Comunismo - Scintilla Rossa

Critica all'anarco-capitalismo

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aixo
view post Posted on 24/12/2021, 23:20 by: aixo
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QUOTE (k7ygd @ 12/24/2021, 03:11 PM) 
Elementi di anarco-capitalismo

L'anarco-capitalismo come teorizzato da Rothbard si fonda sul principio di non aggressione, ossia "una istanza morale che ritiene intrinsecamente illegittima l'aggressione, definita come la minaccia o l'uso di violenza, contro una persona o l'altrui legittima proprietà, secondo le norme di proprietà stabilite."

Da questo principio Rothbard costruisce una società utopica descritta nel suo Manifesto Libertario.

In questa società lo stato non esiste e le leggi, la polizia, l'esercito e la giustizia sarebbero servizi erogati da enti privati e la loro onestà ed efficienza sarebbe garantita dalla libera competizione fra essi al fine di soddisfare i consumatori.

Allo stesso modo strade, foreste, mari e pianeti sarebbero privatizzati secondo il principio dell'homestead il quale stabilisce che "la proprietà appartiene giustamente alla persona che la trova, la occupa e la trasforma attraverso il suo lavoro".
Ovviamente per "suo lavoro" si intende anche quello comprato da un capitalista.

Il metodo rivoluzionario anarco-capitalista consiste in:
1. unione fra anarco-capitalisti in un territorio e applicazione di un boicottaggio dello stato attraverso il non pagamento delle tasse e la disobbedienza
2. pratica dell'agorismo, ossia di forme di economia del mercato nero e grigio, boicottando il mercato bianco (quello legale e tassato)


Abbozzo ad una critica dell'anarco-capitalismo

Senza addentrarci troppo nella teoria anarco-capitalista propongo una breve critica di alcuni concetti fondamentali che potrebbe essere estesa in seguito dai compagni interessati.

Innanzitutto l'errore teorico macroscopico che tali soggetti commettono è dovuto ad un'incomprensione di come si forma lo stato e della sua necessità storica.

Essi sostengono che lo stato nasca da un gruppo di criminali che riescono a convincere le masse, con le buone o le cattive, che lo stato sia una cosa buona e necessaria.

Questa visione ha qualcosa di vero ma è tuttavia priva di un'analisi di classe della società, i libertari infatti rifiutano la divisione della società in classi e vedono la società come un insieme di individui.

In realtà lo stato è frutto di una pace sociale fra le classi dominanti: quando le classi dominanti smettono temporaneamente di farsi la guerra per necessità strategiche, esse necessitano di un'alleanza, questa alleanza è funzionale all'amministrazione dei rapporti fra dominanti ed all'imposizione del dominio sulle classi dominate.

Queste classi di dominanti sono definite dai rapporti di produzione della società e sono determinate dalla proprietà dei mezzi di produzione.

Nonostante i libertari riconoscano che lo stato viene utilizzato dalle grandi corporation, attraverso un meccanismo chiamato lobbismo o corruzione per mantenere i loro vantaggi sui competitor, non capiscono che esse in realtà ne sono la causa prima. Ossia sono gli stessi grandi proprietari che necessitano di uno stato per schiacciare la concorrenza e per imporre il proprio dominio sulle classi dominate.

Lo stato pertanto è un ente totalmente coerente e necessario al sistema sociale in cui si forma ed è creato, voluto e supportato dalle classi dominanti come strumento di oppressione sulle classi dominate e come strumento di guerra verso le classi dominanti nemiche. Ruolo dello stato inoltre, in quanto comitato d'affari della borghesia, è quello di mediare fra le diverse imprese monopolistiche per mantenere la pace sociale di cui sopra.

Lo scrittore borghese Harari descrive bene questo processo nel suo famoso libro Sapiens:

Come l'impero olandese prima di esso, l'impero britannico è stato fondato e gestito in gran parte da società per azioni private con sede nella borsa di Londra. I primi insediamenti inglesi in Nord America furono fondati all'inizio del XVII secolo da società per azioni come la London Company, la Plymouth Company, la Dorchester Company e la Massachusetts Company.
Anche il subcontinente indiano fu conquistato non dallo stato britannico, ma dall'esercito mercenario della British East India Company. Questa società ha superato anche il VOC. Dal suo quartier generale in Leadenhall Street, a Londra, ha governato un potente impero indiano per circa un secolo, mantenendo un'enorme forza militare fino a 350.000 soldati, notevolmente più numerosa delle forze armate della monarchia britannica. Solo nel 1858 la corona britannica nazionalizzò l'India insieme all'esercito privato della compagnia.


Come si può vedere è proprio il capitale a imporsi su un territorio. Una volta stabilito il suo dominio, uno stato diventa necessario per il mantenimento e l'amministrazione di tal dominio. Di più, lo stato viene ora utilizzato come strumento di creazione del consenso nelle masse popolari instaurando quella che Gramsci definiva "egemonia" come somma di "dominio" e "consenso". Lo stato è allora egemonia corazzata di coercizione, strumento irrinunciabile in mano alle classi dominanti.

Avendo ora criticato l'aspetto strutturale dell'errore anarco-capitalista passiamo ora alla critica dell'aspetto sovrastrutturale, quello definito dal principio di non aggressione come istanza morale.

Posto che la società è divisa in classi e che i libertari sono favorevoli alla legittima difesa come unica giustificazione di violenza, allora è evidente che una rivoluzione violenta delle classi dominate, perennemente soggiogate dalla dittatura delle classi dominanti, è ben più che giustificata.

Ovviamente i libertari questo non lo accettano perché non credono nella divisione della società in classi. Essi allora finiscono per fare gli utili idioti della grande borghesia pur nascendo ideologicamente come sfogo della piccola-borghesia rivendicante l'abolizione della tassazione.

Essi non comprendono che la libertà del salariato è solo apparente e che in realtà il proletario, non avendo un capitale da investire, non può che vendere la sua forza-lavoro per sopravvivere e che tale rapporto di produzione non può che subordinarlo ad un potere stabilito con la forza quale la proprietà privata dei mezzi di produzione.

Per finire, il metodo rivoluzionario degli anarco-capitalisti è puramente utopico in quanto fondato sul libero riconoscimento da parte di singoli individui del principio di non aggressione e conseguente decisione di costruire una società nuova in parallelo a quella già esistente.
Questo metodo non può che portare al massimo a piccole comunità in cui lo stesso carattere capitalista assumerebbe forme primitive, quasi mercantili, e sarebbe continuamente osteggiato dagli stati esterni.
Pretendere che l'intera umanità, rimasta affascinata da tali realtà marginali, si adegui di conseguenza ai principi anarco-capitalisti senza considerare la reazione conseguente delle classi dominanti dimostra ancor di più il carattere utopico di questo metodo.

Le leggi delle proprietà provengono dallo stato che vogliono abbattere, già questo fa crollare tutto il loro sistema,questi sistemi di pensiero non hanno niente di innovativo nascono all' interno della società dominante e non ne vogliono uscire
 
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6 replies since 24/12/2021, 15:11   736 views
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