Comunismo - Scintilla Rossa

Partito Comunista

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view post Posted on 23/3/2022, 08:49
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Partito Comunista

NON IN NOSTRO NOME


E’ quello che dobbiamo gridare tutti noi contro un governo che ha ormai perso il contatto con la realtà da tempo, forse da anni. Un governo che non rappresenta il popolo e che è stato chiamato a guidare il Paese senza mandato elettivo. Un governo che ospita, in quello che dovrebbe essere il santuario della democrazia, un uomo che, esattamente come il nostro governo, non rappresenta più il popolo ucraino che è ormai purtroppo allo sbando, vittima di politiche nazionaliste e guerra civile che si perpetra dal 2014, vittima di formazioni nazionaliste paramilitari che hanno ormai preso il controllo del Paese e sono decisi a sacrificare quanti più cittadini innocenti possibili per inseguire un folle obbiettivo ultranazionalista, un generatore di instabilità marchiate con il sangue che fa il gioco degli Stati Uniti. Nonostante i tentativi goffi di sostenere il contrario, la probabilità di aver dato il via ad un meccanismo pericoloso che ha sopraffatto il governo istituzionale, armando i nazionalisti Ucraini, è molto alta e ci sono indizi a sostenere questa tesi. Quello a cui abbiamo assisto oggi è il punto più basso raggiunto in questo Paese e si può riassumere come una pericolosa farsa. Tutti noi, consapevoli di quanto abbiamo perso come partecipazione politica negli ultimi anni e consapevoli del rischio a cui stiamo andando in contro, abbiamo il dovere oggi di riprenderci la partecipazione ceduta ed urlare NON IN NOSTRO NOME.
Il governo sta giocando con il fuoco producendo in questi giorni una valanga di precedenti bellici, economici e militari, che nelle migliori delle ipotesi rischiano di impoverirci e sottoporci ancora di più al giogo del padrone statunitense; l’Unione Europea ha definitivamente calato la maschera mostrando la sua vera natura politica come rappresentante amministrativo della NATO. Ormai deve essere chiaro, è una Unione Europea per la quale il primo obbiettivo non è il benessere dei popoli, ma la sottomissione ai voleri statunitensi, non è la crescita economica e la redistribuzione del benessere, ma è estorcere la ricchezza del Paese sotto forma di PIL, da destinare alle spese militari dei nostri eserciti, esautorati dal ruolo per cui sono chiamati secondo la Costituzione: non più quello di difendere i cittadini, ma tristemente messi agli ordini degli Stati Uniti come cane da guardia da usare a comando, per i loro sporchi interessi espansionistici. Una Unione Europea matrigna, che a conti fatti vessa i propri cittadini imponendo una moneta e trattati al ribasso che i nostri governi, che evidentemente non ci rappresentano, firmano senza alcuna esitazione.
Questi sarebbero i cosiddetti valori dell’occidente invocati da Mario Draghi in Parlamento a tu per tu con il comico Zelensky, i valori per i quali un lavoratore oggi è legato con il ricatto al padrone, quando va bene, e non può in nessun modo pianificare alcuno aspetto della sua vita.
I valori per i quali i cittadini non hanno alcuna scelta nel decidere di cosa vivere, nel solco della realizzazione personale.
I valori per i quali chi viene in Italia fuggendo dalla guerra e sognando un Paese che in realtà non esiste, si ritrova schiavo a 2€ l’ora rischiando la vita ogni giorno.
I valori per i quali una lavoratrice deve omettere la sua gravidanza per la paura fondata di perdere il posto di lavoro.
I valori per quali si permette la delocalizzazione di interi comparti industriali sradicando realtà lavorative che sono anche culturali, esponendoci ad una decrescita industriale che rimodula al ribasso il rapporto di forza di questo Paese nello scenario internazionale.
I valori per i quali ci si permette di delegare la salute pubblica (bene primario e di tutti) a multinazionali straniere, guidate dal miope principio del profitto, sottoponendoci ad un rischio di sicurezza nazionale del Paese che esiste.
I valori per i quali si muore di lavoro a partire da 16 anni, un Paese dove gli studenti sono solo manodopera e i meritevoli condannati all’estero.
Se questi sono i valori dell’occidente, non deve sbalordire che il governo stia armando le milizie naziste ucraine per combattere contro il loro stesso popolo, solo perché russofono (con il rischio, per altro, di armare anche terroristi che nulla c’entrano in questo conflitto): sarebbe assai più strano l’opposto, un occidente che cerchi la pace per i popoli e la finisca di imporre un modello sociale economico culturale suprematista, con il fine ultimo di dominare il mondo.
Non bastano queste parole per descrivere l’inferno dove ci troviamo ora, è venuto il momento di chiamare questi personaggi con il nome giusto, essi vogliono il nostro male e finché sarà così, costoro saranno solo nostri nemici.
I popoli devono riprendere possesso della partecipazione politica e se questa ieri era solo un'idea, oggi diventa una necessità.
NON IN NOSTRO NOME
 
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view post Posted on 1/4/2022, 01:40

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Mi sembra una deriva elettoralista sempre più evidente

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view post Posted on 4/7/2022, 19:30
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va sempre meglio mi dicono...
(non riesco più a mettere i post di facebook direttamente nel forum, non so perché.)

post della sezione del PC di Milano

MARCO RIZZO ESPULSO DAL PARTITO COMUNISTA
La recente seduta del Comitato Centrale ha ratificato l’avvio di una nuova fase nel Partito Comunista. Questa nuova fase si caratterizza essenzialmente nella profonda revisione di alcune indicazioni strategiche contenute nel documento del nostro terzo Congresso. Tra esse la decisione di procedere ad alleanze politiche con partiti e organizzazioni che verranno individuati, grazie al mandato ottenuto dal CC, dal Segretario Generale e dall’Ufficio Politico.
Come noto, il documento del terzo Congresso si esprimeva esplicitamente contro alleanze politiche con altre organizzazioni, anche e soprattutto in vista di appuntamenti elettorali.
Pertanto, la decisione presa è una di quelle che, a tutti gli effetti, mutano la strategia del Partito. Per questa ragione un tale cambio di rotta poteva e può essere sancito solo coinvolgendo tutti i militanti del partito in un congresso straordinario. Non si può mutare la linea del partito su un argomento tanto importante senza coinvolgere tutti gli iscritti.
Inoltre, la richiesta di mandato presentata dal gruppo dirigente giunge dopo che, in realtà, gli accordi politici sono già stati siglati, sia tramite la nascita di un gruppo parlamentare al Senato (il CAL), sia con la decisione di procedere a iniziative politiche pubbliche insieme a organizzazioni e partiti esistenti (Ancora Italia, Riconquistare l’Italia, Ingroia, ecc.).
Tutto ciò, di fatto, pone la recente decisione del CC fuori dalla corretta dialettica del centralismo democratico, poiché aggiorna alcune decisioni strategiche del nostro ultimo congresso senza sottoporle a discussione e a una corretta ratifica in spregio dello Statuto, ormai totalmente ignorato.
Il SG e l'Ufficio Politico si sono infatti sostituiti al CC nella funzione di direzione politica e dirigente del Partito tra un congresso e l'altro, che è invece prerogativa del CC.
Come recita lo Statuto approvato dal terzo Congresso “Il Comitato Centrale, costituito da un minimo di 70 ad un massimo di 100 persone (ad oggi, nemmeno dopo le cooptazioni effettuate nell'ultimo CC, esso raggiunge il numero minimo previsto), è l’organismo di direzione politica generale tra un congresso e l’altro. (…) verifica la realizzazione della linea politica, discute ed approva le candidature per le elezioni politiche nazionali, amministrative locali ed europee”.
L'Ufficio Politico, invece, è un organo esecutivo che “da corso all’attuazione della linea stabilita dal CC”. Anche nel numero dei membri l'UP non rispecchia lo Statuto che ne prevede un numero minimo di otto contro i sei attuali.
Fin qui le questioni di natura metodologica. Questioni di metodo che, ogni comunista lo sa, sono anche questioni politiche.
Ma a tale gigantesco scivolone se ne aggiunge un altro che riguarda la natura stessa di queste alleanze già esistenti. Le organizzazioni con le quali si chiede al partito di lavorare, sono a tutti gli effetti inesistenti sul territorio, presenti in nessuna lotta sociale (mentre lo sono sulle “battaglie social”) e – soprattutto – ideologicamente distanti da una lettura di classe dello scontro sociale.
Non sfugge a nessuno che in questa fase storica sia necessario lavorare intelligentemente per recuperare delle classi popolari sempre più disaffezionate alla militanza. Da qui a collaborare con il Popolo della Famiglia (come accaduto in Sardegna) o con chi ritiene di dover combattere insieme a chi si richiama al tradizionalismo cattolico contro il materialismo ateo, ce ne passa.
Di più: alleanze politiche con strutture tanto distanti dal pensiero marxista-leninista e dalla lotta di classe renderebbero e rendono ancora più urgente una ratifica attraverso il coinvolgimento di tutto il corpo del partito. Se non lo si fa è perché si ha paura.
Né basta incitare (a babbo morto) all’uscita dalla Nato dopo averlo vietato per settimane (con slogan del tipo: “sì alla pace, no alla guerra”, che sembra una delle celeberrime battute di Catalano a “Quelli della notte”), solo per lisciare un po’ il pelo ai tanti compagni rimasti esterrefatti da questa virata.
Una virata che si configura a tutti gli effetti come deriva elettoralista, di cui negli ultimi 18 mesi già avevamo visto diversi segnali, a iniziare dalla presenza del nome del SG nel simbolo elettorale.
Di fronte a tutto questo assistiamo non solo a un Partito che nell’ultimo CC ha visto ben 8 compagni su 40 non votare la relazione del segretario; a questi se ne accompagnano altrettanti che, per un motivo o per l’altro, hanno apertamente espresso la loro contrarietà a tale virata.
Il risultato è che il segretario della Regione Piemonte, compagno Matteo Mereu, è stato sospeso dai suoi incarichi per aver partecipato a una manifestazione comunista a Milano ed essersi rifiutato di partecipare a una manifestazione di destra organizzata strumentalmente dal Partito a Torino, poi finita in un clamoroso flop (come pressoché tutte le altre manifestazioni del 18 giugno, a parte quella di Milano).
Il compagno Piero Manunta, segretario della regione Sardegna, si è dimesso. I compagni della federazione calabrese hanno votato contro la risoluzione del SG.
La compagna Rosa De Matteis è stata dapprima espulsa dal CC e poi si è dimessa dalle sue funzioni.
I compagni della Federazione del Piemonte hanno già intrapreso un percorso che va oltre il PC, in aperto dissenso con la virata opportunista ed elettoralista.
La Federazione di Milano del PC esprime il rammarico che questi compagni abbiano deciso di uscire dal partito senza coordinarsi con gli altri compagni che intendono difendere il Partito e – soprattutto – una prospettiva comunista in Italia, dalla virata in atto che ha come obiettivo un’unica cosa: l’approdo in Parlamento di qualche soggetto, costi quel che costi. E – va da sé – finendo nel dimenticatoio della storia. Di “Gennaro Migliore” il cammino dei comunisti è purtroppo lastricato. Niente di nuovo.
Come Federazione di Milano riteniamo, invece, che vi siano tutti i presupposti per proseguire il buon lavoro che i militanti stavano sviluppando in diverse regioni d’Italia. La nostra vera sconfitta non è essere cacciati da un partito che non esiste già più. La nostra sconfitta risiederebbe nell’abbandonare il campo in ordine sparso.
Compagne, compagni: il nostro lavoro deve proseguire, nonostante questi dirigenti.
Avendo loro tradito il mandato del Terzo Congresso, la Federazione di Milano del Partito Comunista decide a maggioranza di espellere tutto il gruppo dirigente del Partito, a cominciare dal Segretario Generale Marco Rizzo.
Chi riderà sotto i baffi per questa decisione o non ha capito cosa sta accadendo, o l’ha capito troppo bene e pensa di aver qualcosa da guadagnare nel 2023.
Noi ci prendiamo la responsabilità politica di questa decisione, consci di essere in minoranza in un CC svuotato di tutte le sue funzioni e prerogative, ma in enorme maggioranza nel corpo sociale del nostro paese. Un corpo sociale che può e deve essere recuperato alla lotta per il socialismo, senza scorciatoie opportunistiche che conosciamo bene da decenni.
Compagne, compagni: il lavoro che ci attende è lungo e difficile. Ma siamo sicuri di possedere tutta la forza per affrontarlo. Una forza che ci arriva dall’unico soggetto che può cambiare la storia: il proletariato.

3 luglio 2022
Partito Comunista, Federazione di Milano

post della pagina principale del PC

ZECCHE SULLA CRINIERA DI UN DESTRIERO
In questo mondo dei social basta impossessarsi della password di Facebook di una federazione del Partito e decidere che il segretario nazionale è espulso. Di questi bontemponi si sta occupando la Commissione Centrale di garanzia e, per rimpinzare le casse, la tesoreria e gli avvocati. Il segretario generale Marco Rizzo sta bene e gode della fiducia (certificata col voto ad ampia maggioranza -7 voti contrari ed 1 astenuto- del Comitato Centrale del 25 Giugno) di tutto il Partito, che approva la scelta di unire le forze reali del dissenso in questo Paese. Partendo da questa divertente
fake vorremmo suggerire a Mario Draghi di lasciare il posto da presidente a Marco Rizzo, che godrebbe di certo di maggiore fiducia da parte del popolo italiano… anzi potremmo darla come notizia
Giuseppe Tulli, presidente della Commissione Centrale di Controllo e Garanzia. Canzio Visentin, presidente del Partito Comunista e rappresentante legale. Roma 4 luglio 2022
 
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view post Posted on 4/7/2022, 20:16
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post della pagina principale del PC

ZECCHE SULLA CRINIERA DI UN DESTRIERO
In questo mondo dei social basta impossessarsi della password di Facebook di una federazione del Partito e decidere che il segretario nazionale è espulso. Di questi bontemponi si sta occupando la Commissione Centrale di garanzia e, per rimpinzare le casse, la tesoreria e gli avvocati. Il segretario generale Marco Rizzo sta bene e gode della fiducia (certificata col voto ad ampia maggioranza -7 voti contrari ed 1 astenuto- del Comitato Centrale del 25 Giugno) di tutto il Partito, che approva la scelta di unire le forze reali del dissenso in questo Paese. Partendo da questa divertente
fake vorremmo suggerire a Mario Draghi di lasciare il posto da presidente a Marco Rizzo, che godrebbe di certo di maggiore fiducia da parte del popolo italiano… anzi potremmo darla come notizia
Giuseppe Tulli, presidente della Commissione Centrale di Controllo e Garanzia. Canzio Visentin, presidente del Partito Comunista e rappresentante legale. Roma 4 luglio 2022

Ma quanto può essere ridocolo a scimmiottare la celebre frase del primo Togliatti quando espulse dal partito i titoisti Valdo Magnani e Aldo Cucchi?
Speriamo che Rizzo ne esca con le ossa rotte da questo scontro e che i membri del partito più a sinistra possano temprare le loro idee
 
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view post Posted on 27/7/2022, 23:28
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LA STRATEGIA REAZIONARIA DI MARCO RIZZO – IL CHIAROSCURO IN CUI NASCONO I MOSTRI



Il piano inclinato sul quale scivolano posizioni politiche e gestione interna del Partito Comunista di Marco Rizzo ha raggiunto un punto di degenerazione tale da rendere evidente a chiunque la metamorfosi genetica del partito, che si pone, con le sue ultime dichiarazioni, al di fuori del campo delle forze di classe abbracciando apertamente quello nemico.

Dopo anni passati a criticare le alleanze elettorali della sinistra, il PC si appresta a metterne in piedi una con le forze sovraniste. Dietro questa evoluzione si nascondono le più basse motivazioni da mestieranti della politica che non permettono di scomodare neanche la categoria dell’opportunismo nella sua accezione “leniniana”, politica. Siamo, al contrario, di fronte a manovre di opportunismo volgare, di chi per opportunità personale cambia come una banderuola al vento ciò che sostiene e ciò in cui dice di credere.

Si tratterebbe solo dell’ennesima miseria della deriva opportunista italiana se non si inserisse all’interno di una tendenza più generale di crescita delle tendenze nazionaliste e reazionarie che non permette sottovalutazioni. Questa strategia di alleanze politiche e sociali, contestuale a una mutazione delle posizioni politiche e delle parole d’ordine, produce un danno enorme alla ricostruzione comunista in Italia e traghetta un pubblico generalmente di “sinistra” verso posizioni scioviniste e reazionarie, legittimando la retorica del campo sovranista che sostiene la sua trasversalità agli schieramenti politici.

Ma andiamo con ordine…

LA METAMORFOSI

Due anni e mezzo fa lasciavamo il Partito Comunista denunciando il processo di metamorfosi politica in atto che aveva portato all’abbandono delle tesi del secondo congresso e spingeva verso posizioni interclassiste, all’interlocuzione con i settori sovranisti e allo stravolgimento delle parole d’ordine. La battaglia per la salvaguardia dei principi rivoluzionari e del marxismo-leninismo condusse in quell’occasione alla rottura del patto d’azione con il Fronte della Gioventù Comunista, alla più grande frattura avvenuta in seno al PC e alla nascita conseguente del Fronte Comunista. Senza la necessità di ripercorrere nel dettaglio quella storia basterà sottolineare come le tendenze oggi evidenti fossero già tutte presenti in quel periodo, anche se non ancora giunte a completa maturazione.

Nel corso di questi due anni la mutazione delle posizioni del PC e la gestione interna verticista del Segretario Generale si sono accentuate producendo l’allontanamento di altri compagni e di intere federazioni. Ulteriori fuoriuscite sono derivate inoltre dalla più recente risoluzione del CC che sancisce la costruzione di un’alleanza politica “Uniti per la costituzione”, che come lista elettorale prenderà il nome di “Italia Sovrana e Popolare”. Il tentativo di trasformare in pantomima episodi come quello della federazione di Milano che chiedeva l’espulsione di Rizzo è un tentativo di serrare le fila in un momento in cui altri compagni potrebbero maturare risentimenti nei confronti di un partito che scende in piazza o fa campagne elettorali insieme a sovranisti, ex grillini e leghisti.

Questa politica di alleanze in vista delle elezioni politiche di settembre è l’approdo ricercato attraverso un lungo lavorio di contatti all’interno del gruppo misto e nella galassia sovranista e no-vax/no-green pass, portato avanti con rapporti personali, esternazioni politiche sempre più ambigue e la partecipazione costante alle reti informative dell’area sovranista da parte dello stesso Rizzo. Un lavorio già denunciato in precedenti articoli[1] in cui criticavamo lo scimmiottamento da parte di Rizzo delle posizioni sovraniste nel tentativo di cavalcare l’onda reazionaria che serpeggia nel paese, giustificato dalla volontà di conquistare l’operaio che vota Lega, ma realizzatosi nella sovrapposizione con le parole d’ordine della destra più retriva.

Questa operazione si inserisce in maniera diretta nello stesso solco sopra esposto: costituire una lista indipendente per le elezioni politiche del 2023, trasversale tra destra e sinistra nella composizione, che faccia leva sul consenso dell’area sovranista e dei movimenti no-vax nati durante la pandemia, con l’obiettivo di raggiungere il tanto agognato 3% utile a superare la soglia di sbarramento per l’ingresso in parlamento. Una lista che utilizzi la larga maglia della Costituzione per tenere dentro varie anime che si combatteranno a suon di preferenze nel tentativo di essere eletti. Una strategia che ha incontrato la necessità di rimanere a galla per alcuni fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle e dai partiti maggiori che, confluiti nel gruppo misto, si erano ritrovati privi di alternativa in vista delle prossime elezioni politiche. D’altra parte, lo stesso Marco Rizzo si è costruito in questi anni un discreto seguito di non comunisti che potranno più facilmente sostenere la sua candidatura una volta epurata dalla falce e martello.

Non deve sorprendere l’abbandono di questi simboli in occasione delle elezioni politiche (è già avvenuto indirettamente, in occasione delle elezioni comunali di giugno 2022, tramite l’appoggio in diverse città a liste espressione dell’alleanza politica in fieri che si stava costituendo tra i senatori che in quel momento transitavano nel gruppo misto. Così a Parma il PC ha finito per appoggiare una lista in cui era presente il partito di Sgarbi e a Palermo una candidata sindaco proveniente dalla Lega). Il richiamo alla simbologia, anche dove presente, è in gran parte stato utilizzato da Rizzo come feticcio più utile a giustificare una differenza con la strategia elettorale delle altre forze che si richiamano al comunismo, che non l’espressione di una maggiore aderenza ai principi che quei simboli esprimono. Quando l’occasione si è presentata ghiotta, il feticcio è stato abbandonato.

La futura lista di “Italia Sovrana e Popolare” è presumibilmente ancora a caccia di proseliti e fa gola a un ampio spettro di personalismi in cerca di collocazione. Adinolfi stesso sembra del tutto intenzionato a far parte di una prospettiva simile. Ad oggi, in ogni caso, i compagni di strada che hanno condiviso le piazze con il PC ma che genererebbero imbarazzo a qualsiasi sincero comunista non mancano.
Oltre ad Antonio Ingroia, candidato premier nel 2013 con la lista Rivoluzione Civile, richiamata innumerevoli volte con scherno dallo stesso Rizzo per attaccare le coalizioni di sinistra, ci sono numerosi parlamentari provenienti dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega-Salvini Premier che condividono con il PC il gruppo parlamentare al Senato. Questi senatori sono per lo più stati intercettati dalle formazioni politiche di Riconquistare l’Italia e Ancora Italia.

Su quest’ultima formazione è bene spendere qualche parola in più. Ancora Italia è un partito sovranista (nuova denominazione del precedente VOX Italia, nome ispirato al partito di destra radicale spagnolo) di cui sono fondatori Francesco Toscano e Diego Fusaro. Fusaro è noto per essere l’allievo di Costanzo Preve, teorico della necessità del superamento della dicotomia destra-sinistra ed in favore di una lettura delle contraddizioni in alto-basso in cui le forze di estrema destra divengono alleate delle forze comuniste nella lotta alle élite mondialiste. Non a caso Diego Fusaro ha collaborato con il Primato Nazionale, giornale legato a Casapound. Dal palco del congresso tenutosi nella scorsa settimana, il vicepresidente di Ancora Italia, Antonello Cresti, ha poi ribadito la necessità del superamento della divisione per classi sociali e per questioni ideologiche richiamandosi al pensiero del filosofo francese Alain De Benoist, fondatore del movimento “Nouvelle droite”. Ancora Italia intrattiene, inoltre, i rapporti con il filosofo ultranazionalista Aleksandr Dugin, già esponente del Partito Nazional Bolscevico di chiara ispirazione nazista.

MENTE SEMPRE

Questa ennesima giravolta politica con sfondamento a destra non può stupire chi conosce la storia politica di Marco Rizzo. Negli ultimi anni, però, Rizzo ha lavorato a un’opera di revisione dei propri trascorsi utile a costruire su di sé la figura del comunista integerrimo che mai ha negato i suoi ideali. Il suo percorso politico racconta tutt’altra verità e fa di Rizzo un personaggio camaleontico che fa dell’eclettismo il proprio marchio di fabbrica. Pur di rimanere a galla negli anni ha cambiato posizione più volte su praticamente ogni argomento rileggendo a ritroso le proprie posizioni per adattarle a quelle presenti. Così avviene per il passato speso in Rifondazione Comunista e nel Partito dei Comunisti Italiani, di cui seguì la scissione in appoggio al governo Prodi. In quegli anni l’idea di un Rizzo intransigente all’interno di una politica comunista che abbandonava i suoi ideali fa, però, a botte con la realtà – e, facendo un esempio su tutti, con le dichiarazioni espresse a sostegno di Prodi e dell’UE: “Signor Presidente, Presidente Prodi, colleghi, c’è un filo coerente nel suo lavoro e nel lavoro della sua Commissione: la volontà di costruire l’Europa politica. Questo obiettivo impegnativo lo abbiamo perseguito sempre con lei nel far entrare l’Italia nell’euro. Grazie a lei, Presidente Prodi, oggi possiamo dire che l’Europa politica è più vicina. Un’Europa dei diritti sociali e individuali, lavoro per tutti, Stato sociale moderno ed efficiente, società multirazziale e multiculturale, dove il diritto di ognuno sia la ricchezza di tutti. Grazie Presidente Prodi per quello che ha fatto. Siamo stati e saremo ancora critici su tante questioni, abbiamo avuto e avremo pareri diversi, ma siamo e saremo uniti per l’Europa di pace e di progresso che vorremo costruire.”[2]

Chiusa quella partita, espulso dal PdCI, Rizzo ha tentato di ricostruirsi una credibilità tra i comunisti grazie al lavoro di tanti compagni che in buona fede hanno creduto nel progetto del PC. Per anni Rizzo ha attaccato le coalizioni di sinistra utilizzando la falce e martello come un feticcio, per poi teorizzare la necessità della costituzione di un’alleanza con le forze sovraniste. Rizzo si è dimostrato in grado di cambiare orizzonte strategico ogni volta che si presentava un’occasione che lui reputava ghiotta, senza per altro l’acume per valutare sempre correttamente le proprie scommesse politiche.

Riferendosi ai tanti dirigenti del PCI che sciolsero quel partito e gestirono la nascita del centro sinistra in Italia, e che a più riprese hanno sostenuto di non essere mai stati comunisti, Rizzo ama chiedersi in modo sornione “O mentivano allora, o mentono adesso. Forse mentono sempre”. Considerato il percorso politico di Rizzo, nei suoi confronti non è necessario neanche porsi la domanda.

L’AREA SOVRANISTA E IL SUO CARATTERE REAZIONARIO

Abbiamo già spiegato la natura personalista e il calcolo politicista che si nasconde dietro questa alleanza, dietro queste spinte. Però è utile rintracciare delle tendenze più profonde che rendono il misero declino del PC una tematica degna di riflessione. Il percorso di alleanze politiche con le forze sovraniste viene presentato come uno strumento per rafforzare le posizioni politiche dei comunisti ma, ovviamente, i contenuti veicolati sono in totale antitesi con qualsiasi principio marxista o anche con un minimo orientamento classista negli interessi dei lavoratori.

Il cuore tematico che fa da sfondo a tutte le rivendicazioni portate avanti da questo campo è quello della rinascita dell’Italia, svenduta dai propri politici che non ne difendono gli interessi e soggiogata dalle potenze straniere. Così, richiami all’indipendenza e alla sovranità nazionale fanno da sfondo a tutte le parole d’ordine, anche quelle che potrebbero sembrare più vicine alle posizioni dei comunisti, come l’uscita dall’UE e dalla NATO. Tali parole d’ordine vengono declinate in chiave nazionalistica, indistinguibili dalle parole d’ordine del “periodo” anti-europeista di Salvini – che infatti dallo stesso Rizzo viene principalmente accusato di non essere andato fino in fondo.

In queste rivendicazioni quello che viene meno è il carattere di classe dello scontro in atto, arrivando al punto di ritornare a teorizzazioni su una presunta fase intermedia prima della rivoluzione socialista, concezione per cui è necessario prima di tutto lottare per l’indipendenza nazionale e solo poi per il socialismo. Una formula necessaria a giustificare l’alleanza con forze che della costruzione del socialismo non ne vogliono sapere e che pone direttamente le parole d’ordine dei “comunisti” al seguito delle ambizioni di diversi settori della borghesia italiana.

Non è sufficiente giocare con le parole e l’ambiguità, sostituendo di quando in quando i termini e trasformando “sovranità nazionale” in “sovranità popolare”, poiché il nucleo di fondo rimane invariato ed è la richiesta del tutto nazionalista di una politica di potenza italiana e di uno scollamento dal campo internazionale atlantico con il solo fine di abbracciare una politica internazionale più camaleontica che guardi anche alla Cina, alla Russia e alle altre potenze emergenti sul piano economico, commerciale e di relazioni. Aspirazioni che esprimono interessi propri di tanta parte della piccola e media borghesia italiana schiacciata dalla concorrenza internazionale e dalla globalizzazione, che chiedono un’Italia più forte e più capace di difenderli e di proiettarli efficacemente all’estero e nella competizione inter-imperialista.

Aspirazioni, però, che incontrano il favore strumentale anche di quella parte di borghesia italiana che oggi, pur completamente integrata nei processi di costruzione europea e nella scelta del campo atlantico, lotta per un posizionamento più favorevole al suo interno e può utilizzare le spinte sovraniste per rivendicare un ruolo più attivo dell’Italia. La figura di Mario Draghi, infatti, più che rappresentare la resa dell’Italia di fronte agli interessi del capitale finanziario internazionale (come presentato dalla compagine sovranista e dal PC in testa), è il tentativo più aperto del grande capitale italiano di assumere un ruolo di rilievo all’interno del campo atlantico. Il risultato raggiunto nella spartizione delle risorse del PNRR, che avrà effetti catastrofici per gli strati popolari, non è la svendita dell’Italia agli speculatori internazionali, ma al contrario la capacità di veicolare ingenti quantità di risorse nella direzione dell’ammodernamento del sistema produttivo italiano in concorrenza, anche, con gli alleati europei e nord americani.

Queste rinnovate aspirazioni di potenza dell’Italia sono evidenti anche nel sostegno attivo all’Ucraina che, fuori da inconsistenti resistenze di facciata, ha trovato l’appoggio pieno di tutte le forze politiche parlamentari. Indicativo in questo senso l’incontro diretto di Bonomi, presidente di Confindustria con Zelensky, finalizzato ad accaparrare posizioni per l’Italia nella futura ricostruzione del paese.

L’Italia, insomma, non è stata svenduta ma ha giocato, e gioca ancora, un ruolo ai piani alti della piramide imperialista mondiale. Non c’è alcuna indipendenza e sovranità nazionale da conquistare per l’Italia, nessun passaggio intermedio che comporti un’alleanza con le forze borghesi sovraniste prima della lotta di classe. Al contrario è attraverso il conflitto di classe e la lotta contro le compagini borghesi nazionali di ogni risma che si può avviare il percorso per la rottura con gli organismi internazionali, politici, militari ed economici espressione degli interessi di larghissima parte della borghesia in Italia.

Le aspirazioni sovraniste, dunque, oltre a mancare il bersaglio nella lettura del ruolo dell’Italia nello scacchiere internazionale, finiscono per essere funzionali alle stesse “élite mondialiste” che dicono di voler combattere, soffiando sul fuoco del nazionalismo nel momento storico più delicato sotto il profilo della rinascita delle tendenze scioviniste, in un contesto di enorme corsa agli armamenti e di crescita delle tensioni internazionali. L’idea dell’Italia “nazione proletaria” è la mistificazione che più di cento anni fa serviva a giustificare l’aspirazione coloniale italiana e che fece da sfondo alle richieste territoriali che condussero all’ingresso nella Prima guerra mondiale. Allora come oggi, le aspirazioni di rivalsa del proletariato vengono traslate sul piano delle nazioni eliminando lo scontro di classe e sostituendolo con l’interesse nazionale.

Tutto ciò passa anche da una sostituzione del linguaggio e della riduzione della complessità delle dinamiche di classe. Nella propaganda di Rizzo il contrasto “popolo – élite” diviene centrale per giustificare la completa sostituzione del riferimento di classe con un’indistinta opposizione interclassista al governo Draghi. La teoria delle alleanze sociali, già ampiamente stravolta quando inizialmente formulata, si è tradotta nel becero tentativo di raccogliere consensi tra le parti più arretrate del dissenso al governo. In quest’ottica tutto il gruppo di “Uniti per la costituzione” si spende in proclami per la LIBERTÀ (come ampiamente già veicolato da Forza Nuova) rispetto alla gestione pandemica alla ricerca di intestarsi il variegato movimento dei No-Vax con formulazioni ambigue sulla validità dei vaccini arrivando a richiedere l’uscita dell’Italia dall’ OMS.

Anche in questo caso, la sacrosanta critica e il contrasto alla gestione capitalistica della pandemia sono sacrificati sull’altare della ricerca del consenso negli ambienti di dissenso più arretrati, riprendendone le parole d’ordine e le ambiguità. Ancora una volta si annacquano le posizioni e si costruiscono formulazioni con l’obiettivo dichiarato di incontrare il più largo consenso elettorale, anche a costo di far sponda alle pulsioni complottiste e più reazionarie. In tale ambito la ricerca del consenso ha portato il PC a far da sponda alle manifestazioni dei piccoli proprietari che nelle prime fasi della crisi pandemica negavano persino l’esistenza della malattia contrastando ogni misura di contenimento del contagio mentre dall’ altro lato la classe si stava mobilitando per avere maggiori strumenti di tutela dal covid-19.

I COMUNISTI E LA POLITICA DELLE ALLEANZE

La recente caduta del governo Draghi e l’indizione delle elezioni il 25 settembre riaccendono i riflettori sulla frammentazione elettorale dei comunisti. La divisione delle forze di classe è un problema reale che non può essere liquidato arroccandosi su sterili posizioni settarie. Sottovalutare la questione significherebbe condannarsi all’irrilevanza politica e abbandonare l’idea che sia possibile avviare un processo che porti al ribaltamento dei rapporti di forza in favore della classe operaia. Ma il nodo da sciogliere in via prioritaria è quello della natura di questo processo, dei soggetti che vi devono partecipare e degli obiettivi che si devono porre per arrivare a un’inversione della fase di arretramento attuale, di cui la frammentazione è il sintomo più evidente. Nel quadro più generale della frammentazione bisogna, innanzitutto sottolineare, come quella elettorale ne sia solamente un aspetto su cui incide in maniera decisiva uno smembramento profondo della classe e una divisione, anche dettata da motivi sindacali, delle sue componenti più avanzate e coscienti. Essere consapevoli di ciò non significa minimizzare la questione della rappresentanza politico -istituzionale, ma inquadrare il problema con una lente a campo largo che individui le interconnessioni del lavoro che è necessario condurre a tutti i livelli.

La risposta che il partito di Rizzo ha dato al problema della frammentazione delle forze di classe, e dei processi necessari per una sua inversione, è cambiata nel tempo e ha seguito l’evoluzione degenerativa che abbiamo descritto sopra. Dal rifiuto categorico delle alleanze politiche in favore di quelle “sociali”, all’adesione a processi unitari basati su appelli poco credibili da parte di forze prive di un qualsiasi radicamento di classe, all’attuale progetto interclassista intriso di retorica nazionalista, strumentale a un’alleanza di carattere prettamente elettorale, prevalentemente con soggetti sovranisti e populisti, che il gruppo dirigente del PC da tempo cerca di fare digerire alla base (con risultati alterni), attraverso la teoria che per riconquistare la classe operaia tradita dalla “sinistra fucsia” sarebbe necessario adottare il linguaggio e i contenuti della destra. Quest’ultimo passaggio, declinato attraverso la costruzione di una artificiosa dicotomia tra diritti civili e diritti sociali, posizioni ambigue sull’immigrazione,[3] cedimenti a teorie antiscientifiche e complottiste che lisciano il pelo ai settori più arretrati della protesta anti-governativa, e la retorica social-sciovinista dell’Italia semi-colonia, rappresenta l’abbandono di ogni prospettiva rivoluzionaria e l’abiura completa della funzione del Partito, non più strumento attraverso cui la classe operaia diventa classe per sé, ma unicamente veicolo di spasmodica ricerca di consenso elettorale, il cui unico fine è tentare, elezione dopo elezione, di rientrare in parlamento.

Tale manovra politica elettoralistica è stata giustificata con la volontà di unire i lavoratori ai settori di piccola borghesia schiacciati dalla concorrenza capitalistica, attraverso una tattica che stravolge completamente il concetto stesso di alleanze sociali. Anziché conquistare questi settori alla “causa del proletariato” ponendoli dunque sul terreno della difesa dei loro interessi futuri (in quanto classi in via di proletarizzazione) e non di quelli immediati, si è teorizzata la convergenza di interessi tra lavoratori e piccoli proprietari in quanto tali. I processi di proletarizzazione invece di essere letti come tendenza ineludibile del capitalismo sono prospettati come un male da combattere finendo per difendere la condizione di proprietari in quanto tale. Un travisamento tale della concezione delle politiche di alleanze non poteva che condurre sul terreno dell’alleanza politica con le forze borghesi sovraniste.
La tematica della ricomposizione oggi passa innanzitutto per la riconnessione della classe e delle sue componenti più avanzate e conflittuali, per la ricostituzione reale delle avanguardie politiche. In questo processo più generale si inserisce il problema, da non sottovalutare, di ridare rappresentanza ai comunisti nelle istituzioni parlamentari borghesi. Un problema che non consente scorciatoie e che non può essere affrontato in maniera scollegata dalla ricomposizione di classe che ne fa, in un rapporto dialettico, da premessa. L’idea che sia possibile costruire il Partito esclusivamente attraverso la costruzione di un blocco di consenso puramente elettorale è errata. Si tratta di una questione che non può essere risolta con la ricerca del consenso di qualunque settore della società sia ritenuto abbordabile, attraverso torsioni politico-ideologiche il cui unico scopo è conquistare il voto dell’operaio che vota a destra usando la collaudata tattica del sentimento nazionalista o raccattare consensi tra la marmaglia no-vax. Allo stesso modo, la questione del rapporto della classe operaia con settori di classe estranei al proletariato, come la piccola borghesia impoverita, non può essere liquidato con settarismo, ma è compito dei comunisti smascherare operazioni di bassa propaganda in cui le invettive contro il capitale monopolistico sono utilizzate per mascherare lotte corporative di settori piccolo-borghesi che vedono le loro rendite di posizione minacciate dai processi di concentrazione connaturati al sistema capitalistico, come nel caso dell’appoggio alle proteste dei tassisti nelle ultime settimane. È, infine, importante ribadire che la questione delle alleanze e la questione dell’unità sono due questioni diverse che vanno affrontate con modi e in tempi diversi. I comunisti non devono cadere nella trappola che tende loro chi oggi dice che grazie ad alleanze più o meno eterogenee si possa arrivare all’unità e, in ultimo, realizzare la ricostruzione del Partito Comunista in Italia. La questione della “Unità dei Comunisti” non è una questione diversa dalla questione della (ri)costruzione del Partito della classe operaia e non la precede, come affermano coloro che oggi adottano un approccio “minimalista” al superamento della frammentazione delle organizzazioni che si richiamano al comunismo, spesso, dobbiamo dire, solo alla sua simbologia, svuotata di ogni contenuto di classe. Gli appelli che oggi e nel recente passato sono stati lanciati per l’unità sono tutti incentrati sull’idea che si possa (e si debba) trovare un minimo comune denominatore tra forze eterogenee (che si richiamino o meno al comunismo, per alcuni sembra secondario) e attenersi ai fattori unificanti mettendo da parte le differenze. Questa idea di unità in realtà ostacola, non favorisce il superamento delle differenze, che vengono invece nascoste sotto il tappeto. L’unità e la costruzione del Partito devono, a nostro avviso, essere realizzate attraverso un dibattito politico-ideologico serrato in cui si affrontino francamente i nodi politici, ideologici e strategici con il fine di far avanzare le posizioni politiche. Questo dibattito non può essere scisso dalla collaborazione concreta delle avanguardie di classe sul piano della conflittualità sociale affinché si rafforzi il movimento di classe e si ponga il dibattito ideologico alla prova delle necessità dello scontro di classe. Su questo piano il nostro impegno non è mai venuto meno, a fianco dei lavoratori negli scioperi e nei picchetti, nei movimenti sociali e nella battaglia politica. La ricostruzione comunista in Italia è un processo indispensabile per ostacolare i piani di macelleria sociale di governi e padroni, per dare nuovo slancio alla lotta per il socialismo.

Questa è e rimarrà sempre la nostra bandiera.

[1] https://www.lordinenuovo.it/2020/06/30/app...ntare-leghisti/

[2] https://www.europarl.europa.eu/doceo/docum...T-3-041_IT.html

[3] Si vedano, ad esempio, le dichiarazioni riguardo all’immigrazione di Salvatore Catello, candidato presidente per le regionali del 2020 in Toscana e membro dell’Ufficio Politico del PC: https://www.controradio.it/catello-pc-siam...er-rimpatriato/
 
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view post Posted on 29/7/2022, 07:24
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da ogni ricciu
Te caccia 'nu capricciu...
a Marco Rizzo
Nun lo vogliu no!

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CITAZIONE (Kollontaj @ 4/7/2022, 20:30) 
va sempre meglio mi dicono...
(non riesco più a mettere i post di facebook direttamente nel forum, non so perché.)

post della sezione del PC di Milano

MARCO RIZZO ESPULSO DAL PARTITO COMUNISTA
La recente seduta del Comitato Centrale ha ratificato l’avvio di una nuova fase nel Partito Comunista. Questa nuova fase si caratterizza essenzialmente nella profonda revisione di alcune indicazioni strategiche contenute nel documento del nostro terzo Congresso. Tra esse la decisione di procedere ad alleanze politiche con partiti e organizzazioni che verranno individuati, grazie al mandato ottenuto dal CC, dal Segretario Generale e dall’Ufficio Politico.
Come noto, il documento del terzo Congresso si esprimeva esplicitamente contro alleanze politiche con altre organizzazioni, anche e soprattutto in vista di appuntamenti elettorali.
Pertanto, la decisione presa è una di quelle che, a tutti gli effetti, mutano la strategia del Partito. Per questa ragione un tale cambio di rotta poteva e può essere sancito solo coinvolgendo tutti i militanti del partito in un congresso straordinario. Non si può mutare la linea del partito su un argomento tanto importante senza coinvolgere tutti gli iscritti.
Inoltre, la richiesta di mandato presentata dal gruppo dirigente giunge dopo che, in realtà, gli accordi politici sono già stati siglati, sia tramite la nascita di un gruppo parlamentare al Senato (il CAL), sia con la decisione di procedere a iniziative politiche pubbliche insieme a organizzazioni e partiti esistenti (Ancora Italia, Riconquistare l’Italia, Ingroia, ecc.).
Tutto ciò, di fatto, pone la recente decisione del CC fuori dalla corretta dialettica del centralismo democratico, poiché aggiorna alcune decisioni strategiche del nostro ultimo congresso senza sottoporle a discussione e a una corretta ratifica in spregio dello Statuto, ormai totalmente ignorato.
Il SG e l'Ufficio Politico si sono infatti sostituiti al CC nella funzione di direzione politica e dirigente del Partito tra un congresso e l'altro, che è invece prerogativa del CC.
Come recita lo Statuto approvato dal terzo Congresso “Il Comitato Centrale, costituito da un minimo di 70 ad un massimo di 100 persone (ad oggi, nemmeno dopo le cooptazioni effettuate nell'ultimo CC, esso raggiunge il numero minimo previsto), è l’organismo di direzione politica generale tra un congresso e l’altro. (…) verifica la realizzazione della linea politica, discute ed approva le candidature per le elezioni politiche nazionali, amministrative locali ed europee”.
L'Ufficio Politico, invece, è un organo esecutivo che “da corso all’attuazione della linea stabilita dal CC”. Anche nel numero dei membri l'UP non rispecchia lo Statuto che ne prevede un numero minimo di otto contro i sei attuali.
Fin qui le questioni di natura metodologica. Questioni di metodo che, ogni comunista lo sa, sono anche questioni politiche.
Ma a tale gigantesco scivolone se ne aggiunge un altro che riguarda la natura stessa di queste alleanze già esistenti. Le organizzazioni con le quali si chiede al partito di lavorare, sono a tutti gli effetti inesistenti sul territorio, presenti in nessuna lotta sociale (mentre lo sono sulle “battaglie social”) e – soprattutto – ideologicamente distanti da una lettura di classe dello scontro sociale.
Non sfugge a nessuno che in questa fase storica sia necessario lavorare intelligentemente per recuperare delle classi popolari sempre più disaffezionate alla militanza. Da qui a collaborare con il Popolo della Famiglia (come accaduto in Sardegna) o con chi ritiene di dover combattere insieme a chi si richiama al tradizionalismo cattolico contro il materialismo ateo, ce ne passa.
Di più: alleanze politiche con strutture tanto distanti dal pensiero marxista-leninista e dalla lotta di classe renderebbero e rendono ancora più urgente una ratifica attraverso il coinvolgimento di tutto il corpo del partito. Se non lo si fa è perché si ha paura.
Né basta incitare (a babbo morto) all’uscita dalla Nato dopo averlo vietato per settimane (con slogan del tipo: “sì alla pace, no alla guerra”, che sembra una delle celeberrime battute di Catalano a “Quelli della notte”), solo per lisciare un po’ il pelo ai tanti compagni rimasti esterrefatti da questa virata.
Una virata che si configura a tutti gli effetti come deriva elettoralista, di cui negli ultimi 18 mesi già avevamo visto diversi segnali, a iniziare dalla presenza del nome del SG nel simbolo elettorale.
Di fronte a tutto questo assistiamo non solo a un Partito che nell’ultimo CC ha visto ben 8 compagni su 40 non votare la relazione del segretario; a questi se ne accompagnano altrettanti che, per un motivo o per l’altro, hanno apertamente espresso la loro contrarietà a tale virata.
Il risultato è che il segretario della Regione Piemonte, compagno Matteo Mereu, è stato sospeso dai suoi incarichi per aver partecipato a una manifestazione comunista a Milano ed essersi rifiutato di partecipare a una manifestazione di destra organizzata strumentalmente dal Partito a Torino, poi finita in un clamoroso flop (come pressoché tutte le altre manifestazioni del 18 giugno, a parte quella di Milano).
Il compagno Piero Manunta, segretario della regione Sardegna, si è dimesso. I compagni della federazione calabrese hanno votato contro la risoluzione del SG.
La compagna Rosa De Matteis è stata dapprima espulsa dal CC e poi si è dimessa dalle sue funzioni.
I compagni della Federazione del Piemonte hanno già intrapreso un percorso che va oltre il PC, in aperto dissenso con la virata opportunista ed elettoralista.
La Federazione di Milano del PC esprime il rammarico che questi compagni abbiano deciso di uscire dal partito senza coordinarsi con gli altri compagni che intendono difendere il Partito e – soprattutto – una prospettiva comunista in Italia, dalla virata in atto che ha come obiettivo un’unica cosa: l’approdo in Parlamento di qualche soggetto, costi quel che costi. E – va da sé – finendo nel dimenticatoio della storia. Di “Gennaro Migliore” il cammino dei comunisti è purtroppo lastricato. Niente di nuovo.
Come Federazione di Milano riteniamo, invece, che vi siano tutti i presupposti per proseguire il buon lavoro che i militanti stavano sviluppando in diverse regioni d’Italia. La nostra vera sconfitta non è essere cacciati da un partito che non esiste già più. La nostra sconfitta risiederebbe nell’abbandonare il campo in ordine sparso.
Compagne, compagni: il nostro lavoro deve proseguire, nonostante questi dirigenti.
Avendo loro tradito il mandato del Terzo Congresso, la Federazione di Milano del Partito Comunista decide a maggioranza di espellere tutto il gruppo dirigente del Partito, a cominciare dal Segretario Generale Marco Rizzo.
Chi riderà sotto i baffi per questa decisione o non ha capito cosa sta accadendo, o l’ha capito troppo bene e pensa di aver qualcosa da guadagnare nel 2023.
Noi ci prendiamo la responsabilità politica di questa decisione, consci di essere in minoranza in un CC svuotato di tutte le sue funzioni e prerogative, ma in enorme maggioranza nel corpo sociale del nostro paese. Un corpo sociale che può e deve essere recuperato alla lotta per il socialismo, senza scorciatoie opportunistiche che conosciamo bene da decenni.
Compagne, compagni: il lavoro che ci attende è lungo e difficile. Ma siamo sicuri di possedere tutta la forza per affrontarlo. Una forza che ci arriva dall’unico soggetto che può cambiare la storia: il proletariato.

3 luglio 2022
Partito Comunista, Federazione di Milano

post della pagina principale del PC

ZECCHE SULLA CRINIERA DI UN DESTRIERO
In questo mondo dei social basta impossessarsi della password di Facebook di una federazione del Partito e decidere che il segretario nazionale è espulso. Di questi bontemponi si sta occupando la Commissione Centrale di garanzia e, per rimpinzare le casse, la tesoreria e gli avvocati. Il segretario generale Marco Rizzo sta bene e gode della fiducia (certificata col voto ad ampia maggioranza -7 voti contrari ed 1 astenuto- del Comitato Centrale del 25 Giugno) di tutto il Partito, che approva la scelta di unire le forze reali del dissenso in questo Paese. Partendo da questa divertente
fake vorremmo suggerire a Mario Draghi di lasciare il posto da presidente a Marco Rizzo, che godrebbe di certo di maggiore fiducia da parte del popolo italiano… anzi potremmo darla come notizia
Giuseppe Tulli, presidente della Commissione Centrale di Controllo e Garanzia. Canzio Visentin, presidente del Partito Comunista e rappresentante legale. Roma 4 luglio 2022

Questa è stata la precisazione della (ex) Federazione di Milano il giorno dopo quel post di facebook, così non se ne perde traccia.

link al post

"UNA PRECISAZIONE DOVUTA
Dopo la sbornia di ieri, ci rendiamo conto che sono opportune alcune precisazioni rivolte – ovviamente – a chi ha intenzione di proseguire con noi il lavoro che abbiamo svolto negli ultimi mesi.
1) La nostra espulsione di Rizzo e i suoi corifei è stata una provocazione utile a evidenziare la deriva elettoralistica e personalistica del Partito. Una deriva che ha subito un’accelerazione negli ultimi 18 mesi (a partire dalla decisione di inserire il nome del Segretario nel simbolo elettorale) e che ha travolto tutto ora che si profilano all’orizzonte le elezioni politiche del 2023. Gli unici che verranno espulsi e/o si dimetteranno saremo tutti noi della Federazione di Milano (salvo qualche novello “Gennaro Migliore”).
2) La nostra uscita segue quella di intere Federazioni del Partito o dei suoi principali dirigenti (concentrati tra la Lombardia, il Piemonte e la Sardegna). A questo punto, il PC si riduce a una presenza simbolica concentrata quasi esclusivamente sui social. A poco serve fare delle belle fotografie per dare l’immagine di piazze piene. Non solo quelle piazze (pensiamo a quelle del 18 giugno) sono vuote, ma lo sono e lo saranno sempre di più. Se pensiamo a Piazza Santi Apostoli a Roma c’è da mettersi le mani nei capelli. Solo tre anni fa quella piazza era stracolma di militanti comunisti che inneggiavano al cambio di sistema. Il 18 giugno 2022 la stessa piazza era un piccolo acquario con un centinaio di persone che sventolavano bandierine blu e rosse.
3) Le alleanze politiche che ci veniva chiesto di ratificare sono quelle con organizzazioni espressioni di un’ideologia lontana anni luce da quella a cui apparteniamo e – soprattutto – che non sono presenti in alcuna lotta. Chiunque abbia voglia di saperne di più, vada a vedere cosa dicono e pensano ad esempio “gli amici e le amiche” di Ancora Italia. A nessuno di noi sfugge il fatto che oggi è indispensabile allargare il fronte delle alleanze sociali e politiche. Ma un conto è creare cartelli elettorali con ex leghisti, ex dipietristi, ex pentastellati e qualche tradizionalista cattolico (come Adinolfi!), per rientrare in un parlamento completamente asservito agli interessi del grande capitale, un altro paio di maniche è lavorare senza inganni e senza scorciatoie per la ricostruzione di una prospettiva socialista in Italia.
4) In realtà, dunque, per noi non cambia nulla. Continueremo semplicemente il lavoro avviato ormai da diversi mesi. Un lavoro che ha prodotto il corteo del 25 aprile, quello del 18 giugno, il presidio a Radio Popolare, le iniziative contro la guerra e il lavoro teorico al nostro interno. Semplicemente quello che dovrebbe fare un partito comunista, a partire dai territori con cui deve confrontarsi. Non saremo certo così autoreferenziali da pensare che ciò sia sufficiente. Ma siamo sicuri che questa e solo questa sia la strada da percorrere. Il senso di questo scritto sta proprio qui: il nostro è un invito a tutti i compagni del Partito Comunista che non vogliono finire in piazza con Adinolfi, massoni e amici dei fascisti, a unirsi al nostro progetto. Lo stesso invito è rivolto a tutti coloro che del partito non facevano parte e con i quali abbiamo lavorato facendo qualche piccolo passo in avanti. Mentre il PC ci implorava di non parlare di NATO e di limitarci a dire “sì alla pace, no alla
guerra”, noi abbiamo gridato con forza “No all’imperialismo USA, fuori l’Italia dalla NATO” (come un cavallo azzoppato ora lo dicono anche loro. Ora che il vento si è un po’ placato). Siamo dunque pronti a collaborare (e già lo stiamo facendo) con tutti coloro che ritengono non più rimandabile la creazione di un fronte antimperialista per il socialismo.
5) Le reazioni scomposte di tanti che nel PC fanno la parte dei servi sciocchi sono uno specchio della deriva di questa organizzazione. Addirittura, a livello nazionale non hanno trovato nulla di meglio che descriversi come degli stalloni (bianchi) al galoppo che schiacciano delle zecche! Oppure, privatamente, gli insulti sessisti alla nostra segretaria regionale da parte di ragazzotti che non hanno la benché minima idea di cosa sia l’educazione comunista, ricadranno addosso come macigni a chi li ha proferiti. E ancora piccoli intellettuali autoproclamati che – dietro una postura alla Gramsci – nascondono altrettanto piccoli obiettivi da traffichini della politica. Oppure gente che non lavora da trent’anni e che mangia da sempre sulle spalle degli operai senza fare un millimetro in avanti nella lotta di classe. Con tutti questi ovviamente non abbiamo e non vogliamo avere nulla a che fare. Va da se, che per questi servetti, la ricostruzione di una virtuale sezione milanese sarà molto complicata."
 
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view post Posted on 5/8/2022, 22:01
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L'alleanza "Italia sovrana e popolare" la trovo indiscutibilmente di sinistra: il PC, i compagni di Patria Socialista, niente Donato, adesso niente Fusaro...
 
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view post Posted on 6/8/2022, 11:32

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CITAZIONE (i-pod keroro1 @ 5/8/2022, 23:01) 
L'alleanza "Italia sovrana e popolare" la trovo indiscutibilmente di sinistra: il PC, i compagni di Patria Socialista, niente Donato, adesso niente Fusaro...

Niente Fusaro ,donato ecc perché questi si sono tirati fuori , da parte del PC c'era stata più di una apertura e poi rimane comunque Ancora Italia.
 
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view post Posted on 6/8/2022, 15:51
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QUOTE (i-pod keroro1 @ 5/8/2022, 23:01) 
L'alleanza "Italia sovrana e popolare" la trovo indiscutibilmente di sinistra: il PC, i compagni di Patria Socialista, niente Donato, adesso niente Fusaro...

Prossime elezioni sono una farsa assoluta
 
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view post Posted on 6/8/2022, 18:24
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In compenso però ci sarà il fratello di Giovanardi

Comunque Fusaro mi pare sia uscito su posizioni, paradossalmente, "di sinistra" (almeno per quanto riguarda le questioni non simboliche) da quel partito. Figuriamoci quindi chi possono essere gli altri rimasti



Edited by Shokut L - 6/8/2022, 19:46
 
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view post Posted on 6/8/2022, 19:13
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QUOTE (Shokut L @ 6/8/2022, 19:24) 
In compenso però ci sarà il fratello di Giovanardi

Comunque Fusaro mi pare sia uscito su posizioni, paradossalmente, "di sinistra" (almeno per quanto riguarda le questioni non simboliche) da quel partito. Figuriamoci quindi chi possono essere gli altri rimasti


Fusaro è bravo fino a quando si tratta di analizzare aspetti sovrastrutturali della società, ma per il resto che è la parte più importante vuoto assoluto, sarà sempre bravo a fare critiche di un certo tipo alla società non a fare proposte reali. Detto questo Fusaro di sinistra non lo è lui stesso ha ammesso che destra e sinistra sono dicotomie superate
 
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view post Posted on 6/8/2022, 19:18
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Ma mica sto difendendo Fusaro, ho solo cercato di far comprendere il paradosso secondo il quale Fusaro, pur non essendo ovviamente di sinistra (anzi, io lo considero il teorico di quella piccola-borghesia reazionaria che rappresenta la riserva del fascismo) è meno peggio del resto di "Ancora Italia" che elogia i cardinali, Trump e che spera in una alleanza tra quest'ultimo e Putin contro i globalisti. E questi sono gli alleati di Rizzo
 
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view post Posted on 6/8/2022, 19:41
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QUOTE (Shokut L @ 6/8/2022, 20:18) 
Ma mica sto difendendo Fusaro, ho solo cercato di far comprendere il paradosso secondo il quale Fusaro, pur non essendo ovviamente di sinistra (anzi, io lo considero il teorico di quella piccola-borghesia reazionaria che rappresenta la riserva del fascismo) è meno peggio del resto di "Ancora Italia" che elogia i cardinali, Trump e che spera in una alleanza tra quest'ultimo e Putin contro i globalisti. E questi sono gli alleati di Rizzo

Infatti, nel video però Fusaro dice di appiattimenti a sinistra del partito quando lui invece insiste che non c' è nessuna dicotomia tra destra e sinistra . Secondo me non si rende nemmeno conto che questa confusione l' ha forse creata lui stesso. Quest' alleanza di Rizzo comunque è solo un tentativo di entrare in parlamento, non certo per mettere in pratica le battaglie secolari della sinistra, anche volendolo non avranno spazio
 
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view post Posted on 6/8/2022, 19:52
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nel video però Fusaro dice di appiattimenti a sinistra del partito quando lui invece insiste che non c' è nessuna dicotomia tra destra e sinistra .

Sì, infatti come ho detto "Ancora Italia" apparentemente potrebbe sembrare di sinistra dato che, a differenza di Fusaro, accetta simboli come la stella rossa. Ma in realtà il loro appoggio a Trump, a Putin e ad un'alleanza sovranista tra i due li fa essere di destra, anche più di Fusaro
 
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