Comunismo - Scintilla Rossa

Le critiche al marxismo di Karl Popper

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Belfagor
view post Posted on 1/4/2012, 18:59




CITAZIONE
Decontestualizza il suo periodo e vede totalitarismo ovunque

Non è forse il compito di ogni liberale coi fiocchi? :D
Anch'io ho letto le critiche a Platone e le ho trovate di una superficialità imbarazzante. Inoltre, leggendo la critica in più punti mossa da Platon/Ceskystev (che ringrazio per il suo lavoro di analisi, ricco di spunti interessanti), emerge la natura di pennivendolo di Popper, specialmente nell'ennesima e ridicola visione del comunismo come utopia, cavallo di battaglia degli anticomunisti che vogliono ammantarsi di scientificità e obbiettività, ma finiscono solo col rivelarsi incapaci di un'analisi corretta, quando non in piena malafede.
 
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EdoardoBuso
view post Posted on 17/4/2012, 13:34




Popper pecca come Freud della mancanza di visione economica della società e dell'uomo,per capire la società bisogna concepire l'uomo come prodotto economico!Popper parte da considerazioni psicologiche....allo stesso modo Platone partiva da una concezione guerriera,Popper è sicuramente superato come anche il PD e Vendola :sick: :P :P dal sistemaproduttivo e dal Supermercato globale motore della storia che ha surclassato in tempi recenti anche il concetto di democrazia...allo stesso tempo a mio modesto avviso è una certa visione del marxismo legata come nell'ex urss od in altri paesi corea del nord ecc,dove si concentrano gli aspetti politici sociali nella creazione dello Stato,anche quello mi pare superato,come mi paiono superate a mio modesto avviso anche le teorie razziali e le vie nazionali,ed il radicalismo chic ecc

 
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view post Posted on 17/4/2012, 15:11
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compagno

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Caro Edoardo, tu dici che il concetto di democrazia è superato, ma non specifichi che cosa è, o che cosa intendi tu "democrazia".
Sicuramente il concetto astratto di democrazia è superato. E' stato superato dal marxismo-leninismo oltre cento anni fa.
Se peraltro si vuole intendere la "democrazia borghese" è altrettanto risaputo che questa è cominciata a deperire da quando il capitalismo si è trasformato in monopolio.
Altra boutade da definire è quella tua, relativa alla "ex-urss" ed al sua (superata?) concezione dello Stato. E devo dire che mi sarei rotto i gabbasisi, per dirla alla Montalbano, di gente che parla dello Stato senza sapere che cosa è lo Stato. La cui definizione puoi trovare in tuitta la sua sconcertante pienezza in Engels e, soprattutto, nelle prime righe di "Stato e Rivoluzione" di Lenin, il quale paraltro riprende e cita Engels.
Le parole a vacca o al vento non servono a nulla. Così come non serve a nulla ammischiare la "democrazia" , lo Stato con le "teorie razziali, le vie nazionali ed il radicalismo chic".
Vogliamo smetterla con questa confusione che non ci porta mai da nessuna parte?
Vogliamo cominciare a ragionare in modo serio?
.
Scusami, ma dovevo proprio sfogarmi dicendotelo!

Edited by carre - 17/4/2012, 18:46
 
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EdoardoBuso
view post Posted on 17/4/2012, 19:11




carre quello che volevo dire è che ormai siamo solo merci di un grande supermarket globale...è da tanto tempo che non vengo sul forum,perchè penso che non ci sia più nessuna soluzione al problema dell'Uomo e della politica e della società,cioè lascio che il cammino evolutivo faccia il suo corso...sono diventato un pò nichilista negli ultimi tempi,ma non perchè sono depresso,ma perchè secondo me non esiste più soluzione...il mondo è dominato da animali che mangiano altri animali,se poi c'è una sovraproduzione di armi quelle bisogna sprecarle e le si spreca sterminando miliardi di esseri umani indifesi.....non esiste niente,probabilmente non esiste nemmeno Dio anche per consolarmi mi richiamo al Cristo,perchè penso che tutto sommato un lato di bene c'è in noi,e che se facciamo il male il male si ingigantisce ancora di più,la religione è un deterrente in un certo qual modo,non esiste il bene che trionfa sul male,esiste solo il male,non esiste fiducia tra le persone,compagni,amici ecc esiste solo l'uomo che ha potere e domina l'altro uomo,l'uomo che è intelligente e domina l'ignorante,l'ignorante che domina l'intelligente ecc...c'è una soluzione a tutto questo?probabilmente quando la gente si accorgerà a livello di masse di questa realtà,cioè della presenza di elite in tutti gli ambiti della vita umana e sociale,sarà già avvenuta la Ruanda planetaria,perchè la gente perderà ogni controllo dei propri impulsi e ci sarà una carneficina a cielo aperto....scusa carre questo sfogo ma qui sto andando anche fuori dal marxismo e me ne scuso...non esiste fratello non esiste umanità non esistono diritti esiste solo l'economia ed l'economia è quella barriera per ridurre i rapporti che se no sarebbero cannibali tra gli uomini in rapporti di scambio che non siano violenti....ma l'economia per come la conosciamo tra poco probabilmente non esisterà più,per questo parlo di superamento della democrazia,la democrazia aveva bisogno di ambiti territoriali per espletarsi di istituzioni anche di organizzazioni rivoluzionarie come i partiti...ma ora tutto è superato siamo merce interscambiabile....è questo che volevo dire
 
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Joey Kowalski
view post Posted on 17/4/2012, 22:47




CITAZIONE
Le parole a vacca o al vento non servono a nulla. Così come non serve a nulla ammischiare la "democrazia" , lo Stato con le "teorie razziali, le vie nazionali ed il radicalismo chic".
Vogliamo smetterla con questa confusione che non ci porta mai da nessuna parte?
Vogliamo cominciare a ragionare in modo serio?
.
Scusami, ma dovevo proprio sfogarmi dicendotelo!

Carre, non ti conosco, ma condivido in pieno.

CITAZIONE
..sono diventato un pò nichilista negli ultimi tempi. [...] non esiste il bene che trionfa sul male,esiste solo il male. [...] esiste solo l'economia ed l'economia è quella barriera per ridurre i rapporti che se no sarebbero cannibali tra gli uomini in rapporti di scambio che non siano violenti....

Non la posso pensare così. 1) Il nichilismo, ce lo insegna la storia della filosofia e delle arti, è la prima strada verso ogni fascismo, che può nascere solo in seguito a una grandiosa crisi di valori. E in questo senso il nichilismo di Pirandello è perfettamente in linea con la sua adesione al fascismo. Anche il nichilismo contemporaneo (post-moderno... brrr...!) è la radice del successo della destra conservatrice in europa. 2) In generale, secondo me, non esistono bene e male, ma giustizia e ingiustizia, e quest'ultime dipendono solo e soltanto dagli uomini. 3) Che cos'è l'economia? (borghese, standard, intendo). Beh, secondo me è proprio il contrario di quello che dici, è invece, secondo me che seguo l'impostazione marxista, la codificazione dell'ingiustizia e la giustificazione del sopruso, nascosto dal grafico con le curve di domanda e offerta.

La sfiducia in genere è creata dalla confusione, e dissipare la confusione è la via migliore per aprirsi ad un futuro per cui valga la pena lottare. Ovvio, in questo commento non c'è nulla di personale :)

 
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view post Posted on 18/4/2012, 01:11
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Abdullah Calahamed (EAU) Vladimir Sevchenko (Belarus)

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Buso segue il positivismo amaryllideo.
 
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Yuri Gagarin
view post Posted on 18/6/2012, 12:09




E pensare che popper divenne liberale per paura dlle botte della pula . Comunque bella analisi , popper l'ho sempre ritenuto un filosofo fumoso e in malafede
 
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view post Posted on 27/3/2013, 17:44

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LE CRITICHE AL MARXISMO DI KARL POPPER
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view post Posted on 2/9/2021, 11:50

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Letto tutta la discussione, qualche altro contributo da chi è "esperto"in filosofia?
 
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view post Posted on 2/9/2021, 19:53
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QUOTE (John Ball @ 2/9/2021, 12:50) 
Letto tutta la discussione, qualche altro contributo da chi è "esperto"in filosofia?

Popper è un' autore che andrebbe ancora considerato dato che il principio di falsificabilità è utile almeno da un punto di vista pratico per controllare un' ipotesi o fare nuove scoperte scientifiche, ma paradossalmente è proprio la società basata sul profitto a impedire una razionalizzazione della ricerca scientifica, e questo perchè alla base di un' esperimento ci sono le macchine, lo sviluppo scientifico delle macchine e il modo in cui esse sono scambiate nella società determina anche gli indirizzi della ricerca che quindi è tutt' altro che fondata su principi extrautilitaristici. Nel marxismo o una società in cui non c' è il profitto dietro ciò non avverrebbe, ci possono anche essere diverse ipotesi in lotta tra loro però la scienza sarebbe libera da interferenze economiche. Quindi le critiche di Popper al marxismo non sono scientifiche non tiene conto che lo sviluppo della società come della scienza non dipende solo da principi generali ma anche dalla situazione economica
 
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view post Posted on 17/9/2021, 08:35
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da I Maestri del Scialismo

L'IDEALISMO AGNOSTICO DI POPPER CONTRO IL SOCIALISMO SCIENTIFICO DI MARX


Di seguito un estratto di un'opera di Daniel Little in cui l'autore provvede a smentire la “falsificazione” della teoria di Marx fatta dal filosofo liberale Karl Popper (Vienna, 28 luglio 1902 – Londra, 17 settembre 1994).
“Karl Popper sostiene che la teoria marxista è uno strumento indefinitamente flessibile che può essere spinto fino ad essere compatibile con qualsiasi fatto sociale. Poiché Marx è disposto a modificare la sua teoria di fronte ad evidenze empiriche falsificanti, la sua teoria è infalsificabile e pertanto non scientifica. La tesi di Popper si basa sul principio di falsificabilità per distinguere tra scienza e pseudo-scienza. Una teoria che non può essere falsificata da un qualunque evento non è scientifica. L’inconfutabilità non è un pregio di una teoria (come la gente spesso ritiene) ma un suo vizio. Questo criterio viene dunque impiegato per criticare la pratica scientifica di Marx (in particolare, la sua prontezza a richiamarsi a delle cosiddette controtendenze): “La teoria marxista della storia, a dispetto dei poderosi sforzi di alcuni dei suoi fondatori e seguaci, in ultima istanza ha adottato una tale pratica profetica. In qualcuna delle sue prime formulazioni… le predizioni erano sottoponibili a verifica, nonché falsificate dai fatti. Tuttavia, invece che accettarne la falsificazione, i seguaci di Marx hanno reinterpretato sia la teoria che i fatti al fine di renderli compatibili. In questo modo hanno salvato la teoria dalla falsificazione; ma lo hanno fatto al prezzo di adottare un dispositivo teorico che la rende infalsificabile. Hanno dato una svolta convenzionalista alla teoria, e tramite questo stratagemma ne hanno distrutto la pretesa di scientificità.”
In termini esemplificativi, l’argomento di Popper può essere formulato come segue: la teoria marxiana del plusvalore è, in principio, un’ipotesi empiricamente significativa. Una delle sue conseguenze è che i saggi del profitto sono diseguali in industrie diverse (per via del diseguale rapporto capitale-lavoro). Questa è una conseguenza empirica riconosciuta come falsa; pertanto, la teoria è falsa. Se Marx si rifiuta di accettare questa falsificazione, preferendo invece richiamarsi ad altri fattori, tali da interferire con il funzionamento del meccanismo definito dalla sua teoria, può farlo, ma ad un costo: svuotare la teoria del suo contenuto empirico e della sua base scientifica. Dato che Marx, in questo genere di circostanze, suggerisce regolarmente delle modificazioni alla teoria, Popper ne conclude che la teoria marxiana del capitalismo non è scientifica ed è carente di contenuto empirico.
Prima di rivolgerci all’argomento di Popper nella sua sostanza, occorre notare che molte delle circostanze da lui presentate come falsificanti mancano il bersaglio, ricadendo completamente al di fuori dell’ambito dell’analisi scientifica marxiana. […] È necessario distinguere nettamente la trattazione scientifica del modo capitalistico di produzione dalle altre visioni che Marx offre all’interno della teoria del materialismo storico. […] La finalità della prima è limitata ad una analisi della struttura economica del capitalismo, e non si presta alla società in senso lato (es. teorie sulla politica o sull’ideologia relative al materialismo storico). Marx ha certo una salda opinione sul futuro sviluppo del capitalismo, nonché molto da dire sull’ideologia e sulla politica. Ma nessuno di questi aspetti è incluso nel nucleo della sua scienza; questa è strettamente limitata all’analisi della struttura e delle dinamiche del capitalismo. Pertanto, tracciata questa linea di demarcazione, si riscontra che la maggior parte dei fatti che Popper ritiene falsificanti, sono in verità irrilevanti.
Consideriamo un esempio più da vicino. Popper sostiene che il verificarsi della rivoluzione in Russia e la mancata rivoluzione in Gran Bretagna falsifichino l’impianto marxiano. Queste considerazioni valgono come potenziali falsificazioni della teoria di Marx? La mia risposta è no. Primo, nulla nel Capitale impegna Marx verso una qualunque posizione circa la possibilità di una rivoluzione in Russia. La Russia non industrializzata e semifeudale del diciannovesimo secolo presentava una formazione sociale radicalmente differente da quella inglese, e ricade allora al di fuori del dominio della sua indagine scientifica. Il verificarsi della rivoluzione è pertanto irrilevante rispetto all’adeguatezza della teoria del Capitale.
Marx adotta espressamente questa posizione nella corrispondenza con la redazione di un periodico russo, nella quale si preoccupa di scoraggiare l’applicazione delle tesi avanzate nel Capitale alle condizioni della Russia del tardo diciannovesimo secolo: “Il carattere dell’accumulazione originaria non pretende più che tracciare la via mediante la quale, nell'Occidente europeo, l'ordine economico capitalistico uscì dal grembo dell'ordine economico feudale... [La mia critica] insiste sul trasformare il mio percorso storico della genesi nel capitalismo nell’Occidente europeo in una teoria storico-filosofica della marcia trionfalmente imposta a tutti i popoli, in qualunque situazione storica essi si trovino... Attraverso lo studio separato di ognuna di queste forme di evoluzione e attraverso il loro raffronto ci si potrà facilmente fare un’idea del fenomeno, non ci si arriverà mai col passe-partout di una filosofia della storia, la cui verità suprema è d'essere soprastorica”.
Il Capitale è quantomeno chiamato in causa nella possibilità che si verifichi una rivoluzione nell’Europa industrializzata? Non lo è. Di certo, Marx ritiene che una rivoluzione socialista sia inevitabile per l’Europa industrializzata, e che il Capitale funga da supporto a questa convinzione. Cionondimeno, si tratta soltanto di un’implicazione molto remota della sua teoria del capitalismo. Le conseguenze più immediate della sua teoria riguardano le tendenze di sviluppo dello stesso capitalismo: i mutamenti dei rapporti di proprietà e nelle tecniche di produzione, la concentrazione e la centralizzazione della produzione industriale, la formazione di un esercito industriale di riserva, la ciclicità delle crisi economiche, e via dicendo. Sono questi i veri “teoremi” di Marx. Sulla base di queste conclusioni, Marx offre un argomento, nel Capitale, secondo cui queste tendenze condurranno definitivamente alla rovina il modo capitalistico di produzione. Tuttavia, questo argomento non può essere considerato come una parte del sistema scientifico del Capitale. Si tratta, in qualche modo, di una speculazione sulle reali conseguenze di tale sistema, più che una conseguenza del sistema stesso. Pertanto, il mancato avvenimento della rivoluzione nell’Europa Occidentale mina soltanto il capitolo 24.7 del Capitale, “Tendenza storica dell'accumulazione capitalistica”, non l’opera nel suo complesso.
Dunque, l’esempio in questione fallisce nel falsificare il sistema marxiano, in quanto descrive una questione estranea all’analisi scientifica di Marx. Inoltre, ciò è tipico della “falsificazione principale” del sistema marxiano. Di conseguenza, la polemica di Popper contro Marx poggia su basi di per sé deboli: essa fallisce nell’offrire circostanze, rilevanti per l’opera scientifica di Marx, tali da valere come falsificatori. Una tale conclusione non risolve però il problema, dal momento in cui possiamo facilmente porre rimedio all’argomento di Popper. […] Il sistema marxiano si impegna, in qualche modo, in alcune previsioni di lungo termine: la caduta del saggio del profitto, l’intensificazione delle crisi, “l’immiserimento del lavoro”, la formazione di un esercito industriale di riserva. La risposta di Marx, ad anomalie di questo genere, si richiama ad alcuni fattori tali da interferire con le dinamiche di fondo. Perciò l’obiezione di Popper può essere riformulata nei seguenti termini: l’introduzione, da parte di Marx, di controtendenze atte a rendere conto del fallimento di certe previsioni, costituisce una “svolta convenzionalista” tale da rendere del tutto infalsificabile la teoria?
L’accusa di infalsificabilità trova basi più solide riguardo il ricorso alle controtendenze (una controtendenza è un fattore precedentemente sconosciuto che viene ipotizzato al fine di rendere conto della discrepanza tra le aspettative teoriche e i fatti osservati). Consideriamo questa affermazione della critica di Popper: “L’esperienza mostra che le profezie di Marx erano false. Ma l’esperienza può sempre essere spiegata in qualche modo. E in effetti Marx stesso ed Engels iniziarono a elaborare ipotesi ausiliarie per spiegare perché la legge di immiserimento non funziona come si aspettavano. Secondo questa ipotesi, la tendenza alla caduta del saggio del profitto... è contrastata dagli effetti dello sfruttamento coloniale.”
Il richiamarsi a delle controtendenze costituisce una parte centrale della nozione marxiana di legge tendenziale, la quale è comporta la possibilità di fattori tali da controbilanciare la legge fondamentale. Tuttavia, la tesi popperiana della falsificabilità comporta che il richiamarsi a simili controtendenze costituisca di per sé una svolta convenzionalista, tale da svuotare la costruzione teorica del suo contenuto empirico. Dunque rivolgiamoci direttamente a questo problema: è irrazionale richiamarsi a delle controtendenze per rendere conto delle discrepanze tra un’analisi teorica del capitalismo e le sue caratteristiche osservate?
Potremmo cominciare con un esempio. Nel III Volume del Capitale Marx affronta un importante problema teorico dell’economia politica: rendere conto della caduta del saggio del profitto nelle industrie britanniche, durante la metà del diciannovesimo secolo. Marx spiega questa tendenza sulla base della sua teoria del plusvalore. I profitti sono uguali al pluslavoro e dunque proporzionali all’ammontare nel lavoro impiegato. I capitalisti, introducendo tecniche più efficienti per incrementare il loro profitto, causano la crescita del rapporto capitale-lavoro. Il saggio di profitto, tuttavia, è uguale al saggio di plusvalore per la totalità del capitale impiegato (salari e macchine), e se i salari tendono a diventare una parte sempre più piccola del capitale totale, il saggio del profitto tende a diminuire. Di conseguenza, la teoria marxiana del plusvalore conduce alla legge della caduta tendenziale del saggio del profitto. Ad ogni modo, dati i dettagli dell’argomento teorico, ci si aspetterebbe che il saggio del profitto precipiti molto più rapidamente e costantemente rispetto a quanto osservato. Mentre l’economia politica classica si trova in difficoltà per la semplice esistenza della caduta del saggio del profitto, Marx si trova in difficoltà per la relativa lentezza di questa caduta.
La soluzione marxiana a questa anomalia è quella di assumere che si tratti soltanto della scoperta di una legge tendenziale, la quale può essere controbilanciata da fattori non ancora descritti; dunque egli prova a individuare quei fattori che potrebbero interferire con i meccanismi presentati dalla teoria del plusvalore. I fattori che Marx presenta come controtendenze sono ineccepibili: egli osserva che i capitalisti subiscono un costante incentivo ad aumentare l’intensità del processo lavorativo, bilanciando in tal modo la discesa del saggio del profitto; in modo simile, i capitalisti sono indotti a comprimere il salario al di sotto del valore della forza-lavoro; terzo, i capitalisti possono compensare questo declino scoprendo mercati stranieri nel quale le merci possono essere vendute al di sopra del loro valore (e il lavoro impiegato al di sotto del suo valore); e così via. Tutti questi fattori hanno chiari effetti sui meccanismi di fondo della teoria del valore, e sembrano chiaramente servire a bilanciare la tendenza designata dai meccanismi teorici citati da Marx. Inoltre, possiamo osservare, le dinamiche sociali da cui emergono: i capitalisti, colti in una situazione di generale abbassamento dei profitti, faranno ciò che è in loro potere per minimizzare i costi e aumentare la produttività. Introdurre questi fattori all’interno dell’analisi, a un livello più alto, pare inoltre qualcosa di ineccepibile, e non un impoverimento del contenuto empirico della teoria, considerato che, in ultima istanza, ne risulta un accresciuto realismo teorico.
La polemica popperiana sulle controtendenze, ad ogni modo, deriva dalla seguente considerazione: dato che è sempre possibile mettere in salvo una teoria da false conseguenze, riconducendole a fattori di interferenza non considerati dalla teoria stessa, richiamarsi a tali fattori non riduce il correlato empirico di una teoria? […] Questa conclusione sarebbe giustificata solo se fosse impossibile stabilire dei limiti all’appellarsi a tali tendenze – solo, cioè, se fosse impossibile dimostrare la distinzione tra ad hoc e modificazioni progressive della teoria. E ciò presuppone che i criteri della razionalità scientifica si riferiscano a teorie formali piuttosto che a programmi di ricerca. […]
Il principio popperiano di falsificabilità si erge in risposta al problema generale dell’anomalia nella scienza. Le anomalie – fatti o scoperte che appaiono inconsistenti con la teoria riconosciuta – si riscontrano ovunque nella storia della scienza, dal momento in cui la ricerca scientifica è per sua natura esposta al fallimento. Se una teoria implica una proposizione S, ed S è falsa, ne consegue che la teoria deve allo stesso modo essere falsa. In casi del genere, lo scienziato si ritrova di fronte a delle alternative: può rigettare interamente la teoria; rigettare una porzione della teoria al fine di evitare la conclusione S; modificare la teoria per evitare la conclusione S; oppure introdurre assunzioni supplementari per dimostrare come la teoria sia consistente con “non-S”. Un rigoroso falsificazionista richiederebbe, presumibilmente, l’abbandono della teoria, ma questa soluzione è insensibile alla reale pratica scientifica e non è plausibile come principio metodologico.
Di fronte ad una anomalia, lo scienziato deve scegliere se abbandonare del tutto la teoria o se modificarla per renderla consistente con le osservazioni contrarie. Se la teoria possiede un largo spettro di evidenze in suo supporto (eccettuate le evidenze contrarie), esiste un potente incentivo in favore del salvataggio della teoria, ovvero integrarla con ulteriori principi che ne restringano l’applicazione delle sue leggi, o modificando le leggi stesse, per adeguare la teoria all’esperienza. Idealmente, lo scienziato dovrebbe procedere tentando di localizzare l’origine dell’errore nella teoria originaria. La modificazione di una teoria, di fronte a delle evidenze contrarie, dovrebbe portare a una descrizione del mondo più realistica, allo stesso modo dell’aggiustamento di principi teorici errati o della descrizione di fatti prima non riconosciuti.
È possibile, comunque, modificare una teoria in modo tale da non riflettere alcuna comprensione aggiuntiva riguardo la reale natura del fenomeno in questione, ma si tratta di modificazioni di una teoria meramente meccaniche, concepite per renderla compatibile con le evidenze contrarie. Modificazioni di questo genere sono comuni nella storia della scienza […] Il problema di evitare le ipotesi ad hoc attraverso la creazione di principi metodologici adeguati a trattare la modificazione è un problema fondamentale […] La modificazione di una teoria è teoricamente progressiva se tale modificazione amplia il contenuto empirico della versione precedente, ed è empiricamente progressiva se alcuni dei suoi contenuti vengono corroborati. […]
Le modificazioni alla teoria [marxiana], nonché i richiami a delle controtendenze, ne hanno migliorato la portata empirica e il dominio, e sono state sottoponibili a un’ulteriore verifica (contrariamente all’affermazione di Popper secondo cui si tratta di mere strategie convenzionaliste). Queste hanno portato a una formulazione più precisa del modello economico, a un più dettagliato modello della stratificazione di classe, a un’analisi più accurata dell’influenza del sistema finanziario sulle dinamiche dell’accumulazione capitalistica, e a una più precisa analisi dell’influenza della struttura economica sul sistema educativo. […]
Dunque, richiamarsi a delle controtendenze non è né irrazionale né incontrollabile; è razionale tentare di salvare la teoria, ed è possibile specificare criteri relativamente chiari circa il successo o il fallimento di questo tentativo. Richiamarsi a simili fattori può costituire, in principio, una strategia progressiva di ricerca, e non influenza prima facie il contenuto empirico della teoria stessa. Può allo stesso modo trasparire che la teoria non stia progredendo e, in tal caso, andrebbe definitivamente rigettata. Ma ricercare nuovi modi per accogliere dati recalcitranti non è, di per sé, irrazionale. Questo è tutto quello di cui abbiamo bisogno per concludere che il richiamarsi a controtendenze non riduce, di per sé, il contenuto empirico di una teoria. La critica di Popper alla teoria sociale del marxismo, secondo cui questa sarebbe priva di contenuto empirico, è pertanto infondata.”
(D. Little, “The Scientific Marx”, University of Minnesota Press, Minneapolis 1986, paragrafo "Falsifiability and Adhocness" (pp. 177-186, con le note a pp. 225-226), sezione del cap. 7, "Falsifiability and Idealism" (pp. 177-195). Traduzione a opera di Giovanni Spina)
 
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view post Posted on 7/10/2022, 07:21

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in quali opere Popper critica dettagliatamente (se lo fa) il materialismo dialettico?
 
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view post Posted on 8/10/2022, 13:05
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QUOTE (k7ygd @ 7/10/2022, 08:21) 
in quali opere Popper critica dettagliatamente (se lo fa) il materialismo dialettico?

Non l' ho letto, però il testo chiave credo che sia "miseria dello storicismo", non credo si critica specificamente il materialismo dialetto ma l' uso della storia come sapere scientifico (nel senso che non è come la fisica),in realtà la sua critica teorica a Marx è partita dalla sua critica a Hegel dato che considerava la sua filosofia come qualcosa di "gergale", inventata di sana pianta prendendo da elementi di teorie passate, ha ragione? secondo me sì, tuttavia il vero può anche emergere dal falso, e quindi anche se le analisi storiche fatte con il materialismo dialettico magari non descrivono con precisione tutto ciò che è avvenuto in un determinato passato, possono essere comunque un' avvicinamento alla verità, e Popper non tiene conto di questo aspetto
 
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view post Posted on 8/10/2022, 15:04

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Ok infatti trovavo solo critiche al materialismo storico
 
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view post Posted on 26/1/2024, 00:23
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I LIMITI DEL POPPERISMO E LA TESI DUHEM-QUINE

La figura di Karl Popper è stata considerata soprattutto nel 900 (ma anche inizi 2000) una figura di spicco nel panorama sia filosofico che scientifico,soprattutto perché è considerato colui che ha rinnovato la metodologia scientifica, portando innovazioni rispetto ai metodi precedenti.
Proprio per le sue idee della scienza è stato spesso considerato un rivoluzionario e non un ideologo come magari è accaduto ad altri autori e spesso usato anche in chiave antimarxista per il fatto di aver dimostrato l’ antifalsificabilità del marxismo.
Tuttavia autori come Duhem e Quine hanno messo bene in luce i limiti dell’ idea che ogni teoria è scientifica solo se è falsificabile. Prima di tutto la fisica moderna si basa sull’ idea che ogni legge fisica sia il rapporto quantitativo tra grandezze fisiche, un’ insieme di queste leggi forma un’ insieme teorico, cioè un modello che si presume sia riproducibile,verificabile alla prova dei fatti. Se si seguisse alla lettera l’ idea Popperiana di partire dalla falsificazione di qualche dato e quest’ ultimi mostrassero un risultato diverso dalla previsione iniziale ciò che verrebbe dimostrato come falso è l’ insieme teorico non una legge fisica, sicuramente almeno una legge fisica di quell’ insieme teorico è sbagliata ma non ci sarebbe nessuna dimostrazione di quale essa sia. La modificazione di qualche dato quindi non nega la validità della fisica precedente ma verrebbe solo inserita all’ interno di un nuovo quadro teorico. In generale questa idea si può applicare di fronte anche alla pretesa di chi considera il metodo sperimentale come come unico metodo valido per la conoscenza ciò non sarebbe possibile perché non esiste un’ esperimento crucis capace di mostrare la relazione tra tutte le grandezze fisiche. E offre anche una prospettiva critica verso anche un' opinione pubblica anche specializzata che ha posizioni storiciste nei confronti della scienza, ma quando Galileo con il cannocchiale dimostrò che la Luna era formata da valli simili a quelle terrestri dimostrò che alcune idee della fisica anteriore erano errate non che era tutta falsa

Quindi Popper è stato ambiguo, era un seguace di Kant,del dualismo fenomeno-noumeno che si manifesta nel contrasto tra teoria e osservazione e sebbene non sia mai stato considerato uno scienziato ha avuto però un ruolo importante come progressista della scienza tuttavia proprio per le sue tendenze di pensiero più che innovarla l’ ha ideologizzata,sebbene il suo approccio scettico nell' evitare un' eccessiva fiducia verso un' idea scientifica iniziale ha svolto senz' altro un' utilità

Edited by aixo - 26/1/2024, 09:13
 
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