| Il Partito Marxista-Leninista Italiano, abbreviato in PMLI, è un partito comunista fondato a Firenze il 9 aprile 1977. La marcia politica e organizzativa di tale gruppo comunista comincia fin dal 1967, ma inizialmente i primi militanti non volevano aggregarsi in un partito, preferendo restare non coordinati. La partecipazione ai movimenti studenteschi del 1968 e del 1977 li convinse a cambiare idea. Il PMLI non presenta il proprio simbolo durante le elezioni perché è contrario alla Democrazia parlamentare borghese ed è per la dittatura del proletariato. Pertanto, durante le elezioni il Partito svolge un'impegnata campagna astensionistica contro le istituzioni dello Stato democratico borghese. Ciò però non toglie che spesso il PMLI partecipi ad alcune manifestazioni sindacali e ai referendum abrogativi. Il PMLI ritiene sè stesso un gruppo comunista ortodosso, fedele agli ideali di Karl Marx, Friedrich Engels, Lenin, Stalin e Mao Zedong, definiti infatti "i 5 maestri" del comunismo e al socialismo scientifico teorizzato da Karl Marx. Autodefinendosi rivoluzionario, tale movimento auspica la rivoluzione popolare, in modo da realizzare l'Italia unita, rossa e socialista. Il PMLI sostiene che il maoismo è stato il punto più alto raggiunto dal movimento operaio nella sua lotta per la società socialista. Un ruolo particolare viene affidato dal PMLI alla figura del leader comunista Stalin, meritevole di aver costruito il socialismo nell'Unione Sovietica e di aver favorito la diffusione di altri regimi comunisti in Europa. Contestualmente, il PMLI rifiuta il trockismo, in quanto ritenuto deviazione borghese e "anti-comunista". I membri del Partito Marxista Leninista Italiano prendono a modello la costituzione Sovietica del 1936 come prova della realtà del sistema socialista in URSS. Delle caratteristiche socialiste della società russa i marxisti-leninisti ricordano in particolar modo: la proprietà di Stato della terra, delle fabbriche e dei mezzi di produzione e di scambio; la "soppressione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo"; il diritto di ogni cittadino al lavoro, all'istruzione, all'assistenza necessaria; la direzione dello Stato da parte della classe operaia come classe d'avanguardia nella società; l'eguaglianza dei diritti economici, sociali, culturali e politici di tutte le nazioni e le razze; l'eguaglianza dei diritti dei cittadini indipendentemente dalla condizione, dall'origine, dal sesso, dal lavoro svolto, ecc.; la garanzia, sulla base del principio della "democrazia socialista", non solo dei diritti dei cittadini ma anche dei mezzi necessari all'esercizio di questi diritti. In quanto marxista il PMLI è un partito ateo. Seguendo l' esempio di Mao Zedong sono accettati (quelli non marxisti) però come simpatizzanti di partito e possono svolgere propaganda per il partito i credenti anticlericali rivoluzionari e progressisti. Il PMLI ha un sito ufficiale e un settimanale ufficiale, Il Bolscevico. Dalla sua fondazione, il segretario del Partito Marxista Leninista Italiano è Giovanni Scuderi.
primissimi fondatori del PMLI, che il Partito ricorda come i quattro pionieri, iniziarono la loro militanza marxista-leninista nel 1967, quando entrarono nel Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista). Essi erano Giovanni Scuderi, Mino Pasca, Nerina "Lucia" Paoletti e Patrizia Pierattini. Successivamente, nel 1969, uno degli anni più densi della Rivoluzione culturale in Cina, questi quattro pionieri denunciarono il PCd'I (m-l) come partito revisionista, giudicato copertura a sinistra del PCI. Il 14 dicembre 1969, dunque, i quattro pionieri e il Comitato provinciale di Firenze uscirono dal Partito e fondarono l'Organizzazione Comunista Bolscevica Italiana marxista-leninista, per poi stampare, il giorno successivo, il primo numero dell'organo ufficiale dell'Organizzazione, Il Bolscevico. In questo numero, denso di citazioni di Marx, Lenin, Stalin e Mao Zedong, l'Organizzazione scriveva:
« Il presidente Mao ha detto spesso che "senza distruzione non c'è costruzione. La distruzione è la critica, è la rivoluzione. Per la distruzione occorre il ragionamento e questo significa la costruzione. La distruzione viene in primo luogo, essa porta naturalmente con sé la costruzione". Dalla distruzione del PCd'I di Firenze è sorta, su basi completamente marxiste-leniniste, la Organizzazione Comunista Bolscevica Italiana marxista-leninista. Essa si propone di costruire il partito rivoluzionario che assuma il marxismo-leninismo-pensiero di Mao Tsetung quale base teorica che guida il suo pensiero. »
Il lavoro dell'OCBI m-l, dunque, era principalmente quello di raccogliere le forze per creare un partito rivoluzionario. Già nel 1970 venne riconosciuta ufficialmente dal Partito Comunista Cinese, tant'è vero che l'ambasciata di Roma inviterà i dirigenti dell'Organizzazione alle feste ufficiali della Repubblica Popolare Cinese, mentre l'Organizzazione invierà diversi messaggi al PCC, riguardo lo svolgimento del suo X Congresso e di cordoglio per le morti di Zhu De e Zhou Enlai, per avere poi una corona di fiori di fianco alla salma di Mao il 18 settembre 1976, al termine delle onoranze funebri. Per compiere quello che giudicava un obiettivo storico, l'OCBI m-l si gettò subito nelle rivolte operaie e studentesche del periodo, effettuando un'impegnata propaganda astensionista e attaccando quelli che giudicava falsi marxisti-leninisti, a partire dal PCI. Gli uomini del PCd'I (m-l) comunque non smetteranno mai di tormentare l'Organizzazione, culminando con un assalto della sua sede centrale a Firenze. Sin dai primi numeri, il ritratto e le citazioni di Mao campeggiano sulla prima pagina de Il Bolscevico, venendo successivamente spostati di fianco alla testata. Ma erano anni difficili per i militanti dell'Organizzazione, il cui lavoro era ostacolato soprattutto dalla mancanza di fondi. Giovanni Scuderi, facendo il bilancio della storia del PMLI al 3° Congresso del Partito, li ricoderà con queste parole[2]:
« Quando abbiamo iniziato la lotta per il Partito non avevamo né una penna, né una sedia, né un pennello, né una sede. Successivamente abbiamo preso in affitto un fatiscente locale di quattro stanzette abitato dai topi, dagli scarafaggi e dai ragni, da noi restaurato durante le ferie estive del '68. Ci siamo tolti il pane di bocca per dare un organo di stampa e un minimo di attrezzatura al Partito e quando abbiamo potuto abbiamo dato una mano ai partiti fratelli in maggiore difficoltà di noi. »
Infine, dopo aver radunato alcune decine di militanti provenienti da Toscana, Lombardia, Sicilia e Calabria, l'Organizzazione, nel fuoco della rivolta del 1977, fonderà il Partito Marxista-Leninista Italiano.
Il 9 aprile 1977 si tenne a Firenze il Congresso fondativo del PMLI. Nel corso di questo Congresso, ne vennero adottati lo Statuto e il Programma, il simbolo (falce e martello neri sovrastati dall'effige di Mao, in campo rosso) e gli inni (L'Internazionale, "Il Sole Rosso" e Bandiera rossa). Giovanni Scuderi venne acclamato all'unanimità Segretario generale. Per il PMLI, idealmente questa data rappresenta l'inizio di una "nuova fase" per la classe operaia. I marxisti-leninisti italiani sostengono che la prima fase, che va dal 1882 al 1920, fu dominata dalla social-democrazia e dal riformismo del Partito Socialista Italiano. La seconda fase inizia con il Partito Comunista Italiano ed è dominata dal suo revisionismo, e proseguirebbe ancor oggi con i suoi eredi, DS, PRC e PdCI. In occasione del ventesimo anniversario della fondazione del PMLI, Giovanni Scuderi dirà:
« Il PMLI è un partito totalmente inedito e radicalmente diverso da quelli, come del resto da qualsiasi altro partito o raggruppamento politico italiano che si rifà a parole alla classe operaia e al comunismo. Il PMLI, infatti, per fondamento teorico, linea politica, struttura organizzativa, composizione di classe, stile di lavoro, dedizione alla causa del socialismo, pratica sociale, combattività e spirito di sacrificio non ha precedenti nella storia del movimento operaio italiano. »
Sin da subito, il PMLI comincia un complesso lavoro politico. Si tratta di attirare più lavoratori e studenti al Partito e di portare avanti la campagna elettorale astensionista. Attraverso questo metodo di lavoro, si creano nuovi "nuclei" marxisti-leninisti, fino ad arrivare alla presenza in quasti tutte le regioni del paese. In special modo, il PMLI si radica al Sud.
Vengono a crearsi numerose Cellule, fra cui, fra le più combattive, la "G.Stalin" di Forlì, la "Vesuvio Rosso" di Napoli, la "Mao Zedong" di Milano, che hanno anche una sede. A fine 2007, anche la Cellula di Troina (Sicilia) ha aperto una sede.
Il PMLI ha avuto stretti contatti con il Partito Comunista Cinese fino al 1981, quando denuncia la presa del potere di Deng Xiaoping e rompe ogni rapporto. Ha tentato di avere rapporti con il Partito del Lavoro d'Albania (che aveva contatti ufficiali con il PCd'I (m-l)), fino al 1979, quando, a seguito della rottura di Enver Hoxha con il maoismo, lo attacca come partito trotzkista. Dopo il 1975, il PMLI ha stretto un solido rapporto con il Partito Comunista di Kampuchea, anche dopo l'invasione della Cambogia da parte del Vietnam: nel 1981, infatti, un dirigente del PMLI si recò in una zona della Cambogia in mano ai Khmer Rossi. Dal 1997, però, il Partito denunciò il tradimento dei Khmer Rossi, che avevano arrestato Pol Pot e che poco dopo sciolsero l'allora divenuto Partito del Kampuchea Democratico. Quando trionfò la Rivoluzione iraniana, nel 1979, il PMLI la sostenne subito come rivolta antimperialista e nel febbraio 1992, nell'anniversario della vittoria, un dirigente del PMLI venne invitato dal governo iraniano a partecipare ai festeggiamenti. Nel novembre 1993, il PMLI prese parte attiva al Seminario internazionale sul pensiero di Mao. Attualmente, il PMLI è strettamente legato al Partito Comunista Marxista-Leninista di Grecia, al Nucleo Marxista-Leninista del Messico e al Partito Marxista-Leninista d'Ucraina. Ha inoltre rapporti con il Partito Comunista delle Filippine, il Partito Comunista Rivoluzionario d'Argentina, il Partito Comunista d'India (marxista-leninista) Liberation e altri.
Edited by Sandor_Krasna - 20/8/2020, 13:56
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