Partito Comunista - CampaniaCRISI SANITARIA ED ECONOMICA, CHIUSURE E PROTESTE: CAPIAMOCI MEGLIO
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C'era una favola, quella del pifferaio magico, dove un "incantatore", al suono del suo flauto portava via i bambini del paese di Hamelin, lasciandolo senza il proprio "futuro".
In questi mesi il "pifferaio" De Luca ha attirato su di sè molti voti ma non ha pensato al futuro della Regione e oggi ne vediamo i risultati devastanti.
La situazione attuale che abbiamo davanti ai nostri occhi descrive, da un lato, l'impreparazione del sistema sanitario campano, dall'altro, l'insufficienza organizzativa della regione (ma possiamo dire di tutto il sistema capitalista italiano) di dare risposte a un sistema economico campano (in generale meridionale) fatto, per lo più, di piccole medie imprese.
Capire questi due aspetti fondamentali significa capire perchè oggi succede ciò che stiamo vedendo.
Partiamo dalla situazione sanitaria.
Come tutti ben sanno (ma qualcuno, per ignoranza o per interesse, fa finta di non saperlo) la situazione attuale è figlia di una gestione decennale, precedente a De Luca, del sistema sanitario campano che però deriva da determinate scelte del Governo centrale.
La sanità campana da anni fa i conti con liste d'attesa infinite, reparti fatiscenti o chiusi per mancanza di autorizzazioni, condizioni igieniche indegne e prevenzione oncologica ai minimi termini.
Colpa certamente di una situazione complessa e di carenze cominciate nel 2009 con la giunta Bassolino, ma soprattutto dei tagli alla spesa sanitaria apportati negli ultimi anni proprio con l’obiettivo di uscire dal piano di rientro con cui la Regione fa i conti da un decennio.
Tagli alla spesa sanitaria "necessaria" a causa di un debito da nove miliardi di euro che ha portato al commissariamento della sanità regionale, commissariamento, passato per Caldoro e la passata giunta di destra da lui guidata, "finito" il 6 Dicembre 2019 "grazie" al "pifferaio" De Luca, un "fine-commissariamento" che è costato tagli che hanno peggiorato la situazione, facendo pagare un conto troppo alto alla sanità (e ai pazienti), sia in termini di qualità dell’assistenza sia in termini economici.
Un commissariamento e un "fine-commissariamento" che non hanno assolutamente risolto le lacune della sanità campana ma che sono peggiorate in maniera profonda tanto che ad oggi ci troviamo, nonostante la gravissima situazione, con una carenza di medici e infermieri assolutamente ingiustificabile per la quale politici, dirigenti e chi di dovere, dovrà rendere conto di fronte ai lavoratori campani che letteralmente soffrono il 42% di tassazione media [1] a fronte di un servizio essenziale che, oggettivamente, non viene erogato come dovrebbe.
Veniamo adesso alla situazione economica.
La Campania, come tutto il Meridione d'Italia, sopperisce la mancanza di grandi poli industriali (a parte eccezioni come Pomigliano, Melfi, Taranto e qualche altro caso) e di un sistema economico non paragonabile, sotto certi aspetti, a quello che si è sviluppato, per determinati interessi monopolistici, al Nord, con la presenza radicata di piccole medie imprese.
Per avere un'idea di cosa parliamo basti pensare che, secondo i dati presi dal Sole24Ore [2], le piccole medie imprese (quelle che hanno tra i 10 e i 250 occupati) hanno un incidenza dell'83% della produzione con un'occupazione che vale il 95% nel Mezzogiorno d'Italia e se pensiamo che l'occupazione delle PMI coinvolge, nel totale, oltre 15 milioni di persone, ben si capisce cosa significhi chiudere le attività: condannare milioni di persone a una pericolosa incertezza sociale.
Se poi valutiamo anche il peso delle microimprese (quelle che hanno meno di 10 occupati) che nel sud sono per lo più turistiche e se pensiamo che più del 60% di queste operano nel settore delle attività ricettive e della ristorazione, si capisce la preoccupazione dei lavoratori del settore di fronte a una chiusura imposta dall'alto senza che ci fossero delle risorse sul piatto che servissero a tenere in piedi un'economia che rischia, oggettivamente, il collasso definitivo.
Che rapporto c'è tra il sistema economico predominate delle piccole medie imprese (e anche microimprese) e le organizzazioni criminali ?
Anche qui, bisogna riflettere attentamente in merito alle scelte che il capitalismo italiano (dunque tutti i partiti e politici borghesi che si sono susseguiti) ha imposto nel Meridione d'Italia.
I poteri criminali fanno parte del tessuto economico e dunque sociale del Meridione da decenni: non è un mistero che la criminalità organizzata fatturi miliardi di euro tramite imprese che vanno dal turismo ai servizi alle imprese e alla persona, dagli appalti alle forniture pubbliche fino al settore immobiliare e finanziario.
10 anni fa, secondo gli studi di istituti di ricerca come l’Eurispes e Sos Impresa, il fatturato annuo delle mafie italiane era di 135 miliardi di euro, pari a quasi il 7% del PIL dell’Italia, e un utile di quasi 70 miliardi3, 10 anni dopo, sempre secondo l'Eurispes, il giro d'affari delle mafie è di circa 220 miliardi di euro l’anno (l’11% del PIL nazionale)[4].
Questa disponibilità di denaro ha permesso ai poteri criminali, dunque anche alla Camorra, di poter applicare, come detto dal commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Annapaola Porzio, il "welfare mafioso di prossimità", ovvero quel sostegno attivo, fatto dalle organizzazioni criminali, alle famiglie degli esercenti con attività commerciali e imprenditoriali in difficoltà o in crisi di liquidità [5].
Dunque, fa ridere che qualche giornalista parli di "infiltrazioni" mafiose di uomini dei clan della Pignasecca, del Pallonetto e dei Quartieri Spagnoli nei cortei di venerdì scorso quando la situazione economica e sociale, VOLUTA DA TUTTI I GOVERNI BORGHESI (DI DESTRA E DI SINISTRA), è questa appena descritta.
Questo significa che giustifichiamo la presenza del crimine ?
Con tutto il dovuto il rispetto MA A QUESTO CI PENSA GIA' IL SISTEMA CAPITALISTICO CONTRO IL QUALE LOTTIAMO QUOTIDIANAMENTE E LA POLITICA, LOCALE E NAZIONALE, CHE IN QUESTI ANNI SI E' SEDUTA COI VARI CLAN.
Quello che vogliamo dire è che l'infiltrazione della criminalità organizzata nei movimenti sociali, e nelle tensioni sociali, sono una diretta conseguenza dello specchio sociale dentro il quale questa agisce "di conseguenza" e "per conseguenza".
E cosa vogliono dunque le organizzazioni criminali ?
Difficile dirlo, potrebbero volere la chiusura delle attività per aspettare di acquisire tutte quelle che hanno fallito oppure non vogliono la chiusura per non perdere "introiti" e la possibilità del "riciclo" di denaro, sicuramente i poteri criminali "sono alla finestra" mentre bisognerebbe pensare a come "chiudergli il palazzo".
Dunque, una sanità regionale disastrata e una situazione economica sedimentata negli anni che non viene gestita come si deve, hanno portato alla "tempesta perfetta" dove TUTTA LA CLASSE DIRIGENTE, regionale e nazionale, SI E' DIMOSTRATA INCAPACE o, peggio ancora, debole coi forti e forte coi deboli.
Questi personaggi SONO PARTE DEL PROBLEMA E DUNQUE DEVONO ANDARE VIA DAI RUOLI CHE RICOPRONO (a cominciare dai 5 stelle che l'altro giorno hanno festeggiato l'elezione della Ciarambino a Vice presidente del consiglio regionale della Campania, qualcuno diceva che De Luca sbagliava ma una poltrona in più non fa mai male).
La fiducia dei lavoratori nelle istituzioni borghesi è sempre più bassa e dunque la pressione sociale è sempre più forte data la vicinanza di interessi immediati fra il sottoproletariato (quelli che, spinti ai margini della società, vivono di espedienti e di piccoli circuiti criminali), il proletariato (i lavoratori che hanno un lavoro e che lo stanno perdendo ma anche i lavoratori a nero che si aggrappano a quello che hanno, attività a conduzione familiare che fanno "una vita di merda") e la piccola borghesia (quelli che, a livelli più bassi, autonomamente possiedono i mezzi di produzione e che rischiano di chiudere le loro attività per via della chiusura), dentro la quale c'è il commerciante onesto (o piccolo proprietario che non ha dipendenti a carico) che paga le tasse e non riesce a mandare avanti la sua famiglia e c'è il "piccolo padrone", magari evasore fiscale e sfruttatore, che incassa 15.000 euro a serata senza fare mezzo contratto ai suoi lavoratori (magari pagandoli 3,5 euro all'ora) che piange miseria in tv ma continua a incassare.
Questi strati sociali stanno vivendo direttamente la crisi di questi anni e le misure prese dalla politica borghese li getta, brutalmente, in una lotta per la sopravvivenza: o chiudi e vai in mezzo alla strada o resti aperto ma con fortissime limitazioni che ti condannano a chiudere comunque.
Per questo i commercianti, soprattutto dei bar, ristoranti e pizzerie, da giorni si muovono: vogliono che le misure, contro le quali si mobilitano, vengano ritirate o che vengano dati dei sussidi.
LA POSIZIONE DEI COMUNISTI.
Il compito dei Comunisti, di fronte alle spontanee mobilitazioni, è quello d'inserirsi nelle contraddizioni di queste proteste facendo in modo che i lavoratori dipendenti e i piccoli proprietari di esercizi che realmente producono la ricchezza della nazione, lottino per i propri diritti staccandosi dagli opportunisti e dagli "opportunismi" borghesi.
Lungi da noi stare nel solco del "mito di Masaniello" (secondo la quale se fai una rivolta sei un eroe a prescindere), riteniamo che tenersi fuori dal movimento, condannando a prescindere le violenze senza capire il perchè queste accadono, significa tagliarsi fuori dal comprendere il "movimento reale" che è in atto, ovviamente pensare di "fare qualcosa purchè si faccia" è una posizione troppo "ottimistica" che porta a sbagliare facendo il gioco di chi vuole delegittimare la protesta.
I Comunisti, naturalmente, se lottano per i diritti dei lavoratori, sicuramente non hanno nulla a che vedere con i piccoli padroni, gli stessi che fino a ieri hanno sfruttato i lavoratori con stipendi e contratti irregolari facendosi forte di un sistema marcio e fregandosene del rispetto per il lavoro e la vita dei propri dipendenti.
Non abbiamo nulla a che spartire con quanti, per interessi particolari, hanno "strisciato" la lingua sulle sedie usate da politici che potevano garantirgli un'occupazione di suolo pubblico o un permesso edilizio in più (magari truccando l'"intruccabile" grazie a commercialisti compiacenti), non abbiamo nulla a che spartire con questa "gentaglia", loro non sono rivoluzionari e non vogliono cambiare nulla, vogliono solo ritornare a fare quello che facevano prima: sfruttare gli altri per il proprio tornaconto.
I Comunisti vogliono contribuire a legare TUTTE LE LOTTE CHE CI SONO per allargare, anche a chi non ha un'idea politica chiara, la visione di lotta in un movimento più ampio e di classe CONTRO IL GOVERNO, LA NATO, L'UE, LE MULTINAZIONALI E TUTTI QUEI POTERI CHE SONO I PRIMI RESPONSABILI DI QUESTA CRISI !
Altro che chiusure, altro che misure insufficienti che portano alla morte del lavoro, altro che insufficienze nella sanità, è necessario dire che per sconfiggere questa crisi BISOGNA RIPARTIRE DAI DIRITTI SOCIALI QUALI IL LAVORO, LA SANITA', I TRASPORTI, L'ISTRUZIONE !
Ai Comunisti non interessa la presenza nelle manifestazioni di qualche fascista che fa quello che tutti vediamo (l'utile servo sciocco del capitale), non ci interessava prima quando qualcuno ci criticava perchè scendevamo in piazza gli stessi giorni che scendevano altri (per di più in altre piazze e con altre parole d'ordine) e non ci interessa adesso, quando gli stessi che ci criticavano scendono in strada nonostante ci siano i fascisti nelle manifestazioni.
Ai Comunisti interessa rivolgersi A CHI SOFFRE LA CRISI, agli operai, ai lavoratori dei bar e delle pizzerie, ai piccoli proprietari, agli infermieri, a chi guida gli autobus, ai "riders", a chi lavora in nero perchè non c'è altra occupazione ecc, e dire che bisogna lottare per un SISTEMA ALTERNATIVO AL CAPITALISMO, lo stesso capitalismo che oggi cerca di apparire più "umano" e "disponibile", ma che tramite i governi, i partiti e i politici capitalisti, di destra e di sinistra, non si è mai interessato dei morti sul lavoro, della disoccupazione giovanile, della sanità disastrata, dei trasporti insufficienti, delle scuole pericolanti e dell'abbandono scolastico ecc.
Bisognerebbe bloccare i licenziamenti, dare il reddito di emergenza a chi è senza lavoro, bloccare il pagamento degli affitti e dei mutui ecc, ma la politica capitalista pensa semplicemente a chiudere.
Per questo diciamo che per uscire da questa crisi NON BASTA LA CHIUSURA, SERVE LA RIVOLUZIONE !
Per questo i Comunisti scenderanno in piazza in solidarietà a quanti stanno vedendo il loro futuro distrutto da questa politica e da questo sistema marcio !
Per questo i Comunisti ci sono e ci saranno, SEMPRE !
NOTE
1)
https://neuvoo.it/calcolatore-di-stipendio/Campania....
2)
www.infodata.ilsole24ore.com/.../quanto-contano.../.
3)
www.mediterraneaonline.eu/la-mafia-si-fa-impresa.../.
4)
https://eurispes.eu/.../siciliainformazioni-it-affari.../.
5)
www.adnkronos.com/.../covid-mafia-soccorso....
Partito Comunista - Germania---Weiter unten die deutsche Übersetzung---
Numerose sono state in Germania le proteste contro le restrizioni sanitarie dovute al Covid 19. Purtroppo molti connazionali tendono ad appoggiare tali azioni, confusi dal fatto che ogni forma di protesta sia una cosa positiva. Questo fatto mette in luce la grande differenza che passa tra una "reazione" e una " rivoluzione" che almeno per i marxisti, sono due cose completamente diverse. In pratica: "Nessuna reazione porterà alla rivoluzione della società, se non gestita da un vero partito rivoluzionario" questo in sistesi diceva Lenin.
Per questo noi del partito comunista estero, vogliamo chiarire che le uniche azioni veramente sensate sono quelle che pongono l' attenzione sullo scontro fra capitale e lavoro, sfruttatore e sfruttato.
Intere masse hanno manifestato contro l' uso delle mascherine, senza però nemmeno citare la carneficina sociale presente in Germania già prima della pandemia e peggiorata con la scusa del Covid 19.
Entro la fine dell' anno, con le nuove restrizioni, nell' occidente 400 milioni di lavoratori perderanno il lavoro, con o senza mascherina sul volto. Tra cui milioni di espatriati italiani a cui rivolgiamo il nostro appello per unirsi a noi nella lotta contro il capitalismo.
W la lotta della classe lavoratrice.