Comunismo - Scintilla Rossa

Diego Fusaro

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view post Posted on 11/4/2010, 10:49

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Diego Fusaro,
"Bentornato Marx! Rinascita di un pensiero rivoluzionario"



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(Bompiani, Milano 2009, 380 pagg., 11.50 euro).

Marx è morto. È questa l'ossessiva litania che siamo ormai abituati a sentire. Dietro tale canto funebre – che a prima vista parrebbe proprio il riscontro di un decesso – si cela però, forse, l'auspicio che tale trapasso abbia luogo davvero, perché il “morto” in questione è ancora in forze e non cessa di seminare il panico tra i vivi. Chi si ostina a ripetere, in nome di Dio o del Mercato, che “Marx è morto” lo fa, allora, perché assillato dal suo spettro: esso continua infatti a denunciare le contraddizioni di un mondo capovolto, di una realtà spettrale che – sospesa in un incantesimo di alienazione e sfruttamento, di feticismo e di mercificazione universale – abbiamo prodotto noi stessi, ma che è a tal punto opaca da sembrare autonoma e da dominarci minacciosa. Da queste considerazioni è bene muovere per tornare a leggere Marx, per riflettere sull'attualità e l'inattualità del suo pensiero; su quali siano i suoi “spettri” che continuano ad aggirarsi tra noi, anche oggi che il “socialismo reale” è naufragato e che la storia ha mandato in frantumi il sogno di Marx. Il fallimento delle sue profezie non intacca infatti l'esattezza delle denunce da lui formulate, e la sua critica radicale del capitalismo rappresenta ancora lo strumentario concettuale più “forte” per criticare la società esistente e le contraddizioni che la permeano. Il suo progetto, inoltre, continua a essere – dopo tutto – la più seducente promessa di felicità di cui la filosofia moderna sia stata capace.

GIANNI VATTIMO, "BEN SCAVATO VECCHIO KARL!"


[recensione del libro Bentornato Marx! apparsa su "Tuttolibri" di La Stampa di sabato 23 gennaio 2010]

Ricordate la battuta di qualche anno, o decennio, fa: «Dio è morto, Marx è morto, e anch'io non mi sento troppo bene»? Ebbene forse possiamo cancellarla definitivamente. Dio se la cava ancora egregiamente, nonostante i dubbi alimentati dalle condotte scandalose dei suoi ufficiali rappresentanti in terra; e Marx è ormai largamente risuscitato per merito del palese fallimento del suo nemico storico, il capitalismo occidentale, salvato solo dalle misure «socialiste» dei governi liberali dell'Occidente. Ad annunciare con freschezza (e audacia) giovanile il ritorno di Marx è uno studioso torinese emigrato temporaneamente al San Raffaele di Milano, dottorando sotto la saggia guida di Giovanni Reale, un accademico non uso a coltivare giovani ingegni sovversivi. Bentornato Marx !, con il punto esclamativo, è il titolo dell'affascinante libro di Diego Fusaro uscito presso Bompiani (pp. 374, e 11,50). Il libro ha il difetto di portare una dedica al sottoscritto, che ha avuto la ventura di essere tra i professori torinesi presso i quali ha studiato l'autore. Ma ne posso parlare senza pudore perché, a parte l'affettuosa dedica, di mio nel libro non c'è niente, credo nemmeno una citazione; il che può ben valere come garanzia: sia della serietà del lavoro, sia dell'assenza di qualunque conflitto di interesse in questa recensione. Anzitutto, ci voleva la passione e il coraggio di uno studioso giovane per affrontare l'impresa di una ripresentazione complessiva del pensiero di Marx; non tanto perché ancora agli occhi di molti Marx sembra essere un argomento tabù. Ma soprattutto perché bisognava fare i conti con una bibliografia sterminata di studi critici, di interpretazioni anche politicamente contrastanti, senza metterli semplicemente da parte come se fosse possibile tornare al «vero Marx» saltando la storia della fortuna e sfortuna dei suoi testi; e senza, d'altra parte, farsi travolgere dalle discussioni tra gli interpreti, producendo un ennesimo studio in cui Marx risulta oscurato da uno dei tanti ritratti che pretendono di rappresentarlo. Fusaro è riuscito egregiamente a evitare i due rischi, e ha raccontato con chiarezza e vivacità vita e dottrina di Marx prendendo anche francamente posizione su tante questioni interpretative presenti nella vasta letteratura che cita e discute nelle note. Uno dei temi ricorrenti nel libro è quello del rapporto tra Marx e il marxismo. Ma, dice Fusaro, l'opera di Marx è stata sempre un cantiere aperto - anche il Capitale è un libro incompiuto; e pretendere di cercare una verità originaria di Marx è sempre stata solo la tentazione dei dogmatismi che hanno creduto di richiamarvisi anche in connessione con politiche di dominio. Dogmatismo è anche parlare di un socialismo «scientifico», ovviamente. Un vasto settore del marxismo novecentesco è stato dominato (si pensa ad Althusser) dall'idea che Marx sia stato anzitutto uno scienziato della società: proprio Althusser insisteva sulla «rottura epistemologica» che separerebbe il Marx giovane (i famosi Manoscritti economico-filosofici del 1844) dal Marx del Capitale, analista obiettivo della società dello sfruttamento e dell'alienazione. Fusaro, del resto con l'appoggio di molti studi recenti, mostra che neanche l'analisi obiettiva delle strutture del capitalismo condotta nel Capitale sarebbe possibile senza l'operare, nello spirito di Marx, di un costante proposito normativo. Il termine «critica» che ricorre così spesso nei titoli dei suoi scritti - dalla Critica della filosofia del diritto di Hegel fino allo stesso Capitale che è sottotitolato «Critica dell'economia politica», ha sempre avuto per lui il duplice significato: analisi di un oggetto per determinarne il significato e valore, e smascheramento e denuncia di errori e mistificazioni. Per questo Marx merita la qualifica di pensatore «futurocentrico»; per il quale la filosofia non deve limitarsi a descrivere (o addirittura, a contemplare) il mondo, ma deve trasformarlo (come dice la famosa undicesima delle Tesi su Feuerbach). A quella che Gramsci definirà la «filosofia della prassi» Marx giunge partendo da posizioni che condivide con i «giovani hegeliani», discepoli di Hegel che radicalizzavano in senso rivoluzionario le tesi del maestro, ma sempre mantenendosi nell'ambito di una critica teorica degli errori: così, la religione veniva smascherata come proiezione del desiderio di perfezione dell'uomo, ma tutto si limitava a sostituirvi un atteggiamento mentale filosofico. Via via che, anche come giornalista della Gazzetta Renana, Marx acquista conoscenza concreta delle condizioni di sfruttamento in cui vivono i salariati della sua epoca, le posizioni di critica filosofica dei giovani hegeliani gli appaiono sempre più insufficienti: se l'uomo proietta in Dio una immagine di perfezione e felicità che non può avere, non basta spiegargli questo meccanismo alienante; bisogna modificare le condizioni di miseria e di infelicità in cui di fatto vive. Questo in fondo è il significato fondamentale del materialismo storico, che come lo spettro del comunismo ha tanto spaventato le borghesie di tutto il mondo. Il Manifesto del Partito comunista, scritto nel 1848, è un lavoro «su commissione», Marx e Engels lo scrivono per mandato dalla Lega dei comunisti che si riunisce a congresso nel 1847, mentre nel 1864 parteciperanno alla fondazione della Associazione internazionale dei lavoratori, poi passata alla storia come la Prima Internazionale. Anche se da «giovane hegeliano» ha aspirato alla carriera accademica, Marx è ormai un attivista politico, anche la grande impresa scientifica del Capitale nasce in questo clima. Ma: critica e azione politica in nome di che? Marx, nonostante le apparenze e le opinioni di tanti suoi interpreti, è un «filosofo della storia», eredita da Hegel, rovesciandone il senso puramente idealistico, una prospettiva finalistica (una traccia secolarizzata di religiosità): non che ci «sia» un senso dato della storia, ma certo l'uomo lo può creare se si progetta in un tale orizzonte. La descrizione scientifica del capitalismo ha solo senso in questa prospettiva emancipativa. Che nonostante il «sonno della ragione» mediatico-televisivo in cui siamo caduti, ha ancora, e di nuovo, la capacità di svegliare anche noi: davvero, bentornato Marx!

Gianni Vattimo

Per info: www.filosofico.net/bentornatomarx.htm

VIDEO-INTERVISTA SU RAINEWS24:
www.youtube.com/watch?v=kefwAZquPp8

Edited by Sandor_Krasna - 23/6/2021, 22:29
 
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Erich Honecker
view post Posted on 11/4/2010, 10:58




per carità ammiro Fusaro per l'impegno che mette nel progetto filosofico.net, ma come marxista non è il massimo anche se alcune cose che dice sono pienamente condivisibili
 
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- Kekke! -
view post Posted on 17/5/2010, 17:45




L'ho ordinato, tra qualche giorno mi dovrebbe arrivare.
Veramente lo leggo solo per curiosità perchè, dopo aver visto un pò di interviste, mi trovo d'accordo con Erich.
 
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view post Posted on 17/5/2010, 18:28
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compagno

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Marx non se n'è mai andato per noi.
"Bentornato" sarà per quelli che lo avevano abbandonato.
Speriamo (ci spero poco) che la parte di Marx che ritorna, per costoro, non sia "una deformazione opportunista del marxismo, un travestimento del marxismo nel senso di renderlo accettabile alla borghesia (Lenin)."
 
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Erich Honecker
view post Posted on 17/5/2010, 18:51




certamente
 
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view post Posted on 7/2/2014, 18:38
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Un filosofo marxista nella sede di CasaPound. Scandalo? No, solo per gli antifascisti

L’intellettuale che vuole rivalutare Marx va a parlare nella sede nazionale di CasaPound. Uno scandalo? Una provocazione? Una di quelle relazioni pericolose che rischiano di accendere infiniti dibattiti? Forse no. Intanto perché CasaPound non è organizzazione nuova a questi trasversalismi e poi perché Diego Fusaro, filosofo anti-euro molto critico con la sinistra ufficiale, da un po’ di tempo dialoga con l’altra parte della barricata senza farsi troppi problemi. Ecco cosa scriveva la scorsa estate, ad esempio, a proposito di antifascismo e di antiberlusconismo: “Come l’odierno antifascismo in assenza integrale di fascismo, così l’antiberlusconismo ha svolto il ruolo di fondazione e di mantenimento dell’identità di una sinistra ormai conciliata con l’ordine neoliberale. Ingiustizia, miseria e storture d’ogni sorta hanno così cessato di essere intese per quello che effettivamente sono, ossia per fisiologici prodotti dell’ordo capitalistico, e hanno preso a essere concepite come conseguenze dell’agire irresponsabile di un singolo individuo”. Il 21 febbraio dunque Fusaro varcherà la soglia di CasaPound e va detto che certe affermazioni già determinavano una qualche “sintonia”.

Resta da superare l’ostilità a Marx, che certo non è uno degli autori privilegiati dal mondo della destra. E tuttavia di un ritorno fragoroso sulla scena del filosofo di Treviri, causa la crisi del capitalismo globale, si parla ormai da anni (Il Secolo dedicò al tema la copertina di un Domenicale del 18 settembre 2011 dal titolo “Marxista è bello?”). Il dibattito s’infiammò anche in Italia sempre due anni fa dopo che sull’agenzia Bloomberg un influente analista economico come George Magnus pubblicava un articolo dal titolo eloquente: “Date a Marx una chance di salvare l’economia mondiale”.

E Costanzo Preve, filosofo torinese di recente scomparso, asseriva che recuperare Marx è essenziale quando c’è da rimettere il lavoro al centro della riflessione: “Si è imposto – rispondeva Preve – un pensiero unico ultraliberale e il lavoro, che resta centrale, sembra scomparso per il prevalere del capitale finanziario su quello industriale.”

Dunque non è scandaloso che Fusaro parli a CasaPound (essendosi lui stesso sottratto alle logiche di demonizzazione che la sinistra ufficiale utilizza) né suona come “eretica” una discussione su Marx (si riprende semmai il filo di un dibattito che procede dal 2008). Su Facebook Fusaro l’ha spiegata a modo suo: “Da Socrate ho appreso a dialogare con tutti, anche con chi la pensa in maniera diametralmente opposta rispetto a me”. Ma i vigilantes dell’antifascismo non l’hanno presa bene. E le accuse di “rossobrunismo” si sprecano. Fino al 21 ci sarà modo di vedere se Fusaro manterrà il punto.

Fonte:secolo d'Italia

La cacca attira le mosche
 
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Vassili Zaitsev
view post Posted on 7/2/2014, 19:02




Fusaro è l'estrema degradazione del pensiero di Preve.
 
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view post Posted on 7/2/2014, 19:27
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D'altronde Fusaro non è nuovo a questo genere d'incontri.
 
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view post Posted on 7/2/2014, 20:13

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non è mai stato un marxista, vuole solo creare confusione per favorire gli "avversari"!
 
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view post Posted on 7/2/2014, 20:30
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Non ha mai parlato di Marx, per quanti libri gli abbia intitolato.
 
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mukhabarat
view post Posted on 7/2/2014, 20:56




CITAZIONE (Ruhan @ 7/2/2014, 20:30) 
Non ha mai parlato di Marx, per quanti libri gli abbia intitolato.
 
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view post Posted on 10/2/2014, 20:03

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Diego Fusaro, un bluff come filosofo, una realtà come rossobruno.


Il mondo è pieno di imbecilli, è vero. Ma non è proprio necessario diventarlo anche noi. Ci sono molte cose - fatti, non parole - che permettono di capire cos'è giusto e cosa sbagliato, cos'è rivoluzionario e cosa il contrario.

Diciamo che i rapporti con i fascisti sono una discriminante senza ritorno. Come dicevano i partigiani, "con i fascisti non si parla, li si combatte". Poi ci sono le considerazioni di opportunità, per cui il "combattimento" è più sul piano ideale che non militare (anche se qualche cazzotto, ogni tanto, può far bene alla salute). Ma, appunto, sul piano culturale non ci possono essere mai mediazioni, perché "è gratis".

La notizia del giorno è la solita banalità: un convegno organizzato da Casapound per discutere di "ciò che è vivo e ciò che è morto in Marx". Merda secca, per definizione. Come se un circolo comunista chiamasse la gente a discutere si "ciò che è vivo e ciò che è morto in Mussolini e dintorni".

Lasciamo stare Marx (chi ne vuol discutere seriamente sa come trovarci, è noto). Parliamo dell'"ospite illustre" di questa serata che s'annuncia come apoteosi dell'inciucio rosso-bruno. Chi è che stavolta ha accettato di "parlare con i fascisti" nientepopodimeno che di Marx? Morto Costanzo Preve, l'unico nome dotato di risonanza mediatica era quello di Diego Fusaro...

Tana! Proprio lui... 'Un ci si crede, direbbero in Toscana...

Diciamo che tracciamo a questo punto un fossato invalicabile, a futura memoria e per tutti gli anni che ci capiterà di vivere: chi accetta d'ora in poi di "parlare" con Diego Fusaro non parlerà mai più con noi, né nel movimento di classe, né col sindacalismo conflittuale.

Non è più tempo di giocare à la Bertinotti o à la Vendola....

fonte
 
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view post Posted on 11/2/2014, 22:27

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Gli orfani di Fusaro, ospite di Casapound


In queste ore si va diffondendo a macchia d’olio la notizia che il signor Fusaro (che da alcuni creduloni è stato pontificato come enfant prodige della filosofia marxista) si appresta a deliziare i picchiatori di Casa Pound con le sue elucubrazioni su Marx.
Nessuno scandalo da parte nostra. Di questo personaggio ci eravamo occupati nei mesi scorsi, quando, forse colpiti dal solleone estivo una serie di capetti delle chiese che popolano l’universo “comunista”, da Rizzo (Csp) a Riformetti (Laboratorio marxista), lo avevano investito del ruolo di maître à penser delle loro strutture.
Ignoranti in filosofia o sprovveduti in politica? Oppure soggetti talmente vuoti da essere permeabili dal rossobrunismo strisciante di cui ci siamo ampiamente occupati?
Lasciamo all’intelligenza dei compagni (anche di quelli, in buona fede, che ancora militano nelle loro organizzazioni) la risposta.
Una sola certezza: il comunismo è cosa troppo seria perché lo si lasci in mano a simili personaggi.
 
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view post Posted on 15/2/2014, 21:17
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Sul "dialogo socratico" con Casa Pound
Sono stato invitato a partecipare assieme a Diego Fusaro a un dibattito su Marx a Casa Pound. Ecco la mia risposta.

... Come forse sapete, ho tradotto e commentato Das Recht der juengen Voelker di Arthur Moeller van den Bruck. Sto per pubblicare un libro su Nietzsche dal radicalismo aristocratico alla rivoluzione conservatrice che traduce 4 saggi di Moeller su Nietzsche. Ho scritto su Juenger e il socialismo nazionale. Sto lavorando a un libro su Heidegger e la "rivoluzione" nazista. Ho frequenti contatti con Marco Tarchi, che ho difeso pubblicamente piu volte, attirandomi in passato la reazione di molti miei compagni idioti. Anche sul piano biografico, nel 1991 io e i miei compagni occupammo la facoltà di lettere dell'università di messina assieme a un gruppo di filiazione ordinovista - assumendocene i rischi e mettendo in conto che ci saremmo presto scannati, come puntualmente avvenne -, perche' altrimenti nessuno ne avrebbe avuto la forza. Inoltre sono allievo di Domenico Losurdo, che più volte ha parlato insieme a Ernst Nolte, ha difeso Garaudy, ha criticato tutte le proposte di legge contro il cosiddetto negazionismo.

Insomma non mi scandalizza affatto parlare con i fascisti.
E però conosco molto bene la storia di questi confronti e di tutti i tentativi di elaborare una "terza posizione" andando oltre destra e sinistra. Proprio la rivoluzione conservatrice weimariana, che e' tra i miei principali oggetti di studio, ne è il prototipo.
Non si tratta certo da parte vostra di appropriarsi di Marx, che sarebbe ridicolo e impossibile. E però non si tratta nemmeno di un normale dibattito, dal quale potrebbe emergere un avanzamento della conoscenza.
Non bisogna nascondersi dietro un dito: è invece un'operazione egemonica condotta da un movimento politico che fa legittimamente il suo lavoro. Un'operazione egemonica residuale, ahinoi, visto che la guerra civile europea è finita e rispetto ai tempi del confronto tra Moeller e Radek sulla vicenda di Schlageter sia i comunisti che i fascisti sono oggi al seguito di processi più grandi di loro. Ma pur sempre un'operazione egemonica che io non posso legittimare, tanto più che questa operazione gioca con i meccanismi postmoderni della società dello spettacolo.

Sarebbe stato diverso se l'iniziativa fosse stata proposta da una realtà terza, in un luogo diverso, per un interesse conoscitivo autentico. Ma io sono un militante comunista marxista-leninista, oltre che, con tutti i miei limiti, un intellettuale.

Diverso è il caso di Fusaro.
Io gli ho sconsigliato di partecipare a questa iniziativa. Se pensa di egemonizzare voi si illude, così come si illude quando considera superata la distinzione di destra e sinistra, che non scompare affatto ma si trasforma e ridefinisce. Ma Diego non è un militante politico e non è nemmeno comunista - anzi, per quanta simpatia io possa provare per lui, e' totalmente inconsapevole sul piano politico - e dunque può fare in fondo ciò che vuole.

Per quanto mi riguarda, invece, rispetto. Ma quel tipo di rispetto che si deve tra nemici che stanno sul campo di battaglia e sono pronti a combattersi. Non certo legittimazione di quella che rimane, come ho detto, un'operazione egemonica.

Fonte: materialismostorico.blogspot.it


Ma cos'è questo contorsionismo? Che difficoltà ha trovato questo "militante comunista" nel mandare a fare in culo quelli di casa pound? Parla di rispetto nei confronti del nemico, è un concetto che posso capire, ma non se ci si riferisce a cacca pound... ma come si fa a cadere nel ridicolo in questa maniera?

inoltre non ho capito bene cosa intenda quando dice " sia i comunisti che i fascisti sono oggi al seguito di processi più grandi di loro"? A me viste le premesse, non sembra così scontato pensare che per Azzarà, i fascisti ( un po' come i comunisti ) rappresentino una forza d'opposizione alla classe dominante, questo è assurdo per svariati motivi che non sto qui a spiegare sul forum dato che c'è già materiale in abbondanza.
 
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view post Posted on 15/2/2014, 21:41
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CITAZIONE (RedSioux @ 15/2/2014, 21:17) 
Ma cos'è questo contorsionismo? Che difficoltà ha trovato questo "militante comunista" nel mandare a fare in culo quelli di casa pound? Parla di rispetto nei confronti del nemico, è un concetto che posso capire, ma non se ci si riferisce a cacca pound... ma come si fa a cadere nel ridicolo in questa maniera?

Questo liquame ideologico, questa nebulosa di argomentazioni abortite, questo mettere le mani avanti a ogni svolta mentre si cammina alla cieca è il poco che rimane del dibattito tra intellettuali. Sono ridotti tutti così, i pennivendoli organici.

Fa' caso all'incipit: dieci righe di scuse preventive, alibi, giustificazioni, caso mai lo si accusasse di mancare di rispetto ai fascisti. I "nemici" da "rispettare", come li chiama questo scribacchino. E si definisce "marxista-leninista", eh.

Bella anche la difesa d'ufficio, poco convita ma doverosa, del suo amichetto Fusaro. Ha dimenticato di ricordare che Fusano non è nuovo a questo genere di marchette, dato che coi fascisti ci ha sempre flirtato.

Edited by Sandor_Krasna - 24/2/2014, 22:43
 
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