| Dice il compagno Stalin : "Lo sciovinismo nazionale e razziale è un residuato dei costumi misantropici del periodo del cannibalismo".
Quindi il razzismo è un "residuato". Che cosa significa? Significa che è un costume che proviene da precedenti epoche storiche, ove prevalevano forze produttive e rapporti di produzione differenti.
"La borghesia", come dicono Marx ed Engels nel "Manifesto" - i cui primi tre capitoli ogni "comunista" dovrebbe ripassare almeno una volta al mese! - "ha avuto nella storia una parte sommamente rivoluzionaria.
Dove ha raggiunto il dominio, la borghesia ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliche. Ha lacerato spietatamente tutti i variopinti vincoli feudali che legavano l'uomo al suo superiore naturale, e non ha lasciato fra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, il freddo "pagamento in contanti". Ha distrutto quindi anche i residui dei costumi misantropici del periodo del cannibalismo.
Certamente la borghesia non ha distrutto tutto questo per il suo buon cuore o per la sua filantropia, ma perché certi residuati erano di ostacolo ai suoi interessi, i quali si possono riassumere nella semplice parola "profitto". Alla borghesia non interessa che uno sia negro, o ebreo o cinese, ma interessa che costui sia nelle condizioni di vendere la sua forza lavoro alle condizioni migliori per la borghesia stessa. Inoltre alla borghesia interessa che ogni persona rompa ogni precedente rapporto di produzione affinché resti con una sola merce individualmente disponibile e vendibile, che resti cioè con la sua sola forza lavoro.
"In una parola: ha messo lo sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido al posto dello sfruttamento mascherato d'illusioni religiose e politiche".
Ed ancora "la nostra epoca, l'epoca della borghesia, si distingue però dalle altre per aver semplificato gli antagonismi di classe. L'intera società si va scindendo sempre più in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente contrapposte l'una all'altra: borghesia e proletariato". Alla borghesia non interessa che uno sia negro, giallo, bianco o rosso, ma alla borghesia importa se sia borghese o proletario.
Anche tra i capitalisti non importa se si abbia a che fare con un concorrente di altra razza; le contraddizioni intercapitaliste accadono e si sviluppano indipendentemente dal colore della pelle dei capitalisti, ma si sviluppano secondo la legge del diseguale sviluppo dei paesi capitalisti, scoperta da Lenin.
Allora come mai oggi questa recrudescenza di residuati? La causa di questa recrudescenza è da imputarsi alla II crisi generale da sovrapproduzione in cui si dibatte oggi il capitalismo.
Il capitalismo studiato da Marx era un capitalismo premonopolistico, ma verso la fine del XIX secolo il capitalismo, per la sua stessa natura, ha dovuto subire una profonda modificazione, già prevista da Marx stesso, diventando capitalismo monopolistico od imperialismo. Lo studio e l'analisi di questa nuova fase del capitalismo fu fatta da Lenin ne "L'imperialismo fase suprema del capitalismo" - a cui rimando i compagni per una attenta lettura o rilettura. Tra le varie caratteristiche dell'imperialismo nei confronti del capitalismo monopolistico dell'epoca di Marx, è fondamentale il fatto che la borghesia perda il suo carattere propulsivo ed innovativo. La contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione diviene così acuta che la borghesia stessa diventa una palla al piede dell'umanità, da classe progressiva che era pecedentemente.
Lo fase di sviluppo dell'imperialismo termina intorno al 1905. Da allora in poi esso cade nella sua I grande crisi generale. Tale crisi è generale, cioè coinvolge tutti gli aspetti della società e non soltanto quelli economici.Coinvolge quindi anche quelli diciamo così "spirituali". La prima crisi generale del capitalismo è costata all'umanità due guerre mondiali, condite per di più dalla nascita e dallo sviluppo del fascismo in molti paesi. Il fascismo peraltro era ed è un sintomo di debolezza del capitalismo. Tanto è vero che la stessa prima crisi generale del capitalismo ha dato vita anche ai primi paesi socialisti. Alla fine della prima crisi generale del capitalismo, infatti, un terzo dell'umanità si era liberata dalle catene dello sfruttamento capitalistico e marciava sotto le rosse bandiere del socialismo verso la sua liberazione. La I crisi generale del capitalismo ha portato, infine, anche alle guerre di liberazioni nazionali nei paesi coloniali e dipendenti.
La distruzione di enormi forze produttive durante la II guerra mondiale, insieme ad uno sviluppo dell'economia che basata sull'industria militare e sul suo indotto, ha permesso alla borghesia di uscire dalla sua I crisi generale e, nel periodo 1945-1975 circa, il capitalismo ha avuto una seconda fase espansiva. Sotto la spinta dei paesi socialisti e delle lotte anticoloniali, nonché di quelle del proletariato degli stessi paesi capitalistici, la borghesia, forte della sua ripresa, ha dovuto fare molte concessioni ai lavoratori ed ha potuto riassumere una connotazione falsamente progressiva (capitalismo dal volto umano).
Uno degli errori del movimento comunista guidato dal compagno Stalin è stato proprio quello di non accorgersi che la I crisi era terminata, e di continuare ad analizzare erroneamente la situazione come se la crisi persistesse.
Dalla metà degli anni settanta la borghesia è caduta nella sua seconda crisi generale. Non c'è chi non veda oggi l'acuirsi esponenziale di questa crisi.
Come abbiamo imparato, durante le sue crisi, la borghesia imperialista, già di per sé palla al piede dell'umanità come descriveva giustamente Lenin, assume caratteri particolarmente regressivi. La sua debolezza e la sua paura di perder tutto fa sì che essa attui mezzi di difesi assolutamente residuali, che perda ognuno dei caratteri progressivi citati da Marx, che ritorni a forme cannibalesche dei rapporti umani.
Così facendo, come dice il compagno Stalin, "gli sfruttatori si servono" del razzismo "come di un parafulmine che svii i colpi dei lavoratori dal capitalismo".
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