Comunismo - Scintilla Rossa

La cosiddetta "dottrina Breznev" è una vera e propria dottrina dell'egemonia, Mao Tse-tung

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view post Posted on 27/9/2011, 22:19
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Alla dubcek quando? Nel '68? Lui o nessun altro del PCC si proponeva di creare un multipartitismo borghese in cecoslovacchia! Qui si spara a raffica! Infatti a chi paventava la creazione di un partito di opposizione, quindi di opposizione al regime socialista, ed esterno al Fronte Nazionale (che riuniva tutti i partiti cecoslovacchi) il PCC aveva posto un netto rifiuto. Un conto sono i partiti del Fronte (che hanno sempre avuto una loro dialettica), un altro sono i partiti "anticostituzionali".

Certo che non lo dissero esplicitamente nel 1968 lui e gli altri ultrarevisionisti che, come ho già ho detto, alla luce dei fatti storici possiamo definire gorbaceviani. Infatti, se allora egli parlava di "socialismo dal volto umano", poi, dopo la "rivoluzione di velluto", ovvero la liquidazione aperta e ufficiale del socialismo da parte della borghesia revisionista cecoslovacca, fu esponente del regime restaurato capitalistico (e multipartitico), osannato come un eroe da parte dell'imperialismo internazionale. Penso che alla luce di una lettura storica complessiva, scevra da una certa ingenuità soggettivista e dogmatica che, a mio avviso, non permette di comprendere l'agire del revisionismo all'interno del movimento comunista, non si possa negare la natura assolutamente revisionista (un revisionismo socialdemocratico liberale storicamente rimandante a Gorbacev e prima ancora a Bucharin) della parabola di Dubcek, da presunto comunista a politicante borghese coccolato dalla sua classe ed eroe dell'anticomunismo celebrato sui manuali di storia della "civiltà" capitalista.
Il revisionismo, caro mio, è un cancro del movimento operaio, non è un nemico frontale come lo sono i liberali, i conservatori, i fascisti e le altre correnti politiche borghesi. Un cancro che cresce e le cui potenzialità di crescita sono implicite già quando sorge. Dalla "primavera" si arriva alla perestroika, dal "socialismo dal volto umano" si arriva al capitalismo senza maschere.
 
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Lepontico
view post Posted on 27/9/2011, 22:34




gorbacioviani del '68??? Bucharin?? Le premesse politiche e sociali erano completamente diverse! Si sta facendo un pastrocchio assurdo! Non possiamo permetterci di fare degli errori così grossolani.
E comunque si parla di un partito intero, il PCC, non di una persona singola.

Ancora una volta, qui si parla senza cognizione minima. Si prende una categoria e si pretende di spiegare tutto con quella, senza minimamente andare ad analizzare in modo approfondito i fatti. Sarà anche il limite insormontabile di internet e della forma forum, ma non possiamo cedere così alla semplificazione della ricostruzione storica. Si prendano dei singoli fatti e li si sviscerino momento per momento, altrimenti a lanciare giudizi senza cognizione sono capaci tutti.
 
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view post Posted on 27/9/2011, 23:01
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Voglio già dal principio precisare che il manifesto delle "2000 parole" è di fatto successivo alle "riforme" controrivoluzionarie di Dubcek. E questo sta a dimostrare come tali "riforme" già stavano dando la stura, anzi via libera alla borghesia.
Ebbene, Dubcek viene nominato segretario il 3-1-68, col beneplacito datogli nel dicembre precedente, dallo stesso revisionista e miope Breznev.
"...Ai primi di marzo ottenni dalla presidenza del partito, la revoca alla decisione con la quale nel 1966 era stata legalizzata la censura..." (Dubcek "Il socialismo dal volto umano. Autobiografia di un rivoluzionario" Editori Riuniti). Fu proposta una riabilitazione di tutte le vittime delle "purghe staliniane" e si decise di rivedere la costituzione del 1960 per dare un assetto federale al paese. Fu destituito Novotny e furono insediati i fedelissimi "liberali" Cernik e Smrkovsky, i quali subito eseguirono un rimpasto del CC epurandolo dai revisionisti non "liberali".
Due settimane dopo, in occasione del XX anniversario della Cecoslovacchia socialista, Dubcek doveva tenere un discorso, il testo del quale fu ampiamente contestato a Mosca. Una delle frasi incriminate, a detta dello stesso Dubcek, e che egli fu "costretto" a tagliare era la seguente: "L'inevitabilità di un ampio sviluppo dei rapporti democratici esige che noi, oggi, assumiamo un atteggiamento chiaro e di principio verso i diritti civili, i doveri sociali, verso la posizione del cittadino e dell'individuo. Pensiamo al contenuto reale ed alle garanzie formali della libertà e dei diritti civili, di cui non dobbiamo sopportare la minima violazione".
Questa frase - direi giustamente cassata - è un manifesto del (falso) liberalismo borghese. In questa frase vi è il rinnegamento della dittatura del proletariato, vi si parla di cittadini, di individuo, sono scomparse le nozioni basilari di classe e di lotta di classe; si richiedono diritti civili per tutti, anche per la borghesia, la quale sappiamo bene come saprà usarli; non si sopporta la minima violazione a questa nuova regola; si ribadisce che questo è un "atteggiamento di principio", cioè questa è l'ideologia che sottende al cambiamento (controrivoluzionario).
Il 23 marzo a Dresda Dubcek rivendicò di fronte agli altri leader revisionisti la bontà delle sue "riforme" che riguardavano l'abolizione della censura e la "libertà" di espressione e di stampa.
Ad aprile il CC del PCC stilò il famigerato "Programma d'Azione" nel quale, scrive Dubcek, si "sanciva la fine dei metodi dittatoriali (sic!-ndr), settari e burocratici" che "avevano provocato antagonismo tra i diversi gruppi sociali".
Qui notiamo la totale abiura della dittatura del proletariato e delle basi del marxismo. Infatti non è la dittatura del proletariato che provoca antagonismo, ma sono gli antagonismi sociali che rendono inevitabile la dittatura di classe in una società divisa in classi.
Potrei finirla qui, mio caro Lepontico. Ma voglio continuare, per sbugiardare fino in fondo le tue colpevoli e reiterate menzogne che da anni propini nel forum contro il marxismo e contro il movimento comunista.
Nel documento "Programma d'Azione" di oltre 60 pagine si stabiliva: la libertà di stampa mediante l'abolizione della censura, la riparazione delle passate ingiustizie giudiziarie e politiche (sic! ndr), l'autonomia imprenditoriale per le grandi aziende e la legalizzazione delle piccole imprese private.
Ecco il ritorno al capitalismo!
L'appello delle "2000 parole" è solo del giugno successivo. Questo dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, che le "riforme" in fieri di Dubcek avevano liberato di fatto le energie nascoste della borghesia cecoslovacca.
Come ciliegina sulla torta, Dubcek a luglio si rifiutò di partecipare al comitato consultivo del Patto di Varsavia.
Ora, come amava dire il compagno Stalin (a proposito, vivo lui, non c'era bisogno di fare una legge apposita sulla censura!): mi pare che sia chiaro.
 
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cizikov
view post Posted on 27/9/2011, 23:16




bella e interessante discussione proficuamente partecipata.
 
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view post Posted on 27/9/2011, 23:39
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gorbacioviani del '68??? Bucharin?? Le premesse politiche e sociali erano completamente diverse! Si sta facendo un pastrocchio assurdo! Non possiamo permetterci di fare degli errori così grossolani.
E comunque si parla di un partito intero, il PCC, non di una persona singola.

Ancora una volta, qui si parla senza cognizione minima. Si prende una categoria e si pretende di spiegare tutto con quella, senza minimamente andare ad analizzare in modo approfondito i fatti. Sarà anche il limite insormontabile di internet e della forma forum, ma non possiamo cedere così alla semplificazione della ricostruzione storica. Si prendano dei singoli fatti e li si sviscerino momento per momento, altrimenti a lanciare giudizi senza cognizione sono capaci tutti.

L' UNITA' ' INTERVISTA DUBCEK 'PERCHE' SPERO IN GORBACIOV'
09 gennaio 1988 — pagina 11 sezione: POLITICA ESTERA

ROMA L' ex segretario del partito comunista cecoslovacco Alexander Dubcek ha concesso un' intervista al quotidiano del pci, l' Unità, che pubblicherà l' articolo nel numero di domani. L' intervista potrebbe preludere, sembra, ad una riabilitazione del leader della primavera di Praga: è quanto lasciano pensare l' elogio a Gorbaciov fatto dallo stesso Dubcek nel suo lungo colloquio con il giornalista comunista italiano e notano gli osservatori il cambio al vertice di Praga intervenuto il 17 dicembre scorso dopo due anni di gelo tra il numero uno praghese Gustav Husak imposto da Breznev dopo l' invasione e la nuova Russia di Gorbaciov. Si tratta della prima volta che Dubcek, accetta di parlare con un rappresentante della stampa. Non trascurabile il fatto che lo abbia fatto attraverso l' organo ufficiale del partito comunista italiano, la maggiore compagine comunista nell' Europa occidentale, per mezzo del suo vicedirettore, Renzo Foa. Nell' intervista il principale protagonista della Primavera di Praga del ' 68 narra le vicende di quel periodo rivendicando come giuste le scelte fatte allora, racconta di sè e di come ha trascorso questi ultimi venti anni, dà le sue opinioni sui fatti di oggi. Dubcek dà giudizi estremamente positivi sulla perestrojka di Gorbaciov di cui evidenzia le affinità del nuovo corso da lui stesso inaugurato in Cecoslovacchia nel 1968 e elogia il leader del Cremlino che quando fece il suo viaggio nell' aprule scorso nella capitale cecoslovacca volle poi recarsi anche a Bratislava (dove Dubcek vive) dove stigmatizzò in maniera autocritica la drammatica invasione sovietica del 21 agosto. Già il 21 novembre del I985 comparve sull' organo comunista una lettera di Dubcek tesa a smentire Vasil Bilak, che nell' agosto del ' 68 aveva premuto per l' intervento dei carri armati di Mosca, accusandolo di aver affermato che il paese era sull' orlo di una controrivoluzione. Proprio attraverso questi canali riservati, Renzo Foa ha inviato a Dubcek prima dell' estate scorsa un testo con una lunga serie di domande. A novembre è giunta la risposta del leader dell Primavera di Praga. Circa cinquanta cartelle dattiloscritte. Nel mese successivo Foa è andato nella capitale cecoslovacca insieme a Luciano Antonetti, il dirigente di Botteghe Oscure responsabile dei contatti con i dubcekiani ancora residenti in patria, oppure espulsi,oppure emigrati. Proprio nella seconda metà del mese scorso in un tempestoso Plenum del Comitato centrale, venivano annunciate a sorpresa le dimissioni di Husak dall' incarico di segretario generale del Pcc cecoslovacco che egli ricopriva dal 1969, quando unanno dopo l' invasione Dubcek fu costretto dagli invasori sovietoci ad abbandonare la guida del partito. Spedito in un primo tempo ad Ankara come ambasciatore, Dubcek fu in seguito espulso dal Pcc e relagato a un umile posto come impiegato dell' amministrazione delle guardie forestali a Bratislava, la capitale slovacca. da lì aveva conservato i suoi contatti con i dirigenti della Primavera (sia gli esiliati sia quelli emarginato e perseguitati ma ancora residenti in Cecoslovacchia), mantenendo però un lungo silenzio sulle tragiche vicende del suo paese. Un silenzio rotto solo due volte con la lettera di saluti all' Unità ,e poi quella di risposta a Bilak. Alla fine dell' anno scorso, secondo alcune fonti, Dubcek aveva inviato un messaggio confidenziale a Botteghe Oscure. All' unico grande partito comunista europeo che nei giorni dell' invasione aveva avuto il coraggio di schierarsi dalla sua parte, contro Brzenev, il leader del socialismo dal volto umano mansava ringraziamanti e chiedeva appaoggio. Quella lettera non uscì, ma sicuramente il Cremlino di Gorbaciov ne fu informato. Quattro mesi dopo il leader sovietico su reccò a Praga e non nascose il suo disappunto per la situazione interna cecoslovacca. Nella seconda metà di dicembre l' insediamento di Jakes alla guida dello Stato-partito aveva aperto timide speranze. Ma aempre in quei giorni, i quotidiani cecoslovacchi fecero intendere che una riabilitazione dei revisionisti della Primavera di Praga non era affatto dietro l' angolo. Domenica scorsa è venuto l' appello al Cremlino dei Massimi esponenti dell' emigrazione cecoslovacca. Ora la sorpresa-bomba della lunga confessione di Dubcek all' Unità. E di questo ultimo atto Gorbaciov è stato quasi sicuramente informato a tempo, forse anche alle spalle del regime di Praga.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...rche-spero.html

Che Gorbaciov giustificasse la perestroika con il richiamo a Bucharin è risaputo, rivisitando il dibattito interno al Partito Bolscevico tra Lenin e Bucharin rispetto alla Nep e tra Stalin e Bucharin rispetto alla collettivizzazione. Tanto che, di lì a poco, arrivò la riabilitazione ufficiale. Caro mio, le situazione storiche e politiche cambiano, mutano i fattori e i personaggi storici, ma il deviazionismo di destra all'interno dei paesi socialisti mostra un marchio ineludibile che va da Bucharin a Gorbacev*: il primo fu manifestazione teorico-pratica storica fermata dall'Urss socialista guidata da Stalin, il secondo, ennesimo usurpatore giunto alla guida del Pcus per distruggere l'Unione Sovietica, si affermò in un periodo nel quale, purtroppo, non si concretizzò una sinistra proletaria, come fu quella di Lenin e Stalin, che lo fermasse.

*è passa per gente come Dubcek
 
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cizikov
view post Posted on 28/9/2011, 10:55




Socialismo dal volto umano Socialismo democristiano
 
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view post Posted on 28/9/2011, 18:47
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Sul graduale processo di restaurazione del capitalismo in Urss, nella sfera dei rapporti economico sociali, dal 1956 fino a parte dell'era Breznev vedi:

http://piattaformacomunista.com/RESTAURAZI...ALISMO_URSS.pdf
 
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Lepontico
view post Posted on 28/9/2011, 18:54




CITAZIONE
le situazione storiche e politiche cambiano, mutano i fattori e i personaggi storici, ma il deviazionismo di destra all'interno dei paesi socialisti mostra un marchio ineludibile che va da Bucharin a Gorbacev*:

Ripeto, non c'entra niente. Se per questo allora Gorbaciov diceva pure che la sua riforma era un ritorno al leninismo reale. La linea Bucharin non è la linea Gorbaciov e questo non per giustificare una o l'altra ma per chiarire le cose come stanno. Si tratta di due periodi completamente diversi e di personaggi quasi opposti le cui teorie hanno poco a che vedere, al di là di quanto ufficialmente proclamato, logicamente!
 
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noize87
view post Posted on 28/9/2011, 18:58




CITAZIONE (Lepontico @ 27/9/2011, 23:34) 
gorbacioviani del '68??? Bucharin?? Le premesse politiche e sociali erano completamente diverse! Si sta facendo un pastrocchio assurdo! Non possiamo permetterci di fare degli errori così grossolani.
E comunque si parla di un partito intero, il PCC, non di una persona singola.

Il revisionismo (di destra o di "sinistra") ha sempre un obiettivo:la restaurazione o l addolcimento del capitalismo "passando" per il proletariato.Le premesse sociali sono proprio le stesse invece:il ritorno alla via capitalista. cambiano,certamente,nella forma e a seconda della situazione temporale ma il nocciolo della questione rimane questo.
 
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Leonid Brezhnev
view post Posted on 28/9/2011, 19:14




CITAZIONE
Si tratta di due periodi completamente diversi e di personaggi quasi opposti le cui teorie hanno poco a che vedere, al di là di quanto ufficialmente proclamato, logicamente!

Il Revisionismo moderno non è un fenomeno indipendente in quanto prodotto della diffusione dell'opportunismo di Bernstein e Kautsky.
 
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Lepontico
view post Posted on 28/9/2011, 19:20




CITAZIONE
Nel documento "Programma d'Azione" di oltre 60 pagine si stabiliva: la libertà di stampa mediante l'abolizione della censura, la riparazione delle passate ingiustizie giudiziarie e politiche (sic! ndr), l'autonomia imprenditoriale per le grandi aziende e la legalizzazione delle piccole imprese private.

a me risulta che le piccole aziende private fossero già legali. Sull'autonomia delle grandi aziende invece cosa prevedeva nello specifico il progetto di riforma?
L'abolizione della censura? Non credo che le masse popolari, in uno stato socialista, se tale è, siano dei bambini a cui devi dare la pappa pronta, ben calda e guardare che non cadano e si sbuccino le ginocchia ogni secondo della loro esistenza. Tutto ciò che era stato avviato, in senso di riforma, non è stata opera di una persona o di un ristretto gruppo di persone o setta o golpisti, ma è passato attraverso le istituzioni politiche socialiste. Quindi o quel socialismo non funzionava ed era marcio fin dalla radice, o le masse popolari ritenevano che non era più necessario che un'istituzione statale si occupasse in modo invasivo di censura (la censura non è mai stata "abolita", ma sono stati attenuati i campi di intervento). Sul ritorno al pre-Novotny direi che non fu un errore, si era ormai sputtanato e come minimo un ritorno alla costituzione precedente al '60 era necessaria per consolidare il regime socialista.

CITAZIONE
Il revisionismo (di destra o di "sinistra") ha sempre un obiettivo:la restaurazione o l addolcimento del capitalismo "passando" per il proletariato.Le premesse sociali sono proprio le stesse invece:il ritorno alla via capitalista. cambiano,certamente,nella forma e a seconda della situazione temporale ma il nocciolo della questione rimane questo.

CITAZIONE
Il Revisionismo moderno non è un fenomeno indipendente in quanto prodotto della diffusione dell'opportunismo di Bernstein e Kautsky.

Queste sono generalizzazioni a dir poco schematiche! Non mi interessa dire quanto sbagliasse uno o l'altro, sbagliavano entrambi, ma uno partiva da determinate premesse, faceva determinate proposte, l'altro partiva da una situazione diversa con proposte altrettanto diverse....perchè diverso era il contesto. Quindi porre su una stessa linea di continuità personaggi tanto differenti in nome del revisionismo può essere una semplificazione ma non utile ai fini della comprensione della realtà.
 
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view post Posted on 28/9/2011, 23:05
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a me risulta che le piccole aziende private fossero già legali. Sull'autonomia delle grandi aziende invece cosa prevedeva nello specifico il progetto di riforma?
L'abolizione della censura? Non credo che le masse popolari, in uno stato socialista, se tale è, siano dei bambini a cui devi dare la pappa pronta, ben calda e guardare che non cadano e si sbuccino le ginocchia ogni secondo della loro esistenza. Tutto ciò che era stato avviato, in senso di riforma, non è stata opera di una persona o di un ristretto gruppo di persone o setta o golpisti, ma è passato attraverso le istituzioni politiche socialiste. Quindi o quel socialismo non funzionava ed era marcio fin dalla radice, o le masse popolari ritenevano che non era più necessario che un'istituzione statale si occupasse in modo invasivo di censura (la censura non è mai stata "abolita", ma sono stati attenuati i campi di intervento). Sul ritorno al pre-Novotny direi che non fu un errore, si era ormai sputtanato e come minimo un ritorno alla costituzione precedente al '60 era necessaria per consolidare il regime socialista.

Dunque decisioni antisocialiste che passino per istituzioni socialiste rafforzano il socialismo? Se le nostre sono generalizzazioni (io le definisco letture politiche generali alla luce dell'esperienza storica) le tue sono il riflesso, scusami, della peggiore mentalità revisionista, quella per cui l'avanguardia diventa autorità, cioè il partito comunista e lo stato socialista valgono in quanto tali, non più come strumenti per la costruzione del socialismo e del comunismo, ma in quanto fini in sè stessi a cui va tributata obbedienza. E proprio con il formalismo socialista, ma con il capitalismo fin nelle midolla, che la socialdemocrazia ha fatto passare le peggior cose ed è da sempre che il movimento comunista l'ha smascherata come "socialista" borghese, come riflesso della borghesia sul movimento operaio.
Tu dici di guardare alle singole situazioni: sono proprie queste ultime a darci la linea di continuità, sono i revisionisti a confermarcela con le loro parole, con le loro parabole di vita personale al servizio della restaurazione capitalista, con l'effettiva distruzione del socialismo che stà dietro ai loro piani e che si è storicamente manifestata con Gorbacev.
I dirigenti servono per dirigere verso il socialismo, altrimenti non sono dirigenti, o meglio dirigenti che hanno imboccato la via capitalista e contro di essi bisogna lottare. Attenzione alle nefandezza che si possono nascondere dietro ogni formalismo socialista, sopratutto quello statale perchè è il detenere il potere politico dell'una o dell'altra classe che decide dell'intera società.
Mao Tse Tung disse in proposito: fuoco sul quartier generale!
 
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view post Posted on 28/9/2011, 23:08
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Lepontico bello, continui a fare lo gnorri.
Suilla censura. E' evidente che in un paese a direzione marxista-leninista non c'è bisogno di una legge apposita sulla censura.
Ma noi stiamo parlando di un paese a direzione revisionista.
E non si esce dal revisionismo propugnando le "libertà" borghesi, rafforzando la borghesia con i cosiddetti "diritti civili", con la cosiddetta "libertà di stampa" e così via, invece di reprimerla,.
Noi sappiamo bene - non certo tu che sei succube dell'ideologia borghese togliattiana e berlingueriana - che nel socialismo, ovvero nella democrazia proletaria, ovvero nella dittatura del proletariato, esiste massima libertà per le masse e minima libertà per la borghesia.
Quindi propugnare i "diritti civili", la "libertà di stampa" ecc., in un paese che si professa socialista, significa soltanto dare la possibilità alla borghesia di rialzare la testa.
Evidentemente è proprio questo che tu ti saresti augurato, da perfetto servo dell'ideologia borghese, quale sei sempre stato, da quanto si apprende in questo forum.
E' altrettanto evidente che non tutte le "riforme" di Dubcek - di stampo gorbaceviano, si potrebbe dire parlando a posteriori - si sono potute estrinsecare, a causa dell'intervento dei revisionisti brezneviani.
Gli errori non si risolvono con una sterzata a destra, nel segno di una restaurazione controrivoluzionaria del capitalismo, ma con una sterzata a sinistra nell'ambito del marxismo-leninismo.
Ripeto, da un cultore della personalità di Togliatti e di Berlinguer - nonché del rinnegato Dubcek - non ci si può attendere un'analisi marxista della situazione.
I fatti, i fatti, Lepontico mio, da Bucharin, attravreso Kruscev, fino a Gorbacev, dimostrano che questa era la linea sostanziale della controrivoluzione nei paesi socialisti.
I fatti che sono accaduti, e sui quali non ci può essere contestazione, stanno a dimostrare che non solo l'abbandono della linea leninista per quella semi o filo-capitalista porta alla sconfitta, ma anche che da sempre la borghesia esterna od interna - e che cazzo! Studiati una buona volta Lenin in "Marxismo e revisionismo", invece di sparare cazzate - usano ogni mezzo per minare le basi della costruzione socialista.
CITAZIONE
Se per questo allora Gorbaciov diceva pure che la sua riforma era un ritorno al leninismo reale.

Sono le stesse identiche scemenze che dici tu.
Dubcek, Gorbacev, Tito, Kruscev, Togliatti, Berlinguer, non esiste un solo rinnegato del marxismo, fin dai tempi di Bernstein e di Kautsky, che non proclami di riferirsi alle leggi del marxismo.
Ma la prova dei fatti, l'esperienza - che è fondamentale per un marxista - dimostrano l'esatto contrario!
E la linea rinnegatrice è sempre la stessa: il riconosimento della supremazia degli ordinamenti sovrastrutturali della borghesia, grimaldello per inserire successivamente quelli economici.
Ecco perché si va a finire sempre nel parlare di "diritti civili", di "libertà", di "vie parlamentari", di "riforme" e di altre amenità che la borghesia ha da sempre utilizzato per mascherare il suo dominio.
Lenin, che tu ti rifiuti colpevolmente di studiare, diceva chiaramente "Le forme degli Stati borghesi sono varie, ma la loro sostanza è unica: tutti questi Stati sono in un modo o nell'altro una dittatura della borghesia". Così come altrettanto chiaramente e genialmente spiegava che "il passaggio dal capitalismo al comunismo, naturalmente, non può non produrre un'enorme abbondanza e varietà di forme politiche, ma la sostanza sarà inevitabilmente una sola: la dittatura del proletariato".
Ora, è chiaro a tutti, tranne ai rinnegati di ogni risma, tra i quali non vorrei doverti annoverare, che i vari Kruscev, Dubcek, Togliatti, Berlinguer, fino ai vecchi Bucharin e affini, hanno gettato alle ortiche la dittatura del proletariato - come ampiamente dimostrato anche in questa discussione - ed hanno dimenticato uno dei punti fondanti della nostra (probabilmente non della tua) dottrina, mirabilmente espresso dal compagno Lenin "L'elemento essenziale della dottrina di Marx è la lotta di classe. Così si dice e si scrive molto spesso. Ma questo non è vero e da questa affermazione errata deriva, di solito, una deformazione opportunista del marxismo, un travestimento del marxismo nel senso di renderlo accettabile alla borghesia. Perché la dottrina della lotta di classe non è stata creata da Marx, ma dalla borghesia prima di Marx e quindi può, in generale, essere accettata dalla borghesia. Colui che si accontenta di riconoscere la lotta delle classi non è ancora un marxista e può darsi benissimo che egli non esca dai limiti del pensiero borghese e dalla politica borghese. Ridurre il marxismo alla dottrina della lotta delle classi, vuol dire mutilare il marxismo, deformarlo, ridurlo a ciò che la borghesia può accettare. Marxista è soltanto colui che estende il riconoscimento della lotta delle classi sino al riconoscimento della dittatura del proletariato. In questo consiste la differenza più profonda tra il marxista e il banale piccolo-borghese (e anche il grande). E' questo il punto attorno al quale bisogna mettere alla prova la comprensione e il riconoscimento effettivi del marxismo".
Quindi Dubcek, gli altri sopracitati e tu, nel tuo infinitamente piccolo, siete dei banali piccolo-borghesi.
Devo darti comunque atto che, dopo essere stato smerdato a più riprese su tutta la linea, dopo essere stato battuto in breccia su ogni argomento, hai la costanza d'acciaio di continuare ad esporre le tue mendaci teorie sconfitte dalla storia.
Altri, diversi da me, direbbero che hai la faccia come il culo ....
 
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Lepontico
view post Posted on 28/9/2011, 23:20




CITAZIONE (primomaggio1945 @ 29/9/2011, 00:05) 
CITAZIONE
a me risulta che le piccole aziende private fossero già legali. Sull'autonomia delle grandi aziende invece cosa prevedeva nello specifico il progetto di riforma?
L'abolizione della censura? Non credo che le masse popolari, in uno stato socialista, se tale è, siano dei bambini a cui devi dare la pappa pronta, ben calda e guardare che non cadano e si sbuccino le ginocchia ogni secondo della loro esistenza. Tutto ciò che era stato avviato, in senso di riforma, non è stata opera di una persona o di un ristretto gruppo di persone o setta o golpisti, ma è passato attraverso le istituzioni politiche socialiste. Quindi o quel socialismo non funzionava ed era marcio fin dalla radice, o le masse popolari ritenevano che non era più necessario che un'istituzione statale si occupasse in modo invasivo di censura (la censura non è mai stata "abolita", ma sono stati attenuati i campi di intervento). Sul ritorno al pre-Novotny direi che non fu un errore, si era ormai sputtanato e come minimo un ritorno alla costituzione precedente al '60 era necessaria per consolidare il regime socialista.

Dunque decisioni antisocialiste che passino per istituzioni socialiste rafforzano il socialismo? Se le nostre sono generalizzazioni (io le definisco letture politiche generali alla luce dell'esperienza storica) le tue sono il riflesso, scusami, della peggiore mentalità revisionista, quella per cui l'avanguardia diventa autorità, cioè il partito comunista e lo stato socialista valgono in quanto tali, non più come strumenti per la costruzione del socialismo e del comunismo, ma in quanto fini in sè stessi a cui va tributata obbedienza. E proprio con il formalismo socialista, ma con il capitalismo fin nelle midolla, che la socialdemocrazia ha fatto passare le peggior cose ed è da sempre che il movimento comunista l'ha smascherata come "socialista" borghese, come riflesso della borghesia sul movimento operaio.
Tu dici di guardare alle singole situazioni: sono proprie queste ultime a darci la linea di continuità, sono i revisionisti a confermarcela con le loro parole, con le loro parabole di vita personale al servizio della restaurazione capitalista, con l'effettiva distruzione del socialismo che stà dietro ai loro piani e che si è storicamente manifestata con Gorbacev.
I dirigenti servono per dirigere verso il socialismo, altrimenti non sono dirigenti, o meglio dirigenti che hanno imboccato la via capitalista e contro di essi bisogna lottare. Attenzione alle nefandezza che si possono nascondere dietro ogni formalismo socialista, sopratutto quello statale perchè è il detenere il potere politico dell'una o dell'altra classe che decide dell'intera società.
Mao Tse Tung disse in proposito: fuoco sul quartier generale!

mi sembra che viaggi un pò con la fantasia. Mi sembra molto cervellotico. A rafforzare il socialismo sono le decisioni socialiste, punto e basta.

CITAZIONE
Suilla censura. E' evidente che in un paese a direzione marxista-leninista non c'è bisogno di una legge apposita sulla censura.
Ma noi stiamo parlando di un paese a direzione revisionista.

Questa spiegazione mi ricorda un pò la spiegazione dell'Antiterra dei pitagorici...

CITAZIONE
non esiste un solo rinnegato del marxismo, fin dai tempi di Bernstein e di Kautsky, che non proclami di riferirsi alle leggi del marxismo.

Mavvà? E io che ho detto? Dato che allora Gorbaciov diceva di rifarsi al leninismo questo significherebbe che veramente si rifaceva ad esso? Al contrario.
Ora che ti sei sfogato un pochino, puoi per favore rendere edotto un anticomunista incallito del progetto del PCC di autonomia delle grandi aziende? Che cosa prevedeva nello specifico?
 
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view post Posted on 28/9/2011, 23:30
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CITAZIONE (Lepontico @ 29/9/2011, 00:20) 
puoi per favore rendere edotto un anticomunista incallito del progetto del PCC di autonomia delle grandi aziende? Che cosa prevedeva nello specifico?

Senti, buffoncello, con me non ti conviene fare il furbetto perché ti sho già sputtanato su tutta la linea.
Tu hai scritto:
CITAZIONE (Lepontico @ 27/9/2011, 21:43) 
ma stai parlando senza conoscere minimamente il caso! Mescoli di tutto! Parli senza cognizione...
QUALE riforma, specifica se vuoi entrare nel merito e se ne discute, magari in una discussione apposta, ma dimmi QUALE singola riforma.

Ebbene, io ti ho risposto con le parole stesse di Dubcek, tratte dalla sua "autobiografia".
Ora, se ti interessano le cose, ti digiti su google, o dove cazzo ti pare il "Programma d'azione" del PCC e scopri finalmente che sei un emerito somaro revisionista.
Gli altri, qui, lo hanno giò capito.
 
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107 replies since 24/9/2011, 16:17   4839 views
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