Comunismo - Scintilla Rossa

corona virus, un altro punto di vista

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view post Posted on 27/10/2020, 07:33
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NO AL RICATTO TRA SALUTE E LAVORO. Sulle misure restrittive e le proteste


Comunicato della segreteria nazionale del FGC



Nella giornata di ieri il Presidente del Consiglio ha firmato il terzo DPCM nell’arco di due settimane. La situazione è critica, i contagi registrano un aumento costante e diffuso in tutto il paese. Come avvenuto lo scorso marzo, il governo prende tempo e spaccia misure parziali per atti di responsabilità. In primavera si era parlato di “lockdown totale” nonostante l’apertura di settori non essenziali, oggi il decreto Conte annuncia un semi-lockdown a fronte di misure parziali e inadeguate a contrastare effettivamente la diffusione del virus.

Un semi-lockdown destinato a irrigidire progressivamente le misure restrittive nelle prossime settimane, una condizione che sarebbe stata evitabile se il governo non avesse risposto in questi mesi con indifferenza o con la repressione alle richieste dei lavoratori di far rispettare le norme di sicurezza nelle proprie fabbriche e nei propri magazzini, se non avesse imposto agli studenti un rientro a scuola senza nessun intervento concreto per garantirne la sicurezza, se non avesse fatto nulla per potenziare il SSN già da mesi in sofferenza.

L’emergenza sanitaria aveva già dimostrato l’estrema fragilità del SSN dopo decenni di tagli e privatizzazione, nonostante questo negli scorsi sette mesi non c’è stata alcuna misura strutturale per rafforzare la sanità e mettere in condizioni i medici e gli infermieri del SSN di affrontare questa seconda ondata con maggiore efficacia. Nessun intervento serio sul nodo della scuola, costretta oggi a privilegiare la modalità a distanza nonostante i proclami trionfalistici del Ministro Azzolina sul rientro. Nessuna misura di potenziamento reale sul fronte del trasporto pubblico, in cui la carenza di mezzi e personale ha costretto studenti e lavoratori a viaggiare ammassati senza possibilità di mantenere le distanze. In sette mesi si poteva intervenire con lungimiranza dove serviva, invece si è scelto di anteporre la ripresa dei profitti alla prevenzione della salute collettiva.

La volontà del governo di assecondare ogni istanza proveniente da Confindustria per limitare l’istituzione e l’applicazione di norme di sicurezza in grado di proteggere efficacemente i lavoratori ha determinato, con l’aumento esponenziale dei contagi, l’inevitabilità di questo nuovo lockdown.

Questa seconda ondata è cominciata infatti a inizio settembre nelle fabbriche e nei magazzini con tassi di contagio ben più alti della media nazionale in quel momento. Il governo decise di non fare nulla, di non chiudere quei focolai e di non imporre il rispetto delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro. Mentre si demonizzavano i comportamenti individuali il governo lasciava campo libero a Confindustria per applicare liberamente misure di contenimento inefficaci e di facciata.

Da marzo ogni azione di Confindustria è stata indirizzata prima a concordare con il governo misure minime di contenimento nei luoghi di lavoro e a ritardare le chiusure, poi a crisi iniziata hanno proceduto a minacciare milioni di licenziamenti e attaccare i contratti nazionali rivendicando salari più bassi e precari, dopo l’estate hanno invece deliberatamente continuato a produrre anche nelle aziende-focolaio impedendo la possibilità di qualsiasi intervento di contenimento.

Questi mesi di convivenza con il virus pesano sulla pelle di milioni di lavoratori esposti al rischio di contagio e alla minaccia dei licenziamenti. Pesano sulle tasche degli strati popolari, che devono fare i conti con la disoccupazione e i ritardi nell’erogazione della cassa integrazione. Lo stesso Conte ammette che le disuguaglianze sono aumentate, ma è proprio la strategia del Governo che ha prodotto questo risultato: dopo un lockdown parziale abbiamo visto stanziamenti miliardari a garanzia sui prestiti alle aziende. Queste misure di sostegno alle imprese non hanno impedito la perdita di migliaia di posti di lavoro, e il ricorso massiccio alla cassa integrazione – spesso senza che le aziende ne avessero bisogno e diritto – ha significato un taglio netto su salari e stipendi.

Si poteva imporre un vero lockdown a salario pieno e riportare a zero la curva del contagio. Il governo ha preferito assecondare a tutti i costi le richieste dei padroni di riaprire tutto e il risultato è la saturazione dei reparti negli ospedali e una nuova emergenza. Scartata l’ipotesi di sconfiggere il virus, si è scelto di conviverci in attesa del vaccino, con la promessa non mantenuta di tenere sotto controllo l’andamento dei contagi.

Con il passare dei mesi anche le misure emergenziali sul piano economico si sono stabilizzate, tracciando i contorni di una nuova normalità in cui a guadagnare sono sempre i soliti. Mentre i miliardari continuano a macinare profitti e si arricchiscono nella crisi, per milioni di persone prevale l’incertezza più totale.

In questi giorni si susseguono in tutta Italia diverse manifestazioni sull’onda della protesta dei commercianti di Napoli, che la sera del 23 ottobre hanno manifestato contro il lockdown regionale che era stato annunciato da De Luca, avanzando la legittima richiesta di indennizzi a fronte delle chiusure e misure in sostegno dei piccoli imprenditori in difficoltà. Una protesta, quella di Napoli, che esponenti del Governo hanno inizialmente liquidato come organizzata da settori criminali e organizzazioni neofasciste, rispolverando una strategia comunicativa ormai nota del Partito Democratico, che da anni all’occorrenza elegge a proprio avversario diretto gli insignificanti partiti neofascisti italiani. Un’operazione politica che, ancora una volta, ha regalato la luce dei riflettori mediatici a organizzazioni neofasciste che non avevano nessuna paternità su quella piazza (basti pensare che Forza Nuova a Napoli ha preso 183 voti alle ultime europee, lo 0,1%), ma che ora cercano di capitalizzare questa visibilità lanciando piazze e manifestazioni di “cittadini” e “commercianti” in tutta Italia, spesso con flop clamorosi come avvenuto a Roma la sera del 24 ottobre. A questo tentativo di strumentalizzazione fa da contraltare il tentativo di esponenti del Governo e di una parte dei media di mettere sullo stesso piano le manifestazioni negazioniste dei “no mask” e le manifestazioni spontanee che non negano l’esistenza della pandemia ma esprimono il legittimo rifiuto nei confronti di una serrata senza indennizzi e misure di sostegno.

Nei casi in cui le manifestazioni hanno una dimensione effettivamente “popolare” e non ascrivibile alla sola azione di formazioni politiche legate alla destra, emerge il carattere contraddittorio tipico dei movimenti della piccola borghesia, che in assenza di un forte movimento operaio capace di influenzarla e dirigerla non può che avere come obiettivo quello di salvare sé stessa e la sua proprietà in quanto tale. Sono piazze in cui c’è di tutto: lavoratori autonomi che si percepiscono come “imprenditori” senza di fatto esserlo davvero, piccoli commercianti che rischiano di finire sul lastrico e chiudere bottega, ma anche veri e propri padroncini il cui vero problema è la prospettiva di guadagnare quest’anno le cifre che di solito dichiarano al fisco, abituati ad approfittarsi della disperazione e della precarietà e a sfruttare nei modi più ingiusti e disonesti i propri dipendenti, che trascinano in piazza con sé. Se oggi la classe operaia è priva di quella coscienza e di quell’organizzazione che le permetterebbe di esprimere un punto di vista autonomo nella società, la piccola borghesia si dimostra capace di imporre le proprie rivendicazioni immediate come temi all’ordine del giorno per il Governo e l’intero Paese. Ma se la richiesta di indennizzi in base al principio “se ci chiudi, ci paghi” è legittima e non stigmatizzabile, le piazze che si oppongono a ogni misura restrittiva e chiedono di tenere tutto aperto (posizione espressa ad esempio dalla manifestazione al Vomero, sempre a Napoli) confermano che esistono settori della piccola borghesia che oggi concepiscono i propri interessi specifici in aperta contrapposizione agli interessi generali della salute pubblica e dei lavoratori che non vogliono ammalarsi per il profitto dei padroni. Spesso questa contrapposizione viene apertamente sostenuta con la narrazione che fa apparire i dipendenti pubblici e più in generale tutti i lavoratori salariati, che da anni vedono decimati i loro diritti, come dei veri e propri “privilegiati” con la pancia piena, contrapposti agli imprenditori non garantiti che rischiano tutto mettendo in gioco il loro capitale. Una visione reazionaria che senza alcun dubbio è coerente con l’idea che la piccola borghesia ha di sé, e che in questi giorni trova ampio spazio nei media e nell’informazione.

Oggi il Governo PD-M5S-LeU chiede nuovi sacrifici e insiste con la retorica sulla responsabilità individuale. Per settimane la movida è stata indicata tra i contesti a rischio, i giovani irresponsabili come principale veicolo del contagio. Una rappresentazione che si scontra con la realtà, fatta di trasporti affollati e insufficienti misure di sicurezza nei luoghi di lavoro. Oggi si adottano misure drastiche per colpire il “superfluo” per non fare un torto a questa narrazione, ricorrendo a numerose raccomandazioni sui rapporti interpersonali per cercare altri capri espiatori cui attribuire la responsabilità dei contagi. Una decisione che chiarisce le priorità del governo, che oggi impone la chiusura dei teatri nonostante in questi mesi abbiano registrato un numero irrisorio di contagi. In fabbrica e nei magazzini si continua a lavorare e si continuerà a farlo anche in assenza di adeguate misure anti-contagio, perché i profitti non si devono toccare. Oggi si continua a viaggiare su metro, bus e treni affollati, perché non c’è alcuna volontà di assicurare un trasporto sicuro per chi è costretto a uscire di casa per andare al lavoro: nei DPCM si parla di tutto, tranne che dei problemi concreti che abbiamo visto e vissuto in queste settimane di preoccupazione.

Di fronte al rischio concreto di saturazione dei reparti ospedalieri e alla curva preoccupante dei contagi, il governo ammette che si tratta di un momento critico ma interviene con misure parziali nella speranza che il vaccino arrivi in fretta. Lo stesso Conte ha affermato che l’obiettivo di azzerare i contagi è “velleitario” e che le misure predisposte dal governo servono a contenere i contagi in vista di una ripresa dei consumi in prossimità delle vacanze natalizie. Ancora una volta a orientare le scelte politiche del governo in una situazione così delicata è la tutela dei profitti e della produttività. La tutela della salute collettiva e il contrasto efficace alla pandemia dovrebbero venire al primo posto, ma a farla da padrone sono considerazioni di opportunità per mantenere saldo il sostegno della Confindustria e delle organizzazioni padronali.

In questi mesi centinaia di migliaia di persone sono rimaste senza lavoro. La Banca d’Italia prevede un altro milione di posti a rischio non appena salterà il blocco ai licenziamenti. Sappiamo che questa ipotesi è pronta a diventare realtà, a detta dello stesso presidente di Confindustria Bonomi che preme con forza in questa direzione. Nel frattempo tutte le misure di sostegno ai padroni varate dal governo, con conseguente aumento del debito pubblico, verranno scaricate direttamente sui lavoratori e gli strati popolari. La gestione della crisi sanitaria e dei suoi risvolti economici non è cambiata dall’inizio dell’emergenza. Per questo motivo oggi assistiamo agli stessi temporeggiamenti e alla stessa retorica, come un déjà-vu fatto di appelli alla coesione e al senso di responsabilità. Rispediamo al mittente gli appelli all’unità nazionale, perché non siamo tutti sulla stessa barca e questi mesi di estrema difficoltà ce l’hanno dimostrato. Il governo chiede nuovi sacrifici, ma a pagare saranno sempre gli stessi, mentre i miliardari italiani in questa crisi hanno fatto affari d’oro aumentando i loro patrimoni e distribuendo dividendi da capogiro.

Il ricatto che contrappone la salute al lavoro e alla sicurezza sociale, che già nella scorsa primavera ci è stato presentato come una inevitabile fatalità, va rigettato. La seconda ondata dei contagi è arrivata con queste proporzioni anche a causa della precisa scelta politica di allentare tutte le misure preventive per venire incontro agli interessi di profitto dei capitalisti. Se la situazione epidemiologica impone che si prendano delle misure contenitive, queste misure vanno prese. Il profitto dei padroni non è una scusa accettabile per non farlo, e in nessun modo il costo di queste misure deve essere scaricato sui lavoratori e sulle fasce popolari. Si predispongano un reddito di emergenza per i disoccupati, i lavoratori autonomi e i titolari di piccole attività e tutte le misure necessarie a permettere ai lavoratori dei settori non essenziali di stare a casa con il pieno mantenimento del salario. Si prendano le misure necessarie per garantire davvero il funzionamento della didattica a distanza, per non ripetere il disastro che ha lasciato indietro migliaia di studenti. Si intervenga con un piano nazionale per i trasporti e la sanità, affinché non si ripetano le scene che tutti abbiamo visto. I soldi ci sono, basta fare delle scelte. Bloccare le spese militari folli, tassare i redditi miliardari, espropriare i grandi patrimoni che con la pandemia sono cresciuti. Nel pieno di un’emergenza di questa portata, sarebbe davvero il minimo. Non staremo a guardare mentre per l’ennesima volta le classi popolari saranno sacrificate sull’altare del profitto. Ci troverete ai nostri posti.
 
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view post Posted on 27/10/2020, 09:18
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NAPOLI: MANIFESTAZIONI A CONFRONTO

Siamo solo all’inizio, la tensione sociale è alle stelle e ogni classe sta sperimentando concretamente i sistemi per difendere i propri interessi.
Nella mattinata di venerdì 23 gli operai Whirlpool manifestano in corteo contro la chiusura dello stabilimento confermata per il 31 ottobre.
Un corteo ordinato, teso ma pacifico. Tutto indirizzato ancora a trovare una sponda politica per evitare la chiusura. Ancora con parole d’ordine tipo “Whirlpool deve rispettare gli accordi”. Whirlpool è già andata via. Deve raccogliere le sue ultime cose e sparire. Riuscirà perfino a smantellare gli impianti che le possono ancora servire prima di andarsene definitivamente se gli operai continueranno ad andare in giro per la città in cerca di “solidarietà”.
I padroni e i loro mezzi di propaganda ci hanno convinti nel profondo che siamo una classe di schiavi usa e getta. Fino a quando serviamo ad arricchirli lavoriamo. Quando i padroni hanno la possibilità di farlo da altre parti ci buttano in mezzo alla strada.
La nostra risposta sono passeggiate e fischietti, intruppati dietro ai sindacalisti, quegli stessi che ci hanno sempre venduto al padrone nel corso degli anni cedendo su salari e condizioni di lavoro.
In serata la manifestazione di quelli che non ci stanno al coprifuoco dichiarato da De Luca. E’ un miscuglio di classi diverse, ma la componente maggiore sono operai precari, sottoproletari e commercianti.
Il coprifuoco non li fa sopravvivere. Le attività in nero non sono coperte da cassa integrazione né da sussidi. Padroncini e operai precari sono sulla stessa barca. Nelle case dei vicoli è difficile stare dentro, quasi impossibile. La strada è la vera casa. Le attività collegate alla vita notturna sono innumerevoli e coinvolgono imprenditori e malavita dove la linea di separazione è molto labile.
La reazione di questo calderone sociale non si è fatta attendere ed è stata subito violenta.
Attacco diretto ai palazzi del potere regionale. Violenza contro i poliziotti che dovevano contenerli. Giornalisti con telecamere “invitati” ad andarsene perché i filmati possono essere utilizzati dalla questura per identificare i partecipanti alle manifestazioni violente.

Nel pomeriggio del giorno dopo, 24 ottobre, altri scontri fra manifestanti e polizia a causa di una protesta sotto i palazzi della Confindustria napoletana di centri sociali, lavoratori dello spettacolo, riders e altri militanti di sindacati di base. Manifestazione meno folta ma subito intercettata dalla polizia che la disperde con cariche e lacrimogeni. La tensione è palpabile, da una parte c’è la necessità di protestare contro i responsabili di una situazione di miseria in cui ci hanno cacciato e dall’altra, da parte del potere, di non riuscire più a sopportare nessuna contestazione col terrore che si generalizzi.
Ora sarà una rincorsa a tentare di recuperare la situazione. Alle dichiarazioni contro i violenti faranno da contraltare i distinguo sui “cittadini” che non possono vivere con il coprifuoco.
Quando si prendono d’assalto i palazzi del potere una soluzione la trovano.

Da Operaicontro
 
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view post Posted on 27/10/2020, 13:13

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QUOTE (SpartacoLavagnini @ 27/10/2020, 07:33) 
Nei casi in cui le manifestazioni hanno una dimensione effettivamente “popolare” e non ascrivibile alla sola azione di formazioni politiche legate alla destra, emerge il carattere contraddittorio tipico dei movimenti della piccola borghesia, che in assenza di un forte movimento operaio capace di influenzarla e dirigerla non può che avere come obiettivo quello di salvare sé stessa e la sua proprietà in quanto tale. Sono piazze in cui c’è di tutto: lavoratori autonomi che si percepiscono come “imprenditori” senza di fatto esserlo davvero, piccoli commercianti che rischiano di finire sul lastrico e chiudere bottega, ma anche veri e propri padroncini il cui vero problema è la prospettiva di guadagnare quest’anno le cifre che di solito dichiarano al fisco, abituati ad approfittarsi della disperazione e della precarietà e a sfruttare nei modi più ingiusti e disonesti i propri dipendenti, che trascinano in piazza con sé. Se oggi la classe operaia è priva di quella coscienza e di quell’organizzazione che le permetterebbe di esprimere un punto di vista autonomo nella società, la piccola borghesia si dimostra capace di imporre le proprie rivendicazioni immediate come temi all’ordine del giorno per il Governo e l’intero Paese. Ma se la richiesta di indennizzi in base al principio “se ci chiudi, ci paghi” è legittima e non stigmatizzabile, le piazze che si oppongono a ogni misura restrittiva e chiedono di tenere tutto aperto (posizione espressa ad esempio dalla manifestazione al Vomero, sempre a Napoli) confermano che esistono settori della piccola borghesia che oggi concepiscono i propri interessi specifici in aperta contrapposizione agli interessi generali della salute pubblica e dei lavoratori che non vogliono ammalarsi per il profitto dei padroni. Spesso questa contrapposizione viene apertamente sostenuta con la narrazione che fa apparire i dipendenti pubblici e più in generale tutti i lavoratori salariati, che da anni vedono decimati i loro diritti, come dei veri e propri “privilegiati” con la pancia piena, contrapposti agli imprenditori non garantiti che rischiano tutto mettendo in gioco il loro capitale. Una visione reazionaria che senza alcun dubbio è coerente con l’idea che la piccola borghesia ha di sé, e che in questi giorni trova ampio spazio nei media e nell’informazione.

Concordo, parlo per esperienza personale nel campo della ristorazione (dove ho praticamente sempre lavorato da quando avevo 16 anni). I ristoratori spesso (non voglio offendere nessuno nè tantomeno intendere TUTTI perchè devo essere onesto conosco anche realtà positive) schiavisti nel vero senso della parola: orari impossibili (anche 14/16h al giorno), paghe da fame, contratti in nero ovviamente senza la minima tutela che siano contributi o tasse versate, nè tantomeno sognamoci di una tutela sanitaria dove se ti fai male affettando il pane, per esempio, il padroncino verrà ad abbaiare dicendoti di non dire al pronto soccorso nulla e appena la benda è pronta di tornare a lavoro che la sala è piena (sotto minaccia di licenziamento). Quindi: sfruttamento, caporalato, ripulitura delle agromafie etc. In Inghilterra (dove ho lavorato per 8 anni) dietro una facciata di onesta e di contratti belli puliti e profumati da firmare la situazione è anche peggiore e potrei raccontarvi storie subite anche in prima persona: ricordo per esempio a marzo quando l'italia era già in lockdown chiamai - quasi non respirando e con febbre - il datore di lavoro dicendo che sarei andato in ospedale e mi è stato proibito "perchè sei hai il coronavirus ci chiudono il locale, anzi prendi un paracetamolo e vieni che siamo pieni. Onestamente se domani leggessi che quel posto ha preso fuoco stapperei una bottiglia di spumante.
A me di lottare con questi "kulaki" non mi va, sono nemici tanto quanto il governo. Una vandea bottegaia che chiede il ritiro del dpcm e farsi mandare ristori spalleggiati da Confindustria così da essere liberi di tornare alla loro "normalità" di sfruttatori.
Io sto dalla parte del lavapiatti che giustamente a questo non ci sta e che già "normalmente" conduce una vita di merda e dovrebbe mandare a fanculo il governo e i suoi caporali stessi, mai dalla parte di un Bottura oppure un Vissani.
E' proprio questa normalità il nemico, oltre che al governo di incompetenti al servizio dei padroni
 
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view post Posted on 29/10/2020, 00:48

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Concordo, parlo per esperienza personale nel campo della ristorazione (dove ho praticamente sempre lavorato da quando avevo 16 anni). I ristoratori spesso (non voglio offendere nessuno nè tantomeno intendere TUTTI perchè devo essere onesto conosco anche realtà positive) schiavisti nel vero senso della parola: orari impossibili (anche 14/16h al giorno), paghe da fame, contratti in nero ovviamente senza la minima tutela che siano contributi o tasse versate, nè tantomeno sognamoci di una tutela sanitaria dove se ti fai male affettando il pane, per esempio, il padroncino verrà ad abbaiare dicendoti di non dire al pronto soccorso nulla e appena la benda è pronta di tornare a lavoro che la sala è piena (sotto minaccia di licenziamento). Quindi: sfruttamento, caporalato, ripulitura delle agromafie etc. In Inghilterra (dove ho lavorato per 8 anni) dietro una facciata di onesta e di contratti belli puliti e profumati da firmare la situazione è anche peggiore e potrei raccontarvi storie subite anche in prima persona: ricordo per esempio a marzo quando l'italia era già in lockdown chiamai - quasi non respirando e con febbre - il datore di lavoro dicendo che sarei andato in ospedale e mi è stato proibito "perchè sei hai il coronavirus ci chiudono il locale, anzi prendi un paracetamolo e vieni che siamo pieni. Onestamente se domani leggessi che quel posto ha preso fuoco stapperei una bottiglia di spumante.
A me di lottare con questi "kulaki" non mi va, sono nemici tanto quanto il governo. Una vandea bottegaia che chiede il ritiro del dpcm e farsi mandare ristori spalleggiati da Confindustria così da essere liberi di tornare alla loro "normalità" di sfruttatori.
Io sto dalla parte del lavapiatti che giustamente a questo non ci sta e che già "normalmente" conduce una vita di merda e dovrebbe mandare a fanculo il governo e i suoi caporali stessi, mai dalla parte di un Bottura oppure un Vissani.
E' proprio questa normalità il nemico, oltre che al governo di incompetenti al servizio dei padroni

Presente oggi alla manifestazione nella mia città. Seppur i compagni fossero presenti ed anche nell'organizzazione, a malincuore confermo che l'egemonia fosse di pura marca salviniana/ negazionista, spalleggiata dagli stessi bottegai della città di cui parlavo sopra che chiedono il "riaprite tutto" perché ansiosi di tornare a dichiarare un terzo e pagare a nero i dipendenti (li conosco, non vivo in una metropoli, ed erano li). Solidale con la sacrosanta incazzatura di chi non c'entra nulla con questa marmaglia che anzi, ponendosi alla testa delle proteste, ha la propria voce offuscata.
 
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view post Posted on 29/10/2020, 12:29
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CITAZIONE (Landolfo @ 29/10/2020, 00:48) 
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Concordo, parlo per esperienza personale nel campo della ristorazione (dove ho praticamente sempre lavorato da quando avevo 16 anni). I ristoratori spesso (non voglio offendere nessuno nè tantomeno intendere TUTTI perchè devo essere onesto conosco anche realtà positive) schiavisti nel vero senso della parola: orari impossibili (anche 14/16h al giorno), paghe da fame, contratti in nero ovviamente senza la minima tutela che siano contributi o tasse versate, nè tantomeno sognamoci di una tutela sanitaria dove se ti fai male affettando il pane, per esempio, il padroncino verrà ad abbaiare dicendoti di non dire al pronto soccorso nulla e appena la benda è pronta di tornare a lavoro che la sala è piena (sotto minaccia di licenziamento). Quindi: sfruttamento, caporalato, ripulitura delle agromafie etc. In Inghilterra (dove ho lavorato per 8 anni) dietro una facciata di onesta e di contratti belli puliti e profumati da firmare la situazione è anche peggiore e potrei raccontarvi storie subite anche in prima persona: ricordo per esempio a marzo quando l'italia era già in lockdown chiamai - quasi non respirando e con febbre - il datore di lavoro dicendo che sarei andato in ospedale e mi è stato proibito "perchè sei hai il coronavirus ci chiudono il locale, anzi prendi un paracetamolo e vieni che siamo pieni. Onestamente se domani leggessi che quel posto ha preso fuoco stapperei una bottiglia di spumante.
A me di lottare con questi "kulaki" non mi va, sono nemici tanto quanto il governo. Una vandea bottegaia che chiede il ritiro del dpcm e farsi mandare ristori spalleggiati da Confindustria così da essere liberi di tornare alla loro "normalità" di sfruttatori.
Io sto dalla parte del lavapiatti che giustamente a questo non ci sta e che già "normalmente" conduce una vita di merda e dovrebbe mandare a fanculo il governo e i suoi caporali stessi, mai dalla parte di un Bottura oppure un Vissani.
E' proprio questa normalità il nemico, oltre che al governo di incompetenti al servizio dei padroni

Presente oggi alla manifestazione nella mia città. Seppur i compagni fossero presenti ed anche nell'organizzazione, a malincuore confermo che l'egemonia fosse di pura marca salviniana/ negazionista, spalleggiata dagli stessi bottegai della città di cui parlavo sopra che chiedono il "riaprite tutto" perché ansiosi di tornare a dichiarare un terzo e pagare a nero i dipendenti (li conosco, non vivo in una metropoli, ed erano li). Solidale con la sacrosanta incazzatura di chi non c'entra nulla con questa marmaglia che anzi, ponendosi alla testa delle proteste, ha la propria voce offuscata.

Qualcuno dei compagni ha preso la parola nel comizio?
 
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view post Posted on 29/10/2020, 16:09

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Qualcuno dei compagni ha preso la parola nel comizio?

Si, hanno parlato diversi di loro ed esposto striscioni. Ripeto però la piazza era veramente mista nel senso negativo del termine (alcuni interventi veramente PESSIMI), oltretutto presente anche un testa di c* con tanto di mascherina di Mussolini (cui, devo ammettere, è stato placcato e costretto a togliere subito.. seppur senza contatti fisici)
 
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view post Posted on 29/10/2020, 21:57
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A Cosenza con gli ex Sconvolti, di matrice comunista e anarchica, mi sarei aspettato una piazza ricca di compagni...Ottimo l'atteggiamento verso il mascherato da appeso, ma ripeto che me lo sarei aspettato dai cosentini.
 
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view post Posted on 29/10/2020, 23:55

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QUOTE (Majakovskij @ 29/10/2020, 21:57) 
A Cosenza con gli ex Sconvolti, di matrice comunista e anarchica, mi sarei aspettato una piazza ricca di compagni...Ottimo l'atteggiamento verso il mascherato da appeso, ma ripeto che me lo sarei aspettato dai cosentini.

Vedo che conosci Cosenza e la sua storia 😉
Allora, non vorrei essere frainteso e far passare che ieri in piazza ci fosse un presidio di Forza Nuova e Casapound perché NON è così ovviamente. Certo è che i rappresentanti dei commercianti/piccoli imprenditori fossero in molti, forse la maggioranza, e tra loro maggiormente si concentrasse la corrente populista/negazionista.
Alcuni compagni con cui ho parlato hanno espresso il loro parere che il messaggio di fondo "Diritti per tutti" fosse l'importante e che in una piazza aperta bisogna accettare che chiunque può dire la sua (tranne il coglione mussoliniano ovviamente). Personalmente parlando non mi trovo d'accordo e penso invece che alcune categorie vadano combattute tanto quanto le scelte scellerate del governo. Magari sbaglio, chissà.

Gli Sconvolti cantavano: "è più ROSSA che blu, è la vecchia curva sud", purtroppo però è sciocco ed anche pericoloso fare gli struzzi e negare che un pieno ricambio generazionale ahimé non c'è stato in città che ha preso derive lontane da quegli anni. Complice anche una classe politica abietta collusa con il clientelismo e mafia fino al midollo che, ahimé,
ha una fortissima egemonia su tutto il territorio calabrese.
 
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view post Posted on 30/10/2020, 22:57
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Conosco e rispetto molto la storia delle classi popolari cosentine, che è legata a doppio filo con quella del movimento del tifo calcistico, che annovera una nomenclatura marcatamente di sinistra, al di là dei NS (Prima Linea, Fedayn).
E' evidente che la coscienza non sia più quella di un tempo, però quando ho visto all'opera i rossoblu ho sempre ammirato stelle rosse, bandiere del Che, e cori contro il decreto sicurezza salviniano o sulla Resistenza! (ricordo bene solo 1 anno fa "Con il decreto antiviolenza viene punita solo Cosenza/In questo stato non c'è coerenza/Quello che conta la nostra Resistenza).
 
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view post Posted on 30/10/2020, 23:07

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QUOTE (Majakovskij @ 30/10/2020, 22:57) 
Conosco e rispetto molto la storia delle classi popolari cosentine, che è legata a doppio filo con quella del movimento del tifo calcistico, che annovera una nomenclatura marcatamente di sinistra, al di là dei NS (Prima Linea, Fedayn).
E' evidente che la coscienza non sia più quella di un tempo, però quando ho visto all'opera i rossoblu ho sempre ammirato stelle rosse, bandiere del Che, e cori contro il decreto sicurezza salviniano o sulla Resistenza! (ricordo bene solo 1 anno fa "Con il decreto antiviolenza viene punita solo Cosenza/In questo stato non c'è coerenza/Quello che conta la nostra Resistenza).

Quanti bei ricordi. Ho smesso di frequentare la curva, anche perché poi sono stato tanti anni fuori, ma mi sento ancora molto legato (anche perché le amicizie restano sempre)
 
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view post Posted on 31/10/2020, 11:39
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Partito Comunista - Campania

CRISI SANITARIA ED ECONOMICA, CHIUSURE E PROTESTE: CAPIAMOCI MEGLIO

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C'era una favola, quella del pifferaio magico, dove un "incantatore", al suono del suo flauto portava via i bambini del paese di Hamelin, lasciandolo senza il proprio "futuro".
In questi mesi il "pifferaio" De Luca ha attirato su di sè molti voti ma non ha pensato al futuro della Regione e oggi ne vediamo i risultati devastanti.
La situazione attuale che abbiamo davanti ai nostri occhi descrive, da un lato, l'impreparazione del sistema sanitario campano, dall'altro, l'insufficienza organizzativa della regione (ma possiamo dire di tutto il sistema capitalista italiano) di dare risposte a un sistema economico campano (in generale meridionale) fatto, per lo più, di piccole medie imprese.
Capire questi due aspetti fondamentali significa capire perchè oggi succede ciò che stiamo vedendo.
Partiamo dalla situazione sanitaria.
Come tutti ben sanno (ma qualcuno, per ignoranza o per interesse, fa finta di non saperlo) la situazione attuale è figlia di una gestione decennale, precedente a De Luca, del sistema sanitario campano che però deriva da determinate scelte del Governo centrale.
La sanità campana da anni fa i conti con liste d'attesa infinite, reparti fatiscenti o chiusi per mancanza di autorizzazioni, condizioni igieniche indegne e prevenzione oncologica ai minimi termini.
Colpa certamente di una situazione complessa e di carenze cominciate nel 2009 con la giunta Bassolino, ma soprattutto dei tagli alla spesa sanitaria apportati negli ultimi anni proprio con l’obiettivo di uscire dal piano di rientro con cui la Regione fa i conti da un decennio.
Tagli alla spesa sanitaria "necessaria" a causa di un debito da nove miliardi di euro che ha portato al commissariamento della sanità regionale, commissariamento, passato per Caldoro e la passata giunta di destra da lui guidata, "finito" il 6 Dicembre 2019 "grazie" al "pifferaio" De Luca, un "fine-commissariamento" che è costato tagli che hanno peggiorato la situazione, facendo pagare un conto troppo alto alla sanità (e ai pazienti), sia in termini di qualità dell’assistenza sia in termini economici.
Un commissariamento e un "fine-commissariamento" che non hanno assolutamente risolto le lacune della sanità campana ma che sono peggiorate in maniera profonda tanto che ad oggi ci troviamo, nonostante la gravissima situazione, con una carenza di medici e infermieri assolutamente ingiustificabile per la quale politici, dirigenti e chi di dovere, dovrà rendere conto di fronte ai lavoratori campani che letteralmente soffrono il 42% di tassazione media [1] a fronte di un servizio essenziale che, oggettivamente, non viene erogato come dovrebbe.
Veniamo adesso alla situazione economica.
La Campania, come tutto il Meridione d'Italia, sopperisce la mancanza di grandi poli industriali (a parte eccezioni come Pomigliano, Melfi, Taranto e qualche altro caso) e di un sistema economico non paragonabile, sotto certi aspetti, a quello che si è sviluppato, per determinati interessi monopolistici, al Nord, con la presenza radicata di piccole medie imprese.
Per avere un'idea di cosa parliamo basti pensare che, secondo i dati presi dal Sole24Ore [2], le piccole medie imprese (quelle che hanno tra i 10 e i 250 occupati) hanno un incidenza dell'83% della produzione con un'occupazione che vale il 95% nel Mezzogiorno d'Italia e se pensiamo che l'occupazione delle PMI coinvolge, nel totale, oltre 15 milioni di persone, ben si capisce cosa significhi chiudere le attività: condannare milioni di persone a una pericolosa incertezza sociale.
Se poi valutiamo anche il peso delle microimprese (quelle che hanno meno di 10 occupati) che nel sud sono per lo più turistiche e se pensiamo che più del 60% di queste operano nel settore delle attività ricettive e della ristorazione, si capisce la preoccupazione dei lavoratori del settore di fronte a una chiusura imposta dall'alto senza che ci fossero delle risorse sul piatto che servissero a tenere in piedi un'economia che rischia, oggettivamente, il collasso definitivo.
Che rapporto c'è tra il sistema economico predominate delle piccole medie imprese (e anche microimprese) e le organizzazioni criminali ?
Anche qui, bisogna riflettere attentamente in merito alle scelte che il capitalismo italiano (dunque tutti i partiti e politici borghesi che si sono susseguiti) ha imposto nel Meridione d'Italia.
I poteri criminali fanno parte del tessuto economico e dunque sociale del Meridione da decenni: non è un mistero che la criminalità organizzata fatturi miliardi di euro tramite imprese che vanno dal turismo ai servizi alle imprese e alla persona, dagli appalti alle forniture pubbliche fino al settore immobiliare e finanziario.
10 anni fa, secondo gli studi di istituti di ricerca come l’Eurispes e Sos Impresa, il fatturato annuo delle mafie italiane era di 135 miliardi di euro, pari a quasi il 7% del PIL dell’Italia, e un utile di quasi 70 miliardi3, 10 anni dopo, sempre secondo l'Eurispes, il giro d'affari delle mafie è di circa 220 miliardi di euro l’anno (l’11% del PIL nazionale)[4].
Questa disponibilità di denaro ha permesso ai poteri criminali, dunque anche alla Camorra, di poter applicare, come detto dal commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Annapaola Porzio, il "welfare mafioso di prossimità", ovvero quel sostegno attivo, fatto dalle organizzazioni criminali, alle famiglie degli esercenti con attività commerciali e imprenditoriali in difficoltà o in crisi di liquidità [5].
Dunque, fa ridere che qualche giornalista parli di "infiltrazioni" mafiose di uomini dei clan della Pignasecca, del Pallonetto e dei Quartieri Spagnoli nei cortei di venerdì scorso quando la situazione economica e sociale, VOLUTA DA TUTTI I GOVERNI BORGHESI (DI DESTRA E DI SINISTRA), è questa appena descritta.
Questo significa che giustifichiamo la presenza del crimine ?
Con tutto il dovuto il rispetto MA A QUESTO CI PENSA GIA' IL SISTEMA CAPITALISTICO CONTRO IL QUALE LOTTIAMO QUOTIDIANAMENTE E LA POLITICA, LOCALE E NAZIONALE, CHE IN QUESTI ANNI SI E' SEDUTA COI VARI CLAN.
Quello che vogliamo dire è che l'infiltrazione della criminalità organizzata nei movimenti sociali, e nelle tensioni sociali, sono una diretta conseguenza dello specchio sociale dentro il quale questa agisce "di conseguenza" e "per conseguenza".
E cosa vogliono dunque le organizzazioni criminali ?
Difficile dirlo, potrebbero volere la chiusura delle attività per aspettare di acquisire tutte quelle che hanno fallito oppure non vogliono la chiusura per non perdere "introiti" e la possibilità del "riciclo" di denaro, sicuramente i poteri criminali "sono alla finestra" mentre bisognerebbe pensare a come "chiudergli il palazzo".
Dunque, una sanità regionale disastrata e una situazione economica sedimentata negli anni che non viene gestita come si deve, hanno portato alla "tempesta perfetta" dove TUTTA LA CLASSE DIRIGENTE, regionale e nazionale, SI E' DIMOSTRATA INCAPACE o, peggio ancora, debole coi forti e forte coi deboli.
Questi personaggi SONO PARTE DEL PROBLEMA E DUNQUE DEVONO ANDARE VIA DAI RUOLI CHE RICOPRONO (a cominciare dai 5 stelle che l'altro giorno hanno festeggiato l'elezione della Ciarambino a Vice presidente del consiglio regionale della Campania, qualcuno diceva che De Luca sbagliava ma una poltrona in più non fa mai male).
La fiducia dei lavoratori nelle istituzioni borghesi è sempre più bassa e dunque la pressione sociale è sempre più forte data la vicinanza di interessi immediati fra il sottoproletariato (quelli che, spinti ai margini della società, vivono di espedienti e di piccoli circuiti criminali), il proletariato (i lavoratori che hanno un lavoro e che lo stanno perdendo ma anche i lavoratori a nero che si aggrappano a quello che hanno, attività a conduzione familiare che fanno "una vita di merda") e la piccola borghesia (quelli che, a livelli più bassi, autonomamente possiedono i mezzi di produzione e che rischiano di chiudere le loro attività per via della chiusura), dentro la quale c'è il commerciante onesto (o piccolo proprietario che non ha dipendenti a carico) che paga le tasse e non riesce a mandare avanti la sua famiglia e c'è il "piccolo padrone", magari evasore fiscale e sfruttatore, che incassa 15.000 euro a serata senza fare mezzo contratto ai suoi lavoratori (magari pagandoli 3,5 euro all'ora) che piange miseria in tv ma continua a incassare.
Questi strati sociali stanno vivendo direttamente la crisi di questi anni e le misure prese dalla politica borghese li getta, brutalmente, in una lotta per la sopravvivenza: o chiudi e vai in mezzo alla strada o resti aperto ma con fortissime limitazioni che ti condannano a chiudere comunque.
Per questo i commercianti, soprattutto dei bar, ristoranti e pizzerie, da giorni si muovono: vogliono che le misure, contro le quali si mobilitano, vengano ritirate o che vengano dati dei sussidi.
LA POSIZIONE DEI COMUNISTI.
Il compito dei Comunisti, di fronte alle spontanee mobilitazioni, è quello d'inserirsi nelle contraddizioni di queste proteste facendo in modo che i lavoratori dipendenti e i piccoli proprietari di esercizi che realmente producono la ricchezza della nazione, lottino per i propri diritti staccandosi dagli opportunisti e dagli "opportunismi" borghesi.
Lungi da noi stare nel solco del "mito di Masaniello" (secondo la quale se fai una rivolta sei un eroe a prescindere), riteniamo che tenersi fuori dal movimento, condannando a prescindere le violenze senza capire il perchè queste accadono, significa tagliarsi fuori dal comprendere il "movimento reale" che è in atto, ovviamente pensare di "fare qualcosa purchè si faccia" è una posizione troppo "ottimistica" che porta a sbagliare facendo il gioco di chi vuole delegittimare la protesta.
I Comunisti, naturalmente, se lottano per i diritti dei lavoratori, sicuramente non hanno nulla a che vedere con i piccoli padroni, gli stessi che fino a ieri hanno sfruttato i lavoratori con stipendi e contratti irregolari facendosi forte di un sistema marcio e fregandosene del rispetto per il lavoro e la vita dei propri dipendenti.
Non abbiamo nulla a che spartire con quanti, per interessi particolari, hanno "strisciato" la lingua sulle sedie usate da politici che potevano garantirgli un'occupazione di suolo pubblico o un permesso edilizio in più (magari truccando l'"intruccabile" grazie a commercialisti compiacenti), non abbiamo nulla a che spartire con questa "gentaglia", loro non sono rivoluzionari e non vogliono cambiare nulla, vogliono solo ritornare a fare quello che facevano prima: sfruttare gli altri per il proprio tornaconto.
I Comunisti vogliono contribuire a legare TUTTE LE LOTTE CHE CI SONO per allargare, anche a chi non ha un'idea politica chiara, la visione di lotta in un movimento più ampio e di classe CONTRO IL GOVERNO, LA NATO, L'UE, LE MULTINAZIONALI E TUTTI QUEI POTERI CHE SONO I PRIMI RESPONSABILI DI QUESTA CRISI !
Altro che chiusure, altro che misure insufficienti che portano alla morte del lavoro, altro che insufficienze nella sanità, è necessario dire che per sconfiggere questa crisi BISOGNA RIPARTIRE DAI DIRITTI SOCIALI QUALI IL LAVORO, LA SANITA', I TRASPORTI, L'ISTRUZIONE !
Ai Comunisti non interessa la presenza nelle manifestazioni di qualche fascista che fa quello che tutti vediamo (l'utile servo sciocco del capitale), non ci interessava prima quando qualcuno ci criticava perchè scendevamo in piazza gli stessi giorni che scendevano altri (per di più in altre piazze e con altre parole d'ordine) e non ci interessa adesso, quando gli stessi che ci criticavano scendono in strada nonostante ci siano i fascisti nelle manifestazioni.
Ai Comunisti interessa rivolgersi A CHI SOFFRE LA CRISI, agli operai, ai lavoratori dei bar e delle pizzerie, ai piccoli proprietari, agli infermieri, a chi guida gli autobus, ai "riders", a chi lavora in nero perchè non c'è altra occupazione ecc, e dire che bisogna lottare per un SISTEMA ALTERNATIVO AL CAPITALISMO, lo stesso capitalismo che oggi cerca di apparire più "umano" e "disponibile", ma che tramite i governi, i partiti e i politici capitalisti, di destra e di sinistra, non si è mai interessato dei morti sul lavoro, della disoccupazione giovanile, della sanità disastrata, dei trasporti insufficienti, delle scuole pericolanti e dell'abbandono scolastico ecc.
Bisognerebbe bloccare i licenziamenti, dare il reddito di emergenza a chi è senza lavoro, bloccare il pagamento degli affitti e dei mutui ecc, ma la politica capitalista pensa semplicemente a chiudere.
Per questo diciamo che per uscire da questa crisi NON BASTA LA CHIUSURA, SERVE LA RIVOLUZIONE !
Per questo i Comunisti scenderanno in piazza in solidarietà a quanti stanno vedendo il loro futuro distrutto da questa politica e da questo sistema marcio !
Per questo i Comunisti ci sono e ci saranno, SEMPRE !
NOTE
1) https://neuvoo.it/calcolatore-di-stipendio/Campania....
2) www.infodata.ilsole24ore.com/.../quanto-contano.../.
3) www.mediterraneaonline.eu/la-mafia-si-fa-impresa.../.
4) https://eurispes.eu/.../siciliainformazioni-it-affari.../.
5) www.adnkronos.com/.../covid-mafia-soccorso....

Partito Comunista - Germania

---Weiter unten die deutsche Übersetzung---
Numerose sono state in Germania le proteste contro le restrizioni sanitarie dovute al Covid 19. Purtroppo molti connazionali tendono ad appoggiare tali azioni, confusi dal fatto che ogni forma di protesta sia una cosa positiva. Questo fatto mette in luce la grande differenza che passa tra una "reazione" e una " rivoluzione" che almeno per i marxisti, sono due cose completamente diverse. In pratica: "Nessuna reazione porterà alla rivoluzione della società, se non gestita da un vero partito rivoluzionario" questo in sistesi diceva Lenin.
Per questo noi del partito comunista estero, vogliamo chiarire che le uniche azioni veramente sensate sono quelle che pongono l' attenzione sullo scontro fra capitale e lavoro, sfruttatore e sfruttato.
Intere masse hanno manifestato contro l' uso delle mascherine, senza però nemmeno citare la carneficina sociale presente in Germania già prima della pandemia e peggiorata con la scusa del Covid 19.
Entro la fine dell' anno, con le nuove restrizioni, nell' occidente 400 milioni di lavoratori perderanno il lavoro, con o senza mascherina sul volto. Tra cui milioni di espatriati italiani a cui rivolgiamo il nostro appello per unirsi a noi nella lotta contro il capitalismo.
W la lotta della classe lavoratrice.
 
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view post Posted on 1/11/2020, 11:17
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view post Posted on 5/11/2020, 19:30
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Landolfo che ci dici di questa manifestazione? Gli slogan mi sembrano abbastanza di sinistra "La sanità privata va espropriata"

La Bandiera con la stella rossa "Cosenza Vecchia" :] :]
 
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view post Posted on 5/11/2020, 20:01
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Manifestazione con i controcazzi: 0 fascisti, 0 criminalità, tantissimi, solo slogan comunisti contro i padroni ("Se perdi il tuo lavoro, se sei disoccupato la colpa è del padrone, non è dell'immigrato"). Inoltre quando è dovuta passare un'ambulanza si sono immediatamente aperti e l'hanno applaudita, mentre la polizia che ha provato ad infiltrarsi nel corteo con la sua macchina seguendo l'ambulanza, è stata immediatamente cacciata via.

Ora sono sotto casa di un politico di centro-destra protagonista dei tagli alla sanità e lo stanno riempiendo di insulti. Così sarebbe dovuto essere in tutta Italia: benissimo Cosenza.
 
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view post Posted on 5/11/2020, 21:51

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QUOTE (Majakovskij @ 5/11/2020, 20:01) 
Manifestazione con i controcazzi: 0 fascisti, 0 criminalità, tantissimi, solo slogan comunisti contro i padroni ("Se perdi il tuo lavoro, se sei disoccupato la colpa è del padrone, non è dell'immigrato"). Inoltre quando è dovuta passare un'ambulanza si sono immediatamente aperti e l'hanno applaudita, mentre la polizia che ha provato ad infiltrarsi nel corteo con la sua macchina seguendo l'ambulanza, è stata immediatamente cacciata via.

Ora sono sotto casa di un politico di centro-destra protagonista dei tagli alla sanità e lo stanno riempiendo di insulti. Così sarebbe dovuto essere in tutta Italia: benissimo Cosenza.

Confermo tutto! Cosenza ha risposto presente nel modo giusto questa volta ✊

Oggi è stata una giornata storica per Cosenza.
Gli avvoltoi mediatici erano già appollaiati per vedere nella nostra piazza negazionisti e no Mask. Niente di tutto questo.

Centinaia di cosentini uniti dalla rabbia verso un governo regionale di veri negazionisti che hanno negato la pandemia in tutti questi mesi, sprecando le risorse mandate dal governo e regalando ancora più potere agli amichetti della sanità privata. I Cosentini sono scesi in piazza contro un lockdown causato da Loiero, Scopelliti, Oliverio e quest’ulteriore giunta di affaristi e incapaci che hanno messo in ginocchio il nostro sistema sanitario. Siamo l’unica regione chiusa per incapacità del sistema sanitario e non per il numero di contagi.

Oggi in piazza la dignità dei calabresi e delle calabresi che mandano avanti questa regione, con il lavoro e i sacrifici oppure con il lavoro che vorrebbero e non trovano per l’incapacità dei nostri politici.
Parole d’ordine chiare, senza ambiguità. Requisite le cliniche dei boss della sanità privata cosi da rafforzare subito il nostro sistema sanitario e poi un piano straordinario di investimenti perché non è possibile partire perfino per curarsi. Non solo abbiamo il problema del covid ma come farà chi deve fare una visita oncologica? Aspetta da mesi una mammografia? Semplice per voi, basta pagare o partire! Basta!

Ci volete chiudere? E’ necessario chiudere? Bene. Questa volta non aspetteremo invano la cassa integrazione che non arriva mai, non lasceremo famiglie intere e centinaia di lavoratori e lavoratrici senza nessun ingresso. Il governo nazionale deve garantire un reddito per tutti coloro costretti a chiudere per salvaguardare la salute.

Il governo nazionale può scegliere se essere parte del problema o della soluzione. Nel secondo caso requisire cliniche private, investimenti straordinari per il nostro sistema sanitario e reddito d’emergenza.
Basta costringerci a scegliere se morire di fame o di virus.
Basta con questa classe politica di incapaci e corrotti al servizio della sanità privata.
Oggi i calabresi hanno rialzato la testa, ed è solo l’inizio.
 
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320 replies since 24/2/2020, 01:22   7751 views
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