l'opuscolo cartaceo è disponibile presso "Teoria e Prassi" che ha curato la redazione di questo testo
www.geocites.com/scintilla_mail J. V. Stalin
Cinque conversazioni con economisti
sovietici, 1941-1952
PRIMA DISCUSSIONE
Discussione del 29 gennaio 1941
Sull'oggetto dell'economia politicaVi sono molte definizioni dell'oggetto dell'economia politica: la definizione di Engels che considera l'economia politica come la scienza della produzione, dello scambio e della distribuzione; la definizione data da Marx nelle note preparatorie al Capitale; il punto di vista di Lenin, che accetta la definizione data da Bogdanov nel 1889. Abbiamo una quantità di topi di biblioteca, che cercheranno di contrapporre una definizione a un'altra. Siamo innamorati delle citazioni; e le citazioni sono un segno della nostra ignoranza. Ecco perché dobbiamo riflettere in modo rigoroso sulla giusta definizione dell'oggetto dell'economia politica, e poi introdurla rimanendo fedeli ad essa.
Se scriviamo che l'economia politica è la scienza dei modi di produzione sociale nel loro sviluppo storico, la gente allora non capirà subito che stiamo parlando dell'economia e dei rapporti fra le persone. E' meglio dire che l'economia politica è la scienza dello sviluppo dei rapporti sociali di produzione, cioè dei rapporti economici fra le persone. Questa definizione spiega le leggi che regolano la produzione e la distribuzione dei mezzi necessari per il consumo degli individui e per la produzione. Quando parlo di distribuzione, ho in mente non la comune nozione di distribuzione nel senso ristretto del termine, cioè la distribuzione dei mezzi di consumo individuali. Parliamo della distribuzione nel senso in cui il termine è stato usato da Engels nell'Antidhuring, là dove analizza la distribuzione come forma di proprietà dei mezzi di produzione e dei beni di consumo individuali.
Nella pagina successiva, dopo la fine del secondo capoverso, dobbiamo aggiungere le seguenti parole: «cioè, come sono distribuiti fra i membri della società i mezzi di produzione e, successivamente, anche i beni materiali necessari alla vita della popolazione».
Conoscete certamente i lavori preparatori di Marx per il quarto volume del Capitale. Ivi trovate la definizione dell'oggetto dell'economia politica. Quando Marx parla di produzione, include in essa il trasporto (indipendentemente dal fatto che si tratti di trasporto a lunga o a breve distanza, del trasporto di cotone dal Turkestan o del trasporto interno a una fabbrica). Con Marx tutti i problemi della distribuzione sono inclusi nel concetto di produzione. Cosa ne pensano i presenti? La definizione qui delineata è giusta?
Osservazione: Senza dubbio, i cambiamenti proposti costituiscono un miglioramento fondamentale.
Domanda: E' giusto usare, nella definizione, le parole «rapporti sociali di produzione»? La parola «sociali» non è qui irrilevante? Dopo tutto, la produzione è anche sociale. Non avremo una tautologia?
Risposta: No, dobbiamo scrivere «social-produttivi» con un trattino; poiché, dopo tutto, possono esistere anche dei rapporti tecnici di produzione, dobbiamo parlare qui specificamente di rapporti sociali di produzione.
Domanda: Non sarebbe più appropriato parlare di consumo «individuale e produttivo», anziché usare le parole «individui» e «produzione»?
Dopo un breve scambio di opinioni, vengono scritte le parole «individui» e «produzione».
Se accettiamo la formulazione proposta dell'oggetto dell'economia politica, dobbiamo allora concludere che dev'essere dedicata molta maggiore attenzione al problema della distribuzione in tutte le formazioni sociali. Invece, pochissimo qui viene detto a proposito delle banche, della Borsa e dei mercati. Questo non va. In particolare, ne soffre anche la sezione sul socialismo.
A pag. 5 vi sono delle improprietà stilistiche, che debbono essere eliminate. E' scritto: «è una scienza storica, esaminante e spiegante i diversi modi di produzione e spiegante le caratteristiche che distinguono ognuno di essi». Dovrebbe essere scritto in corretta lingua russa: «non «esaminante» e «spiegante», ma la scienza «che esamina e spiega».
Sulla legge del valoreVengo alla sezione sul socialismo. Poche cose sono state migliorate, e molte invece sono state guastate rispetto a quel che c'era prima in questa sezione.
E' scritto qui che la legge del valore è stata superata. Diventa allora incomprensibile da dove derivi la categoria del costo, senza il quale non possiamo calcolare, non possiamo distribuire secondo il lavoro, e non possiamo fissare i prezzi. La legge del valore non è stata ancora superata. Non è vero che dirigiamo con l'aiuto dei prezzi; vogliamo dirigere, ma non siamo in grado di farlo. Per poter dirigere con l'aiuto dei prezzi, debbono esistere delle enormi riserve, una grande abbondanza di merci. Solo in tal caso possiamo dettare i nostri prezzi. Finché esistono un mercato illegale e un mercato delle fattorie collettive, esisteranno i prezzi di mercato. Se non esiste alcun valore, non esiste nulla con cui misurare i redditi. I redditi non sono misurati dal lavoro. Quando cominceremo a distribuire secondo i bisogni, allora sarà tutta un'altra questione. Ma, per il momento, la legge del valore non è stata superata. Vogliamo utilizzarla consapevolmente. Siamo costretti a fissare i prezzi nell'ambito di questa legge. Nel 1940 il raccolto fu inferiore (in Russia -
red.) rispetto all'Estonia e alla Lettonia. Non c'era abbastanza pane, e i prezzi subirono un forte aumento. Gettammo sul mercato circa 200.000 pud di pane e i prezzi scesero immediatamente. Ma possiamo far questo con tutte le merci in tutto il paese? No, siamo ben lontani dal poter dettare i prezzi per tutte le merci. A tal fine, dobbiamo produrre moltissimo, molto più di ora. Attualmente non siamo in grado di dirigere con l'aiuto dei prezzi. E anche il reddito proveniente dalle vendite nel mercato delle fattorie collettive va ai contadini delle fattorie collettive. Ovviamente da noi non è possibile acquistare mezzi di produzione con questo reddito, ed esso va ad accrescere i consumi individuali.
Nel manuale si fa strada una propaganda da manifesti. Questo non va. Un economista dovrebbe studiare i fatti, e qui tutt'a un tratto si legge: «i traditori trotskisti-buchariniani». Che bisogno c'è di menzionare che i tribunali hanno stabilito questa e quest'altra cosa? Che c'entra con l'economia? Eliminare la propaganda. L'economia politica è una cosa seria.
Voce: Fu scritto molto tempo fa, quando quel processo era ancora in corso.
Risposta: Quando è stato scritto è irrilevante. Ora è stata presentata la nuova edizione, ed è di questa che ci occupiamo. Qui è del tutto fuori luogo. Nella scienza facciamo appello alla ragione, e qui si fa appello a qualcosa di viscerale. e a qualcosa di peggio ancora. Ciò rovina il lavoro.
Sulla pianificazioneSulla pianificazione economica è stata accumulata una quantità di parole da far paura. Che cosa non è stato scritto! «Carattere direttamente sociale del lavoro nella società socialista. Superamento della legge del valore ed eliminazione dell'anarchia della produzione. Gestione pianificata dell'economia come mezzo per far sì che i rapporti di produzione del socialismo siano conformi alla natura delle forze produttive». Viene raffigurata una sorta di economia pianificata impeccabile. Laddove si potrebbe dire semplicemente: sotto il capitalismo non è possibile gestire la produzione su scala globale, sotto il capitalismo c'è la concorrenza, c'è la proprietà privata che divide, mentre nel nostro sistema le imprese sono unite sulla base della proprietà socialista. L'economia pianificata non è qualcosa che noi desideriamo, è un'inevitabilità, altrimenti tutto crollerebbe. Abbiamo distrutto quei barometri borghesi che sono i mercati e le Borse, con l'aiuto dei quali la borghesia corregge le sproporzioni. Abbiamo caricato tutto sulle nostre spalle. L'economia pianificata nel nostro sistema è altrettanto inevitabile come il consumo del pane. Ed è così non perché siamo dei «bravi ragazzi», non perché noi siamo capaci di far tutto e loro no, ma perché nel nostro sistema le imprese sono integrate. Nel loro sistema l'integrazione è possibile solo all'interno dei trust e dei cartelli, cioè entro limiti ristretti, mentre essi sono incapaci di organizzare un'economia di tutto il popolo. (E' opportuno qui ricordare la critica di Lenin alla teoria kautskyana del superimperialismo). Il capitalista non può gestire l'industria, l'agricoltura e i trasporti secondo un piano. Sotto il capitalismo la città deve divorare la campagna. La proprietà privata costituisce un ostacolo. Perciò dite semplicemente: nel nostro sistema c'è integrazione, nel loro sistema c'è divisione. Qui (p. 369) è scritto: «il funzionamento pianificato dell'economia come mezzo per rendere conformi i rapporti di produzione del socialismo al carattere delle forze produttive». Sono tutte sciocchezze, chiacchiere da scolaretti. (Marx ed Engels hanno parlato molto tempo fa, e hanno dovuto parlare di contraddizioni).
Dite semplicemente: nel loro sistema vi è divisione nell'economia, la forma della proprietà genera divisioni; nel nostro sistema c'è integrazione. Voi siete al timone, il potere è vostro. Parlate con semplicità.
Dobbiamo definire esattamente gli obiettivi della pianificazione centrale. Essa non deve stabilire soltanto le proporzioni. Le proporzioni non hanno un'importanza centrale. Sono essenziali, ma sono ancora secondarie.
Quali soni i principali obbiettivi della pianificazione?
Il primo obbiettivo consiste nel pianificare in modo da assicurare l'indipendenza dell'economia socialista dall'accerchiamento capitalistico. Questo è obbligatorio, ed è la cosa più importante. E' una forma di lotta contro il mondo capitalistico. Dobbiamo garantire di avere metalli e macchine nelle nostre mani per non diventare un'appendice del sistema capitalistico. E' questa la base della pianificazione. E' questo l'obbiettivo centrale. Il GOELRO e i piani Successivi furono progettati su questa base.
Come organizzare la pianificazione? Nel loro sistema il capitale si distribuisce spontaneamente nei vari settori dell'economia secondo i profitti. Se noi sviluppassimo i vari settori secondo la loro profittabilità, avremmo un settore molitorio sviluppato, una produzione di giocattoli (sono costosi e rendono elevati profitti), un settore tessile, ma non avremmo un'industria pesante, che richiede grossi investimenti e all'inizio produce in perdita. Abbandonare lo sviluppo dell'industria pesante è ciò che avevano proposto i seguaci di Rykov. Noi abbiamo capovolto le leggi di sviluppo dell'economia capitalistica, le abbiamo poste sulla testa, o per meglio dire sui piedi. Abbiamo cominciato con lo sviluppo dell'industria pesante e con la costruzione di macchine. Senza pianificazione dell'economia, nulla potrebbe funzionare.
Come vanno le cose nel loro sistema? Alcuni Stati ne depredano altri, saccheggiano le colonie e ne traggono dei prestiti forzati. Da noi le cose vanno altrimenti. La cosa fondamentale nella pianificazione consiste nel non diventare un'appendice del sistema mondiale capitalistico.
Il secondo obbiettivo della pianificazione consiste nel rafforzare l'egemonia assoluta del sistema economico socialista e nel chiudere tutte le sorgenti e le aperture da cui trae origine il capitalismo. Una volta, Rykov e Trotsky avevano proposto di chiudere le imprese avanzate e dirigenti (la fabbrica Putilov e altre) perché non remunerative. Far questo avrebbe significato «calare la saracinesca» sul socialismo. Gli investimenti sarebbero andati allora all'industria molitoria e alla produzione di giocattoli perché danno profitti. Non potevamo seguire questa strada.
Il terzo obbiettivo della pianificazione consiste nell'evitare le sproporzioni. Ma poiché l'economia ha dimensioni enormi, sono sempre possibili delle rotture. Abbiamo bisogno, quindi, di ingenti riserve: non solo di fondi, ma anche di forza-lavoro.
Dovremmo fornire qualcosa di nuovo al lettore, e non continuare a ripetere all'infinito della correlazione fra rapporti di produzione e forze produttive. Non produce alcun risultato, Non c'è alcun bisogno di esagerare nel tessere le lodi del nostro sistema attribuendogli risultati che non ci sono. Il valore esiste ed esiste la rendita differenziale, ma sono utilizzati in modo diverso. Stavo pensando alla categoria del profitto: dobbiamo lasciarla fuori o conservarla?
Osservazione: Sarebbe forse meglio usare la parola «reddito»? Molotov: Vi sono diverse specie di reddito.
Osservazione: [N. A. Voznesensky -
red.] Forse «accumulazione socialista»?
Risposta: Se il profitto non viene spremuto, non c'è accumulazione. Il profitto è un risultato della produzione.
Domanda: Nel manuale si deve dire che esiste un sovraprodotto nella società socialista? Ci sono state opinioni diverse in proposito nella Commissione.
Molotov: Dobbiamo educare i lavoratori in modo che sappiano che essi lavorano per l'intera società e non solo per le loro famiglie.
Risposta: Senza sovraprodotto non è possibile costruire il nuovo sistema. E' necessario che i lavoratori capiscano che sotto il capitalismo essi sono interessati a quel che possono ricavarne. Nel socialismo, invece, essi si prendono cura dell'intera società, ed è questo che educa il 'lavoratore. Il reddito rimane, ma acquista un altro carattere. Il sovraprodotto esiste, ma esso non finisce nelle mani dello sfruttatore; esso va ad accrescere il benessere della popolazione, a rafforzare la difesa, ecc. Il sovraprodotto viene trasformato.
Nel nostro paese la distribuzione è effettuata secondo il lavoro. Abbiamo un lavoro qualificato e un lavoro non qualificato. Come dobbiamo definire il lavoro di un ingegnere? E' lavoro semplice moltiplicato. Da noi i redditi sono distribuiti secondo il lavoro. Questa distribuzione non deve avvenire indipendentemente dalla legge del valore. Noi pensiamo che l'intera economia sia gestita secondo un piano, ma non è sempre così; anche da noi esiste molta spontaneità. Noi facciamo consapevolmente, e non spontaneamente, i calcoli secondo la legge del valore. Nel loro sistema la legge del valore opera spontaneamente, con effetti distruttivi, e comporta enormi sacrifici. Nel nostro sistema il carattere della legge del valore subisce un cambiamento, acquista un nuovo contenuto. Noi fissiamo i prezzi in modo consapevole, non spontaneamente. Engels parla di salti. E' una formula rischiosa, ma può essere accettata, se intendiamo correttamente il salto dal regno della necessità al regno della libertà. Dobbiamo intendere la libertà del volere come necessità riconosciuta, in cui il salto significa passaggio dall'inevitabilità spontanea al riconoscimento della necessità. Nel loro sistema la legge del valore opera spontaneamente e conduce a distruzioni su larga scala. Ma noi dobbiamo dirigere le cose in modo che vi siano meno sacrifici. La necessità che risulta dall'operatività della legge del valore dev'essere utilizzata da noi coscientemente.
Domanda: Nella Commissione vi sono state incomprensioni e discussioni sulla questione se vi siano merci nell'economia sovietica. L'autore, contro l'opinione della maggioranza della Commissione, non parla di merci, ma di prodotti.
Risposta: Dal momento che abbiamo un'economia monetaria, abbiamo anche delle merci. Tutte le categorie rimangono, ma hanno acquistato un nuovo carattere. Il denaro, nel loro sistema, serve da mezzo di sfruttamento, mentre nel nostro sistema ha un contenuto diverso.
Domanda: Finora la legge del valore era interpretata come una legge operante in un mercato spontaneo che determina una distribuzione spontanea della forza-lavoro.
Risposta: Questo non è giusto. Non si deve restringere l'ambito di formulazione della questione. Trotsky più volte affermò che il denaro doveva essere limitato a un puro strumento di calcolo. Insisté su questa sua idea sia prima che dopo il passaggio alla NEP. E' un'idea sbagliata.
Gli rispondevamo: quando un lavoratore compra qualcosa, si limita a calcolare con l'aiuto del denaro, o fa qualcos'altro? Lenin più volte sottolineò nell'Ufficio Politico che questo modo di formulare il problema è sbagliato, che non si deve limitare il ruolo del denaro considerandolo soltanto uno strumento di calcolo,
Osservazione: Sovraprodotto in una società socialista: il termine sembra imbarazzante.
Risposta: Al contrario, dobbiamo spiegare al lavoratore che il sovraprodotto è necessario da noi. C'è più responsabilità; il lavoratore deve capire che non produce soltanto per sé e per la sua famiglia, ma anche per creare riserve, rafforzare la difesa, e così via.
Osservazione: Nella Critica al programma di Gotha Marx non parla di sovraprodotto.
Risposta: Se volete cercare le risposte a tutto in Marx, non andrete da nessuna parte. Avete di fronte a voi un laboratorio come l'URSS che esiste ormai da più di vent'anni, ma pensate che Marx dovesse saperne più di voi sul socialismo. Non capite che nella Critica al programma di Goffia Marx non era in grado di fare previsioni. E' necessario usare la propria testa e non mettere insieme citazioni. Vi sono fatti nuovi, c'è una nuova combinazione di forze, e - se non vi dispiace - bisogna usare il proprio cervello.
Sui salari e sulla giornata lavorativaPoche parole sui salari, la giornata lavorativa e i redditi degli operai, dei membri delle fattorie collettive e degli intellettuali. Nel manuale non si tiene conto che le persone vanno a lavorare non solo perché i marxisti sono al potere e c'è un'economia pianificata, ma anche perché questo è nel loro interesse e noi abbiamo compreso qual è questo interesse. I lavoratori non sono degli idealisti o delle persone ideali. C'è chi pensa che sia possibile gestire l'economia sulla base dell'egualitarismo. Abbiamo avuto teorie del genere: salari collettivi, comuni di produzione. Non farete progredire la produzione con tutto questo. Il lavoratore realizza e supera il piano perché c'è il cottimo per gli operai, un sistema di premi per il personale di supervisione e pagamenti straordinari per i colcosiani che lavorano meglio. Recentemente abbiamo promulgato la legge per l'Ucraina.
Vi citerò due casi. Nell'industria carbonifera si era creata, alcuni anni fa, una situazione nella quale coloro che lavoravano in superficie guadagnavano di più rispetto a quelli che lavoravano nelle miniere. L'ingegnere che sedeva in ufficio guadagnava una volta e mezza di più dei minatori. I membri della direzione, dell'amministrazione, vogliono attirare i migliori ingegneri nei loro stabilimenti, e si schierano quindi dalla loro parte. Ma perché il lavoro vada avanti, è necessario che la gente vi abbia interesse. Quando aumentammo i salari per gli operai che lavoravano sottoterra, solo allora il lavoro progredì. La questione dei salari ha un'importanza centrale.
Faccio un altro esempio: la produzione di cotone. Da quattro anni sta facendo grandi progressi solo perché il sistema di pagamento dei premi è stato rivisto. Più i lavoratori producono per unità di terra, più guadagnano. Adesso hanno un interesse.
La legge sui premi per i membri delle fattorie collettive in Ucraina è di eccezionale importanza. Se tenete conto degli interessi delle persone, esse progrediscono, migliorano la loro qualificazione, lavorano meglio, e vedranno chiaramente che questo darà loro di più. C'è stato un tempo nel quale un lavoratore intellettuale o qualificato era considerato idoneo ad essere solo un reietto sociale. Questa era la nostra stupidità; non c'era allora nessuna seria organizzazione della produzione.
La gente parla delle sei condizioni di Stalin. Guardate un po', che novità! Quello che si dice lì è quello che è noto in tutto il mondo, ma che da noi era stato dimenticato. Cottimo per l'operaio, sistema di premi per gli ingegneri e i tecnici, e premi per i lavoratori delle fattorie collettive: sono queste le leve dello sviluppo industriale e agricolo. Fate uso di queste leve, e non vi sarà limite all'incremento della produzione; senza di esse, non si realizzerà nulla. Engels ha creato molta confusione in proposito. Ci fu un tempo in cui ci vantavamo che lo staff tecnico e gli ingegneri avrebbero ricevuto non più di quanto ricevono gli operai qualificati. Engels non aveva una vera conoscenza della produzione, e anche lui ci ha confuso le idee. E' ridicola anche l'altra opinione secondo cui i più alti dirigenti amministrativi dovrebbero essere cambiati abbastanza spesso. Se avessimo agito in questo modo, tutto sarebbe stato perduto. Voi volete saltare direttamente al comunismo. Marx ed Engels scrissero avendo in mente il comunismo integrale. La transizione dal socialismo al comunismo è una faccenda terribilmente complicata. Il socialismo non è ancora entrato nella nostra carne e nel nostro sangue; dobbiamo ancora organizzare bene le cose nel socialismo, dobbiamo ancora organizzare bene la distribuzione secondo il lavoro.
C'è sporcizia nelle nostre fabbriche, ma vogliamo arrivare direttamente al comunismo. Ma chi mai vi ci farà entrare? Stiamo affondando nella sporcizia e vogliamo il comunismo. Circa due anni fa, in una grande fabbrica cominciarono ad allevare del pollame: polli e oche. Dove ci porterà tutto questo? Alla gente sudicia non dovrebbe essere consentito l'ingresso nel comunismo. Smettiamola di comportarci come maiali. E solo allora parliamo di ingresso nel comunismo. Engels voleva arrivare direttamente al comunismo. Si lasciò trasportare dall'entusiasmo.
Molotov: A p. 33 è scritto: "Il vantaggio fondamentale dell'artel consiste nel fatto che esso combina giustamente l'interesse individuale dei colcosiani con i loro interessi sociali». Questa formulazione del problema elude la questione. Cosa significa «combinare giustamente l'interesse individuale dei colcosiani con i loro interessi sociali»? E' una frase vuota, che ha pochissima sostanza concreta. E' qualcosa di simile a «tutto ciò che esiste è razionale». In realtà, le cose stanno in modo ben diverso. In linea di principio abbiamo trovato una giusta soluzione di questi problemi, ma nella pratica c'è una quantità di cose sbagliate e fuori luogo. Questo dev'essere spiegato. L'economia sociale dev'essere messa al primo posto.
E' necessario anche trattare la questione dei salari a cottimo. C'è stato un tempo in cui questa questione era molto complicata: il salario a cottimo non era capito. Le delegazioni di operai in visita nel nostro paese, per esempio quella dei sindacalisti francesi, chiedevano perché noi sostenevamo il lavoro a cottimo e il sistema dei premi: nelle condizioni del capitalismo gli operai lottano contro tutto questo. Adesso tutti capiscono che, senza un sistema di retribuzioni progressive e senza il sistema del cottimo, non vi sarebbero stati gli stakhanovisti e gli operai di avanguardia. In linea di principio, la questione è chiara. Ma in pratica stanno succedendo da noi moltissime cose spiacevoli. Nel 1949 [sic -
red] siamo stati costretti a fare macchina indietro e a ripristinare le decisioni del 1933. La spontaneità ci sta spingendo dalla parte opposta. Gli alti dirigenti amministrativi vogliono al loro fianco i migliori ingegneri. Non siamo ancora cresciuti al punto di diventare come vorremmo essere. Si continua a colorare la nostra realtà, e non siamo affatto diventati così puliti e ordinati come vorremmo. Dobbiamo criticare la nostra pratica.
Sul fascismoAncora qualche osservazione sulla filosofia fascista. Essi scrivono che da loro c'è il socialismo. Ciò ha bisogno di essere denunciato in termini economici. Hitler dice: «Lo Stato, il Popolo! I nostri capitalisti ricevono solo l'8 %. E' sufficiente per loro!» Nel formulare il problema bisogna gettare luce sulla questione della concorrenza e dell'anarchia della produzione, con i tentativi, da parte dei capitalisti, di superare la concorrenza con l'aiuto della teoria dell' ultraimperialismo. Bisogna dimostrare che sono condannati all'insuccesso. Stanno propagandando un sistema corporativo, come qualcosa che sta al di sopra della classe operaia e dei capitalisti e con lo Stato che si prende cura dei lavoratori. Arrivano persino ad arrestare alcuni capitalisti (anche se Thyssen è riuscito a scappare). Si dovrebbe dire che in tutto questo c'è molta demagogia, che si tratta semplicemente della pressione dello Stato borghese su singoli capitalisti che non vogliono sottomettersi alla disciplina della loro classe. Si dovrebbe subito farne menzione nella sezione sulla cartellizzazione e sui loro falliti tentativi di pianificazione. Menzionarlo di nuovo nella sezione sul socialismo. Nel vostro sistema, signori fascisti, a chi appartengono i mezzi di produzione? Ai singoli capitalisti e a gruppi di capitalisti; perciò non potete avere un'autentica pianificazione, fatta eccezione per qualche briciola, e l'economia è divisa fra gruppi di proprietari.
Domanda: Dobbiamo usare il termine «fascisti»?
Risposta: Chiamateli col nome che essi stessi si danno: gli italiani, fascisti, e i tedeschi, nazionalsocialisti.
In questa stessa stanza ho avuto un colloquio con [H. G.] Wells. Egli mi diceva di non essere né per gli operai al potere, né per i capitalisti al potere; vorrebbe che fossero i tecnici a dirigere. Diceva che dava il suo appoggio a Roosevelt, che egli conosce bene; diceva che era una persona per bene e leale verso la classe operaia. Idee meschine sulla riconciliazione delle classi esistono e sono diffuse fra la piccola borghesia. Queste idee hanno acquistato un particolare significato con i fascisti.
Sul punto in cui parlate degli utopisti. Qui si dovrebbe menzionare criticamente anche l'idea della riconciliazione fra le classi. C'è, ovviamente, una differenza fra il modo in cui la questione è posta dagli utopisti e il modo in cui la pongono i fascisti (una differenza che va a favore degli utopisti), ma il problema non dev'essere eluso. Owen se la prenderebbe molto male se fosse posto sullo stesso piano dei fascisti, ma anche Owen dev'essere criticato.
Lo stile ingiurioso dev'essere eliminato da tutto il libro. Non convincerete nessuno con le offese. Ben presto otterrete il risultato opposto. li lettore diventerà diffidente: «Poiché l'autore ricorre alle ingiurie, vuol dire che non tutto è limpido».
Si dovrebbe scrivere in modo da non dare l'impressione che nel loro sistema tutto va male, e che nel nostro tutto va bene. Non si devono abbellire le cose.
Osservazione: Qui è scritto che lo Stato formula il piano per quasi ogni individuo.
Risposta: E' una sciocchezza. C'è, nel complesso, un gran filosofeggiare nella sezione sul socialismo. Si dovrebbe scrivere in modo più semplice.
Domanda: Il titolo del capitolo «La preparazione del modo di produzione capitalistico» è giusto? Non diamo una certa impressione che esso fosse preparato consapevolmente?
Risposta: E' una questione terminologica. Si può certamente usare la parola «preparato». Il problema reale è quello della nascita e della creazione delle precondizioni.
Vi è poi un'altra questione concernente la preparazione del modo di produzione socialista. Qui si dice che il socialismo non nasce all'interno del capitalismo. E' necessario spiegare che le precondizioni materiali sono create nell'ambito del capitalismo, che le precondizioni oggettive e soggettive sono create nell'ambito del capitalismo. Non si deve dimenticare che siamo emersi dal capitalismo.
Testo redatto secondo gli appunti dei compagni [L. A.] Leontiev, [K. V.] Ostrovityanov, [A. I.] Pashkov.Edited by carre - 25/3/2012, 11:14