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| Grazie carre, postato qui. QUOTE (Shokut L @ 18/7/2022, 19:26) Per lui in uno stato socialista non vi sono contraddizioni tra il vecchio e il nuovo, tra rappresentanti delle classi privilegiate (anche se non ancora sfruttatrici) e rappresentanti del proletariato, ma un blocco unico. Dunque le "lunghe discussioni" non sorgerebbero per via dei diversi interessi contrapposti, ma per l'inconsistenza delle tesi del socialismo in Urss Ho trovato nuovi dettagli: "È esatto parlare di uno Stato socialista? I socialisti possono avere una determinata concezione dello Stato come strumento di coercizione in periodo di dittatura rivoluzionaria. Ma non possono concepire lo Stato e il socialismo altrimenti che come termini che si escludono a vicenda. La società socialista è una società senza classi e quindi senza Stato, senza istituzioni coercitive." È una precisazione utilissima dopo tanta mistificazione sullo "Stato socialista", "fase socialista" e "fase comunista", ecc.nel concetto di Stato-Comune di Lenin, vi sono i presupposti della forma transitoria che distrugge lo Stato borghese e crea uno Stato-che-non-è-più-uno-Stato; presupposti che oggi andrebbero sviluppati e che erano basati sull'armamento di tutto il proletariato con l'abolizione del militarismo e sull'abolizione della burocrazia e il condizionamento dei nuovi funzionari alla revocabilità delle cariche e agli stipendi uguali agli stipendi operai. Proprio per questa concezione che non era ancora socialismo, ma periodo transitorio, antitetica a quella socialdemocratica, si formò il movimento comunista e la solidarietà di tutto il proletariato che vi trovava la sua aspirazione libertaria e egualitaria. Ma è proprio questa concezione che Togliatti nasconde poiché farebbe vedere che la realtà sovietica è praticamente il contrario di quanto Lenin aveva posto come condizione dei primi passi verso il socialismo. [...] Engels scrive già: "Una nuova rivoluzione non è possibile se non in seguito a una nuova crisi. L'una è però altrettanto sicura quanto l'altra." Ciò può valere anche per togliere alla teoria della rivoluzione permanente quel carattere "arbitrario" che alcuni pretesero di trovare in essa. Ma soprattutto deve servire ad indicare come il pensiero marxista concepisca la rivoluzione proletaria vittoriosa solo in quei paesi dove la società capitalista ha compiuto la sua parabola, cioè dove si "siano sviluppate tutte le forze produttive che essa è sufficiente a contenere e nuovi e superiori rapporti di produzione non la sostituiscono prima che le loro condizioni materiali di esistenza siano maturate nel grembo della vecchia società" (prefazione alla "Introduzione a Per la critica dell'economia politica"). Non vi è dubbio che tale concetto costituisca un caposaldo fondamentale della strategia rivoluzionaria. Da esso deriva il problema centrale di questa strategia: il grado e le forme di sviluppo della crisi nei paesi capitalistici più avanzati. Da esso, nello stesso tempo, è esclusa ogni minima concessione alla tesi della "edificazione del socialismo." Lo studio di Marx ed Engels sulla società socialista è il risultato dei "nuovi e superiori rapporti di produzione." determinati dallo sviluppo di tutte le forze produttive che il sistema capitalista non riesce più a contenere. È una economia nuova, già formata in seno a quella vecchia, che attende, come in una brillante allegoria diceva Marx, il taglio cesareo della rivoluzione. Non può essere, quindi, una economia da "edificare", poiché questo significherebbe che sono da edificare forze produttive che lo sviluppo capitalistico non aveva ancora edificato e perciò mancano ancora determinati presupposti economici. Siccome l'economia socialista è una economia di consumo sociale contrapposta ad una economia di profitto, siccome l'economia socialista è basata sull'abbondanza e sul soddisfacimento dei bisogni collettivi ed individuali e non è un'utopistica distribuzione egualitaria fatta su di un insufficiente prodotto che materialmente impedisce il soddisfacimento collettivo e ricrea la ineguaglianza sociale, edificare il socialismo vuol dire solo preparare le basi economiche che esso non ha ancora. In definitiva, significa edificare le forze produttive comuni alla società capitalista che, dato il loro livello, esprimono i rapporti di produzione prettamente capitalistici. In breve, significa edificare il capitalismo.- Cervetto, Imperialismo UnitarioIl che viene dimostrato con: Partendo dalla tesi staliniana del carattere socialista dell'economia sovietica ci si potrebbe chiedere perché tutto il capitale, in merce o in prestiti, che l'URSS esporta non viene investito nel settore agricolo deficitario come produzione. Se il settore industriale producesse per l'agricoltura e se i capitali che vanno all'estero venissero impiegati, oltre che nell'industria leggera, per incrementare la produzione agricola, certamente la crisi agricola, che determina una bassa disponibilità pro capite, sarebbe risolta ed il tenore di vita delle masse si alzerebbe. Ovviamente questa considerazione non tiene conto delle leggi economiche del capitalismo. L'URSS, invece, deve tenerne conto in quanto la legge del profitto capitalistico regge la sua economia, non può agire altrimenti di come agisce. I suoi capitali da investire o da esportare derivano dallo sfruttamento della forza lavoro, cioè sono i profitti determinati dal ciclo produttivo. Come l'economia politica marxista insegna, il saggio più alto del profitto si ottiene nell'industria dato che in questo settore la forza lavoro dà il massimo di plusvalore assoluto e relativo. Quindi è naturale che l'URSS invece che impiegare l'eccedenza di capitale nell'agricoltura, dove renderebbe poco e rallenterebbe l'accumulazione di capitali con conseguente rallentamento dell'investimento e della produzione industriale, sia costretta ad esportarlo per ricavarne un superprofitto. Data questa legge di esportazione imperialista, che cerca nell'aumento globale del profitto di contrastare la caduta tendenziale del saggio di profitto, la produzione industriale viene spinta al massimo per le esigenze derivate dall'espansione del mercato interno ed esterno. Con i sovrapprofitti, naturalmente pagati dal proletariato e dai contadini poveri dei paesi industrialmente meno avanzati dell'URSS, il governo sovietico può sostenere, sul modello americano, una propria politica agricola (investimento per incrementare la produzione, creazione di sovcholz, sostegno di prezzi agricoli, ecc.). [...] Perché abbiamo la rivoluzione d'Ottobre a carattere proletario? Perché, nella geniale concezione leninista della "rivoluzione doppia", gli obiettivi raggiunti dalla prima rivoluzione, data la particolare situazione russa, possono essere mantenuti solo dalla rivoluzione proletaria, in attesa che la rivoluzione internazionale nei paesi capitalistici più avanzati (vedi Germania) permetta lo sviluppo materiale dei fattori socialistici già predisposti politicamente. Senza l'aiuto della rivoluzione internazionale nelle economie già mature, per il socialismo non rimane altro che fare un passo indietro politicamente e un passo avanti economicamente. Questo, nella Russia del 1921, significò la NEP e la marcia del capitalismo di Stato.Ibid E ancora sul socialismo: è importante, quindi, che l'esperienza di classe sfruttata abbia portato i lavoratori ungheresi ad acquisire una coscienza rivoluzionaria che non trova riscontro nell'immaturità dei proletariati occidentali, i quali credono ancora che le nazionalizzazioni e le statizzazioni siano il socialismo e non sono ancora coscienti del fatto che il socialismo è soprattutto l'autogestione operaia delle fabbriche. [...] L'esperienza ungherese ce lo insegna ancora una volta. i Consigli operai sono l'organo unitario della classe, sono la rivoluzione e il socialismo, ma non sono tutta la rivoluzione e tutto il socialismo. Occorre il partito che sia la coscienza ideologica di tutto il movimento e che da questo attinga la sua tattica. Non un partito che sia al di sopra dei Consigli, ma un partito che sia alla testa dei Consigli. [...] Solo la politica economica del partito rivoluzionario può portare le masse ad uscire dal livello aziendalistico e ad attuare l'autogestione nel quadro di una pianificazione, concordata e non burocratizzata, che tiene conto dei bisogni di tutta la società e su queste linee organizza la produzione e la distribuzione dei prodotti abolendo, sin dall'inizio, il ciclo mercantile. L'autogestione ed i Consigli, in tutta la loro ramificazione organizzativa, saranno la struttura dell'economia socialista, ma al partito spetta l'immenso compito di esserne l'ispiratore sia nel periodo formativo che in quello di transizione.- Cervetto, Imperialismo Unitario Tralascio le panzane sulla rivoluzione mondiale e sulla tesi che le rivoluzioni proletarie nei paesi arretrati sono essenzialmente borghesi. Questa roba non riesco a ricondurla al leninismo, e' una sintesi dell'estremismo del movimento comunista (anarchismo, consiliarismo, troschismo, bordighismo, luxemburghismo, ecc.) Peraltro e' curioso, a dimostrare davvero che gli estremi si toccano, come la tesi dell'impossibilita di edificare il socialismo in un paese arretrato sia ricollegabile a quella dei denghisti sulla necessita di sviluppare prima le forze produttive tralasciando i rapporti di produzione. Onestamente ho fatto il pieno, credo che chiunque abbia letto "Stato e rivoluzione" di Lenin non abbia bisogno di aiuto per smontare tutte queste balle. Edited by k7ygd - 19/7/2022, 12:16
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