Comunismo - Scintilla Rossa

Crisi, lavoratori allo sbaraglio

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view post Posted on 4/11/2019, 14:59
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vietcong

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Acciaio, ArcelorMittal lascia la ex Ilva. A rischio oltre 10mila posti di lavoro repubblica.it/economia

è ufficiale: AM chiuderà i battenti.
 
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view post Posted on 4/11/2019, 15:34
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FCA/PSA: LA “FUSIONE DI ALLOWEEN” E LA BUFALA DELL’AUTO ELETTRICA

Non a caso la ‘fusione’ è stata presentata alla vigilia della “notte degli zombie”! Quando faranno rivivere ancora una volta i ‘piani industriali fantasma’ di FCA (ormai trentennali) nell’effimera notte di Alloween!

Lo scandalo dell’auto elettrica italiana: 333 miliardi e 740 milioni di lire furono già regalati dallo Stato (e ad obtorto collo dai lavoratori e dai contribuenti) alla Fiat, oggi FCA, per realizzare l’auto elettrica in Italia e produrre già 23 anni fa (nel 1996, nell’ex Alfa di Arese) la prima vettura elettrica ed un’altra di seconda generazione nel 1999, più un’altra vettura ‘ibrida’ (benzina/elettrica). Furono firmati solenni accordi per la creazione del ‘polo della mobilità sostenibile’ tra Fiat, sindacati confederali, Regione Lombardia e Provincia, nonché dai comuni interessati di Arese, Garbagnate, Rho e Lainate, nonché da Governo e Presidenza del Consiglio, Ministri competenti ecc. (vedi scheda la bufala dell’auto elettrica italiana - per approfondimenti vedi ‘DOSSIER / FIAT AUTOSABOTAGGIO CON I SOLDI DELLO STATO’). Ma delle 1500 vetture annue da produrre a regime già 20 anni fa (1000 elettriche e 500 ibride) ne furono prodotte in tutto appena 221 ed ognuna di loro costò alla produzione oltre 1 miliardo di lire dell’epoca! Poi gli impianti dell’ex Alfa Romeo di Arese furono dismessi e l’area sottoposta a speculazione edilizia e finte reindustrializazioni.

L’accordo in atto tra FCA e PSA non cambia ma conferma la “strategia di fusione” di FCA perseguente la ulteriore liquefazione dei già risicati livelli occupazionali e produttivi delle fabbriche italiane: ma come può paventare la FCA di costituire con PSA il 4° gruppo mondiale dell’automotive con una risibile produzione annua di 695.000 vetture ed i lavoratori delle fabbriche italiane in cassa integrazione senza soluzione di continuità ormai da qualche decennio? Ma come può pensare che la PSA possa regalarle, in cambio di niente, le nuove tecnologie dell’elettrico? Infatti non lo pensa e si prepara allo scambio: drastici tagli occupazionali e produttivi in Italia in cambio del servitoraggio a PSA! A guadagnarci, ancora una volta a sbafo saranno gli azionisti… a pagare saranno ancora una volta i lavoratori ed i contribuenti! Mentre il governo, consapevolmente complice, balbetta impotente e resta a guardare.

Comunicato Slai cobas
 
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view post Posted on 2/12/2019, 15:22
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vietcong

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Cosa significa essere poveri oggi in Italia
2 dicembre 2019 10.08 - internazionale.it

Se nel 2018 le persone più ricche d’Italia avessero voluto incontrarsi, avrebbero potuto organizzare una cena. I 21 commensali avrebbero potuto contare su una ricchezza di circa 107 miliardi di euro, pari a quella del 20 per cento più povero della popolazione. Se gli italiani che vivono in una situazione di povertà assoluta avessero voluto fare lo stesso, l’operazione sarebbe stata un po’ più complicata.

Le persone che non riescono a permettersi un’alimentazione adeguata, una casa riscaldata e il minimo necessario per vestirsi o curarsi sono cinque milioni. È come se gli abitanti di Roma, Milano e Napoli dovessero trovare una città in grado di ospitarli tutti, o se i residenti in Sicilia decidessero di spostarsi in massa verso un altro luogo. [..]
 
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view post Posted on 2/12/2019, 17:57
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compagno

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Operai Contro
29 novembre alle ore 16:56 ·
BERLONI: 85 OPERAI LICENZIATI

Per gli operai non c'è scampo.

Dalle alpi alla Sicilia, o muoiono o vengono licenziati

La Bosch annuncia 680 licenziamenti in Puglia, La Berloni 85 licenziamenti nelle marche.

La crisi di sovrapproduzione avanza.

Operai diventa sempre più evidente che occorre eliminare i padroni e il loro sistema economico.

28 novembre 2019 la proprietà della Berloni Group srl ha deciso di mettere in liquidazione l'azienda.

Un operaio
 
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view post Posted on 3/12/2019, 17:00
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vietcong

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Unicredit, dal 2020 al 2023 altri 8mila posti tagliati e 500 sportelli chiusi: colpita soprattutto l’Italia. Agli azionisti 8 miliardi
Il nuovo piano prevede risparmi per 1 miliardo di euro in Europa occidentale grazie alla "ottimizzazione dei processi" e agli interventi sui costi. Stando ai bilanci, tra 2008 e 2018 l'istituto ha ridotto il numero di dipendenti nel mondo del 50%, da 174mila a 86.786 unità a tempo pieno. L'ad Mustier: "Nel piano precedente abbiamo agito in modo molto socialmente responsabile e continueremo a farlo"
ilfattoquotidiano.it
 
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view post Posted on 4/12/2019, 23:29
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view post Posted on 6/12/2019, 10:08
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Thyssen

6 dicembre 2007
 
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view post Posted on 21/12/2019, 12:50
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view post Posted on 22/12/2019, 09:50
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Basta salari da fame


I salari italiani non sono fermi, diminuiscono! contrariamente a quello ceh sta succedendo nel resto d'Europa.
Diminuiscono durante ma anche dopo la crisi, un dato che ribadisce come i benefici della famigerata "ripresa" siano sbilanciati tutti a favore dei profitti. E infatti lo stesos rapporto OCSE mostra che i salari diminuiscono nonostante il valore aggiunto aumenti!

Il confronto con il resto dei paesi Europei è impietoso - sebbene il salario sia sotto attacco ovunque!

Ma significa anche che la forza di contrattare aumenti salariali è troppo debole per permettere un riscatto collettivo.

Temi che con pazienza abbiamo provato a discutere nei capitoli di Basta salari da fame.

Fonte: Oecd - Compendium of Productivity Indicators 2019

salari_0

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Prato, operai in sciopero multati grazie al decreto sicurezza di Salvini



Ai ventuno lavoratori sono state notificate multe di 4mila euro in quanto avrebbero messo a rischio la sicurezza attuando un blocco stradale. A denunciare l’accaduto è stato il sindacato che aveva organizzato la protesta, il Si Cobas, secondo il quale si tratta della prima applicazione a livello nazionale di una norma contenuta nel Decreto sicurezza voluto dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.
ATTUALITÀ 21 DICEMBRE 2019 17:20di Antonio Palma


Erano scesi in strada per i loro diritti e per protestare contro le terribili condizioni lavorative a cui erano sottoposti con situazione di gravissima illegalità e sfruttamento della manodopera ma per questo sono finiti nel mirino delle autorità e multati. È quanto accaduto a ventuno operai che lo scorso 16 ottobre avevano preso parte a una protesta sindacale davanti alla Tintoria Superlativa di via Inghirami a Prato. A denunciare l’accaduto è stato il sindacato che aveva organizzato la protesta, il Si Cobas, secondo il quale si tratta della prima applicazione a livello nazionale di una norma contenuta nel Decreto sicurezza voluto dall'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini.

Ai ventuno lavoratori sono state notificate multe di 4mila euro in quanto avrebbero messo a rischio la sicurezza attuando un blocco stradale. Un blocco che in realtà il sindacato nega sia mai avvenuto. Per questo i rappresentanti dei lavoratori hanno deciso di indire una nuova protesta, che si è svolta questa mattina per chiedere il ritiro delle multe. Secondo la ricostruzione del sindacato, la manifestazione fu indetta contro il mancato rispetto dell'accordo "che avrebbe dovuto aprire un percorso di regolarizzazione in un contesto di gravissima illegalità imprenditoriale e sfruttamento della manodopera".



"Lavoro nero, turni di 12 ore per 7 giorni la settimana, paghe di mille euro, niente ferie, malattie o permessi. Condizioni confermate dal controllo dell'Ispettorato Territoriale del Lavoro che per la terza volta in 4 anni procedeva alla sospensione dell'attività e all'apertura di un fascicolo presso la Procura della Repubblica per sfruttamento” hanno ricordato i sindacalisti. Durante la protesta in strada un'auto travolse alcuni operai in sciopero e la sindacalista Sarah Caudiero rimase lievemente ferita a un piede. Alcuni dei presenti furono così identificati e ora per loro è scattata la multa.

"L'applicazione del Decreto Salvini contro le legittime proteste dei lavoratori è un campanello di allarme sullo stato di salute delle libertà democratiche sul nostro territorio. Ancora più grave che questo accada andando a sanzionare lavoratori in sciopero che non recepiscono retribuzioni da sette mesi e sono impegnati nella denuncia di situazioni gravissime di sfruttamento ed illegalità imprenditoriale che purtroppo contraddistinguono ancora il distretto pratese” scrive in una nota il sindacato, aggiungendo: “Dalle misure di vero e proprio razzismo istituzionale alle misure di limitazione del diritto di dissenso, il Decreto Salvini porta avanti una e vera e propria guerra ai più deboli in nome di una presunta sicurezza”

continua su: www.fanpage.it/attualita/prato-ope...zza-di-salvini/
www.fanpage.it/
 
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view post Posted on 23/12/2019, 17:40
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compagno

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da La Nazione

Pioggia di multe sugli operai che scioperano. Protesta davanti alla Prefettura


Ventuno sanzioni da quattromila euro dopo la protesta davanti alla Superlativa. I Cobas: "E’ la prima applicazione del Decreto Sicurezza"




Prato, 21 dicembre 2019 - Ventuno multe da quattromila euro notificate ad altrettanti lavoratori, quasi tutti pachistani e alcuni africani, protagonisti dello sciopero sostenuto da Si Cobas in via Inghirami alla tintoria Superlativa per protestare contro lo sfruttamento lavorativo. Provvedimenti ai quali lavoratori e sindacalisti sono pronti a dire di no, tanto che stamani hanno manifestato di fronte alla prefettura per chiedere l’annullamento delle multe.

«Quei lavoratori sono accusati di un blocco stradale che non è mai avvenuto. I lavoratori hanno manifestato perché non riscuotevano lo stipendio da sette mesi e la protesta inscenata a ottobre era stata pensata per fare conoscere lo stato di sfruttamento - dicono i Cobas - Si tratta della prima applicazione a livello nazionale dei nuovi strumenti introdotti dal Decreto sicurezza di Salvini: le multe sono legate al fatto che i lavoratori avrebbero ostruito il passaggio delle auto. In questo caso la strada non è principale né un’arteria di scorrimento". Per i Cobas "l’applicazione del Decreto Salvini contro le legittime proteste dei lavoratori è un campanello di allarme sullo stato di salute delle libertà democratiche. Ancora più grave che questo accada andando a sanzionare lavoratori in sciopero che non recepiscono retribuzioni da sette mesi e sono impegnati nella denuncia di situazioni gravissime di sfruttamento ed illegalità".

I Cobas tracciano la situazione che ha spinto i lavoratori a fare sciopero: "Lavoro nero, turni di 12 ore al giorno per sette giorni la settimana, negazione di diritti elementari come quelli alla malattia e le ferie, paghe che spesso non superano i mille euro al mese: questa è la realtà contro cui i lavoratori colpiti dalle multe si stanno battendo. Pensare che siano loro la minaccia alla sicurezza di Prato è gravissimo. La sicurezza di cui la città ha bisogno è sapere che dentro i tanti capannoni industriali vengano rispettati diritti e dignità del lavoro".

A finire nel mirino è stata la partecipazione allo sciopero alla tintoria Superlativa. Tante le motivazioni dei lavoratori: "Non ricevevano lo stipendio da sette mesi e non era rispettato l’accordo sindacale sottoscritto a luglio che avrebbe dovuto aprire un percorso di regolarizzazione in un contesto di gravissima illegalità imprenditoriale e sfruttamento della manodopera. Condizioni di lavoro nero confermate dal controllo dell’Ispettorato territoriale del lavoro che per la terza volta in quattro anni ha sospeso l’attività e ha spinto all’apertura di un fascicolo alla Procura per sfruttamento".

Nei giorni della protesta, i Cobas ricordano che "un’auto in uscita dalla Superlativa ha travolto il sit-in degli operai e la sindacalista Sarah Caudiero è rimasta ferita e trasportata in ospedale in ambulanza". Un fatto che ha richiamato la solidarietà da parte di altre realtà produttive come la tintoria Fada, la tintoria Dl, la tintoria Gm e il Panificio Toscano.

Sa.Be.
 
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view post Posted on 29/12/2019, 11:19
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Le banche nel mondo annunciano 77.780 licenziamenti, è record dal 2015
L’82% dei posti di lavoro nel 2019 è stato perso in Europa, ma anche in Nordamerica sono svaniti 7.669 impieghi davanti a incertezze economiche, concorrenza e innovazioni tecnologiche
Il sole 24 ore
 
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view post Posted on 18/1/2020, 10:44
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Pubblicato il 17/01/2020di pennatagliente

Invito al confronto per un patto d’azione contro la repressione e per il rilancio dell’opposizione di classe





Cari compagni,
abbiamo già da tempo lanciato un serio allarme sull’impatto potenzialmente devastante dei Decreti-Salvini nei confronti delle lotte sociali e sindacali nel nostro paese.
Mentre la quasi totalità dei media, della “società civile” e delle opposizioni parlamentari hanno finora puntato i riflettori unicamente sulla stretta repressiva prevista dalle leggi-Salvini sui flussi migratori, una lettura attenta di questi provvedimenti e del contesto da cui sono scaturiti metteva in luce fin dal primo momento come ci trovassimo di fronte a un disegno politico organico, teso ad abbattere a colpi di codice penale ogni residuo spazio di agibilità democratica al conflitto sociale.
La realtà dei fatti, purtroppo, ci sta dando ragione: l’inasprimento delle pene previste dai decreti-Salvini per il reato di blocco stradale sta producendo quotidianamente i suoi nefasti effetti per centinaia di lavoratori in sciopero, militanti sindacali e attivisti solidali.
L’ormai noto caso delle studentesse colpite da pesanti multe a seguito degli scioperi alla tintoria Superlativa di Prato rappresenta solo la punta dell’iceberg di un’offensiva a tutto campo che procede quotidianamente a colpi di Daspo, fogli di via, obblighi di dimora e provvedimenti amministrativi emessi a pioggia in tutta Italia contro chiunque osa alzare la testa e mettere in discussione le miriadi forme di supersfruttamento sui luoghi di lavoro o le politiche del governo e delle amministrazioni locali.
Queste dinamiche sono la riprova di quanto abbiamo affermato già all’atto del varo di questi decreti, ovvero che essi hanno tra i loro principali obiettivi quello di cancellare una volta e per tutte l’esercizio del diritto di sciopero (non è un caso che tra i principali sponsor dei DL sicurezza vi fossero i vertici dell’organizzazione padronale della logistica Confetra): ciò in perfetta continuità col clima di “caccia alle streghe” che già da anni ha come bersaglio le lotte dei lavoratori della logistica e che ha portato, tra l’altro, al teorema giudiziario della procura di Modena contro Aldo Milani con un processo che è ancora in corso parallelamente ad una lista di processi ed accuse che trasformano gli scioperi in accuse di estorsione.
Al di la delle singole norme di legge, ci troviamo di fronte ad un escalation generalizzata delle misure repressive, la quale si traduce in un suo utilizzo arbitrario e sommario, e spesso in una sua interpretazione esasperatamente estensiva da parte di Questure e Tribunali, e viaggia di pari passo col clima generale che si respira da anni sui luoghi di lavoro, caratterizzato quasi ovunque dallo strapotere padronale, da forme di precarizzazione estrema, dall’attacco incessante alle tutele e ai livelli salariali e dall’uso sistematico delle misure ritorsive e dei licenziamenti politici contro delegati e lavoratori combattivi, spesso legittimati dai Tribunali con l’alibi del “vincolo di fedeltà aziendale”: i casi dei 5 licenziati FCA e dell’insegnante di Torino fanno scuola in tal senso.
Analoga è la stretta repressiva a cui assistiamo sui territori e nelle metropoli: gli arresti e il carcere inflitto a Nicoletta Dosio e agli attivisti No-Tav per episodi di conflitto lontani nel tempo e di rilevanza penale pressochè nulla, sono la prova più evidente della tendenza in atto su scala nazionale: una tendenza che affonda le sue radici nelle leggi Minniti-Orlando a firma PD, e che i decreti Salvini non hanno fatto altro che rafforzare; una tendenza che, non a caso, è stata tutt’altro che invertita dall’attuale governo, il quale, a dispetto degli iniziali proclami di Zingaretti e soci, non solo non ha modificato un solo articolo delle leggi-Salvini, ma anzi continua quotidianamente ad applicarle con zelo su migliaia di lavoratori, disoccupati, immigrati, occupanti casa, studenti e attivisti: lo si evince chiaramente dalle recenti condotte persecutorie da parte delle procure nei confronti del movimento dei disoccupati napoletani con decine di processi aperti e condanne già emesse, del movimento dei braccianti agricoli in Puglia e in Calabria con fogli di via e denunce, degli attivisti antimilitaristi, dei movimenti contro i CPR e, più in generale, dalle innumerevoli minacce di ritiro del permesso di soggiorno nei confronti di lavoratori e cittadini stranieri ritenuti colpevoli di “turbare l’ordine pubblico”
Gli episodi di queste settimane hanno finalmente prodotto qualche breccia nel muro di silenzio registrato sinora, e hanno riaperto il dibattito sulla necessità di cancellare queste leggi e depenalizzare i reati collegati alle lotte sociali e sindacali.
La posta in gioco è alta: in ballo ci sono le vite di numerose compagne e compagni, lavoratrici e lavoratori, e perciò non possiamo permetterci il lusso di delegare questo tema agli ambiti istituzionali e parlamentari, cioè a chi ha tutto l’interesse a richiudere quello spiraglio e mantenere inalterato lo status-quo.
Proprio per questo, riteniamo non più prorogabile un confronto franco e trasparente tra tutte le forze dell’opposizione di classe sociale e politica e del sindacalismo conflittuale che sia tesa a sviluppare, ove possibile, una larga unità d’azione sul tema dei decreti-sicurezza e della repressione attraverso una campagna nazionale di informazione, di denuncia e di lotta.
Rispondere in maniera unitaria all’escalation repressiva è a nostro avviso una necessaria (e quantomai urgente) base di partenza per la costruzione di ampio e unitario fronte di lotta che sappia legare il tema della cancellazione dei decreti-sicurezza alle questioni generali su cui ci troviamo quotidianamente a fare i conti (difesa dei salari, rinnovi contrattuali, difesa dell’ambiente, democrazia sindacale, opposizione alla guerra e al militarismo, diritti delle donne, ecc).

Vi proponiamo a tal fine un primo incontro per il giorno sabato 8 febbraio alle ore 11,00 a Roma presso la sede SI Cobas in via Stefano Infessura 12/A
SI Cobas nazionale
 
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view post Posted on 29/1/2020, 10:34
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compagno

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Congo: gli schiavi bambini nell’inferno del cobalto per far batterie di cellulari e auto elettriche



da bdtorino.eu
27 Gennaio
09:30
2020


Articolo scritto da
Carlo Mariano Sartoris
La storia dell’uomo ci tramanda che ogni qualvolta una novità tecnica si affaccia con le credenziali di un’invenzione che renderà il futuro migliore, si assiste a una accelerazione dello sviluppo convogliato sui pregi della novità, incurante dei difetti.



Così è stato per l’energia del carbone, per l’avvento del petrolio e dei motori a combustione interna, per l’amianto, per l’energia nucleare, per l’abuso della plastica… Oggi ne contiamo le conseguenze inquinanti, ma già si sta diffondendo la frenetica esaltazione per la soluzione finale, per il motore elettrico, silenzioso e non più inquinante. Sarà così?



Le batterie al litio sono sempre più richieste per dispositivi elettronici e dal nascente mercato delle auto elettriche. Il litio, metallo alcalino lievemente tossico, è molto diffuso in natura; in modo concentrato ed estraibile si trova soprattutto in Sudamerica, ma un altro materiale è necessario agli accumulatori per restituire l'ipotetica energia pulita.



Il cobalto (Co) elemento di numero atomico 27, è un metallo duro simile all’argento, essenziale per la fabbricazione delle batterie al litio. In polvere è molto infiammabile; è lievemente tossico e altrettanto radioattivo, può essere arricchito e usato anche per armamenti nucleari. Non è un materiale che si trova allo stato puro, ma è un sottoprodotto del rame e del nichel. Nell’arco degli ultimi cinque anni, la sua domanda è triplicata e si prevede che entro questo 2020 subirà un ulteriore raddoppio, proprio a causa della richiesta dall’aumento di auto elettriche.



Oltre il 70% del cobalto mondiale, così come il coltan (mix di ossidi ferrosi usati per acciai speciali & mini condensatori elettronici) si trovano nella Repubblica democratica del Congo e nello Zambia, e la maggioranza delle miniere sono sfruttate da multinazionali straniere. Qui, gran parte del lavoro di estrazione, che avviene in totale distruzione dell’ambiente, sempre più oggetto di corruzione politica, viene eseguita quasi del tutto manualmente attraverso un indiscriminato sfruttamento del lavoro minorile.







Da una indagine di Amnesty International che risale già a ben quattro anni addietro, nelle strette gallerie e nei cunicoli vengono introdotti bambini di 6-8 anni. Spesso le famiglie sono minacciate e picchiate da un caporalato bestiale, affinché forniscano l’agile manodopera.



Nell’attuale contesto, nonostante tentativi di una revisione dello sfruttamento, diverse multinazionali hanno potuto beneficiare dei ricavi prodotti dalla ricchezza del sottosuolo congolese. Industrie come Glencore, CDM, Randgold, China Molybdenum e altre hanno indirizzato le loro attività nella Repubblica del Congo. Solo, gli svizzeri di Glencore ne ricavano ben il 35% dell’intera produzione mondiale. Nel frattempo, molte altre industrie hanno aperto stabilimenti in prossimità dei siti estrattivi (da Volkswagen ad Apple, da Microsoft a Huawei) assicurandosi così una fetta cospicua della torta mineraria congolese.

Secondo dossier redatti da International Right Advocates (associazione di legali per i diritti umani con sede a Washington), in Congo moltissimi bambini lavorano illegalmente nelle miniere della Glencore, che vende il cobalto a Umicore, un trader basato a Bruxelles, che a sua volta vende il minerale lavorato a Google, Tesla, Microsoft e Dell. Altre miniere sono di proprietà di Zhejiang Huayou Cobalt, azienda cinese che anch’essa fornisce le multinazionali affamate di batterie, da Microsoft ad Apple.

In queste miniere, in grande espansione per soddisfare la richiesta dei nostri sofisticati giocattoli occidentali e delle nuove automobili ibride e “pulite”, è cosa normale che i minori, sfruttati senza alcuna tutela, rimangano intossicati o peggio, paralizzati o uccisi in seguito a drammatici incidenti causati dalle pesanti condizioni di lavoro a cui sono assoggettati i minori.



Quattordici famiglie congolesi appoggiate da IRAdvocates hanno fatto causa a Apple, Google, Dell, Microsoft e Tesla: chiedono i danni per lavoro forzato e compensazioni per arricchimento illecito, vigilanza negligente e inflizione intenzionale di sofferenza emotiva e fisica. Secondo IRAdvoctes le multinazionali del digitale avevano piena conoscenza del tipo di forza lavoro e delle disumane condizioni a cui era sottoposta per estrarre il cobalto necessario ai propri aggeggi tecnologici.







Non essendo intervenuti per umanizzare il lavoro nelle miniere di cobalto, rende questi colossi complici dello sfruttamento minorile, e in un certo qual modo, nel momento in cui non si ignorano più questi fatti, in parte lo siamo anche noi, viziati fruitori di giocose illusioni, di tecnologia, di presunto progresso e occidentale superiorità. Ogni disinteresse nei confronti di questa realtà, è un’ipotetica complicità alla morte o al ferimento dei piccoli operai che lavorano più di 10 ore per 2 dollari al giorno.



Chi ne scrive, con l’andar della indagine, ne è rimasto molto colpito e ha imparato qualcosa che ritiene importante condividere con il lettore attento a certe distorsioni di questo nostro mondo bifronte, dove spesso, ad ogni operazione tecno economica, corrisponde una ignobile prevaricazione uguale e contraria. Se riteniamo che la batteria del nostro abusato iPhone sia durata troppo poco e sia già ora di cambiarla, pensiamo alla sua storia e alla nostra bella vita.

 
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