Comunismo - Scintilla Rossa

Il fascismo rialza la testa con il suo razzismo

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babeuf
view post Posted on 18/12/2011, 15:03




www.youtube.com/watch?v=KfgNaO0ycG8&feature=relmfu

Da Bologna il presidio dei Senegalesi. Sentiamo che dicono loro sul fascismo.
 
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MDCCXCIII
view post Posted on 18/12/2011, 20:40




A parte che in quel video non si dice nulla sul fascismo, mi piace molto che tu, italiano, senta di doverti rivolgere ai senegalesi per sapere cos'è.
 
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babeuf
view post Posted on 18/12/2011, 21:18




Primo.Sei un ascoltatore poco attento.Ci sono almeno due passaggi del primo intervento che spiegano cosa e' il fascismo.
Due. Si' , nonostante abbia una discreta biblioteca sul fascismo, mi interessa sapere cosa ne pensano lavoratori stranieri che sperimentano il razzismo quotidianamente.


CITAZIONE (MDCCXCIII @ 18/12/2011, 20:40) 
A parte che in quel video non si dice nulla sul fascismo, mi piace molto che tu, italiano, senta di doverti rivolgere ai senegalesi per sapere cos'è.

 
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MDCCXCIII
view post Posted on 19/12/2011, 10:25




CITAZIONE (babeuf @ 18/12/2011, 21:18) 
Ci sono almeno due passaggi del primo intervento che spiegano cosa e' il fascismo.

:lol: allora dai, trascrivili che voglio erudirmi!
 
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babeuf
view post Posted on 19/12/2011, 13:22




..Mi dispiace 1793, ma con te e' troppo difficile :B):
 
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MDCCXCIII
view post Posted on 19/12/2011, 13:25




CITAZIONE (babeuf @ 17/12/2011, 16:41)

CITAZIONE (babeuf @ 18/12/2011, 12:21) 
http://www.repubblica.it

Gli antifascisti si scoprono repubblichini

CITAZIONE (babeuf @ 19/12/2011, 13:22) 
..Mi dispiace 1793, ma con te e' troppo difficile :B):

Coglione, dimmi cosa si dice del fascismo in quel video, visto che mi è sfuggito.
 
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babeuf
view post Posted on 19/12/2011, 14:18




No, mi dispiace con una persona dal linguaggio cosi' forbito e che padroneggia tutto il pensiero occidentale non sono in grado di discutere. :B):
Repubblichino...sei anche straordinariamente ironico :D
 
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Ceskystev
view post Posted on 19/12/2011, 14:31




No babeuf, di fascismo non si parla quasi per niente, ma comunque c'è un ottimo spunto di riflessione che uno degli stranieri intervistati ci ha dato, cioè il fatto che negli ultimi 20 anni la politica ha cercato di utilizzare il fenomeno immigrazione come capro espiatori per i veri difetti del capitalismo che in Italia si stanno accrescendo e sono oramai insopportabili. Così qui così in molte parti d'europa l'immigrazione è favorita dai governi per la manodopera a basso costo ufficiosamente e ufficialmente vengono inserite queste marionette che cercano di far concentrare l'odio tra sfruttati per il bene degli sfruttatori.
 
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MDCCXCIII
view post Posted on 19/12/2011, 14:35




CITAZIONE (babeuf @ 19/12/2011, 14:18) 
No, mi dispiace con una persona dal linguaggio cosi' forbito e che padroneggia tutto il pensiero occidentale non sono in grado di discutere.

Allora visto che non vuoi ammettere di aver detto una cazzata te ne stai bannato per 12 giorni, dato che non fai altro che disturbare il mio lutto.
 
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Psilocibe
view post Posted on 21/12/2011, 12:26




Per tutti i compagni della zona di Roma e provincia ricordo l'assemblea antifascista nella sede storica dell'Alberone il 22 dicembre alle ore 19.
Roma ha dato fino ad ora una risposta molto sottotono e ora dobbiamo capire come arrivare alla data del 7 gennaio.
Avanti compagni cercate di alzarvi dal computer!
 
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view post Posted on 19/4/2012, 13:45

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Imbavagliati e rimpatriati
Scotch sulla bocca a due clandestini.




La foto dei tunisini imbavagliati sul volo Alitalia, scattata da un passeggero indignato.

Imbavagliati con una mascherina ospedaliera fissata grazie a del nastro adesivo marrone e bloccati con fascette di plastica intorno a mani e piedi. In questa inumana condizione, l'Alitalia ha trasportato su un proprio aereo due tunisini che il nostro Paese ha fatto rimpatriare il 17 aprile.
La denuncia è arrivata tramite la pubblicazione su Facebook di alcune foto rubate a bordo del velivolo da parte del filmaker Francesco Sperandeo, un passeggero rimasto indignato del trattamento riservato ai due stranieri.
E subito sono arrivate le reazioni di protesta. Stefano Pedica, vice presidente della Commissione affari europei e componente della Commissione affari esteri al Senato, ha annunciato un'interrogazione parlamentare a riguardo, commentando: «È indecente». Il presidente della Camera Gianfranco Fini che ha chiesto al governo di «riferire con la massima urgenza».

HOSTESS E POLIZIA: «È UN TRATTAMENTO NORMALE». Seduti in fondo al volo Roma-Tunisi delle 9.20, e nell'indifferenza degli altri passeggeri, i tunisini erano completamente legati e avevano mascherina e nastro da pacchi sulla bocca. Quando Sperandeo ha chiesto agli assistenti di volo Alitalia delle spiegazioni sul perché di questo strano trattamento, si è sentito rispondere che si trattava di una normale operazione di rimpatrio condotta dalla polizia. Uguale risposta l'uomo ha ricevuto dagli stessi agenti che accompagnavano gli espatriati.

IL FOTOGRAFO: «TRATTATI IN MODO DISUMANO». Rimasto sconvolto dalla situazione, il filmaker è riuscito a scattare di nascosto una fotografia ai due e l'ha pubblicata su Facebook, scrivendo in un post: «Due cittadini tunisini respinti dall’Italia e trattati in modo disumano. Nastro marrone da pacchi attorno al viso per tappare la bocca ai due e fascette in plastica per bloccare i polsi. Questa è la civiltà e la democrazia europea».
Nel suo intervento Sperandeo ha proseguito: «Ma la cosa più grave è stata che tutto è accaduto nella totale indifferenza dei passeggeri e alla mia accesa richiesta di trattare in modo umano i due mi è stato intimato in modo arrogante di tornare al mio posto perché si trattava di una normale operazione di polizia». «Normale???» ha concluso, «Sono riuscito comunque a rubare una foto! Fate girare e denunciate!».
Rapidamente l'immagine ha avuto oltre mille condivisioni sul social network e la notizia è stata segnalata da Repubblica.it che ha anche contattato lo stesso Sperandeo il quale ha confermato i fatti: «Sulla bocca era applicata una mascherina da ospedale, fermata con del nastro adesivo e i due tunisini erano seduti separati, uno da una parte uno dall'altra nelle ultime file del velivolo».

LA REAZIONE, PEDICA: «FORTEMENTE INDIGNATO». Con la diffusione della notizia sono anche arrivate le prime reazioni. Dopo avere annunciato l'interrogazione parlamentare Pedica ha dichiarato: «Sono fortemente indignato per il comportamento di funzionari dello Stato italiano, i quali hanno persino risposto a un reporter, casualmente sullo stesso volo, che sono sistemi di routine».
Il vice presidente ha poi continuato: «Neanche a Guantanamo abbiamo assistito a soprusi del genere. In violazione dei più elementari diritti umani, ma anche di un normalissimo senso comune di umanità e di vivere civile».

MANGANELLI CHIEDE RESOCONTO. Dell'accaduto si è interessato anche il capo della Polizia Antonio Manganelli, che ha già chiesto una prima relazione all'ufficio di polizia di frontiera dell'aeroporto di Fiumicino, per poi valutare eventuali accertamenti successivi.
Una prima ricostruzione però sarebbe già stata messa a disposizione degli investigatori. I due passeggeri non sarebbero stati tunisini ma algerini, che avrebbero fatto scalo tecnico a Roma con un volo che da Tunisi doveva portarli in Turchia. Arrivati a Fiumicino la mattina del 15 aprile, avrebbero rifiutato per due volte di imbarcarsi sul volo diretto in Turchia.
Decisione che avrebbe fatto così scattare la procedura di respingimento, che, da protocollo, prevedeva di riportarli nel luogo dal quale sono partiti, in questo caso Tunisi.

LA MASCHERINA UNA PROCEDURA DI SICUREZZA. La decisione di mettere loro una mascherina fermata con il nastro adesivo sarebbe stata presa per la sicurezza degli altri passeggeri: gli immigrati, infatti, tentavano di ferirsi la bocca mordendosi, per poi sputare il sangue addosso agli altri passeggeri ed evitare così l'imbarco.

NAZIONI UNITE: «MAI VISTO COSE DEL GENERE». Anche se, nella fotto diffusa da Sperandeo, lo scotch non è stato applicato sulla mascherina, ma direttamente sulla bocca.
Del resto la portavoce in Italia dell'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr), Laura Boldrini si è detta stupita dalla vicenda: «Mi auguro che si tratti di un caso isolato. Nella mia esperienza non ho mai visto cose di questo tipo».
Mercoledì, 18 Aprile 201


Giovane rom nato e cresciuto in Italia,
ma per il giudice di Milano deve essere espulso


Quando ieri sera è atterrato a Belgrado deve essersi sentito spaesato. Perché Dejan Lazic, in Serbia, prima d’ora non c’era mai stato. Eppure l’hanno caricato su un aereo. E l’hanno portato fin lì, dopo l’espulsione dall’Italia, il Paese dove è nato 24 anni fa e dove finora era sempre vissuto. Non aveva un permesso di soggiorno, però. Così ha dovuto lasciare la sua famiglia, di etnia rom, e andarsene. Non ha potuto nemmeno aspettare che il giudice decidesse sul suo ricorso.

E’ nato a Moncalieri, il giovane Dejan. Vicino a Torino. Da piccolo ha pure frequentato le scuola elementare. In modo sporadico. Non l’ha finita a dire il vero, come a volte capita ai figli dei nomadi. Quando ha compiuto 18 anni non ha chiesto la cittadinanza italiana, forse non sapeva nemmeno di averne diritto. Poi una vita fatta di espedienti, piccoli lavoretti. Nulla di fisso. Una condanna a 5 mesi di carcere per un tentato furto. All’uscita di prigione è stato portato in questura e gli è stato notificato un decreto di espulsione. Da alcune settimane era rinchiuso nel Cie di via Corelli, a Milano. Il 20 marzo scorso il giudice di pace del capoluogo lombardo ha confermato che nel centro di identificazione ed espulsione dovesse rimanerci, per poi essere spedito lontano. Eppure solo due giorni dopo, a Modena, un altro giudice ha stabilito che i figli di stranieri, pur senza permesso di soggiorno, non possono essere trattenuti nei Cie, se sono nati in Italia. La legge Bossi-Fini a loro non si applica. Così Andrea e Senad Seferovic, due fratelli di 23 e 24 anni, sono stati liberati. Sono di origine bosniaca, non hanno alcuna cittadinanza, ma sono nati e cresciuti a Sassusolo.

A Dejen, però, è andata in modo diverso. I suoi legali Eugenio Losco e Mario Straini hanno presentato ricorso. L’udienza si terrà il 3 maggio, ma Dejan è stato espulso prima. Ora è in Serbia, il Paese di origine dei suoi genitori. “Ma lui, la Serbia, non sa nemmeno cosa sia – denuncia l’avvocato Losco -. Non è mai vissuto là, è sempre stato in Italia, anche se non aveva un regolare permesso di soggiorno”. Dejan non sapeva cosa aspettarsi da Belgrado. Non conosce nessuno lì: i suoi parenti vivono in Italia da anni. Il padre, scomparso l’anno scorso. La madre, che abita insieme al fratello, custode in un’autorimessa nella zona di San Fruttuoso a Monza.

“Nel decreto di espulsione – fa notare Losco – è scritto che il giovane si è sottratto ai controlli alle frontiere”. Una dichiarazione firmata dallo stesso Dejan, che però nemmeno ha capito che cosa c’era scritto sul foglio: “E’ analfabeta – spiega il legale -. E non può essere entrato in Italia attraversando il confine, lui è sempre vissuto qua”. Se il giudice accoglierà il ricorso, Dejan potrà ritornare. Ma non è detto che poi riuscirà a ottenere il permesso di soggiorno. O a diventare cittadino italiano: avrebbe dovuto farne richiesta al compimento del diciottesimo anno di età. C’è un vuoto legislativo, secondo Losco, da riempire con l’introduzione dello ius soli, ovvero il diritto di cittadinanza a chi è nato nel nostro Paese: “Non mi pare giusto – dice l’avvocato – che una persona che nasce e vive qui debba aspettare 18 anni per avere tale diritto”.

Una posizione simile l’ha espressa anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, quando lo scorso novembre si è augurato che “in Parlamento si possa affrontare la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri. Negarla è un’autentica follia, un’assurdità”. In questa direzione è andata la decisione del giudice di Modena. Per Dejan, invece, non c’è stato nemmeno il tempo di aspettare l’esito di un ricorso.
19 aprile 2012.

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/18...esciuto/205257/
 
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Max86
view post Posted on 20/4/2012, 17:37




http://www.nocensura.com/2012/04/polizia-v...rter-della.html

Polizia vs Giovane Reporter: "Della Costituzione me ne sciacquo le palle"
mmmmm niente di strano gia lo fanno i loro padroni.
 
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-Bardo-
view post Posted on 27/5/2012, 15:46




Un pò vecchiotti, ma sempre validi.

Buon 1922 a tutti!
Giovedì 19 Aprile 2012 15:24 cau

18 Aprile del 1948: sconfitta del Fronte Popolare e vittoria della Democrazia Cristiana.


Iniziò un decennio durissimo, che la storiografia ignora deliberatamente: un decennio di riabilitazione dei funzionari fascisti, di forte repressione nelle fabbriche e nelle piazze, un decennio in cui la FIAT allestiva i reparti confino per gli operai della CGIL e le questure schedavano non solo comunisti e socialisti, ma addirittura i cattolici di sinistra, e con quella schedatura col cazzo che vincevi un concorso pubblico.

Il fascismo reale, inteso come dominio incontrastato del grande capitale, è continuato più forte di prima, calpestando il sangue dei partigiani morti: c'era da rilanciare l'accumulazione, c'era da evitare il rischio - tutto teorico - che l'Italia passasse "dalla parte sbagliata", quella del blocco sovietico. La base militante della CGIL e del PCI ha pagato con manganelli e repressione, i partigiani "irriducibili" con esili che sapevano di espulsioni, gli alti dirigenti del partito, invece, collaborarono.

Nel 1960, a Genova, gli operai e gli studenti squarciano la cappa, inaugurando la grande stagione di lotte operaie che si conclude nel 1980, il ventennio d'oro che ci ha fatto guadagnare libertà, diritti, salari più giusti. Il ventennio finì, la lotta di classe dall'alto riprese, il cerchio, aperto allora, si avvia alla chiusura di nuovo.

Con l'inserimento del vincolo del pareggio di bilancio in Costituzione, votato a larghissima maggioranza dal Parlamento e sostenuto dalla quasi totalità dei media, si ribadisce formalmente quello che era già noto materialmente, e si riportano le lancette della storia agli anni '50, se non più indietro.

Non si chiamano diktat dell'Unione Europea, della Germania, delle banche, di chi cazzo volete voi: si chiama dittatura del capitale. E la risposta non si chiama democrazia, riforme, giustizia, legalità: si chiama lotta di classe.


Buon 1922 a tutti.

Fonte: http://caunapoli.org/index.php?option=com_...icati&Itemid=80


Fascismo e capitale: fascismo reale.
Martedì 24 Aprile 2012 23:42 cau


Inutile scomodare Marx per capire in che senso, in questo sistema di produzione, sempre più il lavoro è direttamente proporzionale all’annullamento della persona, alla sua estraniazione. Inutile scomodare Marx per capire come, in una fase di crisi, si ricerchi incessantemente un aumento dell’accumulazione della ricchezza da parte dei padroni, che è direttamente proporzionale al crescere dello sfruttamento qualitativo e quantitativo della forza lavoro.

Inutile perché basta volgere lo sguardo alla nostra città, basta leggere con un po’ di attenzione i giornali per capire come tutti i tentativi di riforma, pensati per trainare l’Italia “fuori” dalla crisi, in sostanza non corrispondano ad altro che a un acuirsi delle condizioni di sfruttamento sia diretto, sui posti di lavoro, che indiretto, attraverso il taglio e la deregolamentazione di tutte le forme di tutela sociale legate al lavoro e conquistate con le lotte nei decenni trascorsi.

In tal senso abbiamo scritto pochi giorni fa “buon 1922 a tutti!” e in effetti, sembra, a uno sguardo attento, di fare un balzo nel passato: quel connubio inscindibile tra potere politico e potere economico, in momenti di crisi, mostra tutta la sua consistenza e mette a nudo qualsiasi tentativo di composizione del dissenso. “Reparti confino” alla FIAT per isolare i lavoratori più “scomodi”; forme di controllo e sottomissione dei lavoratori tramite sistemi come quello dell’ “acquario di Pomigliano”, in cui i lavoratori, a fine turno, dopo 10 ore fuori casa, sono costretti, al cospetto delle gerarchie aziendali, ad ammettere i propri “peccati” e giurare che non lo faranno più (pena naturalmente la possibilità di licenziamento dopo tre “peccati”… è il piano Marchionne signori, non è fantascienza!). E ancora: si attacca l’articolo 18 per rendere più semplice il licenziamento e quindi poter gestire la manodopera ad uso esclusivo della produttività e del profitto (il che, si intende, significa anche poter cacciare chi non si allinea); deregolamentazione e distruzione di tutte le forme di ammortizzatori sociali, dalle pensioni alla cassa integrazione, arrivando alla distruzione dei servizi pubblici dai trasporti alla sanità pubblica.

Siamo nel 1922? No, siamo nel 2012, ma il buon vecchio sistema rimane lo stesso e le buone vecchie maniere si affinano ma non cambiano. La contraddizione principale rimane quella tra il capitale e il lavoro e il buon vecchio conflitto delle classi, al momento si sta giocando ad armi impari.

È proprio partendo da esperienze dirette come quelle dei reparti confino alla FIAT di Pomigliano, degli acquari nello stabilimento FIAT e del tentativo di tenere fuori i sindacati non allineati alle direttive padronali, nella cornice di una continuità del fascismo reale, inteso come dominio incontrastato del grande capitale, parleremo lunedì 30 Aprile, ore 17, Spazio Me-Ti (via atri, 6), proprio mentre ci apprestiamo ad un nuovo primo maggio, con Clash City Workers (collettivo di inchiesta sul mondo del lavoro) - il significato generale dell'attacco al mondo del lavoro nel 2012 / Vittorio Granillo (ex-operaio FIAT) - la questione dei "reparti confino" / Domenico Loffredo (Operaio FIAT Pomigliano) - gli "acquari" di Marchionne / Giuseppe Aragno (storico) - continuità del fascismo come dominio del capitale sul lavoro

Fonte: http://caunapoli.org/index.php?option=com_...:antifascismo&I temid=65


da www.comunistisinistrapopolare.com/?p=2651

Il leninismo è l'unica formula per battere il capitalismo, per questo viene demonizzato
dichiarazione di Marco Rizzo - segretario di Csp-Partito Comunista
18/04/2012


La proposta di Gianni Alemanno di una "purga toponomastica", togliendo la Via e la Piazza Lenin dalle strade della capitale, non è solo un problema ideologico e storico. Non è un caso che il sindaco di Roma abbia usato il palcoscenico della presentazione di un libro "Scacco allo Zar" che, pur da orizzonti diversi, ricordava l'attualità del pensiero leninista per una proposta che indica quest'ultimo come il nemico vero da battere.

In un qualche modo non si può dare torto ad Alemanno: questo capitalismo in crisi non può certo esser battuto da sinistre color fuxia o da improbabili indignados. Solo la ricostruzione di un moderno Partito Comunista di matrice marxista-leninista può impensierire per davvero i capitalisti USA e UE , che stanno distruggendo il pianeta, impoverendo i popoli e che ci porteranno altrimenti ad una nuova guerra mondiale.

Peraltro, anche storicamente, solo i partiti comunisti, di matrice leninista, hanno saputo sconfiggere il loro avversario in Russia, in Cina, in Corea, in Vietnam, a Cuba, in Angola, in Mozambico. Non ci risulta nessun luogo dove anarchici, socialisti rivoluzionari o quant'altro abbiano saputo rivoluzionare effettivamente una società. Può piacere o non piacere, ma il leninismo è l'unica formula per battere il capitalismo e per questo viene demonizzato.

Video
(Questa è per sdrammatizzare.. :D )
 
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Yuri Gagarin
view post Posted on 2/7/2012, 17:46





IL LAVORO SPORCO DEI FASCISTI DEL TERZO MILLENNIO

Inchiesta. Le connessioni tra organizzazioni criminali e fascisti riportano a galla episodi apparentemente scollegati tra loro, ma che hanno invece come costante la presenza di ex militanti neofascisti, dei Nar o di altri gruppi, in attività legate alla malavita sia a livello “alto” che nel lavoro sporco propriamente detto, anche nel “terzo millennio”.



Se negli anni della “guerra a bassa intensità” (la stagione delle stragi) i fascisti sono stati usati come manovalanza dagli apparati dello stato e dai servizi statunitensi in funzione anticomunista, i fascisti del “terzo millennio” come amano definirsi, sembrano aver assunto un ruolo di “cerniera” tra il lavoro sporco legale e il lavoro sporco illegale.
Il primo – quello legale - si è materializzato con l'ingresso di moltissimi fascisti in tutti i gangli interni o collaterali al PdL sia a livello locale che nazionale. Il perchè è spiegato molto chiaramente dal fascista di Terza Posizione, Marcello De Angelis in una intervista pubblicata nel recente nel libro di Nalbone e Russo Spena “I ripuliti”. De Angelis, ex direttore della rivista della destra sociale Area e adesso direttore de Il Secolo d'Italia, così spiega l'entrismo di tanti fascisti nel PdL: “Per noi Berlusconi ha avuto un ruolo strumentale. Scherzando – ma neanche troppo – un giorno spiegai ad un ex Pci, deputato alla Camera, che per noi Berlusconi è la dittatura del proletariato, quella situazione teoricamente non auspicabile ma necessaria come passaggio, come momento di transizione, per arrivare “all'anno zero”. Sulla base di questo ragionamento, abbiamo verificato come i vari gruppi fascisti si siano ricollocati dentro i gruppi consiliari, parlamentari o i consigli di amministrazione di società municipalizzate o statali in quota PdL. Altri fascisti si sono invece ricollocati a ridosso di questi ambiti istituzionali ottenendone copertura politica e cospicui finanziamenti. Con questi soldi hanno aperto sedi e circoli in tutto il paese, ma soprattutto hanno potuto assicurare un reddito a decine di attivisti a tempo pieno con i quali riempire l'agenda politica con le loro iniziative “esemplari”. Il fenomeno più emblematico è quello dei nietzscheani di destra di Casa Pound (definiti appropriatamente Cassa Pound) che hanno teorizzato e saputo praticare con una certa efficacia questo collateralismo economico ed istituzionale affiancandolo ad una estetica del gesto molto dannunziana.
Ma se i business-squadristi di Casa Pound tengono a segnare la loro discontinuità con l'attivismo neofascista dei decenni precedenti (che ci riescano è un altro conto), organizzazioni più tradizionaliste come Forza Nuova e Fiamma Tricolore, si muovono invece in piena continuità. La prima dispone di ingenti risorse economiche (sul tesoretto di Fiore & c. esiste una montagna di pubblicazioni) e questo la pone come “primus inter pares” nelle iniziative di “area” (come viene definito il milieu neofascista attivo) e nutre ambizioni politiche a livello nazionale ed europeo. La destra istituzionale “coccola” continuamente Fn come bacino elettorale e spesso gli affida il lavoro sporco nei territori. La seconda arranca, compete e invidia la prima e imbarca i settori più oltranzisti e ambisce a rappresentare la continuità con il Msi di Almirante. Una operazione analoga a quella de La Destra di Storace e Bontempo che conducono una campagna di logoramento sui fianchi degli ex An transitati nel PdL, sono sempre stati nel “cuore” di Berlusconi e non nascondono di voler diventare il perno di un movimento reazionario di massa che possa approfittare delle conseguenze sociali della crisi economica per indicare soluzioni reazionarie di fronte allo strapotere delle banche, delle istituzioni europee e dei governi tecnici. “Nella coalizione di centrodestra non saremo sudditi di nessuno, e le alleanze che eventualmente ci saranno, serviranno per fare una politica di destra, sociale, per l’Italia” ha tuonato Storace in occasione della recente manifestazione nazionale de La Destra sui temi della crisi, delle banche e del governo Monti.



Il rischio di un movimento reazionario di massa

I fascisti del “terzo millennio”, così si definiscono, puntano a costruire soprattutto nelle metropoli socialmente devastate e conflittuali come Roma e Napoli o nel Meridione, un insediamento stabile per la loro presenza, così come sono riusciti a fare in questi anni in numerose città italiane di piccole o medie dimensioni (in particolare a Verona e in alcuni “cuori neri” della Toscana). Nel Nord invece soffrono la competizione e la concorrenza con il blocco reazionario della Lega,dentro la quale si sono pure riciclati parecchi fascisti in “libera uscita” e che oggi frizionano non poco con la leadership leghista (vedi Tosi a Verona). La manifestazione convocata a novembre a Napoli, ad esempio, doveva servire ai fascisti di Casa Pound per occupare un edificio e stabilizzare così la loro presenza. In quel caso però la pronta e decisa reazione degli antifascisti napoletani ha complicato parecchio la tabella di marcia dei fascisti. Come si spiega questa determinazione a voler mettere le mani e i piedi nelle principali aree metropolitane? Casa Pound, in questi anni ha varato un sistema che somiglia molto ad una sorta di franchising, aprendo in molti centri urbani di grandi e piccole dimensioni proprie sedi e coordinandone le attività a livello centrale. Una diffusione capillare che rivela l'estensione della rete nera e la consistenza degli appoggi economici, istituzionali e politici di cui gode.

Ma a cosa possono essere utili i fascisti “nel terzo millennio”? Non essendoci all'orizzonte rivoluzioni proletarie o l'Armata Rossa pronta ad abbeverare i cavalli nelle fontane di piazza San Pietro, come si spiega l'esistenza, il rafforzamento, il sostegno che ricevono i gruppi neofascisti da parte di settori non irrilevanti della borghesia italiana?

Casa Pound è in qualche modo il braccio culturale-militare principale di una rete nera a volte conflittuale e mutevole al suo interno. Lo è, perchè ha costruito un modello efficace di radicamento e penetrazione nel territorio che si fonda sulla estetica del gesto (a metà tra l'azione dannunziana e Nietzsche), occupazioni e stabilizzazione di sedi pubbliche, rastrellamento di cospicui finanziamenti pubblici o “privati” che consentono di avere gruppi di attivisti a tempo pieno, attività culturali spregiudicate e trasversali (alle quali abboccano, a volte e come cretini, anche personaggi noti nella “sinistra”). In sostanza Casa Pound sta operando e si sta candidando – anche in competizione con altre organizzazioni fasciste - ad essere il nerbo di un eventuale movimento reazionario di massa che un pezzo di borghesia italiana - travolta e indebolita dalla crisi e dalla gerarchizzazione in corso nell'Unione Europea – potrebbe voler scatenare nel paese sia contro le forze della sinistra (ritenute nemiche per storia, dna e princìpi), sia contro un altro pezzo di borghesia (come quella aggregatasi intorno al governo Monti) che punta invece ad agganciarsi al nucleo duro franco-tedesco, sacrificando non solo i diritti sociali e dei lavoratori ma anche gli interessi “nazionali” di una parte della borghesia stessa, quella più debole e inadeguata a reggere la competizione globale.

Le due facce del “lavoro sporco”

Avere a disposizione una rete organizzata a e diffusa di uomini neri a tempo pieno, pronti a fare il lavoro sporco in tutti i sensi, capace di esercitare un minimo o un massimo di egemonia culturale sui settori sociali colpiti dalla crisi (ed in particolare tra i giovani e le classi medie penalizzate dalla crisi) è il ruolo che è stato affidato ai fascisti. Per questo vanno contrastati in ogni città e in ogni luogo, soprattutto tra i settori popolari oggi fortemente disgregati e privati di una identità di classe decisiva per scegliere una opzione di resistenza alla crisi piuttosto che una reazionaria. Lo abbiamo fatto – e a ragion dovuta – nei decenni scorsi. Dobbiamo continuare a farlo anche dentro questa fase politica caratterizzata da una crisi di civiltà del sistema capitalistico del quale – checchè ne dicano nei loro documenti – i fascisti si sono sempre rivelati alla fin fine uno strumento.
Il mosaico neofascista appare ancora frammentato e rissoso al suo interno. I tentativi di arrivare a momenti unitari (vedi l'ultimo anniversario di Acca Larentia a gennaio) sono falliti per l'aspra competizione interna ed è volata anche qualche revolverata alla gambe tra “camerati”, tanto per non smentirsi. Ma l'arruolamento e l'entrismo nel Pdl di molti fascisti, ha in qualche modo sussunto il “lavoro sporco” dentro i livelli istituzionali legalizzandolo dentro gli interstizi del sistema stesso.
Un ruolo diverso hanno invece i fascisti che devono fare da cerniera con il lavoro sporco illegale. E qui si conferma una contiguità tra fascisti e organizzazioni criminali che risale ai decenni precedenti, quando tale contiguità veniva in qualche modo sostenuta e agevolata dagli apparati dello stato impegnati nella guerra sul fronte interno contro comunisti, sindacati e intellettualità progressista.
Emblematico è quanto afferma il fascista Roberto Cavallaro (cooptato dai servizi segreti militari statunitensi e da quelli italiani ad essi collegati) nella deposizione svolta in aula nel 2010 al processo per la strage di piazza della Loggia a Brescia del 1974. Cavallaro ha rivelato ad esempio che “Con l'operazione Blue moon si voleva promuovere la diffusione di droga per limitare la ribellione dei giovani” e che questa operazione (Blue Moon) era incentivata dai servizi segreti italiani in collaborazione con quelli statunitensi. Una affermazione inquietante ma non certo sorprendente. L'esplosione del mercato dell'eroina in Italia avviene proprio nella seconda metà degli anni '70 e gli effetti furono devastanti su moltissimi militanti e attivisti della sinistra extraparlamentare oltrechè tra i giovani dei quartieri popolari. Che i fascisti avessero un ruolo non secondario nello spaccio dell'eroina già all'epoca fu qualcosa di più che una intuizione. Due giovani militanti milanesi, Fausto e Iaio, sono stati uccisi nel marzo del 1978 proprio perchè avevano compreso e stavano investigando su questa connessione.
Ma il lavoro sporco dei fascisti non si è certo esaurito con gli arresti, le fughe all'estero negli anni Ottanta quando come tutti gli stracci vennero sacrificati dal sistema politico che li aveva utilizzati a piene mani in funzione anticomunista. Nel terzo millennio infatti i fascisti stanno mettendo a profitto le relazioni che hanno intrecciato, le coperture di cui hanno goduto e continuano a godere negli apparati dello stato ma anche le “professionalità” che hanno accumulato nel lavoro sporco in Italia e all'estero (dal Libano alla ex Jugoslavia, dalla Bolivia all'Europa dell'Est fino all'Africa). Negli anni scorsi abbiamo definito questi network come la “rete degli uomini neri”. Adesso arrivano conferme che costoro non erano solo una suggestione ma una realtà con la quale le forze progressiste e gli antifascisti del XXI Secolo devono fare i conti. Gli avvenimenti di cronaca nera degli ultimi quindici mesi possono aiutarci a capire molte cose.

Piste nere nella malavita organizzata

Nella guerra di mala che ha insanguinato la capitale, a novembre 2011 ci sono stati due omicidi “mirati” a Ostia: quelli di Giovanni Galleoni – noto come “Bafficchio” - e di Francesco Antonini conosciuto come “Sorcanera”. I due sono stati uccisi a Nuova Ostia la sera del 23 novembre scorso. I due uccisi erano legati in passato alla Banda della Magliana e in particolare a Paolo Frau – detto “Paoletto” – a sua volta ucciso a Ostia nel 2002 e coinvolto anche nel processo per l’assassinio di Mino Pecorelli, il giornalista ucciso nel marzo del 1979. A fare il suo nome era stato Antonio Mancini, altro elemento di spicco della banda della Magliana ed ora “collaboratore di giustizia”. Nel 2008 invece era stato ucciso ad Acilia, un altro boss come Salomone.
Per il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, responsabile della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, titolare delle indagini assieme al pm Carlo La Speranza, il duplice omicidio di Ostia “È stato uno scontro evidente tra due gruppi criminali molto forti, uno scontro di un certo livello”. “Le due vittime - prosegue Capaldo - erano due personaggi profondamente inseriti nel contesto della criminalità organizzata di un certo significato, non marginale, insediata anche a Roma nel traffico di droga e usura, già coinvolti in episodi di sangue e conflitti tra bande”.
Ma proprio a Ostia, esattamente due anni prima (dicembre 2009), i carabinieri avevano condotto una vasta operazione denominata Los Moros 2008-Madara 2008 – in cui vennero effettuati 36 arresti, di cui 31 italiani, 4 spagnoli e un bulgaro, per il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo hashish e cocaina.
Questa operazione e i successivi sequestri di beni, hanno assegnato un duro colpo all’organizzazione criminale del boss di Ostia Carmine Fasciani. Tra gli arrestati figuravano Silvia Bartoli, la moglie del boss di Ostia, e un certo Alberto Piccari. Quest'ultimo è noto come esponente neofascista dei Nar. Piccari viene ritenuto un “membro importante” nel gruppo originario dei Nar, alla pari di Gilberto Cavallini, Luigi Ciavardini, Massimo Carminati, Franco Anselmi, Walter Sordi ed altri. Picccari venne arrestato il 23 ottobre del 2001 e accusato di porto e detenzione illegale di armi. Le armi erano in ottimo stato di efficienza. Quando nel dicembre del 2009, i carabinieri lo fermano nel quadro dell'indagine “Los Moros”, si trovano di fronte ad una vecchia conoscenza ma più nell'ambito dei gruppi neofascisti che in quelli della criminalità.
Ma non è l’unica sorpresa. C’è qualcosina di ancora più importante. La telefonata intercettata tra il boss di Ostia, Carmine Fasciani e lo spregiudicato “imprenditore-finanziere” nero Gennaro Mokbel è ormai nelle cronache. Nella telefonata con Fasciani, Mokbel si vanta di aver speso più di un milione di euro per far uscire dal carcere la coppia nera per eccellenza: Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, tra i fondatori dei Nar. Non solo. Il Ros dei Carabinieri ha accertato "i contatti del Mokbel con Carmine Fasciani, noto esponente della criminalità organizzata romana, dal quale ha ricevuto l´assicurazione di poter svolgere in modo indisturbato la campagna politica nella zona di Ostia". E’ ampiamente documentato poi il “cameratismo” tra Gennaro Mokbel (il quale, per l'importanza che gli assegnano gli inquirenti merita una parte speciale nella nostra inchiesta) e il killer fascista Antonio D’Inzillo, coinvolto nella sanguinosa resa dei conti dentro la Banda della Magliana, nel traffico di diamanti dall'Uganda e “misteriosamente” morto nel 2008 in Kenya. La fitta ragnatela di affari del faccendiere fascista Gennaro Mokbel lo porta direttamente a contatto con la Finmeccanica, il colosso dell'industria militare italiana ed a fare da tramite tra Finmeccanica e Mokbel sarà Lorenzo Cola, uomo che molte fonti ritengono legato ai servizi segreti militari italiani.


Si potrebbero poi mettere in fila poi altri recenti fatti di cronaca: l’uccisione del broker Roberto Ceccarelli l’8 aprile 2011; il ferimento di Andrea Antonini consigliere municipale di Casa Pound il 14 aprile 2011; il ferimento del fascista Francesco Bianco ai primi di gennaio 2012 a Tivoli, il coinvolgimento dell’ex fascista dei Nar Pierfrancesco Vito nella vicenda del broker nero Gianfranco Lande (Il “Madoff” dei Parioli).
Andrea Antonini, 40 anni, consigliere del ventesimo municipio appartenente al gruppo misto ex Destra sociale, nonché coordinatore regionale di Casa Pound, era infatti stato ferito da ignoti il 14 aprile di quest'anno. Antonini aveva da poco lasciato la sede del municipio e si era poi allontanato in sella al motorino. Sulla via Flaminia, all'altezza del Centro Euclide, due uomini in moto, con il volto coperto dal casco integrale, si sono accostati a lui: quello sul sellino posteriore lo ha colpito sulla coscia sinistra, con una pistola sparachiodi. Gli aggressori si sono poi dileguati immediatamente.
La militanza tra i neofascisti di Antonini era iniziata nel Fronte della Gioventù, ricoprendo incarichi dirigenziali nella stessa organizzazione. Nel 2002 era stato chiamato dall'allora presidente della Regione Lazio, Francesco Storace, a far parte della sua segreteria politica, incarico che ricoprirà fino al 2005. Nello stesso anno era entrato in CasaPound e in seguito ne assumerà il ruolo di vice-presidente. Sempre nel 2008 viene eletto consigliere con delega allo sport nel municipio Roma XX, dei quartieri tradizionalmente di destra, come Cassia, Flaminia e Collina Fleming. Collaboratore del mensile Occidentale e del periodico Fare Quadrato, è un impiegato dell'Astral e dirigente sindacale Ugl.


Sempre ad aprile – ma sei giorni prima - viene invece ucciso a Roma un “broker”, Roberto Ceccarelli, anche lui con frequentazioni a cavallo tra gli ambienti della estrema destra e la criminalità. La pista investigativa su questo omicidio, vede accusati due personaggi piuttosto border line come Attilio Pascarelli e suo nipote Daniele Pezzotti, ma viene ritenuta poco credibile dagli inquirenti. Una parte dell'inchiesta conduce invece all'Egp di Gianfranco Lande, il famoso Madoff dei Parioli ormai noto per aver truffato i vip del ricco quartiere della capitale. Il cognome Ceccarelli ricorre infatti in almeno quattro conti coperti della seconda lista dei 500 clienti di Lande cui erano affidate le operazioni più scottanti. Ceccarelli è una figura molto complessa vicina anche ad ambienti di estrema destra. Nel 2003 fu infatti coinvolto nell'inchiesta “Capricorno Connection” che ha mandato in carcere una cinquantina di persone specializzate in rapine in varie città d'Italia. Di questo gruppo facevano parte ultrà laziali e romanisti ed esponenti del gruppo neofascista Movimento politico occidentale. “Le nostre indagini sono partite circa un anno fa seguendo i movimenti di tre romani, Claudio Corradetti, Fabio Giannotta e Corrado Ovidi, elementi di estrema destra gravitanti nell' orbita del disciolto Movimento Politico Occidentale e delle frange violente della tifoseria dell' Olimpico – spiegò nel 2003 l'allora capo della Digos Franco Gabrielli, oggi capo del Dipartimento della Protezione Civile.
Ma anche Gianfranco Lande (il Madoff dei Parioli) è un broker con un passato in Ordine Nuovo e aveva al suo servizio un altro fascista piuttosto noto alle cronache come Pier Francesco Vito, un altro ex dei Nar. Vito avrebbe investito tra il 2007 e il 2008 nella società European Investment Management, gestita dal socio di Lande, Roberto Torreggiani. Il denaro sarebbe stato versato in contanti e in due tranche: 50 mila euro il 30 gennaio 2007 e 61 mila il 4 febbraio 2008. Secondo l' accusa, l' ex terrorista nero avrebbe aperto una posizione in Eim, società di Torreggiani, intestandola alla madre, Dina Silvagni, come prestanome. Sempre secondo l' accusa quel denaro proveniva dall' attività di spaccio di stupefacenti per la quale Vito fu arrestato a novembre 2010.


Alla fine del 2011 viene trovata l'armeria all'Alessandrino di Claudio Nuccetelli, 48 anni, passato alla storia criminale per la “spaccata" a Bulgari, il fallito colpo del 2007 quando un carro attrezzi assalì la nota gioielleria del centro di Roma. Con lui, nella rapina da Bulgari, c'erano infatti anche Fabio Giannotta, con alle spalle un curriculum di rapine ma anche di partecipazione alle commemorazioni presso la sede di Acca Larentia di cui la sua famiglia sembra essere "tenutaria". Un padre segretario di sezione dell'antico Msi, un fratello Mirko, condannato con rito abbreviato a un anno e otto mesi nel 2005 per rapine a banche e gioiellerie ed infine Fabio noto per essere un altro dei capitoli inquietanti della cosiddetta Parentopoli nera a Roma. Dirige, per conto dell'Ama e il comune di Roma, il settore Decoro urbano.


C'è poi il caso di un intellettuale, così lo definivano - che hanno trovato poche settimane fa con circa 160 chili di cocaina. In una grossa operazione antidroga è infatti finito in carcere Emanuele Macchi di Cellere, detto “Lele”: un passato da terrorista nero ma un presente da “intellettuale di area” e da grosso trafficante di droga.
Il pariolino, ex militante di Terza posizione e del Movimento Rivoluzionario Popolare (ennesimo tentativo di mettere in piedi un gruppo armato rosso-bruno) è stato arrestato a Genova nel febbraio 2012 dai carabinieri, al termine di una grossa operazione antidroga che ha portato al sequestro di ben 165 chili di cocaina arrivati da Santo Domingo. In carcere sono finiti anche altri due romani, Nicola Spigoni (39 anni), e un imprenditore della nautica incensurato, Manuel Contena (36 anni) di Ciampino. I tre uomini, non erano armati, e, a quanto pare, sono rimasti sorpresi di essere stati scoperti e non hanno opposto resistenza. L' indagine non è chiusa. Gli investigatori vogliono ricostruire tutto il percorso della droga da Santo Domingo a Genova e dal container fino al porticciolo turistico La Marina di Sestri Ponente, soprattutto perchè una quantità così ingente di cocaina richiede una grossa organizzazione. Emanuele Macchi di Cellere non è affatto un nome sconosciuto del mosaico neofascista in Italia. E' stato in carcere parecchi anni (veniva definito l'angelo custode di Pierluigi Concutelli) e recentemente era assurto a ruolo di testa pensante dell'estrema destra con interventi ospitati su “Fascinazione” il blog più sofisticato e informato della fascisteria italiana.


Non solo. Tra i dieci arrestati della squadra mobile della Questura di Roma per il giro di prostituzione all'interno del locale “Pussycat” di piazza della Crociate, ci sono anche un vice questore aggiunto della Polizia Ferroviaria e Flavio Serpieri. ex militante dell'organizzazione neofascista dei Nar che ricopriva il ruolo di vice presidente dell'associazione culturale “Le Pecore nere”. Il locale, in zona Tiburtina, ufficialmente era una associazione culturale - dal nome significativo di "Le Pecore Nere" - ma in realtà ospitava centinaia di prostitute, per lo più brasiliane e dell'Europa dell’Est, oltre a parecchie studentesse italiane che arrotondavano facendo il 'mestiere'.
Flavio Serpieri è una vecchia conoscenza tra i i gruppi neofascisti romani. Il 15 gennaio 1981 alcuni fascisti dei Nuclei Armati Rivoluzionari si introducono con uno stratagemma nell'abitazione a Roma del collezionista d'armi Fabio Bucciano, immobilizzano i presenti e sottraggono 21 pistole, una carabina, denaro e gioielli. Tra gli imputati che ammetteranno la rapina c'è Flavio Serpieri, insieme a Emanuele Esposito, Claudio Di Manao e Pierluigi Iacchelli. Il giovane fascista viene anche imputato per gli scontri del 10 gennaio 1979 a Centocelle in occasione dell’anniversario della strage di Acca Larentia, scontri in cui la polizia uccise Alberto Giaquinto. Degli scontri oltre a Serpieri saranno accusati, tra gli altri i neofascisti Luigi D'Addio, Maurizio Lattarulo, Saverio Uva, Dario Pedretti, Elio Giallombardo e Massimo Morsello. Negli ambienti del neofascismo romano Serpieri viene considerato un mezzo pentito perché rivelò la dinamica degli eventi precedenti che portarono agli scontri di Centocelle.


Infine tra i quattro rapinatori arrestati il 20 marzo per il colpo all’Unicredit di piazza di Spagna avvenuto il 19 dicembre scorso, c'è ancora una volta un ex militante dei Nar: Claudio Ragno. Ragno era entrato nella filiale Unicredit del centro storico con una casacca della polizia municipale. I metal detector della banca erano disattivati e così i rapinatori erano riuciti a portare all'interno una pistola. Claudio Ragno, romano (di zona nord) venne arrestato insieme a Luigi Aronica, Marco Di Vittorio e altri militanti dei Nar nell'ottobre del 1980. Scarcerato, viene più volte arrestato per rapina: nel 1988, per un colpo in banca a viale Mazzini, insieme a un altro militante dei Nar e ad uno degli arrestati per quest’ultimo colpo in banca, Silvano Panciotti. Nel 1994, Ragno viene arrestato insieme ad un altro fascista Massimino Rampelli. Al momento della cattura, i due vennero trovati in possesso di coltelli e materiale per mascherarsi. Rampelli, che e' privo del braccio sinistro, indossava un giubbotto con un arto artificiale. I due dovranno rispondere di tentata rapina aggravata, porto abusivo di armi e ricettazione. Obiettivo era la banca Popolare di Rieti.

Rapine, omicidi, traffico internazionale di droga, racket della prostituzione di lusso, affari alla grande nel traffico di diamanti e di armi, commesse della Finmeccanica, attività di brokeraggio. Sembra non esserci un settore del lavoro sporco illegale che non veda spuntare qualche fascista. I fascisti insomma stanno dove stanno i soldi e i soldi, in un modo o nell’altro, vanno lì dove stanno i fascisti. Che siano soldi puliti o meno è veramente un dettaglio.
Diventa dunque sempre più difficile tenere separate le piste “criminali” da quelle sugli ambienti neofascisti, lo è sicuramente nella Capitale ma non occorre mai dimenticare i tanti cuori neri e gli scheletri nell'armadio radicati in alcune città italiane come Verona o Arezzo o la contiguità con le organizzazioni criminali nel Meridione. Ad esempio in almeno un paio di inchieste romane sulla malavita che coinvolgono i fascisti, spuntano puntualmente i clan calabresi. Questo ci dicono i fatti e la cosa, francamente, non è una sorpresa. Colpisce che magistratura e “politica” non abbiano ancora colto queste connessioni. Ma anche questa non è una sorpresa. L'inchiesta non può che prosegui

FONTE
http://www.contropiano.org/it/news-politic...terzo-millennio
 
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view post Posted on 13/11/2012, 13:49

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Alba Dorata Italia, i nazisti greci sbarcano nel belpaese


12/11/2012 - I fondatori della "colonna" sono scarti di Forza Nuova, riusciranno a convincere i camerati?

Alba Dorata Italia è nata da poco, con le solite poche idee e la solita confusione tipica dei fascisti che rivendicano un posto al sole della democrazia.

FIDUCIOSI - Tra i fondatori di “Alba Dorata Italia”, tutti militanti dell’estrema destra triestina, c’è molto ottimismo: “I sondaggi sono dalla nostra parte”, dicono i responsabili, ma per fortuna si tratta dei sondaggi in Grecia, qui da noi la creazione di Alba Dorata dal nulla rischia di sbattere contro una realtà sconveniente.

Tra questi troviamo: Stefano Gardossi, triestino, classe 1968, autoproclamatosi segretario politico italiano. Ex segretario regionale con i neofascisti di Forza Nuova, vicino anche a Domenico Scilipoti (fino ad una rottura piuttosto burrascosa), un profilo Facebook intriso di insulti antisemiti e razzisti, Gardossi riferisce di aver regolarmente provveduto a registrare il marchio del partito. In queste ore ha anche avviato dei contatti con i fascisti del Terzo Millennio di CasaPound
Ma anche un suo amico che si presenta così su Facebook:

"Appartenente al gruppo ultras *BOYS PARMA 1977* . Politicamente non sono schierato ne a destra ne a sinistra, sono fascista e pagano(sinteticamente descritto in dettaglio nelle info iniziali). Odio profondamente l’ideale del COMUNISMO e tutti quelli che ne sventolano i propri simboli, e odio profondamente tutti quelli che dell’antifascismo ne fanno un vanto, non volendo coscientemente studiarne i veri valori e invece ipocritamente tenendosi quelle finte leggende che ci hanno creato su, e incoerentemente essendo ciò tengono stretto tutto ciò che esso(il duce del fascismo) ha lasciato (vedi opere sociali), sono socio fondatore del partito italiano ALBA DORATA."

L’ISPIRAZIONE - L’idea sembra che gliel’abbia data Beppe Grillo, che seguono con attenzione: “Essendo noi stati facili profeti ascoltando il signor Beppe Grillo il quale disse ‘se non vinciamo noi arriverà Alba Dorata’, il Partito è stato registrato ufficialmente due giorni prima delle elezioni siciliane” e che hanno deciso faccia parte di un big complotto che conprende anche Forza Nuova e altre forze neofasciste prone alle sempiterne “lobbies”, oscura minaccia che incombe su tutti noi. Beppe Grillo inoltre avrebbe abbandonato anche la bufala del signoraggio al suo destino, e questo per i neofascisti che la propagandano da anni basta e avanza a farne un servo del sistema.

DELIRI SPARSI - Originali anche le idee economiche: “Alba Dorata Italia prevede di pagare i creditori con la Lira (stampata apposta, moneta di Stato) che però devono essere utilizzati solo in Italia per le merci italiane. Non avremo più il bisogno di valuta estera come l’euro o il dollaro per comprare le materie prime perché non compreremo né venderemo più per il periodo necessario”. Geniale, come han fatto tutti gli altri a non pensarci prima?

SVOLTARE CON IL MARCHIO DI SUCCESSO - Si sente che questi con i soldi ci sanno fare, infatti propongono un bonus in denaro a chi porta nuovi adepti: “Sappi che per ogni iscritto che porterai dentro la nostra organizzazione ti sarà riconosciuto il 40% della sua quota per il disturbo e come rimborso spese”. Geniale anche la soluzione per risolvere il sovraffollamento delle carceri: “dal momento che “il 60% dei detenuti è rappresentato da stranieri”, questi dovranno scontare le pene nei rispettivi Paesi di origine”. Se questi non li vogliono andranno loro a spiegare perché invece devono.

IL PERICOLO - Il gruppo ha un sito e una pagina Facebook (finché durerà), ma a orecchio non sembra proprio avere grandi possibilità di raccogliere l’eredità o il successo di Alba Dorata, al momento sembra anzi più probabile che possano raccogliere schiaffi dagli ex camerati che accusano di essersi venduti alle “lobbies”.

leggi anche L’ombra neonazista sull’Europa

dove sono coloro che hanno la competenza a vigilare?
 
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725 replies since 14/12/2011, 19:14   16401 views
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