mano la produzione, guidate da un partito comunista, avranno la meglio, lo stato borghese verra' abbattuto e i monopoli espropriati dai lavoratori. A quel punto il socialismo, che di fatto stava gia sviluppandosi dall'interno del capitalismo, sara' presente in ogni ramo della produzione, senza necessita' alcuna di nuovi esperimenti di ingegneria sociale quali collettivizzazioni e statalizzazioni.
Il carattere sociale della produzione non puo' essere inteso come una semplice produzione di massa, questa e' una interpretazione unilaterale che della produzione considera esclusivamente le forze produttive. In realta la produzione, in quanto tale, comprende anche i rapporti di produzione. Da qui ne viene allora che il carattere sociale della produzione dovra' presentarsi non solo nelle forze produttive ma anche gia' nei rapporti sociali, cosa che nella situazione attuale non avviene e men che meno avvenne in passato. I germogli del socialismo si presentano tutt'oggi solamente in pochi esperimenti di aziende cooperative le quali, benche' spesso performanti, non hanno ancora il potenziale di estendersi a tutta la produzione e scalzare quella capitalistica.
Quale sara' il ruolo della borghesia in questo processo? La piccola-media borghesia verra' semplicemente spazzata via. La grande borghesia, con l'industrializzazione e le lotte di indipendenza dei paesi arretrati, vedra' la terra su cui poggia (neocolonie) mancarle da sotto i piedi venendo costretta ad usare la forza per sopravvivere, ma facendosi la guerra da sola finira' per autodistruggersi. In una societa' che gia presenta in larga parte della produzione un'alternativa reale, il socialismo, i salariati dei monopoli si licenzieranno in massa per unirsi alle cooperative, la masse scoppieranno in rivolta ed esproprieranno i monopoli, ultimi baluardi di un sistema morente. Fatta la rivoluzione in un paese, nei paesi relativamente arretrati verranno a formarsi dei vuoti lasciati dalla vecchia borghesia imperialista rovesciata. I rimanenti paesi imperialisti lotteranno fra loro per colmare quei vuoti, acuiranno le contraddizioni con le popolazioni di quei paesi, causando nuove rotture rivoluzionarie negli anelli deboli della catena imperialistica fino alla caduta definitiva dell'imperialismo ed all'espansione a macchia d'olio del socialismo dai paesi avanzati a quelli relativamente piu arretrati.
Distrutto l'imperialismo, le cooperative di tutto il mondo inizieranno ad unirsi in corporazioni sempre piu grandi, senza necessita' alcuna di statalizzazioni burocratiche. Non dovendo competere fra loro infatti ma semplicemente migliorare il processo produttivo, i lavoratori-proprietari avranno tutto il vantaggio a fondere i loro capitali e condividere tecnica e conoscenza. La proprieta diventera allora sempre piu comune e la pianificazione sempre piu centralizzata, le aziende entreranno sempre piu in simbiosi le une con le altre, sino ad arrivare ad un sistema economico mondiale. Compiuto questo passaggio della proprieta dei mezzi di produzione dalle cooperative a tutto il popolo, raggiunto un livello di abbondanza ed elevamento culturale delle masse senza precedenti, il socialismo si estinguera' lasciando finalmente il posto al comunismo.

Insomma, la rivoluzione la faranno gli stessi capitalisti, penso ci sia più verità in un romanzo fantasy
 
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view post Posted on 31/7/2022, 15:00
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CITAZIONE
Che ne pensate?

Questo non è marxismo, è materialismo economico e costui stranamente scorda che il marxismo oltre ad essere materialista è anche dialettico. Il marxismo, pur considerando i fattori economici come principali, non ha mai negato il ruolo e l'importanza della sovrastruttura che assume, pur derivando dalla struttura, una certa indipendenza. Nei paesi imperialisti, a livello economico, il germe del socialismo è presente nel carattere sociale della produzione che necessita di un cambiamento della appropriazione individuale e della modalità della distribuzione delle ricchezze prodotte. Ciò sarà possibile quando sia i padroni che gli operai non potranno più vivere come un tempo, per via dell'impoverimento delle masse e l'impossibilità di soddisfare la domanda solvibile. Arriverà il momento in cui la distruzione delle forze produttive da parte della borghesia in crisi diverrà insostenibile e, a quel punto, il socialismo diventa una necessità, instaurato dal proletariato, guidato dal proprio partito d'avanguardia, e le sue riserve.
Il fallimento degli "economicisti" e dei menscevichi si spiega, fra l'altro, col fatto che essi non riconobbero la funzione mobilitante, organizzatrice e trasformatrice della teoria d'avanguardia, delle idee d'avanguardia e, caduti nel materialismo volgare, ridussero la funzione di questi fattori quasi a nulla, condannando di conseguenza il partito alla passività, alla stagnazione.
La forza e la vitalità del marxismo-leninismo stanno nel fatto che esso si appoggia su una teoria d'avanguardia che esprime in modo giusto le esigenze dello sviluppo della vita materiale della società, che esso eleva la teoria all'alto livello che le spetta, e considera suo compito utilizzarne al massimo la forza mobilitante, organizzatrice e trasformatrice.
Così il materialismo storico risolve la questione dei rapporti tra l'essere sociale e la coscienza sociale, tra le condizioni di sviluppo della vita materiale e lo sviluppo della vita spirituale della società.

[Iosif Stalin - Del Materialismo Dialettico e Del Materialismo Storico]

Riguardo il suo pensiero, secondo lui i proletari licenziandosi in massa possono aprire cooperative (con quali soldi?) le quali non ci è dato sapere cosa produrranno e come distribuiranno i prodotti, se in base al lavoro o ai bisogni (entrambi impossibili dato che, nella sua teoria, la grande industria è nelle mani dei monopolisti) mentre intanto lo stato borghese se ne sta guardare (qui si esplicita la sua mancanza di dialettica) senza intervenire né giuridicamente né coercitivamente contro queste cooperative, ma che anzi vengono sovvenzionate dalle banche (non ci è dato sapere perché dovrebbero farlo), completamente dipendenti tra l'altro dalla grande industria nelle mani dei monopolisti e dalle banche stesse, con i quali dovranno commerciare in modo capitalistico, generando quindi quella piccola produzione mercantile che dà vita al capitalismo e quindi quella piccola-borghesia che dice dovrà scomparire.
In sintesi è una teoria anarcoide, piccolo-borghese, anti-marxista, anti-dialettica e reazionaria che vede nella piccola produzione cooperativa, in regime capitalistico, il germe del socialismo. Mi piacerebbe sapere se di sua creazione o di qualche "teorico" anarchico

Edited by Shokut L - 31/7/2022, 17:56
 
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view post Posted on 31/7/2022, 16:41

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QUOTE (Shokut L @ 31/7/2022, 16:00) 
Mi piacerebbe sapere se di sua creazione o di qualche "teorico" anarchico

Non saprei, su YouTube ho trovato questo canale di un progetto chiamato Democracy At Work fondato dal neomarxista Richard Wolff.
A me ha colpito piu che altro l'interpretazione del concetto di carattere sociale della produzione come contenente i rapporti sociali socialisti che si stanno ancora generando nei paesi capitalisti avanzati nella forma cooperativa (che attualmente rappresenta il 10% dei lavoratori nel mondo).

In Italia su questa via del "socialismo cooperativo" ci vedo il cattocomunista Giulio Sapelli.

Edited by k7ygd - 31/7/2022, 18:01
 
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