| A 16-17 anni non capivo veramente una mazza - alcuni affermano che ora ne capisco addirittura meno -, ma ero un ragazzo generoso (un po' generoso sono rimasto anche adesso, suvvia) che voleva fare qualcosa per il mondo; un ragazzo pregno e dominato dall'ideologia borghese di sinistra. Da avido lettore del Manifesto - ora mi fa pena quel giornale sedicente comunista - fu naturale iniziare la militanza politica coi compagni che a quella rivista prima e quotidiano poi, facevano riferimento. Quindi ho idee molto confuse e imprecise su quella che fosse la vera linea politica del PdUP pic.
Qualcosa di più preciso posso forse dire brevemente sulla "storia" del PdUP. La sigla PdUP nasce, all'inizio, da quel che resta del vecchio PSIUP, che, trombato alle elezioni del '72, dove non raggiunge il quorum per avere eletti nel sistema proporzionale allora in vigore, subisce una scissione. Una parte del PSIUP, Vecchietti ed altri, confluisce nel PCI ed un'altra parte, tra cui l'ancor vivo "rinnegato" Vittorio Foa, forma appunto il PdUP. Successivamente questo PdUP si fonde col Manifesto, generando il Partito di Unità Proletaria per il comunismo. Anche il gruppo del Manifesto s'era presentato alle elezioni politiche del '72, prendendo, mi pare di ricordare, 800.000 voti, ma non raggiungendo per un soffio il fatidico quorum - mi sembra a Milano circoscrizione. Il capolista della lista del Manifesto era Pietro Valpreda, quello ingiustamente accusato per la strage di Piazza Fontana a Milano nel '69, allora ancora detenuto. Per farlo uscire di galera l'unico mezzo sembrava essere l'immunità parlamentare, pertanto l'anarchico Valpreda fu messo a capo della lista in tutte le circoscrizioni elettorali. Torniamo al nostro PdUp pic. Nelle elezioni amministrative del '75, insieme ad Avanguardia Operaia, organizzazione forte a Milano grazie ai c.u.b. (comitati unitari di base) presenti in molte fabbriche, il PdUPmise su la lista elettorale denominata Democrazia Proletaria. Quindi DP nasce come sigla elettorale e non come Partito. Il PCI impedì che ci si presentasse col simbolo della falce e martello, allora, se non ricordo male, per quelle amministrative il simbolo fu modificato in tenaglia e martello sul mondo. La lista ottene un modesto successo con circa l'1,5% dei voti ed alcuni consiglieri, tra cui uno dei mitici leader del '68 milanese, Mario Capanna detto "Attila" - non si direbbe a vederlo ora che parla e si atteggia a prete di campagna, vero?. Nel '76, alle elezioni politiche, dopo un tumultuoso Congresso, il PdUP rinnovò l'alleanza elettorale con Avanguardia Operaia, ma ci furono scazzi tremendi se imbarcare o meno anche Lotta Continua. Alla fine la lista DP volle essere quella di tutti i "rivoluzionari" e ci finirono dentro PdUP, AO, LC, cani sciolti vari, compresi i quartointernazionalisti (sic!), coll'intento di raccogliere "almeno il 3%". Ovviamente il flop fu completo e si raggiunse a mala pena lo stesso risultato delle amministrative dell'anno prima. Comunque i dissidi all'interno sia del PdUP che di AO, portarono alla duplice scissione delle due organizzazioni. La maggioranza (lieve) del PdUP - sostanzialmente il vecchio gruppo del Manifesto - si fuse con la maggioranza (lieve) di AO e mantenne il nome PdUP. Le due minoranze - ma entrambe le organizzazioni erano spaccate a metà ed alcuni del Manifesto non aderirono a nessuna delle due nuove formazioni - formarono l'organizzazione - e non più lista elettorale - Democrazia Proletaria. Alle successive elezioni il PdUP raggiunse il quorum a Milano e prese qualche deputato ed un senatore. DP, unita a spezzoni del movimento, costituì la lista NSU (Nuova Sinistra Unita) che fu elettoralmente trombata. DP, con segretario Russo Spena, continuò la sua esistenza fino allo scioglimento in Rifondazione. Ben prima di questo, agli inizi degli anni '80, il PdUP di Magri confluì nel PCI di Berlinguer.
Edited by carre - 25/2/2008, 22:28
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